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Schriftenreihe der Arbeitsgemeinschaft Alpenländer Herausgegeben von der Kommission Ill (Kultur) Berichte der Historikertagungen, Neue Folge 7 ARGE ALP Collana della Comunitä di lavoro regioni alpine A cura della Commissione III (Cultura) Atti dei Convegni Storici, Nuova Serie 7 DIE ERSCHLIESSUNG DES ALPENRAUMS FUR DEN VERKEHR IM MITTELALTERUND IN DER FRÜHEN NEUZEIT L'APERTURA DELL'AREA ALPINA AL TRAFFICO NEL MEDIOEVO E NELLA PRIMA ERA MODERNA Historikertagung in Irsee Convegno Storico a Irsee 13. -15. IX. 1993 Im Auftrag des FreistaatsBayern namens der Kommission für bayerische Landesgeschichte herausgegeben von Per incarico dello Stato libero di Baviera con il patrocinio della Commissione per la Storia patria Bavarese a curs di Erwin Riedenauer v VERLAGSANSTALT ATHESIA - BOZEN CASA EDITRICE ATHESIA - BOLZANO 3

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Schriftenreihe der Arbeitsgemeinschaft Alpenländer Herausgegeben von der Kommission Ill (Kultur) Berichte der Historikertagungen, Neue Folge 7

ARGE ALP

Collana della Comunitä di lavoro regioni alpine A cura della Commissione III (Cultura) Atti dei Convegni Storici, Nuova Serie 7

DIE ERSCHLIESSUNG DES ALPENRAUMS FUR DEN VERKEHR

IM MITTELALTER UND IN DER FRÜHEN NEUZEIT

L'APERTURA DELL'AREA ALPINA AL TRAFFICO

NEL MEDIOEVO E NELLA PRIMA ERA MODERNA

Historikertagung in Irsee Convegno Storico a Irsee

13. -15. IX. 1993

Im Auftrag des Freistaats Bayern namens der Kommission für bayerische Landesgeschichte herausgegeben von

Per incarico dello Stato libero di Baviera con il patrocinio della Commissione per la Storia patria Bavarese a curs di

Erwin Riedenauer

v

VERLAGSANSTALT ATHESIA - BOZEN CASA EDITRICE ATHESIA - BOLZANO

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Gioia Conta

Vie di Pellegrinaggio nel medioevo in area Alpina

Pellegrini promei" e �palmieri" attraverso I'Alto Adige

Numerosi e assai eterogenei sono gli elementi che costituiscono nel lo- ro complesso il fenomeno del pellegrinaggio in epoca medioeyale. L'alta tensione spirituale che muove il pellegrino dal suo paese d'origi- ne e lo spinge a percorrere anche migliaia di chilometri attraverso diffi- coltä di ogni tipo per raggiungere il luogo santo e il motore iniziale di una delle piü vistose manifestazioni della vita religiosa del tempo'. I giuristi ei teologi del XIII secolo distinguevano tra i pellegrinaggi vo- lontari intrapresi come atto di pieta personale e quelli obbligatori im-

posti quale penitenza da confessori e giudici. Certo la volontä di peni- tenza e della remissione dei peccati sia �pubblica" che �privata", come fu definita dagli Scolastici, percorre strade e intend diversi, che vanno dai pellegrinaggi penitenziali per crimini efferati, assai simili all'esilio giudiziale, a quelli in cui la visita formale a determinati santuari legati

al culto del Cristo e dei Santi assicurava al credente da un lato la remis- sione dei peccati attraverso la dura prova fisica del viaggio, dall'altro 1'approfondimento della sua fede2.

I Sui pellegrini ed i pellegrinaggi cristiani nel Medioevo sempre valida e l'opera di F. R. SALMON, Les grands pelerinages et leurs sanctuaires, 2 voll., Paris 1873. Per i vari aspetti, v. L. KRtss-RETTENBECK - G. MÖHLER (hsg. ), Wallfahrt kennt keine Grenzen, München-Zürich 1984; L. CARLEN, Wallfahrt und Recht im Abendland (Freiburger Veröffentlichungen aus dem Gebiete von Kirche und Staat 23) Freiburg 1987. Vedi

anche AA. VV., I pellegrinaggi e il culto dei Santi in Europa sino alla I Crociata (VI Congresso di Spiritualith medievale) Perugia 1963. R. OuRsEL, Pelerins du Moyen Age, Paris 1978 (traduz. ital.: Pellegrini del Medio Evo. Gli uomini, le strade, i santuari, Milano 21980; le citazioni sono dell'ed. ital. ); P. CAN-

NATA, Il pellegrinaggio nella riflessione e nella devozione (L'arte degli Anni Santi Ro-

ma 1300-1875) Roma 1985; Wallfahrt und Alltag im Mittelalter und Früher Neuzeit (Österr. Akademie der \Vissenschaften, Phil. -hist. Klasse 592) \Vien 1992; J. SuMr-

TION, Pilgrimage. An image of mediaeval religion, London 1975 (traduz. ital.: Monaci

santuari pellegrini. La religione nel Medioevo, Roma 21993).

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Se itinerari sacri sono attestati sin dal primo Cristianesimo -e infatti il

resoconto di un viaggio intrapreso in Terrasanta, 1'antenato di ogni gui- da di pellegrinaggio, 1'Itinerarium Burdigalense o Hierosolymitanum redatto da un anonimo pellegrino di Aquitania che nel 333 d. C. viaggiö da Burdigala (Bordeaux) a Gerusalemme3 - e, pur nella raritä delle fon-

ti, continuano nell'arco di tutto 1'Alto Medioevo, e nell'XI secolo che si assiste all'imporsi di questa pratica che corrisponde alla diffusa intensi- tä spirituale che caratterizza il secolo. Lo sviluppo del monachesimo, le Crociate in Spagna e nel Medioriente coincidono inoltre con le trasfor- mazioni politiche che per la prima volta resero possibile ad un gran nu- mero di p-ersone di intraprendere lunghi viaggi attraverso 1'Europa e fuori di essa4. $ in questo secolo che si diffonde la fama del Santuario di Santiago di Compostela in Galizia, legato alla venerazione delle reliquie di S. Gia- como5, che venne a costituire insieme a Roma e alla Terrasanta una del- le tre cosiddette peregrinationes maiores, le mete piü frequentate e ce- lebrate della Cristianitä6. Per raggiungerle, uomini e donne di ogni eta e

I L'Itinerarium a Burdigala Hierusalem usque et ab Heraclea per Aulonam et per Ur- bem Romam Mediolanumque usque (Itinera et descriptiones Terrae Sanctae. Itinera Latina bellis sacris anteriora, ed. T. TOBLER, I, Genevae 1877,3-25) e un itinerarium scriptum the presenta l'elenco dei luoghi di sosta posti lungo il percorso. Cf. W. Ku- BITSCHEK, Itinerarien (R. E. IX) 1916, c. 2334; H. LECLERCQ, Itineraires (Diction. d'archeol. Chret. VII, 2) Paris 1927, pp. 1853-1855. Nel 381 si recb in Terrasanta una nobile d'Occidente di nome Egeria: P. SINISCALCO - L. SCARAMPI (a cura di), L'itine- rario di Egeria, Roma 1985. V. anche H. DONNER, Pilgerfahrt ins Heilige Land. Die Hl- testen Berichte christlicher Palästinapilger (4. -7. Jahrhundert) Stuttgart 1979.

4 J. LE GOFF, La civilisation de l'Occident medieval, Paris 1964 (traduz. ital.: La civiltä dell'Occidente medievale, Torino 1981,147-152; N. OHLER, Reisen im Mittelalter, München-Zürich 1986 (traduz. ital.: I viaggi nel Medio Evo, Milano 1988).

5 J. SECRET, Saint-Jacques et les chemins de Compostelle, Paris 1955; AA. W., Il Pelle- grinaggio a Santiago de Compostela e la letteratura jacopea, Perugia 1985; P. G. CAUCCI VON SAUCKEN, I testi italiani di viaggio e pellegrinaggio a Santiago de Com- postela e Diorama in Galizia, Perugia 1983; P. G. CAUCCI VON SAUGKEN, La Via Fran- cigena e gli itinerari italiani a Compostella (R. PLÖTZ, hsg., Europäische Wege der Santiago-Pilgerfahrt = Jakobus-Studien 2) Tübingen21993,119-130.

6 Dal XIII secolo si distingue tra i tre pellegrinaggi maggiori, ovvero peregrinationes maiores, quelli extra-regionali (peregrinationes minores) ei pellegrinaggi in santuari locali; v. L. SCHMUGGE, Pilgerfahrt macht frei. Eine These zur Bedeutung des mittel- alterlichen Pilgerwesens (Römische Quartalschrift 74) 1979,16-31. Il pellegrinaggio a Roma ebbe una posizione di prestigio sin dal 640 quando Gerusalemme cadde in mano agli Arabi e s'intensificö nell'XI secolo con l'alleanza dei pontefici con i Franchi. La venerazione della Veronica" (da vera icona) e l'istituzione dei giubilei intensificarono ancor piü alla fine del XIII secolo il flusso dei pellegrini: P. BARGELLINI, L'Anno San-

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ceto sociale si trovarono a seguire strade e itinerari di una fitta trama viaria punteggiata da tappe e ricoveri, di cui le testimonianze che ci so- no giunte ci aprono spiragli su una realtä assai variegata e complessa? Certo rispetto ai milioni di pellegrini che si sono mossi in viaggio nel- 1'arco di sei secoli circa, le notizie, oltre che sporadiche, sono variamen- te distribuite. Infatti, se da un lato le cronache di viaggio ci indicano

per to piü i percorsi intrapresi dai pellegrini di ceto nobile o abbiente, o ancora di religiosi, i resoconti presentano anch'essi differenze nell'im- postazione e nei contenuti. E da questi comunque che ricaviamo dirette indicazioni dei tracciati percorsi e descrizioni dei paesi attraversati; gli itinerari corrispondono per to pii: i a quelli attestati nei documenti car- tografici, che, opportunamente semplificati e trascritti, insieme alla spe- cifica produzione letteraria fiorita quale ausilio at pellegrino, potevano accompagnare it viaggiatore piü colto o almeno sui quali egli avrä pre- parato it suo viaggio. Se e possibile fare solo delle ipotesi sulla diffusio-

ne delta documentazione illustrata, certo essa s'impose quando alla car- ta manoscritta successe quella stampata, e ad un diverso livello alla tra- smissione orale delle informazioni pote accompagnarsi un supporto semplificato e volgarizzato dei dati cartografici8. A fianco delle fonti documentarie to studio delta viabilitä relativa ai percorsi piü frequentati dai pellegrini si avvale delta presenza delle

strutture ricettive lungo essi dislocate: ospedali, alberghi e locande, si- tuati solitamente nei centri abitati, monasteri e conventi, e, posti di

consueto all'esterno dei paesi lungo la strada di traffico, edifici specifici destinati all'accoglimento dei pellegrini, ovvero gli ospizi.

to nella Storia, nella Letteratura e nell'Arte, Firenze 1974; P. Bit zzi, Storia degli Anni Santi da Bonifacio VIII ai giorni nostri, Milano 1975; M. FAGIOLO, II Pellegrinaggio a Roma. Struttura e Simboli nella Cittä degli Anni Santi (Roma dei Grandi Viaggiatori) Roma 1987,27-127. P. RAJNA, Strade, pellegrinaggi ed ospizi nell'Italia del medioevo, Roma 1912,99-118; N. FOSTER, Auf den Spuren der Pilger. Die großen Wallfahrten im Mittelalter, Augs- burg 1990; R. STOPANI, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo. Gli itinerari per Roma, Gerusalemme, Compostella, Firenze 1991. Assai approfondito e ampiamente docu-

mentato e il recente studio sui pellegrini romei delta diocesi di Augsburg di M. HAG-

GENMÜLLER, Als Pilger nach Rom. Studien zur Romwallfahrt aus der Diözese Augs- burg von den Anfängen bis 1900, Augsburg 1993. Per le piü antiche testimonianze cartografiche, v. K. MILLER, Mappae mundi. Die Äl-

testen Weltkarten II, Stuttgart 1895,84-90; 0. A. W. DILKE, Itineraries and Geographi-

cal Maps in the Early and Late Roman Empires G. B. HARLEY - D. WOODWARD, ed., The History of Cartography I: Cartography in Prehistoric, Ancient, and Medieval Eu-

rope and the Mediterranean) Chicago 1987,234-257.

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L'assistenza organizzata dei viandanti si presenta diversificata nel tem- po. I primi xenodochia, fondati da vescovi, conventi o per iniziativa

privata fiorirono in relazione ai pellegrinaggi, ma anche a soccorso dei

piü bisognosi, a partire dal IV sec. d. C., dapprima a Costantinopoli,

quindi in Asia Minore, in Terra Santa ed infine a Roma, per giungere a diffondersi nel VI-VII secolo in Gallia ed in Italia. Con l'intensificarsi del fenomeno del pellegrinaggio sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo a Roma soprattutto dai paesi dell'Europa set- tentrionale e dalla Francia fu la Chiesa ad offrire quasi totalmente l'o-

spitalitä ai viaggiatori per fede, che nell'impero carolingio potevano ac- cedere a piü di 650 conventi. $ supponibile che un hospitale pauperum esistesse presso tutti i conventi nel periodo tra il IX e 1'XI secolo, quando con 1'aumento dei pellegrini si affiancb una forma piü organiz- zata di ospitalitä, non strettamente dipendente dai conventi. Se giä in- fatti sin all'VIII secolo risalgono le prime testimonianze di hospitalia in Italia - riconducibili al movimento dei pellegrini provenienti dal nord Europa - la grande fioritura degli ospizi e degli ospedali, soprattutto nei centri urbani e lungo le principali vie di comunicazione, avviene tra 1'XI e il XIII secolo, quando viene ad affermarsi la funzione specifica conservata nel termine italiano

�ospedale", a scapito di quella originaria dell'accoglienza dei pellegrini e dei poveri. Per quanto riguarda la diffusione dell'ospitalitä di tipo �commerciale", ovvero dell'attivitä alberghiera, in esercizi quali 1'�albergo", 1'hospi- tium, il fondacum, la domus o la taberna, attribuibile al periodo tra il XII e il XIII secolo, essa venne a costituire una soluzione necessaria con 1'aumento del numero dei pellegrini, che trovavano varie possibilitä di alloggio e soluzioni per il vitto a seconda delle proprie possibilitä. Naturalmente accanto a queste forme di accoglimento non sono da trascurare quelle legate all'ospitalitä di tipo privato, sia per quanto ri- guarda i nobili ei piü ricchi, sia i piü poveri, che del resto si accampa- vano spesso all'aperto, dormendo anche quando era possibile o necessa- rio sotto le stelle9.

9 H. C. PEYER, Gastfreundschaft und kommerzielle Gastlichkeit im Mittelalter (Histo- rische Zeitschrift 235) 1982,265-288; H. C. PEYER, Von der Gastfreundschaft zum Gasthaus. Studien zur Gastlichkeit im Mittelalter, Hannover 1987 (traduz. ital.: Viag- giare nel Medioevo. Dall'ospitalitä alla locanda, Roma-Bari 1990); H. C. PEYER (hsg. ), Gastfreundschaft, Taverne und Gasthaus im Mittelalter, München-Wien 1983; qui v. in particolare i contributi di L. SCHMUGGE, Zu den Anfängen des organisierten Pilgerver- kehrs und zur Unterbringung und Verpflegung von Pilgern im Mittelalter, 37-60, e di

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Ferma restando la distanza da compiere, a piedi oa cavallo, nel corso di una giornata, pari in media a 30-35 chilometri, tenendo conto dei tratti piü montuosi e di quelli pianeggianti, il pellegrino programmava evi- dentemente le proprie soste sulla base di itinerari noti (scritti o traman- dati oralmente) in luoghi corrispondenti a centri abitati o dove era pre- vista l'esistenza di strutture destinate specificatamente all'accoglienza. Immediato e il confronto con gli itinerari di epoca romana che ben co- nosciamo, con la denominazione dei centri urbani, delle stazioni di so- sta (mansiones) e (mutationes) piü o meno attrezzate, collegate con il cursus publicus, il servizio pubblico destinato al trasporto di persone e di cose nell'ambito dell'amministrazione dello stato, ma anche di vere e proprie locande per i viaggiatori (tabernae), le piü confortevoli delle

quali potevano contare anche su stabilimenti termali (aquae)lo. Negli itinerari riportati nei piü antichi resoconti di viaggio a noi giunti, come quello di Sigeric arcivescovo di Canterbury, che si recb a Roma ne1990 circa1l, molte delle submansiones de Roma usque a mare (sino al canale della Manica) elencate corrispondono ai luoghi di sosta indicati dai piü noti itinerari di eta imperiale, l'Itinerarium Antonini (un elenco di stazioni e di centri stradali con le relative distanze, del III sec. d. C) e la Tabula Peutingeriana (un

�itinerarium pictum", ovvero disegnato e

Th. SzAB6, Xenodochia, Hospitäler und Herbergen. Kirchliche und kommerzielle Gastung im mittelalterlichen Italien (7. bis 14. Jahrhundert), 61-92. Sulle origini del- l'ospitalitä alberghiera sino alla tarda epoca romana v. 0. HILTBRUNNER, Gastfreund- schaft und Gasthaus in der Antike, 1-20. Il viaggio viene programmato a seconda del- le conoscenze e delle relazioni del pellegrino: cosi il padre domenicano Felix Faber insieme alla sua nobile compagnia nella seconda meta del XV secolo attraversando il Sudtirolo sosta in un ospizio a Vipiteno (in hospitio), in alberghi ad Egna e poi a Trento, viene invitato nell'abbazia di Novacella, si appoggia nel soggiorno a Bolzano presso il convento del suo ordine (Fratris Felicis Fabri Evagatorium in Terrae Sanctae, Arabiae, et Egypti peregrinationem, ed. K. D. HASSLER, Stuttgardiae 1843,27A-29A, pp. 69-75).

10 K. MILLER, Itineraria Romana, Stuttgart 1916; 0. CuNTZ, Itineraria Romana I, Lipsiae 1929; G. RADKE, Viae publicae romanae (R. E. Suppl. XIII) Stuttgart 1971, traduz. ital. Bologna 1981. Le mansiones sono da considerare come luoghi di sosta e pernottamen- to, distanti fra di loro per lo piü un giorno di viaggio. Le mutationes, ove si effettuava il cambio cavalli, erano piü numerose: \\! KUBITSCHEK, Mansio (R. E. XIV) Stuttgart 1928, c. 1249. Sull'organizzazione di queste stazioni stradali v. A. -M. LEVI, La

�Tabula Peutingeriana", Bologna 1978,20-25; L. Bosco, La Tabula Pentingeriana, Rimini 1983,121-126.

11 W. STUBBS, Rerum Britannicarum Medii Aevi Scriptores LXIII, 7, London 1874,391- 395; J. JUNG, Das Itinerar des Erzbischofs Sigeric von Canterbury und die Straße von Rom über Siena nach Lucca (Mitteilungen des Instituts für Österreichische Ge- schichtsforschung XXV) 1904; SToPANI 43-56.

