GIORDANO CIOLI Giordano Cioli · 2018-10-29 · Giordano Cioli Mirella Meloni Giordano Cioli...

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A MERICO S EVERINI CAMPIONE DI CICLOCROSS L’amore infinito per la bici editrice donchisciotte AMERICO SEVERINI CAMPIONE DI CICLOCROSS Giordano Cioli Mirella Meloni GIORDANO CIOLI è nato in Valdorcia, La Foce, Pienza (Siena), 11 marzo 1954. Oggi vive a S.Albino di Montepulciano (SI) insieme alla moglie, Mirella Meloni, e alle due figlie, Paola e Pamela. Appassionato di storia locale e di ciclismo, ha condotto diverse ricerche e pubblicato articoli e saggi in testate giornalistiche locali e nazionali. E’ corrispondente del “Corriere di Siena” e di altre testate nazionali. Dal 1994 è presidente Onorario dell’ACAP (Associazione Culturale Archeologica Poliziana). Nel 2005 è stato nominato Rettore della contrada di Collazzi per il Bravio delle Botti di Montepulciano (Si). Dal 2006 è “collaboratore scolastico” per le scuole superiori della Provincia di Siena. Nel 2006 è stato premiato con la “Venere d’argento” a Montecatini Terme, dedicata agli scrittori e giornalisti, da parte del comitato nazionale “Vecchie glorie” di ex ciclisti professionisti. E’ autore dei seguenti volumi: Varis Agnelli, Fabio Pellegrini, Giordano Cioli, “Primo Volpi, una leggenda nata in Val d’Orcia”, Edizione Donchisciotte, San Quirico (Siena) 2001; Giordano Cioli, Mirella Meloni, “Ciclismo in terra di Siena – Per non dimenticare”, Edizioni Donchisciotte, San Quirico d’Orcia (Siena), 2004. Giordano Cioli, Meloni Mirella, “Ferdinando Terruzzi, il Re delle seigiorni: da Sesto San Giovanni per conquistare il mondo”, Edizioni Blu, Castiglione del Lago (Perugia) 2005. MIRELLA MELONI è nata a Chiusi (SI), 11 agosto 1960. Vive a S. Albino di Montepulciano (Siena) insieme al marito Giordano Cioli e alle due figlie Paola e Pamela. Appassionata di Storia locale e di ciclismo, ha collaborato alla stesura dei volumi: Giordano Cioli, Mirella Meloni, “Ciclismo in terra di Siena – Per non dimenticare”, Edizioni Donchisciotte, San Quirico d’Orcia (Siena), 2004. Giordano Cioli, Meloni Mirella, “Ferdinando Terruzzi, il Re delle seigiorni: da Sesto San Giovanni per conquistare il mondo”, Edizioni Blu, Castiglione del Lago (Perugia) 2005. € 15,00 ISBN 88-88889-26-4

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AMERICO SEVERINICAMPIONE DI CICLOCROSS

L’amore infi nito per la bicieditrice donchisciotte

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GIORDANO CIOLI è nato in Valdorcia, La Foce, Pienza (Siena), 11 marzo 1954. Oggi vive a S.Albino di Montepulciano (SI) insieme alla moglie, Mirella Meloni, e alle due fi glie, Paola e Pamela. Appassionato di storia locale e di ciclismo, ha condotto diverse ricerche e pubblicato articoli e saggi in testate giornalistiche locali e nazionali. E’ corrispondente del “Corriere di Siena” e di altre testate nazionali. Dal 1994 è presidente Onorario dell’ACAP (Associazione Culturale Archeologica Poliziana). Nel 2005 è stato nominato Rettore della contrada di Collazzi per il Bravio delle Botti di Montepulciano (Si). Dal 2006 è “collaboratore scolastico” per le scuole superiori della Provincia di Siena. Nel 2006 è stato premiato con la “Venere d’argento” a Montecatini Terme, dedicata agli scrittori e giornalisti, da parte del comitato nazionale “Vecchie glorie” di ex ciclisti professionisti. E’ autore dei seguenti volumi: Varis Agnelli, Fabio Pellegrini, Giordano Cioli, “Primo Volpi, una leggenda nata in Val d’Orcia”, Edizione Donchisciotte, San Quirico (Siena) 2001; Giordano Cioli, Mirella Meloni, “Ciclismo in terra di Siena – Per non dimenticare”, Edizioni Donchisciotte, San Quirico d’Orcia (Siena), 2004. Giordano Cioli, Meloni Mirella, “Ferdinando Terruzzi, il Re delle seigiorni: da Sesto San Giovanni per conquistare il mondo”, Edizioni Blu, Castiglione del Lago (Perugia) 2005.

MIRELLA MELONI è nata a Chiusi (SI), 11 agosto 1960. Vive a S. Albino di Montepulciano (Siena) insieme al marito Giordano Cioli e alle due fi glie Paola e Pamela. Appassionata di Storia locale e di ciclismo, ha collaborato alla stesura dei volumi: Giordano Cioli, Mirella Meloni, “Ciclismo in terra di Siena – Per non dimenticare”, Edizioni Donchisciotte, San Quirico d’Orcia (Siena), 2004. Giordano Cioli, Meloni Mirella, “Ferdinando Terruzzi, il Re delle seigiorni: da Sesto San Giovanni per conquistare il mondo”, Edizioni Blu, Castiglione del Lago (Perugia) 2005.

€ 15,00 ISBN 88-88889-26-4

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La pubblicazione è stata realizzata con il patrocinio di:Comune di Barbara.ProLoco di Barbara.Federazione Ciclistica Italiana Comitato Regionale Marche.Provincia di Ancona

Con il contributo di:ACAP – Associazione Culturale Archeologico Poliziana di Montepulciano (Siena).Gruppo ciclistico “Club Amici della Bici” di Senigallia.

Si ringraziano: Federazione Ciclistica Italiana Regione Marche, Comune di Barbara (Ancona), ProLoco di Barbara (Ancona), La Provincia di Ancona, La Voce Misena, Viveresenigallia, Fondazione del Monte dei Paschi di Siena, ARL A Ruota Libera, La Gazzetta dello Sport, Ciclismo Illustrato, BS Bicisport, CT Cicloturi-smo, MTB Montain Bike, Ciclismo, Corriere Adriatico, Corriere di Siena, La Nazione.

Si ringrazia per la collaborazione prestata:Marco Pastonesi, Luigi Severi, Renato Longo, Fabio Pellegrini, Varis Agnelli, Giorgio Delfino, Carlo Delfino, Giancarlo Brocci, Paola e Pamela Cioli, Andrea Pascucci, Luca Bonechi, Gianni Messersì, Angelo Papi, Lino Secchi, Loris Monni, Silvano Muzi, Mario Prof.Tinti, Luciano Giovannelli, Ivan Tarducci e tutti gli abitanti di Barbara (Ancona). Un ringraziamento particolare a Leonardo Stefanini, Roberto Fabri, Fabio Mancini, Livio Severini e Raniero Serrani Sindaco di Barbara per l’entusiasmo e la collaborazione a questa pubblicazione.

Foto in copertina:

Foto retro copertina:

Le immagini ed i documenti presenti in questo volume fanno parte dell’archivio cartaceo e foto-grafico personale del protagonista del libro e sono stati autorizzati alla pubblicazione (ai sensi del D.Lgs.196/203 “Codice della privacy”). I nomi di persone e di luogo sono stati trascritti così come riferiti. E’ vietato la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuato, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purchè non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la scienza. Chi fotocopia un libro, che mette a disposizione i mezzi per fotocopiarlo, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. I diritti sono riservati all’autore.

Editrice DonChisciotteSan Quirico d’Orciawww.donchi.com

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Ciclocross, che passione!

A proposito di passione, mi sono avvicinato a questa nobile specialità nel lontano 1953 quando, trasferitomi a Milano, facevo il garzone in un panificio e consegnavo a domicilio il pane con la bicicletta.Con i primi guadagni, e a rate, sono riuscito a comperarmi una bici da corsa usata e nelle ore di pausa mi divertivo a girare per la città. Nel 1955 ho incontrato un PICCOLO GRANDE corridore che ha cominciato a par-larmi di Ciclocross e mi disse che lui era arrivato 3° ai mondiali di SAARBRUCKEN dietro al fuoriclasse Andrè Dufraisse (FRANCIA) e Hans Bieri (SVIZZERA).Io seguivo il mondo del ciclismo sia su strada che su pista perché lavoravo da circa due anni dove abitava GAETANO BELLONI leggendario ciclista e seigiornista.La mia amicizia con “MICCO” comincia così: qualche volta mi portava in allena-mento con lui e insieme c’erano anche ITALO GUERCIOTTI e ROMANO FERRI. Io non ero tesserato e lui gentilmente mi accompagnò dal presidente dell’AUGU-STEA che mi disse che dovevo fare una visita medica a mie spese (allora era di 1000 lire) e che avrei dovuto contribuire anche alle spese della divisa. Ho un bellissimo ricordo dell’Amico SEVERINI, ricordo la mia prima corsa, vinta da lui, mi chiese come mi ero piazzato, gli dissi 15° e lui si complimentò mettendomi una mano sulla spalla.Nel 1956 vinsi la mia prima corsa, SEVERINI non c’era, e ricordo che al termine della gara dovetti prendere il primo treno per essere presente al lavoro a Milano per le ore 2.00.Nel 1959 oltre alla maglia di Campione del Mondo vinsi con SEVERINI, GUER-CIOTTI e FERRI anche la classifica a punti.Distinti saluti

Renato Longo

Renato Longo ènato a San Lorenzo di Vittorio Veneto il 09 agosto 1937. E’ l’unico italiano che ha vinto ben quattro volte (1959, 1962, 1964, 1965), il titolo di campione del Mondo di Ciclocross. Ben dodici (1959, 1960, 1962, 1964, 1965, 1966, 1967, 1968, 1969, 1970, 1971, 1972) volte campione italiano di Ciclocross. Egli, si è ci-mentato, e con discreti risultati, anche su strada e su pista sia in Italia che all’estero.

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Amerigo Severini grande campione di ciclocross

Tra i più forti corridori del ciclismo marchigiano Amerigo Severini, occupa un posto tutto particolare perché è stato un atleta dalle caratteristiche molto singolari ed insie-me un personaggio bizzarro e frizzante come pochi, un personaggio di cui quelli che lo hanno conosciuto si divertono a raccontare aneddoti ed episodi simpatici di vita.Negli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta egli divenne famoso come uno dei maggiori protagonisti di quello che va considerato come il periodo d’oro del ciclo-cross e, per svolgere al meglio questa particolare attività, non tardò a fissare la sua residenza a Milano, contribuendo a fare della sua città d’adozione la vera e propria capitale delle ciclocampestri. A Milano Severini in allenamento incontrò per la pri-ma volta il veneto Renato Longo e fu lui a farlo accasare a 18 anni nella sua stessa società, che allora era l’Augustea, e ad avviarlo ad una carriera che sarebbe stata di grandissimi successi e da autentico “campionissimo” del ciclocross. Si può ben dire che agli inizi il futuro pluriiridato Longo potè avvalersi di un compagno di squadra e di un maestro come quello che, nella prima metà degli anni Cinquanta, era il mi-gliore crossista italiano.Ma se Renato Longo, di sei anni più giovane di Severini, fu protagonista di una car-riera strepitosa, con ben 5 titoli mondiale e 13 titoli italiani nel ciclocross, il piccolo corridore marchigiano non fu certo molto inferiore a lui e con il fuoriclasse veneto per alcuni anni costituì un formidabile tandem, nelle file del G.S. Giambellino, e poi diede vita ad un’accesa rivalità che entusiasmò gli appassionati di allora.C’è da dire peraltro che i due avevano caratteristiche del tutto diverse se non opposte perché Renato Longo, dal carattere riflessivo e misurato, era un brevilineo che trae-va la sua forza soprattutto dai tratti a piedi con la bici sulle spalle mentre Amerigo Severini, estroverso e brillante di carattere e tuttavia abbastanza freddo e calcola-ratore in corsa, era un brevilineo, piccolo di statura, tutto nervi, che poteva contare su di grandi doti da scattista agile e potente. E con queste sue qualità egli riusciva a destreggiarsi come un vero scoiattolo sgusciante su e giù per le montagne russe dei percorsi di ciclocross, che egli affrontava in tutta scioltezza e al tempo stesso con grande vigore ed irruenza.Del resto fin quando, negli anni più giovanili, gareggiò da stradista, egli fece valere al meglio le sue doti di scattista e la sue verve agonistica sia sul passo che ancor più in salita, vincendo tante corse sia tra gli Allievi che da dilettante, dove brillò soprat-tutto in diverse gare tipiche di salita, come, ad esempio, nella Bologna –Raticosa del 1951 (2° nel 1955) o nella Biella –Oropa del 1952.Severini aveva certamente i mezzi per diventare uno stradista con i fiocchi ma ad un certo punto egli fu consigliato a dedicarsi all’emergente attività del ciclocross e dal 1954 fino al 1967 praticò questa attività come uno dei più forti ed estrosi specialisti. Sulla sua strada, o meglio sui suoi prati, egli trovò avversari di classe come lo stesso Longo, il francese Dufraisse e il tedesco Wolfshol e, nonostante la concorrenza di questi e di altri avversari fortissimi, egli fu sempre tra i primissimi.

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Sintetizzando i maggiori risultati di Severini, egli centrò 3 volte il successo nel Cam-pionato Italiano(nel 1956, nel 1961, quando ad Imola relegò in seconda posizione lo stesso Longo, e nel 1963) e ben 7 volte finì al secondo posto.Il crossista barbarese di Milano sfiorò anche il titolo mondiale nel 1958 (2° dietro Dufraisse che poi egli superò poco dopo nel prestigioso G.P. Martini a Parigi) e giunse tre volte terzo nelle gare iridate del 1955, del 1959 e del 1963. E, a proposito di Mondiali, c’è da rimarcare che, pur non arrivando mai alla vittoria, più volte Amerigo Severini, con il suo mestiere e la sua esperienza, effettuò un gioco di squadra preziosissimo in favore dell’altro azzurro Longo, come, ad esempio, al Mondiale di Ginevra del 1959, quando, alle spalle del compagno in fuga, tenne a bada il tedesco Wolfshol (che giunse secondo a 14” da Longo mentre il crossista marchigiano concluse al terzo posto con 24” di ritardo).Sorretto da classe pura e da un temperamento irriducibile, Severini vestì 10 volte la maglia azzurra ai Mondiali di ciclocross (la prima da dilettante) e si distinse anche per la longevità della sua carriera, che concluse alla fine del 1967, a 36 anni com-piuti.

Dopo la lunga parentesi milanese, caratterizzata da una condotta di vita piuttosto movimentata ed irrequieta, Amerigo Severini è tornato, ormai da molti anni, nella quiete pacifica del suo paese natale, Barbara, dove vive da tranquillo pensionato, non disdegnando di continuare ad riassaporare il clima delle biciclette e delle corse.Dedicare, quindi, ad un personaggio come Amerigo questo libro ritengo sia un giu-sto riconoscimento ad un marchigiano che ha onorato la nostra Regione in Italia e nel mondo, rappresentando quella tipicità schietta, genuina, intraprendente, della nostra gente. Complimenti al Club Amici della Bici di Senigallia ed un grazie a quanti hanno contribuito alla pubblicazione di questo libro.

Lino SecchiVice Presidente Nazionale FCI

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Comune di Barbara

Amerigo Severini, il Barbarino, il Campione, il nostro Campione.Mi ricordo quando, ancora bambino, parlavo di lui con i miei amici, era come rac-contare una leggenda: il ragazzo povero, con le toppe ai pantaloni come noi, che però ce l’aveva fatta, aveva sfondato. C’era la voglia di imitarlo, era la nostra speranza. Le domeniche estive, all’ ombra degli olmi, tra una chiacchiera e l’altra si ripresen-tavano sempre le avventure di Americo. E la realtà si confondeva con la fantasia.

- E’ il campione italiano!- No, e’ il campione del mondo!- No, e’ il vice campione… mancava così poco, che sfortuna!- Corre con Coppi, Bartali, Longo… però lui è il più forte!

E via! Inforcavamo le nostre “scalessate” biciclette e, gareggiando pure noi, correva-mo fino al “Montale” dove ci aspettavano gli altri amici per giocare al pallone.La nostra immaginazione si riaccendeva poi quando Americo tornava a Barbara sulla sua lussuosa automobile, e raccontava storie di donne, di serate ai night di Parigi, della sua “dolce vita”. E l’ammirazione per il nostro mito era tanto più forte perché, nella sue umili origini, lo sentivamo vicino. Si raccontava allora della sua infanzia, quando per mangiare an-dava a raccogliere la frutta nel podere del vicino, il campo di “Mencolongo” (il mio nonno materno). Un giorno, vistosi scoperto, finse di cadere dalla pianta e in un atti-mo diventò la vittima: fu così che il proprietario, allarmato e preoccupato per lui, lo soccorse portandolo in braccio fino a casa. Lì, ovviamente, come una vera commedia all’italiana, l’infortunato si rivelò sano e salvo e dalla tragedia si passò alla risata. Il folletto buono, birichino ma amato da tutti. Grazie Americo, per aver alimentato i nostri sogni, per averci dato speranza, allegria e soddisfazione. Sarai sempre il nostro Campione, il nostro Barbarino.

Con affetto, Raniero Serrani

Sindaco di Barbara

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CLUB “AMICI DELLA BICI “ DI SENIGALLIA

Americo Severini, detto “Barbarin” per associare Barbara, il toponimo del picco-lo paese collinare d’origine alla sua minuscola taglia, è nato personaggio. Non c’è stata volta, fra le varie in cui gli sono stato compagno di viaggio, che la sua verve non abbia attratto, vorrei dire incantato, gli improvvisati ascoltatori. Il gesticolare icastico, che sembra voler precedere le parole, la mimica facciale che le ribadisce, basterebbero da soli a raccontare le sue storie. Storie che possono sembrare inverosi-mili ma che non lo sono perché perfettamente si attagliano all’indole del tricampione italiano e vice campione del mondo di ciclocross. Se avesse avuto “un’altra testa”, se avesse fatto quella che in gergo viene chiamata “la vita”, per significare la dedi-zione assoluta del fisico e della mente alla professione, il suo palmares sarebbe stato certamente più ricco. Ma, così come a Fausto Coppi, che Americo ha conosciuto e con il quale ha, qualche volta, corso, che quasi con rammarico ricordava le abnormi fatiche affrontate per sostenere le lunghe fughe solitarie, il giornalista Mario Fossati rispose che, certo, qualcuna avrebbe potuto risparmiarsela, ma allora non sarebbe stato Coppi, di Severini potremmo dire che, se fosse stato più saggio, non sarebbe il “Barbarin” che conosciamo. E allora, meglio, molto meglio, tenercelo così com’è.Nelle pagine che il lettore si accinge ad affrontare, molte delle sue storie vengono alla luce e ogni pagina è come la curva di una strada battuta da una corsa: prima di girarla, non riesci ad immaginare cosa possa esserci dietro. Perché il racconto della vita di Americo Severini, proprio come una corsa, riserva una serie continua di colpi di scena, che a volte muovono all’ilarità, altre alla riflessione, ma sempre sorpren-dono.Quante volte, noi amici, abbiamo sentito raccontare gli aneddoti che, ora, Americo ha affidato all’attenta penna di Giordano e Mirella Cioli; ma ogni volta, grazie alla sua capacità di rinnovare l’attenzione dell’ascoltatore, è come se fosse la prima e, consci di ciò, abbiamo con impazienza atteso l’uscita di questo libro che svela appie-no la poliedrica, singolare, non raramente sconcertante personalità del “Barbarin”.

Luigi Severi

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A SEVERINI AMERICO

Le strade son la sua meta;La folla il suo trionfo,che, con il loro incitamento,spingono i corridori alla volata.

E lui,con il suo sguardo d’aquila;puntano alla vetta,come una sospirata preda;

La supera,e scende, volteggiando pei tornanti;Contrastato dal vento sul suo viso,pensando ai suoi successi raggiunti.

Vola, amico mio;Vola pedalando per le strade,infinite della vita.

Gianni Messersì

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Barbara – Torre Comunale.

Barbara - Panoramica del borgo - anni 30 – Quando è nato Americo

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Il paese “Barbara”

In un fazzoletto di terra marchigiana, in una tipica dorsale collinare, fra i fiumi Ne-vola e Misa, sorge l’incanto fiabesco del paese di Barbara. Le sue radici storiche risalgono dall’invasione del popolo germanico, detti “Barbari” cioè stranieri, dove si insediarono in un luogo strategico, ai confini del territorio di Senigallia bizantina e fra le antiche città romane di Suasa e Ostra. Nel 774, i longobardi vennero sconfitti dai Franchi, vi fu istituito il Sacro Romano Impero e il territorio venne indemaniato. Successivamente, trasformato in feudo ecclesiastico, è affidato all’abbazia benedet-tina di S.Maria di Sitria. Dal 1257, grazie al protettorato jesino, si costituisce come Comune e sede amministrativa degli estesi possessi dell’Abbazia. A monte del paese sorge il Castello duecentesco, ristrutturato nel quattrocento, è ancor oggi circondato da una muraglia con scarpa, munita di quattro fortificazioni d’angolo e culminante in un imponente mastio (Torre principale) sopraelevato. Conteso da Guelfi e Ghibellini per la sua inviolabilità, fu teatro di due vincenti azioni difensive nel 1461 e nel 1517, rispettivamente di fronte alle truppe assedianti di Sigismondo Malatesta, signore di Rimini e di Francesco Maria della Rovere duca di Urbino. Il palazzo abbaziale, attuale sede municipale, ristrutturato nel settecento, per ospitare il cardinale Anni-bale Albani nipote del papa e abate di Sitria. Il campanile municipale, ristrutturato nel seicento, la cui campana dalle origini duecentesche del Comune ai giorni nostri annuncia la convocazione del consiglio comunale. La protettrice del paese è Santa Barbara, alla quale è dedicata l’omonima chiesa barocca ricostruita nel 1694 per opera del cardinal Carlo Barberini. Tra il settecento e l’ottocento, il paese di Barbara si sviluppa velocemente nella parte inferiore del castello, con un notevole aumento della popolazione. Di conseguenza, aumenta la manodopera usata nella produzione agricola locale, tutt’oggi unico sostentamento del paese.

Barbara - Torre Comunale (primi del secolo ‘900)

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La mamma - Amello Emma – nata il 28 aprile 1902 e morta il 14 novembre 1985

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La famiglia Severini

Il babbo – Severini Collatino – nato il 25 settembre 1900 e morto il 27 dicembre 1983

In Italia c’è grande tensione al-l’inizio del XX secolo, le ribel-lioni e le sanguinose repressioni, attentati alle garanzie statutarie, il tentato colpo di stato Monarchico, lasciano il loro segno in tutta l’Ita-lia, odio e rancore. Quell’odio e quel rancore che portano all’ucci-sione, con un colpo di rivoltella, di Umberto I Re d’Italia. Nel paese di Barbara, le fornaci dei famosi ce-ramisti barbaresi “i vasari”, ema-nando quel fumo acre che si unisce alla debole nebbia primaverile, fa dimenticare quell’odio e quel ran-core che si porta in tutta l’Italia. Alle pendici del paese, in una pic-cola casa fragile e malridotta, vive la numerosa famiglia Severini, con a capo famiglia Domenico, l’unico “barbarino”, tra i mille, che seguì l’impresa di Giuseppe Garibaldi. Il figlio di Domenico, Gaetano, ha una famiglia di grande tempe-ramento ma poverissima, e come tradizione di famiglia, continua il mestiere del padre, la raccolta del-le pelli di animali, tra i contadini della campagna, percorrendo mol-te volte decine di chilometri a piedi o a cavallo di un malandato ciuco. Sono giornate dure, per poter sfa-mare la numerosa famiglia, quan-do in quella casa nasce Collatino. La sua vita è di stenti, di fame, ma anche di orgoglio, quello di essere un “barbarino”, specialmente in quel periodo appena trasferitosi in Germania. Al suo rientro a Barba-

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ra, Collatino, dopo alcuni anni si sposa con Emma Amello di Castelleone di Suasa in provincia di Ancona e presto i due avranno molti figli. La prima figlia è Anaide, poi Fulvia, Severino, Americo, Teresa, Agostino e Anna Maria (vissuta un solo anno). Più la famiglia aumenta e più la situazione familiare si fa seria, la fame è tanta, non tutti i giorni si può mangiare un pezzo di pane. Nonno Gaetano, viene spesso chia-mato dai contadini per uccidere gli animali, agnelli, suini, buoi, un lavoro crudo, ma che dava la possibilità di guadagnarsi il pranzo per se e per tutta la sua famiglia. Ci sono ancora oggi a Barbara, molte testimonianze, nell’abilità della concia delle pelli e nella loro lavorazione. Silvano, ex contadino di Barbara racconta come la famiglia Severini si mostrasse ingegnosa e generosa: “….dopo aver fatto uccidere da Gaeta-no un vitellino, perché nato deforme, ho portato la pelle dell’animale a Collatino, come pagamento, mi ha realizzato con la solita pelle, un paio di bellissime scarpe per me e per mia madre…che portavo solo la domenica…vantandomi di avere delle bellissime scarpe…e rare per quel periodo”.

