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Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai numero 6 2012 ANNO XII - NUOVA SERIE - N.6 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2012 - Euro 3,00 - SPED. ABBONAMENTO POSTALE 70% - FILIALE DI ROMA La migliore offerta di Giuseppe Tornatore interviste Robert Redford Amato, Anderson, Assayas, Cintra, De Sio, Dayton/Faris, Giallini, Hillcoat, Manfredonia, Muccino, Nicchiarelli La parte degli angeli di Ken Loach Love is all you need di Susanne Bier

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Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essai

numero62012

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La migliore offertadi Giuseppe Tornatore

intervisteRobert Redford

Amato, Anderson, Assayas, Cintra, De Sio, Dayton/Faris, Giallini, Hillcoat, Manfredonia, Muccino, Nicchiarelli

La parte degli angelidi Ken Loach

Love is allyou need

di Susanne Bier

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www.bimfilm.com

PAUL BRANNIGAN JOHN HENSHAW GARY MAITLAND WILLIAM RUANE JASMIN RIGGINS ROGER ALLAM SIOBHAN REILLY & CHARLES MACLEANSIXTEEN FILMS WHY NOT PRODUCTIONS WILD BUNCH BFI LES FILMS DU FLEUVE URANIA PICTURES FRANCE 2 CINÉMA CANAL + CINÉCINÉMA SOFICINÉMA 8 LE PACTE CINÉART FRANCE TÉLÉVISIONS

SCENOGRAFIE FERGUS CLEGG RECORDIST RAY BECKETT CASTING KAHLEEN CRAWFORD COSTUMI CAROLE K FRASER DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA ROBBIE RYAN DIRETTORE DI PRODUZIONE PETER GALLAGHER MONTAGGIO JONATHAN MORRIS MUSICHE GEORGE FENTONPRODUTTORI ESECUTIVI PASCAL CAUCHETEUX VINCENT MARAVAL SCENEGGIATURA DI PAUL LAVERTY PRODOTTO DA REBECCA O’BRIEN REGIA DI KEN LOACH UNA COPRODUZIONE REGNO UNITO/FRANCIA/BELGIO/ITALIA

Comp

acta

dal 13 dicembre al cinema

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e d i t o r i a l e

VIVILCINEMABimestrale d’informazione

cinematografica fondato da Claudio Zanchi

n°6/2012 nuova serieNovembre/Dicembre 2012

Direttore responsabile:Mario Mazzetti

n . 6 / 2 0 1 2

Voltare paginaIl cinema come specchio del Paese: cosa occorre perrilanciare un settore dalle buone potenzialità, a pattodi credervi e di instaurare un dialogo costruttivo

•••È iniziato il conto alla rovescia rispetto alla data indicata dai distributoriinternazionali: dal gennaio 2014 non saranno più stampate copie in 35mm e i cinema ditutto il mondo dovranno aver digitalizzato gli impianti di proiezione, pena l’esclusione dalmercato. Un processo già quasi concluso in Francia, dove il settore ha talmente tante risorseda poter badare a se stesso, e Gran Bretagna, dove si è dato vita a un’associazionemutualistica per provvedere alle necessità delle sale indipendenti. Da noi poco più del 50%dei cinema sono digitalizzati e le sale d’essai sono ancora più indietro: le misure incentivantici sono ma la sensazione complessiva è che una gestione unitaria del processo sia mancata eche, come spesso accade, all’avvicinarsi dell’ora cruciale saranno effettuati i passi necessaricon spasmodica frenesia. La distribuzione, che beneficerà maggiormente delle opportunitàtecnologiche e dei minori costi del digitale, partecipa col meccanismo della virtual print feealla condivisione dell’investimento ma quello che ha fatto, in negativo, la differenzarispetto ad altri mercati è l’inclusione delle piccole e microimprese che hanno difficoltà diaccesso alle misure predisposte. Qui fa gioco l’intervento degli enti territoriali, anche se lacrisi economica ha sinora limitato le risposte adeguate, salvo fortunate eccezioni. Unlegame col territorio che vede le delegazioni Fice in primo piano, perché la qualità è unconnotato essenziale delle sale cittadine.

Il problema di fondo è continuare a credere al Cinema come luogo di aggregazione,industria strategica, cassa di risonanza per i successivi media, dall’home video allatelevisione alle nuove frontiere Internet e video on demand: mentre la CommissioneEuropea sperimenta nuove forme di diffusione dell’opera audiovisiva, ci si interroga sullanecessità di mantenere la cosiddetta “finestra” che consente al mercato sala una piccolaesclusiva temporale di sfruttamento, utile per consolidare la valorizzazione del prodottoprima di vederlo sugli altri media. Mentre altrove il Cinema al cinema è un dogma, modelloda incentivare e promuovere, da noi alcuni professionisti sono i primi a voler relegare lasala a una mera funzione di vetrina, ignorando che viene prima per due ottimi motivi:garantisce visibilità e redditività e ha il valore aggiunto dell’evento socioculturale, dellacondivisione in una sala buia il cui fascino continua a non avere eguali rispetto agli schermisempre più piccoli di ogni fruizione successiva. La filiera audiovisiva non può che trarrevantaggio dal rafforzamento del mercato sala, senza arroccamenti e sviluppando ciascunnuovo mezzo di diffusione, ma senza svendere o svilire la Settima Arte.

Vogliamo chiudere il 2012 guardando con ottimismo e fiducia al nuovo anno, nonostantetutto: i professionisti del settore non potranno che dar vita a iniziative promozionaliadeguate per rilanciare il Cinema, così come non si potrà prescindere da una stagione estivacaratterizzata da un’offerta di film completa e ricca di opere nazionali e d’essai; il mondodella scuola sarà coinvolto in un progetto pilota di educazione all’immagine per rinnovare illegame con le nuove generazioni, spettatori di domani, oggi piuttosto de-alfabetizzati; ilcinema italiano, rinnovando generi e linguaggi (in tal senso i recenti Ali ha gli occhi azzurridi Giovannesi e Cosimo e Nicole di Amato), potrà ritrovare la sintonia col pubblico italiano eproporsi all’estero con maggior forza (lo dimostra l’accoglienza riservata alla recenterassegna di Seattle); i distributori incentiveranno programmazioni flessibili e differenziate,grazie al digitale, come leva per attrarre nuove fasce di spettatori. C’è bisogno insomma divoltare pagina, di ritrovare slancio, ottimismo, il senso di un futuro, e ciò potrà avvenireattraverso un dialogo costruttivo, la condivisione di obiettivi e strategie.

Ai nostri lettori, i migliori auguri di un Felice Anno Nuovo.

MARIO LORINIpresidente FICE

Cover story26 La migliore offertadi Giuseppe Tornatore(Franco Montini)

In copertina: Geoffrey Rush(foto di Stefano Schirato)

Interviste14 Suzanne Bier (Barbara Corsi)

16 Ken Loach (Federico Pontiggia)

18 Susanna Nicchiarelli (Federico Pontiggia)

19 Giulio Manfredonia (Marco Spagnoli)

22 Gabriele Muccino (Marco Spagnoli)

23 Luis Miguel Cintra (Barbara Corsi)

24 Wes Anderson (Cristiana Paternò)

25 Olivier Assayas (Barbara Corsi)

30 Giuliana De Sio (Franco Montini)

31 Marco Giallini (Marco Spagnoli)

32 Francesco Amato (Anna Maria Pasetti)

33 Jonathan Dayton eValerie Faris (Anna Maria Pasetti)

34 John Hillcoat (Federico Pontiggia)

35 Robert Redford (Anna Maria Pasetti)

Speciali 5 Efa - I premi del cinema europeo (Mario Mazzetti)

8 Torino Film Festival (Cristiana Paternò)

12 Festival - Roma, Londra, Firenze, Salonicco(F. Montini, G. Ottone, B. Corsi, C. Barbo)

46 Incontri Fice - Fotoracconto

Rubriche4 Notizie48 Mondo d’essai

Marina Marzotto (Marta Proietti)

50 Detour (Umberto Ferrari)

51 Polvere di Stelle (Giovanni M. Rossi)

52 Cult dvd (Gabriele Spila)

52 Docuclub (Maurizio di Rienzo)

53 Cinema di carta (Chiara Barbo)

54 Colonna sonora (Mario Mazzetti)

Schede critiche41 BELLAS MARIPOSAS 38 LA BICICLETTA VERDE 44 LA BOTTEGA DEI SUICIDI42 BUON ANNO, SARAJEVO 43 CI VEDIAMO A CASA32 COSIMO E NICOLE 38 LA CUOCA DEL PRESIDENTE43 DI NUOVO IN GIOCO44 ERNEST & CELESTINE42 E SE VIVESSIMO TUTTI INSIEME?41 FRANKENWEENIE 39 GRANDI SPERANZE45 ITAKER34 LAWLESS36 LOVE IS ALL YOU NEED 45 MEDICI CON L’AFRICA 37 MOONRISE KINGDOM - UNA FUGA D’AMORE36 LA PARTE DEGLI ANGELI39 QUALCOSA NELL’ARIA – APRÈS MAI35 LA REGOLA DEL SILENZIO33 RUBY SPARKS40 LA SCOPERTA DELL’ALBA 45 L’UOMO CHE AMAVA IL CINEMA37 VITA DI PI 40 UN WEEKEND REALE

Hanno collaborato a questo numero: Silvia Angrisani, Chiara Barbo, DomenicoBarone, Barbara Corsi, Maurizio Di Rienzo, Umberto Ferrari, Mario Mazzetti, FrancoMontini, Giovanni Ottone, Anna Maria Pasetti, Cristiana Paternò, Marcella Peruggini,Federico Pontiggia, Marta Proietti, Giovanni Maria Rossi, Marco Spagnoli, GabrieleSpila, Davide Zanza ...Segreteria per l’editore: Stefania Trenca ...Progettografico: Geppy Sferra ...Editore per conto della Fice: Spettacolo Service srl, via diVilla Patrizi 10, 00161 Roma, tel. 06/884.731 - Rivista fondata dalla Coop.L’Atelier di Firenze, pubblicata dalla Fice: via di Villa Patrizi 10, 00161 Roma,tel. 06/884.731, fax 06/440.42.55 ...Impagin. e stampa: Inprinting srl, Via

Dalbono 35, Roma ...Abbonamento annuo: euro 15,00 sul C.C. Postale n°61358016 intestato a Spettacolo Service srl, Via di Villa Patrizi 10, 00161 Roma -Numeri arretrati euro 3,50 ...Concess.ria esclusiva per la pubblicità: A.P.S.ADVERTISING srl - Via Tor de' Schiavi, 355 - 00177 Roma - Tel. 06.89015166 -06.89015167 - www.apsadvertising.it, [email protected]. Trib. di Roma n. 382 dell’ 11/9/2000 (già Trib Firenze n. 3642 del17/12/1987) Sped. Abb. postale 70% Chiuso in redazione il 22/11/2012 - stampato per conto della Inprinting srl presso lo stabilimento “Grafiche PFG” Spa

Bimestrale d’informazione cinematografica edito dalla FICE - Federazione Italiana Cinema d’Essainumero62012AN

NO XII - NUOVA SERIE - N.6 - NOVEMBRE/DICEM

BRE 2012 - Euro 3,00 - SPED

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ENTO

POSTALE 70% - FILIALE DI ROMA

La migliore offerta

di Giuseppe Tornatore

interviste

RobertRedfor

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Amato, Anderson

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Dayton/Faris,

Giallini,

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Muccino, Nicchi

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La parte

degli angeli

di Ken Loach

Love is allyou need

di Susanne Bier

e-mail: [email protected] ...web:www.fice.it

Nel numero scorso, l’intervista di copertina a Paolo Virzì è stata erroneamente attribuita a Franco Montinianziché alla sua autrice, Barbara Corsi. Ce ne scusiamo con l’interessata e con i lettori.

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4 V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

••• CINEMA ITALIANO AD ANNECY La 30^ edizione di Annecy Cinéma Italien, apertasi con Cesare deve morire dei Taviani, ha vistopremiare La kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo. Premio speciale della giuria (composta daPascal Thomas, Gianni Amelio, Francesco Bruni, Felice Laudadio e Reinhardt Wagner) a Tutti irumori del mare di Federico Brugia, migliori attori Valeria Golino per la kryptonite e AlessandroTiberi per Workers – Pronti a tutto. In concorso anche Cavalli (premio del pubblico), Padroni dicasa e tre inediti: Tra cinque minuti in scena, opera prima di Laura Chiossone con Gianna Coletti,Anna Canzi e Gianfelice Imparato, storia di un’attrice teatrale e della madre non più autonoma cheha vinto il premio della giuria Cicae; l’opera seconda Il pasticciere di Luigi Sardiello, con AntonioCatania, Rosaria Russo, Ennio Fantastichini ed Emilio Solfrizzi; Transeurope Hotel di Luigi Cinquecon Pippo Delbono, Peppe Servillo e Petra Magoni. Concorso documentari vinto da Africa NeraMarmo Bianco di Clemente Bicocchi, premio speciale ex aequo Le perle di ritorno di FrancoBasaglia e Ritals. Domani me ne vado di Sophie e Annalisa Chiarello. Premio Sergio Leone aDaniele Vicari e omaggio a Luchino Visconti.

••• FILMMAKER FESTIVAL A MILANOFino al 9 dicembre allo Spazio Oberdan e alla Fabbrica del Vapore di Milano Filmmaker, edizionen. 17: oltre al concorso internazionale e alle sezioni Milanometropoli e Fuori Formato, il bandoPassion per finanziare tre progetti di registe under 35 (tra le giurate Alina Marazzi, il cui Tuttoparla di te ha aperto la rassegna), il laboratorio produttivo per giovani autori affidato tra gli altri aMichelangelo Frammartino e Leonardo Di Costanzo e poi le anteprime, tra cui Holy motors di LéosCarax. Retrospettiva dedicata al canadese Allan King, padre della docufiction (filmmakerfest.com).

••• LA FANTASCIENZA A TRIESTELa sala Tripcovich e la Casa del Cinema di Trieste ospitano fino al 9 dicembre Science+Fiction, ilfestival della fantascienza giunto alla 12^ edizione. I mondi del fantastico, i linguaggi sperimentali ele nuove tecnologie al centro della rassegna, organizzata da La Cappella Underground conanteprime e i tre concorsi: internazionale, europeo e per corti. Gli incontri, il premio per registiemergenti, il premio alla carriera e le masterclass completano il programma (scienceplusfiction.org).Tra i titoli in cartellone: Cockneys vs. Zombies, Grabbers, Resolution, il trittico coreanoDoomsday book, il francese Holy motors e Rec 3.