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colorato, del IV sec. d. C., di cui ci e giunta la copia medievale - sco- perta net 1507 - it cosiddetto Codex Vindobonensis 324 del XII-XIII

secolo)12. Ardua e l'indagine sulla diffusione e continuitä dei dati itinerari tardo- romani, che si conservano nella tradizione manoscritta a piü di cinque secoli di distanza, come testimonia la menzione delle stesse stazioni di

sosta in tempi diversi. Sigeric, ea poco piü di un secolo di distanza Pa- bate islandese Nikulas di Munkathvera13, superb le Alpi sul passo del Gran San Bernardo, In summo Penino degli itinerari romani. Qui gli scavi del 1890-1893 hanno portato alla luce un tempio di epoca augustea dedicato a Jupiter Poeninus insieme alle costruzioni destinate all'allog- giamento dei viandanti sviluppantesi intorno ad un cortile centrale. Un hospitale quod est in monte Jovis e testimoniato nell'859, preceduto ve- rosimilmente dall'esistenza di un convento, dedicato a San Bernardo,

arcivescovo di Aosta, ea San Nicola, patrono dei viaggiatori e dei mer- canti. Vale la pena ricordare come 1'ospizio posto a 2472 metri d'altezza

sia indicato nella Guida del pellegrino di Santiago di Compostela (1139

circa) come una delle tre colonne poste in terra dal Signore a sostegno dei poveril4. Per quanto riguarda i percorsi viari, se quelli medievali ricalcarono per to piü i tracciati di epoca romana, spesso il degrado delle direttrici piü notevoli, con la rovina di tratti stradali e manufatti non piü oggetto di

una regolare manutenzione, rese spesso necessaria la scelta di itinerari

minori. Vie alternative erano altresi seguite per evitare regioni sconvol- te da disordini, da calamitä naturali, da aggressioni brigantesche. It

viaggiatore medievale, inoltre, proprio per le caratteristiche proprie del

suo modo di viaggiare, preferiva soffermarsi nei centri posti lungo it

cammino, spesso aggirati e trascurati dalla direttrice romana che ri-

12 V. nota 10. Sulla Tabula e la sua copia medievale v. anche E. WEBER, Tabula Peutinge-

riana, Codex Vindobonensis 324. Kommentar, Graz 1976. F. P. MAGOUN, The Pilgrim Diary of Nikulas of Munkathvera: the Road to Rome (Medieval Studies VI) 1944,347-350; F. D. RASCHELLA, Itinerari italiani in una mi- scellanea geografica islandese del XII secolo (Filologia germanica XXVIII-XXIX) 1985-86,550-567; STOPANI 57-72. L. QUAGLIA, La maison du Grand-Saint-Bernard des origines aux temps actuels, Aosta 1955; L. QUAGLIA, Les hospices du Grand et du Petit St-Bernard du 10eme

si'ecle (Monasteri in Alta Italia dopo le invasioni saracene e magiare) Torino 1966, 427-441; A. GEISER, Grand-Saint-Bernhard. Les monnaies antiques, Lausanne 1989; SZABÖ 71,76-77. Per le testimonianze di eta romana, v. nota 28.

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spondeva ad un'esigenza di comunicazione il piü possibile breve e rapi- da. Spesso venivano del resto compiute deviazioni dettate dalla volontä di visitare lungo la strada qualche santuario locale per aumentare il va- lore del pellegrinaggio, se non anche dal desiderio di visitare luoghi fa-

mosi, con un atteggiamento di tipo culturale ormai diffuso nel Quat- trocento. Il fenomeno del pellegrinaggio, se pur sostanzialmente costante nelle motivazioni antropologiche e religiose, e dunque anche storicamente connotato, sia negli aspetti soggettivi che nel poliedrico panorama della

realtä. Nel contesto cosi ampio e articolato del tema del pellegrinaggio si in- tende presentare una serie di elementi che caratterizzano questo feno-

meno nella regione Alto Adige/Südtirol, terra di passaggio e di comuni- cazione alpina per eccellenza a partire sin dalla remota antichitä, e che rappresentö anche il percorso preferenziale per gran parte dei pellegrini provenienti dall'Europa settentrionale, specialmente dai paesi scandina- vi e da quelli piü orientali, oltre che dalla Germania, diretti a Roma e in Terra Santa, per la quale ci si imbarcava solitamente da Venezia o da Ancona-Brindisi, anche se non mancano testimonianze del passaggio di

pellegrini diretti a Santiago di Compostela'5. Gli itinerari, le tappe ei luoghi di ricovero vengono considerati relati- vamente ai percorsi intrapresi attraverso la regione dai cosiddetti �ro- mei" e �palmieri", come erano denominati rispettivamente i pellegrini diretti a Roma e in Terra Santa, da cui solitamente questi ultimi recava- no la palma a testimonianza del viaggio compiuto, oltre che dai pelle- grini di S. Giacomo, che da Santiago recavano invece le famose conchi- glie16.

15 0. SPRINGER, Medieval Pilgrim-Routes from Scandinavia to Rome (Medieval Studies XII) 1950,12-122; R. RÖRICHT, Die Deutschen im Heiligen Lande, Aalen 1968; B. W. BATHE, Von den Kreuzzügen zu den Kreuzfahrten. Eine Chronik der Passagierschiff- fahrt, Bielefeld-Berlin 1976; B. e M. TATE - P. KELLER, The Pilgrim Route to Sant- iago, Vitoria 1987; PLÖTZ, Europäische Wege.

16 Il Pellegrino the si recava a Roma tornava con le quadrangulae, appuntate sul cappel- lo: piccole immagini sacre in piombo a rilievo, di tela o di carta, tra le quali la piü no- ta era la piü venerata delle reliquie romane, la Veronica". Chi si era recato a Gerusa- lemme portava appunto al ritorno un ramo di Palma di Gerico, mentre il Pellegrino di Santiago appuntava al cappello le conchiglie raccolte nel vicino mare (�coquilles-Saint Jacques") sostituite in seguito da distintivi in piombo a forma di conchiglie. Sul valo- re e commercio di tali �souvenirs" v. SUMPTION 219-221.

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Che questo pellegrinaggio �di passaggio" fosse un fenomeno consolida- to ci e confermato da numerose testimonianze, tra le quali saranno esa- minate alcune cronache e resoconti di viaggio che includono i percorsi altoatesinil? Se nella forma a noi giunta tali itinerari risalgono al XII se- colo, i viaggi dall'Oltralpe a Roma per motivi religiosi anche nei secoli precedenti erano comunque da considerare, pur tenendo conto delle distanze e degli enormi disagi, non certo delle raritä: il vescovo Ulrich di Augusta, come ci narra il suo agiografo Gerhardus, si recb a Roma devotionis studio nel 909 nel 957 ed ancora nel 971 o nel 972 all'etä di

ottant'anni1ß. Se per la maggior parte i resoconti di viaggio attestano il transito lungo be vie di maggiore comunicazione, la dislocazione di ospizi e di struttu- re di accoglimento lungo strade secondarie, oltre la presenza di una fit- ta rete viaria minore, fa supporre che per il pellegrino che percorreva la

regione proveniente di solito dai passi alpini di Resia/Reschen e del Brennero/Brenner assai ampia fosse la scelta del proprio itinerario: fu-

rono evidentemente le variabili di ordine storico (guerre, disordini),

quelle legate alla stagione e alla situazione viaria oltre alle personali esi- genze, come quella di arricchire il viaggio con la frequentazione di san- tuari locali, e lo stesso bagaglio conoscitivo del viaggiatore ad indiriz- zare verso un percorso piuttosto che un altro. I pellegrinaggi piü anti- chi in ambito regionale sono quelli sulla tomba di S. Valentino a Maia/ Mais (Merano) ea Sabiona/Säben, mentre 1'origine della maggior parte di essi, per lo piü mariani, risale al periodo tra il 1250 e il 142019. Le dif-

17 Testimonianze di pellegrinaggi attraverso il Trentino sono esaminate da G. ANDREOT- TI GIOVANNINI, Geografia delle peregrinationes maiores medievali nella regione tren- tino-tirolese (Dipartimento di Storia della Civiltä europea, Testi e Ricerche I) Trento 1990; C. MICHELETTI, Percorsi ed itinerari medievali nel principato vescovile di Tren- to (Teoria dei modelli per la progettazione, dattil. ) Firenze a. a. 1990-91; F. -H. HYE, Tirol und die Pilgerfahrt nach Santiago de Compostela (PLÖTZ, Europäische Wege) 131-142, esamina i percorsi nel Tirolo di pellegrini diretti a Santiago. MGH Scriptores IV, Hannover 1841, p. 404,407. V. HAGGENMÜLLER 52; OHLER 263- 266. P. FALGER, Pilger durch Tirol, Innsbruck 1846, elenca nel Tirolo ben 124 luoghi di pellegrinaggio, di cui il piü antico e quello di S. Romedio. Cf. K GRUBER - H. GRIESSMAIR, Südtiroler Wallfahrten, Bozen 1989, p. 16; I. DOLLINGER, Tiroler Wall- fahrtsbuch, Innsbruck-Wien-München-Bozen 1982; I. DOLLINGER, Unsere Liebe Frau von Tirol, Innsbruck-Wien-Bozen 1987. Sui canti propri dei pellegrinaggi v. H. Ho- CHENEGG, Barocke Wallfahrtslieder aus Tirol (Veröffentlichungen des Tiroler Landes- museums Ferdinandeum 52) Innsbruck 1972,181-203.

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ficoltä ei pericoli del viaggio causavano altresI il decesso di numerosi pellegrini, come quelli che annegavano nel tentativo di attraversare i fiumi20; oltre ai brutti incontri lungo le strade poteva anche accadere che un alto prelato si invaghisse di una pellegrina straniera e la seque- strasse .. 21. Certo e che sulla base delle testimonianze, dirette cd indirette, e ragio- nevole supporre che il fenomeno del pellegrinaggio fu in questa regione di grande portata. Se rari sono i dati per il Medioevo, ciö che sappiamo ad esempio per il passo del Gran San Bernardo puö essere in qualche modo indicativo anche per la situazione del passo del Brennero: solo nell'estate del 1300 furono 20.000 i francesi in pellegrinaggio a Roma

che lo attraversarono! 22. 11 flusso dei pellegrini fu assai consistente nel corso del XVI e XVII se- colo, creando spesso problemi anche nell'ordine pubblico. Illuminanti a questo riguardo sono i paragrafi dedicati agli �Jakobs-Brüder", ovvero i Fratelli, i pellegrini di S. Giacomo menzionati negli ordinamenti del Ti-

rolo del 1526,1532 e 1573-74: vi si fa infatti accenno agli, innumerevoli

misfatti che sia nei centri urbani che lungo le strade venivano da essi perpetrati e alle misure da prendere23. Passano per Trento pellegrini e questuanti stranieri in si gran numero che quest'anno 1671 se We quasi notata ogni giorno una ciurmaglia, appunta un secolo dopo un cronista trentino24.

20 Le testimonianze riguardano alcuni pellegrini annegati nel fume Avisio (ANDREOTTI GIOVANNINI 17). Sui pericoli del viaggio del Pellegrino v. SUMPTION 221ss.; sui peri- coli dei viaggi in generale, A. MACZAK, Zycie codzienne w podrözach po Europie w XVI i XVII wieku, %Yfarsawa 21980. (traduz. ital.: Viaggi e viaggiatori nell'Europa mo- derna, Roma-Bari 1992,239-274).

21 Ciö risulta da un atto d'accusa del 1436 dei trentini nei confronti del vescovo Ales-

sandro di Masovia, accusato di essersi invaghito di una pellegrina di passaggio e di

averla sequestrata: J. W. Wos, Lagnanze dei cittadini di Trento contro il vescovo Alessandro di Masovia (Studi Trentini di Scienze Storiche 66) 1987,253-264; J. W. Wos, Alessandro di Masovia, vescovo di Trento (1423-1444). Un profilo introduttivo (Civis, Supplemento 6) Trento 1990,142-149 n. 8.

22 La cifra e emersa da ricerche sui registri dei dazi di Bard, in val d'Aosta: R. M. BAU- TIER, Le Jubile romain du 1300 et l'alliance franco-pontificale au temps de Philippe le Bel et de Boniface VIII (Moyen Age 86) 1980,189-216 (cit. in STOPANI 15, nota 18).

23 HYE, Tirol und die Pilgerfahrt nach Santiago 133-139. L'autore si chiede perche si ac- cenni qui solo ai pellegrini diretti a Santiago: certo c'era la possibilitä da parte dei

malviventi di celare la propria identitä sotto le vesti del pellegrino. 24 M. A. MARIANI, Trento con il Sacro Concilio ed altri atti notabili, 3 voll. Augusta

1673 (riproduz. anastat. a cura di A. CHEMELLI, Trento 1989) p. 187.

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Il fenomeno del pellegrinaggio, soprattutto in occasione degli Anni Santi, spostö grandi masse di persone: un esercito pacifico, confrontabi- le per quantitä anche se piü diluito nel tempo, ai piü consistenti passag- gi che interessarono la regione, armati e non, dai Romani diretti al li-

mes ai numerosi eserciti di conquista o ancora ai seguiti degli imperato-

ri tedeschi che scendevano per l'incoronazione a Roma25. E ciö non ha

potuto non avere in qualche modo incidenza con la rete viaria, anche fosse solo per i lavori di manutenzione e di riparazione della sede stra- dale e di strutture come ponti e viadotti, sottoposti ad una eccessiva usura. Ma si assiste anche al fenomeno inverso, ovvero che la costruzio- ne di ponti e di strutture di appoggio per il servizio di manutenzione stradale fosse spesso promossa proprio da fondazioni legate all'ospitali- tä di pellegrini26. $ noto come 1'Alto Adige/Südtirol abbia costituito nei secoli una re- gione di passaggio e di transito per le comunicazioni tra 1'Europa cen- trale e la pianura padana e 1'Adriatico: in direzione nord sud, lungo le

valli dell'Adige e dell'Isarco attraverso i due passi principali delle Alpi

orientali, il passo di Resia/Reschenpaß e il passo del Brennero, e in di-

rezione est ovest, lungo la valle della Rienza/Rienz, e la val Venosta/ Vinschgau e Monastero/Münstertal. Per il passo di Resia correva in eta romana la via Claudia Augusta,

costruita dall'imperatore Claudio nel 46 d. C. lungo il percorso seguito dal padre Druso nel corso della spedizione retica, che collegava da un lato la laguna veneta con punto di partenza Altino, dall'altro Ostiglia

sul Po con la val d'Adige (la prima vi si immetteva all'altezza di Trento dopo aver attraversato la pianura trevigiana, il feltrino e la Valsugana), terminando ad Augusta Vindelicorum. (od. Augusta/Augsburg). Ma fu 1'antico percorso che abbandonava il corso dell'Adige nei pressi di Bol- zano e seguiva il corso dell'Isarco sino al passo del Brennero per giun- gere alla valle dell'Inn, impostato presumibilmente giä nel I sec. d. C., a costituire Passe portante della comunicazione transalpina sin dall'epoca imperiale ea permettere il piü rapido collegamento con la valle del-

25 L'imperatore Federico Barbarossa transitö per il passo del Brennero con 6.000 perso- ne al seguito: W. STÖRMER, Die Brennerroute und deren Sicherung im Kalkül der mitteralterlichen Kaiserpolitik (U. LINDGREN, hsg., Alpenübergänge vor 1850. Land- karten - Straßen - Verkehr) Stuttgart 1987, p. 159.

26 SCHMUGGE 46-4Z A Bolzano un ospizio sorgeva nei pressi del ponte sull'Isarco (v.

nota 66).

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1'Inn, Augusta Vindelicorum e il limes. Tra Bressanone/Brixen e Vipite-

no/Sterzing si immetteva inoltre la via per conpendium delta val Puste-

ria/Pustertal che proveniva attraverso il passo di Monte Croce Carnico/ Plöckenpaß da Aquileia27. Nell'itinerario Augusta-Verona net tratto altoatesino solo it percorso attraverso it valico del Brennero trova menzione nell'Itinerarium Anto-

nini e nella Tabula Peutingeriana, con le stazioni stradali di Vipitenum, Sublavione (anche stazione di dogana, pr. Colma/Kollmann), Endidae (pr. Egna/Neumarkt), Tridento (Tridentum, Trento) (in It. Ant. 275); di Vepiteno, Sublabione, Ponte Drusi (Pons Drusi, Pr. Bolzano/Bozen), Tredente (in Tab. Peut., segm. 111,1,3). La strada delta Pusteria e testi- moniata con le stazioni di Littamo (Littamum, S. Candido/Innichen) e di Sebato (Sebatum, S. Lorenzo di Sebato/St. Lorenzen) sino a Vipiteno (in It. Ant. 279). Il passo di Resia e del Brennero, relativamente bassi e comodi (m 1507 it

primo, m 1375 il secondo), percorsi giä in epoca precedente a quella ro- mana, costituirono dunque gli attraversamenti alpini preferenziali del- 1'arco orientate per tutta 1'epoca romana, e poi per quella medievale. Se it passo di Resia per la valle dell'Inn non compare negli itinerari di epo- ca tardoromana, net percorso delta strada del Brennero indicato sia net- la Tabula Peutingeriana che nell'Itinerarium Antonini non trova men- zione it valico del Brennero. Esso non costituiva quindi una mansio ov- vero una stazione di sosta, quali conosciamo, anche sulla base dei resti

27 Numerosi Sono i problemi relativi ai tracciati ancor oggi non completamente risolti. I due principali sono certamente quello del ramo orientale della via Claudia Augusta, il

cui percorso secondo altuni autori sarebbe stato ricalcato dalla piü tardy Strada d'A- lemagna attraverso Treviso, il Cadore e la Pusteria (F. -H. HYE, Grundzüge der Wirtschaftsgeschichte Tirols im Mittelalter, Chronik der Tiroler \Virtschaft, Wien 1992,1/35-45) e quello dell'antichitä della strada lungo l'Isarco tra Bolzano e Colma. Il ritrovamento nei pressi di Prato all'Isarco dei resti delta spalla di un ponce (L. DAL Ri, Tracce di manufatti stradali di epoca romana in provincia di Bolzano, La Venetia

nell'area padano-danubiana. Le vie di comunicazione, Padova 1990,620-621; G. CoN- TA, I luoghi dell'Arte II: Val d'Isarco e Valli laterali. Val Sarentina, Bolzano 1991, p. 65) attribuibile, a quanto sembra, alla prima eta imperiale, avvalorerebbe 1'ipotesi del tracciato nella bassa valle dell'Isarco in epoca gia precedente a quella severiana. Su tali problemi ed in generale sulle strade romane nell'Alto Adige v. G. CONTA, Roma- 'nizzazione e viability nella regione altoatesina (La Venetia

... ) 223-251; W. Czysz, Römische Staatsstraße via Claudia Augusta. Der nördliche Streckenabschnitt zwi- schen Alpenfuß und Donau (ibid. ) 253-284; da ultimo, v. F. -H. HYE, Grundzüge der

alten Tiroler Verkehrsgeschichte - dargestellt anhand von Relikten in Sammlungen

und im Gelände (LINDGREN, Alpenübergänge) 147-155.

