GRUBEN G., Tempio Greco Arcaico

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  • Il tempio

    di Gottfried Gruben

    Storia dellarte Einaudi 1

  • Edizione di riferimento:in I Greci. Storia Cultura Arte Societ, 2. Una storiagreca, I. Formazione, a cura di Salvatore Settis, Ei-naudi, Torino 1996

    Storia dellarte Einaudi 2

  • Indice

    Storia dellarte Einaudi 3

    I. Tempio e santuario 41. Tipi 52. Funzioni 5

    II. Et protogeometrica e geometrica (secoli XI-VIII) 11

    III. Let protoarcaica (VII secolo - inizi del VI) 211. Lorigine del tempio dorico 222. La nascita del tempio ionico 303. Architettura della Ionia orientale 314. Architettura cicladica 365. Architettura eolica 39

  • Prima parte

    Tempio e santuario

    Il tempio greco rappresenta, nonostante la moltepli-cit delle sue forme e la semplicit del sistema costrut-tivo, una delle idee pi efficaci e grandiose dellarchi-tettura sacra, idea continuamente rinnovata e trasfor-mata fino ai giorni nostri1.

    A partire da elementi di convincente semplicit basamento orizzontale, muri, sostegni verticali, trabea-zione orizzontale, tetto e frontone furono sviluppate,nel corso del I millennio, tipologie edilizie di crescentemonumentalit e grado di differenziazione, che furonosostanzialmente inserite nello spazio libero di un san-tuario quali vere e proprie costruzioni scultoree. Lospazio interno rivestiva, a differenza della chiesa cri-stiana, un ruolo secondario. Il tempio (na$), nella suafunzione di casa della divinit, racchiude limmagine diculto (galma). Generalmente non si trattava di unambiente di riunione: la comunit si raccoglieva per ilsacrificio intorno allaltare davanti al tempio, la cui effi-cacia si irradiava verso lesterno, quasi a emanazione del-limmagine di culto. Il santuario (ern, tmeno$), inquanto propriet del dio, era delimitato per lo pi dapietre di confine o muri che fungevano da separazionenei confronti delle aree profane. Ai pi grandi santua-ri extraurbani apparteneva spesso un boschetto sacro(lso$). Edifici secondari con funzioni diverse varia-

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  • vano il tipo base del tempio (porta monumentale, edi-ficio del tesoro, edifici porticati, sala del banchetto).

    1. Tipi.

    Il tipo pi semplice, che coincide allo stesso tempocon quello originario, loikos (cio casa), costituito daun lungo ambiente a pianta rettangolare con ingresso sullato breve. Nel tempio in antis la facciata viene sottoli-neata da un vestibolo aperto con i due muri laterali pro-lungati in avanti. Tra i lati frontali, le ante, si trovanogeneralmente due colonne che sostengono la trabeazio-ne e il timpano. Una fila di colonne poste davanti a unoo a entrambi i lati brevi allorigine del passaggio,rispettivamente, al tipo prostilo o anfiprostilo. Il passodecisivo che conduce a un pi ampio effetto e a una ten-sione tra il cubo delle mura e lo spazio circostante determinato dalla peristasi, il corridoio colonnato checorre tuttintorno al tempio con basamento a gradini(crepidoma), trabeazione, tetto e frontone. Il tempioperiptero che si cos originato diviene la forma domi-nante. In alcuni templi giganteschi (Samo, Efeso, Didi-ma, Atene) la peristasi fu raddoppiata o addirittura tri-plicata davanti ai lati frontali (diptero).

    La stoa compare quale portico autonomo a una o adue navate in un primo tempo nei santuari (Samo,Delo, Heraion di Argo) quindi sullagora cittadina.

    2. Funzioni.

    Durante let arcaica, a partire dal x secolo, le man-sioni cultuali degli edifici sacri si sovrappongono. Unacausa notoriamente il culto funebre del sovrano, chein qualit di eroe era collegato con gli di. Il primo edi-

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  • ficio monumentale del x secolo a Lefkandi fu eretto inoccasione dei giochi funebri in onore del basile$. Apartire dallviii secolo compare il tempio con focolarecentrale (scra), presso il quale si consumano collet-tivamente il sacrificio e il banchetto, come lasciano pre-sumere i banchi appoggiati alle pareti2. Nello stessotempo si trovano le prime immagini di culto, in seguitodi piccolo formato (Kommos a Creta; nel vii secolo aDrero)3. Sacrifici, banchetto e presenza degli di nelleimmagini di culto si congiungono in et omerica al primoprocesso di consolidamento della polis. Quando le comu-nit di culto si ampliarono laltare, che anche senza tem-pio poteva bastare per il culto di divinit naturali qualiZeus, Posidone, Apollo e Artemide, fu spostato nellospazio ipetrale (a cielo aperto) di fronte al tempio, insie-me al banchetto.

    Immagini di culto spesso sontuose a grandezza natu-rale, in legno o pietra, pi raramente in oro o in avorio,sostituirono i piccoli idoli nel corso del vi secolo. Ilconforme edificio di culto raggiunge la perfezione este-riore nellesecuzione artigianale e plastica, in contrastocon le modeste soluzioni abitative. Nel caso di culti par-ticolari, quali quello di Demetra e Persefone o Dioniso,fu creata una speciale camera di culto inaccessibile,lduton4. Il primo luogo di riunione della comunit diculto continu a vivere insieme allscra centrale finoal vi secolo inoltrato (santuario di Eracle aTaso; Aliki).

    Un tipo particolare, il telesterio, serviva a una comu-nit mistica di iniziati pi grande, che celebrava le pro-prie feste isolata, spesso anche di notte. Per questo furo-no costruiti degli edifici muniti di grandi sale, ad esem-pio nel santuario di Demetra presso Sangri a Nasso.Nel v secolo il telesterio arcaico di Eleusi fu ampliatocon una gigantesca sala divisa da colonne in sette nava-te con matronei che poteva contenere fino a ottomilapersone5.

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  • Accanto a questo si trovano piccoli tempietti a formadi cappella (naskoi), con spazio sufficiente solo perlimmagine di culto. Questi contenitori di immagini diculto, che compaiono anche sotto forma di baldacchinicolonnati (tempio monoptero) ad esempio a Efeso ea Samo , furono eretti nei cortili interni ipetrali deigrossi templi dipteri a Efeso e Didima. A partire dal vsecolo il nasko$ venne usato sempre pi con valenzasepolcrale.

    Un ruolo particolare assunse ledificio a pianta roton-da con o senza peristasi (tholos), che trae origine dallatomba a cupola micenea e dai tumuli protogreci, e rima-se collegato al culto degli eroi6. La pi arcaica tholos diDelfi e un tumulo strutturato architettonicamente nelCeramico ne forniscono le prime testimonianze7.

    Anche il teatro una costruzione cultuale. Ebbe ori-gine da uno spazio rotondo utilizzato per danzare intor-no a un altare (timele) e da un declivio per gli spettato-ri, per la prima volta attestato nel santuario di Dionisoad Atene. Lampliamento con gradinate e palcoscenico(scena) si verific solo nel v secolo.

    Al differenziato programma cultuale dei maggiorisantuari regionali o panellenici (come Olimpia) corri-spondevano edifici secondari derivati dalle forme basi-lari del tempio8. Lingresso poteva essere evidenziato daun propileo, presso il quale si trovavano spesso insedia-ti culti particolari. Le porte da una a tre nel murodel tmeno$ furono abbellite da vestiboli (Egina, Delo,Acropoli di Atene). Le citt interessate in primo luogoOlimpia, Delfi e Delo costruirono piccoli ma sontuo-si edifici del tesoro per contenervi i doni votivi. Picco-li edifici per riunioni in forma di oikos si trovano anchea Delo (oikos dei Nassi) e Delfi (lesche degli Cnidi).Simili sono le sale da banchetto (stiatria)9 per ilpasto cultuale, lungo le cui pareti erano allestite delleklnai, generalmente in numero di nove o undici. Nel-

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  • lHeraion di Argo ci sono tre sale collegate con un gran-de cortile a peristilio (fine vi secolo). Nel Thearion dellacitt di Egina, recentemente identificato, di fronte agliambienti da banchetto posta la facciata di un tempiocon cinque colonne in antis10. Una nuova area scavata nelsantuario di Dioniso a Nasso abbina un vestibolo cen-trale con due sale da banchetto laterali e un portico suldavanti11. Le primitive colonne in legno di questo com-plesso di et classica indicano che i predecessori deglistiatria erano tende (attestate ad esempio a Samo edEpidauro).

    Il portico (sto) rappresenta uno strumento effica-ce nel processo di organizzazione dello spazio. Gi nelvii secolo un portico a due navate lungo 70 m definiva,nellHeraion di Samo, i limiti del tmeno$. Questa sortadi peristasi separata dal tempio si impose nel vi secolo(ad esempio a Didima, Delo, Argo) e dette forma ancheallagora (portico dellarconte re ad Atene, met del visecolo). La stoa, un edificio dalle funzioni molteplici, ser-viva allesposizione di doni votivi, agli spettatori inoccasione di feste e al commercio12.

    Anche edifici dellamministrazione (bouleutrion,pritaneo: ad esempio a Olimpia) o del pubblico approv-vigionamento potevano essere contrassegnati quali luo-ghi sacri attraverso limpiego di forme templari. Le fon-tane (krnai)13 con un portico posto dinanzi alla riser-va dacqua erano dedicate alle ninfe (lEnneacruno sul-lagora di Atene; la sontuosa fontana tardoarcaica diMegara; la Castalia a Delfi; e innumerevoli immaginivascolari arcaiche fin dal 570).

    In linea di massima si pu affermare che fino al vsecolo colonne e relative trabeazioni hanno sempre unsignificato sacrale. Le costruzioni ad uso abitativo eprofano utilizzavano solo semplici elementi di sostegnoe rinunciavano a forme di abbellimento. Uneccezione,che conferma la regola, viene dal palazzo di Larissa con

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  • portico e frontone templare tra due avancorpi a formadi torre14: si pu forse spiegare questa inusitata gran-diosit col fatto che qui, vicino ai monarchi orientali, ilsignore locale veniva eroicizzato. Dei palazzi dei tiran-ni greci di vii e vi secolo, forse simili a questo, non sisono conservate neppure le tracce.

    Per quel che riguarda tipologie, funzione e decora-zione delledilizia sacra, colpisce una singolare coinci-denza con larchitettura micenea. Dopo il crollo dellacultura micenea, nel xii secolo, la tradizione si inter-ruppe quasi completamente durante let oscura:scomparvero scrittura, pittura parietale, artigianato earchitettura in pietra; solo nel caso della ceramica, indi-spensabile, si pu osservare una sopravvivenza ininter-rotta. Larchitettura rurale ricominci per cos dire dal-linizio con pareti in mattone e argilla e ripidi tetti inpaglia, con case ovali e case a pianta allungata con unlato semicircolare e uno retto secondo la tradizione del-lElladico medio; pass quindi a costituire, allinizio delnuovo millennio, il motivo conduttore del tempio greco,con la corona di elementi di sostegno disposti intornoalla navata (Heroon di Lefkandi). Anche il tempio iso-lato con altare sacrificale centrale, spesso presso unluogo di culto, vicino a rovine di et micenea, fu crea-to tra il x e lviii secolo. I primi edifici destinati al ban-chetto sacrificale comunitario derivano almeno quelliche si trovavano allinterno di insediamenti dalla casadel basile$ (ad esempio Nichoria in Messenia, casaIV,1)15. Al pasto in comune si aggiunsero in et geome-trica idoli o immagini di culto, talvolta aniconiche (adesempio tre colonne nel tempio B di Kommos a Creta),e votive16.