••• RASSEGNE E FESTIVALXVII edizione del Roma Film Festival, presidente Adriano Pintaldi: alla Casa del Cinema dal 18 al30 dicembre omaggio a Stefania Sandrelli con una rassegna a ingresso gratuito di 40 dei 125 filminterpretati dall’attrice, che riceverà il premio alla carriera prima di scoprire il doc StefaniaSandrelli – L’arte di essere donna, curato dallo stesso Pintaldi …CortiSonici, festival per cortimax 15’, a Varese dal 19 al 23 marzo 2013, scadenza 20 dicembre (bando su associazionecortisonici.it)…Soprasottovento, concorso per cortometraggi sulla vela e l’andar per mare di max 15’, scad. 1maggio 2013, formulario sui siti barcolana.it e maremetraggio.com.

••• SI GIRA NEL MONDO Marco Bellocchio prepara un dramma sull’Inquisizione, La prigione di Bobbio, e a seguire i Pagliaccidi Leoncavallo ambientati in un ospedale psichiatrico …40 anni di storia patria attraverso le vicende diun soldato semplice, Elio Germano: L’ultima ruota del carro è la nuova regia di Giovanni Veronesi.Nel cast anche Alessandra Mastronardi, Vanessa Raffaele, Ricky Memphis e Sergio Rubini …FrancescoPrisco esordisce con Nottetempo, storia d’amore e vendetta che ruota attorno a un incidentestradale. Nel cast Giorgio Pasotti, Nina Torresi, Gianfelice Imparato …Jodie Foster prepara Moneymonster, un esperto di borsa ostaggio in diretta tv dell’uomo che ha seguito i suoi consigli…L’affondamento della Coventry durante la guerra delle Falkland al centro di Destroyer, regia diTom Shankland, con Paul Bettany e Matthew Goode …Sarà Zoe Saldana a interpretare l’immortaleNina Simone nel biopic diretto da Cynthia Mort e prodotto dalla britannica Ealing Metro …Non èfacile adattare per lo schermo Joseph Conrad ma il documentarista Julien Samani si cimenta colracconto Giovinezza: odissea di una nave e viaggio iniziatico di un marinaio inesperto …StephenFrears prepara Philomena, dal romanzo di Martin Sixsmith: Judy Dench interpreta la donna allaricerca del figlio che fu costretta a dare in adozione nell’Irlanda degli anni ’50 …Christoph Waltz saràGorbaciov in Reykjavik, che Mike Newell dedica allo storico summit dell’86 con Ronald Reagan,interpretato da Michael Douglas …Il documentario Mea maxima culpa: silence in the house ofGod, che Alex Gibney (premio Oscar per Taxi to the dark side) ha dedicato ai casi di pedofilia nellachiesa cattolica, uscirà anche in Italia la prossima primavera grazie a Feltrinelli …Dopo la trilogiaParadise che si concluderà a Berlino, Ulrich Seidl torna al tema del turismo sessuale di donne mature inKenya col documentario Old is gold …Il batterista degli U2 Larry Mullen jr. con Juliette Binoche in Athousand times good night di Erik Poppe, storia di una fotografa di guerra …Un fotografocelebrato, Sebastiao Salgado, anche nel doc Shade and light che Wim Wenders prepara in tempoper la mostra Genesis sui luoghi incontaminati della Terra …George Clooney prepara Themonuments men con Cate Blanchett, Daniel Craig, Jean Dujardin, thriller sul recupero delle opered’arte trafugate dai nazisti … Jérémie Renier e Bouli Lanners ne La confrérie des larmes di Jean-Baptiste Andréa: un ex poliziotto disoccupato e l’offerta di un lauto compenso per trasportare unavaligetta misteriosa … La relazione tra lo scrittore Thomas Wolfe e l’editore Max Perkins (MichaelFassbender e Colin Firth) in Genius …E la Streep? Dopo Il matrimonio che vorrei, l’attrice tre voltepremio Oscar sarà la matrona della famiglia di August: Osage County, dalla pièce di Tracy Letts,supercast che include Julia Roberts, Ewan McGregor, Abigail Breslin, Juliette Lewis, Chris Cooper, SamShepard. Si parla di lei anche come protagonista del nuovo musical di Rob Marshall, Into thewoods, nel quale interpreterà una strega che travia i personaggi delle fiabe.

n o t i z i e f i c e

••• FILM D’ESSAIRiunitasi a fine ottobre, la commissioneministeriale per i film d’essai haattribuito la qualifica a numerosi film,tra cui: Cena tra amici, La collinadei papaveri, Elles, E se vivessimotutti insieme?, Un’estate dagiganti, Il gemello, Il matrimonioche vorrei, Le migliori cose delmondo, Paris-Manhattan,Singolarità di una ragazza bionda,Tutti i rumori del mare, il docWoody. Qualifica automatica per inuovi titoli di “interesse culturale”:accanto ai discutibili Viva l’Italia e Ilpeggior natale della mia vita(entrambi senza finanziamento statale)si segnalano le nuove opere di PaoloSorrentino (La grande bellezza),Paolo Virzì (Il capitale umano), SergioRubini, Giulio Manfredonia, AliceRohrwacher, Italo Spinelli, Peter DelMonte, Gianni Zanasi, VincenzoTerracciano, Renato De Maria. Tra leopere prime e seconde, i nuovi progettidi Andrea Segre (Il legno e il miele),Andrea Zaccariello, Sophie Chiarello,Claudio Amendola, Francesco Prisco.

••• EURIMAGES PER FILM EUROPEIRinnovato il sostegno di Eurimages per18 coproduzioni europee. 5,4 milioni dieuro destinati, tra gli altri, a: Aga diHiner Saleem (Vodka lemon), A nine-minute interval di CorneliuPorumboiu (A est di Bucarest), Dancingarabs di Eran Riklis (Il giardino dilimoni), Le passé di Asghar Farhadi(Una separazione), Sister of mercy diPawel Pawlikowski (My summer oflove), The cut di Fatih Akin (Soulkitchen), Zoran – Il mio nipotescemo dell’italiano Matteo Oleotto.

••• FILM DELLA CRITICAIl Sindacato Critici Cinematografici(Sncci) guidato da Franco Montini haassegnato il marchio “Film della critica”ad Amour di Haneke, a Kuf-Muffa delturco Ali Aydin, molto apprezzato allaSettimana della Critica veneziana, e aldoc Terramatta di Costanza Quatriglio,alle Giornate degli Autori del Lido.

••• SCHERMI DI QUALITÀPresentati a Roma i dati della VIIedizione del progetto speciale Schermidi Qualità, finanziato dal ministerobeni e attività culturali per la diffusionedel cinema d’essai italiano ed europeo.Le 792 sale del circuito resistono megliodi altre alle difficoltà del mercato, e glistudi dei professori Gianni Celata-GiuliaMarinelli e Bruno Zambardino hannoevidenziato la virtuosità dell’impianto(Cesare deve morire, per fare unesempio, ha registrato sugli “schermi diqualità” l’82,4% delle presenze totali.Consegnato anche il premio cheun’apposita giuria ha assegnato aSalvatore Mereu per Bellas mariposastra i film italiani di Venezia.

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••• È Malta la sede dell’edizione 2012 degli European Film Awards, i premi del cinemaeuropeo. A scorrere i titoli candidati si evince innanzitutto che l’annata è stata buona, con filmdi enorme successo come Quasi amici (che vede candidati, oltre al film, i due protagonistiCluzet-Sy e la sceneggiatura, scritta dagli stessi registi Nakache-Toledano) e opere già celebrateai principali festival, come Amour (oltre al film, sacrosante candidature per la regia e lasceneggiatura di Haneke, i protagonisti Trintignant e Riva e poi la fotografia di Khondji),Cesare deve morire (oltre a film e regia, il montaggio di Roberto Perpignani) e Il sospetto(film, regia e sceneggiatura di Thomas Vinterberg, quest’ultima con Tobias Lindholm,l’interpretazione di Mads Mikkelsen già premiata a Cannes e il montaggio). Completano lasestina del miglior film il tedesco Barbara di Christian Petzold, l’unico inedito in Italia(distribuirà la Bim), che vede candidata anche la protagonista Nina Hoss nei panni di un medicosotto sorveglianza della Stasi; e l’inglese Shame, che più di un anno fa abbiamo applaudito aVenezia (doverosa candidatura per Michael Fassbender, oltre che per la regia di SteveMcQueen, il montaggio e la fotografia). A titoli più rigorosi, come il turco C’era una volta inAnatolia, il romeno Oltre le colline di Cristian Mungiu e il Leone d’oro 2011 Faust diAleksandr Sokurov, spetta la “seconda fila”, anche se Nuri Bilge Ceylan ha giustamenteguadagnato la nomination per la regia (in lizza anche la fotografia); se la storia vera diesorcismo vede candidata la sceneggiatura dello stesso Mungiu, la rivisitazione del mitofaustiano ottiene due candidature per fotografia e scenografia. Carnage ha visto menzionatel’interpretazione di Kate Winslet e la sceneggiatura a firma Polanski e Reza. Ulteriori titoliconsiderati, Io sono Li di Andrea Segre per le musiche di François Couturier (nella stessacategoria l’unica menzione per il film di Ken Loach) e poi La talpa, il danese A royal affair, ilbelga A perdre la raison, l’austriaco Paradise: love, primo capitolo della trilogia che siconcluderà alla Berlinale.Belle sorprese dalle opere prime, due delle quali incentrate sull’assenza della figura materna:Broken, il favorito ai premi Bafta del cinema britannico indipendente, che incrocia le vicendedrammatiche di tre nuclei familiari con una ragazzina a fare da collante (tra gli interpreti TimRoth), e l’olandese Kauwboy che vede protagonista un ragazzino tra rimozione del lutto econtrasto con la figura paterna. Tra i cartoni animati, l’ultima opera di casa Aardman Pirati!, lospagnolo Rughe e il ceco Alois Nebel, mentre tra i documentari si riaffaccia Julien Temple conLondon – The modern Babylon, ritratto di una capitale tra luci e ombre. Nell’anno delgrande ritorno con Io e te, l’Efa celebra Bernardo Bertolucci con il premio alla carriera.

• MARIO MAZZETTI

s p e c i a l e

I premi Efa 2012 CandidatureFILM: Amour, Barbara, Cesare deve morire, Quasiamici, Shame, Il sospetto

REGIA: Nuri Bilge Ceylan (C’era una volta inAnatolia), Michael Haneke (Amour), SteveMcQueen (Shame), Paolo & Vittorio Taviani (Cesaredeve morire), Thomas Vinterberg (Il sospetto)

ATTRICE: Emilie Dequenne (A perdre la raison),Nina Hoss (Barbara), Emmanuelle Riva (Amour),Margarethe Tiesel (Paradise: love), Kate Winslet(Carnage)

ATTORE: François Cluzet e Omar Sy (Quasi amici),Michael Fassbender (Shame), Mads Mikkelsen (Ilsospetto), Gary Oldman (La talpa), Jean-LouisTrintignant (Amour)

SCENEGGIATURA: M. Haneke (Amour), TobiasLindholm, T. Vinterberg (Il sospetto), CristianMungiu (Oltre le colline), Olivier Nakache, EricToledano (Quasi amici), Roman Polanski, YasminaReza (Carnage)

FOTOGRAFIA: Sean Bobbitt (Shame), BrunoDelbonnel (Faust), Darius Khondji (Amour),Gokhan Tiryaki (C’era una volta in Anatolia), HoyteVan Hoytema (La talpa)

MONTAGGIO: Cesare deve morire, Il sospetto,Shame

SCENOGRAFIA: Faust, A royal affair, La talpa

MUSICHE: Io sono Li, La parte degli angeli, A royalaffair, La talpa

OPERA PRIMA: Broken di Rufus Norris (GB),Kauwboy di Boudewijn Koole (Olanda), Reportedmissing di Jan Speckenbach (Germania), Teddybear di Mads Mattiesen (Danimarca), Twilightportrait di Angelina Nikonova (Russia)

DOCUMENTARIO: Hiver nomade di Manuel vonSturler (Svizzera), London – The modern Babylon diJulien Temple (GB), Le thé ou l’electricité di Jéromele Maire (Belgio)

ANIMAZIONE: Alois Nebel di Tomas Lunak,Arrugas di Ignacio Ferreras, Pirati! Briganti dastrapazzo di Peter Lord

PREMIO ALLA CARRIERA: Bernardo Bertolucci

I premi Efa 2012Svelate le candidature dei premi del cinema europeo, che saranno assegnati a Malta a inizio dicembre. I fratelliTaviani tra i contendenti, al fianco di Haneke, Vinterberg, la coppia di “Quasi amici”. Premio alla carriera a Bertolucci

QUASI AMICIAMOUR

BARBARA

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••• Ultimo anno per GianniAmelio, il secondo direttore regista per ilTorino Film Festival dopo Nanni Moretti,tradizione che sembra sarà confermata anchealla prossima tornata. Intanto la 30^ edizionesi è conclusa con Ginger & Rosa di SallyPotter (suo l’indimenticabile Orlando) conprotagoniste le due amiche adolescenti deltitolo, inseparabili nella Londra ribollentedegli anni ‘60 con le marce antinucleari, lediscussioni sul sesso, l’esplosione di un nuovo,provocatorio modo di vestirsi. La madrinadella serata di chiusura era Ambra Angiolini,quella dell’apertura Claudia Gerini, “dueattrici belle e intelligenti”, come le definiscel’autore di Porte aperte. Mentre il filmd’apertura, Quartet, ha assicurato al festival ilfascino evergreen di un personaggio comeDustin Hoffman, che ha deciso di esordirenella regia alla verde età di 75 anni con unacommedia piena di humour e tenerezza,ambientata in una casa di riposo per cantantilirici e musicisti nella campagna inglese. Nelfilm, interpretato da Maggie Smith, TomCourtenay, Billy Connelly, Paul Collins eMichael Gambon, il rap si mescola con Mozarte l’arte cura i disastri della vecchiaia in un

chiaro tentativo di testamento artistico eumano. Classicità e nostalgia anche nellascelta di assegnare il Gran Premio Torino adun autore come Ettore Scola. L'artefice dicapolavori indimenticabili come C'eravamotanto amati, Una giornata particolare eBrutti sporchi e cattivi, di film osannati dallacritica come Ballando ballando e dal pubblicocome La famiglia, classe 1931, ha scelto diritirarsi dal set nel 2003 (ma potrebbetornarvi). Il festival avrebbe dovuto premiareanche Ken Loach, ma all'ultimo momento lasua presenza è stata annullata.La personale di Joseph Losey, curata daEmanuela Martini con 37 titoli, hariproposto tutti i lungometraggi e alcuni deifilm pubblicitari e dei documentarirealizzati negli anni ‘40 e ‘50 da un registaimmenso, in alcuni casi sottovalutato e pococonosciuto dai giovani, con opere come Ilservo e Messaggero d’amore. A Torinoc’erano Patricia Mohan Losey, vedovadell’autore e sua collaboratrice durante laseconda parte della sua carriera, quando èstata co-sceneggiatrice di Les routes du Sud,Don Giovanni e Steaming, e Marek Losey,figlio del figlio, che ha portato il

lungometraggio d’esordio, The hide. Altroomaggio cinefilo quello al portoghese MiguelGomes. L’ultimo suo film, Tabu, è unmelodramma asciutto dalle immagini diraffinato bianco e nero che rende omaggio alcinema muto e rievoca il passato coloniale delPortogallo attraverso la storia di un amoreperduto.Il concorso Torino 30 è riservato a opereprime, seconde o terze con 16 titoli inediti delcosiddetto “cinema giovane”, tra cui 3 italiani:Noi non siamo come James Bond deldocumentarista Mario Balsamo, che narra inprima persona l’avventura con un amico divecchio data, attraverso un viaggio rimastoindelebile nei loro ricordi, il mito di 007 e diSean Connery e la recente lotta contro untumore. Dopo l’esordio science fiction conL’ultimo terrestre, Gianni Pacinotti in arteGipi ha realizzato Smettere di fumarefumando: da quaranta sigarette a zero inun ironico e anarchico diario pubblico,niente palliativi, niente cerotti allanicotina o sigarette finte, solodepressione e delirio. Su re di GiovanniColumbu si confronta con la Passionedi Gesù, dall’Ultima Cena alla