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L’infanzia di Americo

Il più vivace della numerosa famiglia Severini è Americo, quarto dei figli, nato l’11 maggio 1931, in un periodo nero per la vita del paese e per la nazione. Il fascismo esercita su ogni settore della società italiana e diviene di anno in anno sempre più stretto e rigoroso. E’ il tempo delle grandi imprese ciclistiche di Guerra, Girardengo, Bottecchia, Binda, Gestri, Olmo, Del Cancia, e Cinelli, che rallegrano l’umore di questo triste periodo, fame e disperazione. Erano i miti di Severini, imprese raccon-tate dai suoi amici, molte volte ascoltate nei commenti nei bar, dagli appassionati di ciclismo. Americo è l’unico della famiglia che riesce, già in giovane età, a sfamarsi per proprio conto, spostandosi in giro per la campagna, tra i contadini, a raccogliere, molte volte anche a “rubare”, qualche frutto, prendere uova o quando capitava anche qualche pollo, che poi si cucinava da solo. Americo, veniva chiamato anche “tetano” per le sue gambe sempre sbucciate e sanguinanti, perché, si arrampica velocemente e con grande abilità sugli alberi a raccogliere qualche frutto, “rubato” ai contadini della campagna di Barbara. Severini racconta: - “In campagna, vicino alla casa di un contadino c’era una grande pianta di susine, di quel tipo grosse e saporite. Con grande abilità salgo a raccogliere quelle nei rami più alti, che sono più mature e più buone. Ad un certo punto arriva il contadino con il forcone in mano, inizia a sbrai-tare verso di me puntandomi il forcone. Penso che per me non c’è altra soluzione che far finta di cadere e urlare dal dolore fingendo che mi ero rotto una gamba. A quel punto, visto la mia abilità, casco dalla pianta e inizio a gridare. Il contadino, preoccupato, mi carica sulle sue spalle e mi porta verso il paese. Fatta tutta la ripida

Barbara com’era ai tempi in cui Americo cominciò a correre in bicicletta. La casa natia in fondo a sinistra.

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salita, mi fa scendere per riposarsi e io prontamente scappo, facendogli un brutto gesto….come per dire….‘te l’ho fatta anche questa volta’”. La scuola per lui non esisteva, entrava dalla porta e molte volte usciva dalla finestra, oppure, diceva alla maestra che doveva andare a fare la pipi e poi non si faceva più vedere. Grazie però, all’aiuto di Ivan Tarducci di Senigallia, che gli ha insegnato a scrivere e a leggere, riuscendo alla fine a fargli avere la promozione fino alla ter-za elementare. La sua passione sono i “carrioli” (piccoli carretti a quattro ruote), costruiti con i cuscinetti a sfere, che utilizza nelle discese di Barbara per sfidarsi con gli amici e a gareggiare anche a chi realizza il migliore. Suo padre, Collatino, molto severo con i figli, specialmente con il tempestoso Americo, ogni volta che gli combina una marachella lo picchia fortemente, con la cintola dei pantaloni e perfino con una robusta catena. Fin da bambino, Americo, si era accasato come garzone da Ivan, commerciante ambulante di stoffe, ciclista allievo, che lo ha sfamato, rivestito e accudito. Ivan, all’inizio di stagione, quando comincia gli allenamenti, pratica al-

Americo con la sua prima bicicletta.

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meno per un mese la corsa a piedi, e il piccolo Americo, abituato a stare sempre con lui, lo segue sempre, scrutando i piccoli trucchi e le varie azioni. Ivan Tarducci, ha corso due anni, come allievo ciclista, con il gruppo ciclistico “Vis Sauro” di Pesaro, ottenendo anche dei buoni risultati. Erano i tempi dei dilettanti Pugnaloni, Lattanzi e ha terminato la sua carriera dopo la guerra. Ubaldo Pugnaloni di Ancona negli anni dal 1945 al 1947 corse per la Bianchi con Coppi al quale offrì in seguito tutta la sua disponibilità nella nota vicenda giudiziaria con la compagna Giulia Occhini. Ivan e Americo, tutte le mattine all’alba, si recano nei mercati della zona. Americo, lo aiuta a preparare il banco, ma il più delle volte, ad un certo punto scompare senza un mo-tivo e torna dopo molto tempo senza dare spiegazioni. Americo racconta come era forte la fame in quegli anni: - “Stavo facendo il bagno giù al fiume.…avevo 13 anni, mi sono visto venire incontro un branco di anatre, l’ho catturata una per il collo, e per farla morire l’ho spinta ripetutamente con il capo dentro l’acqua per molto tempo, ma non voleva morire, a quel punto l’ho girata ad elica staccandogli nettamente il collo. Nel frattempo, ho visto in lontananza gli aerei degli alleati che si avvicinavano, bombardando vi-cino all’abitato di Barbara e ho avuto paura. L’anatra perdeva molto sangue, ma ugualmente l’ho inserita sotto la mia maglietta bianca, per non farla vedere alle

Americo ed il fratellino Agostino mostrano soddisfatti le loro biciclette.

persone che potevo incontrare. Macchiato completamente di san-gue, sono giunto correndo al pae-se, impressionato e impaurito dalle bombe. Arrivato presso il rifugio del paese, quando gli abitanti, ve-dendomi insanguinato,mi corro-no incontro,credendomi ferito nel bombardamento, ma io, con aria molto goliardica tiro fuori l’anatra e a gran voce esclamo: “Severi-ni…oggi… mangia!!”. Americo, per le sue peripezie e per la vita trasandata che conduce, in paese viene chiamato il “selvag-gio”: è abituato a dormire sulle piante, a mangiare quello che tro-va, ed è abituato a non farsi vede-re dalla famiglia per alcuni giorni. In piazza Marconi, ci sono molte piante di “gelsi”, dove Americo, quando combinava qualche mara-chella, si arrampicava e nasconder-si sopra di esse passandovi anche tutta la notte. Il padre Collatino, si

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reca tutti i giorni in campagna a raccogliere un po di tutto, dalle pelli che poi concia-va, alle sementi nel periodo della trebbiatura, orzo, grano, erba medica, trifoglio, che poi rivendeva ai commercianti. Per il ciclismo nazionale è il periodo dell’esordio di Gino Bartali, mentre alla radio si sente la voce di Rabagliati che canta la “hit parade” di quegli anni: “Ciribiribin”, “Maramao perché sei morto” e “Reginella campa-gnola”. Due giovani ciclisti si mettono in luce: Fausto Coppi e Primo Volpi. Fu Pavesi della Legnano ad accorgersi di queste nuove promesse e li ingaggiò entrambi per la sua squadra, come gregari di Bartali. A seguito della dichiarazione di guerra di Mussolini alla Francia e alla Gran Bretagna, il ciclismo si ferma per alcuni anni per riprende al ritorno della pace, sull’onda delle imprese del giovane Fausto Coppi, da poco rientrato dalla prigionia che grazie, ai duelli con Bartali, aiuta gli italiani a dimenticare quel devastante periodo.

Americo, con la sua prima bicicletta, sembra posare già con l’atteggiamento del Campione.

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Le prime corse

Ivan Tarducci, è molto affezionato al piccolo Americo, chiamato con il soprannome di “Micco” o il “Selvaggio”, gli vuole bene come un fratello, e al termine della sua carriera ciclistica, a fine guerra, gli regala la sua splendida bicicletta da corsa. La bi-cicletta, per Americo, è troppo alta e lunga, vista la sua statura piccolina, per montare sulla bicicletta deve sempre cercare un appoggio, un marciapiede, una pietra, un mu-retto, perchè non arriva con i piedi a terra, ma lui la usa ugualmente ottenendo buoni risultati già dai primi tempi. Intanto a Barbara, la fame faceva da padrona, la guerra era passata da poco, purtroppo i morti si contavano anche in questo piccolo paese, il popolo demoralizzato, i più colpiti gli abitanti del paese, un po meno i contadini della campagna attorno. Americo, decide presto di partecipare a una gara ciclistica su strada. Si iscrive alla società sportiva “Barbara” di Arturo Fiorani, meccanico di biciclette a Barbara, insieme a Vittorio Antognini di Ancona. Nel 1946, la società ciclistica Barbara gli assembla una bicicletta a sua misura, su telaio Olmo e partecipa alla sua prima gara a Barbara. Fu una corsa dura, se si pensa al percorso, ancora disa-gevole per le devastazioni della guerra, dove partecipano Allievi e Dilettanti insieme. La gara si concluse in volata, con tre ciclisti al comando, la vittoria andò a Marcello Badioli di Senigallia (un forte dilettante), seguito dal fratello Glauco e al terzo posto si piazzò il giovanissimo Severini.

Trofeo di Montegranaro 1949 – Americo 1° classificato, a fine gara si rinfresca, 2° classificato Gismondi.

Una corsa promettente per Ameri-co, nella quale conquista il primo posto assoluto di categoria e il ter-zo sul traguardo. La seconda corsa si svolge nella vicinissima Ostra Vetere, partecipano Dilettanti e Allievi insieme, con il consueto risultato, la vittoria va a Marcello Badioli di Senigallia, al secondo posto conclude Glauco Badioli, al terzo Severini che conquista nuovamente il primo posto di ca-tegoria. La terza gara di Americo si svolge a Jesi, in occasione del campionato marchigiano allievi. Severini vince per la prima volta, riuscendo a conquistare cinque minuti di vantaggio al secondo ar-rivato, ma viene contestato dagli avversari. La contestazione, era dovuta al fatto che loro erano con-vinti che il piccolo Americo si fos-se fatto trainare da qualche mezzo,

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ma, il commissario della Federazione rispose ai contestatori: “…guardatelo bene…e non andate dove va a correre questo ragazzo…perché voi non vincerete più…”.Severini vince con distacco il 1° Circuito di Monte Vidon Corrado – Montappone, 28 – Il primo circuito di M.Vidon Corrado per allievi è stato vinto da Severini, che ha compiuto da solo quasi l’intero percorso, giungendo al traguardo con sei minuti di vantaggio. La gara, organizzata alla perfezione dal G.S.Montevidonese, ha radu-nato alla partenza i migliori elementi delle Marche e degli Abruzzi. Ecco l’ordine di arrivo: 1.Severini Americo (S.S.Barbarese Ancona) che copre i km.45 in 1.30’ (media km.30); 2.Mazzara Antonio (G.S.Tavo Moscufo) a 6’; 3. Antognini Vittorio (S.S.Barbarese); 4. De Amicis Antonio (G.S.Tavo); 5.Catalini Lorenzo (S.S.Ascoli Pic.); 6. Vita Guido; 7. Bonafede Cesare; 8.Russo Michele; 9.Costantini Duilio; seguono altri - A Macerata, si svolge la “Coppa Bar dello Sport”, gara organizzata dal comitato provinciale dell’UVI, valevole quale prima prova del campionato marchigiano, ca-tegoria allievi. La gara ha avuto un grande successo di pubblico e di partecipazione di concorrenti. Già al secondo giro della circonvallazione della città, si ha un primo tentativo di fuga da parte di Monteverde che conquista un centinaio di metri di van-taggio sul grosso del gruppo. Al quinto giro, il gruppo rimane compatto fino a Piedi-ripa. Sulla salita verso Macerata il plotone si sgrana ed al traguardo della montagna transita per primo Renili, seguito da Montanaro. Sulla salita di Piediripa, Severini scatta e nella sua scia rimangono Montanaro e Renili. Nei pressi del culmine scatta Renili, che guadagna una trentina di metri e taglia il traguardo davanti a Montanaro

Urbania 1948 – Americo 1° classificato, secondo Renili di Pesaro. Nella foto un gruppo di simpatizzanti.

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e a Severini. Severini di Barbara vince la coppa Manfredi a Senigallia – Senigallia, 19 – Alla gara indetta dalla S.Pedale Senigalliese hanno partecipato numerosi concorrenti. Il giovane Severini ha preso il comando del plotone sin dalle prime rampe ed è poi arrivato con distacco. Ordine d’arrivo: 1. Severini Americo (Barbara) ore 1.42.56; 2.Tarini Franco (Pedale Senigalliese) 1.48.14; 3.Verni Sergio (Riccione); 4.Polo-nara Luciano (Pedale Senigaliese); 5.Antognini Vittorio (Pedale Ancona); 6.Regi-ni Cesare(Gepin-Cantiano); 7.Fabbri Carlo (Vis Sauro Pesaro); 8.Spinazzi Renato (CSI Pesaro) 1.54.46; 9.Luchetti Alfredo (Camerino); 10.Leandrini Valentino (Ca-merino). Severini conclude il primo anno da Allievo con quindici vittorie, sei secondi posti e numerosi piazzamenti tra i primi cinque.

Trofeo per dilettanti “Amos Tinti”(giovane ragazzo deceduto durante un bombardamento della seconda guerra mondiale, su Barbara) – Americo, primo a sinistra, primo classificato

– al suo fianco Mancini e vicino a lui Ridolfi di Pesaro.

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Pesaro - Campionato Regionale su Pista Specialità Inseguimento – Americo fu fatto gareggiare all’ul-timo momento, tant’è chè con sé non aveva neppure gli indumenti sportivi, e vinse. Nella foto i momenti prima della partenza.

Pesaro - Campionato Regionale su pista specialità inseguimento per dilettanti.

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Da Camerino a Mondolfo

Nel 1947, Severini partecipa alle gare nella categoria Allievi con il gruppo sportivo “Gepin-Olmo-Cantiano” di Cantiano provincia di Pesaro, che pubblicizza le bici-clette “Olmo”, costruite da Giuseppe Olmo di Celle Ligure, la fabbrica più rinomate in quell’epoca. Il rappresentante della “Olmo” per le Marche, Domenico Mencoboni di Cagli, sapendo della fama che aveva il giovane Severini, lo volle in questo gruppo, passandogli una bicicletta gratuitamente e cinquemilalire a vittoria (che Giuseppe Olmo inviava direttamente). In quell’anno, tra le vittorie più importanti di Severini figura la “Coppa Muti” a Bologna, il Trofeo Montegranaro, dove supera il forte Gi-smondi, e le gare di Monte San Giusto e Petritoli. Corsa ciclistica – Camerino 29, - Si è disputata domenica 27 la 1° coppa “Imperia” gara riservata agli allievi iscritti all’UVI. Alla partenza erano presenti 23 corridori, presente un foltissimo pubblico, anche dei centri vicini. Il giovane Severini Americo della Società Ciclistica “Olmo” di Cantiano di Pesaro è arrivato solo al traguardo con 4’50” di vantaggio sul secondo compiendo l’intero percorso di km.54 alla me-dia oraria di km.29,100. Si può veramente affermare che il Severini ha letteralmente sbaragliato il numeroso lotto degli avversari compiendo una gara meritata ed ec-cezionale. Speciale citazione va attribuita al bravo atleta della C.S.I. di Camerino, Leandrini Valentino che, sebbene a corto di allenamento, ha impressionato per il suo passo costante e per le sue doti di recupero. La coppa “Imperia” è stata consegnata alla Società Ciclistica Olmo per merito di Severini Americo. Ecco l’ordine di arrivo: 1) Severini Americo – Olmo-Cantiano. 2) Pezzola Elio – Fontespina. 3) Gismondi Elio – Montegranaro. 4) Antognoni Vittorio – Pedale Anconitano. 5 ) Sracini Paride – Lanciano. 6) Cascia Verino – Pedale Anconitano. 7) Leandrini Valentino – C.S.I. Camerino. 8) Galante Vincenzo – Lanciano. 9) Molari Enzo – Pedale Riminese. 10) Ragaini Armando – Castelfidardo. 11) Rossini Alfio – Pedale Anconitano. 12) Bastianelli Lamberto – Monte Granaro. Perfetta è stata l’organizzazione curata dal CSI di Camerino - Nella categoria Allievi, la palma di campione regionale è toccata a Gismondi della “Ugo Bassi” di Montegranaro, il quale, nella stagione ha conseguito ben dodici vit-torie, cinque secondi posti, sette terzi posti e due quarti. Ancor meglio ha però fatto Americo Severini del gruppo sportivo “Gepin-Olmo” di Cantiano, che ha vinto ben sedici gare, ottenendo anche due secondi posti, un terzo e tre quarti. Schiacciante affermazione di Severini a Mondolfo – Mondolfo, 11 – Quaranta-cinque concorrenti hanno preso parte alla gara ciclistica organizzata dalla Società Sportiva “Ignis”di Mondolfo. Appena un chilometro dopo la partenza il piccolo Severini si staccava dal gruppo e se ne andava tutto solo e proseguiva la sua marcia vittoriosa, aumentando il suo vantaggio. Fino al terzo giro lo inseguiva, a breve distanza, il giovanissimo mondolfese Patrignanelli, ma poi anche questi, per noie alla macchina, veniva riassorbito dal gruppo inseguitore. L’ottimo corridore della “Gepin” di Cantiano vinceva da gran signore, portando al quinto ed ultimo giro il suo vantaggio a 10’ e 20”. Un gruppo di una quindicina di concorrenti disputava

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quindi una bella volata nella quale aveva la meglio Antognini del “Pedale Ancone-tano”. La coppa “Ignis” è stata assegnata alla “Gepin”Cantiano. Ecco l’ordine di arrivo: 1.Severini Americo (Gepin-Cantiano) che percorre i 65 km. del percorso in ore 2 e 4’, alla media oraria di km.31,500; 2.Antognini Vittorio (Pedale Anconitano) a 10’20”; 3.Pezzola Elio; 4.Regini Cesare; 5.Luchetti Alfredo; 6.Gattoni Pierino; 7.Beni Roberto; 8.Rossi Gino; 9.Patrignanelli Dino; 10.Serafini Tino; tutti con lo stesso tempo di Antognini. – Dalla collezione privata di Leonardo Stefanini di Senigallia, grande appassionato di biciclette storiche, abbiamo la descrizione di una delle tante appartenuta ad Americo Severini e oggi di proprietà di Leonardo. “ Questa bici è uscita dalle officine Giusep-pe Olmo di Celle Ligure nel 1947 ed è stata portata in gara da Americo Severini nei primi anni della sua lunga carriera ciclistica. La bici, rinvenuta nel Settembre del 1988, era stata nel tempo trasformata in bici da viaggio e di parti originali era rima-sto solo il telaio con la guarnitura, i mozzi delle ruote ed il cambio. Sono occorsi ben sei anni per ricercare le varie parti mancanti, l’ultimo dettaglio sono state le pinze dei freni marcate Balilla – Olmo. E’ stata la seconda bici che è entrata a far parte della mia “malattia”, le bici da corsa d’epoca, allora ancora poco accentuata ora direi esagerata. E’ difficile descrivere la sensazione che ho provato nel maneggiare per la prima volta un cambio Campagnolo a due aste, così pieno di quel fascino di un ciclismo tanto lontano, eroico e mitico per i corridori di allora che hanno fatto scrivere tanto delle loro indimenticabili imprese e che tanto hanno contribuito a risollevare il morale degli Italiani subito dopo la fine del secondo conflitto mondia-le. Questa bici, è un po’ grande di telaio per il nostro campione Severini (altezza m. 1,55),lo costringeva a pedalare con la sella tutta abbassata. Ecco le principali

Pesaro - Campionato Regionale su pista specialità inseguimento per dilettanti – Dopo la vittoria, foto ricordo con Gino Bartali e Corrieri sdraiato con i pantaloncini da corsa.

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caratteristiche tecniche: telaio Olmo modello Rondine. Tubazioni in acciaio della inglese Reynolds. Misure da centro a centro 52 x 56 cm. (tubo piantone e tubo oriz-zontale). Carro posteriore con forcellini dentati Campagnolo per il cambio a due aste. Forcella con punte Campagnolo. Predisposto per l’istallazione dei parafan-ghi, che venivano montati durante la stagione invernale. Serie sterzo in acciaio della Magistroni. Sella in cuoio della Brooks, usata fino agli anni 80 da Severini, cuoio ancora in ottimo stato a parte la testimonianza di una caduta sul lato destro. La sel-la in cuoio allora per un corridore era molto importante si cambiava la bici, ma la sella era sempre la stessa in quanto modellata dall’uso ed ammorbidita con ripetuti in grassaggi, assicurava il massimo confort. Le ruote sono dotate di mozzi Campa-gnolo a 36 fori, il posteriore con asse dentato per il funzionamento del cambio a due aste. Cerchi in alluminio della Nisi di Moncalieri - Torino. Tubolari di sezione 24 mm. Ruota libera Regina a 4 velocità con denti a profilo appuntito per facilitare la cambiata e completa di disco salvaraggi Campagnolo. Pignoni con dentatura da 16-18-20-22. Il cambio Campagnolo è a due aste, generalmente chiamato anche a due bacchette: si tratta del primo tipo di cambio costruito da Gentullio “Tullio” Cam-pagnolo a metà degli anni 30 e solo all’inizio degli anni 40 sarà commercializzato. Si cambia pedalando all’indietro, muovendo la leva corta per la scelta del pignone desiderato dopo aver allentato con la leva lunga il bloccaggio della ruota sui forcel-lini dentati del telaio. Ad operazione ultimata si richiude il bloccaggio sempre muo-vendo la leva lunga. L’indimenticabile Gino Bartali, come riportato dalle cronache del tempo, era molto abile nell’usare questo cambio che porta alla vittoria, su bici Legnano, nel Tour de France del 1948. Movimento centrale e guarnitura in acciaio sono della Magistroni, con pedivelle lunghe 170 mm e corona da 48 denti. Pedali in acciaio con gabbia chiusa della Sheffield. Puntapiedi in acciaio della Antonio Alpi di Faenza con cinturini in cuoio rosso. Il manubrio con piega in alluminio, tubo di diametro esterno 22 mm, con disegno classico dell’epoca e tappi in sughero a chiu-sura e protezione sulle sue estremità. Attacco manubrio in acciaio della Cinelli di Milano. I freni con leve e pinze in alluminio della Balilla. Ammortizzatori in gomma sulle leve dei freni della Nieddu di Torino. Cavi freni su guaine crespate di colore grigio, quella del freno posteriore è tenuta da tre fascette con serraggio laterale sul tubo orizzontale del telaio. Nastro manubrio telato di colore rosso. Accessori –Dettagli: borraccia in alluminio con tappo in sughero legato con spago e portaborraccia al manubrio; attacchi pompa, modello lusso, sul tubo obliquo con tenuta ad incastro su perno con molla di richiamo; pompa in alluminio con raccordo in ottone; peso in assetto corsa Kg. 10,600; sviluppo metrico dei rapporti del cambio con un massimo di 6,41 (48 x16) ed un minimo di 4,66 (48 x 22)”. Bici di Severini 1947

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Coppa Manfredi Senigallia 1949 – Americo 1° classificato – si intravedono Gismondi con il berretto a spicchi e Collinare del G.S.Senigalliese con la coppola.

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Il piccolo “Barbarino”

Nel 1948, Severini passa alla categoria superiore, quella dei Dilettanti. Corre per la società sportiva “Fiamma” di Cagli (Pesaro), con biciclette Olmo. Molte sono le sue vittorie, tra le più straordinarie a Cattabrighe di Pesaro nella coppa “Dragomanni”, a Sassoferrato, ad Urbania, ad Ancona, a Serra dei Conti, a Grancetta, ad Arcevia, a Senigallia e a Mondolfo. Il 13 agosto 1948 a Urbania si svolge la Coppa Durantina. Il Sindaco di Urbania ha abbassato la bandierina e ben 58 concorrenti hanno preso il via tra gli applausi della numerosa folla e di sportivi intervenuti fin dalle prime ore del mattino per assistere alla tradizionale corsa per la IV Coppa organizzata dalla Durantina e dal CSI di Urbania. Per i primi 20 chilometri nulla di notevole: il gruppo transitava compatto alla Baracca e ad Urbino, dove Renili del Velo Sport Pesaro si aggiudica i traguardi. Calma apparente, però, perché ormai sono tradizionali gli “a solo” della disputa della Coppa Durantina. Al venticinquesimo chilometro Severini della S.S.Fiamma di Cagli, il favorito numero uno, scattava con un allungo; in breve guadagnava 200 metri. Nessuno gli stava dietro e il coraggioso aquilotto continua-va la sua marcia, portandosi

Serra de’ Conti 1949 – Americo 1° classificato, 2° Gismondi Nella foto la partenza.

via tutti i traguardi. A San-t’Angelo in Vado, posto di controllo (km.50), aveva già oltre un minuto di vantag-gio. Al Gran Premio della montagna, i passaggi avve-nivano nel seguente ordine: 1.Severini; a 3’ un gruppo di quattro corridori (Albani, Antognini, Renili, Nespoli); a 3’50” un altro gruppo di 9 corridori. Intanto Severini proseguiva indisturbato ver-so il traguardo finale, aggiu-dicandosi i premi di Urbino e Fermignano. Il gruppo ri-congiuntosi poco prima di Fermignano, sonnecchiava a passo turistico, venendo a mancare un qualsiasi inse-guimento: nessuno voleva tirare. La vittoria oramai era sicura per Severini, che infatti giunge solo, fresco come se avesse fatto una passeggiatina di 96 km. Al

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secondo posto Valerio Renili del V.S.Pesaro a 4’ e al terzo posto Galliano Canestrari dell’Ignis di Mondolfo. Nel ciclocross è l’anno di Luigi Malabrocca, colui che di solito si presenta al Giro d’Italia con la ferma e dichiarata intenzione di arrivare ultimo.Ciclismo sulle nostre strade – Severini vince con distacco il V Circuito di Grancet-ta – Baldanelli primo degli “allievi” – Grancetta, 23 – Ottantatre corridori venuti da ogni parte della nostra Regione si sono dati subito battaglia al “via”. Severini, il piccolo “Barbarino” si è dimostrato il più forte e specie sulle più difficili rampe, ha sempre controllato e battuto i suoi più diretti avversari come Santicchia, Antognini, Marchetti ed altri. Il premio della montagna è stato a suo appannaggio e l’ordine di arrivo è la prova tangibile del suo valore. Il primo lungo giro che ci porta ad Agu-gliano, Polverigi, Chiaravalle e Castelferretti è stato percorso a veloce andatura ed i premi di traguardo sono stati vinti da Casarola, costretto poi più tardi al ritiro per una paurosa caduta, da di Meco e Zagaglia. Quindi si inizia il carosello che per quattro volte ci conduce con un circuito di km.8 a Grancetta per la disputa del pre-mio della Montagna. Il gruppo già fortemente selezionato composto di una trentina di unità si sgrana lungo le tortuose rampe e qui vediamo mettersi in luce, il sedicen-ne Carloni Lando, il quale con una pedalata ammirevole si porta sul passo più duro a contatto con i migliori dilettanti. Ma la bravura del cagliese Severini riesce ad aver ragione di tutti e all’ultimo giro questi pianta la compagnia per arrivare tutto solo al traguardo finale. Belle prove hanno dato il forte Santicchia, il pesarese Mar-chetti, Antognini, l’anconetano Pirani. Tra i più sfortunati nominiamo il senigalliese Annichiarico, Casarola ed altri costretti al ritiro per cadute o avarie alle macchine proprie nel momento in cui ferveva di più la lotta. Ordine di arrivo: 1) Severini Americo della S.S.Fiamma di Cagli (Dilettante) che copre il percorso di km.65 in ore 1’55”, alla media di chilometri 33,965. 2) Santicchia Nazzareno del G.S.Collina di S.M.Nuova (dilettante) a 1’57”. 3) Marchetti Elio del CSI di Pesaro, a ruota. 4) An-tognini Vittorio della S.S.Fiamma di Cagli, a ruota. 5) Pirani Giulio del C.S.Ancona, a ruota. 6) Antinori Quinto del C.S.Macerata a 20 metri. 7) Piercamilli Gino del CSI Ancona. 8) Monti Franco del Pedale Senigalliese a ruota. 9) Sgalla Primo del CS Collina. 10) Baldarelli Duilio dell’Alma Juventus di Fano (1 degli allievi). 11) Zagaglia Orfeo del G.C. Collina. 12) Carloni Lando della Oscar IVC di Falconara M. (2 degli allievi). 13) Romagnoli Giancarlo dell’Ignis di Mondolfo. 14) Ragaini Armando del G.S. Gambella di Camerano. 15) Mattoni Romeo della Ciclistica Je-sina. 16) Carloni Lanfranco della S.C.Gira di Bologna. La coppa Primavera messa in Palio dalla S.S.Biagio Nazzaro di Chiaravalle è stata vinta dalla S.S.Fiamma di Cagli per merito di Severini e Antognini. – Lamberto Carloni – Palmiro Togliatti, segretario generale del Partito Comunista Italiano, è stato fatto oggetto di attentato da parte di Antonio Pallante. Ad attenuare la tensione, oltre alle parole dello stesso Togliatti che invita alla calma, contribuisce la notizia della vitto-ria di Bartali in una tappa del giro di Francia. Il francese Louison Bobet era ancora in testa al Tour, con oltre ventuno minuti di vantaggio su Bartali. Quasi prodigiosa-mente, poche ore dopo, l’italiano stacca tutti sulle rampe del Col de la Croix de Fer e

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conquista la maglia gialla. Mentre Bobet piange, l’Italia intera si lascia esaltare dal-l’impresa: la passione sportiva attenua, almeno per un poco, i conflitti politici. Alle Olimpiadi di Londra, Giorgio Consolini vince la medaglia d’oro di lancio del disco, mentre nel ciclismo, Ferdinando Terruzzi e Renato Perona conquistano il podio con il tandem, Mario Ghella eccelle nella velocità, Ercole Gallegati nella lotta greco ro-

Gaggiano Milano - Gran Premio (Antonelli?)– Americo vittorioso con una fuga solitario di oltre 100 km.