    A partire dallviii secolo inizi un rinascimentodelleroizzato passato miceneo, rinascimento che trovala sua migliore espressione nei poemi omerici. Tipologieedilizie quali il megaron con la sua fronte in antis, il por-

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  • tico e il propileo vengono riprese e sviluppate, la colon-na dorica si ispira a quella micenea, volute e teorie difoglie diventano il motivo conduttore dellornamenta-zione17. Come tappa successiva seguono, dalla fine delvii secolo, luso della pietra squadrata e la policromia.

    Tradizioni simili e riferimenti alla religione cretese-micenea determinano anche la societ superiore deglidi greci, cos come i sacrifici e il culto degli alberi. Deci-sivo rimane tuttavia il passaggio di funzione dal mega-ron del palazzo miceneo allinterno del quale, come adesempio a Pilo, era possibile sacrificare vicino al tronoo al focolare ai templi e santuari esclusivamente dedi-cati agli di.

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  • Seconda parte

    Et protogeometrica e geometrica (secoli xi-viii)

    Resti di costruzioni rurali della prima et del Ferrosono solo sporadicamente conservati e difficili da inter-pretare. Si tratta per lo pi di case o dellampia abita-zione del basile$ locale, nella quale, accanto al solitofocolare, panche o un altare rotondo (ad esempio aNichoria) rimandano a un culto comune. Sul territoriogreco continentale prevale anzitutto lambiente a nava-ta unica con lato posteriore absidato; a Creta predomi-nano edifici a pianta rettangolare18. Un modello proto-geometrico da Archanes con divinit in trono (Persefo-ne?), due adoranti e un cane sul tetto rende palese cheil tempio come casa della divinit costituiva, gi nelix secolo, unidea corrente19.

    Sebbene i santuari greci si trovino spesso sul luogo diinsediamenti dellet del Bronzo (ad esempio lAcropo-li di Atene, Delfi, Olimpia, Delo, Samo, Termo, Eleu-si, numerosi santuari a Creta), solo in rari casi dimo-strabile in modo sicuro la molto discussa continuit delculto (Yria a Nasso, Hagia Irini a Ceo, Kalapodi, KatoSymi a Creta). La sorpresa pi notevole venuta nel1980 dallo scavo di un complesso a Lefkandi in Eubea,che ha notevolmente ampliato le nostre conoscenze sullacultura rurale della fine del millennio20. Nellambito diuna necropoli pi antica stato rinvenuto un grosso edi-ficio, lungo circa 50 m, eretto intorno al 1000, allin-terno del quale era stata sepolta una coppia principesca

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  • con i suoi cavalli. La navata, larga 10 m e terminante conunabside, era suddivisa in unanticamera e in cinqueambienti. Le pareti esterne e il tetto sporgente eranosostenuti da 67 pali interrati, cos che un ballatoio largo2 m circondava il fabbricato. Questo ritrovamento stato molto discusso; si tratta tuttavia del palazzo deimorti del basile$ del vicino insediamento, apposita-mente eretto per rituali e banchetti funebri, quindidemolito e sostituito da un tumulo funerario. Ci tro-viamo qui di fronte non soltanto alle radici del pi tardoculto degli eroi, ma anche allorigine della peristasi; inentrambi i casi, per di pi, in un grado cos accurato dielaborazione da permetterci di immaginare ci che, inaltri centri, andato perduto o rimane ancora a noi sco-nosciuto.

    Un successore semplificato di questa tipologia di edi-ficio il Daphnephorion di et geometrica nella vicinaEretria, un edificio absidato della lunghezza di 10 m,con le pareti circondate da pali sistemati allinterno eallesterno a mo di tenaglia. Secondo linterpretazionedegli scavatori, la parete superiore al di sopra di unozoccolo in pietra era fatta di rami di alloro, vale a diredi un albero sacro ad Apollo. La piccola costruzionepu quindi essere spiegata solo come un tempio, tantopi che a questa fu aggiunto, ancora nellviii secolo, unedificio absidato lungo pi di 35 m, al quale segu nelvii e nel vi secolo un tempio periptero, cos che non possibile dubitare della continuit del culto21.

    Lo scavo iniziato nel 1897 del santuario di Apol-lo a Termo in Etolia ha suscitato fino ad oggi tanti que-siti quanti tentativi di soluzione. Questa singolaresequenza di edifici di culto collega in maniera ininter-rotta la cultura elladica dellet del Bronzo con quellagreca fino allet ellenistica. Un complesso di otto edi-fici a pianta curva e rettangolare si raggruppa intorno alMegaron A, lungo circa 25 m e absidato, che da rite-

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  • nere ledificio della comunit, in quanto dispone di trevani interni dellampiezza di pi di 100 m2. Questo edi-ficio segna la transizione dallet medio-elladica a quel-la micenea. La cesura successiva si manifesta con unacostruzione analoga (B 1), di 721,5 m, che fu ormairealizzata, verso la fine del II millennio, a pianta ret-tangolare con pareti leggermente curve. Ledificio, cir-condato da uno strato alto 35 cm di resti sacrificali, cheperci era senza dubbio adibito al banchetto sacrificalecomune, venne verosimilmente restaurato dopo unadistruzione avvenuta nellviii secolo, fu quindi circon-dato da circa quaranta pali di sostegno, destinati a soste-nere, sulla parte posteriore, il tetto semicircolare a spio-vente (B 2). Dal momento che solo diciotto basi di que-sti pali di sostegno si sono conservate, e siccome, primadella scoperta di Lefkandi, questa peristasi sembravaapparentemente singolare, non sono mancati altri ten-tativi di interpretazione22. Poich non si sono rinvenu-te tegole, c da pensare a un ripido tetto di canne spor-gente sui pali di sostegno, come a Lefkandi. Siamo quidi fronte come in tutte le costruzioni dellet geome-trica a un progresso tecnico, dal momento che i soste-gni non sono pi interrati, ma si trovano al di sopra dilastre di pietra, vale a dire su basi.

    Una quarta generazione edilizia segu intorno al625 con un tempio periptero in piena regola (C) di 515colonne, la cui trabeazione lignea, grazie alle metopepolicrome in argilla e alle terrecotte del tetto che si sonoconservate, pu essere ricostruita quale primo esempiodi ordine dorico. Lopistodomo aperto verso lester-no sostituisce lantica abside. Questo venerabile tempiovenne fedelmente restaurato nel ii secolo, con evidentecura del monumento.

    Il documento decisivo per un tempio periptero tar-dogeometrico venuto dallo scavo ancora in corso diMazaraki presso Patrasso23. Il tempio, collocato nella

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  • sella di un passo a 1300 metri di altitudine, era verosi-milmente dedicato ad Apollo e Artemide. La cella absi-dale era attorniata da almeno quarantuno colonne inlegno del diametro di 30 cm. Davanti alla fronte adante, aperta, si trovava un vestibolo semicircolare consei robusti pali rettangolari. La peristasi circondavaverosimilmente a forma di semicerchio anche questovestibolo. Il ripido tetto originario, spiovente su entram-bi i lati, somigliava a una nave rovesciata; nel vi secolofu ricoperto interamente con tegole corinzie. Questaperistasi a doppia abside conferma in maniera convin-cente la presenza di pali di sostegno intorno al tempioB 2 di Termo, la cui esistenza era in dubbio.

    Due basi di colonna simili provenienti dallAcropoli diAtene lasciano presumere lesistenza di un tempio tardo-geometrico a sud dellEretteo, al cui vestibolo certo consei colonne devono essere appartenute24.

    Anche nel territorio greco orientale la peristasi siimpose quale nuovo simbolo della dignit del tempio, gidurante lviii secolo. Qui domina tuttavia fin dallinizioil rettangolo, sebbene siano anche attestati impianti abi-tativi ovali dal ix-viii secolo (Smirne, Mileto, Lesbo,modello di casa da Samo). Il pi tardo santuario di Arte-mide a Efeso, ben noto, viene fondato con un tempioperiptero di 48 colonne (pali circolari su basi in pie-tra)25. Il peristilio, largo appena 1,5 m, correva intornoa un muro tozzo di forma rettangolare di 6,511,5 m,verosimilmente ipetrale, e conteneva al centro una gran-de base di 1,74 m, ricoperta da un baldacchino con24 colonne. Questa forma originaria fu accresciuta api livelli, fino allimpressionante tempio diptero del visecolo e al suo restauro dopo lincendio doloso di Ero-strato nel 356, mentre la base centrale rimase semprecircondata da cortili di culto (shko) e da una fila dop-pia o tripla di colonne.

    Il santuario di Era a Samo26 fu fondato su un inse-

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  • diamento del III millennio e su un luogo di culto mice-neo con un nucleo di altari ampliati a pi riprese. Nel-lviii secolo fu aggiunto un edificio a pianta allungatacon sostegni mediani e tetto ripido, delle dimensioni di32,5 m (cio 100 piedi, un cosiddetto Hekatompedon),la cui natura templare dimostrata dalla base di una sta-tua di culto e da un altare. Rimane in discussione se lapiattaforma che circonda il tempio, alla distanza di 1,5-2 m, supportasse una peristasi; lipotesi diventa tutta-via probabile se si pensa alla contemporanea peristasi diEfeso. In questo modo risulterebbe anche armonizzatoil corpo delledificio, eccessivamente lungo con le sueproporzioni di 1:5.

    Intorno alla met del vii secolo il tempio di Era vennecompletamente rinnovato, a questo punto con muri inpietra accuratamente costruiti, adornati da un fregiopolicromo inciso con rappresentazioni di guerrieri. Sipot anche rinunciare allingombrante fila di pali cen-trali a sostegno del tetto: al loro posto sostenevano lacapriata del tetto dei pali posti lungo la parete e delletravi trasversali. Alla fronte ad ante venne addossato unatrio con quattro pali. La peristasi fu ricostruita con618 pali a pianta rettangolare, ai quali vengono attri-buite due basi rotonde.

    Poco tempo dopo il santuario fu delimitato dallaparte del fiume da un portico a due navate lungo 70 m,il cui semplice e convincente sistema costruttivo fattodi pareti squadrate, pali, travi e tetto piatto si puquasi vedere grazie alle basi conservate. Questa sem-plice struttura prelude gi alla duplice fila di colonne delpi tardo tempio diptero e alla forma costruttiva del-lordine ionico27.

    Il santuario di Apollo a Kalapodi nella Locride accu-ratamente scavato dal 1973 testimonia analogamenteuno sviluppo ininterrotto del culto da un altare miceneo(43 m), attraverso resti non ancora chiariti di et geo-

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  • metrica, due lunghi edifici del vii secolo, un tempio perip-tero e un Hekatompedon del vi secolo, fino a un impo-nente tempio periptero di et classica lungo 44 m28.