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archeologici conservati, per esempio sui passi del Monginevro/Mont Genevre (in Alpe Cottia) o del Gran San Bernardo (in summo Poenino), dove sono altresi attestati anche edifici di culto28. Nella Tabula il valico del Brennero e compreso tra le mansiones di Ma-

treium (od. Matrei am Brenner) e di Vipitenum (od. Vipiteno), mentre nell'Itinerarium Antonini esso e posto tra Veldidena (od. Wilten pr. Innsbruck) e Vipitenum. k in parte supponibile che una mansio non si rendesse necessaria su un valico che non presentava particolari difficol-

ta, quando stazioni di sosta esistevano a valle su entrambi i versanti. Mentre sul passo di Resia non sorse in eta medievale un ospizio, un ri- covero e attestato al Brennero nel 1400, presumibilmente risalente ad epoca piü remota29; assai antico e altresi 1'ospizio posto piü a valle a Bressanone (1157 c. ), e quello nei suoi pressi a Novacella/Neustift (1190). L'ospizio piü vicino al passo di Resia sorgeva invece a pochi chi- lometri di distanza a S. Valentino alla Muta/St. Valentin auf der Haide (1140 c. )30. Ad una certa distanza dal passo sorgeva anche 1'ospizio di

28 J. LE PRIEUR, Le col du Montgenevre dans l'antiquite (Actes du Colloque Internatio- nal sur les cols des Alpes) Bourg en Bresse 1969,115-116; per il Gran San Bernardo v. qui nota 14. Il valico del Gran San Bernardo e ricordato nell'Itinerarium Antonini: Summo Penino (CuNrz, Itineraria romana 351,4) e nella Tabula Peutingeriana: In summo Pennino (MILLER, Itineraria Romana, seg. 11,3-4, p. 75). Gli ospizi per pelle- grini situati sui passi alpini sono cos! descritti e raccomandati a Carlo Magno da papa Adriano I intorno al 784-791: hospitales qui per tolles Alpium siti sunt, pro susceptione pauperum peregrinorum (MGH Epist. III, p. 623). Sulla transitabilitä dei passi dell'ar- co alpino dall'epoca preromana a quella medievale v. G. SCHMIED, Le vicende dei transiti alpini dalla preistoria all'alto Medioevo (Il sistema alpino. Economia e transiti III) Bari 1975,112-164; P. GUICHONNET, L'uomo davanti alle Alpi (Histoire e Civili- sations des Alpes II: Destin humain, a cura di P. GUICHONNET) Lausanne 1980; tra- duz. ital.: Storia e civiltä delle Alpi II: Destino umano, Milano 1984,191-199.

29 Al passo e documentata per il 1288 la proprietä di un Prennerius de Mittenwald, il cui nome e da collegare agli incendi prodotti su vasta scala per disboscare la zona, nota con il nome di Wibetwald, quindi dal XIII secolo Mittenwald, a cui un secolo dopo si venne a sostituire la denominazione di Brenner. Nel sito dell'ricovero-albergo si inse- di6 nel XVI secolo la stazione di posta: STOLZ (nota 35) 120-121; J. RAMroLu, Eisack- tal, Bozen 31977, p. 40; F. HuTER, Handbuch der historischen Stätten Osterreich II, Alpenländer mit Südtirol, Stuttgart 21978, p. 549.

31 V. piü avanti e rispettivamente le note 60,61,88. Sugli ospizi e ospedali di passo, v. SCHMUGGE 44-46, the colloca la loro fondazione, dopo la distruzione di alcuni di essi da parte dei Saraceni nel X secolo, tra la meta dell'XI e gli inizi del XIII secolo. V. anche L. PAULI, Die Alpen in Frühzeit und Mittelalter, München 1980 (traduz. ital.: Le Alpi: archeologia e cultura del territorio, Bologna 1987) p. 252 dell'ediz. ital. Insie-

me all'assistenza dei viandanti si provvedeva spesso alla manutenzione della strada e dei ponti: SZABö 76.

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S. Giovanni di Tubre/Taufers im Münstertal (prima meta del XIII sec. ),

che insieme al monastero di Mistair davano ricovero a chi superava piü a occidente il passo dal Fuorn/Ofenpaß (m2149)31. Per tornare ai percorsi delle strade romane, essi rappresentarono il tes- suto viario per i secoli a venire: certamente in tempi di disordini ed in-

certezza politica quali furono quelli della caduta dell'impero e dell'alto Medioevo la mancanza di una costante manutenzione portö al deterio-

ramento e spesso alla rovina di manufatti stradali ed in alcuni casi di in-

teri tratti, che inducevano il viaggiatore a superare 1'ostacolo con mezzi di fortuna oa compiere un lungo percorso di aggiramento. Giä nel VII

secolo Venanzio Fortunato lascia intendere di aver passato a guado al- cuni fiumi32; si assiste d'altro canto ad una variazione sostanziale lungo Passe del Brennero del tracciato della bassa val d'Isarco tra Bolzano/ Bozen e Colma/Kollmann, andato evidentemente in rovina per 1'erosio-

ne della sede stradale. Tale interruzione portö da un lato a seguire l'iti-

nerario alternativo per il passo di Resia/Reschenpaß o per la val Puste-

ria, dall'altro a percorrere lo stesso tratto sull'altopiano del Renon/Rit-

ten, lungo 1'antico sentiero preromano che saliva a Colma per ridiscen- dere a valle poco prima di Bolzano. Se di vario tipo naturalmente possono essere le motivazioni per la scel- ta di un itinerario piuttosto che un altro, non transitarono per il Bren-

nero ne Venanzio Fortunato nel suo pellegrinaggio da Ravenna a Tours

nel 565 circa33, ne 1'accompagnamento della salma di S. Corbiniano in

occasione della sua traslazione da Frisinga/Freising a Maia nel 767 cir- ca34. Straordinaria e altresi la testimonianza relativa al tragitto sull'altopiano del Renon/Ritten, che fu percorso a partire dal 951 con Ottone I sino alla seconda meta del XII secolo da quasi due dozzine di imperatori te-

31 Ed anche a sud il Giogo di S. Maria/Umbrailpaß (m 2498). Per l'ospizio di Tubre e Müstair, v. qui note 90-91. MGH Auct. Antiq. IV, 368, v. 645. G. CorrrA, Il viaggio di Venanzio Fortunato attraverso le Alpi (Corona Alpium. Mi-

scellanea di studi in onore del prof. C. A. Mastrelli) Firenze 1984,27-42. P. C. MEICHELBECK, Vitae S. Corbiniani (Historiae Frisingenses I) Augustae Vindeli-

corum 1724. Curiosamente in una tarda rielaborazione della Vita si narra dell'incon-

tro al passo del Brennero del Santo, diretto a Roma, con un feroce orso, il quale pro- segui il viaggio trasportando il bagaglio del Santo, the dal XV secolo viene rappresen- tato con Torso come attributo: C. B. LIEvExr, Kult und Ikonographie des hl. Korbi-

nian von Freising (Der Schlern 27) 1953,541-542.

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deschi i quali scesero attraverso il passo del Brennero per recarsi a Ro-

ma con il loro seguito, ritornando per lo piii per la stessa via3s, Le discese degli imperatori, se ebbero una determinante influenza per la

storia della regione con la creazione di privilegiati rapporti di potere in funzione proprio dell'accessibilitä dell'arteria viaria36, determinarono

anche un particolare interesse su tale tracciato, lungo il quale si notano rifacimenti e la costruzione di impegnativi manufatti quali la selciatura della sede stradale e muri di sostruzione e contenimento, come il bellis-

simo tratto di strada incassata tra alti muri con paramento in blocchi ben tagliati presso Barbiano/Barbian. Se solitamente il passaggio alpino avveniva nel periodo estivo, non manca la testimonianza del presumibile attraversamento della regione nel corso dell'inverno del 995 del giovanissimo Ottone 11137 La strada del Renon non era comunque certo agevole, con i forti dislivelli che la

caratterizzavano, e intorno al 1000 il vescovo Bernhard di Hildesheim

recandosi dall'Italia in Germania preferi transitare per il passo di Resia

quia ea via commodior est visa38. Una data decisiva per la storia della strada lungo 1'Isarco e il 1314,

quando il commerciante bolzanino Heinrich Kunter rese nuovamente percorribile il tracciato pei dem Eysack zwischen Botzen und Trost-

perch, e cioe tra Bolzano e Colma-Ponte Gardena/Waidbruck, da lui detto

�Kuntersweg", migliorato e ampliato un secolo e mezzo dopo,

negli anni 1481-82, grazie all'uso della polvere da sparo, dall'arciduca Sigismondo d'Austria39. Una vivace ed accurata descrizione di questo

35 O. STOLZ, Geschichte des Zollwesens, Verkehrs und Handels in Tirol und Vorarlberg (Schlern-Schriften 108) Innsbruck 1953,177ss.; K. SCHADELBAUER, Das Etschtal als deutscher Kaiserweg (Schlern-Schriften 150) Innsbruck 1956,173-186; K. PIvEc, Ita- lienwege der mittelalterlichen Kaiser (Jahrbuch des Südtiroler Kulturinstitutes [I]) 1961,84-110; F. ROTTENSTEINER, Das Gericht zu Stein auf dem Ritten im Mittelalter (Diss. Innsbruck) 1969. STÖRMER 157-161. M. UHLIRZ, Otto III. 983-1002 (K. -M. UHLIRZ, Jahrbücher des Deutschen Reiches unter Otto II und Otto III) 2 voll. Berlin 1954,194-229. MGH Scriptores IV, p. 767. N. MUMELTER, Der Kuntersweg. Die Überwindung der Eisackschlucht

�zwischen Botzen und Trostperch", Karneid (Bozen) 1984; HYE, Grundzüge 151. Per la dogana a Colma/Kollmann, v. J. NÖSSING, Der Zoll am Kuntersweg (Der Schlern 60) 1986,88- 95; H. STAMPFER, Architektur und Farbigkeit des Zollhauses in Kollmann (Der Schiern 60) 1986,96-114.

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tratto stradale ci e data nelle pagine del diario di viaggio del pellegrino Felix Faber, che lo percorse a distanza di pochi anni nel 1481 e nel 148340. Altri percorsi alternativi alla bassa valle dell'Isarco erano costituiti dai

tracciati Bolzano - Merano/Meran - passo del Giovo/Jaufenpaß - Vipi-

teno/ Sterzing e Bolzano - Sarentino/Sarntein - passo di Pennes/Penser Joch - Vipiteno/Sterzing. L'itinerario che dalla Svizzera per il passo di Arlberg (m 1802) lungo la

valle dell'Inn, il passo del Brennero e quindi lungo la Rienza/Rienz e la Drava/Drau collegava trasversalmente la regione, permetteva di rag- giungere Venezia da un lato, ei percorsi che interessavano il pellegri- naggio jacopeo verso la Francia dall'altro41. Dal passo del Brennero na- turamente il tragitto poteva continuare lungo la valle dell'Isarco e quin- di dell'Adige, mentre sempre dall'Arlberg, o dal Fernpaß, senza passare per Innsbruck, si procedeva per il passo di Resia e la valle dell'Adige. Nella val Pusteria si innestava il percorso che da Treviso portava nel Cadore lungo la ben nota e frequentata Strada d'Alemagna. Esso era noto con il nome di

�Untere Weg" che proseguiva per Vipiteno oltre il

Brennero sino ad Augusta, mentre con quello di �Obere Weg" veniva

indicato l'itinerario lungo tutta la valle dell'Adige sino a Resia, che ri-, calcava 1'antica via Claudia Augusta42.

40 Fratris Felicis Fabri Evagatorium 71; J. GARBER, Die Reisen des Felix Faber durch Ti-

rol in den Jahren 1483 und 1484 (Schlern-Schriften 3) Innsbruck 1923. 41 HYE, Tirol und die Pilgerfahrt nach Santiago 133-135. L'autore delinea un percorso

per i pellegrini diretti a Santiago proveniente da Villach (chiesa dedicata a S. Giaco-

mo) attraverso la Pusteria, Innsbruck (il Duomo e dedicato al Santo) e il passo di Arl- berg (vedi qui nota 87). I pellegrini provenienti dagli itinerari piü orientali e diretti in Galizia potevano attraversare la Francia o collegarsi in val Padana nei pressi di Pavia

alla via Francigena, cfr. CAUCCI voN SAUCKEN, La Via Francigena e gli itinerari italia-

ni a Compostella 119-129, in part. p. 128. 42 Sulla via di comunicazione costituita dalla val d'Adige nell'alto Medioevo, con parti-

colare interesse per la conca di Bolzano, v. J. RIEDMIANN, Das Etschtal als Verbin- dungslinie zwischen Süd und Nord im Hohen Mittelalter (Bolzano. Dalle origini alla distruzione delle mura / Bozen. Von den Anfängen bis zur Schleifung der Stadt-

mauern) Bolzano 1991,149-15Z 1 due percorsi the collegavano Augusta e Venezia go-. dettero di un organizzato sistema di trasporti (Rodfuhr) per tutto il Medioevo sino alla seconda meta del XVII secolo con stazioni e fondachi (Ballhäuser, Pallhäuser) lungo il tragitto: STOLZ, Geschichte des Zollwesens 240-251; HYE, Grundzüge 1/68-1/ 70. Per i secc. XVI e XVI, v. B. ROECS, Reisende und Reisewege von Augsburg nach Venedig in der zweiten Hälfte des 16. und der ersten des 17. Jahrhunderts (LINDGREN, Alpenübergänge) 179-187.

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Se la strada del Brennero a nord di Bolzano fu praticabile con una certa comoditä solo a partire dalla seconda meta del XV secolo, le continue inondazioni e gli impaludamenti del fondovalle dell'Adige rendevano spesso assai precario il tratto tra Bolzano e Trento. Le paludi a nord di S. Michele costituirono per secoli un confine naturale tra le terre te- desche e quelle italiane43. Il torrente Noce, sulla destra dell'Adige, sino alla deviazione del 1852 che lo fece immettere nell'Adige a valle di Zambana, sfociava infatti di fronte a S. Michele, creando in tempo di

piena riflussi che giungevano ad inondare persino Egna44. Fu certamente un'esondazione dell'Adige a costringere Albrecht Dürer

nel suo primo viaggio da Norimberga a Venezia nell'autunno 1494 ad abbandonare la valle a Salorno/Salurn e proseguire per la Valsugana at- traverso la val di Cembra45. Cosi anche Gotschalcus - il cui viaggio e menzionato dal Chronicon Benedictoburanum - provenendo da sud, nelle vicinanze dello sbocco dell'Avisio nell'Adige (iuxta fluvium Evis) a causa dell'esondazione di quest'ultimo lasciö il fondovalle salendo a Faedo e seguitando per viam satis duram quae semita Karoli dicitur che correva lungo la valle Sauch e iuxta Salurnum castellum riscese all'altezza di Laghetti/Laag46. I lavori lungo Passe della valle dell'Adige sono ben documentati a par- tire dalla seconda meta del XIII secolo, con un particolare interesse per la strata de Ultramonte, que venit per canalem Athesis, ovvero per la

maggiore via di comunicazione con l'Oltralpe, soprattutto dal punto di

vista commerciale, da Venezia e Verona47 Se furono dunque gli assi dell'Adige e dell'Isarco a costituire i percorsi del traffico medievale lungo i tracciati di ereditä romana, controllati da

punti fortificati, castelli e dogane - dove venivano riscossi dai viaggia-

43 G. B. TRENER, Di alcuni laghi scomparsi nel Trentino (Studi Trentini di Scienze Sto- riche. Scritti geografici e geologici I) Trento 1957,74-80; V. MALFER, Überschwem-

mungen im Bozner Unterland (Der Schlern 43) 1969,313-321. 44 M. COLTORTI, L'evoluzione geomorfologica del paesaggio (E. CAVADA, a cura di,

Archeologia a Mezzocorona. Documenti per la storia del popolamento rustico di eta romana nell'area atesina) Mezzocorona 1994,23-29.

45 E. ANTONELLI, Segonzano e Sevignano in valle di Cembra, Trento 1982, p. 123. 46 MGH Scriptores IX, pp. 224-229. 47 J. RIEDMANN, Die Beziehungen der Grafen und Landesfürsten von Tirol zu Italien bis

zum Jahre 1335 (Österreichische Akademie der Wissenschaften, Phil. -hist. Klasse 307) Wien 1977, p. 115 ss.; RIEDMANN, Das Etschtal 154.

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tori pedaggi e percentuali sulle mercils - difficoltä ed esigenze di vario tipo inducevano spesso viandanti e pellegrini a seguire lunghe ed im-

pervie deviazioni, costituendosi nel tempo una fitta rete viaria seconda- ria alternativa. La crescita economica ed urbanistica di abitati posti lungo la via di

maggior flusso commerciale, come Egna/Neumarkt (anche scalo fluvia- le lungo 1'Adige, navigabile a partire da Bronzolo/Branzoll) e Bolzano, documentati come borghi rispettivamente nel 1189 e nel 1191, sedi di

mercato e di dazio per le merci in transito, oltre che di raccolta per le

merci locali49, determinb certamente 1'afflusso anche di pellegrini. 11 numero dei pellegrini dovette moltiplicarsi nel corso del XII e XIII

secolo, come testimonia la costruzione di numerosi ospedali nei centri di nuova formazione e di ospizi lungo i percorsi principali, i quali perö sorsero contemporaneamente anche lungo quelli secondari, anche i piü disagevoli. Assai interessante e comunque come le nuove fondazioni

urbane come Vipiteno, Bolzano, Egna, cosi come localitä legate a parti- colari funzioni, come quella della dogana di Colma, si collegano per posizione e distanze alle stazioni di epoca romana, conseivando, a di-

stanza di secoli e con una continuitä di frequentazione difficilmente documentabile, l'antica valenza insediativa. Sono situati lungo le vie di grande traffico i maggiori insediamenti degli

ordini monastici benedettini e agostiniani delle diocesi di Trento, Bres-

48 O. STOLz, Geschichte des Zollwesens; A. GORFER, Guida dei castelli del Trentino, Trento 1985; A. e G. GoRFER, La regione dell'Adige, Gardolo (Tn) 1988, p. 138. G. CoNTA, Egna/Neumarkt (I luoghi dell'Arte III: Oltradige e Bassa Atesina) Bolza-

no 1994,253-261. La navigazione fluviale su zattere, effettuata a nord sino a Bronzo- lo, era legata principalmente al trasporto delle merci, e in particolare del legname the giungeva nei pressi dell'Adige lungo i torrenti laterali per fluitazione, ma costituiva spesso per i viandanti una valida alternativa al percorso terrestre. Risale al 1181 la te- stimonianza campo de Egna ubi rates preparantur. F. -H. HYE, Neumarkt. Histori-

sches Antlitz eines trientnisch-tirolischen �Burgum" (jahrb. d. Südtiroler Kulturin-

stitutes 9) Bozen 1980, p. 128,137-141. Sulla navigabilitä dell'Adige: E. PASOLLI, Die Floß- und Schiffahrt auf der Etsch (Der Schlern 9) 1928, p. 227; G. CANALI, I trasporti sull'Adige da Bronzolo a Verona e gli spedizionieri di Sacco (Archivio per l'Alto Adi-

ge 3IXXIV) 1939,273-402; H. GRrrsCH, Schiffahrt auf Etsch und Inn (LINDGREN, Al-

penübergänge) 60; C. BASSI, I trasporti fluviali in Trentino-Alto Adige durante I'etä

romana (Strade romane. Percorsi e infrastrutture. Atlante tematico di topografia anti- ca 2) Roma 1993,237-248. Sulfa fondazione di Bolzano v. N. RASMSO, Notizie sulle origini e sullo sviluppo del centro storico, Bolzano 1976; F. -H. HYE, Die Gründung

von Bozen - gesehen im Rahmen der hochmittelalterlichen Stadtgründungen in Tirol (Bolzano. Dalle origini ...