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mana e Cesare Rubini nella pallanuoto. Severini, vince sul circuito di Arcevia, una gara molto combattuta, organizzata dalla Uisp di Arcevia, riservata a dilettanti, per un totale di chilometri 80. La partenza è stata data dalla signora Giuseppina Monti Guarnieri. Severini ha dominato e si è aggiudicato anche il gran premio della Mon-tagna. Al traguardo ha preceduto Cesare Penna e Angelo Venturosi. Ad Ancona nella “Corsa della Primavera” – Severini primo al traguardo della Pietralacroce – Torrette – Ancona, 26 – In occasione della “festa della Primavera” organizzata ad Ancona dalle “avanguardie garibaldine” e dal Fronte della Gio-ventù; si è disputata domenica scorsa una corsa ciclistica riservata agli allievi sul percorso Pietralacroce-Torrette. Il via è stato dato alle 15,21 dal giovane Sottili e corridori transitano sulla salita di Montacuto nel seguente ordine: 1.Severini, 2.An-tognini, 3.Barca. I tre, in perfetto accordo filano verso il Poggio tra le acclamazioni di numerosi gruppi di appassionati che incitavano i concorrenti lungo il percorso. La prima “fuga” si registra ai piedi della salita che porta al Poggio: protagonisti Severini seguito da Antognini. Il gruppo inseguitore si dissemina per la salita aspra e polverosa: a duecento metri segue Barca, il gruppo viene ben presto distanziato di 2’. Al bivio di Monte Conero, Severini viene appiedato da una foratura e Antognini taglia per primo il traguardo di Sirolo dove gli sportivi locali, ai quali va il ringra-ziamento degli organizzatori, avevano posto in palio un premio in denaro: il gruppo è a 3’. Nei tortuosi “saliscendi” che da Sirolo portano alla stazione di Osimo Se-verini, con una sgropponata degna delle sue inesauribili risorse fisiche, raggiunge nuovamente Antognini e lo distanzia quando i due giungono al bivio delle Crocette. Negli ultimi venti chilometri, Antognini, si è dovuto fermare un paio di volte per noie al cambio. Severini, sotto un sole primaverile, fila a tutta andatura e le sue gambe non avvertono stanchezza. Alle Torrette, taglia il traguardo trionfante alle 16,46 con 4’ sul secondo. Ecco in dettaglio l’ordine di arrivo: 1.Americo Severini, alla media di 28 km.orari. 2.Vittorio Antognini, a 4’. 3.Attilio Barca, a 7’. 4.Michele Russo, a 9’. 5.Attilio Rossini, con lo stesso tempo del quarto. Seguono gli altri con notevoli distacchi. –Una delle memorabili vittorie di Americo Severini è quella di Velletri. Il tracciato si snoda sul percorso Velletri, Latina, Cisterna, Roma, Rocca di Papa e arrivo a Vel-letri su una salita in lastricato di pietre. E’ una gara molto stressante, che si decide nella salita finale: il “Barbarino” taglia il traguardo per primo battendo i forti romani Monti e Fabbri. E’ un’altra grande stagione per Severini che termina l’annata con 15 vittorie, tre secondi posti e numerosi piazzamenti.

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Dilettante a Fossombrone

Nel 1949, corre come Dilettante per il gruppo ciclistico “Polisportiva Forsempronese” di Fossombrone Pesaro, con bicicletta Olmo. Ottiene un buon stipendio di 25.000 lire al mese. Il 20 aprile, vince la Coppa Manfredi. Aggiudicata a Severini la Coppa Città di Pergola – Pergola, 9 – Sul percorso Pergola San Lorenzo, Bivio Sterlato, Madonna del Merlino, Pergola un giro Pergola, Pantano, Pergola totale 20 giri per complessivi km.115, si è svolta la gara ciclistica “Coppa Triennale Città di Pergola”. Il numero dei partecipanti non è stato numeroso date le altre gare della regione autorizzate per oggi dall’UVI. La corsa si è svolta in un atmosfera di lotta serrata per merito di Severini e Antognini. Prendono il via alle 15,15 nove corridori i quali compiono il primo percorso di km.28,55 e giungono a Pergola in gruppo. La prima fase era movimentata dall’inseguimento di Severini, che era stato arrestato per foratura. Nei sedici giri della seconda fase della gara, si alternano al comando Severini e Antognini fino al 14 giro nel quale Antognini distanzia Severini di 32” per foratura. Tutto ciò non fiacca il Barbarino che con un magnifico inseguimento raggiunge e sorpassa l’antagonista distanziandolo all’arrivo. Ecco l’ordine di arrivo: 1) Severini Americo in ore 3.5’. 2) Antognini Vittorio a 1’. 3) Isabettini Mario a 2’34”. 4) Goroni Nazzareno a 2’34”. 5) Rizzi Nazzareno a 2’34”. Giungono altri tre in tempo massimo, buona l’organizzazione della gara. – Nino Coli – Severini, a ogni partenza di gara si sente spaventato,

Fossombrone – Dopo aver firmato il contratto con la Forsemprone-se, Americo si gode la campagna di Fossombrone.

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trema tutto, ha paura che lo stacchino proprio in partenza, ma appena inforca la bicicletta si trasforma, diventa un leone.Nel 1950 Americo Severini continua a correre con i Dilettanti, indossando nuovamente la maglia della “Polisportiva Forsempronese” e utilizzando ancora bicicletta Olmo. In quel periodo abita a Fossombrone e gli capita di assistere ad una riunione sulla pista di Pesaro, alla quale partecipavano anche professionisti famosi fra i quali Bartali, Coppi e Corrieri. Vistolo tra gli spettatori, molti dei suoi tifosi lo incitarono a scendere in pista, dandogli chi le scarpe, chi la bicicletta, chi la maglia: anche in quell’occasione, partecipando alle prove riservate ai dilettanti, Severini ebbe un grande successo, mettendosi in evidenza davanti ai professionisti i quali ammirarono le sue vittorie inaspettate. L’anno seguente Americo corre nuovamente con i Dilettanti nella stessa squadra e, il 26 marzo vince la Bologna-Raticosa, corsa classica in salita di 45 chilometri.In mezzo alla neve – Severini primo per distacco nella Bologna-Raticosa – Bologna, 26 – Americo Severini da Fossombrone, 20 anni, 1,55 di altezza, tre anni di corse e già parecchi successi nel carniere: questa 17° edizione della corsa in salita Bologna-Passo della Raticosa per il Gran Premio Testi è tutta sua. Nel scelto campo dei 49 specialisti di cinque regioni, il marchigiano l’ha fatta da dominatore. Dopo appena 18 chilometri di corsa già se ne era andato, ma il salto della catena favoriva la ripresa degli inseguitori. A Loiano (km.32), rimasti, per la severissima selezione, in undici in testa, Severini era prontissimo a rispondere all’attacco di Modena, a raggiungerlo, a piantarlo in asso. Ottimo il suo crescendo finale che gli permetteva di raggiungere il traguardo, tra le nevi della Raticosa, con 40 secondi di vantaggio sul parmense

Barbara Ancona – Il panorama.

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Vecchi. E se gli organizzatori del V.S.Reno non avessero dovuto accorciare, a causa della neve, il percorso di 2 chilometri probabilmente il record di Ortelli sarebbe stato battuto. L’ordine d’arrivo: 1.Severini Americo (Polisportiva Forsempronese), km.45 in ore 1.25’, media km.31,764. 2.Vecchi R. (U.S.Parmense), a 40”. 3.Medri A. (Renato Serra di Cesena). 4.Ciapini V. (S.C.Luconi di Prato). 5.Paccianti G. (A.C.Pratese). 6.Albani R. (G.S.San Marino). 7.Modena V. (G.S.Cofler di Rovereto). 8.Fava M. (S.C.Comelli di Bologna), a 50”. 9.Fabbri G.(Apen di Predappio), a 1’. 10.Pintarelli G. (G.S.Cofler di Rovereto), a 1’10”. – Con il ricavato di quella splendida vittoria, dalla quale ha ben guadagnato, si fa cucire un vestito dalla migliore sartoria della zona, quella di Elio Quattrini di Barbara. Da allora, ad ogni vittoria, Americo, si procura le migliori stoffa in commercio e si fa cucire un vestito nuovo, e qualcuno già inizia a chiamarlo scherzosamente “il Conte di Barbara” per questa sua eleganza nel vestirsi. L’otto di luglio a Porto S.Elpidio di Ascoli Piceno, vince il Campionato Marchigiano. Nel 1951, Severini collezionato nove successi, di cui cinque colti fuori dalla sua regione, alcuni in modo clamoroso, ad esempio quello nella tappa Salsomaggiore-Voghera del trofeo Cadetti quando, dopo aver scalata il Monte Penice quasi a tempo di record, sarebbe certamente arrivato tutto solo al traguardo di Voghera, se nella discesa seguente non fosse incorso in una spaventosa caduta che lo fece ruzzolare, come una trottola, per alcune decine di metri lungo la china del monte. Lungo i dodici chilometri della scalata del Penice egli inflisse poco meno di sei minuti a Bruni, ma non fu il solo Bruni ad essere stracciato dallo scatenato Severini, in quel giorno, infatti in gara c’erano tutti i migliori dilettanti, campioni del mondo e d’Italia compresi. Il tempo che egli fece registrare nella scalata (38’ e 35”) fu paragonato dai tecnici a quelli realizzati da Ortelli e da Coppi quando, da indipendenti, dominarono sotto lo stesso traguardo della montagna. Un episodio particolare accade nella corsa di Jesi, quando Severini, in vantaggio di alcuni chilometri, quando all’improvviso buca una gomma e, per non farsi vedere dai rivali, si nasconde dietro a dei rovi, ripara la ruota e riparte all’inseguimento riuscendo a vincere la gara ugualmente. Per Coppi, quella, invece è una delle stagione più infelici, a causa dalla morte del fratello Serse, che aveva buoni rapporti con Bartali.

Barbara - Corso Vittorio inizio secolo

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Barbara - Gruppo ciclistico anni 70

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Il “Conte di Barbara” a Milano

Nel 1952, Americo Severini, segue suo fratello Severino, che si trova già a Milano da alcuni anni per lavoro. Lascia la sua amata terra, per cercare più fortuna, nella metropoli milanese. Americo, il brillantissimo corridore, ha piantato definitivamente le tende della sua attività agonistica a Milano. In questa stagione corre con i colori della società ciclistica “Excelsior”, con bicicletta “Dal Cerri”, con sede all’ombra della Madonnina. Americo, prendendo la strada del nord, ha lasciato molti rimpianti nelle Marche. Ha lasciato i suoi amici, il suo amato paese, Barbara, i suoi ricordi, i suoi innumerevoli sostenitori e, a volte, anche fanatici paladini. Severini ha lasciato tutti, anche coloro che lo hanno generosamente aiutato ad affrontare le dure difficoltà iniziali perché un giorno o l’altro si affacciasse sicuro verso una luminosa carriera ciclistica. Il suo volontario esilio verso la terra lombarda costituisce una indubbia perdita per il ciclismo marchigiano, così povero di elementi che sappiano imporsi all’attenzione dei tecnici e delle folle sportive al di fuori delle troppo anguste mura regionali. D’altra parte non si poteva pretendere che Americo fosse rimasto nella sua terra. Egli ha già dato abbastanza, se non tutto quello che poteva dare, al cicli-smo marchigiano. Americo Severini, andandosene dalle Marche, come puledro di razza, ha trovato il domatore che sa indiscutibilmente il fatto suo: l’appassionato e competente rag. Dondena, membro della commissione tecnica sportiva del Comitato Lombardo dell’UVI e presidente onorario di quel magnifico vivaio ciclistico che è la “Excelsior” di Milano, ha dato a Severini la nuova maglia, da chissà quanti altri am-bita, accordandogli, evidentemente, piena fiducia. Gli ha semplicemente annunciato i doveri e le soddisfazioni che da lui si attende, perché ha mezzi e possibilità adeguati per darne copiosamente. Lo ha, insomma, avvicinato con la zolletta di zucchero, in-dicandogli la giusta strada da seguire per arrivare. Date tempo al tempo e vedrete che il “Conte di Barbara”, il corridore italiano che senza dubbio può tra l’altro vantare il maggior numero di simpatici nomignoli usciti dalla fantasia inesauribile delle folle sportive, farà sentire fra non molto tempo, anche la sua voce, nitida e possente, nel grande, entusiasmante coro delle già “arrivate e mature” voci del ciclismo italiano. Anche Michele Gismondi di Montegranaro, ha lasciato la sua terra per ingrossare le file dei professionisti, affezionandosi al grande Fausto Coppi. Il 19 marzo, Americo Severini, partecipa alla prima gara milanese, a Cattabrighe, dove si corre la Coppa Dragomanni di 95 chilometri, giungendo secondo. Il 6 aprile, nella Coppa Fontemaggi a Rimini giunge sempre secondo. Il 24 giugno, a Pavullo sull’Abetone, vince il Giro del Frignano di 120 chilometri alla media di 32,850: a questa corsa hanno partecipato i migliori ciclisti del centro Italia; a pochi chilometri dal traguardo, quando inizia la salita, Severini va in fuga e taglia per primo il traguar-do. Il 15 agosto, a Golasecca giunge secondo nella prova Trofeo Cadetti. Il gruppo ciclistico “Excelsior” organizza, annualmente, una corsa su strada, la Milano-Erba-Monticelli, sulle salite della Brianza. Americo, è seguito in motocicletta dal fratello Severino, all’improvviso si rompe la moto, passano alcuni minuti prima di poterla riparare. Riparte mettendosi all’inseguimento del fratello che, ormai giunto alla lun-

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ga salita prima dell’arrivo, sotto una pioggia torrenziale, si ferma a chiedere informa-zioni al pubblico presente, su chi fosse in testa alla corsa. Quando gli viene risposto: “…ma!!!…c’è davanti un piccoletto, brutto… tutto sporco…non so chi sia!!!”. Il fratello, capisce subito non può che trattarsi di Americo e, pur precipitandosi verso il traguardo, non riesce a raggiungerlo. Ma Severini vuole provare nuove emozioni e così si prepara a cimentarsi nel ciclocross. La prima gara alla quale partecipa si svolge il 16 novembre, a Cinisello Balsamo, dove giunge secondo nella classifica finale del gran Premio “Ciclocross di Cinisello” di 24 chilometri.

Barbara, la casa natia di Severini (seconda sulla destra) com’è oggi.

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Un piccoletto tra i grandi

Americo è chiamato al servizio militare dagli ultimi mesi del 1952, arruolato nel 3° Battaglione Fanteria di Mantova, 9° Compagnia, con la qualifica di assaltatore, fino ai primi mesi del 1954. E’ stato un lungo periodo quello del servizio militare, durante il quale, grazie all’aiuto del Capitano della Compagnia, suo ammiratore, si è potuto allenare e ha partecipato ad alcune gare, pur avendo contro il Tenente della compagnia, che non condivideva la simpatia del Capitano. Americo, nel 1954, corre tra i dilettanti con il gruppo ciclistico “Augustea”, con bicicletta Augustea. Il 9 maggio, partecipa alla Milano-Ghisallo di 133 chilometri, una gara intensa e dura, con i migliori ciclisti d’Italia, vinta in volata da Giannantonio Riccò, con al secondo posto Aldo Moser e al terzo proprio Americo Severini. Nel ciclismo su strada, tra i colossi, è l’anno di Volpi, che si aggiudica il Giro d’Europa. Americo, si accorge che qualcosa non va, si lamenta della sua statura, sulla strada sono tutti alti e lui piccolino (155 cm.), non potrà mai passare con i professionisti. Ma in lui è oramai maturata la passione per il ciclocross, che ha già praticato, ottenendo peraltro buo-ni risultati, e decide così di darsi a questo faticoso sport già dall’inverno che stava arrivando. Il ciclocross è sempre stato definito il “ciclismo dei poveri”, per il suo tanto sacrificio mal pagato. Il ciclocross o ciclocampestre, è una specialità che si svolge normalmente nei mesi invernali (in Europa da novembre a marzo) su percorsi dal fondo accidentato, con tratti di strada normale e tratti in mezzo a prati o boschi. La lunghezza del percorso si aggira dai km.20 ai 25, in circuito, il cui sviluppo non

Servizio Militare 1953 – Americo, secondo da sinistra, pronto per il servizio di guardia.

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deve essere inferiore ai km.4. Ogni anno, nel mese di febbraio, viene disputato il campionato mondiale della specialità. La prima gara ufficiale di ciclocross, Severini la corre nel “Gran Premio Ciclocross di Besate”, ottenendo un buon risultato: terzo assoluto nella classifica generale. Il quinto campionato mondiale della specialità si svolge a Crenna di Gallarate. Il nuovo campione è il francese Dufraisse, che supera il compagno Jodet e lo svizzero Bieri. Tra gli italiani c’è stata insufficienza su tutta la linea sono bastati pochi chilometri, perché la posta di una modesta piazza d’onore fosse irrimediabilmente persa. Ulisse Gatto scompare alle prime pedalate, Graziano Pertusi si ritira al 5° giro, Rossi, Benvenuti e Picasso terminano per inerzia rispetti-vamente classificandosi al 13°, 14° e 15° posto.

Il primo Mondiale

Nel 1955, Severini corre tra i dilettanti con il Gruppo Sportivo “Giambellino” di Milano”, con bicicletta Gramaglia. Il 23 gennaio, partecipa al ”Ciclocross di Como”, ottenendo la sua prima vittoria ufficiale nel Ciclocross di Como, battendo il giovane Longo. Il mese di febbraio è molto ricco di gare: da Albizzate con il Gran Premio Zenit a Corinaldo che dista poche decine di chilometri da Barbara, dove, per la prima volta, partecipa a un campionato italiano di ciclocross, giungendo secondo dietro a Mario Rossi di Pontedecimo, precedendo Giovanni Picasso. Fu Malabrocca, allo-ra presidente dei ciclocrossisti italiani dilettanti, ad invitare Severini a partecipare alla gara di Mont Valerian in Francia, dove Americo vince il Gran Premio Martini, gara internazionale con i più forti ciclisti d’Europa. Americo, parte subito in fuga, il francese Dufraisse, più volte Campione del Mondo, si mette alla sua ruota, ma il “Barbarino” lo stacca e vince la gara. A Parigi, sotto la torre Eiffel, viene intervistato da tutte le radio d’Europa, facendosi conoscere in tutto il mondo. Intanto a Barbara, rimpiangono le sue vittorie e le sue birbanterie che, commentate poi nei bar Sira, o Morico, o nell’osteria Messalina, di una sua vecchia zia, erano solite suscitare l’ilari-tà di tutti i compaesani. Però, un bel giorno, un certo Peverini, ascoltando la radio, ad un certo punto sente il nome di Severini, in un commento di un’emittente straniera, e nonostante nessuno capisse quello che stava dicendo il radiocronista, quel nome Severini rimbombò nelle orecchie di chi ascoltava. Ben presto, la notizia fece il giro del paese, come un fulmine a ciel sereno. Da quel giorno i “Barbaresi” ascoltano spesso la radio e scrutano con attenzione i giornali con la speranza di trovare notizie sul loro più illustre concittadino per poi commentarle nei bar e risvegliare il paese dal torpore per la sua mancanza.

01 marzo 1955 – Gazzetta dello Sport - Americo Severini e la realtà romanzesca – La realtà romanzesca, ovvero l’ago ritrovato nel pagliaio. Non è il titolo di una farsa. Americo Severini, vincendo il Gran Premio Martini di cross a Parigi, ha sem-plicemente sbalordito. Ecco perché non è fuori luogo parlare di realtà romanzesca. Da quando i ciclisti corrono sui prati e attraverso i boschi, mai s’era verificato un esploit simile d’un italiano. E per i francesi, maestri del cross, la sconfitta in casa

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deve avere il sapore agro della beffa. Americo Severini si dedica al ciclocross da un paio di anni. E’ marchigiano, ma corre per il Gruppo Sportivo Giambellino di Mila-no, risiedendo ormai nella capitale lombarda. Pino Raimondi e i suoi amici lo videro andare come una palla di schioppo sulle salite, durante una corsa su strada. Si entu-siasmarono e fecero qualche piccola acrobazia per averlo. Domenica sera, Raimon-

Barbara 1955 – Gara di ciclocross - Questa corsa si disputò la domenica successiva al campionato Italiano, svoltosi a Corinaldo, vinto da Rossi

con Americo secondo – Praticamente la rivincita ed Americo la vinse alla sua maniera. Nella foto si notano le famose scalette

di cui hanno un emozionante ricordo tutti i tifosi barbaresi.

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di brindò con gli amici come non aveva brindato a carnevale. Durante la stagione estiva, Americo Severini gareggia su strada. In salita è sempre tra i migliori, se non il migliore. Rivelò notevoli doti di arrampicatore trionfando in una Bologna-Ratico-sa (1951), per confermarle nella finale del Trofeo dei Cadetti, organizzato dal nostro giornale, del 1952. Un avvio incerto lo aveva relegato nelle posizioni di coda della classifica. Perciò dichiarò ai quattro venti che la tappa Salsomaggiore-Voghera, at-traverso il Passo del Penice, sarebbe stata sua; che si regolassero gli arrampicatori. E i giovani che sulle montagne sapevano sbrigarsela non mancavano; tre nomi per tutti: Buratti, Landi, Gianneschi. In ritardo a Bobbio di quasi quattro minuti, per essere rimasto a pedalare tranquillo in mezzo al gruppo, raggiunse i fuggitivi (fra i quali figuravano appunto i tre citati), li staccò con una facilità che stupì e giunse in vetta con due minuti buoni sui più diretti inseguitori. Lungo la discesa su Varzi, in mezzo ad una polvere accecante, sembrava una zanzara impazzita. Improvvisamen-te, scomparve. Ci fermammo. Era uscito di strada. Fu costretto a ritirarsi a causa della bicicletta resa ormai inservibile. Imprecò contro la malasorte, tuttavia l’impre-sa sul Penice gli valse il titolo di “Trueba del Trofeo dei Cadetti”. Poiché esistevano i tempi della scalata al Penice fatti registrare da Fausto Coppi e Vito Ortelli, quando militavano nella categoria Indipendenti, anche gli scettici si convinsero che Americo Severini aveva fatto qualcosa di brillante veramente. Nessuno potè affermare che i suoi 38’35”, infatti, sfigurassero di fronte ai 37’15”di Coppi e ai 37’55” di Ortelli. Americo Severini è nato a Barbara di Ancona l’11 maggio 1931. Che egli posseg-ga i requisiti per far buona figura al “mondiale” di Saarbrucken, che si disputa domenica prossima su un tracciato per tre quarti pedalabile, è fuor di dubbio; che

Barbara - Osteria Messalina - 1950 circa

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possa addirittura ripetere l’impresa di Parigi, è un’altra cosa. Rimane comunque, il piccolo intraprendente Americo Severini, il nostro asso nella manica per l’avvenire. – Rino Negri – Tutti i giornali nazionali parlano di Americo, che fa turbare il sonno degli specialisti stranieri. Anche a Barbara, il suo paese nativo, nei bar Sira, Morico, o nell’Osteria Messalina, non si parla di altro, è ritornata quell’atmosfera che si respirava quando lui abitava in paese. In tutti i paesi vicini, da Ancona a Senigallia, da Sassoferrato a Pesaro, da Fossombrone ad Arcevia, nei bar, non si parla di altro, solo delle avventu-re vincenti di Americo, un eroe. Il 6 marzo, a Saarbrucker in Germania, si svolge il Campionato Mondiale di cross. Americo vi partecipa per la prima volta, giungendo al terzo posto. Al primo posto si è classifica il francese Andrè Dufraisse e al secondo posto lo svizzero Bieri Hans.