    La continuit pi difficile da dimostrare nel caso delpi importante santuario panellenico, Olimpia29, che fucerto fondato, come Samo e Termo, sopra un insedia-mento dellet del Bronzo prima della data del 776 atte-stata per i primi giochi olimpici; mancano tuttavia finoad ora tracce dellet micenea e protogeometrica, seb-bene le divinit venerate Crono, Zeus, Rea e il mitodi fondazione affondino le loro radici in ambito mice-neo. Durante il ix e fino al vii secolo Zeus fu onorato,come in molti altri luoghi, presso un altare a cielo aper-to in un boschetto sacro, lAltis. Stadio e ippodromofurono aggiunti a partire dal vii secolo, mentre un tem-pio di Era segu solo a partire dal 600.

    Stesso tipo di relazione si trova a Delfi30. Al cultomiceneo di una Dea Madre (Gea?) fa seguito una cesu-ra. Il culto di Apollo inizia solo nellviii secolo: tre tem-pli leggendari riflettono senza dubbio edifici scomparsidellviii-vii secolo. Il primo tempio, una capanna di ramidalloro, stato connesso al Daphnephorion di Eretria,che sembra citare questo modello molto venerato. Aquesto segu un tempio chiamato ala, nome certo dariferirsi agli pter di una peristasi. Il terzo tempio,costruito da Atena, dovrebbe essere stato in metallo.Rivestimenti di colonne lignee o porte in lamina bron-zea sono archeologicamente dimostrabili. Il quarto tem-pio fu fondato, secondo linno omerico ad Apollo, dallostesso dio, con pietre larghe e oltremodo lunghe31.Questa storia mitica dellarchitettura trova senza dub-bio la sua conferma scientifica, per a Delfi gli edifici sisono conservati solo dal primo vi secolo. Al tempio dellaprima et arcaica cos testimoniato, gi caratterizzato daltetto in marmo pario, tenne dietro, dopo un incendio nel548, una delle pi notevoli imprese edilizie di queste-

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  • poca, il tempio periptero di 4060 m, che nel iv secolovenne ricostruito rispettando la stessa pianta.

    Un santuario regionale scoperto nel 1986, quello diDioniso di Yria a Nasso32, dimostra non soltanto la suaorigine da un santuario naturale miceneo, ma indicaanche levoluzione da un oikos geometrico a un tempioprostilo monumentale di vi secolo. Allinizio si trova unmodesto luogo sacrificale miceneo nei pressi della focedi un fiume, a tre chilometri dalla citt micenea, privadi mura. Durante let oscura la continuazione delculto testimoniata solo dalla ceramica. Allinizio del-lviii secolo gli Ioni che erano qui emigrati fin dalla finedel II millennio eressero sul luogo sacrificale di et mice-nea un oikos di 510 m, con tetto piatto, tre sostegnicentrali e un tavolo sacrificale. Questo primo tempio fucircondato da una protezione ovale in pietra. Il fiume fureso pi sicuro con un argine protettivo, sul quale la pre-senza di un focolare con ossa bruciate fa pensare allacelebrazione di sacrifici e del banchetto sacrificale incomune. I partecipanti si accampavano verosimilmenteaccanto al tempio, il quale al suo interno potrebbe averracchiuso, accanto a oggetti votivi, una piccola immagi-ne di culto o un idolo (come nel tempio B di Kommos).

    Il secondo tempio comport, dopo la met dellviiisecolo, un sorprendente ampliamento, da 32 a 130 m2.Tre file di cinque sostegni rotondi in legno sorreggevanoil tetto piatto; delle panche offrivano posto a circa centopersone. Unscra lungo lasse centrale e il pavimentocoperto da ossa bruciate indicano che una comunit sem-pre pi numerosa celebrava nellambito del tempio ilbanchetto rituale. Contemporaneamente si portava acompimento il processo di consolidamento della polis.

    Allinizio del vii secolo il tempiofu ampliato in pro-stilo tramite un vestibolo a quattro colonne: lo si con-not dunque come costruzione sacra anche per mezzodella facciata. Nel contempo fu riorganizzato lo spazio

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  • interno. Due file di colonne liberarono in misura mag-giore lo spazio centrale, nel quale lscra collocatatra quattro colonne fu evidenziata attraverso lag-giunta di unapertura nel tetto. Le colonne in legno pog-giavano su basi marmoree e dovevano gi sostenere capi-telli foggiati in modo adeguato, risultato di uno svilup-po delloriginario elemento ligneo con funzione portan-te. Il tetto piatto fu drenato con limpiego di grondaiemarmoree. La chiara composizione dellinterno a trenavate, destinata a divenire vincolante nel periodo suc-cessivo, e la configurazione espressiva degli elementiarchitettonici finora limitati alla funzione costruttiva denotano il passaggio dallarchitettura funzionale del-lviii secolo alledilizia esteticamente pi esigente del viisecolo, la quale peraltro nella leggerezza della costru-zione in legno e nelle dimensioni modeste richiama letgeometrica.

    Il quarto tempio (prima met del vi secolo: mostra lacoerente prosecuzione della forma base oikos a trenavate con prstasi$ e al tempo stesso il salto allacostruzione monumentale in marmo.

    I templi peripteri dellviii secolo, essendo edifici ecce-zionali dal punto di vista architettonico, erano alliniziocertamente riservati ai centri culturali e artistici piimportanti, come Efeso e Samo a oriente. A occidentegiocava un ruolo determinante Corinto, ruolo che finora noto tuttavia solo attraverso edifici da essa dipendenti,posti sul golfo omonimo, come Mazaraki e Termo.

    La forma templare pi consueta rimase fino al viisecolo loikos a pianta rettangolare, che poteva ancheessere ampliato con un vestibolo, spesso tra ante (Vroka-stro, Smari, Kommos a Creta, Aigeira, Porto Cheli conquattro spazi interni, tempio di Artemide a Sparta,Emborio a Chio, Tsikalario a Nasso, Koukounaries aParo, tempio G a Delo). Alcuni di questi templi domi-navano una collina abitata (acropoli), come il tempio di

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  • Atena a Troia33: ad esempio Aigeira, Emborio, Koukou-naries. Loikos di Tsikalario a Nasso si trova al marginedi un grande cimitero di et geometrica ed era perci pro-babilmente collegato al culto dei morti.

    degno di nota il fatto che pi volte, nellabbando-nare una citt collinare di et geometrica per trasferirlain pianura, dopo averla assicurata dalla pirateria, fu fon-dato un tempio per preservare il vecchio luogo dellinse-diamento: cos il tempio di Atena a Koukounaries e sul-lacropoli di Gortina, o il tempio di Zagora ad Andro.

    La nostra lacunosa rappresentazione dellalzato di untempio geometrico viene integrata da pi di cinquantapiccoli modelli votivi in argilla o pietra, rinvenuti in san-tuari o tombe34. I modelli geometrici rappresentano inprevalenza oikoi absidati o rettangolari, sempre con untetto ripido, certamente ricoperto di paglia (soltanto aCreta rimane il tetto piatto, usuale fin dallet minoica).Le costruzioni con brevi estremit semicircolari suppor-tano un tetto a padiglione, quelle rettangolari un timpa-no. Piante ovali o rotonde rappresentano delle eccezio-ni. Un modello da Perachora databile all800 circamostra il primo tempio prostilo conosciuto. Intorno al700 inizia una serie di modelli a Samo con tetto piattoe dentelli, cio travi del soffitto sporgenti. Il modello diArgo presenta una base continua, un vestibolo con duecolonne, un soffitto unico e un tetto a due falde. Seb-bene la decorazione appartenga al repertorio della cera-mica, i fasci di linee sembrano alludere a dei pali, cherafforzano le pareti in argilla e mattoni. Lesistenza dipali simili inseriti nella parete o lungo la medesima statadimostrata a Nichoria, Lefkandi e Sparta, ed da pre-sumere a Samo. Molti modelli evidenziano la cannafumaria nel tetto; analogamente nessun tempio di etgeometrica sprovvisto del focolare centrale, elementoche ha peraltro in comune con ledificio abitativo.

    Complessivamente larchitettura sacra di et geome-

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  • trica rimane legata anzitutto alledificio dabitazioneprofano. Materiali deperibili zoccoli e muri in pietradi piccolo taglio, mattoni, travi e pali leggeri in legno,tetti in paglia o canne, pavimenti in battuto domina-no la costruzione e determinano anche le forme edilizie,prive dornamentazione. Sostegni liberi nelle case da-bitazione sono rari a causa delle campate ristrette (adesempio Smirne, Emborio a Chio). Il tempio tuttavia fuspesso messo in rilievo attraverso la sua grandezza este-riore, la qual cosa condusse, in caso di campate superioriai 5 m, allimpiego di una fila mediana di sostegni inter-ni. In lunghezza le dimensioni poterono raggiungere lastraordinaria misura di 100 piedi (Hekatompedon). Lacomunione del focolare e del sacrificio esigeva spaziinterni pi ampi, tanto da condurre allimpiego di finoa tre file di sostegni interni. La colonna rotonda o qua-drata con base e capitello dapprima soltanto funzionalifu per ci evidentemente accettata come simbolo sacroe trasferita, come contrassegno, allesterno delledifi-cio: tra le ante (secondo la tradizione micenea), comevestibolo prostilo, come peristasi (secondo precedentiprotogeometrici). Certo non cambia la leggerezza delmateriale, legata a uno scopo specifico. Sostegni e travisono messi insieme dal carpentiere (t k t w n ,rcitktwn) secondo la semplicissima e perci convin-cente logica della funzionalit strutturale; peso emassa non rappresentano, in queste costruzioni quasisospese, alcun valore espressivo, come in et posteriorenei monumentali edifici in pietra del vi secolo. Anchei tipi dispiegano, nellambito delle limitate possibilitcostruttive, una straordinaria libert e molteplicit,costituendo il campo di sperimentazione per il pi tardo,conseguente vincolo tipologico del tempio greco.

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  • Terza parte

    Let protoarcaica (vii secolo - inizi del vi).

    In et geometrica sono state elaborate le sempliciforme base dei tipi edilizi e la struttura funzionale deltempio nellambito di una cultura contadina: apparen-temente una caduta rispetto alla cultura di corte alta-mente sviluppata delle signorie micenee. Nessuna stra-da sembra congiungere i templi di villaggio dellviiisecolo con lArtemision di Efeso o con il Partenone. Nelcorso del vii secolo vengono tuttavia superati i limitilegati alla funzione. Prendono lavvio e si sviluppanoquegli elementi che condurranno proprio a questemeraviglie del mondo dellarte edilizia. La meta-morfosi si compie per piccoli passi. Il primo impulso arri-va dal materiale: il passaggio dallamorfa pietra grezza,dallargilla e dalla canna alla durevole pietra squadrata,che si presta al taglio preciso, e allargilla cotta. Ancheil legno fu sostituito sempre pi dalla pietra. Il tetto integole, inclinato del 33-25 per cento, prende il posto deltetto piatto in terra, privo di tensione, e del ripido tettodi canne ribassato, e riunisce gli elementi della costru-zione oramai sempre pi grandi. I suoi margini vengo-no coronati con rivestimenti ornamentali fittili, antefissee acroteri. Il frontone triangolare sollecita composizio-ni plastiche che salgono verso il centro. Lo scopo piimportante era la formazione di un ordine, di un con-vincente sistema costruttivo che esprimesse in modoevidente le forze in gioco di pavimento, parete, soste-

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  • gni, travi e tetto. Il tempio periptero, con la sua tensionedi elementi costruttivi chiusi circondati da una loggiaaperta, offriva le possibilit pi efficaci, anche se pureil semplice tempio in antis gioc il suo ruolo nel fecon-do contrasto tra parete, sostegni e spazio, contrasto cheesprime leminente qualit plastica del tempio greco. Ilnuovo repertorio ornamentale connota le commessure,gli snodi e i bordi superiori dellelemento edilizio, adesempio con basi, capitelli, file di foglie, fregi e acrote-ri, e si colloca anche concretamente nel contesto strut-turale. Ksmo$, oltre che ornamento, significa anzi-tutto ordine. I motivi ornamentali meandri, file difoglie, racemi, volute, palmette e fregi di metope si svi-luppano secondo modelli micenei e orientali in strettarelazione con la pittura vascolare. La plastica figurataprende sicuramente avvio dallimmagine centrale di cultoe raggiunge notevoli dimensioni attraverso linserimen-to nel fabbricato.