Tor in o 2s p e c i a l e

L’anno delle celebrazioniL’anno delle celebrazioniTrasuda cinefilia la rassegna torinese diretta da Gianni Amelio, giunta alla XXX edizione,inaugurata da “Quartet” dell’esordiente (alla regia) Dustin Hoffman e impreziosito daanteprime italiane quali “Anna Karenina” e “Ruby Sparks”. Premio a Ettore Scola

ANNA KARENINA

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012

9

crocifissione, raccontata attraverso unalettura sinottica dei quattro Vangeli. L’autoredi Arcipelaghi rielabora il testo sacro conspirito popolare. Call girl di MikaelMarcimain è un ambizioso thriller politicoambientato nella Stoccolma del 1976, dovedue quattordicenni vengono reclutate in ungiro di prostituzione d’alto bordo. Terradosdi Demian Sabini è la vicenda di un avvocatospagnolo disoccupato da cinque mesi chepassa le giornate con altri amici senza lavorosui tetti. Tentazioni (ir)resistibili di StuartBlumbergs (lo sceneggiatore de I ragazzistanno bene) è la storia di una singolarefamiglia composta da tre uomini che cercanodi sconfiggere la loro sesso-dipendenza. In

gara, quest’ultimo,anche per il

classico PremioCipputi (adAltan si deve labellissimalocandina del

trentennale), mentre a giudicare il concorso èstata la giuria presieduta da Paolo Sorrentinocon Franco Piersanti, i registi Joana Preiss eConstantin Popescu e il produttore KarlBaumgartner.Quanto mai movimentata la Festa mobile2012 con Anna Karenina, storia tragicadell’eroina di Tolstoj in versione pop, direttada Joe Wright e scritta da Tom Stoppard,con Keira Knightley, Jude Law e AaronJohnson. Ruby Sparks è la ragazza ideale“incarnata” dopo essere stata inventata dauno scrittore in crisi, nel nuovo film diJonathan Dayton e Valerie Faris, registi diLittle Miss Sunshine. Amleto è la riletturashakespeariana scritta e interpretata daFilippo Timi e girata in 3D da Felice Cappa.Como estrellas fugaces di Anna DiFrancisca è una commedia agrodolce conNeri Marcoré nel ruolo di un barbierespagnolo. The sessions di Ben Lewin è labiografia di un uomo vissuto nel polmoned’acciaio, che a 38 anni decide di perdere laverginità con una prostituta, interpretata daHelen Hunt. Ne L’ultimo pastore, direttoda Marco Bonfanti, Renato Zucchelli porta ilsuo gregge di pecore in piazza Duomo aduso dei bambini di una scuola elementare.

In Dimmi che destino avrò, PeterMarcias narra la relazione tra uncommissario di polizia disilluso maappassionato di calcio e unacomunità Rom ai margini dellasocietà. Ne Il figlio dell’altra diLorraine Lévy, l’israeliano Josephscopre, alla visita di leva, di esserestato scambiato alla nascita con unneonato palestinese dei Territorioccupati. In Shadow dancer di

James Marsch (il documentarista di Man onwire e Project Nim), la sorella di un bambinoucciso dall’esercito inglese durante unamanifestazione in Irlanda del Nord entranell’Ira e finisce per essere ricattata da unufficiale dei servizi segreti (protagonistiClive Owen e Andrea Riseborough).La sezione Figli e Amanti ha messo in coppiaun regista e un attore, che hanno lavoratoinsieme per commentare un film che li haparticolarmente uniti: Francesca Comencinie il giovane Filippo Scicchitano hannodialogato su Il mucchio selvaggio diPeckinpah; Giuseppe Piccioni e MargheritaBuy su Gloria di Cassavetes; Pappi Corsicatoe Alessandro Preziosi su Lettera da unasconosciuta di Max Ophuls; Daniele Vicari eMichele Riondino su La rabbia giovane diMalick; infine Marco Tullio Giordana e PierFrancesco Favino su Il bell’Antonio diBolognini. La sezione Torino XXX hafesteggiato il compleanno del festival,ideato nel settembre 1982 e diretto allorada Ansano Giannarelli e Gianni Rondolino,portando l’ultimo film di autori scopertiproprio qui come Léos Carax, Pablo Larraín,Matteo Garrone. Grande, come sempre,l’attenzione al documentario. Infine, tra imomenti più emozionanti di questaedizione, la laudatio di Luciana Castellinaper il documentarista torinese DanieleSegre, che ha ricevuto il Premio MariaAdriana Prolo alla carriera e l’incontro conFranco Maresco, che ha narrato insieme aTatti Sanguineti gli ultimi vent’anni dellaSicilia (e dell’Italia) anticipando spunti eimmagini di Belluscone, il film dedicatoalla sua ossessione per l’ex premier.

• CRISTIANA PATERNÒ

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IL FIGLIO DELL’ALTRA

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TITOLO ORIGINALE: Identity Thief GENERE: Commedia CAST: Jason Bateman, Melissa McCarthy, John Cho, Jon Favreau, Amanda Peet REGIA DI: Seth Gordon

IDENTITY THIEF (TITOLO PROVVISORIO)

TITOLO ORIGINALE: Fast & Furious 6 GENERE: Azione CAST: Vin Diesel, Paul Walker, Dwayne Johnson, Jordana Brewster, MichelleRodriguez, Rihanna, Luke Evans REGIA DI: Justin Lin

FAST & FURIOUS 6

TITOLO ORIGINALE: Jack Reacher GENERE: Thriller CAST: Tom Cruise, Rosamund Pike, Richard Jenkins, Werner Herzog, Robert Duvall

REGIA DI: Christopher McQuarrie

JACK REACHER: LA PROVA DECISIVA

TITOLO ORIGINALE: Flight GENERE: Thriller/DrammaticoCAST: Denzel Washington, John Goodman, Bruce Greenwood, Don Cheadle REGIA DI: Robert Zemeckis

FLIGHT

TITOLO ORIGINALE: About TimeGENERE: Commedia RomanticaCAST: Rachel McAdams, Domhnall Gleeson, Bill Nighy, Tom Hollander REGIA DI: Richard Curtis

QUESTIONE DI TEMPO

TITOLO ORIGINALE: Pain and GainGENERE: Azione/Commedia CAST: Mark Wahlberg, Dwayne Johnson, Anthony Mackie, Ed Harris, Rebel Wilson, Ken JeongREGIA DI: Michael Bay

PAIN AND GAIN (TITOLO PROVVISORIO)

TITOLO ORIGINALE: MamaGENERE: Thriller CAST: Jessica Chastain, Megan Charpentier, Isabelle Nélisse, Nikolaj Coster-WaldauREGIA DI: Andres Muschietti

LA MADRE

TITOLO ORIGINALE: This is 40 GENERE: Commedia CAST: Paul Rudd, Leslie Mann, Jason Segel, Melissa McCarthy, Megan Fox REGIA DI: Judd Apatow

QUESTI SONO I 40

TITOLO ORIGINALE: Les MisérablesGENERE: Musicale CAST: Hugh Jackman, Russel Crowe, Anne Hathaway, Amanda Seyfried, Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen REGIA DI: Tom Hooper

LES MISÉRABLES

TITOLO ORIGINALE: G.I. Joe: Retaliation GENERE: Azione/Fantascienza CAST: Bruce Willis, Channing Tatum, Dwayne Johnson, Ray Stevenson REGIA DI: Jon M. Chu

G.I. JOE: LA VENDETTA

TITOLO ORIGINALE: Zero Dark Thirty GENERE: Thriller CAST: Jason Clarke, Joel Edgerton, Chris Pratt, Kyle Chandler, Jessica Chastain, Mark Strong, Édgar Ramírez

REGIA DI: Kathryn Bigelow

ZERO DARK THIRTY

TITOLO ORIGINALE: Anna Karenina GENERE: Drammatico CAST: Keira Knightley, Jude Law, Aaron Taylor-Johnson, Kelly MacDonald REGIA DI: Joe Wright

ANNA KARENINA

TITOLO ORIGINALE: The World’s End GENERE: Azione/CommediaCAST: Simon Pegg, Nick Frost, Rosamund Pike, Paddy Considine, Martin Freeman, Eddie MarsanREGIA DI: Edgar Wright

LA FINE DEL MONDO

TITOLO ORIGINALE: R.I.P.D. GENERE: Azione/AvventuraCAST: Ryan Reynolds, Jeff Bridges, Mary-Louise Parker, Kevin Bacon, Stephanie SzostakREGIA DI: Robert Schwentke

R.I.P.D. (TITOLO PROVVISORIO)

Il presente listino non è impegnativo agli effetti delle procedure e delle percentuali del cast tecnico e artistico relativo ai film indicati.

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Il presente listino non è impegnativo agli effetti delle procedure e delle percentuali del cast tecnico e artistico relativo ai film indicati.

TITOLO ORIGINALE: The Hunger Games: Catching FireGENERE: Azione/Avventura CAST: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Lenny Kravitz, Philip Seymour Hoffman, Jeffrey Wright, Stanley Tucci e Donald SutherlandREGIA DI: Francis Lawrence

LA RAGAZZA DI FUOCO: HUNGER GAMES

TITOLO ORIGINALE: Oblivion GENERE: Azione/Fantascienza CAST: Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko, Andrea Riseborough,Nikolaj Coster-Waldau, Melissa Leo REGIA DI: Joseph Kosinski

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The Man with the Iron Fists

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CAST: Russell Crowe, RZA,

Lucy Liu, Jamie Chung

REGIA DI: RZA

L’UOMO CON I PUGNI DI FERRO

TITOLO ORIGINALE: World War Z GENERE: Azione/Horror CAST: Brad Pitt, Mireille Enos, David Morse, Matthew Fox

REGIA DI: Marc Forster

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TITOLO ORIGINALE: Old Boy GENERE: Thriller/AzioneCAST: Josh Brolin, Elizabeth Olsen, Sharlto Copley REGIA DI: Spike Lee

OLD BOY (TITOLO PROVVISORIO)

TITOLO ORIGINALE: Star Trek Into Darkness GENERE: Fantascienza CAST: Chris Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Karl Urban, Benedict Cumberbatch, John Cho

REGIA DI: J.J. Abrams

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TITOLO ORIGINALE: Kick-Ass-2GENERE: Commedia CAST: Aaron Taylor-Johnson, Chloë Grace Moretz, Christopher Mintz-Plasse, Morris Chestnut, John Leguizamo, Donald Faison e Jim CarreyREGIA DI: Jeff Wadlow

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TITOLO ORIGINALE: The Last Stand GENERE: Azione CAST: Arnold Schwarzenegger, Forest Whitaker, Eduardo Noriega, Rodrigo Santoro REGIA DI: Jee-woon Kim

THE LAST STAND – L’ULTIMA SFIDA

GENERE: Commedia CAST: Christian De Sica, Lillo & Greg, Luisa Ranieri, Arisa, Anna Foglietta, Simone BarbatoREGIA DI: Neri Parenti

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COLPI DI FULMINE

TITOLO ORIGINALE: Jobs - Get Inspired GENERE: BiograficoCAST: Ashton Kutcher, Matthew Modine, Josh Gad, Ahna O’ReillyREGIA DI: Joshua Michael Stern

TITOLO ORIGINALE: Disconnect GENERE: Drammatico CAST: Jason Bateman, Hope Davis, Paula Patton, Alexander Skarsgård, Michael Nyqvist, Frank Grillo REGIA DI: Henry Alex Rubin

DISCONNECT (TITOLO PROVVISORIO)

GENERE: Drammatico CAST: Lorenzo Richelmy, Stefano Cassetti, Stefania Rocca, Margherita Laterza REGIA DI: Enrico Maria Artale

IL TERZO TEMPO (TITOLO PROVVISORIO)

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TITOLO ORIGINALE: Despicable Me 2 GENERE: AnimazioneCAST: Steve Carell, Kristen Wiig, Al Pacino, Miranda Cosgrove, Dana Gaier, Elsie Fisher, Russell Brand, Ken Jeong, Steve Coogan, Nasim Pedrad, Moises Arias REGIA DI: Chris Renaud & Pierre Coffin

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12 V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

••• Giunto ormai alla53^ edizione, il Festival deiPopoli di Firenze gode di unavitalità che si rinnovacontinuamente. Fra i piùantichi e prestigiosi festivaldedicati al documentario inItalia, ha attraversato

momenti di crisi dovuti anche al moltiplicarsi di rassegne analoghe un po’dappertutto, ma negli ultimi anni, anche grazie alla nuova direzione (MariaBonsanti e Alberto Lastrucci, da quest’anno solo Lastrucci), ha messo apunto una formula che riscuote molto interesse soprattutto da parte delpubblico giovane. Anche quest’anno i film del concorso internazionaleerano di alto livello qualitativo, a cominciare dal vincitore, Le libraire deBelfast di Alessandra Celesia (produzione franco-britannica), un poetico eironico racconto della città nordirlandese condotto attraverso i corpi di chila abita e le varie strategie adottate per resistere ai drammi vissutistoricamente dalla collettività. La giuria presieduta da Alessandro Comodin,autore de L’estate di Giacomo, ha premiato per la migliore regia Sofia’slast ambulance di Ilian Metev, cronaca delle emergenze sanitarie dellacapitale bulgara, viste dall’interno di una delle poche ambulanze rimaste agarantire l’assistenza ai cittadini. La targa “Gian Paolo Paoli” al miglior filmantropologico è andata a People’s park di Libbie Cohn e J.P. Sniadecki“per l’insistenza dello sguardo e dell’ascolto”: un’osservazione che si