17 marzo 1955 – Sport Illustrato – Ciclocross: conferma di Severini – A Saarbruc-ken si è disputato il campionato mondiale di ciclocross. Dopo la strepitosa vittoria di Severini nel G.P. Martini di domenica scorsa molte erano le speranze italiane: certo è che i miracoli non si ripetono. Infatti Severini, pur disputando una bellissima gara, non ha potuto andare più in là di un ottimo terzo posto preceduto da Dufraisse che si è riconfermato campione mondiale (dopo aver vinto quest’anno anche il titolo francese della specialità) e dallo svizzero Bieri. Pur battuto, l’italiano ha conferma-to tutto il suo valore. Buona anche la prova degli altri italiani: Benvenuti è terminato quinto e Mario Rossi (il campione d’Italia) settimo a 3’37” dal vincitore. Nella clas-

Parigi 1955 - Gran Premio Martini e Rossi – Americo festeggia la vittoria con il Presidente Arienti (al centro) e con il DS Crabi. – Questa gara si è disputata la domenica prima

del Campionato del Mondo di Sarrebrueck dove Americo salì sul terzo gradino del Podio.

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sifica per Nazioni l’Italia ha conquistato la piazza d’onore dietro alla Francia. La prova del giovane italiano è tanto più meritevole se si pensa che è giunto al traguar-do con soli 19” di distacco dal vincitore, pur essendo stato vittima di una caduta che ha permesso allo svizzero Bieri di raggiungerlo e di batterlo per un solo secondo al traguardo finale. E’ indubbio che l’Italia sembra aver trovato finalmente l’uomo in grado di conquistare quel titolo che manca nel libro d’oro del nostro ciclismo.

Il sogno di tanti italiani non si è avverato, ma un terzo posto è veramente eccezionale per un ragazzo che ha ancora davanti tutta una carriera. Il 22 marzo, i dirigenti del Gruppo Ciclistico “Giambellino” di Milano, presieduta da Pino Raimondi festeg-giano Americo, offrendogli una medaglia d’oro. L’11 di aprile, a Bologna, Severini partecipa nuovamente alla Bologna-Raticosa, concludendola al secondo posto, die-tro Mancini. Il 26 dicembre, vince il “Ciclocross di Garlasco”, battendo Malabrocca e Pertusi.

Parigi 1955 – Gran Premio Martini e Rossi - Durante i festeggiamenti in Società per la vittoria

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Il professionista

Nel 1956, dopo tanta gavetta tra i dilettanti, Severini passa tra i professionisti, nelle file degli Indipendenti, con il Gruppo Sportivo “Augustea” e l’Unione Sportiva “Ca-variese”, con biciclette Gramaglia e Augustea. Il 15 gennaio a Cavaria, vince il tito-lo di Campione Lombardo di ciclocross nella gara organizzata dall’U.S.Cavariese, terza Coppa “Gio-Cas”, con i migliori specialisti italiani. Americo Severini con una progressione stupenda, si aggiudica la vittoria dopo essere transitato per tutti i sei giri su cui si articolava la gara, primo sotto lo striscione del traguardo, battendo il più diretto antagonista Mario Rossi, campione d’Italia, il quale, dopo aver resistito all’incalzare del cavariese per i tre quarti della gara, cedeva al penultimo giro. Otti-ma pure le prestazioni particolarmente di Malabrocca e Benvenuti, i quali vincendo l’avversità di incidenti meccanici si classificavano onorevolmente al terzo e quarto posto. Più sfortunato l’ex-campione d’Italia Graziano Pertusi, ricoverato in ospedale a seguito di una caduta al secondo giro mentre si trova in fuga con Severini e Rossi. La gara, ottimamente organizzata e alla quale hanno assistito il Commissario Tec-nico Binda e il vice-presidente dell’UVI, Fagnani, è stata resa severa dalla neve in disgelo.

16 gennaio 1956 – Il Campione – Binda alla ricerca degli azzurri del ciclocross – Inverno. Il cielo ha la fredda durezza del marmo e uno strano colore blu elettri-co. Il colore del cielo che fa la neve. L’erba della brughiera è umida e scintillante, come se ogni filo avesse il suo cappuccetto di “strass”. Freddo, odor di caldarroste e voglia di “Punch”. Gli “assi” riposano. Non staccheranno che a febbraio le bici-

Ponte Decimo Genova - Campionato Italiano Ciclocross 1956 Americo 1° classificato, durante la premiazione, alla sua destra Rodoni (Presidente della Federazione). Parigi 1955 – Gran Premio Martini e Rossi - Durante i festeggiamenti in Società per la vittoria

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clette al chiodo, gli “assi”. E allora andranno nella Riviera dei Fiori a sgranchirsi le gambe, prima di affrontare le gare d’avvio della stagione. Ma altre ruote girano in questa stagione di freddo. Sono le ruote degli uomini del ciclo-cross, per i quali come molta è la passione pochi sono i premi. Il ciclo-cross che cos’è ? Si corre per prati, strade, sentieri, mulattiere, quando è possibile in sella alla bicicletta. E si passano piccoli ponti, si salgono e si scendono gradinate con la bicicletta in spalla. Difficili sono, dunque, gli arrivi in volata, anche se la distanza di queste gare è poca: due dozzine di chilometri all’incirca. E quasi sempre il percorso è in “circuito”; così gli atleti ripassano tre, cinque volte sul terreno della corsa. Pochi gli atleti in gara, e poca la gente che assiste allo spettacolo. Il ciclo-cross è il parente più povero del ciclismo. Ma è nobile, come lo sanno essere le cose povere. Trionfano i “modesti” e non per niente, qualche anno fa, in queste gare dominava Molabrocca, quel Mala-brocca che s’èra fatto la fama di “Lanterna rossa” del Giro d’Italia. Resiste ancora Malabrocca, bravi anche: Rossi, il campionissimo della specialità. Ora nelle gare di ciclo-cross, sono bravi anche: Rossi, il campione d’Italia, e Pertusi, Benvenuti, Trabucchi. Un pò vince l’uno e un pò vincono gli altri. Sicchè Binda si gratta la testa e si domanda: “Chi porterò a Lussemburgo?....”. Binda ha, infatti, avuto l’incarico di scegliere gli “azzurri” per la gara per il campionato del mondo che si svolgerà a Lussemburgo, appunto, il 19 febbraio. Ha poco più di un mese di tempo, Binda, per far la sua scelta; ma pochi saranno quelli che resteranno fuori, perché già ridotto all’osso è il campo. Comunque, Binda, vede e giudica; le sue decisioni si sapranno forse appena dopo la conclusione della gara per il campionato nazionale che si svolgerà a Pontedecimo, il 5 febbraio. Chiediamo a Binda i suoi pronostici per le

Una delle prime vetture di Americo, una Giulietta Spider Alfa Romeo.

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gare di Pontedecimo e di Lussemburgo. Ecco Binda: …a Pontedecimo, nella “corsa nazionale”, potrebbe spuntarla, di nuovo, Rossi ch’è di quei posti e che, perciò, avrà il vantaggio di gareggiare su strade e sentieri conosciuti; e a Lussemburgo, nella “corsa dell’arcobaleno”, proprio non so. Favoriti dovrebbero essere i francesi, che sono molto bravi nella specialità. I “nostri” faranno quello che potranno; da noi il ciclo-cross è poca cosa. Penso, comunque, che non saranno degli ultimi gli “az-zurri”. E poi, per quanto mi risulta, anche Charly Gaul sarà in gara; Gaul sarà un difficile cliente per tutti, perché è in gamba anche nel ciclo-cross e perché avrà la possibilità, lui uomo di casa, di battere e ribattere sul percorso. E qui la nostra breve avventura nel mondo del ciclo-cross finisce, per ora. – A.C. - Il 22 gennaio a Como, Americo giunge al secondo posto, mentre, ottiene una splen-dida vittoria il 29 gennaio ad Albizzate.

30 gennaio 1956 – Lo Sport Illustrato – Ai mondiali di ciclocross poche speranze per gli azzurri – Solo di recente il ciclismo invernale è stato scoperto dall’industria italiana e due Case hanno cominciato a dedicarsi ai poco noti pedalatori – Geno-va, gennaio – Il 5 febbraio prossimo Mario Rossi, campione italiano di ciclocross, compirà trentun anni. Proprio quel giorno, per una strana coincidenza, tutto il clan del ciclismo invernale – corridori, dirigenti, industriali – si darà convegno al suo paese, a Pontedecimo, all’estrema periferia di Genova. Non per fargli gli auguri, no, chè la gente del pedale dimentica spesso simili convenevoli, ma semmai per…fargli la festa. Cioè per “matare” proprio lui, il campione d’Italia, strappandogli di dosso la prestigiosa maglia biancorossoverde. Non è detto che l’impresa sia facile, sia perché gli organizzatori della U.S.Pontedecimo nel tracciare il percorso della prova unica per il titolo si saranno valsi certamente della consulenza interessata del loro atleta, sia perché Rossi ha i mezzi per difendersi sui sentieri di casa sua e di casa di altri (basti dire che, lo scorso anno, di tricolore si fasciò a Corinaldo, nelle Marche, nel paese di quell’Americo Severini che è uno dei più quotati e forti tra i suoi rivali). Ma tant’è ; la qualifica di miglior ciclopratista italiano è nuovamente in discussione, e Rossi non può pensare alle trentun candeline sulla torta del suo compleanno. Sul conto di questi acrobati della bicicletta, che si sbizzarriscono sulla neve in uno sport nato per la canicola, che disdegnano le strade d’asfalto preferendo prati, sentieri scarpate, boschi, che disinvoltamente, alternano chilometri di sella a chilometri con la bici in spalla, si può intessere un discorsetto che valga di presentazione alla gara tricolore di mezzo inverno. Il loro campo è, al solito, molto ristretto: una corsa a settimana per una ventina di atleti. E i nomi dei protagonisti non sempre gli stessi: Rossi che quest’anno ha già vinto tre volte, Pertusi (due vittorie, nonostante sia militare, in fanteria, a Varese), il romagnolo Benvenuti (due), Severini (due vitto-rie anche lui, ma sul suo conto potrebbe scoppiare una grana, in quanto sembra che il marchigiano abbia firmato due cartellini, uno per la Giambellino e uno per la Cavariese), le rivelazioni Grassi e Trabucchi (due ciascuno), e il trentaseienne irriducibile Malabrocca, che la sua corsa l’ha vinta anche lui, a Garlasco davanti ai suoi concittadini. Ci sarebbe anche il genovese Picasso, che nel ’54 fu azzurro

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Americo festeggiato dai suoi tifosi, dal Presidente e dal DS subito dopo la gara vinta.

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a Crenna, ma per adesso il ragazzo è a Bolzano negli alpini e non può correre; e ci sarebbero anche i giovani Ferri e Guerciotti, tutt’ora in fase di maturazione e di ambientamento. Oltre questa cerchia non si va, perché il ciclocross da noi non ha mai avuto molta risonanza, neppure ai tempi dei Ferrando, dei Prina, dei Toigo, che erano degli specialisti completi. Nessun corridore di un certo nome ha mai curato questa faticosa (e poco redditizia) attività; anche Monti – che pure fu campione la-ziale – l’ha abbandonata in fretta dopo aver trovato la fortuna nelle corse su strada. Mentre invece, all’estero, gente illustre come Robic, come Gaul, come Schaer, come Schmitz l’ha resa popolarissima. Soprattutto per questo motivo noi in tema di ciclo-campestri siamo molto indietro e il C.T.Binda, dopo la gara di Pontedecimo, potrà varare con poca fatica la formazione azzurra per i “mondiali” del 19 febbraio al Lussemburgo. Con poca fatica, perché i nomi sono sempre quelli, e con pochissime speranze. Eppure, a ben guardare dentro le segrete faccende, qualche cosa di nuovo c’è anche in Italia. Intanto è sintomatico che l’industria abbia scoperto il ciclocross, dedicato cure a questi carneadi del pedale; due sono le “Case, che basano la loro attività (e la loro propaganda) sul ciclismo invernale: la Nilux di Vigevano che ha in forza Rossi, Trabucchi, Benvenuti e Malabrocca, e l’Augustea di Milano, con Se-verini, Pertusi, Grassi. Due “squadrette” l’una contro l’altra armata, con la logica conseguenza di aumentare l’agonismo delle gare e il valore dei risultati tecnici. E, in certo qual modo, di far guadagnare qualche cosetta di più ai corridori, nessuno dei quali però è stipendiato come i colleghi della strada, anche i più modesti. Rossi si tiene di conto il suo posto di elettricista nelle Ferriere Bruzzo di Bolzaneto, Trabuc-chi continua a fare il muratore a Motta Visconti, Malabrocca cura il suo negozietto di cicli a Garlasco – aspetta di finire il militare per riprendere il suo impiego di mec-canico. Adesso servirebbe un pronostico per la prova tricolore, Pertusi, Benvenuti e Trabucchi, per le loro doti di fondo, sono i favoriti se si correrà su terreno gelato e sulla neve; Rossi, che è il più classico e il migliore stilista, potrebbe imporsi sul terreno asciutto e su un percorso agile, al pari di Severini che potrebbe farvi valere la maggior freschezza dovuta all’età. Da questa cerchia non si scappa, perché se ag-giungiamo che Grassi e Malabrocca scendono in gara come outsiders, i ciclopratisti in attività di servizio li abbiamo nominati tutti. – Giuseppe Rebora -

Campione d’Italia

Il 5 febbraio a Pontedecimo di Genova, si svolge il Campionato Italiano Ciclocross. 06 febbraio 1956 – La Gazzetta dello Sport – Facile vittoria di Severini – Pontedeci-mo, 5 febbraio – Il festival dei ciclopratisti, valevole per l’assegnazione della prima maglia tricolore di ciclismo, si è concluso con una stupenda affermazione di Ame-rico Severini. Il marchigiano (lombardo d’adozione) ha letteralmente sbaragliato il campo dominando la gara in modo sorprendente dall’avvio alla fine confermando così le sue smaglianti condizioni di forma ed il suo stato di grazia proprio all’indo-mani della non meno splendente vittoria conseguita nel cross internazionale di Al-

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bizzate. Il ragazzo di Chinetti e Puricelli, i validi dirigenti dell’U.S. di Cavaria, non ha concesso un attimo di respiro ai suoi avversari e la sua affermazione, è bene dirlo subito, è stata così netta e cristallina che è valsa persino ad annullare ogni episodio drammatico ed emotivo. Il tanto atteso duello con il tricolore uscente Mario Rossi, che pur godeva del vantaggio di correre sulle strade a lui familiari, il marchigiano lo ha vinto subito in partenza. All’abbassarsi della bandierina del “via” si è rizzato sui pedali con un ritmo da gazzella scatenata sorprendendo tutti per il tempestivo e for-se inatteso attacco. E, nello spazio di pochi chilometri, era già al comando svuotan-do così la gara di ogni palpitante motivo. Il binomio Rossi-Benvenuti, la pericolosa coppia che rimase alle spalle del dominatore sino alla fine, cercò disperatamente di reagire, ma, contro il Severini d’oggi non c’era nulla da fare. Il marchigiano impresse alla sua pedalata (sui tratti praticabili) ed al suo passo di atleta, molto simile a quello degli specialisti di gran fondo (sui tratti ove la bicicletta doveva finire inevitabilmente sulle spalle) impresse, dicevamo, un ritmo incandescente che finì per compromettere definitamene ogni residua speranza dei suoi pur tenaci avversari. Basta dare una rapida occhiata ai distacchi inflitti, giro per giro, alla coppia più te-mibile per avere il quadro completo della clamorosa prestazione del leprotto bianco-azzurro: cinque secondi alla chiusura del primo giro; 20” al secondo; 37” al terzo; 55” al quarto; 1’2” al quinto ed infine 1’05” al traguardo finale. La bella prova di Severini, nuovo tricolore dei ciclopratisti, è dunque suffragata in modo eloquente dalla crudezza delle cifre ed è quanto basta per esaltare con sufficiente chiarezza la sua lodevolissima performance. Mario Rossi è stato dunque battuto proprio sul suo terreno ove ne conosceva ogni insidia. Il fattore campo è quindi risultato alla fine, come prevedevamo, un vantaggio molto effimero ed anche quest’anno si è ripetuto quanto già era avvenuto nella scorsa annata a Corinaldo quasi patria dell’attua-le vincitore del titolo. L’atleta di Pontedecimo ha comunque duellato, come è suo costume, al limite delle sue possibilità ed il terzo posto conseguito alle spalle del sorprendente Benvenuti e del dominatore Severini non può essere classificato come una deludente prestazione. Tutt’altro. […] In rapida sintesi la cronaca. 19 i partenti. Starter il vice-sindaco di Genova prof. De Andrè, Assessore allo sport e Turismo. Av-vio alle ore 14,33. Scatto imperioso di Severini che mette subito una grossa ipoteca al successo finale. Questi i passaggi al termine della prima tornata: 1.Severini; a brevi intervalli Rossi, Benvenuti, Malabrocca, Trabucchi, Grassi, Sforacchi. Ritirato Belli. Nel giro successivo prende consistenza il vantaggio di Severini che accumula una manciata di preziosi secondi. Ecco i distacchi al termine dell’ottavo chilometro: Severini; Rossi e Benvenuti a 20”; Grassi, Trabucchi e Malabrocca a 50”; Sforacchi a 55”; Ferri a 1’15”; Guerciotti a 1’30”; Fenocchio a 2’20”; Monzini e Cecchi a 2’30”. Tempo sul giro (km.4): 10’. Terza tornata. Aumenta progressivamente il van-taggio dell’aquilotto della Cavariese che sfreccia al traguardo con un gruzzolo di 37” dinanzi alla coppia Rossi-Benvenuti; a 1’20” Sforacchi e Trabucchi; a 1’30” Malabrocca; a 1’40” Ferri; a 1’50” Grassi (che ha forato); a 2’45” Guerciotti. La spettacolosa fuga di Severini sta ora assumendo un aspetto veramente clamoroso ed anche nella quarta tornata il bianco-azzurro aumenta il già sostanzioso vantaggio. Il

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distacco del duo Rossi-Benvenuti passa a 55” al termine del sedicesimo chilometro. A 1’55” Strabucchi-Sforacchi; a 2’15” Ferri-Malabrocca; a 2’50” Grassi; a 3’55” Guerciotti. Tempo sul giro 10’05”. Anche nel penultimo giro sale il tempo a favo-re dell’ormai virtuale vincitore: Benvenuti-Rossi, sempre appaiati, passano dopo 1’02”; Trabucchi a 2’20”; Sforacchi a 2’30”; Ferri-Malabrocca a 2’50”; Grassi a 3’45”. Tempo sul giro 10’10”. Gran Finale infine, di Severini che si aggiudica con pieno merito l’ambito titolo in palio. Per il posto d’onore volatone fra Benvenuti e Rossi: la spunta in modo netto l’esuberante romagnolo. Hanno presenziato alla gara il presidente dell’UVI Farina, il presidente della CTS Capellaro, il Commissario Tecnico Alfredo Binda, il vice-presidente dell’UVI ing.Gaino, il presidente del del C.R.Ligure Faucci, Learco Guerra ed altri. Lodevole nel complesso l’organizza-zione dell’U.S.Pontedecimo, diretta da Ghiglione. – Luciano Bandera – Ordine di arrivo: 1.Severini Americo (S.C.Cavariese) km.24, in 1.01’55”; 2.Benvenuti Dante (U.C.Nilux-Vigevano) a 1’05”; 3.Rossi Mario (U.S.Pontedecimo) s.t.; 4.Trabucchi Severino (U.C.Nilux-Vigevano) a 2’40”; 5.Sforacchi Nello (S.C.Versailles-Parigi) a 2’ e 50”; 6.Malabrocca Luigi (U.C.Nilux-Vigevano) a 3’05”; 7.Ferri Romano (A.S.Augustea Milano) s.t.; 8.Grassi Umberto (id.); 9.Guerciotti Italo (id.); 10.Cec-chi Mario (U.C.Nilux-Vigevano) a 7’; 11.Fenocchio Fulvio (id.) a 7’45”; 12.Mon-zini Giannini (U.S.Cassanese) a 9’; 13.Rodolatti Aldo (C.C.Castellanzese) a 9’15”; 14.Gesuito Giovanni (S.C.Idleor-Carbonara di Bari) a 13’ e 05”; 15.Ferrante Giu-seppe (A.S.Augustea-Milano) s.t.; 16.Quadrelli Ruggero ( A.S.Baraggia Bronzo) a 15’50”; 17.Ghilardini Giovanni (U.C.Nilux-Vigevano) a 16’. Fuori tempo massimo: Pistarini Giovanni (C.V.Alessandrino). – Il commissario tecnico, Alfredo Binda, mentre si svolge il campionato italiano ciclo-cross, ha comunicato i nomi dei quattro corridori che vestiranno la maglia azzurra nei prossimi campionati del mondo, che si svolgeranno in Lussemburgo. I prescelti sono: Americo Severini, Dante Benvenuti, Mario Rossi e Severino Trabucchi; riser-ve Nello Sforacchi e Luigi Malabrocca. Americo Severini racconta: “Con la società Cavariese ad ogni vittoria, per contrat-to, dovevo ricevere lire 25.000 dalla casa costruttrice delle bici Augustea che non mi dava mai, allora per non perdere questo denaro non facevo altro che vendere ad un privato la bici che ci correvo prima della gara e che consegnavo subito dopo il termine dicendo che mi era stata come sempre rubata. L’Augustea non mi diceva niente per la scomparsa della bici perché ci guadagnava lo stesso in quanto il costo della bici era di lire 15.000 contro le 25.000 lire che mi doveva per la vittoria”.

18 febbraio 1956 – La Gazzetta dello Sport – Grande Speranza azzurra – Americo Severini ha ritrovato un morale di ferro. Per la prima volta nella sua carriera è riu-scito ad agguantare, quindici giorni fa, la maglia tricolore della specialità. Il ciclo-pratismo italiano ha trovato in lui un alfiere dotato di buona classe e di un enorme orgoglio. Alla ribalta internazionale, Severini si affacciò lo scorso anno. Da sco-nosciuto vinse a Parigi il Gran Prix Martini battendo tutti i migliori specialisti del mondo. La domenica successiva, a Saarbrucken, soltanto una brutta caduta in vista

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dell’arrivo gli precluse la possibilità di lottare per il primo posto con lo specialista Dufraisse che indossò, per la seconda volta consecutiva, la maglia iridata. Questo anno Severini viene considerato dai francesi l’avversario da battere. - Il 19 febbraio, in Lussemburgo a Baumbusch, Americo partecipa al campionato del mondo, una gara con molta attesa da parte dei tifosi italiani che sperano in una sua vittoria. La partenza è fulminea, i migliori si sono portati in prima fila, Severini perde posizioni e gli stretti passaggi rendono difficoltosi i sorpassi e il buon Americo per-de molto tempo. Il Campionato viene vinto ancora una volta dal transalpino Andrè Dufraisse, seguito dal connazionale Giorges Meunier, dallo svizzero Emile Plattner, il giovane “Barbarino” si classifica nelle successive posizioni. Il trentenne cittadino di Limoges ha vinto per la terza volta consecutivo il titolo mondiale di ciclocross, questa oscura ed eroica specialità il cui fascino viene purtroppo riconosciuto solo da pochi appassionati i quali, incuranti dei rigori della stagione, affollano stradacce impervie per il fango e la neve, pur di vedere passare i loro beniamini. Il ciclocross, però, ha fatto in questi ultimi anni passi da gigante, prova ne è che alla edizione lussemburghese hanno partecipato alcuni stradisti di fama, fra i quali il principe degli scalatori Charly Gaul e Schmitz, il secondo arrivato ai campionati mondiali del 1955 di Frascati. Severini era, alla vigilia, indicato come l’”outsider” numero uno. Dufraisse aveva anzi detto che la maglia iridata sarebbe passata dalle sue spalle a quelle del piccolo scalatore italiano. Americo, non ha infilato la giornata di giusta vena (stanchezza dovuta al lungo viaggio in treno concluso soltanto alla vigilia?), ha subito qualche forzato arresto, ma soprattutto non ci si è trovato su di un terreno tanto pesante e tanto diverso dai facili e pedalabili percorsi ai quali era abituato in Italia. Una sconfitta con delle attenuanti, la sua, ma troppo netta per venire addebi-tata esclusivamente a fattori occasionali. Gli altri italiani sono naufragati. Binda e il presidente della UVI Farina erano alquanto depressi dopo la gara. E dire, che alla vigilia, anche loro avevano sperato qualcosa, pur senza ammetterlo apertamente.

Americo in Francia

Successivamente Americo partecipa in Francia a molte gare: il 4 marzo a Parigi al Gran Premio Martini di Ciclocross, gara internazionale con i migliori ciclisti euro-pei. L’11 marzo a Limoges, prende parte, nella terra dell’iridato Dufraisse, al Ciclo-cross Internazionale. Il 23 dicembre, partecipa a Fontenay e vince il gran premio Ciclocross di Fontaney. Il 30 dicembre, Severini giunge secondo nel gran premio ciclocross di Fursac. Ecco come Americo racconta il suo primo incontro con Renato Longo, che diverrà suo grande rivale: “….Ho conosciuto Renato al panificio,dove lavorava come gar-zone. Era un giovane ragazzone di bottega che abitava nelle vicinanze di casa mia e sapevo che aveva tanta voglia di andare in bicicletta. Una sera, mentre ero uscito per gli allenamenti giornalieri, allora ero già professionista, incontrai in bicicletta Renato,…. con voce tremante e impacciata, mi chiese se poteva venire con me, a fare

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gli allenamenti, percorrendo il circuito del Parco, ripetendolo più volte, come tutti i giorni si faceva con gli amici. Accettai ben volentieri. Giunti davanti al Castello Sforzesco, mi aspettavano una trentina di ciclisti, fra i quali Tonino Domenicali, Domenico De Lillo, i soliti amici con cui giornalmente facevo il giro del Parco, pas-sando per Corso Sempione, all’Arena e davanti al Castello Sforzesco. Il gruppo era composto da ciclisti dilettanti che la mattina lavorano e la sera si allenavano. Ho notato subito che Renato ce la metteva tutta e ci stava a ruota. Finito l’allenamento e sciolto il gruppo,mentre tornavamo verso casa chiesi a Renato se voleva iscriversi al mio gruppo: l’Augustea. Lo vidi sbiancare in volto, non sapeva darmi una risposta. Alcuni giorni dopo l’ho accompagnato all’Augustea e così si è iscritto….”.Mentre continua la sua carriera in Francia, Severini sente arrivare dall’Italia notizie delle vittorie del giovane Longo. Però Severini conosce Longo solo con il suo nome, Renato, non essendosi mai preoccupato di saperne il cognome e questo nonostante in quel periodo Americo frequentasse proprio la figlia di Gino Vezzoli, titolare del panificio di viale Certosa a Milano, dove Renato Longo lavorava come garzone di bottega. Così, fu solo al suo ritorno dalla Francia, nella prima gara in Italia, che si accorse che quel Longo di cui sentiva sempre parlare, come vincitore in Italia, non era altro che il suo amico Renato.