    Con laccrescimento e la differenziazione delledifi-cio sacro si svilupparono stili regionali, dai quali prese-ro origine nel vi e v secolo ordini canonici, con rego-le precise: in primo luogo quelli dorico e ionico.Larchitettura in evoluzione del vii secolo era ancoraflessibile, anche nelle sue varianti regionali; la speri-mentazione, il provare nuovi materiali e soluzioni for-nirono lo stimolo pi importante, mentre, a partire dalvi secolo, il raggiungimento della perfezione in armonia,forma e precisione divenne lo scopo.

    1. Lorigine del tempio dorico.

    A Creta, dopo loccupazione dorica, il ricordo dellacultura precedente rimase ancora vitale. Piccoli edificicubici e con tetto piatto sembrano arretrati, mentreguardano al futuro le prime immagini di culto a tutto

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  • tondo (Drero, inizi del vii secolo) e un insieme di rilie-vi dal tempio cittadino A di Prini35, delle dimensioni disoli 610 m. Un rilievo con cavalieri, alto un metro, deli-mitato da un meandro e racemi, formava probabilmen-te lo zoccolo della parete. La porta spiccava in modo par-ticolare: coppie di divinit femminili fiancheggiavano glistipiti e larchitrave, ornato con rilievi su tre lati; sopradi esso si trovava unapertura per lilluminazione, fian-cheggiata da due sculture di dee in trono. Tre pali disostegno circondavano lscra centrale: sembra chesostenessero unapertura nel tetto piatto. I templi vici-ni A e B entrambi della met del vii secolo si tro-vavano presso la piccola agora di una citt densamenteedificata, fondata nel xiii secolo, collocata su un montein posizione dominante.

    La precoce relazione tra plastica e architettura atte-stata a Creta dal nome del mitico architetto Dedalo; mai Cretesi rinunciarono a un confronto con il tema con-duttore del tempio periptero e dal vi secolo si rinchiu-sero tra i limiti dettati dalla tradizione. Il centro crea-tivo della madrepatria greca era costituito dalle citt por-tuali di Corinto e Argo, il cui tempio di Era veniva con-siderato da Vitruvio ledificio originario dei Dori36.

    Sulla collina della citt di Corinto dedicata ad Apol-lo si trovano ancora oggi sette colonne gigantesche deltempio periptero arcaico, costruito intorno al 550. Trale macerie del suo distrutto predecessore si trovavano letegole di un tetto in argilla dalle raffinate scanalature37,superiore ai 200 m2 di superficie: con tegole piatte arro-tondate (strwtre$) e con tegole pi sottili poste acopertura sopra i punti di giuntura (kaluptre$),entrambe modellate in un pezzo unico, il tetto apparte-neva a un tempio monumentale eretto intorno al680/670, verosimilmente periptero, sul tipo dellaffinetempio a Isthmia. Le pareti erano squadrate, il tettospiovente lungo i lati brevi. La complicata copertura del

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  • tetto presuppone naturalmente modelli precedenti pisemplici. Le tegole rotonde, concavo-convesse, furonomantenute ancora a lungo nella tradizione del sud delPeloponneso (da cui il nome di tetto laconico. ACorinto e dintorni vennero presto sostituite da tegole dicopertura a spigoli (tetto corinzio). A Corinto, comeconseguenza del tetto monumentale di recente scoper-to, fu anche organizzato il frontone al posto del pi anti-co spiovente lungo entrambi i lati brevi, frontone che fuin questo modo elevato al ruolo di facciata. Pindarocanta in lode della citt: E chi ha posto due volte sultempio degli di il re degli uccelli?38. Laquila con alispiegate (et$) indica evidentemente il frontone.

    Il santuario di Posidone a Isthmia39, strettamente col-legato a Corinto, ha conservato i resti certi di un tem-pio periptero di 718 colonne con una cella di 100 piedi(32,3 m) del secondo quarto del vii secolo. Lungo lepareti esterne si trovavano le impronte, larghe 35 cm,di strutture addossate, certo dei pali, che reggevano iltetto (un motivo geometrico che si ritrova lungo i latiinterni delle pareti a Lefkandi, Eretria, Sparta e Samo).La parete compresa tra queste strutture recava un fre-gio dipinto, alto 64 cm, con ornamenti, uomini e ani-mali. Non sappiamo se questo frammento isolato di unagrande pittura parietale, per il resto perduta, fu ispira-to da un modello conservato degli eroici palazzi mice-nei, o se la variopinta e vitale ceramica corinzia fu tra-sposta nellarchitettura monumentale. La cornice dellaperistasi, senza dubbio in legno, consisteva in un geisondi pietra, sporgente 37 cm, che esclude limpiego dellepiccole travi sporgenti, i mutuli, ricostruibili nel caso diTermo. Neppure triglifi e metope, anchessi probabil-mente in legno, si sono conservati. Certamente si quirinunciato, nella ricerca di nuove soluzioni, alle formetradizionali delledilizia in legno, come i mutuli, in favo-re di solide forme in pietra. Il grandioso tetto fittile, le

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  • cui tegole marginali con un rialzo triangolare prepara-vano le pi tarde antefisse, poggiava direttamente sulgeison in pietra. Lintero santuario era circondato da untmeno$: anche questa uninnovazione importante. Nelvi secolo fu aggiunto uno stadio, sede dei triennali gio-chi panellenici.

    In Argolide, nucleo miceneo del Peloponneso, fuimpiantato intorno alla met del vii secolo, sopra una ter-razza pavimentata tardogeometrica del santuario di Eraad Argo40, un imponente tempio periptero lungo 45 m,che viene ricostruito con 5 (o 6?) 14 colonne. Se ne conservata una parte dello stilobate con le tracce di trecolonne (distanza di 3,50 m), un tamburo di base discoi-dale (diametro 78 cm) e capitelli in pietra molto piatti, cheerano certo in relazione con colonne lignee alte circa 5 m,come mostrano le immagini vascolari. Nella cella, largaappena 7 m, si trovava probabilmente unscra e imme-diatamente a destra la base per una statua di culto. Sem-bra che mancasse un altare di fronte al tempio.

    Anche per lantico santuario di Atena a Tegea dive-nuto famoso nel iv secolo grazie al tempio progettato eornato con le sculture frontonali da Scopa si pu dimo-strare lesistenza di un tempio periptero, risalente al 600circa, di quasi 49 m di lunghezza e probabilmente 618colonne. La cella a tre navate illustra la soluzionemoderna con spazio centrale libero per limmagine diculto. Le colonne interne in legno, del diametro di appe-na 55 cm, devono essere state o molto slanciate oppureordinate su due piani sovrapposti, come nel caso del con-temporaneo Heraion di Olimpia. Anche qui alla frontecon il suo pronao sembra aver corrisposto un opistodo-mo, tra le cui colonne erano inseriti parapetti e pilastrie pali in marmo41. Questa simmetria delle fronti certa-mente una conseguenza dei frontoni bilaterali, cheinfluenzano, con effetto in un certo senso a tutto tondo,tutti i lati del tempio periptero.

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  • Linflusso di Corinto raggiunse, attraverso le suecolonie anzitutto Corcira (fondata nel 734) e Siracu-sa (fondata nel 733) , la Sicilia e ha lasciato tracceanche nel selvaggio nord-ovest della Grecia.

    Il tempio C di Apollo a Termo, periptero di 515colonne, costruito intorno al 630 e accuratamenterestaurato nel ii secolo, unisce elementi locali a sugge-stioni argive e corinzie: una cella senza pronao, ma conun profondo opistodomo, colonne mediane, frontoneanteriore e spiovente posteriore, una peristasi regolareprofonda quanto un interasse su uno stilobate a un gra-dino e colonne di legno del diametro di 70 cm sopra untamburo inferiore in pietra. Un elevato livello di svi-luppo presenta lornamentazione in terracotta prodottasul posto. Il tetto corinzio termina con kaluptre$con teste femminili molto espressive (Artemide?); sugliangoli incombono teste di leone; corona il frontone unasima colorata. Pi di tutto gettano luce sulla forma ori-ginaria della trabeazione dorica alcune tavole in argilladipinta con immagini mitiche, delle dimensioni di circa8080 cm, cos come i triglifi in argilla, provenienti daaltri due edifici. Il ritmo segue quello delle colonne(distanza 2,60 m) e delle travi. I triglifi qui non sonocerto, come afferma Vitruvio42, un travestimento delleteste delle travi, alte al massimo 40 cm, ma un ksmo$che si appoggia al fregio geometrico delle metope,dimezza ritmicamente la grande distanza tra le colonnee si intensifica ancora una volta al limite del tetto attra-verso le piccole travi sporgenti (mutuli) e le antefisse.Recentemente sono state scoperte a Spathari pressoStrato metope simili, che erano allineate al di sopra diuna parete chiusa. Il fregio con triglifi non quindilegato alla posizione delle colonne, come indica anche unmodello di tempio absidato proveniente da Sparta; alcontrario, anche un edificio chiuso senza triglifi potevapossedere un geison a mutuli, come ad esempio il tetto

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  • a spiovente del cosiddetto frontone dellolivo sullA-cropoli di Atene. La ricca ornamentazione in terracottadel margine del tetto fu ulteriormente sviluppata nellecolonie della Sicilia occidentale e nellItalia meridiona-le, mediata da Corcira, e divenne una decorazione esu-berante attraverso il completo travestimento della cor-nice (qrigk$) in pietra (ad esempio il tesoro di Gela aOlimpia, risalente al 560 circa).