) 191-202; H. OBERMAIR, Bozner Urkundenwesen des Mit-

telalters und die Gründung der städtischen Siedlung Bozen (ibid. ) 159-190.

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I

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sanone e Coira/Chur50, i quali insieme alla principale attivitä di cate- chesi della popolazione locale'e di accrescimento del prestigio dell'or- dine offrivano caritä e assistenza ai viandanti e ai malatist. Anche nella regione la costruzione di strutture ricettive quali gli ospizi e gli ospedali rispose all'esigenza di far fronte all'aumentata richiesta di ricovero e di assistenza di un maggior flusso di viaggiatori e precipua- mente di pellegrini. Essi sono raramente emanazioni degli ordini mag- giori, anche se spesso vengono loro affidati dall'autoritä ecclesiastica o civile. Si tratta di congregazioni laiche, confraternite riunite sotto un generico spirito di solidarietä in nome del Cristo, o anche semplice- mente associazioni umanitarie finanziate dalla generositä dei privati e dei nobili attraverso lasciti e donazioni. Anche gli ordini cavallereschi, la cui nascita e legata al clima religioso delle Crociate, svolgono un ruo- lo parallelo nella fondazione o nella gestione di ospitali nella regione, come 1'ordine dei Cavalieri Teutonici, a cui vengono affidati tre ospizi sorti in precedenza per iniziativa privata52. Se delle strutture ricettive sorte piü o meno spontaneamente si conser- vano rare notizie, di altre, promosse dalle maggiori autoritä ecclesia- stiche, conosciamo la data di fondazione, le vicende e in alcuni casi gli ordinamenti a cui era improntata 1'accoglienza e 1'ospitalitä: certo in una visione complessiva in ambito regionale tali ospizi mostrano di in- tegrarsi agli altri luoghi di ricovero esistenti in centri urbani o monasti- ci, costituendo una rete di punti di sosta dislocati anche in valli imper- vie e sui passi minori53.

so Stifte und Klöster. Entwicklung und Bedeutung im Kulturleben Südtirols (Jahrbuch des Südtiroler Kulturinstitutes 2) Bozen 1962; F. CARAMELLE - R. FRISCHAUF, Die Stifte und Klöster Tirols, Innsbruck-Wien-Bozen 1985. Assai stimolanti sono le con- siderazioni svolte nell'indagine sulla fondazione di monasteri nel rapporto strada-po- tere di G. SERGI, Monasteri sulle strade del potere. Progetti di intervento sul paesag- gio politico medievale fra le Alpi e la pianura (Quaderni storici 61) 1986,33-56.

51 Precise ed esaustive sono le prescrizioni relative all'accoglimento degli ospiti, con particolare riguardo ai poveri e ai pellegrini nella Regula Benedicti. V. Th. SCHULER, Gastlichkeit in karolingischen Benediktinerklöstern. Anspruch und Wirklichkeit (PEYER, Gastfreundschaft, Taverne und Gasthaus) 21-36.

52 F. -H. HYE, Auf den Spuren des Deutschen Ordens in Tirol, Bozen 1991, p. 10. 53 L. GNESDA, Gli ospizi nelle Dolomiti, Firenze 1979; G. JENAL, Die geistlichen Ge-

meinschaften in Trentino-Alto Adige bis zu den Gründungen der Bettelorden (Atti Accademia Roveretana degli Agiati 235) Rovereto 1986,309-370 (sugli ospizi in part. pp. 366-369); ANDREOTTI GIOVANNINI 51-69; M. HAGGENMÜLLER 172-190.

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I piü antichi nella regione risalgono at XII secolo, con una maggiore diffusione net XIII, e la loro costruzione continua, piü sporadica, sino alle soglie del XVII secolo. Di alcuni si e persa ogni traccia, soprattutto nei percorsi secondari non piü frequentati net corso dei secoli, altri so- no stati inglobati in strutture posteriori. Assai significative sono le dediche strettamente legate at pellegrinaggio del Santo Sepolcro e delta Santa CroceS ; diffuse sono anche quelle del- lo Spirito Santo, di Maria in collegamento con S. Giovanni, dei Dodici Apostoli. I due ospizi piü antichi di Novacella/Neustift e di Chiusa/Klausen, eretti tra la II e la III Crociata, sono a pianta centrale su modello del Santo Sepolcro di Gerusalemme55. Si ricollega all'antico modello orien- tale del caravanserraglio con le costruzioni affacciate sul cortile interno a pianta quadrangolare 1'ospizio di S. Floriano/St. Florian56. Passando ad esaminare le principali strutture di ricovero ospitaliero distribuite net territorio, senza pretendere di darne un elenco esaustivo, provenendo da nord, lungo la strada del Brennero, it primo ospizio sor- geva a Vipiteno, nei pressi delta chiesa parrocchiale di S. Maria in Vibi- tin (Wipptal). Fondato net 1241 da Hugo von Taufers e dalla moglie Adelhaid in onore dello Spirito Santo ad sustentationem et recreatio- nem pauperum et peregrinorum57, esso venne a sostituire il piü antico ospizio eretto net 1234 e dedicato a Maria. Alla morte del marito Ade- laide net 1254 affidö 1'ospizio all'Ordine Teutonico; distrutto da un in- cendio net 1566, fu ricostruito net 158758. Un altro ospedale sorse �am

54 H. MANG, Die Verehrung des hl. Kreuzes seit 1900 Jahren (Der Schiern 32) 1958,168- 188.

55 L. BIASINI, Le architetture a pianta centrale in Alto Adige (XII-XIII secolo) (Tesi di laurea) Padova 1985-86,84-214; sull'architettura sacra degli ordini militari e il tempio del Santo Sepolcro v. R. PARDI, L'architettura sacra degli ordini militari (M. RONCET- TI - P. SCARPELLINI - F. TomiASI, a cura di, Templari e Ospitalieri in Italia. La chie- sa di San Bevignate a Perugia (Quaderni storici del Comune di Perugia 4) Milano 1987,27-37.

56 Sull'utilizzazione di tale modello architettonico v. HILTBRLINNER 20; PEYER, Gast- freundschaft, Taverne und Gasthaus p. XIII. In Grecia gli ospedali avevano la stessa pianta: O. HILTBRUNNER, Die ältesten Krankenhäuser (Hippokrates 39) 1968, p. 502 (per Epidauro).

57 HYE, Auf den Spuren des Deutschen Ordens 232. 58 C. VIESI, Sulla via del Brennero. Vipiteno e Colle Isarco, Roma 1925,64-65; HYE,

Auf den Spuren des Deutschen Ordens 231-235. Fa riflettere sull'ampiezza del feno- meno del passaggio dei viaggiatori e particolarmente dei pellegrini in cittä lo stemma the accanto all'aquila tirolese ha un pellegrino curvo.

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Platz" intorno al 1400, mentre di un terzo e conservata la cosiddetta chiesa dell'Ospedale del XIV secolo dedicata allo Spirito Santo59, Al centro di Bressanone nel sito dell'attuale Seminario Maggiore sorse nel 1157, al tempo del vescovo Hartmann (1140-1164) 1'ospedale della Santa Croce

�sull'isola", voluto dal canonico Richer (vescovo nel 1174- 78) e destinato specificatamente ai peregrini, pauperes et infirmi, mentre fuori delle mura, tra le attuali via Fienili e via Roma, quello di Santo Spirito fu costruito nella prima meta del XIV secolo con le offerte e le donazioni di privati cittadini60. Annesso all'abbazia di Novacella, fondata nel 1142 dal vescovo Art- mann, sorge ancora, ben leggibile nonostante le trasformazioni quattro- centesche, l'ospizio fatto erigere da Konrad von Rodank nel 1190, dedi-

cato at Redentore e quindi a S. Michele. La pianta centrale poligonale a 16 angoli, quasi circolare, si collega alla tipologia del Santo Sepolcro. Il piano terreno era destinato ad ospizio, mentre quello superiore con deambulatorio ospitava la cappellabt. A pianta centrale a tredici lobi - corrispondenti al Cristo e ai Dodici Apostoli -e 1'antica

�chiesa dell'ospedale", ovvero la chiesa di S. Seba-

stiano che sorge nei pressi di Chiusa, la quale faceva parte dell'ospizio fondato dallo stesso Konrad von Rodank nel 1208 (la cui costruzione si protrasse sino al 1222) e dedicato originariamente ai Dodici Apostoli (�Zwelfbotenhospital"). Dei due piani originari e accessibile solo quello superiore, essendo stato interrato quello inferiore a causa delle conti- nue alluvioni del vicino Isarco nella seconda metä del XV secolo, quan- do giä la parrocchia era stata trasferita al margine nord della cittä di Chiusa, accanto alla porta Bressanone. Net 1487 l'antica chiesa del-

59 F. HuTER, Die Anfänge der Spitäler von Sterzing (Innsbrucker Beiträge zur Kultur- wissenschaft 12) Innsbruck 1966,205-208. Per la chiesa dell'Ospedale, v. \iVEINGART- NER I, 123; CONTA, I luoghi dell'Arte II, 341-342. A. SPARBER, Die Bischofsstadt Brixen in ihrer geschichtlichen Entwicklung, Brixen 1979, p. 41; JENAL 367. Per la testimonianza, V. SANTIFALLER, Die Urkunden der Brixe-

ner Hochstiftsarchive 845-1295, Innsbruck 1929, p. 45; H. HEtss, Dall'Ospedale S. Spirito all'Ospizio Beato Artmanno, Bressanone 1985. A. SPARBER, Gründung und Anlage von Neustift (Stifte und Klöster) p. 62; M. PEINT-

NER, Kloster Neustift. Augustiner-Chorherren in Südtirol, Bozen 1985,12-16; JENAL 351.

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1'ospizio fu quindi consacrata al santo martire Sebastiano protettore contro la peste62. A Colma prendeva 1'avvio il ripido percorso sull'altopiano del Renon,

che costitui, come si e visto, il percorso obbligato per gran parte del Medioevo nel tratto inferiore della val d'Isarco sino a Bolzano. L'ospi-

zio di Longomoso/Lengmoos, a meta circa del tracciato, dedicato a Ma-

ria e all'Evangelista Giovanni, sorto grazie alla generositä di Wilhelm

von Velthurns, e menzionato per la prima volta nel 1211: in monte Riten

apud Lingemos fundati et incepti e specialiter ad refectionem pauperum per stratam de Riten transeuntium (e ancora nel 1232: hospitale sancte Marie sanctique Johannis in Ritano monte). Nel 1237-39 fu affidato al- 1'Ordine Teutonico cui ancor oggi appartiene63. A Bolzano, oltre all'ospitalitä offerta dal monastero agostiniano di Gries, passato quindi ai Benedettini di Muri, dal convento dei Domeni-

cani (dove sostö nel 1483 Felix Faber64) e dal convento dei Francescani,

e dal convento di Santa Maria in Augia (St. Maria in der Au), fondato

nel 1163 ed abbandonato nel 140565 Si contavano due ospizi piü antichi, quello di S. Spirito, che sorgeva di fronte all'odierna parrocchiale, e quello attiguo alla chiesa di S. Giovanni Evangelista. Quest'ultimo, fon- dato dal devoto cittadino Girold e dalla moglie Mathilde, sorgeva al- l'imbocco del ponte sull'Isarco: concesso all'Ordine Teutonico nel 1202, fu abbandonato agli inizi del XV secolo per la pericolositä del fiume66.

62 K. ATz - A. SCHATZ, Der deutsche Anteil des Bistums Trient I, Bozen 1903,6-87; A. SPARBER, Die Brixener Fürstbischöfe im Mittelalter, Bozen 1968, p. 76; BIASINI 196- 214; JENAL 367; F. -H. HYE, Die fürstbischöflich-brixnerische Stadt Klausen am Eisack (Österreich in Geschichte und Literatur 35) 1991,329-339. Sulla fondazione e la re- ciproca relazione dei tre piü antichi ospizi, ovvero quello della Santa Croce di Bressa-

none, di Novacella e di Chiusa, v. anche E. EGG, Rund um Klausen (Der Schiern 46) 1972,320-325. H. VON VOLTELINI, Beiträge zur Geschichte Tirols (Zeitschrift des Ferdinandeums für Tirol und Vorarlberg 33) 1889, p. 90; F. HLTFER, Tiroler Urkundenbuch 1,2, Inns- bruck 1949, n. 614; JENAL 367; HStt, Auf den Spuren des Deutschen Ordens 187-220; HYE, Grundzüge 151. Fratris Fellcis Fabri Evagatorium p. 71. JENAL 361 ss.; L. DAL Ri, Il convento agostiniano di Santa Maria in Augia a Bolzano. Relazione degli scavi (Tutela dei Beni Culturali in Alto Adige 1986) Bolzano 1988, 221-243. Giä nel 1273 viene definito con l'espressione in insula, the significa the giä allora era circondato dalle acque. E furono infatti i continui guasti causati dalle acque a determinarne l'abbandono. Per affrontare le gravose spese dei lavori di arginatura e consolidamento fu oggetto di diverse donazioni, tra le quali l'ospizio di Senale. VOLTELINI 93 ss.; JENAL 367; HYE, Auf den Spuren des Deutschen Ordens 76,78-79.

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Documentata come borgo sin dal 1189, Egna, a poco piü di 20 chiloine- tri a sud di Bolzano, era un centro assai fiorente dal punto di vista com- merciale, grazie anche al suo porto fluviale67 L'antico ospedale di S. Spirito, annesso alla chiesa di S. Gallo, risalente ai primi anni del XIII secolo e ricostruito nel 1336-39, sorgeva al di fuori del centro cittadi- no68.

Da Egna, superato il fiume, si raggiungeva la frequentata strada che per 1'Oltradige portava a Merano, dove sorgevano due ospedali dedicati al- lo Spirito Santo a Caldaro/Kaltern e ad Appiano/Eppan. Il primo, con 1'annessa chiesa all'Ospedale, fu fondato nel 1404 da Heinrich von Rot- tenburg, mentre il secondo fu eretto nel XV secolo a spese della comu- nitä fuori del paese di S. Paolo in direzione di Maderneto/Maderneid69. All'altezza di Egna si dipartiva la strada per la val di Fiemme/Fleimstal. Un ospizio al passo di S. Lugano e il convento dei SS. Gottardo e Leo- nardo a Tesero70 assicuravano il ricovero dei pellegrini, che proseguen- do oltre il passo Rolle potevano trovare caritatevole ospitalitä lungo l'i- tinerario per Feltre nel convento-ospitale benedettino di S. Martino di Castrozza, uno dei piü imponenti dell'intera regione dolomitica. Fon- dato nell'XI secolo, esso venne ad acquisire nel tempo un cospicuo pa- trimonio fondiario tale da permettere un'ampia assistenza ai numerosi viandanti71. Risale al 1169, e quindi ad epoca precedente alla fondazione del borgo di Egna, l'antico ospizio annesso alla chiesa di S. Floriano, a pochi chi- lometri a sud del paese72. Abbandonato ben presto per le frequenti inondazioni dell'Adige, fu trasferito nel XIII secolo poco lontano, piü a

67 V. nota 49. 68 Alcune strutture della chiesa sono state inglobate in un edificio privato: CONTA, I

luoghi dell'Arte III, 266. 69 K. F. ZANI, Rechtsgeschichte des Heilig-Geist-Spitals zu St. Pauls/Eppan (Der

Schlern 57) 1983,124-140; B. MAHLKNECHT, Eppan. Geschichte und Gegenwart, Ep- pan 1990, p. 305; L. ANDERGASSEN, Notizen zu Bau und Ausstattung der alten Pfarr- kirche zu Unserer Lieben Frau und ihrer umliegenden Kapellen unter besonderer Be- rücksichtigung der barocken Veränderungen (AA. VV., Kirche in Kaltern. Geschich- te, Kult und Kunst) Kaltern 1992,117-118.

70 0. BRENTARI, Guida del Trentino. Trentino orientale II, Bassano 1890-1902,17-18 (rist. anast. Bologna 1971); G. DEL VAT, Notizie ecclesiastiche della val di Fiemme, Borgo 1884,36-37; L. FELICETrt, Memorie storiche di Carano e S. Lugano nel Trenti- no, Trento 1928,81-85.

71 GNESDA 57-64.

72 ATZ-SCHATZ 162; JENAL 367

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monte. Per il suo buon stato di conservazione il cosiddetto �Klösterle" (conventino) dä una chiara idea sui criteri distributivi che caratterizza- vano un complesso di ricezione ospitale nel XIII secolo. Esso si svilup- pa intorno ad un cortile centrale protetto da alte mura: il corpo princi- pale ea due piani, mentre il dormitorio e attiguo alla navata della chie- sa, dal quale anche i malati potevano assistere alla messa. Per migliorare 1'acustica erano inoltre inseriti vasi acustici nelle pared del presbiterio. Sul cortile si affacciavano anche le stalle, i fienili e le cantine, mentre all'esterno si apriva un vasto recinto per i carriaggi73. A Salorno spesso si preferiva accorciare il percorso verso la Valsugana - che si rendeva necessario nel caso delle frequenti esondazioni dell'Adi-

ge - attraverso la valle di Cembra, proseguendo per Albiano, dove un ospizio e testimoniato a partire dal 1314, e quindi per Civezzano74. Proseguendo lungo la val d'Adige, a sud di Salorno, ormai in territorio trentino, sorge 1'antico convento di S. Michele, fondato dagli Ago- stiniani dell'abbazia di Novacella nel 1144, notevole per posizione geo- grafica, potere patrimoniale e istituzione giuridica, una delle tappe, come vedremo piü avanti, piü frequentate dai pellegrini provenienti dall'Oltralpe. Soppresso nel 1807, ospita il Museo provinciale degli usi e costumi della gente trentina75. Ritornando nella media valle dell'Isarco, dove si innesta la direttrice della val Pusteria, lungo quest'ultima a S. Lorenzo di Sebato/St. Loren- zen, nei pressi dell'antico monastero benedettino di Sonnenburg/Castel Badia, fondato nel 1018, sorge il complesso costituito dalla chiesa e dal- 1'ospizio, dedicato a S. Giovanni, una delle testimonianze meglio con- servate di questa tipologia architettonica di epoca romanica del XII se- colo76, A Brunico nel 1358 il ricco cittadino Heinrich der Stuck destine gli in- troiti dei suoi possedimenti alla fondazione di un ospedale, che fu co-

73 E. EGG, Kunst im Südtiroler Unterland, Bozen 1988, p. 20; CONTA, I luoghi dell'Arte III, 280-281.

74 G. VAJA, Memorie di Albiano, Trento 1920,9-10,71-72; GNESDA 49-52. 75 A. SPARBER, St. Michael an der Etsch (Stifte und Klöster) 336-342; S. \VEBER, La pre-

positura agostiniana di S. Michele all'Adige, Trento 1978; JENAL 359-361; A. GORFER, Le valli del Trentino. Trentino orientate, Calliano (Tn) 1977,386-392.

76 Per l'ospizio, v. E. THEtt., Kloster Sonnenburg bei St. Lorenzen (Laurin Kunstführer 30) Bozen 1980,42-46. Per il monastero, v. H. STEMBERGER, Aus der Geschichte des Klosters Sonnenburg (Stifte und Klöster) 364-375; JENAL 322-328.