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Il pratista

Nel 1957, Americo corre come Indipendente, con il gruppo ciclistico “Augustea-Clement”, il “VC Versailles-Rochet”, il “Rochet-Dunlop” e la “Lygie”, con biciclet-ta Gramaglia. Il 6 gennaio, partecipa a Chatou, dove vince il gran premio Ciclocross di Chatou.07 gennaio 1957 – La Gazzetta dello Sport – Malgrado un errore di percorso – Bella vittoria di Severini nel cross di Chatou – Chatou, 6 – Si era al quarto e ultimo dei giri. Americo Severini, che aveva preso il comando dall’inizio, aveva un confortevole vantaggio sul duo francese Jodet e Rondeaux. Severini aveva corsa vinta, la sua pedalata nella parte ciclabile era ancora sciolta, e le sue condizioni di freschezza non lasciavano temere un qualsiasi crollo. Si attendeva dunque il suo arrivo allo scadere del quarto d’ora. Questo è scaduto e di Severini nemmeno l’om-bra e quel che è peggio nemmeno l’urlo della folla nel fondo valle che annuncia in genere l’arrivo del vincitore. Una certa preoccupazione si leggeva nei volti di quanti avevano seguito la gara di Severini con entusiasmo e passione e gli italiani erano molti. Che poteva essere mai successo? Ci si aspettava francamente il peggio quando finalmente l’urlo è giunto e Severini seguito a ruota da Rondeaux tagliava vittorioso il traguardo. A vederlo appena sceso di macchina non si poteva sospetta-re una crisi, ma un incidente. E Severini lo ha così raccontato: - Ero ormai sicuro vincitore. Volevo vincere netto, fare un tempo su questo percorso d’inferno, volevo dare la sensazione di quello che realmente valgo. Ed allora giù a pedalare a testa abbassata, affiorando i cigli, gli sterpi, le bandierine. Ad un certo momento mi sono

Americo posa per una foto ricordo, dopo una gara vinta, assieme ai fratelli Severino (primo da destra) e Agostino (secondo da destra), ed al cognato Amos (secondo da sinistra).

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ritrovato fuori gara. Era ad una curva, non c’èra molta gente e il sentiero ciclabile si biforcava. Ho preso quello sbagliato, tanto ero folle della vittoria. Solo dopo un centinaio di metri mi sono accorto di aver sbagliato. Via indietro come un razzo e in-tanto Rondeaux mi era passato davanti. Un velo mi si è fatto sugli occhi, avrei voluto piangere dalla disperazione e poi l’ho superato e superandolo ho ritrovato tutte le forze che mi erano mancate di colpo davanti a questo colpo della sorte. […]L’episo-dio ha il suo valore morale e per questo lo abbiamo raccontato; anche il suo valore tecnico, perché Severini ha oggi confermato che può solo temere Dufraisse, ma che è incontestabilmente il secondo della specialità mentre può contendere al francese il desiderio deil titolo di miglior pratista del mondo. In tutta la corsa si riassume in questa lunga fuga di Severini cui hanno tenuto testa i due migliori francesi dopo Du-fraisse, Rondeaux e Jodet, ed il volo impertinente ma anche irresistibile di Severini che ai tre quarti del percorso aveva già dato la misura delle sue possibilità ed aveva rassicurato che aveva creduto in una sua vittoria. Dietro i due francesi e Lettel, un ragazzo nuovo, lo sbandamento più completo. E’ stato necessario aspettare più di tre minuti prima che Borele, Muny e Sforacchi apparissero e la gente già andava via quando i ritardatari apparivano. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Severini Americo km.23 in 1.7’28”; 2. Rondeaux a 4”; 3. Jodet a 25”; 4. Lettel a 52”; 5. Muny a 3’27”; 6. Brulè a 3’54”; 7. Sforacchi. - Il 13 gennaio a Dreux, giunge terzo al gran premio Ciclocross di Dreux. Il 20 gen-naio a Montreuil, vince il gran premio ciclocross di Montreuil. Il campionato italiano viene vinto da Romano Ferri, seguito da Graziano Pertusi e Mario Rossi. Il campio-nato del mondo, che si è svolto in Belgio, a Edelaere, è stato vinto dal francese Andrè Dufraisse, seguito dal belga F.Van Kerrebroeck e dal francese Giorges Meunier. Il 10 marzo, Americo, rientrato in Italia, vince il gran premio ciclocross di Cavaria. Il 15 dicembre a Besate, vince il gran premio Ciclocross di Besate. 16 dicembre 1957 – La Gazzetta dello Sport – 2° Ferri 3° Longo – Successo di Se-verini nel ciclo-cross di Besate – Besate, 15 dicembre – Americo Severini, ex cam-pione della specialità, è tornato alla vittoria con una prestazione di prim’ordine. Il “piccoletto” delle Marche è balzato, quindi, nuovamente alla ribalta del cicloprati-smo ribadendo le sue non poche qualità che in un passato non lontano, gli permisero di accollare anche oltre confine. Severini, dopo i due piazzamenti ottenuti nelle gare di Bruzzano e Motta Visconti, ha, dunque, infilato i binari della giusta “condizione” e questa sua chiara e convincente affermazione non lascia dubbi su ulteriori suc-cessi. L’ex-tricolore ha assunto il comando sin dall’avvio: prima in coibitazione con Ferri (primo giro) poi con Longo (dal secondo al quarto giro) e successivamente, approfittando di un incidente meccanico accorso alla “rivelazione” Longo, è ri-masto solo all’avanguardia ove ha nettamente dominato la situazione nonostante un entusiasmante”serrate” del campione d’Italia Romano Ferri. Severini, Ferri e Longo hanno costituito il “tris” dei migliori e in lotta per il successo si è subito ristretta fra questi tre uomini e se il marchigiano ha perentoriamente confermato d’aver raggiunto un ottimo grado di forma lo stesso lo si deve dire per il “tricolore” Ferri il cui finale imperioso lo ha, in buona parte, riabilitato dopo le recenti sconfitte

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Americo infreddolito dopo una gara. Si notano il Patron Gramaglia (alla sua destra) ed il fratello Severino (primo a destra).

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subite a opera del giovane Longo. Quest’ultimo, ha ancora una volta dimostrato di possedere notevoli mezzi e se la sfortuna non lo avesse tradito nel corso del quarto giro il duello fra lui e Severini avrebbe indubbiamente assunto un tono particolar-mente vibrante. Sul solito “standard” la gara di Guerciotti e Benvenuti; sfortunati Trabucchi (ottimo nella prima parte), Faldi, Colombo, Gianni, Grassi e Zampieri. Scheletrica la cronaca. 46 all’avvio. Spettatore (con il braccio al collo per un inci-dente d’allenamento) Graziano Pertusi: “rentrèe” rimandata. Il circuito sviluppa km 2.200, nonostante il regolamento preveda la distanza di quattro chilometri. Do-minio Severini-Longo sino alla fine del quarto giro. Nella successiva tornata la sfor-tuna manda a gambe all’aria i bei sogni di Longo e Severini inizia così il gran finale nonostante Longo, prima, e Ferri, poi, tentino il tutto per tutto per ostacolarne il successo. Ottima l’organizzazione della Pol.Besatese. – Luciano Bandera – Ordine d’arrivo: 1. Severini Americo (V.C.Versailles) km.22 in ore 1.10’, media km.18,857; 2. Ferri Romano (G.S.Ignis) a 28”; 3. Longo Renato (G.S.Augustea-Clement) a 43”; 4. Guerciotti Italo (id.) a 2’; 5. Trabucchi Severino (Nilux-Vigevano) a 2’40”; 6. Benvenuti Dante (G.S.Ignis); 7. Pozzi Virginio (G.S.Cademartori) a 4’50”; 8. Faldi Dante (Nilux-Vigevano) a 5’15”; 9. Zorzi Giuseppe (U.S.Legnanese); 10. Colombo Gianni (G.S.Falk). -

Parigi 1958 – Gran Premio Martini e Rossi – Festeggiamenti dopo la vittoria, la settimana successiva ai Campionati Mondiali di Ciclocross di Limoges vinti da Dufraies e dove Americo è salito sul secondo gradino del podio.

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Il Gianbellino

Nel 1958, Severini corre come Indipendente, con il gruppo sportivo “Giambellino”, che prende il nome da un popoloso quartiere di Milano, diretto da Cesare Arienti e Pino Raimondi, con bicicletta Gramaglia. Il 5 gennaio a Como, vince il gran premio Ciclocross di Como. Il 12 gennaio a Milano, Americo, si classifica al terzo posto al Ciclocross di Baggio. Il 19 gennaio a Legnano, si classifica al terzo posto nella Ci-clocross Trofeo Garinei. Il 26 gennaio a Cassano d’Adda, vince il Campionato Lom-bardo. Alla partenza della ciclocampestre odierna, Americo Severini si era presen-tato con indosso una nuova fiammante maglia sulla quale era scritto a caratteri ben chiari “G.S.Giambellino”. Una lieta sorpresa, poiché ci eravamo abituati, da qualche tempo, a veder correre il piccolo marchigiano con una maglia sociale francese, sia pur corretta da qualche tempo dai colori di “Gramaglia”. Severini appariva nelle vesti del…”figliol prodigo”!. Gioiva chi lo aveva allevato alla dura vita del ciclopra-tismo e, noncurante delle delusioni ed amarezze vissute, ne aveva insistentemente auspicato il ritorno sotto le insegne di quella bandiera. Volevano presentare una nuo-va edizione, riveduta e corretta, di quell’estroso e bizzarro corridore che due anni fa aveva raggiunto le più alte vette del ciclopratismo internazionale. Il 2 febbraio a Cavaria, Severini, si classifica al secondo posto nel ciclocross Cavaria. Il 9 febbraio

Preparativi per la partenza per andare a disputare il Campionato del Mondo.

partecipa a Cesano Bosco-ne, nell’hinterland milanese, dove si svolge il Campiona-to Italiano Ciclocross, vince Graziano Pertusi, seguito da Renato Longo e da Roma-no Ferri. Il 16 febbraio a S. Ambrogio di Milano, nel Ci-clocross Gran Premio Ignis, ottiene un buon piazzamen-to. Severini è lo scoiattolo della compagnia, dei quat-tro (Severini, Longo, Ferri, Pertusi), convocati dal com-missario tecnico Giovanni Proietti, al Campionato del Mondo in Francia a Limo-ges, Americo ha la migliore esperienza internazionale, avendo gareggiato più volte in Francia in difesa dei co-lori del V.C.Versailles. In-costante nel rendimento, può

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essere tuttavia un temibilissimo cliente per tutti. E Dufraisse, definito “il Coppi del ciclocross”, ha già avuto modo di saggiarne le possibilità.

Il sogno ”Iridato” di “Micco”

Il 23 febbraio, in Francia, nella campagna del Velodromo di Limoges, in mezzo a un bosco, si svolge il Campionato del Mondo di Ciclocross. 24 febbraio 1958 – La Gazzetta dello Sport – Brillante e sfortunata prova di Seve-rini nel “mondiale” di ciclocross vinto da Dufraisse – Limoges, 23 febbraio – La più nera sfortuna ha impedito oggi al quartetto azzurro di mettere k.o.i quattro tri-colori francesi dopo un k.o. dal quale il solo Dufraisse si è ripreso egregiamente per conquistare il suo quinto titolo mondiale. Ma oggi tutto l’edificio francese ha tremato dalle sue basi per l’attacco azzurro, e mai vittoria iridata sarà più conte-stata di quella ottenuta oggi da Dufraisse sul circuito di casa sua, perché se colui che i francesi si compiacciono di chiamare il Coppi della ciclocampestre, ha po-tuto tagliare vittorioso il traguardo, lo deve a quei 500 metri di vantaggio presi a Severini a 2 chilometri dall’arrivo per un salto di catena accorso al nostro azzurro e non già alla sua superiorità. Ma da tempo, da tre anni, sapevano che Severini era più forte del francese e sapevano anche che una vita disordinata impediva al piccolo italiano di rendere al suo massimo. Oggi ne abbiamo avuta la più luminosa delle conferme, allorché al penultimo giro Dufraisse è passato davanti alle tribune ufficiali con Severini a ruota. Il francese penava, faceva boccacce per lo sforzo vio-

Parigi 1958 – Gran Premio Martini e Rossi – Festeggiamenti in società dopo la vittoria.

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lento mentre l’azzurro sorrideva sornione dietro di lui e già pregustava la gioia di una vittoria che sarebbe stata clamorosa. A metà giro Severini è scattato per giun-gere all’altezza del francese; in quell’agile ed armoniosa azione ognuno ha capito la terribile minaccia per l’iridato. Crepitavano gli applausi per l’idolo locale ed improvvisamente sono cessati, un “oh!” di sgomento è uscito dai petti di diecimila spettatori quando Severini si è affiancato a Dufraisse e i due sono scomparsi giù per una scarpata. Lo speaker, che per tutti i precedenti giri aveva tenuto al corrente gli spettatori delle posizioni dei leaders ogni 500 metri, si è taciuto per un pò di minuti.

Cassano d’Adda – Americo durante la gara vinta.

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Questo significava che Severini era passato al comando e che Dufraisse si era fatto superare. Sono passati dieci minuti di silenzio, poi trionfante ed urlante lo speakers ha annunciato…:”Dufraisse si è nettamente staccato ed ha ora 500 metri su Severi-ni. Mancano 2 chilometri all’arrivo”. Vi lasciamo immaginare l’urlo della folla. Da un angolo dello stadio si vedevano gli ultimi mille metri. Dufraisse era solo e si im-pegnava duramente su una salita in asfalto. Severini è spuntato allorché il francese aveva già superato la bandierina che segnalava gli ultimi 500 metri. L’italiano mu-linava sui pedali a velocità impressionante, lo scarto si riduceva prima a 400 metri, poi a 300 metri all’entrata dello stadio ed infine a 200 metri all’arrivo. In poco più di 500 metri Severini aveva ripreso 300 metri a Dufraisse ed ognuno ha capito che era lui il più fresco. Ma cosa gli era successo per perdere 500 metri a due chilometri dal traguardo? Al momento di abbordare l’ultima rampa Severini, che precedeva Dufraisse, ha effettuato il cambio di velocità, ma gli è saltata la catena. Ha dovuto fermarsi e li ha perso il titolo mondiale che era già a portata di mano. Dufraisse è scappato ed ha conquistato rapidamente quei 500 metri di cui ne ha conservati solo 200 all’arrivo. Senza quell’incidente non avrebbe certo tolto la vittoria al nostro azzurro. E’ stato questo l’episodio drammatico del campionato, che vissuto per il resto su una serie di autentiche prodezze dei nostri azzurri che ne hanno marcato tutto lo svolgimento e che nel primo giro hanno messo al tappeto i francesi. La corsa iniziava al principio della salita pedalabile che porta allo stadio. Al “via”, Pertusi scattava al comando con a ruota il tedesco Wolfshohl, la rivelazione dell’annata, e lo spagnolo Michelena. Dufraisse passava in quinta posizione con Severini a ruota, mentre Ferri era nel gruppetto di testa dal quale però mancavano i francesi Mennier e Jodet, oltre a Longo. Si effettuava il primo giro e la lotta era già serrata; Wolfshohl attaccava ripetutamente con estrema energia, riusciva a fare il buco tra il gruppetto di testa e il resto del gruppo dislocato e al primo passaggio sotto le tribune, dopo un giro completo, egli conduceva con Dufraisse, Pertusi e lo svizzero Plattner a ruota, mentre Severini veniva a 10”. Più staccato ecco Longo che aveva effettuato un bellissimo recupero e dopo aver superato il francese Meunier prendeva di mira Brulè che superava all’uscita dallo stadio. Il quarto francese, Jodet, era già lontano e la lotta già si circoscriveva ai nostri tre azzurri, al francese Dufraisse e al tedesco Wolfshohl. Pertusi attaccava in discesa e riusciva a superare il tedesco, ma mentre passava in un sentiero molto stretto, una contadina gli attraversava la strada facen-dosi investire. La caduta provocava un grosso ematoma all’anca del nostro azzurro e Pertusi retrocedeva dalla terza all’ottava posizione. Severini capiva che, scompar-so Pertusi al comando, conveniva farsi sotto e al terzo passaggio egli raggiungeva Dufraisse e il tedesco Wolfshohl mentre Longo li seguiva a 40”, solo. Il ritorno di Severini e quello di Longo allarmarono i francesi che ormai potevano contare solo su Dufraisse. Severini attaccava, andava al comando al quarto giro, mentre il tede-sco Wolfshohl cominciava a dar segni evidenti di stanchezza e veniva minacciato da Longo. Ora la lotta si circoscriveva ai primi quattro e i nostri apparivano come i probabili vincitori. Al quinto giro la battaglia diventava addirittura spasmodica, Severini attaccava nuovamente intensamente, Dufraisse tentava a togliergli la ruo-

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Il suo matrimonio a Milano, il 18 maggio 1958 con la mora di origine greca Ersilia Sirocchi.

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ta, i due passavano appaiati al penultimo giro, seguiti dal tedesco Wolfshohl e da Longo. La vittoria ormai sembrava azzurra perché era chiaro che al rush finale di Severini in salita, Dufraisse non avrebbe potuto rispondere. Per di più il nono posto di Pertusi a 3’25” e l’undicesimo di Ferri a 4’21” ci garantivano anche il successo di squadra che si giocava tra Dufraisse e Severini da una parte e Meunier e Pertusi dall’altra. Il salto di catena negli ultimi due chilometri occorso a Severini ci doveva privare della vittoria individuale, mentre Pertusi, che faceva sforzi eroici per non abbandonare, si faceva soffiare l’ottavo posto dal francese Meunier. Così per una duplice sfortuna oggi i nostri pratisti non hanno ottenuto due grandi affermazioni, quella individuale e quella di squadra, che sarebbero state grandemente meritate. Ma ci resta la consolazione di poter finalmente contare su dei ragazzi di classe, ca-paci di battere alla prima occasione coloro che erano ritenuti imbattibili in questa specialità, i ciclopratisti francesi. E’ questo il grande insegnamento di questo cam-pionato mondiale e il nostro Commissario Tecnico Proietti che ha seguito le fasi del-la battaglia non esitava ad affermare che con Severini, Longo e Pertusi noi abbiamo tre Campioni del Mondo in potenza, tre uomini che, se preparati, domineranno la ciclocampestre mondiale, come hanno fatto i francesi fino ad oggi. – Ezio Ciccarel-la – L’ordine d’arrivo: 1.Dufraisse (Francia) che compie i km 21,380 in 1.11’12”; 2. Severini a 25”; 3.Wolfshohl (Germania) a 1’02”; 4. Longo (Italia) a 1’17”; 5. Brulè (Francia) a 1’48”; 6. Plattner (Svizzera) a 1’50”; 7. Schmit (Lussemburgo) a 3’; 8. Meunier (Francia) a 3’40”; 9. Furrer (Germania Occ.) a 4’05”; 10. Pertusi (Italia) a 4’15”; 11. Strasser a 5’05”; 12. Ferri (Italia) a 5’25”; 13. Meier a 6’05”; 14. Riffenach a 6’30”; 15. Willems a 6’40”. – La classifica per Nazioni: 1. Francia p.14; 2. Italia p.16; 3. Svizzera p.26; 4. Germania Occidentale p.43; 5. Belgio p.49; 6. Lussemburgo p.52; 7. Spagna; 8. Germania Orientale. - Per il mitico “Micco”, la gara è stata una delusione, si è veramente allenato per conquistare il podio più alto del Mondiale. Nella vita molto trasandata di Severini, è l’unica volta, che si è messo in testa di volerlo vincere, non gli sono mancate le forze, ma gli è sopraggiunta la sfortuna dell’uscita della catena. A Barbara, tutto il paese segue con attenzione ogni fase della gara, radunati nei bar, i 1400 “Barbarini” sono in festa, per il secondo posto conquistato da Severini e in molti piangono la vittoria mancata. Il 2 marzo a Parigi, nei boschi di Vincennes, si ha la rivincita dei Mon-diali, nel gran premio Martini di Ciclocross. Severini batte il Campione del Mondo Dufraisse. Una prova entusiasmante seguita da una grande massa di appassionati i quali hanno potuto assistere alla bella lotta ingaggiata per i primi posti, oltre che da Severini e Dufraisse, anche da Brulè, Pertusi, il tedesco Wolfshohl e Longo classi-ficatisi poi nell’ordine. Per merito della vittoria di Severini e dei bei piazzamenti di Pertusi (4°) e Longo (6°) l’Italia ha conquistato il successo anche nella classifica per nazioni davanti alla Francia. Molto importante vedere l’ordine d’arrivo: 1. Americo Severini (Italia) che copre i km.21.600 in 46’8”; 2. Dufraisse (Francia) a 1’7”; 3. Brulè (Francia) a 1’14”; 4. Pertusi (Italia) a 1’20”; 5. Wolfshohl (Germania) a 1’20”; 6. Longo (Italia) a 1’20”; 7. Jodet (Francia) a 2’07”; 8. Aubry (Francia) a 2’16”; 9. Plattner (Svizzera) a 3’07”; 10. Rondeaux (Francia) a 3’07”. Il 9 marzo a Versaglia

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e il 19 marzo a Barcellona, Severini giunge al secondo posto dietro a Dufraisse. Il 18 maggio, il piccolo “Barbarino” Americo Severini si sposa con Ersilia Sirocchi. Il 9 novembre a Milano, partecipa al Ciclocross d’Apertura e ottiene una bellissima vittoria. Americo Severini racconta: “In questo periodo di corse in Francia avevo racimolato un sacco di soldi circa 15.000 franchi (pari a circa tre milioni di lire? L’equivalente all’acquisto di un appartamento e mezzo a Milano) visti e spesi tutti senza ritegno e così senza più un soldo prendo il treno a Parigi per Milano con il biglietto già pa-gato anticipatamente dagli organizzatori delle gare, giunto alla stazione di Milano ho venduto la mia bellissima giacca in tessuto di “principe de gallis” (di Galles) ad un calzolaio in zona, in cambio del solo denaro per salire sul tram che mi portasse a casa”.