    Con lHeraion nel santuario di Zeus a Olimpia43 si conservato un edificio peloponnesiaco di importanzarilevante come testimonianza della transizione dalledi-ficio in legno a quello monumentale in pietra, e lo statodi conservazione tale da renderci evidente non soltantola pianta, ma anche la struttura delle colonne e del tetto.Lo stilobate porta 616 colonne in pietra e con le misuredi 18,7650,01 m ne reitera esattamente il numerosecondo la proporzione 6:16, il che ha portato a unafronte pi ampia. Numero e proporzione furono certa-mente intesi, concretamente e semanticamente, secon-do la spiegazione del mondo di Pitagora. Le quarantacolonne della peristasi, originariamente alte 5,21 m e deldiametro di circa 1 m, nel corso del tempo furono rim-piazzate da colonne in pietra frutto di donazioni; reg-gevano una trabeazione in legno sulla quale eranoinchiodate delle metope probabilmente in bronzo lavo-rato a sbalzo. Per il frontone stato utilizzato un alto-rilievo in pietra con una sfinge pi grande del normale,montata disinvoltamente sulla trabeazione in legno. Unimponente tetto laconico a due spioventi si stendesopra ledificio, con antefisse a forma di rosette e gigan-teschi acroteri a disco su entrambi i frontoni. La cella,progettata simmetricamente con pronao e opistodomo, inserita nella peristasi in modo accuratamente pianifi-cato. Sopra lortostato in pietra si elevavano muri inmattone di argilla, rafforzati internamente. Le ante e ibattenti della porta erano rivestiti con grosse tavole, il

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  • cui aggetto fu in seguito fedelmente ripreso dallarchi-tettura in pietra. Il soffitto della cella poggiava verosi-milmente su due file di otto colonne in legno dispostesu due piani e con capitelli in pietra. Al termine dellanavata centrale Era e Zeus ricevevano i visitatori soprauna base larga 4 m. Linsieme deve essere stato conce-pito secondo un programma ben meditato, come dimo-stra la contrazione angolare dorica, che incontriamoqui per la prima volta, grazie alla quale linevitabile spo-stamento dei triglifi angolari dallasse delle colonneverso il margine delledificio viene compensato da unminore interasse agli angoli. Anche la leggerezza che lar-chitettura delle colonne lignee del vii secolo ha conser-vato quale eredit della struttura geometrica ha cedutodi fronte alla massa monumentale, nonostante limpie-go dello stesso materiale, e ci deve aver provocato laconversione alla durevole pietra.

    Assistiamo allo stesso passaggio anche nel tempio diArtemide a Corcira (primo quarto del vi secolo)44. Lacitt portuale fu fondata nel 734 da Corinto, contem-poraneamente a Siracusa. Corcira assurge al ruolo di piimportante mediatrice dellarte greca verso lItalia meri-dionale e lEtruria. Dopo un edificio in legno con tettocorinzio della prima et arcaica e un tempio di Era conornati capitelli dorici in pietra, fu eretto presso il portoil tempio di Artemide, il primo e pi significativo esem-pio dellarchitettura in pietra ai suoi inizi. La pianta ori-ginale circonda una cella a tre navate lunga e stretta(9,3535 m) con un peristilio insolitamente largo, pari,per lintero perimetro, a due interassi di 3 m ciascuno:cos il porticato offriva spazio per feste e processioni. Lafronte pass perci ad avere 8 colonne, rispetto alle 6finora consuete, e i lati lunghi 17; e anche qui, come nel-lHeraion di Olimpia, la stessa proporzione di 8:17 vienearmonicamente ripresa nelle misure dello stilobate(22,447,6 m). Densit ed espressione dellordine delle

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  • colonne sono qui, rispetto alle peristasi lignee, trasfor-mate radicalmente, riempite dal peso e dalla gravitdella pietra. La colonna singola si eleva quale solidocorpo a s stante (altezza = 5 diametri). Sopra una gra-ziosa corona di foglie il capitello si origina sotto il pesodella trabeazione al di sopra del fusto e viene cos espres-so in senso letterale il conflitto tra forza portante e gra-vante. La fila delle colonne si unisce formalmente in unplastico corpo-parete, dal momento che lintercolum-nio appena pi grande dello spessore delle colonne(rapporto 1,25:1). Immediatamente dietro si apre a con-trasto un ampio ambiente, nel quale il cubo in muratu-ra del naos quale costruzione nella costruzione quasiscompare. Anche la lapidaria stereometria delle colon-ne e della trabeazione con il suo fregio di triglifi com-pletamente formato in contrasto con il margine deltetto, ornato da una decorazione in terracotta policro-ma. La vita di questo edificio dalla forza dirompenteprende forma nei frontoni, nei quali la facciata a 8colonne spinge il soprastante timpano a una composi-zione innalzantesi verso il centro; e questo doveva inseguito divenire il tema guida della scultura greca. Unagorgone demoniaca, alta 3 m, fiancheggiata da pantere,domina il centro; agli angoli vengono narrate in modonaturale scene mitiche in scala minore.

    Linfluenza e levoluzione di questo capolavoro del-larchitettura e della plastica si ripercuotono nel vi seco-lo nelle colonie occidentali da Selinunte a Paestum.Anzitutto la concezione spaziale (a partire dallellenismosi parla di tempio pseudodiptero) fu variata attraver-so il raddoppiamento dei porticati frontali e lamplia-mento degli spazi interni. Anche la decorazione del tettocostituiva un vasto campo di sperimentazione: il tesorodi Gela a Olimpia offre in questo campo il miglioreesempio. Lordine dorico si pu peraltro gi conside-rare codificato con il tempio di Artemide a Corcira, che

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  • costituisce il punto pi alto dellinizio dellarchitetturain pietra. Nel vi secolo ha luogo un processo di diffe-renziazione regionale, con centri a Corinto, Argo edElide nel Peloponneso, con il nord-ovest della Grecia eDelfi, con lAttica, Egina e lEubea, pi lontano conappendici a Coo, Delo e Paro o fino alleolica Asso. Nel-linsieme per queste correnti confluirono in un cano-ne, in un sistema equilibrato di parti costruttive (fron-te di 6 colonne), forme e proporzioni che trov la suapi compiuta espressione nel tempio di Zeus a Olimpia,costruito tra il 470 e il 456. Questo canone viene supe-rato dal Partenone, iniziato nel 447 con fronti a 8 colon-ne, cella ampliata, un repertorio di forme e una decora-zione plastica di incredibile solennit, in seguito ine-guagliata, nel frontone, fregio, metope e immagine diculto. Con il Partenone gli influssi ionici e la correntedorica originaria vengono unificati.

    2. La nascita del tempio ionico.

    La costa occidentale dellAsia Minore e le isole egeeerano collegate fin dallet del Bronzo allarea culturalegreca attraverso le colonie micenee e le stazioni di com-mercio (scavi parziali a Nasso, Delo e Mileto). Durantei movimenti migratori dellxi secolo gruppi sporadiciappartenenti a stirpi cacciate dal territorio greco trova-rono qui nuovi spazi di insediamento sempre via navee conseguentemente vicino al mare45. Dalla Tessagliavenne colonizzata la costa intorno a Lesbo, lEolide.Nella parte mediana della regione costiera da Chio aMileto, il centro della Ionia, e sulle Cicladi si insedia-rono gli Achei provenienti dal Peloponneso. La pres-sione delle vicine culture anatoliche acceler la forma-zione della polis fortificata, come mostrano gli scavi diSmirne, che fu circondata da mura gi in et geometri-

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  • ca, nonch connotata come centro urbano dallagora e daun tempio cittadino. A partire dallviii secolo dodicicitt ioniche si associarono in una lega politico-religio-sa intorno a un santuario di Posidone, il Panionion.Analogamente gli abitanti delle Cicladi si riunironointorno al centrale tempio di Apollo a Delo. In Attica ein Eubea si mantenne la continuit di insediamento dalII al I millennio. Il mutamento dallarte submicenea aquella protogeometrica, documentato dalla ceramica,prese avvio qui. Atene si sent sempre legata agli Ioni,legame che trov in seguito la sua espressione politicanella lega delio-attica. Gli edifici sacri del vi secolo subi-scono sicuramente linflusso della potente scuola edili-zia di Corinto, anche se gli innumerevoli doni votivi difoggia ionica sullAcropoli di Atene testimoniano lap-partenenza a un popolo comune.

    La formazione di tipi e forme edilizie differenziatesulla base della comune koin geometrica cominci nelvii secolo. Le architetture regionali ioniche orientali,ioniche delle isole ed eoliche funzionano come i dialet-ti di una lingua comune.

    3. Architettura della Ionia orientale.

    I rinvenimenti archeologici dellet arcaica sono limi-tati, per ci che riguarda la costa dellAsia Minore, apochi scavi di profondit, cos che la nostra immaginedel vii secolo rimane lacunosa. LHeraion di Samo offrela rappresentazione pi completa di un grosso santua-rio extraurbano nel vii secolo46. Tempio e altare costi-tuiscono il centro, circondati da piccoli edifici cultuali(naskoi) e votivi. Una strada processionale conduce-va in citt; un portico lungo 70 m delimitava il piazza-le delle feste dalla parte del fiume; a sud, in direzionedella spiaggia, si trovava una vasca dacqua cultuale: qui

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  • era esposta come dono votivo una nave lunga circa 30m. Sul lato est da presumere lesistenza di un boschet-to sacro. Il santuario era pieno di offerte votive di pic-colo formato, tra le quali molti mobili riccamente ador-nati, utensili e figure di legno. La presenza di oggettivotivi di provenienza orientale, oltrech da Cipro edallEgitto, lascia intendere intensi rapporti commer-ciali. I modesti fabbricati di pietre squadrate di picco-lo taglio e pali in legno mostrano un razionale schema-tismo, ottenuto ad esempio attraverso lallineamento indue navate dei 36 pali del portico meridionale e lastruttura della costruzione, che sembra non avere nullaa che fare con lordine ionico amante della decora-zione. Ciononostante proprio questa struttura ad esse-re in un certo senso rivestita con le fantasiose orna-mentazioni e il repertorio di immagini derivate damodelli micenei e orientali. Purtroppo possiamo farciunidea dellornamentazione lignea intagliata, nellam-bito della quale senza dubbio occupavano un ruolo dirilievo volute e foglie e racemi vegetali cos come fregifigurati, soltanto attraverso la successiva decorazione inpietra. Da una parte lo schematismo della pianta, ordi-nata in base a un reticolo, con pareti assiali, colonne eraddoppiamento delle file delle colonne, dallaltra la ric-chezza del repertorio decorativo vegetale rimangonofino in et ellenistica una regola compositiva dellar-chitettura ionica.

    Nella potente citt mercantile di Mileto stato sca-vato un tempio di Atena47 che sorgeva sopra un mega-ron miceneo, probabilmente quale eredit cultuale; iltempio presentava, nello spazio di 7,25 m tra le ante inpietra, colonne centrali in legno del diametro di 30 cm.Qui possibile presupporre capitelli con volute, capitellisulle ante con tre livelli di volute e una fila di dentelli sullastretta travatura del tetto piatto.

    Particolarmente interessanti ma poco chiari sono i

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  • trave dappoggio sovrapposta, che per in questo casoaveva senza dubbio conservato la sua forma canonicacon volute intagliate. I capitelli interni potrebbero aversostenuto un abaco al posto delle volute allungate. Lin-sieme della trabeazione lignea andata perduta, tutta-via il tetto, verosimilmente a padiglione, della superfi-cie di 5500 m2, si conservato grazie alle sue perfetteterracotte corinzie e antefisse a palmetta, e dimostra chela gigantesca opera fu effettivamente portata a termine.Intorno al 560 si cominci a costruire di fronte al tem-pio un altare altrettanto colossale (36,616,6 m), model-lo degli altari pi tardi, fino a quello di Pergamo. Pos-senti fianchi frangivento decorati con serie di fogliee un fregio zoomorfo circondano il vero e proprio tavo-lo dellaltare da tre lati e terminano in ante a volute.Questo recinto di culto si apriva con una scala in dire-zione del tempio.

    Il tempio stesso dovette essere demolito non appenaportato a compimento. I costruttori, nel loro audaceesperimento, avevano sottovalutato il peso delledificioin pietra alto 20 m: i movimenti di assestamento pro-vocavano crolli nelledificio. Il tiranno Policrate inizi,intorno al 530, la costruzione sullo stesso luogo di unnuovo edificio, il tempio pi grande di tutta la Grecia,che tuttavia non fu mai portato a compimento.