Festival dei PopoliUNA RINNOVATA VITALITÀLa pregiata rassegna fiorentina del documentario,vinta da “Le libraire de Belfast”, ha confermato lacapacità di attrarre giovani spettatori

Fest ivals p e c i a l e

Roma Film FestivalFESTIVAL O FESTA?La gestione Müller, caratterizzata da operenon sempre all’altezza, ha evidenziato la crisid’identità della rassegna capitolina,nonostante le anteprime mondiali

••• I dubbi e le perplessità che, almeno fra gli addetti ailavori, hanno accompagnato fin dalla nascita il Festival di Roma sisono moltiplicati e ingigantiti alla luce dell’esito della VII edizionedella kermesse capitolina. Al di là dei risultati artistici,complessivamente modesti e deludenti, ciò che non convince sonoproprie le novità strutturali avviate dalla gestione Marco Müller.Nato come una festa caratterizzata da una certa originalità,trasformato progressivamente in una kermesse a caratterepopolare, il Festival di Roma sembra indirizzato a diventare, framille contraddizioni, una rassegna cinefila modello Torino, ovverouna manifestazione che già esiste e che, fra l’altro, costainfinitamente meno. Con le mutazioni genetiche introdotte daMüller si è passati dal gioco di squadra a quello dell’one manshow. Contrariamente ad altre analoghe manifestazioni, la forzadel Festival di Roma era rappresentata dal forte peso specificodelle sezioni collaterali: Extra, Alice nella città, Focus, tutte dotatedi una propria specifica personalità in grado di portare valoreaggiunto al cartellone principale. La gestione Detassis avevasposato questo progetto e dalla collaborazione fra la direzione ele varie sezioni erano nati eventi speciali di richiamo. Müller,invece, pur attorniato ovviamente da un gruppo di collaboratoriha preferito fare di testa propria, cancellando Focus,ridimensionando Extra, sottratto alla responsabilità diretta diMario Sesti e trasformato in CineMAXXI; abolendo i Duetti;spingendo Alice, decisa a mantenere una propria identità, ad unasorta di separazione consensuale. Il risultato delle novitàintrodotte è stato un festival più grigio e poco partecipato, ancheper mancanza di glamour, più prevedibile, più contraddittorio,espressione quest’ultima usata, applicandovi un’ambigua valenzapositiva, anche dal direttore per identificare la suamanifestazione. L’impressione, invece, è che per assumere unaprecisa identità, al momento del tutto assente, il festival di Romadebba ritornare alle origini, ovvero essere una festa dovepresentare i grandi eventi, senza alcuna preoccupazione digarantire anteprime mondiali, scelta che quest’anno hafortemente penalizzato la manifestazione.Sarebbe utile tenere sempre a mente che, mentre Venezia è unfestival ubicato nel nulla, il cui pubblico è composto da una massadi cinefili appassionati che arrivano da tutto il paese, Roma,invece, è un festival metropolitano che ha alle spalle un bacinod’utenza di alcuni milioni di spettatori, la gran parte dei quali nonsono affatto dei rigorosi cinefili e pretendono qualcosa di vivace epopolare, che in realtà inizialmente Müller aveva anchepromesso, ma che non è stato in grado di realizzare. Ma è a quelmodello che bisogna guardare.

FRANCO MONTINI

••• Il 56° BFI London Film Festival, inaugurato il 10ottobre con l’anteprima europea di Frankenweenie, si è concluso il 21ottobre con la première europea di Grandi speranze, diretto da MikeNewell. Da sempre rivolto al pubblico, il LFF costituisce anche unnotevole trampolino di lancio per la distribuzione commerciale di filmd’autore già presentati e/o premiati in altri importanti festival. Anchequest’anno il programma è stata ampio, ben 227 lungometraggi e 111corti da 68 Paesi, con 31 documentari e 60 opere prime. Oltremodosignificativa la presenza di 9 film italiani: È stato il figlio di Ciprì(concorso ufficiale), Bella addormentata di Bellocchio, Reality diGarrone, Cesare deve morire dei Taviani, L’intervallo di Di Costanzo,Il rosso e il blu di Piccioni, La resa dei conti (1966) di Sergio Sollima eViaggio in Italia (1954) di Roberto Rossellini nella sezione Treasures, conl’aggiunta del nuovo documentario La guerra dei vulcani di FrancescoPatierno. 18 lungometraggi sono stati presentati nei Gala dellacentralissima Leicester Square, tra cui l’elegante produzione britannicaUn weekend reale (Hyde Park on Hudson) di Roger Michell, cheracconta con finezza e ironia i retroscena dell’incontro, avvenuto nel

MARFA GIRL, vincitore della VII edizione

LE LIBRAIRE DE BELFAST

UN WEEKEND REALE

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13V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

Fest ival

dipana in 78’ di piano sequenzain un parco urbano di Sichuan,Cina, dove le personesocializzano, si rilassano, vivonomomenti di libertà. Oltre aipremiati, hanno riscossoapprezzamenti altri bei film delconcorso come Revision deltedesco Philip Scheffner, soffertaricostruzione della memoria di unbrutto episodio di violenzarazzista avvenuto nel 1992 alconfine fra Polonia e Germania, el’italiano SMS – Save my soul diPiergiorgio Curzi, inquietanteritratto di un poeta sui generische intrattiene relazioni virtualicon decine di donne, mentre nellarealtà vive un difficilissimo econtraddittorio rapporto con ifigli, probabilmente frutto di unpassato di violenze. I documentaristi italiani eranorappresentati anche nella sezionePanorama, mentre laretrospettiva era dedicata alregista argentino Andrés Di Tellae l’Omaggio al grandedocumentarista franceseRaymond Depardon, che hapresentato a Firenze il suo ultimofilm Journal de France.Vincitore del premio come migliorcortometraggio A story for theModlins di Sergio Oksman.

BARBARA CORSI

s p e c i a l e

London Film Festival

IL MIGLIOR CINEMAForte presenza italiana al festival-vetrina londinese, conanteprime come “Frankenweenie” e “Un weekend reale”.Vincono Audiard e il documentario sui preti pedofili

coinciso con l’introduzione di 3 sezionicompetitive. La Official Competition hapresentato 12 lungometraggi, in gran partegià presentati a Cannes, Venezia, Locarno eToronto, con le anteprime europee dei pococonvincenti drammi esistenziali Everydaydi Michael Winterbottom e Ginger andRosa di Sally Potter; di Midnight’schildren di Deepa Metha, suggestivoadattamento del noto romanzo di SalmanRushdie; del divertente thriller tragicomicoSette psicopatici di Martin McDonagh. Lasezione è stata vinta da Un sapore diruggine e ossa del francese JacquesAudiard. Il concorso per le opere prime TheSutherland Award ha allineato, tra gli altri, idrammi esistenziali The samurai that nightdel giapponese Masaaki Akahori, Ship of

Theseus dell’indiano Anand Gandhi eSleeeper’s wake del sudafricano Barry Berk.A vincere è stato il già pluridecorato 29ennestatunitense Benh Zeitlin per Beasts of thesouthern wild. Il Grierson Award per ilmiglior documentario è andato a Meamaxima culpa: silence in the house ofGod dello statunitense Alex Gibney,accurato resoconto della spaventosatraiettoria del prete cattolico Lawrence C.Murphy, che nel corso di 25 anni hamolestato sessualmente circa 200 ragazzi: apartire dall’episodio il film costruisce unacritica accurata all’ipocrisia delle gerarchiedel Vaticano che non hanno avviato azioniefficaci per perseguire i preti pedofili eaiutare le vittime degli abusi.

GIOVANNI OTTONE

1939 nella residenza di campagna delpresidente americano, tra Franklin D.Roosevelt (Bill Murray, già in predicato per lacandidatura all’Oscar) e i reali britannici, KingGeorge VI e Queen Elisabeth. E ancora dueanteprime mondiali: Crossfire hurricane diBrett Morgen è un documentario chericostruisce meticolosamente, con accentinostalgici e ironici, la prestigiosacinquantennale carriera dei Rolling Stones,presenti alla proiezione; Chakravyuh diPrakash Jha è un vigoroso thriller indianorurale, con accenti epici e molte scened’azione, che racconta il tragico confronto trale forze di polizia e i ribelli maoisti Naxalites,radicati nelle più povere comunità tribali.Il cambio di direzione artistica del LFF (ClareStewart ha sostituito Sandra Hebron) ha

••• La 53^ edizione del Thessaloniki International Film Festival si è tenuta nella città greca dal 2all’11 novembre scorso. In un momento drammatico, il festival ha dimostrato di essere quanto mai vitale,anche in risposta a una crisi che sta mettendo in ginocchio il paese, a dimostrare che il cinema e la culturapossono e devono dare risposte anche nei momenti più difficili. 15 i film presentati nel concorsointernazionale, principalmente indipendenti e con una forte carica innovatrice: al danese A hijacking diTobias Lindholm è andato il premio più prestigioso, rinominato quest’anno Golden Alexander – TheoAngelopoulos, in memoria del grande regista recentemente scomparso. Serrato racconto del sequestro diun cargo danese da parte di un gruppo di pirati somali, giocato su diversi livelli narrativi, è sicuramenteuno dei film che più hanno appassionato il pubblico del festival, un pubblico di cinefili ma anche esoprattutto di giovani, di studenti che hanno affollato le sale. Il Silver Alexander è andato al turco Kuf diAli Aydin (visto alla SiC di Venezia), mentre il Premio Speciale della Giuria per “originalità e innovazione” èstato assegnato a Epilogue, dell’israeliano Amir Manor. Oltre al concorso, numerose altre sezioni: Openhorizons, con 52 film internazionali contrassegnati da una grande varietà di temi, toni, stili, tra cinemad’autore e un cinema più commerciale ma comunque lontano dai grandi circuiti; le retrospettive dedicatead Aki Kaurismaki, Andreas Dresden, Bahman Ghobadi e il tributo a Theo Angelopoulos; il Balkan Survey,una bella selezione di lunghi e cortometraggi provenienti dai paesi balcanici. E ancora: proiezioni speciali enotturne, una sezione dedicata alle produzioni greche, ai film europei per ragazzi e un omaggio a CristianMungiu, sicuramente uno dei migliori cineasti europei di questi anni. Il film di apertura è stato Holymotors di Léos Carax, mentre il coreano Hong Sang-soo con In another country ha chiuso questaedizione del festival.

CHIARA BARBO

SaloniccoLE RISPOSTE DEL CINEMAA HIJACKING

CROSSFIRE HURRICANE

Anche nell’anno più drammatico per la Grecia, il festival ha saputodimostrarsi vitale e conquistare l’attenzione del giovane pubblico.Ha vinto il danese “A hijacking”

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Susanne Bieri n t e r v i s t a

••• Molto atteso dopo l’Oscar perIn un mondo migliore, il nuovo film diSusanne Bier Love is all you need (fuoriconcorso a Venezia) riserva all’Italia unaparte importante. A Sorrento è ambientatabuona parte della storia, l’italiana Lumièrecoproduce con la danese Zentropa; italiano èAlessandro, il personaggio interpretato daCiro Petrone di Gomorra, che mette in motoil precipitare degli eventi nel finale. Lavicenda ruota intorno a una festa dimatrimonio in una magnifica villasorrentina, dove l’arrivo di parenti e amicidei giovani sposi innesca una serie di incontrie rivelazioni che scombinano molte vite, acominciare da quelle della madre della sposae del padre dello sposo. Nel reciprocoriconoscimento Ida e Philip, interpretati daTrine Dyrholm e Pierce Brosnan, trovano laforza di uscire dalla propria solitudine.Pur essendo molto riconoscibile per itemi, Love is all you need è piùapertamente divertente degli altri suoifilm. Sentiva l’esigenza di cambiaretono?Elementi di commedia e di romanticismoerano presenti anche nei miei filmprecedenti, ma sempre in un contestoprevalentemente drammatico. Io e il miosceneggiatore Anders Thomas Jensensentivamo il bisogno di una storia in cuipotessero avere più spazio. Stranamente ilfilm è nato da un soggetto che fin dall’inizioruotava intorno alla malattia. Ognuno dinoi, per esperienza diretta o attraversoconoscenti, sa cosa significhi il cancro.Volevamo trattare in modo lieve unargomento che di solito provoca ansia etristezza, quindi trovare il registro per una

commedia con un aspetto serio. L’Italia erala location giusta perché nella sua storia c’èun senso di nostalgia che evoca tristezza eromanticismo.Si è ispirata a qualcuno in particolareper il personaggio di Ida?Il personaggio di Ida è vagamente ispirato amia madre, che ha avuto il cancro al senodue volte ma non ha mai smesso di avere unatteggiamento positivo verso la vita, anchenelle situazioni più difficili. All’inizio del filmIda ha già perso un seno per l’operazione e icapelli per il trattamento, e il marito latradisce con una donna più giovane. Sembrauna situazione senza speranza, ma lei haanimo, una cosa da cui non si puòprescindere. Per questo, quando Philip lavede nuotare a Sorrento ne rimane colpito,perché non vede uno stereotipo di belladonna ma una donna vera. La condizione incui si trova (senza vestiti per lo smarrimentodella valigia) sottolinea che il suo aspettonon è certo la cosa più importante di lei, edel resto lei non se ne preoccupa più ditanto.Perché per Philip ha voluto PierceBrosnan, unico attore inglese in un castquasi completamente danese?La difficile condizione di Ida meritaval’intervento di un James Bond, in particolarese questo Bond è un vero essere umano,sensibile e appassionato. In più, avevobisogno di un attore straniero per ilpersonaggio di Philip, che si sente moltosolo dopo la morte della moglie ed èestraneo all’ambiente in cui vive, ancheperché non parla bene il danese.Come si è avvicinata al generecommedia romantica, che può essere

molto scivoloso?Abbiamo pensato che una storia romanticapuò essere interessante se tocca delle cordeautentiche e mantiene aperta una possibilitàdi felicità nel finale. Le commedieromantiche possono essere molto noioseperché spesso parlano di persone giovani edi bell’aspetto, con grandi amici e belle case,che hanno solo bisogno di incontrarsi peressere felici. Invece, alla fine di questo filmsono i personaggi giovani che si ritrovano adaffrontare la tristezza e il senso difallimento, ma con la consapevolezza che ungiorno lo supereranno e staranno bene.L’istituzione della famiglia e ilmatrimonio sembrano uscire a pezzidalle schermaglie di Sorrento…Io e Jensen volevamo rappresentare comefunziona la famiglia, cosa fanno questipersonaggi gli uni per gli altri, qualidifficoltà possono avere a comunicare fraloro, specie fra generazioni diverse. In NordEuropa è facile che la famiglia sia moltoconfusionaria, fra ex mariti, ex mogli, figli divari matrimoni, proprio perché laseparazione è più accettata socialmente equindi non ci si lascia travolgeredall’antagonismo fra ex. Il film comunquenon vuol dare un giudizio sul matrimonioma sulle cose importanti della vita, comel’amore. L’amore ha molte forme e noncredo che il matrimonio sia necessariamenteil suo simbolo. Io credo in quello che dicePhilip alla fine: “non importa che duri diecianni o dieci minuti, l’importante è che cisiamo incontrati”. È il riconoscimentodell’altro e di se stesso nell’amore.