10 novembre 1958 – La Gazzetta dello Sport - Severini nel Cross d’Apertura – La seconda domenica di novembre ha riportato alla ribalta il ciclocross ma nulla è cambiato nella regia di questo spettacolo riservato ai “certosini” della pedivella. Per la gara d’apertura della stagione 1958-59, disputatasi ieri all’ estrema periferia milanese e vinta da Severini con 21” su Longo, ci si aspettava infatti qualche novità, ovvero l’apparizione di nuovi elementi che potessero rendere meno facile l’ormai acquisito dominio di Severini, Longo e compagni. Ma nulla di tutto ciò si è visto nel cross dell’Ortica (allora zona periferica milanese). La gara si è svolta con l’ormai abituale cliché anche se all’avvio mancavano il tricolore Pertusi ed il romagnolo Benvenuti, vale a dire due dei pochi personaggi di primo piano che affollano la ri-stretta schiera dei ciclopratisti. Lotta ai ferri corti, quindi, fra Severini e Longo (sin dalle prime battute) ed ammirevole difesa di Ferri (due forature), Guerciotti, Realini, Grassi, Zorzi, Rodolotti e Dossena: ecco in rapida sintesi, tracciato il piano di batta-glia del primo cross dell’anno. Ed infatti Longo e Severini sono passati al comando sin dai primissimi chilometri facendo rapidamente il vuoto alle loro spalle, e la lotta per il successo si sarebbe poi risolta in volata fra i due primi attori se un brutto ca-pitombolo (al quinto giro) non avesse fatto perdere terreno prezioso al bravo Longo che finiva così al posto d’onore a 21” dal già brillante Severini. Cinquanta i parten-ti: questa la più importante novità!...Al termine della prima tornata, Severini-Longo hanno già 20” su Ferri (foratura poco dopo il “via”) e 40” su Realini, Guerciotti, Dossena e Grassi. Nel giro successivo (chilometri 6,400) il margine della coppia di testa sale a 55” ed è sempre Ferri il primo ad inseguire. Longo e Severini sono ormai irraggiungibili ed alla fine del quarto giro (km.12,800) il loro vantaggio è di 1’25” su Ferri e di 2’40” su Grassi, Realini e Guerciotti. Nella quinta tornata la sorpresa: cade Longo e Severini guadagna circa 15”. – Luciano Bandera – L’ordine d’arri-vo: 1. Severini Americo (G.S.Giambellino) km 22,400 in 55’; 2. Longo Renato (id.) a 21”; 3. Ferri Romano (G.S.Ignis) a 3’20”; 4. Guerciotti Italo (G.S.Giambellino) a 5’; 5. Realini Bruno (U.S.Cavariese); 6. Grassi Umberto (U.S.Bruzzanese-Brill) a 6’12”; 7. Zorzi Giuseppe (U.S.Legnanese) a 7’; 8. Rondolotti Aldo (Ciclistica Erbese) a 7’30”; 9. Dossena Renzo (A.C.Augustea-Clèment) a 7’35”; 10. Ferranti

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Giuseppe a 8’20” – Sempre in Lombardia, Se-verini, il 16 novembre a Rozzano e il 23 novembre a Milano, nel Ciclocross gran premio Gramaglia, si classifica al secondo po-sto. Espatria nuovamente in Francia, il 7 dicembre a Bearne giungendo al ter-zo posto finale della gara transalpina. Il 26 dicembre a Parigi, nel Ciclocross gran premio Fursac, con-quista il primo posto. 27 dicembre 1958 – La Gazzetta dello Sport – Se-verini per distacco trion-fa a Fursac – Parigi, 26 – Americo Severini ha partecipato al Gran Pre-mio di Fursac, vincendo brillantemente per distac-co. Alla gara erano pre-senti il campione del mon-do Dufraisse e il tedesco Wolfshohl. I migliori sono rimasti insieme nei primi sei giri, poi Dufraisse ha allungato e solo Severini ha potuto stargli a ruota. Dopo altri due giri, era la volta di Severini a scattare

Americo nella cucina di casa sua, controlla il pasto che gli stà preparando la moglie Ersilia.

e a lasciare il campione del mondo. Negli ultimi due giri l’italiano si avvantaggia-va ancora, arrivando solo al traguardo. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Severini km.21 in 59’54”; 2. Wolfshohl a 35”; 3. Dufraisse a 1’23”; 4. Jodet a 2’11”; 5. Brulè a 2’59”. - Il 28 dicembre dello stesso anno, in Belgio, a Oostakker vicino a Gand, nel Ciclo-cross Criterium delle Nazioni, ottiene solo un buon piazzamento. Una gara svolta sotto una pioggia torrenziale, che non ha mantenuto le sue promesse a causa di una partenza che si può dire irregolare, infatti, il via fu dato su una strada larga appena dai tre ai quattro metri e invasa dagli spettatori. Certi corridori non riuscirono a met-tersi in azione per tempo. In oltre il via non fu preannunciato sicché non tutti i par-

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Correre sui prati, una scelta giusta

Nel 1959, Severini corre come professionista con il gruppo sportivo “Giambellino” di Milano, con bicicletta Gramaglia. Il 1° gennaio a Limoges, nel Ciclocross Peyret de Bellac, gara internazionale, grande duello tra Severini e Dufraisse. Severini si im-pone, vincendo brillantemente davanti al tedesco Wolfshohl e al francese Dufraisse. 02 gennaio 1959 – La Gazzetta dello Sport – Severini vittorioso nuovamente in Francia – Americo Severini, dopo la recente brillantissima affermazione colta in un ciclocross internazionale a Limoges, si è nuovamente imposto ieri in un’altra prova di ciclocross disputata in Francia e precisamente a Peyret de Bellac. Portatosi al comando al 3° giro, Severini ha poi sempre guidato la corsa senza più lasciarsi trascinare dagli avversari. Fra questi vi era anche stavolta il campione iridato della specialità Dufraisse che, per indisposizione, si è ritirato all’8° giro. Severini, dopo questo nuovo successo internazionale si presenta dunque come uno dei candidati più quotati per il campionato mondiale di ciclocross che si disputerà il 15 febbraio a Ginevra. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Severini, 22 km in 1.31’10”; 2. Meunier a 1’59”; 3. Wolfshohl a 2’31”; 4 Bernet a 3’35”; 5. Jodet a 5’08”; 6. Brulè a 6’03”; 7. Vieccelli a 6’24”; 8. Currit a 8’32”; 9. Grandooing a 12’45”; 10. Urbaniack a 14’15”. –

Il 6 gennaio, a Solbiate Olona, nel Ciclocross Internazionale, Severini giunge al secondo po-sto, e l’8 febbraio a Mariano Comense, ottiene un onorevo-le terzo posto. Nel campionato italiano, vince Renato Longo, seguito da Italo Guerciotti e da Graziano Pertusi. Il 15 febbraio, in Svizzera, a Ginevra, nel par-co di Eaux Vives nei pressi del lago Lemano, nella pista di ter-ra battuta dello stadio Fronte-nex, si svolge il campionato del mondo, una dura battaglia tra i più forti d’Europa. La nazionale italiana, composta da Severini, Ferri, Pertusi e Longo, accom-pagnati dal commissario tecnico Proietti, arriva alcuni giorni pri-ma a Ginevra in treno. Il gior-no della gara, Severini domina la corsa, ma all’ultimo giro si accorge che le sue forze sono al

Allenamenti – Americo e Longo posano per una foto, con le biciclette Gramaglia.

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lumicino. Mentre si trova in fuga con Longo e il tedesco Wolfshohl, a un chilome-tro dall’arrivo, prima di una ripida salita campestre, molto stretta, nella quale due biciclette affiancate non passavano, Severini, invita Longo a superare il Tedesco per precederlo nell’angusto passaggio. Così avviene, Longo si trova davanti e taglia per primo il traguardo, seguito dal tedesco Wolfshohl e dal generoso Severini. Il 1° mar-zo, Severini partecipa a Vincennes, al Campionato Internazionale. L’8 marzo, prende parte al gran premio di Besate. Il 19 marzo a Tolosa, in occasione del Ciclocross In-ternazionale, Severini ottiene un buon piazzamento, così come il 30 marzo a Isle. Il 4 novembre, a Milano, si corre il 1° Trofeo Ciclocross milanese, che Americo vince. E’ un periodo felice, per lui, perchè Ersilia gli da il primo figlio, Massimo. 05 novembre 1959 – La Gazzetta dello Sport – Con un margine di soli 4” – Severini batte l’iridato Longo nel primo ciclocross milanese – La prima gara della stagione ciclocrossistica, pur con le attenuanti di una preparazione ancora incompleta, ha già posto in netto risalto quali saranno i personaggi di maggiore rilievo di questa specialità prettamente invernale. Il risultato del cross d’apertura, disputatosi ieri, in una magnifica giornata di sole, sui prati dell’estrema periferia milanese, non crea infatti alcuna perplessità. Indica con sufficiente chiarezza che Longo e Severini saranno ancora i “mattatori” dei ciclopratismo nazionale e che i vari Ferri, Zorzi, Realini, Guerciotti e Pertusi (ieri assente) saranno i rincalzi di maggior valore. Se si esclude la brillante apparizione dell’ex-stradista Buratti non si può dire che la nuova annata agonistica abbia portato alla ribalta nuovi elementi degni di essere seguiti con curiosità ed interesse. I soliti nomi e nulla più: questa, purtroppo, la nota negativa del più affollato (65 i partenti) ciclocross organizzato con la consueta peri-zia dal G.S.Giambellino. La novità può essere costituita dalla sconfitta del campione

Americo, in piazza del Duomo a Milano, con la moglie Ersilia ed il primo figlio Massimo in braccio.

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del mondo. Renato Longo, che era ieri alla sua seconda gara, è tuttavia ancora alla ricerca della giusta condizione e questo suo imprevisto insuccesso non deve per nulla sminuire le sue validissime possibilità. Tanto più che un doppio cambio di bicicletta ha compromesso, proprio nel finale, ogni tentativo atto a sconfiggere il suo più degno rivale. E così Severini è uscito vittorioso, nel serrato ed avvincente duel-lo, con un margine di soli 4”. Alle spalle dei due primattori il vuoto. E con quattro uomini, Ferri, Zorzi, Realini e Buratti, distanziati di oltre 3’!. La cronaca in poche righe. Severini e Longo passavano al comando sin dal primo giro (km.4). Al secon-do passaggio la coppia regina guidava con 45” su Realini, Zorzi, Ferri ed alla fine della terza tornata Ferri era il primo ad inseguire ad 1’02”; Zorzi a 1’03”; Realini a 1’20”. La sorpresa nel giro successivo. Il doppio cambio di macchina faceva perdere 15” all’iridato e ciò dava il “via” alla fuga di Severini che da questo momento non veniva più raggiunto. Longo, alla fine, risultava così battuto per soli 4”. Un esordio davvero sfortunato, dunque, quello del campione del mondo. – Luciano Bandera – L’ordine d’arrivo: 1. Severini Americo (G.S.Giambellino) km 24,400 in 54’; 2. Lon-go Renato (G.S.Ignis) a 4”; 3. Ferri Romano (S.C.Genova Overlay) 3’05”; 4. Zorzi Giuseppe (C.S.I.Bustese) a 3’07”; 5. Realini Bruno (U.S.Cavariese) a 3’18”; 6. Bu-ratti Giuseppe (G.S.Intrepido) a 3’24”; 7. Guerciotti Giuseppe (G.S.Giambellino); 8. Guerciotti Italo (id.) a 5’22”; 9. Lacrima Luciano (id.) a 6’45”; 10. Rodolatto Aldo (S.C.Erbese); 11. Sartarelli Esilio (Augustea Clèment) a 7’45”; 12. Stauren-go Italo (U.S.Cavariese); 13. Gallagher (U.C.A.T. Torino) a 8’10”; 14. Fontana (C.S.Vittuone) a 9’; 15. Scappini (G.S.Intrepido) a 9’10”. – Americo, compra una lussuosa macchina, appartenuta alla nota soubrette Lauretta Masiero e con grande esuberanza giunge al suo piccolo paese di Barbara. E’ per tutti una grande festa rivedere il loro beniamino.

G.S.Giambellino – Americo con il Presidente Raimondi (alla sua destra) ed al DS Crabi (alla sua sinistra).

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Lo “scoiattolo” marchigiano

Il 22 novembre, il marchigiano Severini, vince il gran premio ciclocross di Corna-te d’Adda. Il 29 novembre, partecipa a quello di Motta Visconti. Nella campagna fangosa, Severini conquista un nuovo successo di rilievo, alla maniera dei vecchi tempi. Americo si è impegnato a fondo soltanto negli ultimi due giri del tracciato, dopo che gli altri avevano speso tutto nell’inutile tentativo di staccarlo. Unico suo valido contendente è stato Buratti, che sul traguardo è riuscito a giungere a soli 30” dal vincitore. Il 6 dicembre vince il ciclocross di Marnate.07 dicembre 1959 – Nel ciclocross di Marnate – Di stretta misura Severini batte lo sfortunato Zorzi – Marnate, 6 dicembre – Pur con il pensiero (e le energie) rivolte al grande confronto internazionale che si terrà martedì a Milano. Americo Severini ha conseguito la quarta vittoria stagionale. Un successo, è bene dirlo subito, di stretta misura ma che non informa in nessun modo i pregi (e la vitalità) del bizzarro alfiere del “Giambellino”. Il tutto perché l’ex tricolore ha dosato le sue forze con il con-tagocce pur di non compromettere le sue non poche possibilità a sole quarantotto ore di distanza dell’attesa prova che lo porrà di fronte all’iridato Longo, al francese Dufraisse ed a tutti gli altri personaggi di levatura internazionale. Oggi, dunque, Severini ha centellinato com’era prevedibile le sue energie e nonostante un avvio in sordina ha chiuso vittoriosamente la prova sia pure con un margine di soli 47” sul ventunenne Zorzi. Questa giovane speranza del ciclocross nazionale, che è anche l’idolo della Valle Olona, ha attaccato il più quotato avversario sin dal primo giro riuscendo anche a concludere la prima tornata con un vantaggio di 20” sul marchi-giano. La libertà di Zorzi ha avuto comunque breve vita: Severini lo ha acciuffato nel giro successivo e con lui è rimasto all’avanguardia sino a due giri dal termine. A questo punto un brutto capitombolo bloccava ogni residua offensiva del bustese e l’astuto Severini, senza alcuna perplessità, accettava l’omaggio della fortuna e sen-za eccessiva difficoltà riusciva a sconfiggere lo sfortunato Zorzi. Si deve quindi con-cludere che la classe e la fortuna hanno oggi reso possibile il successo di Severini il cui ritmo non ha certo entusiasmato, ma ha pur sempre permesso, anche correndo in sordina, di acquisire una nuova preziosa vittoria. Dopo Severini e il bravissimo Zorzi….l’abisso. La severità del tracciato (con quattro scarpate rompicollo!), reso ancor più difficile dalla pioggia torrenziale dei giorni scorsi, ha messo a nudo i limi-ti di più di un concorrente. Ferri, nonostante la consueta generosità, è giunto terzo dopo ben 5’47”, mentre Faldi, anch’egli sempre esuberante, è finito ad oltre 7’. Sono cifre che sintetizzano in giusta misura la netta superiorità del vincitore e del suo degno antagonista. L’organizzazione, nonostante la indisciplina del pubblico sulla dirittura d’arrivo è parsa soddisfacente. – Luciano Bandera – L’ordine d’arrivo: 1. Severini Americo (G.S.Giambellino) km 23 in 1’05”; 2. Zorzi Giuseppe (C.S.I.Busto Arsizio) a 47”; 3. Ferri Romano (S.C.Genova Overlay) a 5’47”; 4. Faldi Dante (U.S.Cavariese) a 7’ e 18”; 5. Guerciotti Italo (G.S.Giambellino) a 8’27”; 6. Lacri-ma Luciano (id.) a 9’50”; 7. Trabucchi Mario (A.C.Augustea Clèment) a 10’20”; 8. Russo Michele (S.C.Tirana) a 11’20”; 9. Fontana Edoardo (G.S.Vittuone) a 12’30”;

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10. Saugo Renzo (S.C.Binda) a 12’50”; 11. Staurengo (U.S.Cvariese) a 13’15”; 12. Monte (G.S.Faema) a 14’20”; 13. Botta (A.C.Augustea Clè-ment) a 14’55”; 14. Mannari (Pol.Poliguaro); 15. Perolio (Ped.Valsesiano) a 15’30”; 16. Micheli a 15’50”; 17.Schiavon a 17’; 18. Al-berti a 18’. –L’8 dicembre a Milano, nella gara internazionale, gran pre-mio Ignis, Severini ottiene un meritato terzo posto assoluto. Il 13 dicembre, vince la gara di Pavia. Americo Severini, fra non molto, avrà 29 anni: corridore attempato, quindi, ma egli è pronto a smentirvi, riuscendo sempre a ingannare chiunque per quanto riguarda l’età. Guardatelo bene in fac-cia! C’è chi lo crede ancora un ragazzo, uno delle ultime leve nel campo del ciclocross. Invece no: Americo ha già lasciato dietro di sé più di dieci anni di attività agonistica, con i suoi alti e bassi: una vita intensa, piena di imprevisti, di colpi a sorpresa, di gloria, di delusioni e di rimpianti. Si, anche di rimpianti: Severini sarebbe, infatti, potuto diventare un corridore su strada coi fiocchi. Invece qualcuno, con la complici-tà di circostanze avverse, volle altrimenti. Lui stesso, per la precisione. Da giovane, Americo, non aveva idee precise circa il suo avvenire da sportivo praticante: era pic-colo, smilzo, tutto nervi, con occhi furbi e lungimiranti, sempre in agguato. Decise per il ciclismo. E le prime corse lo rivelarono come un eccellente passista, oltre che intraprendente scalatore. Vinse corse su corse, fu persino tra gli azzurrabili. Poi qual-cuno, forse gli stessi che lo guidavano, cominciarono ad arricciare il naso nei suoi confronti: era piccolo, troppo piccolo. Proprio di quei tempi, per sua fortuna o sfor-tuna, il ciclocross prendeva l’avvio ed acquistava rapidamente notorietà. Venne con-sigliato e sconsigliato: strada ancora, con mille incertezze, o prati? Optò per questi ultimi e nel 1955, mentre la nuova stagione ciclistica batteva alle porte, cominciò ad assaggiare le prime difficoltà e traversie della nuova specialità, nella quale avrebbe ottenuto, a costo di grandi sacrifici, ottimi successi. Gloria e forse anche guadagno. Già nel 1956 conquistava di forza il titolo di campione d’Italia ed era considerato il

Campionato del Mondo 19591° Longo 2° Wolfshohl 3° Severini

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maggior antagonista dell’allora imperante Dufraisse nel mondiale di quell’anno. Ma al mondiale non doveva mai avere gran fortuna: terminò, per diverse ragioni, sempre a ridosso dei primi, ma mai li superò. Alla partenza lo invadeva sempre un certo senso di disagio per la sua solo apparente inferiorità nei confronti dell’asso francese. Quando l’anno scorso fu assunto dal G.S.Giambellino, costituì con Renato Longo un formidabile tandem, anche se dal 1958 da lui venne più volte battuto. Peraltro il sim-patico Americo, riconosce la supremazia dell’amico-rivale nella specialità. L’anno seguente, gli impegni ed i contratti stipulati da Longo all’estero, gli hanno permesso di gareggiare con l’animo più sereno. E mentre Longo alterna alti e bassi all’estero, Severini, in Italia, aggiunge domenicalmente preziosi anelli alla invidiabile catena delle sue vittorie. Ha esordito, sempre difendendo i colori del G.S.Giambellino, nel Gran Premio d’Apertura a Milano, superando di misura Longo. Poi è stato a sua volta battuto da Zorzi a Torrazza Coste. In seguito ha vinto, assente Longo, a Cor-nate d’Adda, a Motta Visconti, a Marnate Olona, e nel Pavese, domenica scorsa, a Trovaci. Una bella serie interrotta a Lurate Caccivio, presente Longo che vince in quell’occasione, con Severini costretto al ritiro. L’8 dicembre invece, nella sua prima gara internazionale, il marchigiano si difende bene, conquistando, dietro a Longo e Wolfshohl e davanti a Dufraisse e Plattner, un onorevolissimo terzo posto. Ven-totto primavere pesano sulle esili spalle di Americo: ma lo scoiattolo marchigiano, ovunque, sempre, vuol dire ancora la sua. Il 20 dicembre, partecipa al ciclocross di Quinzano San Pietro vincendolo. 21 dicembre 1959 – La Gazzetta dello Sport – Al posto d’onore Ferri - Anche nel cross di Quinzano “monologo” di Severini – Quinzano San Pietro, 20 dicem-bre – Ancora una nuova vittoria di Americo Severini, la sesta della stagione. Una affermazione, quella d’oggi, acquisita a cuor leggero e con un dominio netto ed incontrastato. Il perdurare dell’assenza di Renato Longo nelle gare nazionali ha dunque dato via libera ai successi del marchigiano. Con ciò, è ovvio, non vogliamo per nulla sminuire il susseguirsi delle vittorie dell’alfiere del Giambellino. E’ tut-tavia doveroso affermare che oggi l’ex-tricolore si trova praticamente senza validi avversari che possano ostacolare la sua marcia trionfale. Mancando il campione del mondo l’ex-tricolore è quindi in una posizione di netto privilegio e non ha difficoltà a battere, con irrisoria facilità, uomini in non ancora perfetta condizione come Fer-ri, Guerciotti, Pertusi, Buratti, Grassi e Realini. E ciò ha ampiamente dimostrato anche oggi sul tracciato, non particolarmente difficile, di Quinzano a pochi passi dalla brughiera gallaratese. Severini si è trovato al comando sin dal primo giro in compagnia di Grassi, Buratti e Faldi. Il margine di questo quartetto era di 25” su Ferri e Scappini. Nella successiva tornata il solo Grassi era ancora incollato alla sua ruota, mentre, a causa di incidente, sparivano dalla lotta personaggi di rilievo come Pertusi e Buratti. Quest’ultimo, per un brutto capitombolo, riportava una gra-ve lussazione alla spalla destra. Severini a metà gara diveniva poi, come previsto, il primattore assoluto. Anche con il concorso di Grassi che doveva abbandonare il compagno di fuga per la rottura di una ruota. A metà gara la situazione era quindi la seguente: al comando Severini; a 32” Ferri e Grassi; a 1’37” Faldi vittima di una

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doppia foratura. Il margine di Americo saliva nella quarta tornata a 50” sul redivivo Ferri ed a 2’30” su Grassi e Guerciotti. Ferri assumeva così il ruolo di inseguitore principe ma non era sufficiente a scuoterlo in giusta misura, per ingaggiare un ser-rato duello con Severini anche perché, nel momento cruciale della lotta, un guasto meccanico lo costringeva a cambiare macchina: indisturbato il pupillo di Raimondi e Crabbi poteva così concludere vittoriosamente anche questa prova con oltre 2’ sul tenace Ferri e quasi 3’ sui generosissimi Guerciotti e Grassi che precedevano di pochi secondi il bravo ma sfortunato Realini. Ha presenziato alla prova Renato Lon-go e l’osservatore della C.T.S. Cattaneo. L’organizzazione della “Binda” è stata, come sempre, ottima sotto ogni aspetto. – Luciano Bandera – L’ordine d’arrivo: 1. Severini Americo (G.S.Giambellino) km 24 in 1.13’; 2. Ferri Romano (S.C.Genova Overlay) a 2’07”; 3. Guerciotti Italo (G.S.Giambellino) a 2’32”; 4. Grassi Umberto (U.S.Bruzzanese Brill) a 2’45”; 5. Realini Bruno (U.S.Cavariese) a 3’30”; 6. Scap-pini G. (G.S.Intrepido) a 4’20”; 7. Faldi D. (U.S.Cavariese) a 4’35”; 8. Rodolatti A. (S.C.Erbese) a 5’30”; 9. Staurengo L. (U.S.Cavariese); 10. Lazzarotto G. (id.) a 6’; 11. Fontana (G.S.Vittuone) a 6’10”; 12. Trabucchi (A.C.Augustea Clèment) a 6’30”; 13. Schiavon (U.S.Cavariese); 14. Sartarelli (A.C.Augustea Clèment) a 7’; 15. Rossato (C.C.Briga Novarese) a 7’30”. – Il 26 dicembre, a Giussano, Severini si classifica al terzo posto.

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Campionato Regionale Lombardo di Ciclocross Americo sfoggia la maglia di Campione, appena conquistata.

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Campione Lombardo

Nel 1960, Severini corre con il gruppo sportivo “Riso Curti”, con bicicletta Grama-glia. Il 1° gennaio, nel cross di Cesano Boscone, si classifica al secondo posto. Il giorno seguente, fece un fulmineo giro del mondo la notizia della morte di Fausto Coppi, stroncato dalla malaria. Il 3 gennaio, a Legnano, nel Trofeo Garinei, Severini ottiene un buon piazzamento e il 6 gennaio, a Milano, vince il Campionato Lombar-do. Il 10 gennaio a Oggiono, partecipa al ciclocross De Martino, classificandosi al secondo posto. Il 17 gennaio vince il trofeo Ciclocross di Arcore. 18 gennaio 1960 – La Gazzetta dello Sport – Severini vittorioso nel ciclocross di Arcore – Longo vittima di una foratura, si classifica secondo – Arcore, 18 – Il campione lombardo Americo Severini ha colto ieri nel ciclocross di Arcore, su un percorso coperto di neve, la sua ottava vittoria stagionale. Severini ha proceduto l’iridato Longo che però ha l’attenuante di essere stato tradito dal tipo di gomme adottate per la neve e inoltre è rimasto vittima di una foratura a metà gara. Severini, che con Longo aveva staccato tutti gli altri, ha poi approfittato della sfortuna del campione del mondo ed è riuscito a distaccarlo fino a terminare vittorioso con quasi 2’ di vantaggio. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Americo Severini, km 24 in 56’15”: 2. Renato Longo a 1’50”; 3. Ferri a 3’45”; 4. Guerciotti a 9’10”; 5. Zorzi a 5’55”; 6. Grassi a 8’10”; 7. Guerciotti a 9’10”; 8. Trabucchi a 9’40”; 9. Cesana a 11’15”; 10. Sartarelli a 12’20” -

Campionato Regionale Lombardo di Ciclocross – Americo festeggia la vittoria assieme a Rodoni.

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Il 31 gennaio, nel gran premio S.Alessandro, Severini si clas-sifica al secondo posto dietro a Longo. Il 7 febbraio, a Milano, sul circuito del Monte Stella (Montagnetta), si svolge il cam-pionato italiano. Renato Longo, si porta in testa dall’inizio, senza che nessuno sia riuscito a con-trastare la sua lunga galoppata. Longo vince, seguito da Americo Severini a 2’12” e da Graziano Pertusi a 3’47”. Il 15 febbraio, a Gazzada, Americo, si classifica nuovamente al secondo posto. Il 21 febbraio, in Spagna, a Tolo-sa, la nazionale italiana compo-sta da Severini, Longo, Ferri e Grassi, accompagnati dal nuovo commissario tecnico Elio Rime-dio, partecipa al campionato del mondo. Il “Barbarino” buca in partenza, perdendo delle ottime posizioni, non può rientrare nel-le prime file, così che ottiene solo

Americo, maglia Curti Riso e bicicletta Gramaglia, assie-me ad un amico prima dell’inizio della corsa.

un buon piazzamento. la gara di Longo è compromessa da una rovinosa caduta e al traguardo giunge per primo il tedesco Rolf Wolfshohl, seguito dallo svizzero A. Hungerbuhler e dal francese Robert Aubry. Il 1° novembre a Brivio, in occasione del gran premio d’Apertura, Severini ottiene un buon piazzamento. 01 novembre 1960 – Nel G.P. D’Apertura di ciclocross – Si scatena Americo Seve-rini, Renato Longo k.o.(a 27”) – Brivio, 1 novembre – Americo Severini è dunque il primo vincitore delle gare di ciclocross che hanno preso l’avvio oggi sui prati di Bri-vio. Severini, è risaputo, si presenta sempre in gran forma all’inizio della stagione e questa sua affermazione non deve costituire una grossa sorpresa anche se al secon-do posto troviamo il nome dell’ex-iridato Renato Longo. A questo punto vi sarà più d’uno che vorrà obiettare affermando che l’ex-campione del mondo era pur reduce da una lusinghiera prestazione sostenuta domenica in Belgio e che, pertanto, si do-veva considerare in condizione più che buona per contrastare il passo anche ad un avversario di buoni mezzi qual è indubbiamente Severini. Tuttavia si deve dire che l’alfiere della Ignis non è corridore che già alle prime gare si presenti con una con-dizione di prim’ordine e quindi già in grado di disporre di quella potenza (che tutti gli riconoscono) per sbaragliare il campo. Fra l’altro, oggi, ha accusato in chiara misura dei disagi di un faticoso viaggio dal Belgio all’Italia e non era logicamente

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nella possibilità di controbattere, con efficacia, l’offensiva che il suo acerrimo rivale ha sferrato, senza titubanze, sin dai primissimi chilometri. Tutte queste attenuanti, comunque, non sminuiscono in nessun modo la bella vittoria di Severini. Ciò sia ben chiaro. E Longo è stato il primo a riconoscere che il successo del portacolori della “Riso Curti” è meritatissimo. Severini, infatti, è partito al comando sin dal primo giro ed il suo vantaggio su Longo è andato progressivamente aumentando sino al penultimo giro (57” punta massima acquisita) mentre negli ultimi quattro chilome-tri Longo riusciva a ridurre l’handicap di ben 30”. V’è quindi stata una flessione conclusiva da parte di Severini mentre Longo si è chiaramente ripreso proprio al termine di una pesante fatica. A questo punto avrete già capito che Severini-Longo sono stati come al solito i primi attori della severa prova odierna. Entrambi, sull’in-sidioso tracciato, hanno accusato incidenti di eguale misura ed anche ciò non può trarre in inganno sulla effettiva validità della netta affermazione di Severini il quale concederà la rivincita già domenica prossima in Francia nelle immediate vicinanze di Digione. Ferri, terzo classificato a 1’ e 43”, è stato ancora una volta il più vali-do antagonista della coppia-regina nonostante gli anni incomincino a pesare…Sul valore degli altri vi rimandiamo all’ordine di arrivo che esprime chiaramente il me-rito di ognuno. Unica novità di questo cross d’apertura la presenza dello stradista Angelo Coletto che nelle prossime settimane vestirà la maglia dell’”Europhon”. Un debutto promettente il suo nonostante il gravoso ritardo denunciato all’arrivo: oltre 11’. La cronaca si può condensare in poche righe. Già al termine del primo giro (km.4) Severini guidava con 12” su Longo che ruzzolava su una insidiosa gradinata.