    Nel vii secolo i Sami avevano preso parte alla fonda-zione di Naucrati sul Delta del Nilo, dove costruironoun tempio di Era con colonne in pietra, la cui decora-zione, ad esempio un fregio con cespi di loto, si ritrovaanche nellaltare di Reco. Il collegamento con lEgittoha sicuramente fornito un grande apporto alla rischiosaimpresa tecnica del colossale edificio samio; da un puntodi vista tipologico e morfologico, tuttavia, questo si interamente sviluppato nellambito della tradizionegreca50. Attraverso la concorrenza aumentarono dimen-sioni, attrezzature e pretese artistiche, in modo analo-

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  • ritrovamenti nellArtemision di Efeso. Dopo che il tem-pio periptero A di et tardogeometrica venne distruttoverso la fine del vii secolo dalle orde a cavallo dei Cim-meri, sulla vecchia e ormai restaurata base cultuale fucostruito un shk$ (C), cio il recinto di un cortilemonumentale (dimensioni del cortile: 15,328,5 m) chepresenta verso ovest la parete rinforzata attraverso unaporta e delle ante48. Questo presuppone una fronte dicolonne prostila, che forse correva intorno al shk$,dato che a ovest si sono conservate delle fondamentaparallele alla parete posteriore alla distanza di 2,6 m. Inquesto caso si potrebbe rappresentare esternamente ilmuro del recinto come un grande tempio periptero conalmeno otto colonne frontali. Trasversalmente rispettoa questo sacro recinto si trova una grande base di 3216m circa, verosimilmente destinata a un altare con muriesterni in marmo. Questo straordinario impianto erasicuramente incompiuto quando si inizi a costruire iltempio diptero D verso il 560, dal momento che man-cano resti della parte superiore delledificio.

    La concorrente Samo super intorno al 570 questostimolante edificio con il progetto pi ardito dellepoca:gli artisti-architetti Reco e Teodoro eressero il primotempio diptero49, di 100200 cubiti (52,5105 m), conperistasi raddoppiata, una spaziosa cella a tre navate conla base per limmagine di culto al centro e un profondopronao. Le 132 colonne in pietra del tempio, alte 15-18m, formavano nonostante la disposizione strettamen-te assiale una selva di colonne, un labirinto. Ladecorazione delledificio conferiva alle superfici unamobile vivacit. Le colonne con quaranta scanalaturesembravano coperte da pieghe sottili. Le basi in pietra,composte da una spira concava e da un toro convesso,sono decorate da una sequenza delicata di profili, tor-niti in modo regolare su una piattaforma girevole. Icapitelli erano formati anchessi da un toro e da una

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  • go a quanto accadde con le cattedrali francesi del xii exiii secolo d. C. A Efeso fu abbandonata, intorno al560, la costruzione C e si colleg il shk$ con la nuovaidea edilizia del tempio diptero (tempio D). Limpiegodel marmo per lintero alzato delledificio offriva possi-bilit plastiche mai raggiunte finora. Le basi delle colon-ne del lato occidentale cos come le sime esterne furonodecorate con rilievi figurati (con 300 m di sviluppo, ilpi grande ciclo a rilievo dellarte greca). In direzionedel shk$ aperto, il tetto marmoreo terminava con ante-fisse. La decorazione delledificio, conservata in unamolteplicit di frammenti, offre unimmagine sicura del-linsieme della parte superiore della costruzione.Lordine ionico, con la sua ricchezza, la sua molte-plicit, la sua naturale vivacit, trova qui il suo compi-mento e il suo punto pi alto, cos come quello dorico,severo e pieno di forza, raggiunge il suo apice a Corci-ra. LArtemision era ritenuto una delle sette meravigliedel mondo: proprio per questo Erostrato vi appicc ilfuoco nel 356. Fu ricostruito con piccole modifiche.

    Terzo tempio diptero della Ionia fu il tempio di Apol-lo a Didima, costruito intorno al 550, famoso santuariooracolare extraurbano della ricca citt di Mileto51, checon la sua rivolta scaten intorno al 500 le guerre per-siane. Anche questo edificio era preceduto, come aEfeso, da un pi piccolo shk$ con un nasko$, unafonte e lalloro sacro ad Apollo. Il progetto si rif, conla sua doppia peristasi di 821 colonne, al tempio dip-tero samio, per accosta 28 pilastri alle pareti delshk$ aperto, certo nella tradizione del primo arcaismo.Se si pu fare affidamento sul successivo edificio di etellenistica, allora si pu immaginare anche nel tempioarcaico una sala a due colonne e una porta per lap-parizione con soglia sopraelevata, dalla quale venivareso noto loracolo, entrambe situate fra il shk$ e ilpronao. Nellalzato, in marmo, si cerc di superare lAr-

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  • temision: korai circondano la base delle colonne, e per-sino sullarchitrave trovano posto leoni e gorgoni. Lin-tero tetto a padiglione era in marmo; solo per le colon-ne e per i muri della parte posteriore venne usato anchedel calcare.

    Numerosi resti a Chio, Eritre, Magnesia, Miunte eSamo indicano che, accanto a questi templi dipteri ecce-zionali, vi era anche unampia gamma di edifici di cultopi piccoli. A causa delle distruzioni e dellinterruzioneculturale provocata dalle guerre persiane non se ne pututtavia ricavare unimmagine compiuta dello sviluppodi et arcaica, anche se tale immagine in parte inte-grabile con le architetture di vii e vi secolo nelle colo-nie occidentali, come Metaponto, Locri, Paestum, Mor-gantina e Siracusa; architetture che, pur essendo moltooriginali, recano tuttavia forti influssi ionici52.

    4. Architettura cicladica.

    Le Cicladi costituivano, fin dallepoca della culturacicladica del III millennio, il ponte tra la madrepatriagreca e lAsia Minore. Limportante isola di Nasso, chenel II millennio fu dominata da una citt mercantilemicenea fortificata, esercit un ruolo guida anche a par-tire dallet geometrica. Il santuario di Dioniso a Yriaoffre la possibilit di seguire le fasi di sviluppo di untempio, dalloikos geometrico fino al prostilo protoar-caico. Limpulso decisivo fu dato dalla presenza delmarmo a grana grossa di Nasso e Paro, che gi nel viisecolo aveva portato alla nascita della grande plastica.Loikos dei Nassi53 a Delo unisce a una pianta antica(oikos con otto colonne centrali e verosimilmente pro-nao tristilo in antis) uno stupefacente sistema costrutti-vo dellalzato: le pareti in muratura e le colonne mar-moree insolitamente sottili sostengono un tetto visibile

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  • dallinterno, con travi portanti, arcarecci, correntini etegole interamente in marmo; le teste delle travi portantisono rivestite verso lesterno da lastre di marmo verti-cali. Al di sopra si dispone un kymation e il geison spor-gente in marmo. Si riconosce qui una forma particolaredella trabeazione ionica, sviluppatasi dalle possibilitofferte dalla solidit del marmo. Al posto dellorigina-ria cornice a dentelli una stretta trave in legno tipi-ca della trabeazione della Ionia orientale, viene intro-dotto il fregio, che pi tardi si offrir come supporto perrilievi figurati. Questa trabeazione ionico insularerimane vincolante anche nellarchitettura classica ate-niese (tempio di Atena Nike, Eretteo). Le porte vengo-no incorniciate da quattro monoliti in marmo, ai qualisono fissati i battenti; esse sostengono una propria cor-nice poggiata su modiglioni, formano cio una costru-zione nella costruzione a s, che venne decorata, nel visecolo, con sempre maggior lusso ornamentale. Accan-to alloikos, sopra una base di circa 36 tonnellate, unastatua in marmo di Apollo si ergeva pi alta delledifi-cio stesso.

    Questo sistema costruttivo in marmo caratterizzanche il tempio IV di Yria, costituito da uno spaziointerno e fronte prostila. Di un tempio di Paro pres-sappoco contemporaneo si recentemente rinvenutolacroterio centrale, una Gorgone in corsa.

    molteplice la variet di forme del tempio cicladi-co. Si tratta in tutti i casi di piccoli elementi costrutti-vi cubici con muri su tre lati, prostili o con fronte adante; mancano completamente i peripteri (ad eccezionedel tempio di Apollo a Nasso, iniziato dal tiranno Lig-dami e lasciato incompiuto). Larea di diffusione siestende da Nasso, Paro e Delo fino alla colonia paria diTaso e a Thermi e Kavalla, sulla costa tracia; ad essi siaggiungono i donari e gli edifici commissionati a Delfi,la sfinge dei Nassi e i quattro tesori ionici.

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  • Il modello rinvenuto in una tomba a Sellada sulliso-la di Tera, che raffigura, insieme alle sontuose portedella tradizione cicladica, sottili colonne su transenne,d unidea della fantasia formale prima della met delvi secolo54.

    Nel corso del vi secolo, mentre fu perfezionata latecnica di lavorazione del marmo e la decorazione archi-tettonica divenne sempre pi raffinata, i principcostruttivi veri e propri rimasero quasi inalterati, comerisulta dallinterno del tempio tardoarcaico di Demetraa Sangri, sullisola di Nasso, il cui tetto marmoreo,sostenuto da cinque colonne di altezza diversa con capi-telli con corona di foglie, lavorato in modo cos leg-gero da far trasparire la luce attraverso le tegole tra-sparenti55.

    Lesempio pi squisito per il tesoro dei Sifni,dedicato a Delfi prima del 525, che era, come dice Ero-doto, uno dei pi ricchi56. Intorno alledificio correil celebre fregio; la teoria di foglie, originariamentepolicroma, e i bordi del tetto sono dincredibile perfe-zione artistica, cos come le porte cicladiche. Lecariatidi una illustrazione del confronto di Vitruviotra colonna ionica e figure femminili riccamente deco-rate sono collocate su piedistalli. Esse si ritrovanoanche, con capitelli simili, sulla transenna del porticodelle korai ad Atene, a dimostrazione di come, in gene-re, le suggestioni provenienti dalle Cicladi vengano svi-luppate da Atene ma non abbiano futuro sulle isole, nelv secolo, a causa dellegemonia ateniese. Dalla fine delvi secolo si imposero progressivamente ad esempio aDelo, Paro, Taso e Ceo templi dorici promossi daEgina e dallAttica, ma conformati alla sensibilit stili-stica ionica57.

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  • 5. Architettura eolica.

    Anche in Eolide dodici citt si confederarono intor-no a un comune santuario di Apollo, il Gryneion nonancora scavato. Le citt principali erano Lesbo, Cuma,Larissa e Smirne, in seguito divenuta ionica. Accanto aun proprio dialetto, divenuto vincolante per la liricagrazie a Saffo, si origin anche un particolare dialettoarchitettonico, per quanto limitato a forme decorativequali basi, capitelli e teorie di foglie (il kymation lesbi-co)58. Capitelli con volute separate, che si elevano ver-ticalmente, si rifanno a modelli ciprioti e sono statimediati attraverso mobili di lusso, specialmente klnai.Nella forma della corona di foglie si ravvisano legamicon la cultura assiro-ittita e con lUrartu.

    Ventisei luoghi di rinvenimento indicano per il vii evi secolo unintensa attivit edilizia, ma solo in pochicasi da presumere lesistenza di templi.