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struito nel 137577 Un ospizio fu eretto nel 1501 da Johann Messer-

schmiedt a S. Candido/Innichen, sede di un'abbazia benedettina del- 1'anno 76978. Dalla Pusteria si raggiungeva attraverso la val di Landro/Höhlensteintal

-a Carbonin/Schluderbach sorgeva un ospizio attestato nel 122679 - lungo un percorso assai frequentato per tutto il Medioevo. La cosiddet- ta Strada d'Alemagna proseguiva oltre Cortina d'Ampezzo per Belluno, Feltre e Treviso. A Ospitale d'Ampezzo ea Ospitale di Cadore sorge- vano due ricoveri, che hanno lasciato traccia nella toponomastica, mentre le confraternite dei Battuti ospitavano i pellegrini nelle cosid- dette

�scuole" a Cortina d'Ampezzo, della meta del XIV secolo, a S. Lucia di Vodo, della stessa epoca, eaS. Maria di Pieve di Cadore, giä esistente nel 133380. Un ospizio sorgeva accanto al santuario di S. Croce presso S. Leonar- do/St. Leonhard in val Badia/Gadertal, a 2043 metri d'altezza, dove

correva un percorso alternativo tra la Pusteria e 1'Agordino o il Cadore; esso e ancor oggi meta di pellegrinaggi8l. Un percorso assai battuto nel corso del Medioevo fu quello che collega gli alti bacini dell'Avisio e del Cordevole attraverso il passo di S. Pel- legrino, da dove si raggiungeva Moena: esso fu frequentato in special modo dai commercianti di ferro, carbone e legname provenienti dal Ve- neto e diretti a Moena e alle fiere di Bolzano. Un ospedale fu eretto nel 1358 sul passo, in un'area di proprietä della Regola di Moena. Nel do- cumento di donazione dell'area di montagna si afferma che con tale at- to si perseguiva lo scopo di costruire unum Hospitale in honore sancti Pelegrini, ut homines per ipsum Montem Alochi in eo valeant hospita- ri82.

77 H. STEMBERGER, Aus J. N. Tinkhauser's Brunecker Chronik (Brunecker Buch. Festschrift zur 700 Jahr-Feier der Stadthebung (Schlern-Schriften 152) Innsbruck 1956,52-53. V. anche J. N. Tinkhauser's Brunecker Chronik 1834, hsg. von H. STEM- BERGER, Bozen 1981,62-64.

78 K. WOLFSGRUBER, Das Stift Innichen (Stifte und Klöster) 33-52; JENAL 311-322; GNESDA 16.

79 G. TINKHAUSER, Beschreibung der Diöcese Brixen I, Brixen 1855, p. 472. 80 G. RIGHEBUONO, Storia di Cortina d'Ampezzo. Studi e documenti dalle origini al

1915, Milano 1975,140-142; G. FABBIANI, Le Frad'es ei Battuti in Cadore (Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore 46) 1975,69-82.

81 La piü antica testimonianza relativa all'ospizio risale al 1511 (GNESDA 16). ' 82 L. FELIGETn, L'ospizio di S. Pellegrino presso Moena nel Trentino. Memorie stori-

che, Cavalese 1906; GNESDA 65-74. La pergamena originale di fondazione e conservata

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Passando sul lato sinistro della valle dell'Isarco, l'itinerario che da Vipi- teno conduce in val Passiria/Passeier e quindi nella conca di Merano, un percorso che ricalcava un antico tracciato preistorico, e quindi ro- mano, costitui per tutto il Medioevo - sino alla costruzione del

�Kun- tersweg" - un'alternativa a quello lungo la valle dell'Isarco e la media valle dell'Adige83. Sul passo di Monte Giovo/Jaufenpaß (m 2094), sorgeva la cosiddetta

�Sterzinger Jaufenhaus", un'osteria-ricovero condotto nel 1291, a quan-

do risale la piü antica testimonianza, da un certo Wernerius de Juvone, e 1'annessa cappella. Nel 1700 fu eretta a sud del passo la

�Passeier Jau- fenhaus", nella quale vigeva l'obbligo di soccorrere i viandanti in caso di necessitä84. Ai piedi del passo convergeva anche 1'antico sentiero che attraverso il passo del Rombo/Timmelsjoch (m 2491), documentato a partire dal 1241, conduce nell'Otztal e nella direzione del Fernpaß85. Assistenza ai pellegrini era certamente offerta a S. Leonardo di Passiria/ St. Leonhard in Passeier dove la parrocchiale dedicata al Santo fu con- cessa nel 1219 all'Ordine Teutonico: tra i compiti fondamentali della re- gola era proprio la cura dei pellegrini diretti in Terrasanta86. Al di lä del

passo del Giovo, a Vipiteno, sorgeva, come abbiamo visto, un hospitium

ad essi destinato. Al passo di Resia (m 1507) convergevano sia la strada che proveniva da Innsbruck, sia quella che vi si collegava giungendo dal Fernpaß (lungo

nell'archivio della canonica di Moena: F. GHETrA, La valle di Fassa. Contributi e do- cumenti, Trento 1974,366-368; F. G1ETrA, La pergamena di consacrazione della chie- sa di S. Croce in val Badia dell'anno 1484 (Studi Trentini di Scienze Storiche 54/4) 1975,476-486.

83 SCHMIEDT 149-150; H. MENARA, Südtiroler Urwege, Bozen 1984,126-128; Ch. GUF- LER, Passeier (Tiroler Gebietsführer 36) Bozen 1983,167-172.

84 O. STOLZ, Verkehrsgeschichte des taufen (Schlern-Schriften 12) Innsbruck 1927, p. 127 ss.; E. WIDNtosER (hsg. ), taufen, Jaufenhäuser (Südtirol A-Z, II) München 1983, p. 314. L'attraversamento del passo nell'inverno del 1342 di Ludovico il Bavaro e del figlio Ludovico di Brandeburgo in occasione del matrimonio di quest'ultimo con Margherita Maultasch, supposto e descritto da alcuni storici, tra cui anche A. HUBER, Geschichte der Vereinigung Tirols mit Österreich, Innsbruck 1864, p. 38, e stato rico- nosciuto con determinanti argomentazioni assolutamente infondato da F. -H. HYE, Mittelalterliche Sekundärverbindungen auf Tiroler Boden, v. negli stessi Atti p. 132 ss.

85 W. STAFFLER, Zur Verkehrsgeschichte des Timmelsjoches (Der Schlern 31) 1957,453- 462.

86 HYE, Auf den Spuren des Deutschen Ordens 269-285.

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1'antica Claudia Augusta), ma anche quella che dalla Svizzera attraver- sava 1'Arlbergpaß (dove fu fondato un ospizio nel 1385 c. )87. A poca distanza dal passo di Resia sorse nella prima meta del XII seco- lo per volere di Ulrich Primele di Burgusio/Burgeis 1'ospitale di S. Va- lentino alla Muta, con una cappella dedicata nel 1140 al santo protettore degli infermi Valentino, e del quale abbiamo la ventura di conoscere gli statuti che regolavano 1'accoglimento di pilgrein und arme leut

... die

vielleicht krank, plöd, nagkat, plozz oder arbaitsalig wären88. Ad una dozzina di chilometri piü a sud 1'abbazia benedettina di Monte Maria/Kloster Marienberg (m 1335), la piü alta d'Europa di quest'ordi- ne, fu fondata nel 1150 dal nobile Ulrich von Tarasp e dalla moglie Uta,

che mori nel corso di un pellegrinaggio in Terrasanta. Se non ci sono note strutture predisposte specificatamente all'accoglienza dei pellegri- ni e dei viandanti, la caritä e 1'assistenza erano altresi fondamentali per la regola benedettina89. Lungo il ramo stradale che attaverso la val di Tubre e la val Monastero

porta in Engadina 1'antica chiesa di S. Giovanni a Tubre/Taufers im Münstertal, che la tradizione fa risalire al IX secolo, ricostruita nel XII, fu ampliata e sopraelevata nel secolo seguente, accogliendo al piano su- periore un ospizio, testimoniato per la prima volta nel 1259: esso pre- senta caratteristiche analoghe a quello di Laghetti/Laag90.

87 Nel registro delle offerte e degli stemmi dei benefattori dell' ospizio, dedicato a S. Cristoforo, in un raro manoscritto del 1522-48, opera del pittore Vigil Raber di Vipi- teno, si fa menzione dei pellegrini, evidentemente di passaggio lungo questo itinera- rio: K. FISCHNALER, Vigil Rabers Wappenbuch der Arlberger-Bruderschaft in Weimar (Ausgewählte Schriften II) Innsbruck 1937, p. 65 ss.; HYE, Tirol und die Pilgerfahrt nach Santiago 134-135.

88 GoswiN, Chronik des Stiftes Marienberg, hsg. B. SCHWITZER (Tirolische Geschichts-

quellen 2) Innsbruck 1880, p. 232; Archivio Com. di S. Valentino alla Muta, Incarta-

menti dell'Ospedale dal 1747 al 1776, cit. in HAGGENMÜLLER 177. Vedi P. RAINER, Zur Geschichte des Hospizes St. Valentin a. d. Haide (Der Schlern 47) 1973,124-128; J. RAMPOLD, Vinschgau, Bozen 1986,147-148; F. ANGERER - O. PIDER (hsg. ), Fest-

schrift 100 Jahre Freiwillige Feuerwehr St. Valentin a. d. Halde (1888-1988), St. Valen-

tin a. d. Halde 1988.

89 Sulle origini si ha la cronaca della seconda meta del XIV secolo di GOSWIN (op. Cit. ); J. Joos, Entstehung und Auftrag des Klosters Marienberg (Stifte und Klöster) 177- 121; JENAL 328-342.

90 J. WEINGARTNER, Die Kunstdenkmäler Südtirols II, Bozen-Innsbruck-Wien 71991,

p. 913.

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Al di lä dell'attuale confine italo-svizzero 1'antica abbazia benedettina di S. Giovanni a Monastero/Müstair sin dal IX secolo dovette costituire un fondamentale appoggio ai viaggiatori e pellegrini che percorrevano la va1 Monastero91. Lungo la val Venosta la chiesa e la parrocchia di Silandro/Schlanders fu donata nel 1235 da11'imperatore Federico II, anche re di Gerusalemme, all'Ordine Teutonico, per promuovere, insieme alla cura dei piü biso- gnosi, il pellegrinaggio in Terrasanta:

... pro subventione Terre Sancte et refectione pauperum ....

Un ospizio-ospedale dedicato al S. Spirito sor- geva a Laces/Latsch, mentre a Merano i: attestato agli inizi del XIV se- colo un ricovero ospitaliero nei pressi del ponte sul Passirio92. Lungo 1'itinerario che mette in comunicazione Merano e la val d'Adige con la val di Non sorgeva ai piedi del passo delle Palade/Gampenjoch un ospizio dedicato alla Madonna di Senale, trasformatosi con il tempo in un noto santuario: retto da monaci dell'ordine agostiniano, e men- zionato per la prima volta in una bolla papale del 1185; nel 1321 fu in- corporato nel monastero di Gries93. Proseguendo oltre Fondo sorgevano presso Revb e presso Romeno i due ricoveri di S. Biagio e di S. Tommaso del XII secolo, collegati anche alla strada per la Mendola e quindi con la conca di Bolzano. Sul passo del Tonale, tra la val di Sole e la val Camonica, 1'ospizio dedicato a S. Bartolomeo fu eretto nel 112794. Accanto alle strutture conventuali e ospedaliere, che solitamente aveva- no una capacitä limitata, anche i pellegrini, sempre piü numerosi, si ri- volsero a quelle alberghiere. Gli alberghi altoatesini, situati soprattutto nei centri posti lungo la strada del Brennero ebbero fama sin dall'epoca

91 L. BIRCHLER, Müstair - Münster, München-Zürich 1970. 92 J. RIEDMANN, Schlanders im Mittelalter und in der Neuzeit (Der Schiern 51) 1977,

420-443; HYE, Auf den Spuren des Deutschen Ordens 287-305; VOLTELINI 91. 93 V. INAMA, Storia delle Valli di Non e di Sole nel Trentino dalle origini fino al secolo

XVI, Trento 1905,259-271; A. TRAFOJER, Das Kloster Gries, Bozen 1982,184-186; DOLLINGER 93-95.

94 Esso fu soppresso dal cardinale Madruzzo nel 1593: VOLTELINI 85; Q. BEZZI, La Val di Sole, Calliano (Tn) 1875,158-159; B. DEL PERO, Geschichte des Hospizes auf dem Tonalepaß (Der Schlern 14) 1933,288-289.

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. medievale. Di essi il viaggiatore aveva immediata percezione attraverso le insegne in legno o in ferro battuto poste sul fronte dell'edificio95. Alberghi e locande sono menzionati nei loro resoconti di viaggio dai

pellegrini piü abbienti, spesso con interessanti note sulla qualitä dei

servizi, come il vescovo di Passavia/Passau NVolfger von Ellenbrechts- kirchen, che attraversb la regione intorno al 120496, o Felix Faber nel 148397 La nobile Ludovika von Ottingen-Spielberg nel novembre 1672

si fermb a pranzare a Salorno all'albergo �Krone", mentre la sera trovb alloggio a Trento all'alberga al pesce del patrone Georgio Seiller; il ba-

rone Johann Joseph Christoph Vöhlin nel 1700 trovb assai caro il conto del pranzo all'albergo �Zum schwarzen Adler" di Vipiteno98. Se gli ospizi ed in genere i ricoveri ospitalieri rappresentavano 1'indi-

spensabile conforto per il pellegrino nel corso del viaggio, che vi trova- va alloggio, vitto e cure, le chiese poste lungo le strade -e per la mag- gior parte sorte tra il XIII e il XIV secolo - costituivano una fonte di

ristoro e di incoraggiamento per 1'anima del fedele. Nell'insidiosa mor- fologia montana una funzione rassicurante, oltre che orientativa, era inoltre costituita da una sequela di tabernacoli, cappelle, croci, che indi-

cavano i sentieri da seguire. Lo stretto collegamento degli edifici e dei segnacoli religiosi posti lun-

go i tracciati ei viandanti e specificatamente i pellegrini e dimostrato dalle numerose dediche ai santi protettori dei pellegrini, dei viaggiatori e dei mercanti, quali S. Giacomo, S. Nicolb, S. Cristoforo, S. Leonardo, S. Rocco, S. Martino, S. Bartolomeo, S. Giovanni, S. Valentino, i Re Magi e Maria Assunta. S. Cristoforo in particolare e diffusamente rap- presentato, spesso in dimensioni gigantesche, sulle pared di chiese ed edifici affacciate sulla strada a protezione del viandante99.

95 H. FRASS - F. RIEDL, Historische Gaststätten in Tirol. Nord-, Ost- und Südtirol, Bo- zen-Innsbruck-Wien 1974; G. HÖRWARTER, Wirtshausschilder in Südtirol. Sinnbilder traditionsreicher und gepflegter Gastlichkeit, Lana 1983. Sappiamo the ad esempio Bolzano intorno al 1550 aveva 70 alberghi per una popolazione di 5000 abitanti. Si co- noscono interessanti dati su soggiorni in alberghi di Trento di pellegrini del XV e del XVI secolo, raccolti da E. Fox, Storia delle osterie trentine, Trento 1975; ANDREOTTI GIOVANNINI 17-18. V. nota 111; v. anche SZABÖ 80-81. V. nota 118. HAGGENMÜLLER 183,186.

H. FINK, Die Kirchenpatrozinien Tirols, Passau 1928,158-188; 216-220; P. GIRARDIN, Les passages alpestres en liaison avec les abbayes, les pelerinages et les saints de la

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Se lo studio della toponomastica religiosa pub portare a risultati molto interessanti, particolarmente significativa in questo contesto e la dedica di numerose chiese e cappelle al santo protettore dei pellegrini per ec- cellenza, ovvero S. Giacomo, venerato a Santiago di Compostela, una delle tre mete delle peregrinationes maiores, e che nella regione e ben documentata soprattutto lungo gli itinerari piü percorsi da quel pelle- grinaggio che abbiamo definito

�di passaggio". Disposte con maggiore concentrazione lungo la bassa valle dell'Isarco e la val Pusteria, ma pre- senti, anche se piü sporadicamente, lungo tutti i tracciati maggiori - ma anche in minori di collegamento - esse risalgono in gran numero giä al XII-XIII secolo, anche se spesso sono state oggetto di una ricostruzio- ne nel corso del XV secolo. Nelle chiese a lui dedicate il Santo e solitamente rappresentato - in di-

pinti o composizioni plastiche - nella veste di pellegrino, con 1'ampia

mantella di ruvido tessuto (pellegrina, o schiavina, o ancora sanrocchi- no), il cappello-a larga tesa legato sotto il mento (petaso), la bisaccia di

pelle appesa alla vita, il bastone da viandante (in legno con la punta me- tallica, il cosiddetto bordone) e le caratteristiche conchiglie galiziane cucite sulla mantella che i pellegrini recavano in patria a ricordo ea di-

mostrazione del viaggio compiuto. Oltre alla rappresentazione del San-

to, nelle chiese compaiono raffigurazioni di miracoli a lui attribuiti, tra i quali non a caso ha una particolare diffusione quello legato ad una vi- cenda i cui protagonisti sono pellegrini diretti a Santiagoloo. . A S. Giacomo e dedicata, nell'alta val d'Isarco, la chiesa di Tunes/ Thuins presso Vipiteno. Sullo stemma sovrastante il portale tardogotico sono rappresentati i simboli di S. Giacomo, ovvero due bastoni da vian- dante incrociati e una conchiglia con la data 1511. Uno stemma analogo, accompagnato da un'iscrizione in cui e menzionata la

... pruederschaft sant iacob ...