Americo dopo una vittoria con la maglia del G.S.Curti Riso.

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Nei quattro giri successivi il mar-gine di Severini su Longo aumen-tava progressivamente: 31”, 56”, 50”, 57”. Nell’ultimo giro Longo aumentava il ritmo e riduceva lo svantaggio a soli 27” dal vitto-rioso Severini. E’ tutto. L’orga-nizzazione della S.S.Briva è stata nel complesso buona. – Luciano Bandera – Ordine d’arrivo: Se-verini Americo (G.S.Riso Curti) km 24 in ore 1.13’; 2. Longo Re-nato (G.S.Ignis) a 27”; 3. Ferri Romano (Pol.Europhon) a 1’43”; 4. Zorzi Giuseppe (G.S.I.Bustese) a 2’12”; 5. Guerciotti Italo (Pol.Europhon) a 5’50”; 6. Dosse-na Lorenzo (U.S.Calvairatese) a 7’30”; 7. Grassi Umberto (Pol.Europhon) a 9’35”; 8. Sartarelli Ersilio (id.); 9. Mannari Oronzo (id.) a 9’50”; 10 Guerciotti Giu-seppe (id.) a 11’10”. – Il 13 novembre, a Lurate, Ame-

rico è primo nel gran premio Tet-tamanti e si ripete il 20 novembre nella prova di Arcore, dove vince

Americo, vincitore al Campionato regionale, con in mano il mazzo dei fiori. Alla sua sinistra si può riconoscere il babbo (con il cappello).

senza nessuna difficoltà. Il 27 novembre, a Motta Visconti, si classifica al secondo posto, ma torna a vincere il 4 dicembre a Besate. Questo mese è caratterizzato da una serie di ottimi piazzamenti: il 7 dicembre a Milano, nel gran premio Riso Curti, giunge terzo; l’8 a Maleo, giunge secondo; come anche l’11 a Quinzano e il giorno di Natale a Capriate.

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L’eterno secondo

Nel 1961, Severini corre con il gruppo sportivo “GBC”, con bicicletta Gramaglia. Il 1° gennaio, a Cesano Boscone, ottiene un secondo posto e così il 6, a Solbiate Olona. L’8 gennaio, a Milano, al Parco Lambro, vince il gran premio Clèment. Anche il fra-tello di Americo, Agostino, corre per la “GBC”, riportando dei buoni piazzamenti.09 gennaio 1961 – La Gazzetta dello Sport – A Severini il ciclocross sul circui-to del Parco Lambro – Americo Severini dopo il ritiro di Renato Longo, ha vinto agevolmente la ciclocampestre disputatasi sul circuito del Parco Lambro. Severini, scattato in partenza, non è stato minacciato, continuando fino al traguardo la sua gara solitaria. Suo più fiero avversario si è comunque dimostrato Grassi, terminato al posto d’onore con un distacco di poco superiore al minuto. Di una bellissima gara è stato protagonista Buratti che, dopo un incerto avvio, si è ben ripreso, terminando terzo a 1’45” dal vincitore. Staurengo, Pertusi e Zorzi si sono dati battaglia per le altre piazze. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Americo Severini; 2. Grassi a 1’20”; 3. Bu-ratti a 1’45”; 4. Staurengo a 2’15”; 5. Pertusi a 2’50”; 6. Zorzi a 2’55”; 7. Maurino a 3’40”; 8. Coletto a 4’; 9. Dossena a 4’25”; 10. Balestra a 5’35”. – Il 15 gennaio, a Crenna, dove si svolge il Campionato Lombardo, Severini giunge secondo, ripetendo questo risultato il 22, ad Arcore. Il 29 gennaio a Palazzolo, torna alla vittoria e il 5 febbraio, a Imola, partecipa al Campionato Italiano.06 febbraio 1961 – La Gazzetta dello Sport – La prima maglia tricolore – A Seve-rini il titolo di Campione di ciclocross – Longo è stato battuto sul traguardo per mezza lunghezza – Imola, 6 febbraio – Sul tormentato percorso del Parco Acque Minerali a Imola, Americo Severini ha vinto ieri il Campionato Italiano di ciclo-cross, battendo in volata Renato Longo, ex-tricolore. La lunga ovazione che la spor-tivissima folla romagnola ha tributato a Severini al termine di una gara avvincente e combattuta dall’inizio alla fine, è stata pienamente meritata. Con una tattica di cor-sa accorta ed intelligente, Severini è riuscito ad invertire il pronostico che lo voleva nettamente battuto dal campione uscente Renato Longo. Inizio velocissimo dei 36 partenti, starter il presidente dell’UVI, Adriano Rodoni. Dopo appena 800 metri una sbandata mette a terra Longo, che rimonta subito in sella e si ricongiunge al gruppo. Al primo passaggio guida Severini con a ruota Longo; seguono a 100 metri, Pertusi e Ferri, poi Zorzi e Pico. Il vantaggio dei primi due, che procedono appaiati au-menta progressivamente giro per giro e diventa ben presto intoccabile. A metà corsa (quarto giro) Ferri è a 56”. Pertusi a 1’04”, Zorzi a 1’20”. Al giro seguente Ferri è terzo a 1’37”, Zorzi quarto a 1’56”, Pico quinto a 2’58”. Al penultimo passaggio sono ancora insieme Longo e Severini, però, mentre il primo appare freschissimo, il secondo sembra duramente provato. Dopo l’ultimo giro all’ingresso in pista, è Severini che inizia per primo la volata ai 200 metri. Longo rimonta, pare anzi che riesca a superarlo, ma ai 50 metri dal traguardo Severini ha un ritorno imperioso e precede l’avversario di mezza macchina. L’ordine di arrivo: 1. Americo Severini che compie i km 23,750 in ore 1.4’32”, alla media di km.22,080; 2. Renato Longo a mezza macchina; 3. Romano Ferri a 3’38”; 4. Giuseppe Zorzi a 3’54”. –

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Il 12 febbraio, a Cavaria, Severini si classifica al secondo posto, dietro al solito Lon-go. Il 19 febbraio, in Germania, a Hannover, si svolge il Campionato del Mondo: la nazionale italiana è composta da Severini, Longo, Ferri e Zorzi. Vince il tedesco Rolf Wolfshohl, al secondo posto chiude Renato Longo e al terzo posto il francese Andrè Dufraisse. Severini ottiene solo un buon piazzamento. Il 19 marzo, a Lecco, nel ciclocross Coppa Frigerio, Americo, si classifica al terzo posto. Il 4 novembre ad Arcore e il 12 novembre a Lurate, si classifica al secondo posto. Torna alla vittoria il 19 novembre a Cornate d’Adda, il 26 novembre a Borgoticino e il 3 dicembre ad Arcore. L’8 dicembre a Maleo, giunge secondo e cos’ anche a Besate il 10 dicembre, e a Marnate il 17 dicembre. Ersilia da ad Americo il secondo figlio, Vittorio.18 dicembre 1961 – La Gazzetta dello Sport – Severini vince anche il ciclocross di Marnate – Ma Ferri, secondo arrivato, sporgerà reclamo – Marnate, 18 dicembre – Una nuova vittoria di Severini nel ciclocross svoltosi a Marnate; una vittoria che avrà un seguito in sede di omologazione della gara. Infatti Ferri, secondo arrivato, presenterà reclamo per questo motivo: Severini, in maglia tricolore al via, ha poi tolto la maglia di campione gareggiando con quella del suo gruppo sportivo e senza alcun numero; Ferri che era al comando sostiene che, allorché è stato superato da un concorrente senza numero, lo ha ritenuto un corridore fuori gara. Otto i giri da compiere; difficile il tracciato e freddo intenso. Ferri, Zorzi e Alberti i più pronti al via. Poi Ferri se ne andava solo mentre Severini, in ritardo al primo giro, pro-grediva. A metà gara una caduta di Ferri dava via libera a Severini. Ecco l’ordine d’arrivo: 1. Severini Americo, km.24 in 1.25’; 2. Ferri a 37”; 3. Zorzi a 2’05”; 4. Realini a 2’07”; 5. Guerciotti a 3’48”; 6. Balestra a 5’33”; 7. Staurengo a 5’47”; 8. Belloni a 7’25”; 9. Dossena a 8’; 10. Invernizzi. – Il 26 dicembre, a Giussano, Severini ottiene solo un buon piazzamento.

Americo festeggia una delle tante vittorie assieme alla moglie Ersilia alla sua destra.

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Americo con la maglia da riposo della nuova società GBC.

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Dalla “Gramaglia” alla “GBC”

Nel 1962, Severini passa al gruppo sportivo “Gramaglia” e “GBC”, con bicicletta dell’abile artigiano milanese Gramaglia Roberto. Il fratello, Agostino, corre anche lui per la “GBC” ottenendo buoni risultati ma, non riuscendo a fare il salto fra i professionisti, decide di lasciare la carriera agonistica. Americo, il 21 gennaio, a Tra-vacò e il 28 gennaio a Palazzolo, vince le due gare davanti a Longo. L’11 febbraio a Cavaria, si svolge il Campionato Lombardo, nel quale Severini ottiene solo un buon piazzamento. Il campionato italiano viene vinto da Renato Longo, seguito da Roma-no Ferri e da Giuseppe Zorzi. Severini, non prende il via a causa di una enterocolite acuta. Il 17 febbraio, in Lussemburgo, a Esch sur Alzette, si svolge il campionato del mondo, che viene vinto da Renato Longo, davanti ai francesi Maurice Gandolfo e Andrè Dufraisse. L’11 novembre, Americo vince a Vaprio d’Agogna e il 18, a Cesa-no Boscone mentre il 25 a Quinzano, giunge al secondo posto. Il 2 dicembre, si corre

Il fratello Agostino, durante la corsa, bicicletta in spalla trova il tempo di sorridere al fotografo.

il gran premio Ciclocross di Corsico. 02 dicembre 1962 – La Gazzetta dello Sport – Nel-la ciclo campestre di Cor-sico – Severini macina gli avversari nel Gran Pre-mio Molinetto – Corsico, 2 dicembre – Davvero un successo, nonostante l’as-senza di Renato Longo, ha registrato il ciclocross di Corsico, valevole per il G.P.Molinetto: un succes-so cui hanno contribuito, oltre alla solita folla di appassionati sparsi lun-go tutto il percorso per applaudire i vari Severi-ni, Ferri, Cribiori, ecc., anche una giornata che, per quanto fredda, è stata complessivamente abba-stanza comprensiva verso pubblico e atleti, non pre-sentando mai, se non al-tro, lo spauracchio della pioggia o della nebbia. E inoltre, cosa che non può

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che rendere lieti tutti coloro (e vanno man mano aumentando, fortunatamente) che seguono con passione gli sviluppi di questo settore del ciclismo, da questa prova sono scaturite le conferme di diversi elementi in evidente progresso, soprat-tutto dagli stradisti, autentici neofiti di questa specialità. Cribiori (che correva sulle strade di casa, sostenuto da un pubblico amico ed entusia-sta), e che man mano va mi-gliorando col tempo e l’espe-rienza; Bettinelli, altra vera promessa per le ciclocampe-stri; Martin e Dante, anche se autori oggi di prove un poco sfortunate. Naturalmente ha vinto l’uomo che, dopo Lon-go, si può considerare il mi-gliore in senso assoluto della specialità in Italia, il piccolo e caparbio Severini, per il qua-le, indubbiamente, l’età non più proprio giovanissima, non costituisce davvero un ostaco-

lo. Queste le note positive; lati negativi lo diciamo senza tema di smentite, non ne abbiamo davvero trovati, se non forse nell’eccessivo entusiasmo manifestato dal pubblico nei riguardi degli atleti tutti (e in particolare verso il beniamino Cribiori), il che ha portato spesso diversi spettatori ad ostruire, anche se involontariamen-te, il percorso. Comunque siamo convinti che, per quanto spesso un po’ eccessivo, l’entusiasmo non può che fare bene al ciclocross, e non ce la sentiamo proprio di bollare senza pietà questi piccoli eccessi. Giornata fredda, abbiamo detto, ma se-rena, ed abbastanza invitante evidentemente, se si pensa che tutti i punti, cruciali e non, del percorso, erano letteralmente gremiti di spettatori: si fa un gran parlare di “Franco”, del biondino di Corsico, Cribiori, che oggi, davanti al suo pubblico, sembra fermamente intenzionato a fare grandi cose; parecchi dicono: Longo non c’è, perché è in Germania, ad affrontare Wolfshohl sul suo terreno, ed è rimasto a mettere tutti in soggezione il suo “vice”, un Severini ben deciso, questo anno, a dare del filo da torcere anche al più giovane rivale. Impegnativo, anche se la gran parte abbastanza pedalabile, il percorso, lungo il quale Severini e C., hanno compiuto

Americo durante una gara, con la maglia del G.S.Gramaglia.

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spesso miracoli di equilibrismo. – L’8 dicembre a Meleo, il 16 dicembre a Albairate, il 23 a Cabiate, Severini vince ovunque.24 dicembre 1962 – La Gazzetta dello Sport – Severini a Cabiate nuovamente vitto-rioso – Martin in chiaro progresso finisce terzo – Cabiate, 23 – Assente Longo, im-pegnato a Lourdes, Severini ha messo oggi in carniere il quinto successo stagionale vincendo brillantemente la “nazionale” di Cabiate davanti al solito Ferri, apparso aggressivo, ma altrettanto sfortunato. La gara svoltasi in una giornata freddissima anche se soleggiata, ha visto al via una trentina di corridori tra cui per la prima

Americo vittorioso, per i colori del G.S.Gramaglia, al Campionato Regionale Lombardo. Alla sua sinistra il DS Crabi ed alla sua destra il fratello Severino che lo ha seguito sempre

in tutte le sue gare fin da dilettante.

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volta nella stagione anche il professionista Cerato. Il percorso pedalabile e privo di difficoltà naturali era quasi tutto pianeggiante. Un solo breve strappo rompeva la uniformità del tracciato, rivelatosi peraltro difficile per le insidie del terreno ghiac-ciato che ha provocato più di una caduta. Dopo un attacco iniziale di Ferri ben parato da Severini, una foratura dello stesso Ferri metteva le ali ai piedi dello stesso Severini che al termine della seconda tornata ingranava la quarta per non essere più raggiunto. Ordine d’arrivo: 1. Severini (GBC) che compie i km 21 in 50’; 2. Ferri (Europhon) a 40”; 3. Martin (Carpano) a 1’40”; 4. Zorzi (GBC); 5. Maurino (GBC); 6. Realini a 1’50”; 7. Bettinelli a 2’10”; 8. Balestra; 9. Belloni a 3’10”; 10. Grassi; 11. Longari; 12. Guerciotti; 13. Marchetto; 14. Dossena; 15. Santini. – Il 30 dicembre, Severini vince anche il Ciclocross di Inzago.

Americo davanti al negozio del suo meccanico Roberto Gramaglia (alla sua sinistra) assieme al DS Crabi.

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La grande sfida

Nel 1963, Severini corre ancora sempre con il gruppo sportivo “Gramaglia” e “GBC”, con bicicletta dell’artigiano Gramaglia Roberto. E’ il periodo delle grandi sfide con Renato Longo, quasi ad emulare il duello emblematico per definizione in corso fino a pochi ani prima, quello fra Bartali e Coppi. Severini, il primo gennaio, al Parco Lambro vince il Gran Premio città di Milano, superando proprio Longo. Americo stà attraversando un momento molto favorevole e, a distanza di due giorni, si ripete. Il telecronista, all’arrivo, chiede al vincitore, ridotto ad una maschera di fango: “Qual è il segreto dei suoi successi?”. Ecco la risposta di Severini: “Da cinque mesi vado a letto la sera alle sette e ogni giorno mi alleno percorrendo 70 chilometri su strada”. Il tracciato era stato reso difficile dal pantano creato dalle nevicate e dalle piogge dei giorni precedenti. Si è trattato, comunque, di una grande corsa che ha fatto eva-porare la diceria secondo la quale Severini vinceva solo quando non c’era Longo. Tanti sportivi hanno assistito al duello e la classifica ha visto al primo posto Severi-ni, seguito da Longo e da Ferri. Per dovere di cronaca, dobbia-mo dire che gli organizzatori della gara, Nino Recalcati e

Scorzè Venezia – Americo con il mazzo dei fiori ricevuto dopo la strabiliante vittoria del circuito di Scorzè.

Lega del Professionismo, sono entrati in attrito con l’Unione Velocipedistica Italiana che aveva indetto a Cesano Bo-scone, nella stessa giornata, un ciclocross internazionale aperto a tutte le categorie (pro-fessionisti, dilettanti, allievi): a questa gara dell’UVI hanno finito per partecipare solo i di-lettanti. Il 6 gennaio a Novate, si corre a dispetto di Rodoni e dell’Unione Velocipedistica, senza le licenze dell’UVI ma solo della Lega Professionisti. In questa gara Severini giunge secondo dietro a Longo. Sia il 13 gennaio, a Brugherio che il 20 gennaio a Legnano, dove si svolge la quindicesima edizio-ne del Trofeo Raffaele Garinei, Severini giunge al secondo po-sto. Il 27 gennaio, a Solbiate Olona, nel ciclocross Interna-

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zionale, Severini, nonostante tre forature, si classifica ugualmente tra i primi cinque. Il 3 febbraio, a Giussano, in provincia di Milano, si svolge il Campionato Italiano di ciclocross. 04 febbraio 1963 – La Gazzetta dello Sport – Battuto Longo – Severini campione di ciclo-cross – Giussano, 3 febbraio, notte. – L’anziano Americo Severini (della GBC) è il nuovo Campione italiano di ciclocross della stagione 1963. Questa è la sorpresa uscita dal circuito di Giussano, dove si è disputato oggi in località Robbiano il titolo nazionale su un percorso non proprio difficile, ma abbondantemente ricoperto dalla neve caduta nella notte. Ha vinto Severini sfruttando fra l’altro la sfortuna che ha colpito il campione del mondo Renato Longo, caduto nel secondo degli otto giri. Al primo passaggio Severini già conduce con 20” su Longo e 40” su Martin e Pertusi. Le posizioni d’avanguardia resteranno quasi sempre inalterate; Severini aumenterà il suo vantaggio, mentre alla distanza emergeranno gli stradisti Martin e Bettinelli. Ordine d’arrivo: 1 Americo Severini (GBC), km.24 in ore 1.10’; 2. Renato Longo a 1’49”; 3. Ferri a 2’39”; 4. Martin a 2’59”; 5. Bettinelli a 3’29”; 6. Realini; 7. Pertusi; 8. Guerciotti; 9. Grassi; 10. Zorzi. – Longo avrebbe voluto abbandonare per la fatica, ma non lo fece, sollecitato dalle pa-role di Severino, il fratello di Americo, presente sul circuito, che gli disse di onorare la vittoria certa di Americo, in quanto un vero campione sa anche perdere. E Longo, così continuò ed a fine gara chiese scusa di quanto voleva fare e diede ragione a Se-verino, dimostrando così di essere un vero campione. In questa gara è l’astuzia con cui Americo ha contribuito alla sua vittoria. Al mattino a Milano, aveva nevicato e con una normale bici da donna provò, in mezzo alla neve, le difficoltà che nel po-meriggio avrebbe certo trovato in gara a Giussano. Vista la stabilità delle ruote con coperture di grande sezione di questa bici che offrivano rispetto ai classici tubolari, è andato di corsa da Gramaglia e gli ha detto di fargli due ruote uguali, lui gli risponde che Americo è un pazzo e non vuole fare niente. Ma Severini, con tutta la sua sicu-rezza, gli urlò che se vuole vincere il campionato italiano gli deve fare queste ruote. Così fece e fino a pochi istanti prima del via non tiro fuori le ruote dall’auto, subito le monto sulla bici e partì sicuro della vittoria, volava…, Gramaglia, rimase stupito e felicissimo.Americo Severini, il 10 febbraio, vince a Cavaria, ma al mondiale, che si disputa il 17 febbraio, in Francia, a Calais, non ha fortuna: dopo aver forato alcune volte, si classifica comunque in buone posizioni, sfiorando il podio. La gara viene vinta dal Tedesco Rolf Wolfshohl, al secondo posto conclude Renato Longo e al terzo il fran-cese Andrè Dufraisse. Il 24 febbraio, a Palazzolo Milanese, Severini diviene nuova-mente campione lombardo ed il 3 marzo, vince il gran premio Travacò. Si apre la nuova stagione ed il 3 novembre, a Casalpusterlengo, Severini, viene battuto solo da Longo. Il 4 novembre, a Galiate, Americo vince il gran premio della Vittoria, davanti a Zorzi e Bettinelli, mentre si piazza fra i primi tre il 10 novembre a Vario, il 17 ad Aosta ed il 24 a Mercurago. L’8 dicembre, Severini torna alla vittoria a Crusinallo e, nello stesso mese colleziona tre secondi posti: il 15 a Travacò, il 22 a Quinzano e il 26 a Giussano.

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Americo posa con la maglia, per gli allenamenti, GBC.

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Americo al traguardo vittorioso con la maglia GBC.

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L’eterno secondo di Enzo Tortora

Nel 1964, Severini viene confermato dal gruppo sportivo “GBC” e corre nuovamen-te con bicicletta Gramaglia. Il 5 gennaio a Segrate e il giorno seguente a Solbiate Olona, si classifica tra i primi tre assoluti, mentre il 12 gennaio, a Castagnate, torna al successo. Il 19 gennaio, in Francia, a Lione, si corre la gara internazionale e Se-verini chiude al secondo posto. E’ secondo anche il 26 gennaio, a Cesano Boscone, nel campionato lombardo, così come a Cavaria, il 2 febbraio, dove è in palio il titolo italiano: vince Renato Longo, terzo conclude Walter Martin. Il noto presentatore Enzo Tortora, parlando di Severini in una trasmissione radiofonica, lo aveva definito: “…Severini…l’eterno secondo…”. Il 16 febbraio, in Belgio, a Overboelare, si svol-gono i campionati del mondo. Severini, ancora una volta, non ha buona sorte: prima cade e poi fora, ottenendo solo un buon piazzamento. La maglia iridata finisce, per la terza volta sulle spalle di Renato Longo, che precede il belga Roger de Clercq ed il francese Joseph Mahè. Lo Sport Illustrato – L’Asso è Longo – Il ciclocross riesce ad incantare: i suoi protagonisti lottano nel fango per quattro soldi di notorietà – Se chiedete a Renato Longo quale sia il segreto dei suoi successi, probabilmente otterrete solo una risposta vaga. Longo è l’antitesi dello spaccamontagne, ragiona di se stesso con imbarazzo, quasi timoroso di lasciarsi sfuggire verbo che lo possa far apparire un presuntuoso. Così è la vita: c’è chi preferisce farsi largo con le parole, chi con i fatti. Longo appartiene a questa seconda, benemerita catego-ria. Eppure è un fiore di campione e potrebbe farsi perdonare con i risul-tati qualche momento comprensibile di auto esaltazione.[…] Alla vigilia del campionato del mondo di que-st’anno, con la terza maglia iridata ormai in tasca, non gli si potevano strappare di bocca che accenti di speranza e di fiducia espressi, tut-tavia, con estrema consapevolezza: - L’assenza di Wolfshohl, di cui mi rammarico sinceramente – aveva detto – facilita il mio compito. Dei quaranta iscritti al torneo iridato nessuno mi è mai arrivato dinanzi. Ma io starò in guardia cercando di fare attenzione alle sorprese ed ai cento imprevisti che caratterizzano Americo in gara con la maglia di campione Italiano.

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una specialità tanto delicata come il ciclocross. Comunque, sono ben preparato e tenterò di opporre la realtà della mia condizione alle stravaganze della sorte - . Im-maginate un Taccone od un Severini nella sua stessa situazione. Scintille sarebbero sprizzate dalle loro lingue. Con almeno un mese di anticipo ci avrebbero preparato alla visione di nemici in catene nell’atto di sottomissione e loro, sul cocchio del trionfo, con l’alloro in capo e lo scettro in pugno….[…] Inquadrato da Renzo Salva-rani nella sua poderosa formazione di stradisti, ora Renato si appresta a rispondere al secondo appello della stagione. Nato crossista, egli sta attuando, sotto la guida di Luciano Pezzi, la metamorfosi che dovrebbe consentirgli di emergere anche nella più genuina espressione dello sport del pedale. Cosa è mancato, infatti, a Longo in passato per aver modo di imporsi (come Wolfshohl) anche su strada? Una buona squadra ed un pizzico di convinzione. Ora ha trovato l’una e l’altra e non vede l’ora di dare inizio al grande esperimento: - Non nascondo – afferma – che, nonostante le numerose esperienze positive e negative accumulate in otto anni di attività, mi tremeranno le gambe quando mi troverò affiancato a Van Loy, Anquetil, Altig, Pou-lidor ed agli altri assi sulla linea di partenza della Milano-Sanremo. Sarà un po come quella mattina di tanto tempo fa, nella nebbia del Giambellino. Era il giorno del mio primo cross e, pronto a prendere il via accanto a me era Americo Severini, il mio idolo. L’emozione mi toglieva il respiro, ma fu solo un attimo. Anche a San Giuseppe, sono sicuro, andrà così. Morale: per Renato Longo, tre volte campione

Americo con la maglia di Campione Italiano assieme ad un responsabile corse GBC.