    Al vertice si colloca il tempio di Atena a Smirne, eret-to verso il 600 sopra un tempio precedente59. Intorno auna cella forse ipetrale larga 8 m, allinterno della qualesi trova una grande base per limmagine di culto o perlaltare, fu elevata una peristasi lungo due o tre lati, dellecui colonne sono stati ritrovati numerosi elementi basi, tamburi, corone di foglie a forma di fungo e capi-telli a volute che rendono possibili diverse combina-zioni. La soluzione pi plausibile in virt del diametrounisce la corona di foglie al capitello; dipinta in modopolicromo, con foglie pendenti e fiori, essa come inta-gliata in bassorilievo. Anche i capitelli a volute, deiquali sono ricostruibili 24 esemplari di tipo diverso,sono ancora simili ai precedenti modelli lignei. La tra-beazione, a noi ignota, del vestibolo largo 6 m era senzadubbio in legno. Il peso della trabeazione deve averinsistito sulle palmette che si sviluppano tra le volute deicapitelli, e ci tradisce unignoranza strutturale,

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  • rispetto al capitello ionico o dorico, che sembra prove-nire piuttosto da un falegname che da un tktwn. Que-sto tipo di capitello eolico non si diffuse in seguito nel-larchitettura, ma rimase nei sostegni di doni votivi emobili fino in et ellenistica.

    A Neandria, una citt sui monti della Troade, fu sca-vato nel 1891 un tempio cittadino analogo, sulla cuiinterpretazione (periptero o oikos?) si tuttora in disac-cordo. Un podio di 12,925,7 m circonda un oikos a soli2 m di distanza. Delle colonne sono state rinvenuti capi-telli eolici a volute e due parti diverse di una corona difoglie, che anche in questo caso possono essere varia-mente attribuite a capitelli o basi. La corona di fogliesuperiore, pi piccola, appartiene verosimilmente allaparte delle volute, mentre quella inferiore ricade soprai capitelli separati allinterno della costruzione, che reg-gevano ancora un abaco in legno60. Da ci si arriva allasoluzione di un tempio periptero con 611 (o 712?)capitelli a volute esterni e 7 interni con corone di foglie.

    Altri due templi peripteri a Klopedi, nellisola diLesbo, attestano la preferenza degli Eoli per la perista-si. Ledificio pi antico, dellinizio del vi secolo, quasicompletamente distrutto, possedeva duton e pronao.Il pi recente, costruito intorno alla met del vi secolo,fu ricostruito con 817 colonne del diametro di appena60-70 cm, con un toro piatto come base e come ele-mento intermedio con la parte a volute. La peristasi, conle sue colonne sottili molto distanziate, comunica uneffetto di leggerezza e luminosit61.

    Larissa sullErmo dispone dellunico palazzo arcaicoconservato62, che presenta una facciata di tempio eolicocome atrio tra due edifici ad ala un antico motivo itti-ta (il Bit-Hilani), che continua a vivere presumibil-mente nel teatro greco, nella scena, quale rappresenta-zione del palazzo reale. La decorazione in terracotta deltetto, di cui a Larissa e Smirne ci sono stati ricchi rin-

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  • venimenti con fregi figurati, fu combinata con la tra-beazione in legno e inchiodata sulla cornice, sul marginedel tetto, e spesso anche sulle travi portanti. Anche peril tempio III di Yria sullisola di Nasso, del vii secolo, dimostrata lesistenza di un fregio con cavalli; e Paleo-castro, Melo e Taso hanno fornito esempi simili. La dif-fusione giunge fino a Metaponto63, dove fregi ionici concarri e guerrieri decoravano la trabeazione di tre oikoi delvii secolo. Nel singolare tempio dorico di Atena ad Assofregi figurati con centauri e scene di festa occupano addi-rittura lintero architrave.

    Sullacropoli di Larissa si trovava un piccolo tempio,un oikos di 35 m su un podio ingrandito in et poste-riore, che forse doveva ospitare una peristasi. In parti-colare si qui trovato il pi antico e originale capitelloeolico con volute inferiori supplementari, che viene inter-pretato come colonna votiva libera e rappresenta certouna delle prime colonne in pietra dellEolide64. Rinveni-menti a Focea (colonne e corona di foglie) attestano untempio di notevole importanza, purtroppo non ancorascavato65. Anche a Delo, Paro, Taso, cos come nei teso-ri delfici di Marsiglia e Clazomene, che prendono origi-ne da una capanna paria, e infine in Attica e ad Atenecompaiono capitelli di forma eolica, che testimoniano ladiffusione e commistione di una koin eolico-ionica.

    1 La seguente esposizione si limita allorigine e alla formazionedelledificio sacro greco dallxi fino al primo vi secolo, anzitutto nellamadrepatria greca e nellOriente ionico. Nelle note si sono tenute inconsiderazione soprattutto le nuove ricerche. La bibliografia fino al1950 in w. b. dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, London1950, pp. 342-82, completata fino al 1985 da g. gruben, Die Tempelder Griechen, Mnchen 1986, pp. 450 sgg. (alle pp. 446 sgg. vengonoanche spiegati i termini tecnici). Un articolo dettagliato si trova inEAA. I numeri degli anni e in modo particolare dei secoli vanno inte-si sempre avanti Cristo.

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  • 2 a. mazarakis, Contribution ltude de larchitecture religieusegrecque, in Lantiquit classique, LIV (1985), pp. 5 sgg.; a. j. maza-rakis-ainian, Early Greek temples: their origin and function, in r. hgg,n. marinatos e g. nordquist (a cura di), Early Greek Cult Practice,Stockholm 1998, pp. 105 sgg., con la tesi che i primi templi greci sianoderivati dallabitazione dei sovrani.

    3 Iliade, 6.297 sgg. hgg, marinatos e nordquist (a cura di), EarlyGreek Cult Practice cit., pp. 127 sgg.

    4 s. thalmann, The Adyton in the Greek Temples, Diss. Berkeley1976.

    5 n. marinatos e r. hgg (a cura di), Greek Sanctuaries, London1993, pp. 110 sgg., con bibliografia.

    6 g. lavas, Die Griechischen Tholos-Bauten, Thessalonike 1974;w. koenigs, Ein archaischer Rundbau im Kerameikos, in Kerameikos,XII, Berlin 1980; f. seiler, Die griechische Tholos, Mainz 1986.

    7 Un edificio rotondo di 8 m a Lathouresa (Attica) rappresenta unhapax. Esso fu eretto, non prima del vii secolo, in posizione centralein un insediamento di et geometrica sopra un luogo di sacrificio piantico. Un bancone disposto in cerchio e un focolare sacrificale semi-circolare, cos come numerosi doni votivi, fanno pensare a un banchettosacrificale collettivo, anche se non possibile stabilire se in onore diun eroe o di un dio; questa tholos era verosimilmente aperta (ipetrale).Cfr. da ultimo mazarakis-ainian, Early Greek temples cit., pp. 112 sg.La funzione di questo edificio rotondo trova chiaramente un seguitonelle tholoi classiche delle agorai di Atene ed Eretria, destinate ai ban-chetti pubblici. Un piccolo edificio rotondo munito di banconi rinve-nuto a Paro stato identificato nel santuario di Estia con focolarepubblico al centro (pubblicato in Archologischer Anzeiger, 1982,pp. 661 sgg.).

    8 marinatos e hgg (a cura di), Greek Sanctuaries cit., con diversiimportanti contributi e una bibliografia esaustiva di e. stby per glianni 1965-90.

    9 m. goldstein, The Setting of the Ritual Meal in Greek Sanctuaries,Michigan 1994.

    10 h. walter-karydi, Das Thearion von gina, in Archologi-scher Anzeiger, 1994, pp. 125 sgg.

    11 v. lambrinoudakis e g. gruben, Yria, in corso di stampa.12 j. coulton, The Architectural Development of the Greek Stoa,

    Oxford 1976; g. kuhn, Untersuchungen zur Funktion der Sulenhalle, inJahrbuch des Deutschen Archologischen Instituts, C (1985), pp.169 sgg.

    13 f. glaser, Antike Brunnenbauten, Wien 1983.

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  • 14 j. boehlau e k. schefold, Larisa am Hermos I, Berlin 1940.15 mazarakis-ainian, Early Greek temples cit., pp. 105 sgg.16 Cfr. i molteplici contributi pubblicati in d. musti e altri (a cura

    di), La transizione dal Miceneo allAlto Arcaismo. Dal palazzo alla citt,Atti del Convegno internazionale (Roma 1988), Roma 1991.

    17 In merito di fondamentale importanza r. hgg (a cura di), TheGreek Renaissance of the 8th Century, Stockholm 1983.

    18 Gli edifici geometrici sono raccolti in h. drerup, GriechischeBaukunst in geometrischer Zeit, Gttingen 1969, e completati da maza-rakis, Contribution cit.

    19 Da ultimo r. hgg, n. marinatos e n. coldstream, The Gia-malakis Model from Archanes, in musti e altri (a cura di), La transizio-ne cit., pp. 301 e 308.

    20 m. r. popham, p. g. calligas e l. h. sackett, Lefkandi II: TheProtogeometric Building at Toumba, II, Oxford 1993.

    21 p. auberson e k. schefold, Fhrer durch Eretria, Bern 1972; p.auberson, La reconstitution du Daphnphorion dErtrie, in AntikeKunst, XVII (1974), pp. 61 sgg.; da ultimo h. drerup, Das sogenannteDaphnephoreion in Eretria, in Saarbrcken Studien zur Archologieund Alten Geschichte, 1986, pp. 3 sgg. La denominazione di katm-pedon attestata per la prima volta in Iliade, 23.164, e si riferisce allagigantesca pira allestita per i funerali di Patroclo, delle dimensioni di100100 piedi: con questo non si dava una misura precisa, ma si vole-va semplicemente alludere a una dimensione straordinaria. Certamen-te i grandi templi di viii e vii secolo (Samo, Isthmia di Corinto, Argo,Mazaraki, Termo, Kalapodi) si limitano a una lunghezza di 30-35 m.

    22 Sono stati proposti: un recinto, che tuttavia non pu reggersi sulastre piatte di pietra (a. mallwitz, Zur Architektur Griechenlands im8. und 7. Jh., in Archologischer Anzeiger, 1981, pp. 621 sgg.); pun-telli obliqui a sostegno del tetto e della parete (drerup, GriechischeBaukunst cit., pp. 14, 117); una casa absidata larga circa 10 m con pare-ti su pali e riempimento a giunchi intrecciati (b. wesenberg, inArchologischer Anzeiger, 1982, pp. 149 sgg.); singole lastre di unapavimentazione originariamente continua (g. kuhn, Bau Bund TempelC in Thermos, in Mitteilungen des Deutschen Archologischen Insti-tuts (Athenische Abteilung), CVIII (1993), pp. 29 sgg.). Nuovi scavi:i. papapostolou, Thermos, in Ergon, 1993, pp. 44 sgg., con dubbicirca lesatta posizione delle lastre in pietra lasciate e documentate daiprimi scavi. Sul tempio C cfr. a. kalpaxis, Frharchaische Baukunst,Athen 1976, pp. 47 sgg.; i. bayer, Der Triglyphenfries von Termos c, inArchologischer Anzeiger, 1972, pp. 197 (con un errato tentativodi ricostruzione).