(1515) e apposto su una colonna della chiesa parrocchiale

montagne (Geographica Helvetica II) 1947,65-74,71-72; K. GRUBER, Südtiroler Hei- ligenhimmel. Namenspatrone in der heimischen Kunst, Bozen 1991. Sulle edicole e tabernacoli viari v. W. AUER -j. STOCK, Bildstöcke und \Vegzeichen in Tirol, Inns- bruck-Wien 1990. Per la rappresentazione di S. Cristoforo: J. GRITSCH, Christopho-

rus-Bilder aus Tirol. Ein Kapitel der mittelalterlichen Verkehrs- und Kunstgeschich-

te (Schlern-Schriften 77) Innsbruck 1951,77-91; R. SOTRIFFER, St. Christophorus in Südtirol, Bozen 1991. Vedi piü sotto, e nota 102. 100

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di Vipiteno: essi attestano la presenza a Vipiteno di una Confraternita di S. Giacomo, formata presumibilmente da ex pellegrini101. Nella vicina val di Vizze/Pfitsch al Santo e consacrata la chiesa di San Giacomo/St. Jakob, la localitä che da essa ha preso il nome. Proseguendo verso sud tra le piü note chiese dedicate a S. Giacomo nei dintorni di Bressanone sono quelle di La Mara/Mahr presso Scezze/ Tschötsch (con un ciclo affrescato della leggenda di S. Giacomo e del- 1'impiccato, legata alle vicende di una famiglia in pellegrinaggio verso Compostela)102, di Naz/Natz, di Eores/Afers, mentre presso Chiusa/ Klausen e quella di Lazfons/Latzfons. Nella val di Funes/Villnöss sorge la chiesa di S. Giacomo

�am Joch", e al Santo e dedicata la chies'a di Ce-

ves/Tschöfas presso Laion/Lajen tra la val d'Isarco e la val Gardena/ Gröden. Tra la val di Luson/Lüsen e di Funes/Villnöss attraverso Onies/Onach per S. Lorenzo/St. Lorenzen sorge il cosiddetto �Jakobs- stöckl", a 2008 metri d'altezza. In val Pusteria, oltre alla chiesa di Onies/Onach hanno il patronato di S. Giacomo le chiese di Nessano/Nasen (Valdaora di Sotto/Nieder-

olang), di Maranza/Meransen sopra Rio di Pusteria/Mühlbach lungo 1'itinerario che porta a Vipiteno, di Teodone/Dietenheim presso Bruni-

co/Bruneck, oltre alla cappella del cimitero presso Tesido/Taisten. In

val Aurina/Ahrntal sorgono quelle di S. Giacomo/St. Jakob in Ahrn e di Riobianco/Weißenbach im Ahrntal. In val Badia/Abteital e dedicata al Santo galiziano la chiesa di Badia/ Abtei, in val Gardena quella di S. Giacomo/St. Jakob in Gröden, mentre sopra Ponte Gardena/Waidbruck sul percorso dell'altopiano del Renon, lungo 1'antica strada �degli

imperatori" sorge quella di Barbiano/Bar- bian. Negli immediati dintorni di Bolzano sono dedicate al Santo le chiese di S. Giacomo/St. Jakob in der Au e di

�am Sand" sopra Gries. Accanto al

101 L'esistenza di tali confraternite ci 'e nota in Italia sin dal 1120, come risulta nella Hi- storia Compostelana (Lib. II; cap. 15); v. CAUCCI VON SAUCKEN 119. Sulla diffusione delle Confraternite di S. Giacomo, the avevano lo scopo precipuo di aiutare i pelle- grini, promuovendo anche la costruzione di ospizi, v. CARLEN 167-171. Alla confra- ternita di Vipiteno accenna senza attribuirne ideali e funzione A. SPARSER, Grundriß der Sterzinger Pfarrgeschichte (Sterzinger Heimatbuch = Schlern-Schriften 232) Innsbruck 1965, p. 176; HYE, Tirol und die Pilgerfahrt nach Santiago 138-141, ritiene si tratti di una confraternita di artigiani.

102 H. SEELIGER, St. Jakob und die Hühnerlegende in der Kirche St. Jakob in der Mahr (Der Schlern 46) 1972,287-290.

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portale gotico della prima sono rappresentate a sanguigna delle con- chiglie a pettine, insieme ad una conchiglia perlifera vista evidentemen- te da un pellegrino in Orientelo3, Sull'altopiano di Meltina/Mölten e situata la chiesa di S. Giacomo di Lavena/Langfenn, mentre sull'altro lato dell'Adige e quella di Grissia- no/Grissian (Tesimo/Tisens) (con il ciclo affrescato della leggenda di S. Giacomo e dell'impiccato); in val Venosta gli e dedicata quella di Rablä/Rabland (Parcines/Partschins) e la cappella �am

Söleshof" a Glo- renza/Glurns. Nell'Oltradige/Überetsch sorge 1'antica chiesa di S. Giacomo in Castel- laz sopra Termeno/Tramin (anch'essa decorata con pregevoli affreschi relativi alla leggenda del Santo), mentre una chiesa e dedicata al Santo ad Aldino/Aldein sul percorso tra Ora e Monte S. Pietro/Petersberg. Lungo il percorso che da Egna porta a Cavalese ad Anterivo/Altrei sor- ge la chiesa dedicata unitamente a S. Giacomo eaS. Caterina. Sulla sponda destra dell'Adige a Birti/Birtihof (Vadena/Pfatten) si conserva solo il campanile romanico della chiesa consacrata ai Santi Giacomo e Maddalena, abbandonata a causa delle alluvioniloa. Nonostante le difficoltä di carattere logistico, strutturale, naturale ed economico si puö supporre che il traffico commerciale e privato si sia intensificato a partire dal XII secolo e sia progressivamente aumentato nei secoli successivi, sino ad una stabilizzazione nel secolo XVI. Cie ci viene testimoniato anche dai resoconti di viaggio di alcuni pel- legrini che a partire dalla fine del XII secolo attraversano la valle atesi- na seguendo tragitti divenuti ormai noti tramite la diffusione di itinera- ri (spesso compilati dagli stessi pellegrini nel corso del viaggio), mappe stradali, cartine da viaggio, con percorsi a livello europeo. Se il piü noto di tali strumenti di preparazione al viaggio e di consulta- zione per i pellegrini diretti al santuario galiziano, il Livre de Saint-

103 P. STACUL, Die Darstellung einer Perlmuschel an der Kirche St. Jakob in Sand bei Bozen (Der Schlern 56) 1982, p. 99. Per le chiese menzionate, v. J. WEINGARTNER, Die Kunstdenkmäler Südtirols I (Ei- sacktal, Pustertal, Ladinien), Bozen-Innsbruck Wien 71985; \VEINGARTNER, Die Kunstdenkmäler Südtirols II; CoNTA, I luoghi dell'Arte I (Bolzano, Media Val d'A- dige, Merano), Calliano (Tn) 1987; II, cit.; III, cit. Un elenco delle chiese, delle cap- pelle e degli altari dedicati a S. Giacomo in Austria, in Baviera e nella Svizzera tede- sea c in B. G. GRAF - H. G. KAUFMANN, Auf Jakobs Spuren in Bayern, Österreich

und in der Schweiz, Rosenheim 1993,133-135.

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Jaques (Codex Calixtinus), noto come �Guida dei pellegrini di Santia-

go", compilato nella prima meta del XII secolo, non contempla la nost- ra regione, essa e comunque indicativa per il tipo di informazioni che contiene. La guida, storica e stradale insieme, offre al lettore notizie su cittä ed ospizi, alcune di carattere artistico e naturalistico ed inoltre in- dicazioni precise su come arrivare alla meta. Vengono descritti lo stato delle strade, dei ponti, le eventuali deviazioni possibili, ma anche i mo- di di procacciarsi i viveri e il foraggio, lo stato delle locande e la qualitä dei cibi neue regioni attraversatelos. I resoconti di viaggio, compilati solitamente da pellegrini, spesso reli- giosi, e rielaborati al momento del ritorno, destinati ad amici o confra- telli, sono redatti in maniera piü o meno diffusa, con maggiore o mino- re ricchezza di informazioni e particolari. Nei testi si riflette la diversa

estrazione sociale e culturale degli autori che determina un differente

approccio nei confronti del viaggio e delle sue finalitä. Spesso, soprat- tutto nei testi piü antichi, si tratta di semplici elenchi delle localitä con I'eventuale distanza in miglia, su modello degli itinerari diffusi in epoca romana. I testi manoscritti ebbero evidentemente una divulgazione in ambienti circoscritti, mentre con l'introduzione della carta stampata il fenomeno

conobbe dimensioni ben piü vaste. Se la produzione letteraria legata al pellegrinaggio presenta le caratte- ristiche di uno specifico genere letterario che e quello piü ampio del

viaggio, il pellegrino ha altresi un bagaglio di valori che lo differenzia dagli altri viaggiatori, mossi spesso da precisi motivi economici o cultu- rali, ma anche da un piü ampio desiderio della conoscenza e della sco- perta106. Sono i significati religiosi ei vantaggi spirituali che se ne pos- sono trarre e non la bellezza dei monumenti e dei paesaggi a richiamare 1'attenzione del pellegrino, per il quale e la realtä simbolica ad imporsi

su quella naturale circostante. Tenendo ciö presente, e ben vero che nel corso del Medioevo lungo le vie della penisola egli venne a formulare la

propria immagine dei paesi attraversati, destinata ad essere trasmessa e

105 p. G. CAUCCI VON SAUGKEN, Guida del pellegrino di Santiago. Libro Quinto del Co- dex Calixtinus, Milano 1989; da ultimo, V. A. VON MANDACH, Neues zum �Pilgerfüh- rer der Jakobswege" (PLÖrz, Europäische Wege) 41-58.

]Ob C. DE SETA, L'Italia nello specchio del Grand Tour (Storia d'Italia, Annali 5) Torino 1982,130-138.

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quindi a costituire il tessuto della conoscenza della stessa nostra regio- ne fuori di essa107 Le testimonianze qui di seguito raccolte sono state scelte, tranne alcune eccezioni di pellegrini tirolesi, tra i resoconti di viaggi di pellegrini te- deschi e scandinavi, che hanno attraversato la regione, diretti verso sud, tra il XII e il XVI secolo. Senza indagare sulla permanenza o meno del- le idealitä religiose del pellegrinaggio e considerando essenzialmente i percorsi viari prescelti e le soste compiute si pub notare che nella regio- ne che abbiamo definito

�di passaggio" si assiste ad una interessante continuitä tra il pellegrinaggio medievale e il viaggio �rinascimentale", precursore del

�Grand Tour" seicentesco: nelle dotte guide di un Faber

o di un Rabus si intrecciano e si saldano le ragioni dell'esperienza spiri- tuale e di quella intellettuale, lungo percorsi che portano alla meta della cittä santa per eccellenza, e che diventerä tappa privilegiata per 1'ari- stocrazia e la ricca borghesia di tutta Europa108. In Alto Adige la prima testimonianza scritta di un viaggiatore che at- traversö la regione nel corso di un pellegrinaggio, e destinata ad essere utilizzata da chi vorrä ripercorrerlo, una vera antesignana per i secoli a venire, e di tutto rispetto: e stato infatti il poeta Venanzio Fortunato a lasciarci in versi concisi quanto efficaci la descrizione del suo percorso attraverso la regione compiuto nel 565 alla volta di Tours per esaudire un voto sulla tomba di S. Martino. Provenendo da Ravenna, attraverso la valle del Tagliamento e il passo di Monte Croce Carnico/Plöckenpaß Venanzio Fortunato attraversö la val Pusteria, caratterizzata dal corso impetuoso della Rienza e dagli inse- diamenti fortificati posti sui monti circostanti, e presumibilmente 1'alta val d'Isarco. A conclusione della Vita S. Martini, la cui stesura risale agli anni intorno al 573, egli indica lo stesso percorso seguito alcuni an- ni prima nella direzione inversa109.

107 Voglio cos! rimandare all'immagine della penisola nel mondo medievale, magistral- mente delineata nel suo saggio da J. LE GOFF, L'Italia fuori d'Italia. L'Italia nello specchio del Medioevo (Storia d'Italia 1I, 2) Torino 1974, pp. 1935-2006.

108 Vastissima e la letteratura di viaggio, per la quale rimando alla bibliografia ragionata di DE SETA, p. 127 nota 1; E. BIANCHI (a cura di), Geografie private. I resoconti di viaggio come lettura del territorio (Studi e Ricerche sul territorio 15) Milano 1985; G. BoTTA (a cura di), Cultura del viaggio. Ricostruzione storico-geografica del territo- rio (Studi e ricerche 36) Milano 1989.

109 MGH Auct. Antiq. IV, 368, vv. 640-649; CoNTA, II viaggio di Venanzio Fortunato, con bibl. prec.

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Pellegrini altoatesini diretti in Terrasanta sono documentati sin dal XII secolo, tra i quali la nobile moglie del fondatore dell'abbazia benedetti-

na di Monte Maria, Uta von Tarasp. Le prime notizie di pellegrini altoatesini diretti al santuario di S. Gia- como a Santiago di Compostela non ci sono di nessun aiuto sui percorsi compiuti. Esse presentano infatti una curiosa particolaritä, trattandosi di pellegrini che lo furono solo nello spirito e che non realizzarono il desiderio di andare a pregare sulla tomba del Santo. Un ministeriale di nome Udalscalch nel 1165-70 e un certo Ecchehard nel 1178-89, entrambi di Bressanone, effettuano delle donazioni di beni in sostituzione del non effettuato pellegrinaggio (dum quadam vice iret ad sanctum Iacobvm; ...

dum quodam tempore ad sanctum Iacobum ire vellet)11o. Wolfger von Ellenbrechtskirchen, vescovo di Passavia e poi patriarca di Aquileia, percorse nei suoi viaggi a Roma tra il 1191 e il 1218 piü volte la

val d'Adige, nominando tra Trento (Tridentum) e il Brennero Boze (Bolzano), Legenstein (Lengstein/Longostagno), Briscia (Bressanone)111. La tappa di Longostagno indica che il tratto inferiore della valle del- l'Isarco tra Bolzano e Ponte Gardena fu compiuto dal nobile pellegrino sull'altopiano del Renon. Ad un secolo pill tardi (1317) risale infatti la

costruzione della strada lungo il fondovalle pei dem Eysack, zwischen Botzen und Trostperch (Trostburg) da parte di Heinrich Kunteru2. Sotto forma di dialogo in latino tra due giovani letterati, Tirri e Firri,

sono composti gli itinerari per Roma e la Terrasanta contenuti negli Annales Stadenses. Compilati tra il 1240 e il L56 a cura di Albert von Stade, la cittä di partenza sita sull'estuario dell'Elba, essi costituiscono

110 O. REDLICH, Die Traditionsbücher des Hochstifts Brixen vom 10. bis in das 14. Jahr- hundert (Acta Tirolensia 1) Innsbruck 1886, p. 175, n. 499; p. 183, n. 519, cit. in HYE, Tirol und die Pilgerfahrt nach Santiago 131.

111 I. ZINGERLE, Die Reiserechnungen \Volfger's von Ellenbrechtskirchen, Bischofs von Passau, Patriarchen von Aquileia, Heilbronn 1877; H. HEGER, Das Lebenszeugnis Walthers von der Vogelweide. Die Reiserechnungen des Passauer Bischofs Wolfger

von Erla, Wien 1970, p. 96 ss. II nobile pellegrino curiosamente non fece tappa nel vi- cino ospizio di Longomoso/Lengmoos. A Longostagno/Lengstein risale presumibil- mente ad epoca medievale l'albergo poi noto con il nome di Schwaigerhof (sullo

stemma in pietra sulla facciata e apposta la data 1555); v. LINDGREN 178-179. Per il

suo soggiorno a Bolzano, ospite del vescovo Konrad di Rodeneck, v. RIEDMANN 153. 112 V. nota 39.

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la guida duecentesca piü completa per i pellegrini the dal nord Europa si dirigevano verso Roma e Gerusalemme113. Potevano essere seguiti tre diversi itinerari, quello occidentale, the at- traversava le Alpi al passo di Moncenisio, quello centrale, the correva lungo il Reno e superava il passo del Gran San Bernardo (lungo l'itine-

rario percorso nel 1154 circa dall'abate islandese Nikulas di Munkathve- ra114, ed infine quello orientale, the dal mare del Nord con direzione sud giungeva ad Augusta e quindi ad Innsbruck e al Brennero. Per il ritorno da Roma, tra le quattro vie possibili, viene indicata quella per vallem tarentinam (valle trentina, val d'Adige). Da Ravenna, attra- verso Rovigo, Padova e lungo il Brenta e la Valsugana si raggiungeva Tarentum (Trento), quindi Novum Forum (Egna), Francole (Bronzolo), Boz (Bolzano), Langesten (Longostagno), Clusa (Chiusa), Brixa (Bres- sanone), Stercinge (Vipiteno). La menzione del porto fluviale di Egna e di Bronzolo, capolinea della navigazione lungo l'Adige, potrebbe anche indicare the parte del viaggio fu effettuato lungo la via fluviale dove le ampie zattere adibite al trasporto di merci trasportavano all'occorrenza anche viaggiatori115. Una variante contempla invece di raggiungere via mare lungo la costa adriatica Venezia, da cui si prosegue per la valle del Piave e attraverso il passo di Monte Croce Carnico si giunge in val Pusteria (Pusterdal), rac- cordandosi quindi alla strada del Brennero. Quest'ultimo percorso vie- ne altresi vivamente sconsigliato per l'alto costo della vita e la pessima situazione dei ricoveri: ... et sic transibis Pusterdal carissima sunt tem- pora et mala hospitia. Ripercorre a grandi linee il tracciato orientale degli Annales Stadenses con partenza in questo caso da Lubecca, il maggior centro commerciale del mar Baltico sin dal XIII secolo, un itinerario norvegese per Roma dei primi anni del XIV secolo, il cosiddetto Hauksbok, giunto a not at- traverso una copia seicentesca. Il percorso, the risale al secolo prece- dente, e attestato in altre opere letterarie in antico norvegese, tra cui la Guthmundar Saga116. Per quanto riguarda il tratto the interessa la nostra ricerca, da Isinbrig- giu (Innsbruck) e Matran (Matrei), superato il passo del Brennero, nella

113 MGH Scriptores XVI, Hannoverae 1858,335-341; STOPANI 97-108. 11a V. nota 13. 115 V. nota 49. 116 SPRINGER 102-103; STOPANI 121-124.

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direzione delta valle dell'Adige (Trentu Daler), it viaggio procede per Sterting (Vipiteno), Brigdz (Bressanone), Kluz (Chiusa), Boz (Bolzano), da cui prosegue per Trentar (Trento) e Verona. La distanza tra le localitä e espressa in miglia germaniche (it miglio cor- risponde a km 7,5) sino a Trento, oltre la quale si procede con it com- puto del

�valskar [= welsch = italiano] mylur", in cui it miglio e pari a km 1,5. Diretto in Terrasanta, attraversa la regione net 1486 il cavaliere di Co- stanza Conrat von Grünenberg. Nell'itinerario percorso, che si conclu- de sulla terraferma a Venezia, dopo Innsbruck e menzionata Stertzing (Vipiteno), Kluss (Chiusa), Numarkt (Egna), Trient (Trento), Spital (Ospedaletto), Falters (Feltre)1I7 Dal racconto del colto cavaliere, che correda it suo diario manoscritto con numerosi disegni di cittä, persone, animali e soprattutto dei Luoghi Santi, i quali ancor oggi conservano i loro luminosi colori, emerge uno spirito curioso, sempre interessato a ciö che to circonda; paesi, persone, paesaggi sono descritti con partecipazione, e con precisione sono ap- puntate le tappe ei tempi del viaggio. Cosi sappiamo che egli intraprese il viaggio a cavallo insieme ad un gruppo di connazionali, come spesso era nell'uso: essi impiegarono sette settimane per arrivare da Costanza a Venezia e nove nella traversata sino a Giaffa sulla costa siriaca, da cui proseguirono per Gerusalemme. Dopo 26 giorni passati in Terrasanta

ed altre 13 settimane impiegate per it viaggio di ritorno, egli concluse it suo pellegrinaggio, come scrupolosamente annota nelle righe finali

... summa ausgewesen drei und dreißig Wochen. Il pellegrinaggio del padre domenicano Felix Faber alla guida di un gruppo di nobili tedeschi diretti in Terrasanta nel 1483 e stata 1'occasio-

ne per la descrizione piii vivace e completa di un itinerario attraverso il Tirolo che ci sia giunta in tutto 1'arco del tardo Medioevo. It religioso, nativo di Zurigo (1443), ma dal 1473 net convento domeni-

cano di Ulma, gran viaggiatore per conto dell'Ordine, anche in Italia, intraprese it suo primo viaggio in Terrasanta net 1480, quale accompa- gnatore del nobile Georg von Stein. Troppo rapido per soddisfare it suo spirito assetato di conoscenze, il viaggio fu ripetuto tre anni dopo at se- guito del nobile Johann von NYlaldburg e dei suoi accompagnatori.

117 J. GOLDFRIEDRICH, Ritter Grünembergs Pilgerfahrt ins heilige Land 1486, hsg. I. GOLDFRIEDRICH

- W. FRÄNZEL, Leipzig 1912, p. 14.