• BARBARA CORSI

RiconoscersiEsce “Love is all you need”, ambientato in larga parte a Sorrento. Pur senza perderedi vista gli aspetti drammatici della vita, è il film più dichiaratamente leggero dellaregista danese premio Oscar. Interpreti Pierce Brosnan e Trine Dyrholm

FILMOGRAFIA - Freud flyttar hemifrån (1991), Det blir i familien (1994), Pensione Oskar(1995), Sekten (1997), Den eneste ene (1999), Livet ar en schlager (2000), Open hearts(2002), Non desiderare la donna d'altri (2004), Dopo il matrimonio (2006), Noi due sco-nosciuti (2007), In un mondo migliore (2010), Love is all you need (2012)

Trine Dyrholm e Pierce Brosnan

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Ken Loachi n t e r v i s t a

La commedia umanaOvvero, come parlare della gioventù senza futuro ai tempi della crisi condivertimento e ottimismo, senza arretrare di un millimetro: “La parte degli angeli”,molto apprezzato a Cannes, è puro Loach distillato

••• Loach molla la rabbia per icontractor in Iraq (L’altra verità) e s’attaccaalla bottiglia, pardon alla commedia. Anchequesto in concorso a Cannes e sceneggiato dalfido Paul Laverty, La parte degli angelidistilla impegno sociale e humourglaswegiano, gioventù bruciata ed etilichesofisticazioni. Soprattutto, gag adenominazione di origine controllata.Protagonista è Robbie (Paul Grannigan), unragazzo di Glasgow che con la violenza èandato da sempre a braccetto. Ma è ancheintelligente, sveglio, ha una ragazza, Leonie,da cui aspetta un bambino e forse vuoledavvero cambiare vita. Inviso ai parenti dellafidanzata, c’è pure qualcun altro che vuolefargli la pelle: che fare? Condannato ai lavorisocialmente utili, conosce Rhino, Albert e Mo,tre “spurghi” come lui, senza futuro e senzapresente. Eppure, il bicchiere è mezzo pieno:complice il loro paterno sorvegliante Harry,Robbie & Co. scoprono il significato dellaangels’ share del titolo, ovvero il 2% delloscotch che evapora ogni anno da una botte.Ken Loach, ottimista sulla crisi?Dobbiamo esserlo, se la gente lotta come inGrecia. Se si scende per strada, dicendo chenon si sopporta più la situazione, e se anche inItalia dopo la Francia si va a sinistra. In questofilm c’è speranza, affidata ai giovani, sebbenesia dura per loro, perché non sono nellaagenda politica. Ma i giovani ci possonomettere energia, non mollare, trovare qualchestratagemma per “svoltare” come succede qui.Comunque è preoccupato per loro?E come potrebbe essere altrimenti? Devonosopravvivere e nel frattempo pensare a cosafare domani: alcuni l’università, altri un lavoro,altri ancora vogliono solo fare soldi. È

impossibile generalizzare ma è dura per tutti,e in un modo così esteso: diventa un “tutticontro tutti”, tra individualismo e guerra deipoveri. Basta guardare alla Grecia,mortalmente affossata dal debito.In particolare il suo sguardo si posa suined, termine che in Scozia designa ipiccoli criminali.We care for neds e, soprattutto, abbiamo acuore i neet (acronimo di “not in education,employment, or training”, NdR), machiamarlo così vuol dire che non hannodiritto al futuro, che è solo colpa loro. Mavogliamo pensare che cosa succede aigiovani padri come Robbie, costretti afronteggiare un no future? È davvero dura,sono il 5-10% e sono appunto considerati unnumero, una statistica mentre sono esseriumani, milioni di esseri umani.Perché ha scelto il genere dellacommedia per La parte degli angeli?Commedia, o meglio human comedy e nonun dramma pesante: non puoi utilizzaresempre il solito registro tutte le volte,qualche volta devi cambiare e qui lacommedia è un modo strategico per parlaredi crisi. Non solo, è la naturale risposta alleesigenze di Robbie e degli altri ragazzi:almeno sorridi, ci passi del tempo, li conosci e,spero, li capisci.Non è un trattato di sociologia, dunque?No, non lo è ma sicuramente racconta un belpo’ di questa società che ormai ha raggiuntocifre impressionanti di disoccupazionegiovanile: milioni di ragazzi senza lavoro néfuturo. Bisogna essere dei pazzi per non capireche tragedia c’è nel mondo e, ripeto, se oggiuno ha un figlio si angoscia anche di più.Che cosa può fare un regista?

Tante cose: porre interrogativi agli spettatoriche favoriscano il sorgere di movimentipolitici; dare la nostra solidarietà aidisoccupati e a chi lotta per la sicurezza sullavoro; sostenere i cineasti cui viene negata lalibertà d'espressione, come in Iran; rifiutarci didare il nostro appoggio a governi come quellodel Sudafrica; rispondere alla chiamata dellaPalestina di boicottare – non gli israeliani, loStato d'Israele.Ma un film in Italia non lo girerebbe? Sarebbe un grande piacere, come lo fuincontrare Ermanno Olmi per Tickets. Ma c’èun problema, il solito: come aver accesso allalingua e quindi alla cultura di un popolo?Tocca rassegnarci, abbiamo capito. Macon Paul Laverty da dove prende le ideeper un film?Dal mondo, dalla cronaca, dai giornali ma poidevi tornare ai personaggi, alla narrazione,perché quel che è successo, la storia, possaarrivare al cuore. Questo è il compito delloscrittore, dell’artista: partire dallecontraddizioni e scioglierle nel film, in modoche lo spettatore possa carpire i simboli.Questo non lo trovi né sui giornali né sui libri:è il salto dell’immaginazione che porta dallastoria al film.Ken il rosso, il campione del realismosocialista, il regista degli ultimi: che nepensa di queste etichette che leappiccicano addosso?Odio le etichette, anche quella di “realismosocialista”. L’importante sono le buone storie,non ci pensi alle etichette quando stai dietrola macchina da presa: pensi a fare qualcosa didivertente, emozionante. Pensi allospettatore.

• FEDERICO PONTIGGIA

FILMOGRAFIA - Poor cow (1967), Family Life (1971), Black Jack (1979), The gamekeeper (1980), Uno sguardo, un sorriso (1981), Which side are you on? (1984), Fatherland (1986),L'agenda nascosta (1990), Riff Raff (1991), Piovono pietre (1993), Ladybird ladybird (1994), Terra e libertà (1995), La canzone di Carla (1996), The flickering flame (1997), My nameis Joe (1998), Bread and roses (2000), Paul, Mick e gli altri (2001), 11'09'01 (episodio, 2002), Sweet sixteen (2002), Un bacio appassionato (2004), Tickets (episodio, 2005), Il ven-to che accarezza l'erba (2006), Chacun son cinema (episodio, 2007), In questo mondo libero... (2007), Il mio amico Eric (2009), L'altra verità (2011), La parte degli angeli (2012)

Il protagonista Paul Brannigan

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••• “È così affascinante ricostruireepoche che non esistono più: il cinema haquesta potenzialità, dare al pubblico spunti diriflessione sul passato”. Parola della registaSusanna Nicchiarelli, che con La scopertadell’alba firma la sua opera seconda, dopo ilfortunato Cosmonauta. Tratto dal romanzoomonimo di Walter Veltroni e già in concorsoalle Prospettive Italia del Festival di Roma, ilfilm gioca a ping pong temporale tra dueperiodi storici: nel 1981 a Roma il professorMario Tessandori muore tra le braccia delcollega Lucio Astengo colpito dalle Brigate

Rosse; 30 anni dopo le figlie di Astengo,Caterina (Margherita Buy) e Barbara (laNicchiarelli), mettono in vendita la casa almare e partono i ricordi, legati alla sparizionedel papà trent’anni addietro. Caterinacompone sul vecchio telefono il numero diquella che fu la loro casa romana, eincredibilmente le risponde la voce di unabambina: è lei stessa, dodicenne, trent’anniprima. Nel cast anche Sergio Rubini, GabrieleSpinelli, Lino Guanciale e Lina Sastri.Nicchiarelli, come è arrivata al libro?Cercavo soggetti fantastici o fantascientifici,

Domenico Procacci diFandango mi ha suggerito illibro, che non avevo letto, esono rimasta colpita da questastoria da film americano, chericorda la seconda serie di Aiconfini della realtà, Spielberge Howard. Mi sonoentusiasmata e l’ho cambiatoper renderlo mio.Che ha detto Veltroni?Ha letto il soggetto, dove giàavevo fatto dei cambiamenti,e mi ha detto che gli piacevamoltissimo, andava beneanche se avevo cambiatotante cose. È stata, per cosìdire, la sua unica interferenza:non è intervenuto nellasceneggiatura, semplicementemi chiedeva talvolta comeandava. Quali cambiamenti haapportato al romanzo?Rispetto al libro, ho cambiatoil sesso del protagonista, cheora è una donna, ho ritardatola data delle telefonate dal ‘77al 1981, un’epoca mia, perchévolevo lavorare sui primi anni’80, un’età di passaggio tra lafine degli anni di piombo e un

periodo di maggiore e forzata spensieratezza,tra punk e video in tv. Non solo, nel libro c’eraun protagonista unico, invece il miopersonaggio ha una sorella, per fareun’interazione a due nel passato e nelpresente. E, ancora, nel romanzo era quasitutto al telefono, aveva una struttura dadialogo interiore, ovvero telefonico. Qui lastoria andava ristrutturata, dosando i colpi discena e i risvolti psicologici. Raccontarli alcinema come sulla carta sarebbe statodeleterio.Oltre al cambio di sesso, la sua CaterinaAstengo ha comunque poco in comunecon il Giovanni Astengo di Veltroni.Nel libro questa famiglia era molto piùstrutturata e la vicenda nel presente delprotagonista era molto triste, malinconica: unrapporto di incomunicabilità con la moglie acausa di una bambina Down. Era troppo tristeper il film, avevo bisogno di leggerezza e l’hocercata nella vicenda privata di Caterina e delmarito (interpretato da Sergio Rubini), con unchihuahua ma senza figli. Mi interessava lafigura di una donna senza figli, perché si vederaramente al cinema una coppia in crisi peramore e basta, con il cane al posto delbambino. E quando succedono coseincredibili, la telefonata a lei bambina,Caterina non le racconta a nessuno, perché ilsuo uomo non ascolta.Rubini dice che “il revisionismo è unapratica molto pericolosa e diffusa nelnostro Paese: bisogna farci i conti e noninventarsi che le cose siano andate inmodo diverso”. Sottoscrive?Certamente, ma qui, come sempre accade nelcinema fantastico americano degli anni ’80,c’è un alleggerimento ironico.Come si è trovata a dirigersi ne Lascoperta dell’alba?Beh, quando ti rivedi al montaggio non tipiaci mai, soprattutto fisicamente… Marecitare mi serviva per sentire il film più mio.

• FEDERICO PONTIGGIA

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Susanna Nicchiarellii n t e r v i s t a

La voce del passatoTratto dal romanzo di Walter Veltroni, “La scoperta dell’alba” è ispirato al cinemaamericano di fantascienza degli anni ’80, protagoniste Margherita Buy e la stessa regista

FILMOGRAFIA - L'artista (corto, 2000),Che vergogna! (corto, 2001), Giovan-na Z., una storia d'amore (corto,2005), Uomini e zanzare (medio-metraggio, 2005), Cosmonauta(2009), La scoperta dell’alba (2012)

Margherita Buy e Sergio Rubini

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••• Dopo il grande successo diQualunquemente, Antonio Albanese tornaalla “politica cinematografica attiva”, direttoancora una volta da Giulio Manfredonia conTutto tutto niente niente, da entrambidefinito un sequel che non è un sequel. “Unnumero due che non è tale, dove volevamoscompaginare il prevedibile e inventare unacosa che fosse completamente nuova”,puntualizza Manfredonia. “Innanzitutto,Albanese si propone in questo film al cubointerpretando tre personaggi: Cetto LaQualunque, il cavallo di battaglia Frengo chetutti i fan volevano rivedere e Olfo. Frengo èun personaggio molto cambiato rispetto alpassato, con una sua mistica-edonisticareligiosa: ha fondato una sorta di settadell’aldiqua che si occupa della vita primadella morte, una buona vita su questa Terra enon altrove. Una figura molto divertente chea Roma si scontrerà con le gerarchieecclesiastiche. Olfo, invece, è il personaggionuovo che si aggira per questo film:un’invenzione esilarante di Antonio, unleghista razzista impegnato in una secessioneche non riesce nemmeno a pronunciare”.Dopo il successo di Qualunquementeavvertivate una certa pressione o avetevoluto procedere per la vostra stradasenza tener conto delle aspettative delpubblico?Il pubblico è principe ma al tempo stesso èchiaro che un artista del calibro di Antoniosegue nel proprio lavoro un gusto personale,divertendosi lui per primo nelle storie cheraccontiamo. Per questo motivo si è preso piùdi un anno di tempo per riuscire a proporrequalcosa di diverso, che fosse soprattuttodivertente e sorprendente. In questo sensoanche Cetto è cambiato rispetto al primo

film: lo vediamo in crisi, addirittura conqualche problema di natura sessuale.Cosa la divertiva nel proseguirel’esplorazione delle avventure di questopersonaggio?Certamente il linguaggio quasi fumettisticoche avevamo sviluppato per il primo film. Sein Qualunquemente ci trovavamonell’immaginaria Marina di Sopra, qui siamoa Roma Capitale e abbiamo dovuto ripensaretutti gli ambienti secondo l’estetica delmondo di Cetto. Nessun luogo, infatti, èreale: si tratta di posti di fantasia, con ilParlamento ricostruito nel Palazzetto delloSport come reinterpretazione astratta delmondo politico che può essere immaginato evissuto da Cetto La Qualunque. Questo ci hapermesso di fare un film astratto e sopra lerighe. Tutto tutto niente niente èsoprattutto un divertissement, un’anomaliaper il panorama cinematografico italiano,che ha permesso a tutti noi di insisteresull’elemento caricaturale. FabrizioBentivoglio, ad esempio, porta sulloschermo un sottosegretario molto strano esenza scrupoli che, pur avendo tantiriferimenti alla realtà, sembra uscito da unfilm di Batman.Come avete coinvolto Paolo Villaggio?Mettere in scena la Roma politica era tantodelicato quanto scegliere un Presidente delConsiglio adatto al nostro film: abbiamo cosìpensato ad un grande padre della nostraidea di comicità. Io e Antonio adoriamo illavoro di Villaggio per la sua capacità diessere sempre originale e trasgressivo.Villaggio ha immediatamente accettatoperché ha riconosciuto che l’umorismo delfilm in un certo senso gli appartiene. Per noiè stato un grande onore rendergli omaggio.