    23 m. petropoulos, Peripteros apsidotos geometrikos naos sto ano

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  • Mazaraki (Rakita) Patron, in Praktika 4. Diethnous Synedriou Pelo-ponnesiakon Spoudon, 1992-93, pp. 143-58. Sono grato allautore peruna guida dettagliata attraverso il suo scavo esemplare del 1995.

    24 c. nylander, Die sog. mykenischen Sulen auf der Akropolis inAthen, in Opuscula Atheniensia, IV (1963), pp. 31 sgg.

    25 w. schaber, Die archaischen Tempel der Artemis von Ephesos,Waldsassen 1982; a. bammer, Die Geschichte des Sekos im Artemisionvon Ephesos, in Jahreshefte des sterreichischen archologischenInstituts in Wien, LXII (1933), pp. 138 sgg.; id., A peripteros of theGeometric Period in the Artemision of Ephesos, in Anatolian Studies,XXXIX-XL (1989-90), pp. 137 sgg.; sullaltare: g. kuhn, Der Altar derArtemis in Ephesos, in Mitteilungen des Deutschen ArchologischenInstituts (Athenische Abteilung), XCIX (1984), pp. 199 sgg.

    26 h. kyrieleis, Fhrer durch das Heraion von Samos, Athen 1981,con bibliografia; id., The Heraion at Samos, in marinatos e hgg (a curadi), Greek Sanctuaries cit., pp. 125 sgg.; kalpaxis, FrharchaischeBaukunst cit., pp. 17, 35; h. kienast, Topographische Studien imHeraion von Samos, in Archologischer Anzeiger, 1992, pp. 117sgg., con dubbi sulla peristasi; drerup, Griechische Baukunst cit., pp.13 sgg., presuppone lesistenza di panche lungo la linea delle fonda-menta del-lHekatompedon II. Tuttavia manca lscra funzionale alpasto sacrificale, che si trova in genere nel tempio.

    27 Cfr. g. gruben, Die Sdhalle, in Mitteilungen des DeutschenArchologischen Instituts (Athenische Abteilung), LXXII (1957),pp. 52 sgg.

    28 Da ultimo r. felsch e altri, Apollon und Artemis oder Artemis undApollon?, in Archologischer Anzeiger, 1980, pp. 38-123 sgg.

    29 In generale: a. mallwitz, Olympia und seine Bauten, Mnchen1972; da ultimo: h. kyrieleis, Neue Ausgrabungen in Olympia, inAntike Welt, XXI (1990), pp. 177; nuova bibliografia in marina-tos e hgg (a cura di), Greek Sanctuaries cit., pp. 200 sgg.

    30 In generale: m. maass, Das antike Delphi, Darmstadt 1993 (conbibliografia); j.-f. bommelaer, Guide de Delphes, Paris 1991.

    31 Inno ad Apollo, 287 sgg.32 v. lambrinoudakis e g. gruben, Das neuentdeckte Heiligtum von

    Iria auf Naxos, in Archologischer Anzeiger, 1987, pp. 569 sgg.; id.,in Archaiognosia, V (1987 [1990]), pp. 133 sgg.; da ultimo g. gru-ben, Sule und Geblk, in Diskussionen zur Archologischen Baufor-schung, VI (1996).

    33 Iliade, 6.88 sgg., 6.269 sgg.34 t. schattner, Griechische Hausmodelle, Berlin 1990; i. trian-

    ti, Hausmodelle aus Mazi, in Mitteilungen des Deutschen Archolo-gischen Instituts (Athenische Abteilung), XCIX (1984), pp. 112 sgg.

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  • 35 Cfr. kalpaxis, Frharchaische Baukunst cit., pp. 66 sgg., figg. 45-46; i. bayer, Die Tempel von Dreros und Prinias A, Freiburg 1976, conconclusioni dubbie. Da ultimo g. rizza, Prinias. La citt arcaica sullaPatela, in musti e altri (a cura di), La transizione cit., pp. 331 sgg.

    36 vitruvio, 3.1.37 h. s. robinson, Roof tiles of the early seventh century B.C., in

    Mitteilungen des Deutschen Archologischen Instituts (AthenischeAbteilung), XCIX (1984), pp. 55 sgg.; m. roebuek, Archaic archi-tectural terracottas from Corinth, in Hesperia, LIX (1990), pp. 47 sgg.

    38 pindaro, Olimpiche, 13.21.39 o. brooner, Isthmia I und II, Princeton 1971-73; f. p. hemans,

    Isthmia, in AIA Newsletter, VII, 3 (1992), pp. 1 sgg.; e. gebhard,The evolution of a pan-Hellenic sanctuary, in marinatos e hgg (a curadi), Greek Sanctuaries cit., pp. 154 sgg.

    40 kalpaxis, Frharchaische Baukunst cit., pp. 42 sgg.; gruben, DieTempel cit., pp. 105 sgg.

    41 e. stby, The archaic temple of Athena Alea at Tegea, in Opu-scula Atheniensia, XVI (1986); cfr. American Journal of Archaeo-logy, XCVIII (1994), p. 313. Lautore interpreta le tracce del palo diuna transenna vicino allanta nord-ovest come resti di una strutturaaddossata; perci ipotizza un adito ad ovest e ricostruisce una serie dicolonne addossate intorno al na$ come nel tempio a Isthmia.

    42 vitruvio, 4.2.2.43 mallwitz, Olympia cit., pp. 137 sgg.; id., Das Heraion von

    Olympia, in Jahrbuch des Deutschen Archologischen Instituts,LXXXI (1966), pp. 310 sgg.; kalpaxis, Frharchaische Baukunst cit., pp.52 sgg.; id., Bemerkungen zu den Innensulen des Heraion von Olympia,in Mitteilungen des Deutschen Archologischen Instituts (AthenischeAbteilung), XC (1975), pp. 83 sgg.; h. philipp, Eherne Wnde, inArchologischer Anzeiger, 1994, pp. 489 sgg.; w. hoepfner, Innen-raum-Kapitelle, in Istanbuler Mitteilungen, XLIII (1993), pp. 417sgg.

    44 g. rodenwaldt e h. schleif, Korkyra I, Berlin 1940; e.-l.schwandner, Der ltere Porostempel der Aphaia auf Aegina, Berlin1985, pp. 124 sgg.; ch. wikander, The Artemision Sima and its possi-ble antecedents, in Hesperia, LIX (1990), pp. 275 sgg.; d. mertens,Der alte Heratempel in Paestum, Mainz 1993 (cfr. indice a p. 186); sulfrontone ovest: e. simon, Die Gtter der Griechen, Mnchen 1969, pp.170 sgg.; sul significato e la relazione con il frontone in calcare del-lAcropoli di Atene fondamentale k. schefold, Griechische Sagen-bilder, I, Mnchen 1993, pp. 174 e 180-83.

    45 Cfr. j. boardman, The Greeks Overseas, New York 1982 (ed.riveduta).

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  • 46 Fondamentale e. buschor e altri, Heraion von Samos: frhe Bau-ten, in Mitteilungen des Deutschen Archologischen Instituts (Athe-nische Abteilung), LV (1930) e LVIII (1933); gruben, Die Tempelcit., pp. 324 sgg.; da ultimo h. kyrieleis, Fhrer durch das Heraion vonSamos, Athen 1981 (con bibliografia); h. walter, Das griechische Hei-ligtum, Stuttgart 1990; h. kienast, Topographische Studien im Heraionvon Samos, in Archologischer Anzeiger, 1992, pp. 171 sgg.

    47 a. mallwitz, Der alte Athena-Tempel von Milet, in IstanbulerMitteilungen, XVIII (1968), pp. 89 sgg.

    48 Da ultimo a. bammer, Die Geschichte des Sekos im Artemision vonEphesos, in Jahreshefte des sterreichischen archologischen Institutsin Wien, LXII (1993), pp. 138 sgg.; id., Forschungen im Artemisionvon Ephesos von 1976 bis 1981, in Anatolian Studies, XXXII (1982),pp. 61 sgg.

    49 Cfr. j. coulton, Ancient Greek Architects at Work, Oxford 1977,pp. 32 sgg.

    50 Cfr. nota 48; w. schaber, Die archaischen Tempel der Artemis vonEphesos, Waldsassen 1982; dinsmoor, The Architecture cit., pp. 127sgg.; gruben, Die Tempel cit., pp. 348 sgg.; a. ohnesorg, InselionischeMarmordcher, Berlin 1993, pp. 102 sgg.

    51 g. gruben, Das archaische Didymaion, in Jahrbuch des Deut-schen Archologischen Instituts, LXXVIII (1963), pp. 78 sgg.; daultimo k. rheidt, in Diskussionen zur Archologischen Baufor-schung, VI (1996).

    52 In generale: mertens, Der alte Heratempel cit., pp. 162 sgg.53 p. courbin, LOikos des Naxiens, Paris 1980; ohnesorg, Inselioni-

    sche Marmordcher cit., pp. 136 sgg.; g. gruben, Die inselionische Ordnung,in Les grands ateliers darchitecture, Paris 1993, pp. 97 sgg.

    54 n. sapheiropoulos, Anaskaphi Selladas Thiras, in Praktika,1982, pp. 269 sgg.; t. schattner, Griechische Hausmodelle, in Mit-teilungen des Deutschen Archologischen Instituts (Athenische Abtei-lung), suppl. XV (1990), pp. 89, 213 sgg.

    55 gruben, Die Tempel cit., pp. 342 sgg. (con bibliografia a p. 459).56 erodoto, 3.57. g. daux e e. hansen, Le trsor de Siphnos, Paris

    1987.57 m. schuller, Der Artemistempel im Delion auf Paros, Berlin

    1991, pp. 81 sgg.; id., Die dorische Architektur der Kykladen in sptar-chaischer Zeit, in Jahrbuch des Deutschen Archologischen Instituts,C (1985), pp. 319 sgg.

    58 ph. btancourt, The Aeolic Style in Architecture, Princeton1977; e. walter-karydi, olische Kunst, in Antike Kunst, suppl. 7(1970), pp. 3 sgg.

    59 e. akurgal, Alt-Smyrna, Ankara 1983; g. kuhn, Der olische

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    Storia dellarte Einaudi 46

  • Tempel in Alt-Smyrna, in Marburger Winckelmann-Programm, 1986,pp. 39 sgg.; w. hoepfner, Innenraumkapitelle, in Istanbuler Mittei-lungen, XLIII (1993), pp. 421 sgg.

    60 b. wesenberg, Kapitelle und Basen, Dsseldorf 1971, p. 79, fig.164, propone di vedere una base nel piccolo toro con teoria di foglie:ne risultano colonne del diametro di 40 cm senza rastremazione! Cfr.hoepfner, Innenraumkapitelle cit., e kuhn, Der olische Tempel cit.

    61 btancourt, The Aeolic Style cit., pp. 82 sgg. (con bibliografia).62 Ibid., pp. 73 sgg. (con bibliografia).63 m. mertens-horn, Die archaischen Baufriese von Metapont, in

    Mitteilungen des Deutschen Archologischen Instituts (RmischeAbteilung), XCIX (1992), pp. 1 sgg.; a. akerstrm, Die architekto-nischen Terracotten Kleinasiens, Lund 1966.

    64 boehlau e schefold, Larisa cit.65 e. langlotz, Studien zur nordostgriechischen Kunst, Mainz 1975;

    akurgal, Alt-Smyrna cit., p. 85, tav. o.

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