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Si deve al preciso proposito di riportare ai confratelli descrizioni e di-

segni dei Luoghi Santi il suo diario di viaggio, noto con il nome di Eva-

gatorium, che il religioso iniziö a stendere sin dalla sua partenza da Ul-

ma. Il suo manoscritto, dopo secoli di oblio, fu scoperto nella bibliote-

ca di Ulma nel 1840 e pubblicato nella lingua originale latina nel 1843118. Il racconto e vivace, pervaso da un'intensa gioia che il viaggio gli pro- cura per la possibilitä di conoscere e vivere paesi ed esperienze nuove. Se spesso ripete ingenuamente storie ed avvenimenti senza vagliarne l'autenticitä, o segue le fantasie del mito, come fa anche in Tirolo ri- costruendovi le gesta degli amati eroi, le descrizioni dei paesi, dei mo- numenti visitati e delle situazioni sono ampie e il piü delle volte molto precise, riflettendo un acuto spirito di osservazione proprio di uno spi- rito ormai rinascimentale, un vero spaccato della vita della seconda me- tä del Quattrocento. Cos! apprendiamo direttamente preziose notizie sui modi ei tempi del viaggio di questo gruppo di privilegiati pellegri- ni. Essi viaggiano a cavallo, vengono ospitati nei conventi ricevuti di

volta in volta dalla massima autoritä religiosa, ma solitamente fanno

tappa in alberghi e locande, dove apprezzano il confort e la buona tavo- la, ma all'occorrenza trovano asilo anche in piccoli ospizi. Nei centri maggiori visitano i luoghi di culto piü notevoli, si soffermano nelle cappelle lungo la strada, fanno anche lunghe deviazioni per visitare i piü noti santuari. Dovunque il religioso si documenta attentamente sul- la storia dei luoghi, aprendo colte e spesso curiose digressioni, ma non disdegna le possibili occasioni di distrazione. 11 viaggio, iniziato il 13 aprile 1483, si concluse i129 gennaio 1484. Il 18 aprile, dopo aver superato il freddo passo del Brennero, troviamo Faber in un albergo di Vipiteno. A Novacella 1'abate che li accoglie con grandi onori mostra loro le prestigiose opere d'arte e la famosa biblio- teca del convento. Di Bressanone (Brixina) il religioso riferisce alcune notizie relative al vescovado e alle chiese maggiori. Nel percorso verso Bolzano egli ci dä una descrizione precisa e parteci- pe della strada che corre lungo la bassa valle dell'Isarco, denominata

�Kuntersweg", la cui trasformazione in carrozzabile era stata appena

ultimata, insieme al bell'edificio della Dogana di Colma, anch'esso vo-

its Fratris Felicis Fabri Evagatorium; GARBER, Die Reisen des Felix Faber; H. F. M. PRESCOTT, Felix Fabri's Reise nach Jerusalem, Freiburg 1960.

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luto dall'arciduca Sigismondo d'Austria. Il buono stato attuale della

strada fa ricordare a Faber le pessime e pericolose condizioni di questo tratto nel corso del suo viaggio precedente: Postergata Brixina venimus ad viam Conteri, per quam faciliter ascendimus, quia Dux Austriae eam ita planavit, quod jam cum curribus ascendunt et descendunt, omnibus viis dimissis.

... Non stint duo anni elapsi, quod via illa erat adeo mala et periculosa, quod cum magnis difficultatibus potuit eam homo transire, equum ad manum post se trahens. In mea prima peregrinatione cum quantis angustiis illatn viam transiverim ego scio. Stint enim a parte dextra profundissimae valles, et via erat "stricta superius a sinistris ha- bens parietes petrarum altissimas et a dextris vallem profundissimam. Adeo arta et periculosa fuit ista via, ut in communitate cantentur de ea publica carmina.. Di Bolzano (Bozanum), a cui giunge all'indomani di un vasto incendio,

giudicato da Faber un segno di punizione divina per gli abitanti corrotti (est enim populus ibi vitiosus; crapulae, luxuriae, superbiae deditus ultra modum), accanto alla ricchezza dei suoi prodotti, vino e frutta, sottoli- nea 1'insalubritä dell'aria e la diffusione della malaria. Descrive le palu- di dove sorge Firmianum (castel Firmiano/Sigmundskron), in parte bo-

nificate dall'arciduca Sigismondo d'Austria. Il viaggio continua lungo la

sponda sinistra dell'Adige, da cui osserva 1'amena regione dell'Oltradi-

ge con i suoi numerosi castelli. Menziona Tratningttm (Termeno), il cui buon vino, il

�Traminger" (Traminer), e ben noto anche in Germania119.

La cavalcata del gruppo di pellegrini continua verso sud, superando Fo-

rum Novum (Egna), descritta come un grosso centro, e Nova (Mezzo-

corona/Kronmetz). Qui viene menzionata la cappella con le reliquie di S. Uldarico, vescovo di Augusta, che qui mori nel 973, durante il viag- gio di ritorno da Roma. Faber narra la nota leggenda che troviamo ri- portata in altre cronache di viaggio, come quella del cardinale Luigi d'Aragona che vi si soffermb nel 1517. $ interessante come si individui-

no nei resoconti di viaggio alcuni ten-ti che si ritrovano con poche varia- zioni in altre pubblicazioni dello stesso genere. Cosi anche la vicenda della drammatica uccisione del giovane ebreo Simone a Trento nel 1475 viene rammentata, oltre che da Faber, passato per Trento solo pochi an-

119 Fratris Felicis Fabri Evagatorium, 27 B, p. 71; J. GARBER, Bozen im Reisetagebuch des Felix Faber (1484) (Der Schlern 4) 1923,240-243.

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ni dopo, dagli ambasciatori veneti Giorgio Contarini e Polo Pisani che giunsero a Trento net 1492, e dallo stesso cardinale d'Aragona120. Dopo Tridentum, it viaggio prosegui per Persa (Pergine), Borgo (Borgo Valsugana), Spiteli (Ospedaletto), in direzione di Venezia, dove it grup- po si imbarcö per la Terra Santa. Net viaggio di ritorno dalla Palestina, Arabia ed Egitto, Felix Faber

giunse a Venezia il 13 gennaio, trovandosi quindi ad affrontare it per- corso alpino in pieno inverno, e numerose furono le difficoltä e impro- be le fatiche lungo le strade sommerse dalla neve. Da Pratinum (Corti-

na) la comitiva di pellegrini attraversö la Pusteria, con la bella cittä di Brunegg (Brunico) per raggiungere 1'alta val d'Isarco e Sterzingen (Vi-

piteno). Il religioso si soffermb nei pressi del passo del Brennero (giä

menzionato net viaggio d'andata ... per jugum montis dicti Brenner)

... in

... villa, quae dicitur ad S. Valentinum, owero nell'insediamento di

valico posto intorno alla chiesa di S. Valentino, dove it Raetiarum epi- scopus era oggetto di antica venerazione, se qui sono da collocare i tem- pla Valentini menzionati da Venanzio Fortunato net VI secolo. It colle- gamento di ordine religioso non e qui messo in rilievo da Felix Faber,

che preferisce invece fare un'osservazione in campo geografico, diffusa

nella cultura dell'epoca, e che trae origine da un controverso passo di Strabone. Egli nota infatti che dal passo prendono avvio i due fiumi (1'Isarco e la Sill) che, gettandosi con percorsi opposti rispettivamente nell'Adige e nell'Inn, sfociano 1'uno net Mediterraneo, l'altro net Danu- bio e net mar Nerolzl, Appartiene allo stesso periodo il viaggio in Terrasanta del nobile Gau- denz von Matsch, educato alla corte di Innsbruck, il cui diario mano- scritto e conservato nell'Archivio di castel Coira/Churburg in val Ve- nosta. It diario del viaggio, intrapreso net 1470 quale tappa fondamenta- le nella formazione di un nobile cavaliere, insieme ad altri nobili tirole- si con un ampio gruppo di pellegrini da Venezia, oltre a costituire l'uni-

120 G. SUSTER, Relazione d'un viaggio fattosi attraverso il Trentino nel 1517 (Archivio Trentino XXIV) 1909,149-153. Per 1'�Itinerario" del viaggio del cardinale Luigi d'Aragona steso da Antonio de Beatis, v. A. CHAsmt., Le Cardinal Louis d'Aragon. Un Voyageur princier de la Renaissance, Paris 1986 (traduz. ital.: Luigi d'Aragona. Un cardinale del Rinascimento in viaggio per l'Europa, Bari 1987).

121 Sui �templa

Valentini", v. CONTA, Il viaggio di Venanzio Fortunato 35-37. Per la descrizione straboniana (STRABo, Geogr. IV 6,9) e il suo significato, v. da ultimo CONTA, La conca di Bolzano in eta romana (Bolzano. Dalle origini ...

) 71-73.

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ca relazione scitta in ambito sudtirolese dell'epoca, e un prezioso docu-

mento delle caratteristiche di tale genere letterario. Redatto da Fride-

rich Steigerwallder, un dipendente del conte Matsch, e accompagnato da carte e silografie, the costituirono senza dubbio la fonte principale delle preziose silografie eseguite qualche anno dopo dal noto pittore Erhard Reuwich di Utrecht al seguito del canonico Bernhard von Brey- denbach di Mainz nel suo viaggio in Terrasanta (1483-84) e quindi alle- gate al suo diario pubblicato nel 1486 (Peregrinatio in Terram Sanc-

tam)122. Autore di un libro di viaggio illustrato, concepito intenzionalmente per la pubblicazione, e il canonico di Magonza Bernhard von Breydenbach,

the al seguito del conte Johann von Solms-Lich, con alcuni interpreti

ed un pittore olandese, parti da Oppenheim sul Reno per un lungo e ben organizzato viaggio in Palestina ed in Egitto tra il 1483 e il 1484. Per giungere a Venezia i pellegrini passarono per Ulma, Kempten, Innsbruck, Vipiteno, Brunico, Cortina, Conegliano e Treviso, impie-

gando quindici giorni, percorrendo il tragitto di settecentocinquanta chilometri di strada alla media di ben cinquantacinque chilometri al giorno. Spirito intraprendente e colto e acuto osservatore, piü the una cronaca di viaggio Breydenbach scrisse un manuale della Terra Santa,

corredato di alfabeti nelle diverse lingue, the testimonia il passaggio dal

pellegrinaggio tipicamente medievale al viaggio d'istruzione dell'epoca

moderna'23. Attraversa il Tirolo nel 1493 lasciando nel proprio diario di viaggio poche note relative al percorso compiuto il nobile boemo Johann von Lobkowicz, fratello del noto umanista Bohuslav von Hassenstein. Egli intraprese il suo pellegrinaggio in Terrasanta con una vasta comiti- va di nobili personaggi provenienti da mezza Europa. Giungendo da Insprugg (Innsbruck) e Matron (Matrei), attraverso Ssterczink (Vipite-

no), bella cittä con belle case, diretto a Venezia per l'imbarco, sceglie il

122 W. KREUER, Tagebuch der Heilig-Land-Reise des Grafen Gaudenz von Kirchberg, Vogt von Matsch/Südtirol im Jahre 1470 (Essener Geographische Arbeiten 20) Pader- born 1990; \V. KREUER, Südtiroler Tagebuch einer Heilig-Land-Reise des Jahres 1470 des Grafen Gaudenz von Kirchberg, Vogt von Matsch (Der Schlern 66) 1992,165-175; H. \V. M. DAVIES, Bernhard von Breydenbach and his journey to the Holy Land 1483/84, London 1911.

123 B. VON BREYDENBACH, Die Reise ins heilige Land, hsg. E. GECK, Wiesbaden 1977; OHLER 420-430.

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percorso per la val Pusteria, fermandosi a Prawnek (Brunico) ea Nider- dorf (Villabassa/Niederdorf)124. Assai impegnato culturalmente, con interessi in campo artistico, politi- co, geografico, linguistico, naturalistico, e it cavaliere Arnold von Harff di Colonia, it cui lungo pellegrinaggio, che toccb Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela per complessivamente tre anni, tra il 1496 e it 1499 (di cui uno passato in Italia) presenta alcune caratteristiche pro- prie di un viaggio di tipo �turistico".

Le deviazioni, anche numerose, non hanno l'unico obbiettivo di visitare luoghi santi particolarmente venerati, ma anche quello di vedere posti nuovi125. Net corso del suo viaggio egli attraversb 1'Alto Adige all'andata e at ri- torno. Per scendere in Italia da Landeck si diresse attraverso Noders (Nauders) at passo di Resia quindi per Mals (Malles/Mals), grosso bor-

go dalle sette chiese, Slanders (da interpretare non come Silandro/ Schlanders ma come Sluderno/Schluderns), sovrastato da Korenburch (Churburg/castel Coira), Letz (Laces), giunse a Moran (Merano) e se- guendo it percorso per l'Oltradige Eppen (Appiano) con castel Appia-

no/Hocheppan, Kalters (Caldaro/Kaltern), Termyn (Termeno), si immi-

se nella valle dell'Adige, e, superato il fiume giunse a Lorne (Salorno) e a sijnt Mychiel (S. Michele)126. Intorno at 1500 intraprese un viaggio in Terrasanta un contadino di Castelrotto/Kastelruth, Leonhard Mahlknecht, it quale non recb at suo ritorno un resoconto scritto delle esperienze vissute, ma volle ugual- mente lasciare un segno di quell'esperienza, incidendo una croce di Ge-

rusalemme net portale del suo maso a Frasens presso San Michele/ St. Michae1127 Non destinato specificatamente a pellegrini, ma a chi intendeva intra-

prendere viaggi in Germania, Italia, Francia, Inghilterra, Spagna, e che

124 E. von GUDENUS, Reise des Herrn Johann von Lobkowicz auf Hassenstein nach Je- rusalem mit seinem Gefährten, Herrn Gederich (Getrzich) von Guttenstein im Jahre 1493 (Der Schiern 9) 1928,229-230.

125 E. VON GRooTE (hsg. ), Die Pilgerfahrt des Ritters Arnold von Harff von Cöln durch Italien, Syrien, Aegypten, Arabien, Aethiopien, Nubien, Palästina, die Türkei, Frankreich und Spanien, wie er sie in den Jahren 1496 bis 1499 vollendet, beschrieben

und durch Zeichnungen erläutert hat, Cöln 1860. 126 VON GROOTE 6-8.

127 B. MAHLKNECHT, Ein Kastelruther Jerusalempilger (um 1500) (Der Schiern 57) 1983, 107-108.

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ebbe una larga diffusione al suo tempo con numerose ristampe, a it co- siddetto �Raißbüchlin", the consiste in un laconico elenco delle localitä

corrispondenti ai diversi itinerari, opera del commerciante augustano Jörg Gail, stampato ad Augusta nel 1563128. In quella the a da considerare la pib antica guida stampata tedesca da Augusta si dipartono tre itinerari the portano ad Innsbruck, due dei

quali procedono in direzione sud verso Trento. Accanto al tracciato per it passo del Brennero a contemplato come variante quello del passo di Resia, the lungo la val Venosta giunge nella conca di Merano e quindi direttamente nell'Oltradige. Nel tratto da Innsbruck a Trento oltre al valico del Brennero (Prenner)

sono menzionati Gossensaß (Colle Isarco/Gossensaß), Stortzing (Vipi-

teno), Beisser (Peißeri28a), Brixen (Bressanone), Klausen (Chiusa), Kol-

man (Colma) e Pluemauw (Prato all'Isarco/Blumau) - queste due ulti- me indicate come stazioni di dogana - Botzen (Bolzano), Newmarckt (Egna), Sant Michel (S. Michele all'Adige, altra dogana). E noto come i pellegrinaggi alla volta di Roma conobbero un decisivo incremento con la proclamazione dell'Anno Santo che, a partire dal 1300 ea scadenza venticinquennale, caratterizzö la discesa di migliaia di

pellegrini in Italia129. Da Monaco parti in occasione del Giubileo del 1575 Jakob Rabus, pre- dicatore alla corte dell'arciduca Albrecht V di Baviera. Il dotto religio- so, con un curriculum di studi prestigioso presso le Universitä tedesche e al Collegium Germanicum di Roma, fu al servizio per un certo perio- do a Trento del vescovo Madruzzo130.

128 H. KRÜGER (hsg. ), Das älteste deutsche Routenhandbuch. Jörg Gails �Raißbüchlin".

Mit 6 Routenkarten und 272 Originalseiten im Faksimile, Graz 1974; LINDGREN 180- 181; HnGGENMÜLLER 164-165. Resoconti di viaggio del XVI secolo attraverso le Alpi

svizzere sono stati recentemente ripresi da F. HIERONY Mus, Die Alpenübergänge aus der Sicht des frühen Basler Buchdrucks (LINDGREN) 127-141.

128, Tra Mezzaselva/Mittewald e Prä di Sopra/Oberau, tappa contemplata anche nel Raißbiichlin di Jörg Gail.

129 P. BREZZI, Storia degli Anni Santi da Bonifacio VII ai giorni nostri, Milano 1975; E. M. JUNG INGLESSIS, Romfahrt durch zwei Jahrtausende, Bonn 51989.

130 K SCHOTFENLOFER, Rom. Eine Münchner Pilgerfahrt im Jubeljahr 1575 beschrieben

von dr. Jakob Rabus Hofprediger zu München nach einer ungedruckten Handschrift

mit 74 gleichzeitigen Holzschnitten, München 1925.