Qualunquemente è entratonell’immaginario collettivo comeversione enfatizzata della politica-spettacolo degli ultimi anni: questaconsapevolezza è passata anche alnuovo film?Le maschere che Antonio inventa partonodalla realtà per trasfigurarla e poi andarealtrove, intercettano l’aria del tempo e necostituiscono lo specchio deformato. AncheFrengo e Olfo, in questo senso,rappresentano un po’ questa nostra epocacon le sue stranezze e deviazioni. Aprevalere, però, è sempre la fantasia ed èper questo che, se nel film precedente ci siconcentrava sulla politica, qui si va moltonel privato dei personaggi. Tutto tuttoniente niente, infatti, è un film comicoincentrato su personaggi eccentrici.Dal punto di vista della regia qual è ilsuo preferito?È difficile rispondere perché un regista amatutti i suoi figli cinematografici, macertamente ero molto incuriosito da quelloche non conoscevo, ovvero questo Olfo: unafigura nuova, molto divertente e piena disfaccettature.Pensa che potrà esserci un terzocapitolo su Cetto?Conoscendo Antonio e il suo desiderio dirinnovarsi credo proprio di no. Antonio amacambiare e il suo prossimo lavoro saràprobabilmente legato a storie nuove.Ovviamente, se un giorno gli verrà un’ideaper raccontare qualcos’altro di Cetto forsela svilupperà, ma per il momento credo chel’esperienza cinematografica di questipersonaggi si concluda felicemente qui.

• MARCO SPAGNOLI

Giulio Manfredonia

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i n t e r v i s t a

Specchio deformatoEccentrico e imprevedibile, “Tutto tutto niente niente” è Albanese al cubo: oltre aCetto La Qualunque riappare Frengo assieme al nuovo personaggio, il secessionista Olfo

FILM - Se fossi in te (2001), È già ieri (2004), Si può fare (2008),Qualunquemente (2011), Tutto tutto niente niente (2012)

V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

Antonio Albanese - Cetto La Qualunque Il regista con Paolo Villaggio

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D I S T R I B U Z I O N EENOIZUBIRTSID ENOIZUBIRTSID

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••• Quello che so sull’amore è ilnuovo film americano diretto da GabrieleMuccino. Un’opera personale che, purseguendo una storia sentimentale, ha tutti isegni dello stile e della visione del cinema (edel mondo) del regista romano. La storia,infatti, racconta del ritorno di un ex calciatorescozzese nella piccola città di provincia dovevivono l’ex moglie e il figlio per allenare lasquadretta di calcio dove gioca quest’ultimo.Un’esperienza che, tra vicissitudini comiche emomenti malinconici, lo porterà ariconsiderare le priorità di una vita sprecatadietro alle donne, al successo e a qualcheeccesso.Come ha messo insieme un cast cheinclude Gerard Butler, Catherine Zeta-Jones, Jessica Biel, Dennis Quaid e UmaThurman?Il cast si è composto abbastanza velocementee facilmente, perché ogni nome al qualeavevamo pensato ha reagito in manierapositiva sin da subito. È importante che tuttisi siano uniti per fare lo stesso film, senzaalcuna divergenza artistica o particolarivelleità: una commedia leggera che parlasseanche di cose emozionanti, una storiamalinconica che fosse anche molto vera. Lastruttura è quella della commedia

sentimentale, non proprio romantica in stileanglosassone come avrebbero voluto gliamericani, ma certamente una commedia.Cosa ha chiesto agli attori?Che fossero veri, che emozionassero ilpubblico senza simulare. Il mio lavoro èsmontare i loro codici, spesso alla base diformule che a me come regista noninteressano. Da Will Smith in poi, il mio lavoroè stato decostruire i personaggi dalla lorotesta per restituire, invece, chi sono questepersone nella vita.Anche in questo film ricorrono i temidell’identità e della paternità, checaratterizzano il suo cinema degli ultimianni: quanto è difficile essere personalein un cinema dalla forte vocazionecommerciale come quellohollywoodiano?Commerciale è un termine positivo. Uncinema non commerciale semplicemente nonesiste, perché fa riferimento alle sale vuote ele poltrone senza spettatori equivalgono allamorte del cinema, non ad una dimensioneelitaria o artistica. Quello che rende un film“commerciale” sono i sentimenti. Quando lepersone in sala si emozionano per qualunquemotivo, ridendo piangendo o dimostrandomera empatia, diventano partecipi

emotivamente del tuo racconto.Vorranno condividere con altri ciòche li ha emozionati e pertantoquesto porterà altre persone alcinema a vedere il tuo lavoro.Parliamo del suo percorso aHollywood?È un percorso non lineare: ci sonofilm che vorresti fare e nonvengono fatti e così deviimmaginare un altro lavoro alposto di quello che credevi digirare immediatamente. La realtà èche il futuro è sempreimprevedibile e perfino il passatodiventa il frutto di strane e curiose

alchimie. Non seguo una strategia a tavolino,bensì vivo quello che succede lavorandocostantemente a progetti che mi interessano.Il cinema è come la vita: è frutto di incontrifortuiti e di altri meno fortunati.Lei continua a fare film che leappartengono, però…Non ho mai perso la mia identità italiana esono riuscito a non dimenticare i motivi percui sono diventato un regista. Confesso diavere provato a fare dei compromessi grossiper realizzare delle grandi produzioni, cheavrebbero portato la mia carriera altroverispetto a dove mi trovo oggi. Poi, però,rendendomi conto che si tratta di film chenon avrei visto come spettatore ho preferitonon farli.Però è contento?Comunque sono contento, anche se pago ilprezzo di aver fatto un film come Setteanime che, pur avendo funzionato moltobene in Europa, non è stato pienamentecapito dal pubblico americano, che è piùabituato ad una semplicità del racconto e atrame lineari, senza metafore e analogie. E adesso?Non so quale sarà il mio prossimo progetto, sein Italia o in America, ma certamente so chesarà qualcosa di molto diverso. Desideroraccontare storie, culture e lingue diverse chehanno davvero poco in comune, come quellaitaliana e quella americana. Dopo otto film, lasfida più grande è non ripetermi. Voglioseguire una strada senza essere sicuro disaperla percorrere davvero, esplorandoqualcosa che a me risulta, oggi, ignoto. È oradi cambiare, come è già successo conL’ultimo bacio e La ricerca della felicità:film nuovi che sono stati delle vere e proprierinascite personali. Ora ho bisogno di un’altrarinascita: fare film di cui non sono sicuro miaiuta molto, così come l’essere sottopressione. Sono alla ricerca di questatensione.

• MARCO SPAGNOLI

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Gabriele Muccinoi n t e r v i s t a

Le emozioni innanzituttoUna commedia sentimentale sul ritrovato senso di paternità di un ex calciatore:è “Quello che so sull’amore”, nuova regia americana del regista romano

FILMOGRAFIA - Ecco fatto (1998), Comete nessuno mai (1999), L'ultimo bacio(2001), Ricordati di me (2003), La ricercadella felicità (2007), Sette anime (2009),Baciami ancora (2010), Quello che so sul-l'amore (2012)

Catherine Zeta-Jones Gerard Butler e Uma Thurman

A sinistra Jessica Biel

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••• Il grande Mario Monicelli dicevascherzando che odiava Manoel De Oliveiraperché gli toglieva il primato del regista piùvecchio ancora in attività, un primatodifficilmente eguagliabile. In effetti il Maestroportoghese, che l’11 dicembre 2012 compie104 anni, continua a lavorare con l’energia ela lucidità di un giovane, facendo uscire più omeno un film all’anno e arrivando semprepuntuale all’appuntamento con qualchefestival. All’ultima Mostra di Venezia hapresentato fuori concorso Gebo e l’ombra,tratto dall’omonimo dramma dello scrittoreportoghese del primo Novecento RaulBrandão e interpretato da un gruppo dimagnifici attori: Michael Lonsdale, ClaudiaCardinale, Jeanne Moreau, Leonor Silveira,Ricardo Trêpa – nipote di De Oliveira - e LuísMiguel Cintra. Con Cintra, che ha preso partea una quindicina dei film del regista, fra iquali I misteri del convento e Un filmparlato, oltre a molti altri di autoriportoghesi come Teresa Villaverde (Trefratelli) e internazionali come JohnMalkovich (Dancer upstairs), abbiamoparlato di quest’ultima opera e del modo dilavorare del Maestro.Il film ha un’impostazione moltoteatrale. Com’è stato il suo approccio diattore, sia di cinema che di teatro, altesto?Conoscevo bene la pièce di Raul Brandão,anni fa ho messo in scena uno spettacolo,intitolato Primavera nera, che era un collagedi estratti delle sue opere. Nelle mani di DeOliveira però tutto si trasforma, la pièce diteatro è solo un punto di partenza, unmateriale da usare liberamente. Quello checonta per lui è creare un contesto,

un’atmosfera. Qual è il metodo di lavoro del Maestro?Prima di girare prende alcune decisionifondamentali che influenzano tutta lalavorazione, insomma fissa le regole del gioco.In questo caso le regole di base erano il décordichiaratamente finto, completamentericostruito in studio, che rievoca il cinemadelle origini; la centralità della tavola nellastanza dove si svolge la quasi totalità del film,e dove in genere due personaggi parlano euno ascolta; un gruppo di attori con dellecaratteristiche forti e precise, che fosserointeressanti anche come persone. Manoelcerca di approfittare delle differenze e delleparticolarità che ogni attore può portare alpersonaggio con la sua personalità. Per il restoli lascia molto liberi, dà solo consigli tecnici. Ilcôté teatrale in questo modo sparisce, perchélo sguardo della camera è implacabile e nonpermette di fingere.Dove sta, secondo De Oliveira e secondolei, l’attualità della pièce?Attraverso il microcosmo familiare, il testoritrae la società di inizio Novecento,l’ingiustizia sociale e le differenze fra ricco epovero. Oggi parlare di questo argomento èdiventato molto complesso, il mondo hainteriorizzato il valore del denaro, che hasostituito altri valori e sentimenti umani. Perreazione, molti giovani e anche molti artistihanno cominciato a lottare per sottrarsi aquesta schiavitù del capitalismo, che immetteinvidia, rabbia, malvagità nei rapporti fra lepersone. Manoel, che è un uomo di 103 anni,ha voluto dare un carattere più profondo efilosofico al tema moderno dell’invadenza deldenaro nella vita delle persone. Nellasimbolica sequenza iniziale del battello lancia

un interrogativo su un futuro che lui vedemolto scuro. Trovo interessante che alla suaetà sia interessato non al presente maall’avvenire dell’umanità. Lei interpreta Chamiço, l’artistasquattrinato e un po’ istrione. Cosapensa del suo personaggio? L’intenzione di De Oliveira era di faredell’ironia, di relativizzare l’importanzadell’arte in rapporto alla condizione umana.Avevo già colto questo spirito nel testooriginale, quando l’avevo messo in scena, eimpersonare l’artista nel film mi ha permessodi pronunciare delle parole che coincidonocon la mia visione del lavoro teatrale. Ilproblema dei soldi che mancano sempre èspesso al centro dei discorsi della gente diteatro e di cinema.Che rapporto ha De Oliveira col denaro?Manoel è un esempio di artista che è sempreriuscito a prendere le distanze dal denaro, ilcineasta più adattabile alle difficoltà diproduzione che conosca. È fedele al suo stile eal cinema come creazione artistica, comedialogo con gli altri e con chi verrà a vedere isuoi film anche dopo di lui. In questa fase delsuo cinema, chiede spesso agli attori diguardare la camera, il che crea un certoscompiglio e rompe l’illusione di realtà. Ma luisostiene che quando l’attore guarda la camerasta guardando il pubblico con cui stadialogando. Il film serve a comunicare colmondo e lui sente questo come un’enormeresponsabilità artistica e politica.Avrà una parte anche nel prossimo filmdi De Oliveira?Gliel’ho chiesto e mi ha risposto: “non sarainel prossimo, ma in quello successivo”.