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del mondo di ciclocross, la vita comincia a ventisette anni. – Nino Rota - Il 23 febbraio, a Vihiers, nel ciclocross all’americana, Severini si trova in coppia con Longo. 24 febbraio 1964 – La Gazzetta dello Sport – A Longo e Severini il ciclocross di Vihiers – Gli italiani Longo (campione del mondo) e Severini hanno vinto da dominatori il tradizionale ciclocross francese a coppie di Vihiers. Secondi si sono classificati Dufraisse e Bernet a 1’54”, terzi Vattier e Herbain a 2’47”. – Il 1° marzo, a Lugnano, nella Coppa Garinei, Americo giunge secondo. Questo è l’anno in cui nasce il matrimonio ciclismo-TV: la prima diretta trasmessa sui nostri teleschermi è la Milano-Sanremo, vinta da Simpson; il telecronista è Sergio Zavoli. Parte la nuova stagione del cross e il 1 novembre, a Uster, nel ciclocross Internazio-nale e l’8 novembre a Vaprio d’Agogliaro, Americo conquista il secondo posto per tornare al successo il 29 novembre a Scorzè, dove batte per distanza l’amico Longo. Il 13 dicembre, a Maggiora, nel gran premio Internazionale e il 20 dicembre a Turbi-no, ottiene ancora buoni risultati salendo sul podio.

Campionato del Mondo 1964 – 1°Longo-2°Wolfshohl-3°Severini

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Cavaria 1965 – Campionato del Mondo di Ciclocross – Serata conviviale dopo i Campionati vinti da Renato Longo con Americo terzo Classificato.

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Severini batte Longo

Nel 1965, Severini è ancora con il gruppo sportivo “GBC” associato al “Giambelli-no”, sempre fornito di bicicletta Gramaglia. Il 6 gennaio, conquista il terzo posto a Solbiate Olona, nel ciclocross Internazionale. Il 24 dello stesso mese, a Borgosesia, nel circuito del Colle di S.Anna, si danno battaglia i migliori specialisti italiani del cross. Il tracciato è stato ritoccato e la lunghezza di ogni giro è diminuita di circa 400 metri, così che ad ogni tornata devono essere superati 900 metri di asfalto, 1050 metri di strade in terra battuta, 700 metri su prato e 250 metri fra bosco, scalinate e selciato. In totale sono 2900 metri, di cui circa 150 da percorrere con la bicicletta in spalla. Il circuito dovrà essere ripetuto otto volte per un totale di 23 chilometri e duecento metri. In più, alla partenza, i corridori sono chiamati a percorrere altri duecento metri lungo la salita di S. Anna, per farli giungere in fila indiana sulle prime difficoltà del tracciato. Il responso della corsa è clamoroso: contro ogni pro-nostico, il “vecchietto” Severini sconfigge Longo. Nella magnifica giornata di sole, con temperatura primaverile, i partecipanti si sono dati battaglia sul duro tracciato non appena abbassata la bandierina del via, dato alle 14,30 precise. Gabelli è il più lesto a balzare in testa, ma dopo 500 metri Longo e Severini piombano sul campione lombardo. Al termine del primo giro, la “coppia regina” precede di 20” Gabelli, di 35” Sfolcini e Maurino, di 45” Invernizzi, Perolio, Guerciotti, Belloni, Urani, Rossi, Chiodaroli, Ferri. Nel corso della seconda tornata, Gabelli cade e rompe una ruota perdendo preziosi secondi, oltre a due posizioni. Al terzo giro, Longo e Severini guidano con 1’10” su Sfolcini e Maurino, 1’45” su Gabelli, 2’15” su Guerciotti, 3’ su Invernizzi e Belloni, 4’ su Perolio (che frattanto ha rotto un freno); più staccati gli altri. A metà corsa avviene l’episodio che si è confermato decisivo ai fini dell’ordine di arrivo. Salendo verso S.Anna, Longo lamenta la rottura di due raggi della ruota posteriore. Severini approfitta della situazione e, al termine del quarto giro (mentre il campione del mondo cambia la bici), segna un margine attivo di 25”; il vantaggio, al quinto passaggio, sale a 40” e a 55” all’inizio dell’ultima tornata. All’arrivo, gioia per Severini e disappunto per Longo, che vede messo in discussione il suo dominio incontrastato. Alcuni grossi nomi del ciclismo hanno seguito la bella corsa, voluta da quel gruppo di appassionati che sono i dirigenti del “Pedale Valsesiano”. Fra i presenti, citiamo il vice-presidente della “Federciclismo” avv. Borroni, il dott. Rime-dio (Commissario Tecnico del ciclocross), il geom. Rolle, membro dell’associazione Nazionale ufficiali di gara, il dott. Sartore, consigliere della stessa associazione, il cav. Boglietti, fiduciario della provincia di Vercelli della “Federciclismo”, il sig.Fiz-zotti, fiduciario FCI della provincia di Novara. Inoltre, le autorità locali col sindaco Regis, il vice-sindaco Angeli, l’assessore provinciale cav. Borgo, alcuni consiglieri comunali. Per la prima volta nello sport della bicicletta, la RAI-TV è intervenuta ad una corsa in programma a Borgosesia. Segno evidente che la manifestazione del “Pedale Valsesiano”, fin dalla vigilia, si distingue per la sua importanza su scala nazionale: le fasi salienti della prova sono state trasmesse nel corso della rubrica “Telesport”, commentate dall’inviato Adriano De Zan, che sul circuito di S.Anna era

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presente assieme a due operatori. Che dire della magnifica cornice di pubblico? Un successo veramente insperato per gli organizzatori: circa tremila persone affluite, oltre 1500 i biglietti venduti. I prezzi popolari (solo 200 lire il biglietto) hanno dato i loro frutti. E dire che in previsione di un minore afflusso di folla, i promotori della corsa non avevano predisposto gli sbarramenti totali e neppure un “dischetto-ingres-so” per ciascun spettatore. Insomma, una manifestazione allestita nel segno della po-polarità si è inserita a grandi passi verso mete non sperate. La classifica: 1. Severini Americo (G.S.Giambellino) km 23,500 in ore 1.12’, media 19,425; 2. Longo Renato (G.S.Salvarani) a 1’25”; 3. Sfolcini Enrico (Pedale Casalese) a 4’30”; 4. Mauri-no Antonio (G.S.GBC Milano) a 5’50”; 5. Gabelli Domenico (Pedale Casalese) a 6’05”; 6. Guerciotti a 9’12”; 7. Invernizzi; 8. Belloni; 9. Perolio; 10. Chiodaroli. Seguono altri in tempo massimo. Ecco cosa hanno scritto i giornali:Gazzetta del Popolo di Torino: “Il campione del mondo Renato Longo oggi non è riuscito a far “centro”. A Borgosesia infatti un malaugurato incidente gli ha tolto la possibilità di competere con lo scatenato Americo Severini, il quale, avuta via libera, si è imposto nettamente…”. “Questo ciclocross, organizzato dal Pedale Valsesiano, è stato valido quale prova indicativa per la formazione della squadra italiana al prossimo campionato del mondo ed il Commissario Tecnico Rimedio, presente alla gara, ha certamente riabilitato Americo Severini il cui inserimento nella formazione azzurra stava forse per naufragare dopo le opache prestazioni fornite recentemente a Milano, a Lugano e a Lione. – Tuttosport di Torino: “Severini ha battuto Longo. Per la prima volta nel corso del-l’attuale stagione in Italia, l’iridato è stato sconfitto. E’ una sconfitta comunque che non deve allarmare: Longo infatti è rimasto vittima di un incidente di macchina proprio mentre Severini stava sferrando una veemente offensiva…”. “A Borgosesia quindi, sul circuito del Colle di S.Anna, il ciclocross italiano ha offerto un fatto nuovo, inatteso se vogliamo. Neppure lo stesso Severini era convinto di riuscirci anche nell’istante in cui aveva visto l’iridato in “panne”. Invece, sovvertendo ogni pronostico, s’è imposto e, se guardiamo il distacco all’arrivo, possiamo ben dire che la vittoria l’ha ottenuta con pieno merito”. – Corriere dello Sport di Roma: “Renato Longo per la prima volta nel corso della stagione ciclocrossistica italiana è stato battuto. Sul traguardo di Borgosesia a pre-cederlo è stato Americo Severini, il quale, dopo tre consecutive gare incolori, ha sfoderato tutte le sue forze giungendo al traguardo con 1’25” di margine. Severini è partito all’arrembaggio nel corso del quarto giro, approfittando di un lieve incidente meccanico occorso al campione del mondo”. – Eco di Biella: “La partecipazione del campione del mondo Renato Longo e del valoroso Americo Severini ha dato al ciclocross di Borgosesia una veste di grande solennità. La imminente disputa dei campionati italiani a Legnano e mondiale a Cavaria (Varese) e la presenza del selezionatore Rimedio, ha chiesto il meglio delle possibilità a tutti i concorrenti”. - Corriere Valsesiano di Varallo: “E’ nato sotto una buona stella il ciclocross di Bor-

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gosesia. Ha offerto al pubblico un appassionante duello fra i due migliori ciclopra-tisti italiani, ha goduto nel suo svolgimento di una magnifica giornata di sole, ha ap-pagato pienamente i dirigenti del “Pedale Valsesiano” delle molteplici incombenze che l’organizzazione ha richiesto. E poi, per la prima volta in Italia nel corso della corrente stagione, ha provveduto a sovvertire tutti i pronostici della vigilia: Renato Longo, il campione del mondo della specialità, è stato battuto. E’ un fatto nuovo ed

Americo mostra alcuni dei trofei conquistati, diplomi vari rilasciati dalla Federazione Ciclistica Italiana ed alcune delle sue maglie azzurre.

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inatteso, che ha messo a trillare un campanello d’allarme sullo stato di forma del portacolori della “Salvarani”. E’ vero, l’atleta in maglia iridata ha avuto dalla sua la malasorte ma, al termine della corsa sono stati in molti a chiedersi se Longo, senza l’incidente di macchina subito, avrebbe resistito alla possente azione del pic-colo marchigiano Americo Severini. Una battuta d’arresto proprio alla vigilia del campionato italiano e nell’imminenza di quello mondiale proprio non ci voleva”. - Dopo l’abbandono dell’attività da parte di Romano Ferri, Americo Severini è diven-tato il più anziano ciclopratista ancora sulla breccia. Sta infatti avviandosi verso il traguardo del trentacinquesimo anno di età; Severini si dedica al ciclocross dalla sta-gione 1954-55 e, al suo attivo, vanta tre titoli nazionali: quello del 1956, conquistato a Genova Pontedecimo, del 1961 a Imola e del 1963 a Giussano. Il popolare “Micco” ha inoltre vestito per ben dieci volte la maglia azzurra quale rappresentante dell’Ita-lia ai campionati del mondo e, in tre occasioni, è riuscito a salire sul podio, ottenendo un secondo posto (nel 1958 a Limoges) e due terzi (nel 1955 a Saarbruken e nel 1965 a Cavaria). Americo chiude al secondo posto, naturalmente dietro Longo, anche il campionato italiano, di-sputatosi il 31 gennaio a Legnano, sul circuito del-l’Olmina; terzo è Dome-nico Garbelli. Il 14 feb-braio, a Cavaria, nel va-resotto, si disputa il cam-pionato del mondo: vince il grande favorito Renato Longo, che lascia alle sue spalle Rolf Wolfshohl e Americo Severini. Il 18 febbraio a Laiguglia e il 20 a Basilea, per Severini giungono ancora due terzi posto, ma il 1° marzo, nel ciclocross internazionale di Lione, Americo torna al successo. La stagione si chiude con il suo terzo posto a Travacò.

Campionato del Mondo 1959 – 1° Longo 2° Wolfshohl 3° Severini

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Il vecchio Severini

Il 1966 è ancora un buon anno per Severini, sempre uomo “GBC”, su bicicletta Gra-maglia. Il campionato italiano si corre a Varese il 13 febbraio e vede il successo di Renato Longo, ma dietro di lui c’è l’inossidabile “Barbarino”, seguito da Domenico Garbelli. La squadra azzurra per i Mondiali che si disputano in Spagna, selezionata dal commissario tecnico Rimedio, è composta da Renato Longo, Americo Severini, Domenico Garbelli e Luciano Lucani; sono accompagnati dal meccanico Giuseppe Magni e dal massaggiatore Pagani. La gara si svolge il 27 febbraio a Beasain: Longo appare in forma ma, all’inizio del terzo giro, una caduta in cui rompe la ruota ante-riore, pur rimanendo incolume, lo induce al ritiro, nonostante nei sei giri ancora da percorrere, avrebbe avuto la possibilità di rifarsi della cattiva sorte impegnandosi in un inseguimento certamente alla sua portata che, oltre a consentirgli di contribuire alla classifica a squadra, gli avrebbe fatto conquistare l’ammirazione di chi sa ap-prezzare l’umiltà dei campioni. Nel momento dell’incidente, Longo era al comando, tallonato da Wolfshohl e De Vlaeminck e stava, quindi, confermando i pronostici che facevano di lui il favorito. Al termine della gara, Longo ha spiegato che l’abban-dono era stato causato dalla lontananza del luogo dell’incidente dal punto in cui era previsto l’intervento meccanico: mentre, appiedato, lo stava raggiungendo, era stato cavalcato da una ventina di concorrenti, ciò che l’ha indotto a lasciare ad altri l’onore di difendere i colori nazionali: tra questi Luciani, ottimo esordiente in gare iridate. Anche Gabelli si è comportato dignitosamente, nonostante un’avaria lo abbia ritardato nel corso del secondo giro, senza però fargli accusare pesanti ripercussioni sul morale, tanto da riuscire a recuperare posizioni su posizioni, passando dal 32°

Americo, appena terminata la gara vinta, riceve i complimenti ed un bacio dalla moglie.

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al 20° posto e portando al termine la gara, così contribuendo alla conquista della seconda piazza ottenuto dalla nostra rappresentativa nella graduatoria collettiva. Il titolo iridato viene conquistato da un nuovo astro del ciclocross, il belga Eric De Vlaeminck, al secondo posto chiude lo svizzero Gretener Hermann, seguito dal tede-sco Wolfshohl. Primo degli italiani e quinto assoluto, è l’esordiente Luciano Lucani, sesto il sempre ammirevole Severini.

Americo in uno dei rari momenti di pausa della sua attività ciclistica amatoriale.

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Eroica 2006 – Americo, terminata l’impresa, si prepara a lavarsi ed a cambiarsi.

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Eroica 2006 – Americo con Fabio Mancini e Roberto Fabri.

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L’addio al professionismo

Il 1967, per Severini è l’ultimo anno tra i professionisti e lo corre ancora con il gruppo sportivo “GBC” e “Giambellino”, su bicicletta Gramaglia. Il campionato italiano si disputa a Casalpusterlengo il 5 febbraio: vince Renato Longo, seguito da Enrico Sfolcini e Franco Livian. Il mondiale si svolge in Svizzera, a Zurigo: si impone ancora una volta Longo, seguito dal tedesco Rolf Wolfshohl e dallo svizzero Herman Gretener. Severini conclude la sua carriera ciclistica, tranne esibirsi, sporadicamente, fra gli amatori, dimostrando ancora doti da far invidia a molti giovani.Da allora a tutt’oggi, Americo ha sempre condotto una vita particolare. Da oltre venti anni, cioè da quando, lasciata Milano, ha fatto ritorno nella natìa Barbara, le sue sono giornate in fotocopia. Eccone la descrizione: sveglia alle cinque, quando prende il primo caffè ed uscita per la passeggiata con i cani. Al rientro, si riscalda mezzo litro di latte con un cucchiaio di miele al quale, a giorni alterni, aggiunge un uovo; la colazione termina con due fette di pane con la nutella e due con la marmellata e, alle sette, è pronto per uscire in bicicletta, non prima di aver bevuto un altro caffè. Nella borraccia ha provveduto a versare te con un cucchiaio di miele e, nelle tasche della maglia, trovano posto un’altra fetta di pane con la nutella e una con la marmellata. Percorre giornalmente circa 120 chilometri, rientrando verso le dodici, pronto per il pranzo, consistente in una dose molto abbondante di tagliatelle all’uovo condite con olio e sugo al pomodoro, con l’aggiunta di un bicchiere di vino e di una mela. Alle sedici e trenta, estate o inverno che sia, è già l’ora di cena, a giorni alterni basata

Americo riceve dal Sindaco di Barbara Raniero Serrani una medaglia ricordo per il lustro che il Campione ha saputo dare al paese di Barbara. Alla sua destra l’avversario di gioventù Gismondi.

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su due etti di carne bianca o su due di carne rossa e nuovamente completata da un bicchiere di vino e da una mela. Alle 18, poi, suona già la ritirata: oltre dieci ore di sonno lo restituiscono sempre in gran forma al mattino seguente. Così tutti i giorni, a meno che non piova. In questo caso, Americo si ritira nella sua officina casalinga dove si dedica con meticolosità alla manutenzione delle sue numerose biciclette.

La vita di Americo Severini, viene raccontata in tutti i libri e enciclopedie di ciclismo, del passato e del presente. Dall’”Enciclopedia dello Sport” edita da Landi, riportiamo:-“Severini Americo, n.11-5-1931,a Barbara (Ancona). Dopo Longo, è il migliore ciclopratista italiano di oggi, e, prima che il suo più giovane avversario venisse alla ribalta, era stato il dominatore in campo nazionale ed uno dei protagonisti in quello mondiale. Professionista dal 1956, a tutto il 1967, ha vinto quarantadue cross in Italia ed all’estero, conquistando tre titoli nazionali e facendo sempre parte della rappresentativa italiana ai campionati del mondo, nei quali si è spesso ben comportato, classificandosi tra l’altro secondo nel 1958 a Limoges, terzo a Saarbruken nel 1955 ed a Ginevra nel 1959. E’ forse il ciclopratista italiano che ha totalizzato nella sua carriera il maggior numero di secondi posti.

2005 - Dai Comuni della Diocesi – Fa parlare di se a 74 anni l’ex campione di ciclismo e ciclocross Americo Severini di Barbara. Anche ad oltre 35 anni dal ritiro dall’attività professionistica il “Barbarino” continua a far parlare di sé. La lontananza dai palcoscenici che hanno acceso le luci dei suoi trionfi e della sua

Americo, durante la cerimonia del riconoscimento del Comune, Americo dona al Comune, nelle mani del Sindaco Raniero Serrani, la sua prima maglia di Campione d’Italia.

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fama non ha offuscato le gesta di un personaggio tra i più popolari e coloriti del centro collinare. Sabato 12 febbraio i suoi ricordi sono andati in onda sul “TG3 intinerante” di Rai Marche; nell’ultimo numero del settimanale nazionale “Cronaca Vera” (n.1697 del 16 marzo) l’ex campione di ciclismo e ciclocross Americo Severini si è raccontato al giornalista Tommaso Vitali Rosati. Dalla sua penna emergono un ritratto personale ed una ricostruzione agonistica a tutto tondo del “Barbarino”: dalle prime, agognate vittorie alla ribalta professionistica, ove Severini gareggiò con assi del calibro di Coppi, Magni e Nencini, dalle imprese in salita (le splendide affermazioni nella Bologna-Raticosa e nella Biella-Oropa) al passaggio al ciclocross, disciplina più adatta alle sue caratteristiche e al suo indomito spirito da lottatore. Non è stato un caso se proprio tra il fango ed il sudore della sorella inferiore del ciclismo Severini ha conosciuto la stagione più felice, più ricca di vittorie, che ha proiettato la luce della sua notorietà sino ai nostri giorni: 3 volte campione d’Italia (1956, 1961 e 1963) e quattro podi iridati. A 74 anni non è scemata nemmeno la sua passione per il ciclismo. E’ infatti uno sportivo modello: si alza di buon’ora e, tempo permettendo, non si lascia sfuggire l’occasione per consumare la sua dose quotidiana di bici. Che d’inverno corrisponde a 80 – 100 km. per poi aumentare d’estate. Roda da autentici innamorati delle due ruote e da far invidia a qualsiasi sportivo, anche ai più giovani. – Leonardo Pasqualini –

01 Dicembre 2005 – Viveresenigallia – Il 1° dicembre 2005, il suo nome spicca nel ricco cartellone della “Tre giorni” dedicata alla patrona: quella “esplosiva”,

Barbara 04 dicembre 2005 – Il Sindaco Raniero Serrani fa omaggio di una targa, del Comune di Barbara, al Presidente della Federazione Regionale Secchi. Al centro, vicini, Americo e Gismondi.

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degli artificieri, dei marinai, dei minatori, di chi sa fare il botto e la …differenza. Domenica prossima, 4 dicembre (alle 9,45 nella Sala Consiliare), Barbara festeggerà il suo grande personaggio: il campione del ciclismo campestre e della “diversità”, dello sport e della vita vissuta, del funambolismo e della creativa gioia di vivere. Uno che di….botti ne ha fatti non pochi. Con lui sarà tutto il paese. La locandina-invito porta scritto “Incontro con il ‘Barbarino’ Severini (Barbara e i Barbaresi sulle due ruote)”. Ovvero: una forte umanità in sella, che ha fatto del ciclismo una delle proprie bandiere. Non per nulla, Americo Severini è il barbarese più noto al mondo, con le quattro presenze sul massimo podio intercontinentale, i tre tricolori, i record, l’istrionismo, l’essere completamente fuori-schema. “Micco” (uno dei suoi appellativi, tra i quali anche “Tetano”) consegnerà al Sindaco Raniero Serrani (primo fautore dell’iniziativa insieme al promoter Vittorio Puerini) il quadroteca di una delle proprie maglie bianco-rosso-verdi, quella vestita nel 1961: sarà omaggio alla sua “collettività”(che tante volte ha provocato, ma che ha sempre intimamente amato, tanto da farvi ritorno e buon ritiro, dopo il suo irrequieto vagare). La “targhetta”che ne ricorda le principali gesta atletiche narra: “Campione Ciclocross Professionisti; Tricolore 1956, 1961, 1963; Argento Mondiale 1958; Bronzo Iridato 1955, 1959, 1965”. La medaglia d’oro che il Comune ha coniato per lui porta inciso: “Barbara al suo ‘Barbarino’”. Un altro identico metallo verrà consegnato, con su scritto “Barbara a Michele Gismondi, campione di vita e di ciclismo”. Primo ospite del “Severini’s Day” sarà infatti il “Miche’ da Montegranaro”, l’amico e “spalla” di Fausto Coppi, il “Campionissimo”. La vecchia gloria montegranarese è oggi più popolare, richiesta e premiata di quando militava ai vertici del professionismo e sfiorava il titolo iridato. Il suo magistero ciclistico è finemente pennellato: non nel segno della nostalgia ma in ottica lucidamente apertissima ed addirittura avanguardistica, sempre peraltro con il vivo supporto educativo della memoria. Gismondi scolpirà a tutto tondo i meriti del simpaticissimo e sempre in forma (e sempre in bici) Americo Severini. Sarà incontro spaziante (immagine curata da Angelo Papi), ravvivato ed impreziosito dagli interventi di noti personaggi: i già affermati atleti Rodolfo Massi e Francesco Cingolani, i nocchieri federciclistici Lino Secchi e Ivo Stimilli, Antonio Romagnoli (Ruote e Cultura), il leader dei Veterani sportivi Giuseppe Giacomelli, il dirigente scolastico dell’Istituto di Ostra, Umberto Migliari. Quest’ultimo testimonierà anche l’essenza dell’iniziativa barbarese “Bici Scuola”, che si è ispirata proprio ad Americo Severini. Aggiornamenti sulle due ruote a cura di Umberto Martinelli. La domenica di Barbarino. Il 1° ottobre 2006, all’età di 76 anni, Americo Severini, con alcuni soci del gruppo ciclistico “Club Amici della Bici” di Senigallia, quali Fabio Mancini, Roberto Fabri e Leonardo Stefanini, affronta una nuova, grande impresa, partecipando alla famosa e mitica corsa, rigorosamente riservata a biciclette d’epoca, denominata “L’Eroica”, che prende il via da Gaiole in Chianti, con l’organizzazione di Giancarlo Brocci. E’ stata proprio questa l’occasione che ha dato l’impulso per avviare il racconto che avete appena letto.

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Eroica 2006 – Americo durante la cerimonia di premiazione con Claudio Marinangeli.

Eroica 2006 – Americo tra il Senatore paglierini ed il figlio del mitico Gino Bartali.

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La gara ha avuto inizio alle cinque del mattino, con una leggera nebbia. Il gruppo senigalliese aveva deciso di puntare sul percorso lungo, di oltre 200 chilometri, che si snoda attraverso le magnifiche colline senesi, dal Chianti alla Valdorcia, dove la bellezza della natura supera molte volte la stanchezza. Lungo il tracciato, si ride, ci si sfotte, si mangia e si beve, da un vecchio fiasco, il buon nettare di Bacco. Con il pensiero si torna ai vecchi tempi, si sognano a occhi aperti gli eroici Binda, Girardengo, Volpi, Bartali, Coppi. Severini dà spettacolo su quelle strade polverose, caratterizzate da ripide salite, che da Asciano conducono a Montalcino, terra famosa per il Brunello. Si arrampica senza fatica, come un ghepardo su una pianta, facendosi invidiare anche da molti giovani. La sua avventura eroica è stata filmata dagli amici e sarà veramente un documento molto importante nella sua storia: ha coperto il percorso, insieme al suo gruppo, in un ottimo tempo, giungendo al traguardo in mezzo a una folla esultante ed accanto ai suoi eroici amici. Ma le avventure del “selvaggio”, del “Micco”, del “Barbarino”, del mitico campione di ciclocross Americo Severini, certamente non finiscono qui…

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