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Il suo diario di viaggio era destinato, secondo le intenzioni dell'autore,

a rafforzare la fede nei credenti di lingua tedesca attraverso le descri-

zioni delle chiese di Roma, completata da numerosi disegni di buon li-

vello, a cui si affiancano anche quelle di numerosi santuari e chiese visi- tate net corso del viaggio. Tale proposito e superato da un sincero inter-

esse, oltre the per i fatti ei monumenti piü significativi dal punto di

vista religioso, anche per le opere artistiche in se, non ultime le antichi- tä romane. Se per il passaggio net Sudtirolo 1'autore e estremamente sintetico, no- minando die gewöhnlich Straß

... über den Brenner, Gossensaß, Ster- zing, Beisser (Peißer, pr. Mezzaselva), Brixen, Clausen, Bozen, Neu-

markt -e il viaggio prosegui per Rovereto, Mantova, Modena, Bologna, Firenze, Siena, Roma, compiendo il viaggio da Monaco in 32 giorni - egli fornisce interessanti informazioni sulla preparazione del viaggio, compiuto come di consueto con altri pellegrini bavaresi, preceduto da

una Serie di prediche e di commiati, e sugli itinerari, con le numerose deviazioni per i santuari piü noti alto scopo di arricchire la portata del

voto di pellegrinaggio e di approfondire la propria conoscenza religio- sa. Si apprendono anche alcuni particolari interessanti, per esempio sul- la portata del fenomeno del pellegrinaggio dai paesi tedeschi. Giunto at convento di S. Benedetto presso Mantova, per esempio, dove Rabus alla guida del gruppo di pellegrini viene calorosamente ospitato, ci informa the netl'arco di poco piü di un mese tra il Natale del 1574 e il gennaio 1575 vi avevano trovato accoglienza ben 343 pellegrini tedeschi! Al ritorno da Roma, passando per Loreto, Ancona e Venezia fu prescel- ta dalla comitiva di pellegrini la via per Castelfranco, Bassano, Pergine, Trento. Il viaggio per Bolzano fu particolarmente faticoso per una vasta esondazione delta valle dell'Adige, ma in cittä Rabus ammira il bet Duomo, per proseguire poi per Vipiteno e il Brennero, del quale descri- ve il clima rigidissimo. Un particolare curioso. Per to studio e la visita delle sette chiese di Ro- ma (San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le mura, San Sebastiano ad Catacumbas, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo fuori le mura, Santa Maria Maggiore) Rabus dichiara di aver utilizzato la nota guida di Onophrius Panvinius, mentre non no- mina quella di Marcus Attilius Serranus, the Karl Schottenloher scopri nella Staatsbibliothek di Monaco net corso dei suoi studi sull'opera di Rabus. Acquistata a Roma dal Rabus nei giorni delta sua permanenza a Roma, e chiosata dall'autore, the per la descrizione delle sette chiese ef-

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fettuö ne1 suo manoscritto un lavoro di traduzione del testo in latino di Serranus131. Assai diffusa era altresi la pratica di ricopiare o di tradurre le guide di Roma, sulle quali il pellegrino piü preparato elaborava il proprio viag- gio prima della partenza e muoveva i propri passi giunto nella Cittä Eterna. Se i primi testi, che risalgono ancora all'VIII secolo, erano piü che altro degli elenchi dei monumenti piü importanti della Roma paga- na e cristiana, a partire dal XII secolo ebbe gran diffusione il Mirabilia Urbis Romae, una guida piü sistematica e articolata delle rovine dell'an-

tichitä romana e delle chiese, basiliche e luoghi di culto in genere, dove

erano conservate reliquie di santi132. Varie furono le traduzioni e le ela- borazioni nei paesi d'Oltralpe, manoscritte e in seguito a stampa, che vennero nel tempo a rispondere alle richieste sempre piü esigenti dei

pellegrini. Tra di esse ebbero vasto successo ad esempio quelle attribui- te a Stephan Plank, in tedesco (1489) ed in latino (1492 e 1505)133. Nei 1600 furono pubblicate a Köln e ad Augsburg le due guide redatte ri- spettivamente da Georg Kranitz von Wertheim e da Dominicus Custos,

quest'ultima giudicata ben presto insufficiente e scadente da Hermann Bavinck di Münster ma attivo a Roma, la cui guida della Cittä, rivolta ai pellegrini tedeschi e pubblicata nel 1620, conobbe ben sette riedizioni nel giro di cinquant'annil3+.

131 SCHOTTENLOHER P. )WV. O. PANVINIus, De praecipuis urbis Romae sanctioribus- que basilicis, quas septem ecclesias vulgo vocant, liber, Romae 1570; M. A. SERRANUS, De septem Urbis ecclesiis una cum earum Reliquiis, Stationibus et Indulgentiis, Ro- mas 1575. Per la visita delle rette chiese, the doveva essere effettuata da ogni pellegri- no giunto a Roma, V. S. CARELL, Die Wallfahrt zu den sieben Hauptkirchen Roms. Aufkommen und \Vandel im Spiegel der deutschen Pilgerführer (Jahrbuch für Volks- kunde 9) 1986,112-150. A. Sporn, I Mirabilia Urbis (L'Arte degli Anni Santi) Roma 1976; C. D'ONOFRIO, Visitiamo Roma mills anni fa. La cittä dei Mirabilia, Roma 1990. S. PLANCK, Mirabilia Romae, Romae MCCCCLX=X. Ein römisches Pilgerbuch

aus dem 15. Jahrhundert in deutscher Sprache. Mit einer Einleitung von CH. HÜLSEN, Berlin 1925; S. PLANCK, Mirabilia vel potius historia et descriptio urbis Romae, Ro- mae 1505. G. KRANITZ VON WERTHEIM, Delitiae Italiae, Coeln MDC; D. CUSTOS, Delitiae Urbis Romas Divinae et Humanae Anno Sacro Jubilaei 1600, Augustae 1600 (la se- conda edizione del 1613 era in lingua tedesca); H. BAVINCK, Wegzeiger zu den Wun- derbarlichen Sachen der heidnischen etvan, nun christlichen Stat Rom, Rom 31628. Numerosi itinerari vennero redatti nelle scholae peregrinornm the costituivano spe- cialmente per i pellegrini stranieri the giungevano a Roma un punto di riferimento:

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Rispetto alle dotte note di Rabus carattere assai diverso ha it curioso diario di un Pellegrino tirolese di Rum presso Innsbruck, certo Martin Schmalzl, un semplice contadino, che intraprese solitario il suo viaggio in Terrasanta net 1619. Il manoscritto, conservato a Bressanone, porta it

titolo Walfahrtpiechl" e se contiene laconiche notizie sul percorso in-

trapreso per giungere a Venezia, e assai ricco delle numerose disavven-

ture che movimentarono it viaggio. Dopo le Messe d'obbligo delta partenza e it ,

Wögwein", ovvero 1'ultima bevuta con gli amici, Schmalzl si diresse verso Gries, e oltrepassato it Brennero, giunse a Bressanone proseguendo per Egna e Trento (Drient)

e Verona (färonä). In attesa dell'imbarco a Venezia visitö Padova, Ferra-

ra, Ancona, Osimo e it santuario di Loreto. Al ritorno dalla Terrasanta

preferi il tragitto piü breve delta Valsugana, fermandosi prima di Bolza-

no nell'Oltradige a Termeno135. Per quanto riguarda la documentazione cartografica ad uso dei pellegri- ni, essa risale ad epoca assai antica, collegata alla visita e alla conoscen- za dei Luoghi Santi: net 670 infatti esegul insieme ad altre la pianta del Santo Sepolcro il vescovo franco Arculfot36. Se 'e certo che le carte manoscritte ebbero una diffusione assai ristretta, la stessa esigenza che ispirö la stesura degli itinerari redatti ad uso pra- tico fu di incentivo alla compilazione di carte itinerarie, rispondendo entrambi alla sempre piü diffusa volontä di fornire utili informazioni e di saper guidare i propri passi. D'altro lato come 1'esperienza dei navi- ganti portava a partire dal XIII secolo alla compilazione di carte nauti- che sempre piü precise con una descrizione assai attendibile delle co-

A. WEISSTHANNER, Mittelalterliche Rompilgerführer. Zur Überlieferung der Mirabi- lien und Indulgentiae Urbis Romae (Archivalische Zeitschrift 49) 1954, p. 39 ss. In italiano fu redatta net 1665 dal salisburghese Rudolph von Grimming, protetto dal

potente preposto augustano Freiherr von Gumppenberg, una guida rivolta ai pelleg- rini particolarmente pii: R. v. GRIMMING, Sedici pellegrinaggi per le 365 Chiese di Roma, Roma 1665. Indicativo e to studio di HAGGENMÜLLER 195-219 sulfa compila- zione, la diffusione e l'utilizzazione delle guide di Roma nella diocesi di Augsburg. Sulle guide di Roma, v. L. SCHUDT, Le Guide di Roma, Wien-Augsburg 1930; G. SI-

CARI (a cura di), Bibliografia delle guide di Roma in lingua italiana dal 1480 at 1850. Cinque secoli di guidistica storico-sacra-archcologica romana per pellegrini, devoti e viaggiatori, Roma 1990.

135 H. FINK, Ein Tiroler wallfahrtet ins Heilige Land (Der Schlern 35) 1961,339-346. 136 P. D. A HARVEY, Local and Regional Cartography in Medieval Europe (HARLEY-

WOODWARD) 466-467.

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ste137, cosi le conoscenze legate alle testimonianze dei viaggiatori, pelle- grini soprattutto, che si muovevano in numero consistente per gran parte dei paesi d'Europa, contribuirono alla raccolta di dati e ad una restituzione grafica corrispondente. Se tali conoscenze geografico-nau- tiche trovano una prima elaborazione nei mappamondi di tradizione rnedievale di Fra Paolino e di Marin Sanudo, entrambi degli anni intor-

no al 1320131, assai lentamente procede 1'assimilazione dei nuovi dati,

specialmente quando s'impone nel XV secolo la nuova corrente carto- grafica basata sulla riscoperta della

�Geografia" di Tolomeo139. Ancora

Fra' Mauro, autore del prezioso mappamondo (1457-59), consapevole della novitä della sua opera, invoca per la compilazione cartografica il

sistema dell'autopsia, ovvero dell'esperienza diretta, ribadendo la vali- ditä dei portolani e delle storie dellepersone degne difede le qual hano

veduto ad ochio quelo che qui suso fedelmente dimostro140. . Accanto alla cartografia tradizionale, assai restia ad accogliere correzio- ni e novitä, si sviluppava una produzione di carte locali e regionali, ma anche di ambito piü vasto, ad uso pratico, assimilate ed elaborate giä nelle tavole moderne affiancate alle carte dei codici tolemaici141: tali car- te, prima manoscritte e quindi a stampa, quando conoscono una diffu-

sione fino ad allora impensabile, compilate attraverso 1'elaborazione di

semplici schemi cartografici e dei dati itinerari, venivano utilizzate per programmare il proprio viaggio e per guidarlo: logorate, annotate, trascritte, riassunte, riportano gli itinerari piü frequentati, con 1'indica-

zione delle tappe e delle distanze parziali, con una progressiva integra-

zione degli elementi topografici corrispondenti alle nuove acquisizioni sull'estensione e sull'ubicazione insieme ad una maggiore attenzione al- la denominazione toponomastica.

137 K. KRETSCHMER, Die italienischen Portolane des Mittelalters. Ein Beitrag zur Ge-

schichte der Kartographie und Nautik, Berlin 1909 (rist. anast. Hildesheim 1962); T. CAMPBELL, Portolan Charts from the Late Thirteenth Century to 1500 (HARLEY- WooDwARD) 371-463; M. QUAINT, L'Italia dei cartografi (Storia d'Italia VI, Atlante) Torino 1976,10-14.

138 D. WOODWARD, Medieval hlappae mundi (HARLEM \VooDwARD) 314-315. 139 N. BROc, La gcographie de la Renaissance 1420-1620, Paris 1986 (traduz. ital.: La

Geografia del Rinascimento, Modena 1989). 140 L. BAGROW, History of Cartography, Chicago 1985,72-73; T. GASPARINI LEPORACE,

11 mappamundo di Fra Mauro, Roma 1956. - 141 C. PALAGIANO - A. ASOLE - G. ARENA, Cartografia e territorio nei secoli, Roma

1986,86-89.

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La piü nota di tali carte itinerarie, e destinata fra 1'altro proprio ai pel- legrini, e la carta di Erhard Etzlaub, che la incise su legno a Norimber-

ga tra it 1480 e it 1490142: essa appartiene infatti a tutti gli effetti a questa particolare categoria, come testimonia la delineazione degli assi stradali e dell'indicazione delle distanze (in miglia tedesche), oltre che la pre-

' senza delta rosa dei venti. Se nell'impostazione cartografica e presumi- bilmente da collegare alla carta delta Germania del cardinale Nicolb Cusano, it quale fra 1'altro operö a lungo a Bressanone, a noi nota, a quanto pare, attraverso 1'esemplare fiorentino di Enrico Martello, essa e

propriamente una mappa ad uso dei pellegrini diretti a Roma per l'An-

no Santo del 1500. Orientata con il sud in alto, come era consueto sin dall'alto Medioevo

per le carte che avevano come fulcro Gerusalemme, porta net fregio di

testa la scritta: Das ist der Rom Weg..., ovvero (in traduzione): �Que- sta e la strada romana attraverso it territorio tedesco, segnata con punti di miglio in miglio, da cittä a cittä"143. Essa e compresa tra Roma sul margine superiore, insieme at lampartisch Mer (mare lombardo, ovvero il Tirreno), e la Danimarca in basso. Sul bordo sinistro delta carta e ri- portata la latitudine settentrionale da 41 a 58 gradi, mentre su quello destro e indicata la durata delta luce del sole a queste latitudini; sul lato inferiore, infine, sono fornite alcune istruzioni per 1'uso delta

, bussola"

raffigurata at centro. Insieme ai fiumi e alle montagne piü importanti sono riportati sulla carta i passi piü notevoli, rappresentati come ampie piste, che stanno ad indicare la facilitä del valico alpino in quel punto. CosI da Innsbruck (Ysbruck), Matrei (matra) e il passo del Brennero (prenner) it tratteggio - dove ogni punto vale un miglio tedesco - si dirige verso sterczigen (Vipiteno), brixen (Bressanone), da cui si diparte la strada per la Puste- ria, dove e indicato brauneck (Brunico), proseguendo per clausen (Chiusa), pozen (Bolzano), neumark (Egna), S. michel (S. Michele al- 1'Adige), trient (Trento).

142 H. KRÜGER, Erhard Etzlaubs Romweg Map and its Dating in the Holy Year of 1500 (Imago Mundi) 1951,17-26; F. SCHNELBÖGL, Life and work of the Nuremberg Car- tographer Erhard Etzlaub (t 1532) (Imago Mundi) 1966,11-26.

143 Una seconda versione della carta, del 1501, porta la titolatura Das sein dy lantstrassen durch das Römisch reych ... (queste sono le strade attraverso l'impero Romano). V. HARVEY 497-498.

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Le stazioni corrispondono alle piü notevoli per questo tragitto, riscon- trabili anche nelle guide stradali contemporanee, e non mancano quelle che devono la loro citazione al fatto di rappresentare luoghi preposti all'accoglimento dei pellegrini e dei fedeli. Ancora collegata alle carte di pellegrinaggio con direzione Roma e cer- tamente all'esemplare di Etzlaub, e come quest'ultima rappresentata con il sud sul lato superiore della tavola, con i percorsi piü notevoli de- lineati a puntinato, e la Carta Itineraria Europae di Martin Waldsee- müller, del 1520, che pub essere considerata la piü antica carta stradale d'Europa144. Assai usurata nell'unico esemplare che possediamo per la regione in esame, riporta il tracciato lungo la val d'Isarco (dove e indicato Sterzin- gen) e la biforcazione per la Pusteria, dove e delineata la Rienza (rienz) e brauneck. Due itinerari portano nel Cadore. A pozen si stacca il per- corso per la val d'Adige e la Venosta. La cartografia posteriore indica sempre come primario Passe del. Bren-

nero, come nella carta di Christophorus Pyramius del 1547, la prima in

cui appare il nome di �Tyrol", e di Wolfgang Lazius, che nella sua Rhe-

tiae alpestris in qua Tirolis Com(itatus) descriptio (Vienna 1561) se da

un lato fa un recupero umanistico dei toponimi latini non sempre cor- rettamente collocati, dall'altro dä una delineazione assai grossolana del- la regione (tra 1'altro Lazius, come viennese, mostra di conoscere assai meglio la val Pusteria che il passo del Brennero), ripresa anche da Abra- ham Ortelius nel Theatrum terrarum (Antwerpen 1570)145. Oltre ai nomi dei valichi, quando vengono dati, non compaiono ancora nelle carte cinquecentesche le denominazioni locali dei monti, cosi co- me nella letteratura erudita: Iosia Simler, nel De Alpibus Commenta-

rius, il primo trattato dell'etä moderna dedicato alle Alpi, pubblicato a Zurigo nel 1574, rifiuta categoricamente di dare il nome volgare alle montagne, ritenendolo inopportuno e inutile146.

144 M. PIZZININI, Tirol im Kartenbild von Paul Dax bis Peter Anich aus der kartogra- phischen Sammlung des Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum (Tirol 5) 1974-75, p. 26.

145 H. KINZL, Der Brenner im Kartenbild (Beiträge zur geschichtlichen Landeskunde Ti- rols. FS F. Huter = Schlern-Schriften 207) Innsbruck 1960,163-179.

146 I. SIMLER, De Alpibus. Commentario delle Alpi, Firenze 1990; v. l'introduzione di M. MILANEsi, p. XXIII, e la recensione di E. GABBA (Geographia antiqua II) 1993, p. 175.

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Una particolaritä assai interessante e da rilevare nelle carte del XVI ed ancora del XVII secolo, ovvero come nella successione topografica pressocche inalterata dagli itinerari piü antichi lungo i principali per- corsi trovino ancora menzione localitä specificatamente legate all'ac- coglimento di viandanti e pellegrini, come 1'ospizio noto con la deno-

minazione di Klösterle nei pressi della chiesa di S. Floriano a sud di Egna, che ci attesta il perdurare di una lunga tradizione. Grande rilievo ha infatti ancora nella bella carta di Warmund Ygl Tirolis Comitatus

ampliss(imus) regionumq(ue) finitimarum nova tabula (Prag 1604-1605: S. Florian) ed ancora in quella di Giovanni Antonio Magini (Territorio di Trento", 1620: S. Florian, tra Egna-Naimarck e Salorno), e di Mat-

thäus Merian (Comitatus Tirolis. Grafschaft Tirol, Frankfurt 1649: S. Florian, tra Neumarckt e Salurn), sino a divenire un sito di valore storico e religioso nell'Atlas Tyrolensis di Peter Anich e Blasius Hueber (1774), in cui nei pressi della chiesa di S. Florian compare il simbolo corrispondente al maso isolato e la denominazione di Klösterle14?

Zusammenfassung

Nach Überlegungen über die wesentlichen Inhalte des Phänomens �Pil-

gerfahrt" mit besonderer Berücksichtigung der nach Rom, in das Heili-

ge Land und nach Santiago di Compostela führenden peregrinationes maiores unternimmt die Verfasserin eine Analyse der im Raum Bozen- Südtirol seit der Römerzeit bekannten Wege. Zu diesem Zweck werden die entlang der häufiger begangenen Routen zur gastlichen Aufnahme der Pilger errichteten Gebäude sowie die dem Hl. Jakobus, dem Patron der Pilger, geweihten Kirchen in ihrer räumlichen Verteilung betrach-

147 Per gli autori e le carte del Tirolo, con gli specifici rimandi bibliografici, v. M. PIzzI- NINI, Tirol im Kartenbild bis 1800, Innsbruck 1975; M. PIZZININI, Tirol im Karten- bild bis 1850 (LINDGREN) 101-109; I. KuPCIK, Die Entwicklung der kartographischen Darstellung der Alpenübergänge von Bayern nach Italien bis 1850 (ibid. ) 91-100; A. CIICAGNA (a cura di), Mostra Cartografia antica del Trentino meridionale 1400-1620, Rovereto 1985, in part. p. 57. Per i simboli relativi a siti di valore religiose della carta di Anich, v. in particolare H. KiNZL, Der topographische Gehalt des Atlas Tyrolen- sis" (H. KINZL, hsg., Peter Anich (1723-1766), der erste �Bauernkartograph" von Tyrol. Beiträge zur Kenntnis seines Lebenswerkes = Tiroler Wirtschaftsstudien 32) Innsbruck 1976,111-137.

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tet. Die Studie prüft anschließend Reiseberichte von Pilgern, die seit dem 12. Jahrhundert Rom oder Venedig aufgesucht haben, auf ihren Ge- halt an Routenbeschreibungen im genannten Raum. Schließlich wird die historische Kartographie als Quellengattung angesprochen: Aus ei- ner Untersuchung der für die Bedürfnisse der Pilgerfahrt hergestellten Itinerare wird eine Geschichte der Südtiroler Kartographie entwickelt im Hinblick auf die dort nachgewiesenen Hauptverkehrslinien und Ver- kehrszentren in Beziehung auf die jeweiligen topographischen und to- ponomastischen Gegebenheiten.

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