• BARBARA CORSI

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Io e ManoelL’attore portoghese parla del cinema di De Oliveira, 104 anni a dicembre e ancora infrenetica attività: a Venezia abbiamo visto “Gebo e l’ombra” ma altri progetti premono…

FILMOGRAFIA MANOEL DE OLIVEIRA - Aniki Bóbó (1942), Atto di primavera (1963), Passato e presente (1971), Benilde o la Vergine madre (1975), Amor di perdizione (1978), Fran-cisca (1981), Conversazione privata (1982), Le soulier de satin (1985), Mon cas (1986), I cannibali (1988), No, o La folle gloria del comando (1990), La divina commedia (1991), Odia do desespeo (1992), La valle del peccato (1993), A caixa (1994), I misteri del convento (1995), Party (1996), Viaggio all'inizio del mondo (1997), Inquietudine (1998), La lettera(1999), Parola e utopia (2000), Ritorno a casa (2001), Porto della mia infanzia (2001), Il principio dell'incertezza (2002), Un film parlato (2003), Il quinto impero (2004), Specchio magi-co (2005), Bella sempre (2006), Cristoforo Colombo - L'enigma (2007), Singolarità di una ragazza bionda (2009), Lo strano caso di Angelica (2010), Gebo e l'ombra (2012)

Luis Miguel Cintrai n t e r v i s t a

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Michael Lonsdale Ricardo Trêpa con Jeanne Moreau Cintra

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••• “Credo che se avessi vistoMoonrise kingdom a 12 anni una similestoria mi avrebbe trascinato e forse moltispettatori, vedendo questo film, potrannoricordare quello che erano a quell’età,riconoscendovi qualcosa di vero. Io ho attintoai miei ricordi e alla memoria del mio primoamore”. È una storia infantile tutta giocata inera pre-tecnologica – senza chat, sms e videoche adesso imperversano tra i ragazzini dellemedie – e fa davvero sorridere nel raccontarel'amore casto tra due dodicenni che siscrivono per mesi delle letterine e poiimparano goffamente a baciarsi. Graffiti diun’America che non c’è più, quella del 1965.Anche se manca appena un soffio alletrasformazioni epocali di fine anni ’60 – il ’68,la protesta contro la guerra del Vietnam, lacontestazione studentesca e soprattutto laliberazione sessuale –, su questa remota isoladel New England, che si raggiunge solo inferry boat o in idrovolante, dà ancorascandalo che due adolescenti, lei scappata dicasa con una valigia piena di libri, lui volatovia dal campo scout, abbiano dormito sotto lastessa tenda seppure in mutande e canottiera.“Tra breve tutto cambierà, arriverà un pontea collegare l’isola alla terraferma e queiragazzini si troveranno a vivere in un mondocompletamente diverso", riflette WesAnderson, classe 1969, cresciuto con duefratelli a Houston, Texas, allevato da genitoriseparati, situazione che riecheggia in qualchemodo in Moonrise kingdom. Studi difilosofia prima che di cinema, considerato daMartin Scorsese come il suo erede, è evidenteche era lo svitato di famiglia. E ci ha messocertamente del suo nei due giovaniprotagonisti (gli esordienti Jared Gilman eKara Hayward), alle prese con una ribellioneingenua e istintiva che sfocia in unmatrimonio per finta, celebrato da un cuginocapo scout (Jason Schwartzman). La scintillatra Sam e Suzy era scoccata un anno prima a

scuola, durante una recita di Natale. Luiorfano, affidato a genitori adottivi pocopartecipi, lei allevata in una famigliaapparentemente normale dove spuntano lecorna (la madre è l'irresistibile FrancesMcDormand, il padre è lo stralunato BillMurray, ospite fisso dei film del registaamericano anche in veste di fedeleproduttore). “In qualche modo il loro amorecosì romantico è una fantasia, a quell’età sipassava molto tempo a sognare ad occhiaperti, anche se poi non accadeva nulla diconcreto; anche il film potrebbe essere fruttodell’immaginazione di uno dei personaggi odelle cose che avrei voluto mi accadesseroquando ero ragazzo”, spiega il regista. Checonferma ancora una volta la scelta di unostile molto personale, surreale e quasiastratto, tipico di film sempre sospesi trafavola e fumetto come I Tenenbaum ol'animazione in stop motion di Fantastic Mr.Fox. Due titoli che gli hanno fruttato duenomination all’Oscar. Maniacale nella cura deidettagli, dalle scene ai costumi, tuttorigorosamente vintage, una grossa parte dellavoro la fa anche la ricerca musicale, chespazia da Benjamin Britten a Mozart eSchubert ed è arricchita dalle composizioni diAlexandre Desplat. Eppure Anderson, che si èfatto aiutare da Roman Coppola per lasceneggiatura, racconta di aver lavoratomolto di getto, istintivamente: “L'anno 1965mi è venuto così, come un incipit moltonaturale, anche se penso di essere statoispirato dall'iconografia di Norman Rockwelle dei suoi boy scout. Inoltre il ‘65 è la fine diuna certa America, come dicevo prima. Il filmparla di quello che precede quellatrasformazione e poi della scoperta dellasessualità”. Il regista rivela inoltre i dettaglidella scelta di Jared Gilman, il giovaneprotagonista, debuttante assoluto scovato inun provino dopo dieci mesi di ricerche vane. Siera presentato con occhiali spessi due dita e

capelli lunghi e incolti. “Aveva un aspettoassurdo ma era buffo e la sua voce mi hasubito colpito; lo stesso è stato con Kara, laragazza è stata così semplice e spontanea,non sembrava neanche che leggesse lebattute, era come se le dicesse lei per la primavolta. Mi ha conquistato all'istante”. Il casting,per Wes Anderson, è sempre un aspettomolto creativo e libero della realizzazione diun film: “L’ho capito diversi anni fa perRushmore: avevo una certa idea dell’attoreche stavo cercando ma poi ho scelto JasonSchwartzman, che non aveva niente incomune con la mia idea ma eraevidentemente quello giusto – e da allora èuna presenza costante del mio cinema”.Il film, che ha aperto l’ultimo festival diCannes in concorso (“Mi ha onorato essere incompetizione, per nulla preoccupato. Non hofatto altro che salire le scale del Palais,mettermi seduto e guardare il film”), nonmanca di riferimenti cinefili: “I 400 colpi eGli anni in tasca di Truffaut, Melody diWaris Hussein, un film britannico del 1971 cheracconta una storia d’amore osteggiata dagliadulti dal punto di vista dei giovanissimiinnamorati, e il poco conosciuto Black Jack diKen Loach, del ’79, romanzo di avventure perl’infanzia ambientato nel XVIII secolo”. Il suoprossimo film sarà invece girato in Europa eavrà tra i protagonisti di nuovo Owen Wilson,attore feticcio di Anderson, che ha saltato ungiro solo per Moonrise kingdom. “Ingenerale mi piace lavorare con gli amici disempre, attori che ritornano da un filmall’altro, un po’ come in una piccolacompagnia teatrale. È vero che qui ci sonodelle facce nuove, ma vuol diresemplicemente che la famiglia si è allargata”.Nel cast, più che mai di lusso, troviamo infattianche Bruce Willis e Edward Norton, accantoa Tilda Swinton.

• CRISTIANA PATERNÒ

Wes Andersoni n t e r v i s t a

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Il primo amore...“Moonrise kingdom – Una fuga d’amore”, che ha aperto Cannes 2012, è ambientatonel New England del 1965 prima dei mutamenti epocali della società occidentale. Due giovanissimi attori guidano un cast all star

FILMOGRAFIA - Un colpo da dilettanti (1996), Rushmore (1998), I Tenenbaum (2001), Le avventure acquatiche di Ste-ve Zissou (2004), Il treno per il Darjeeling (2007), Fantastic Mr. Fox (2009), Moonrise kingdom - Una fuga d’amore (2012)

Bruce Willis

a destra Jason Schwartzman

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Olivier Assayasi n t e r v i s t a

••• Rischia di passare per unarievocazione del ’68 e invece fin dal titolooriginale, Après mai, Qualcosa nell’aria diOlivier Assayas, premiato per la migliorsceneggiatura a Venezia, dichiara la propriacollocazione storica nel periodo che segue ilmaggio francese, ovvero i primi anni ‘70. Lagenerazione protagonista, cui appartieneanche il regista (classe 1955), è quella che vissegli sviluppi del movimento del Maggio: ilvivace dibattito politico articolato in decine disigle, la coppia aperta, l’elaborazione di nuoveforme di cultura, l’arrivo dell’eroina. Il raccontoè centrato sulla figura di Gilles, controfiguradel regista adolescente, e sul suo gruppo diamici, ognuno dei quali rappresentativo dellospirito che animava quel vitalissimo econtraddittorio periodo. Li interpreta unostraordinario cast di giovani attori, cheannovera talenti emergenti come Lola Créton(Un amore di gioventù) ed esordienti digrande spontaneità e carisma, come ClémentMétayer (Gilles) e Carole Combes.Dov’era lei nel ’68 e cosa ricorda di quelmomento?Nel ’68 avevo tredici anni, vivevo in campagnavicino a Parigi, cercavo di capire quello chestava succedendo attraverso la radio, latelevisione e quello che dicevano i mieigenitori. La mia intenzione nel realizzarequesto film era parlare dell’esperienza discoprire il mondo in movimento, all'iniziodegli anni ‘70. Tutto stava cambiandoprofondamente, non c’era un valore che nonfosse da ridiscutere e reinventare anche conuna certa dose di ingenuità, che invece nonavevano i ragazzi del ‘68, più maturi epoliticizzati.Perché ha sentito il bisogno di rievocarequegli anni?Dopo aver fatto L'eau froide nel 1994avvertivo un senso di frustrazione, perché quelfilm era una visione astratta e poetica delperiodo che lasciava fuori tante dimensioni, in

primo luogo la politica. Volevo riprodurre lacomplessità di quel dibattito, completamenteperduta oggi, in un tempo di semplificazionecaricaturale della politica.Quanto c’è di personale nel ritratto diquesti adolescenti, e quanto di suogiudizio nel senso di fallimento chealeggia nel film?Tutti i personaggi sono silhouette della miaadolescenza ma Gilles, il protagonista, èsicuramente quello più vicino a me. Si trova ametà fra infanzia e maturità, sta cercando dicapire se stesso, cosa vuole essere e in chedirezione andare. All’epoca era una sceltadifficile perché qualsiasi cosa tu volessi fare,dovevi formularlo e giustificarlo in terminiideologici. Quella generazione non ha fatto larivoluzione ma ha sperimentato le ideerivoluzionarie, anche le più assurde. Il senso difallimento che avvertiamo oggi dipende dallaprospettiva storica con cui le guardiamo, main quegli anni la visione era diversa.Qual era lo spirito che caratterizzavamaggiormente quegli anni, secondo lei?C’era una fortissima aspettativa nel futuro, lafiducia che molto presto sarebbe arrivata larivoluzione. Questa era una certezza,l’interrogativo era semmai come riuscirenell’impresa, per la quale bisognava mettere apunto una strategia. Da qui discendeva lafascinazione per la storia del XX secolo – inparticolare del movimento operaio – e ildibattito costante fra libertari, maoisti etrotzkisti. I comunisti non esistevano nelmovimento studentesco, quella checaratterizzava il periodo era la discussione frai gruppuscoli. Per il film ho scritto dei dialoghiusando il linguaggio politico del tempo, ma igiovani interpreti non li capivano e nonriuscivano nemmeno a ripeterli, come fosseroun’altra lingua.Una parte importante nel film è rivestitada musica, cinema, libri e da tutte leforme di cultura che i giovani

adottavano.Era il periodo pre-Internet. I giovani nonavevano fiducia nei mezzi di comunicazionetradizionali, tutto quello che apparteneva almondo degli adulti destava sospetto. Inalternativa costruirono un nuovo modo dicomunicare attraverso la contro-cultura, lafree press e la musica, che aveva l’ambizionedi essere trans-nazionale, perché c’era laconsapevolezza che in Inghilterra, in Italia,negli Usa c’erano altri giovani con le stesseaspirazioni e le stesse speranze.Come ha fatto a mettere insieme un castdi giovani attori così eterogeneo e cosìplausibile?Non cercavo tanto degli attori quanto degliindividui che avessero una certa personalità. Ilcasting è stato un processo lungo ecomplicato, abbiamo cercato i ragazziall’uscita delle scuole, su Facebook, nei luoghidi ritrovo. Poi ne ho incontrati circa 150, quelliche mi sembrava si avvicinassero alla fisicità eallo spirito del film. Come provini non davodelle scene da recitare ma facevo con ognunolunghe conversazioni su vari argomenti. Hoimparato molte cose sulla generazioneattuale, sul suo modo di reagire alla politica,alla comunicazione, alla musica.Esiste davvero il film su alieni e nazistiche si vede nel finale?La scena è ispirata alla mia esperienza sul setdi un film di Kevin Connor, The land thetime forgot. Per imparare il mestiere,durante le vacanze estive andavo a lavorare instudi inglesi o americani, dove rivestivo ruolimolto secondari come il quinto montatore ocose del genere. Mi trovavo a Pinewoodquando stavano girando Superman, ma ioero impegnato in un film di fantascienza stileanni ‘50. Lo ricordo con affetto perché pensoche la cultura popolare sia essenziale anchenel cinema. In fatto di cinema ho gusti moltoecumenici, mi piace tutto.

• BARBARA CORSI

FILMOGRAFIA - Désordre - Disordine (1986), Il bambino d'inverno (1989), Con-tro il destino (1991), Une nouvelle vie (1993), L'eau froide (1994), Irma Vep(1996), HHH un portrait de Hou Hsiao-Hsien (1997), Fin août, début septembre(1998), Les destinées sentimentales (2001), Demonlover (2002), Clean (2004),Boarding gate (2007), L'heure d'été (2008), Qualcosa nell’aria – Après mai (2012)

Il mondo in movimentoTutta la complessità del dibattito politico post-’68 nel bellissimo e autobiografico“Qualcosa nell’aria”, premiato a Venezia per la sceneggiatura e in uscita a gennaio

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Giuseppe TornatoreC o v e r s t o r y

••• Ogni film un’opera prima. È il titolo del documentario su GiuseppeTornatore, realizzato da Luciano Barcaroli eGerardo Panichi, presentato di recente alFestival di Roma. A suggerireinvolontariamente il titolo è stato lo stessoTornatore, che a inizio gennaio presenta alpubblico la sua ultima fatica, La miglioreofferta.Alludeva al fatto che l’impegno richiestoper ogni film è analogo a quellonecessario a portare al termine unesordio o al fatto che il passato, ilprestigio di un regista non contano nullaogni volta che si comincia un nuovofilm?La mia espressione alludeva un po’ adentrambe le cose: ogni film è un viaggiolungo un percorso sconosciuto, che imponenuove sfide e propone sempre qualcheinedita difficoltà da affrontare. Poi, certo,l’esperienza acquisita sul set non è affattoinutile e fornisce delle indubbie sicurezze;tuttavia non c’è mai nulla di garantito,soprattutto se, come nel mio caso, si passaspesso da un genere all’altro, ci si diverte azigzagare. In questo senso ogni volta è un po’ricominciare da capo.È per il desiderio di sfuggire alleclassificazioni che, dopo Baaria, èfuggito il più lontano possibile dalla suaisola rifugiandosi nella Mitteleuropa conLa migliore offerta?Non c’è stata alcuna aprioristica volontà diabbandonare la Sicilia; in realtà è stata lastoria a portarmi lontano dalla mia terra e

anche dall’Italia. Come Baaria non poteva chesvolgersi in Sicilia, così La migliore offertanon si prestava ad ambientazioni e personaggiitaliani. Ad eccezione di una parte finale, che sisvolge chiaramente a Praga, tutto si svolge inuna Mitteleuropa indefinita, volutamentepoco riconoscibile. Potrebbe essere Vienna,Ginevra o Budapest, anche se alcune riprese sisono svolte a Trieste e Bolzano. La trama de La miglior offerta è ancoratop secret.Credo che anticipare la trama del film sarebbeun errore, ma non perché La miglioreofferta racconti grandi misteri o propongasconvolgenti sorprese, bensì per motiviesattamente opposti. Il mio film è imperniatosu una semplicissima storia d’amore capace ditrasformare un uomo, ma la tessitura narrativaè quella del thriller, benché posso assicurareche non si vedranno né assassini né cadaveri.Mi pare di capire che La migliore offertasia simile alle atmosfere e al clima di Unapura formalità, del 1994, il suo film percerti versi più anomalo.Di certo ci sono maggiori affinità con il filmcitato piuttosto che con la mia tetralogiasiciliana, ma La migliore offerta potrebbeessere avvicinato anche ad un altro mio film,più recente: La sconosciuta.Ciò che invece è noto è che il film sisvolge negli ambienti delle aste d’arte eche il protagonista è appunto unbattitore d’aste. Da dove nasce questocurioso interesse?Le aste sono solo un pretesto. Il mioprotagonista, oltre che un battitore, è

anche un esperto di valutazioni. Deve stabilireil valore di un quadro o di una scultura e deveanche certificare se un’opera è autentica.Insomma deve decidere, come ricorda appuntoil titolo del film, quale sia la miglior offerta,ricordando che nelle aste è sempre l’offerta piùalta che si aggiudica la posta in palio, mentreal contrario nelle gare d’appalto a vincere èl’offerta più bassa. Insomma tutto rimanda aduna valenza allegorica: nel mio film c’èsoprattutto da stabilire quale sia la migliorofferta anche per ciò che riguarda i sentimentie la vita privata.Dal punto di vistaumano chi èVirgilOldman,

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Un nuovo inizioOpera mitteleuropea con protagonista Geoffrey Rush, “La migliore offerta” è un thrillere una storia d’amore. Nel cast anche Jim Sturgess, Sylvia Hoeks e Donald Sutherland

FILMOGRAFIA - Il camorrista (1986), Nuovo cinema Paradiso (1988),Stanno tutti bene (1990), Una pura formalità (1994), L'uomo delle stelle(1995), La leggenda del pianista sull'oceano (1998), Malèna (2000), Lasconosciuta (2006), Baarìa (2009), La migliore offerta (2012)

Geoffrey Rush e Jim Sturgess

Sylvia Hoeks

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costretto a ripeterle, aggiungendo che sareipronto a realizzare un nuovo film con Rushanche domani mattina. Ho avuto la fortunadi incontrare un attore di maniacaleattenzione nei confronti del proprio lavoro,svolto tuttavia con estrema leggerezza, comefosse un gioco, divertendosi e facendodivertire.Immagino che sia stata più complicata laricerca degli altri attori, a cominciare daigiovani Robert e Claire. Il primo ungiovanotto capace di aggiustare ognicongegno meccanico, la seconda unamisteriosa cliente di Oldman.È vero, la scelta per i due ruoli è conseguenzadi una lunga serie di provini, a Los Angeles eLondra. Jim Sturgess, che interpreta Robert,lo conoscevo già, avendolo notato in Acrossthe universe. Sylvia Hoeks, attrice e modellaolandese scelta per il ruolo di Claire, invecenon l’avevo mai vista. A completare il cast, c’èpoi una quarta presenza importante, DonaldSutherland nel ruolo di un grande amico delprotagonista.Mancano invece attori italiani.Mi sembrava che qualche eventuale presenzasecondaria sarebbe suonata falsa. Sonoinvece tutti italiani i collaboratori tecnici delfilm, a cominciare da Ennio Morricone per lacolonna sonora, Fabio Zamarion per lafotografia, Maurizio Millenotti per i costumi,Maurizio Sabatini per le scenografie,Massimo Quaglia per il montaggio.Lei ha dichiarato che La migliore offertanasce da un soggetto che languiva in uncassetto da tempo. Perché le è venuta

voglia di realizzarlo proprio ora?Tutto nasce da una mia personalissimaabitudine: da sempre mi capita di fermaresulla carta l’idea per un certo progetto, e avolte mi capita di lavorare a più d’unocontemporaneamente. Poi queste ideehanno bisogno di sedimentarsi: alcunesvaniscono naturalmente ed io stesso me nedimentico. Altre invece si ripropongono e,come in questo caso, trovano anche unadefinitiva quadratura, che mi spinge arealizzarle cinematograficamente. Mi rendoconto che si tratta di un metodo di lavoromolto inusuale ed empirico, ma è quello chemi riesce più naturale. Anche per questo miè difficile trovare dei collaboratori in fase disceneggiatura: la maggior parte dei mieifilm li ho scritti da solo. È una vecchiaabitudine: fin da quando ero sui banchi discuola, mi riusciva difficile studiare ingruppo.A proposito di progetti nel cassetto: hadefinitivamente rinunciato al kolossalsu Leningrado, più volte annunciato esempre rimandato?Sul progetto Leningrado ho lavorato seianni. Si tratta di un film molto difficile ecomplesso e soprattutto molto costoso. I rapporti con la società americana chedovrebbe produrlo, la Millennium, non sisono mai interrotti. In teoria, ma sottolineoin teoria tre volte, Leningrado potrebbeessere il mio prossimo film. Il progetto èsempre nel cassetto, ma non è affattodimenticato.

• FRANCO MONTINI

il protagonista del suo film interpretatoda Geoffrey Rush?Sicuramente un uomo dalla personalitàcomplicata e curiosa, che vive un rapportodifficile con il mondo e quindi con lepersone. Per il personaggio ho pensatoimmediatamente a Geoffrey Rush; gli hospedito il copione e, dopo due giorni, mi hachiamato e mi ha detto: faccio il film.Quando si ha la fortuna di lavorare con ungrande attore, i registi dichiarano

immancabilmente chel’esperienza è stata

meravigliosa. Lo si dicecosì spesso che le

parole rischiano diperdere credibilità

ma in questocaso sono

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COMMEDIA

LES SEIGNEURSdi OLIVIER DAHAN

con Omar Sy, Gad Elmaleh,Joey Starr

COMMEDIA

GAMBITdi MICHAEL HOFFMAN

con Colin Firth, Cameron Diaz, Alan Rickman, Stanley Tucci

COMMEDIA

QUELLO CHE SOSULL’AMOREdi GABRIELE MUCCINO

con Gerard Butler, Jessica Biel,Catherine Zeta-Jones, Uma Thurman, Dennis Quaid

ANIMAZIONE

TARZANdi REINHARD KLOOSS

IN 2D E 3D

COMMEDIA

UNIVERSITARIdi FEDERICO MOCCIA

con Primo Reggiani, Nadir Caselli,Paola Minaccioni, Enrico Silvestrin,Maurizio Mattioli, Barbara De Rossi

UN FILM DI FICARRA & PICONE

UN FILM DI FAUSTO BRIZZI

UN FILM DI GENNARO NUNZIANTE

A N T I C

CR

EDIT

I N

ON

CO

NTR

ATTU

ALI

COMMEDIA

DE L'AUTRE CÔTÉDU PÉRIPHdi DAVID CHARHON

con Omar Sy, Laurent Lafitte, Sabrina Ouazani

M E D U S A

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COMICO

I SOLITI IDIOTIIN VACANZA A NEW YORK

con Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio

COMICO

UN FILM DICHECCO ZALONEregia di GENNARO NUNZIANTE

con Checco Zalone

DRAMMATICO

LA GRANDE BELLEZZAdi PAOLO SORRENTINO

con Toni Servillo, Sabrina Ferilli,Carlo Verdone

COMMEDIA

BUONGIORNO PAPÀdi EDOARDO LEO

con Raoul Bova, Marco Giallini, Edoardo Leo,Nicole Grimaudo, Rosabell Laurenti Sellers

I P A Z I O N I

UN FILM DI PAOLO GENOVESE

UN FILM DI PAOLO SORRENTINO

UN FILM DI ALDO, GIOVANNI E GIACOMO

COMMEDIA

UN FILM DIFAUSTO BRIZZI

F I L M L I S T I N O 2 0 1 3

�NATALE 2013�

COMMEDIA

CI VUOLEUN GRAN FISICO

di SOPHIE CHIARELLOcon Angela Finocchiaro

e con la partecipazione straordinaria di Giovanni Storti

MEDUSA FILM - VIA AURELIA ANTICA 422-424, 00165 ROMA - TEL+39 06 663901 WWW.MEDUSA.IT

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••• Un'attrice di temperamento,perfezionista sul lavoro, anticonformista epassionale, intelligente, affascinante,specializzata in ruoli aggressivi e arrogantima capace di suscitare, anche interpretandodonne decisamente perfide, grandiattenzioni e perfino improbabili simpatie.Difficile identificare Giuliana De Sio con unsolo aggettivo, per riassumerne il carattereartistico è inevitabile ricorrere allametafora: una leonessa. Lo confermano lesue ultime performance cinematografiche etelevisive. Sul piccolo schermo l’attrice èreduce dal successo e dai trionfi anchepersonali de L’onore e il rispetto, dove haimpersonato Tripolina, una donnasanguinaria e crudele che sbriga favori perconto della mafia. Al cinema è presente indue film recentissimi: Ci vediamo a casa diMaurizio Ponzi e Vorrei vederti ballare,esordio nel lungometraggio di NicolaDeorsola.“Nel primo”, racconta Giuliana De Sio,“interpreto un personaggio molto buffo,una hippie fuori tempo massimo, unamadre con un figlio ormai adulto checontinua a vestirsi come le femministe deglianni ’70, a fumare spinelli, ma segnata daun carattere cinico e anche un po’ razzista.Una donna che si dichiara anarchica econtraria ad ogni forma di potere, senzache questo le impedisca di sfruttare, comeproprietaria di casa, un gruppo di immigraticlandestini. Anche nel film di Deorsola sonouna madre, un ex-ballerina incapace diaiutare una figlia anoressica, la quale finiscein un mare di guai. Vorrei vederti ballareè un film strano, un mix di commedia edramma che si intersecano incontinuazione”.Con Maurizio Ponzi c’è un’intesacementata da una lunga serie di film.

Ho perfino perso il conto dei film in cuisono stata diretta da Ponzi, che ormaiconsidero più che un amico, un familiare.Maurizio ha un carattere meraviglioso: è lapersona più rilassante della Terra, forseperfino troppo morbido come, con estremoaffetto, ogni tanto gli rimprovero.Vuole dire che sul set, per dare ilmassimo, è necessario che il clima sianecessariamente infuocato?Assolutamente no, non vorrei esserefraintesa. Al contrario, il lavoro nel cinema,come in teatro e in televisione, oltre apretendere una dedizione assoluta, si devesvolgere in un clima di grandecollaborazione e gioia. Realizzare un film ouno spettacolo teatrale è un lavoro digruppo e, per ottenere il massimo, ènecessario eliminare invidie, competizionied egoismi personali. Purtroppo non sempreaccade.In quest’ottica di fattiva collaborazionedi gruppo, ricorda un’esperienzaparticolarmente significativa?Mi viene in mente lo spettacolo Storiad’amore e di anarchia con cui abbiamogirato nei teatri per oltre tre anni. Si eraformato un gruppo di oltre venti personeche si amavano follemente, dove ognuno simetteva al servizio degli altri. Non è un casoche con Elio delle Storie Tese, ilprotagonista maschile, e con gli altri attori,pur non lavorando insieme, siamo rimastiamici e continuiamo a sentirci.Fra tutti i personaggi interpretati, qualè quello che le è rimasto più dentro? Fortunatamente, da interprete, sono riuscitaa sfuggire al cliché e al prototipo. Dallatragedia greca alla farsa, mi è capitato diimpersonare i ruoli più diversi ed estremi:sante e puttane, ricche e povere, donne diogni estrazione sociale e regionale, con una

certa predilezione per i ruoli negativi, chesono più appaganti, soprattutto se siriescono a spingere oltre i limiti,preservando tuttavia una certa simpatia neiloro confronti in operazioni politicamentescorrette. Il personaggio a cui mi sento piùlegata è l’Adriana di Notturno di donna conospiti, uno splendido testo di AnnibaleRuccello che, per diverse stagioni, hointerpretato a teatro una quindicina d’annifa.Nei suoi racconti i riferimenti al teatrosono prevalenti: il cinema è per lei unapassione minore?Niente affatto, piuttosto è un amore pococorrisposto. Mi chiamano moltissimiesordienti o per film low budget dallavisibilità quanto meno imprevedibile.Ultimamente mi è capitato di lavorare poconel cinema o comunque meno di quantoavrei voluto, ma l’industria cinematograficaitaliana è molto provinciale. I nostriproduttori sono vittime di un complesso diemulazione: tendono a rivolgersi sempreallo stesso ristrettissimo gruppo di attori,che in un certo periodo sono quei cinque osei, poi diventano altri cinque o sei. Percarità, sono anche attori bravissimi ma ognivolto si porta dietro un certo preciso mondoe se i volti sono sempre gli stessi non si puòarticolare mai nessuna vera novità nellanarrazione. In questo momento non faccioparte del gruppo degli eletti e le occasioni dicinema stentano ad arrivare. Solo nonvorrei, come è capitato anni fa a StefaniaSandrelli che era stata dimenticata dalcinema, di dovermi smutandare per tornaread essere di moda. In ogni caso non lo fareiper Tinto Brass, forse solo per MatteoGarrone!

• FRANCO MONTINI

30 V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

Giuliana De Sioi n t e r v i s t a

Regina di cuoriAttrice senza confini, è in arrivo sugli schermi con “Ci vediamo a casa”, nuovacollaborazione con Maurizio Ponzi, e l’esordio di Nicola Deorsola “Vorrei vederti ballare”

LE PRINCIPALI INTERPRETAZIONI - Il malato immaginario (1979), Io, Chiara e lo Scuro (1982), Scusate il ritardo (1983), Uno scandalo perbene (1984), Cento giorni a Paler-mo (1984), Casablanca, Casablanca (1985), Speriamo che sia femmina (1986), Ti presento un'amica (1987), Se lo scopre Gargiulo (1988), I picari (1988), Cattiva (1991),La vera vita di Antonio H. (1994), Italiani (1996), Con rabbia e con amore (1997), Besame mucho (1999), Ti voglio bene Eugenio (2002), A luci spente (2004), Il consoleitaliano (2012), Ci vediamo a casa (2012), Vorrei vederti ballare (2012)

CI VEDIAMO A CASA

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••• Dopo il grande successo dellastagione scorsa, grazie a film come ACAB diStefano Sollima e Posti in piedi in Paradisodi Carlo Verdone, in attesa di vederlo laprossima primavera nell’opera seconda diEdoardo Leo Buongiorno papà, al fianco diRaoul Bova, Marco Giallini torna davanti allamacchina da presa in Una famiglia perfettadi Paolo Genovese. Una commedia coraleincentrata sulla figura di Sergio Castellitto,un cinquantenne cinico e benestante cheingaggia una compagnia di attori perchéinterpreti la famiglia che non ha mai avutoper la notte di Natale. “Io e Sergio siamodiventati molto amici nel corso degli anni”,spiega Giallini. “È un attore di un’altracategoria come Verdone, Favino, Mastandreae Kim Rossi Stuart. Una famiglia perfetta èun film molto divertente e complesso, siamosempre tutti davanti alla cinepresa e il filmnel suo stile ricorda le grandi commedieamericane e francesi, rendendo ovviamenteomaggio ai nostri padri come Ettore Scola eDino Risi, da cui prende a prestito un pizzicodel cinismo che caratterizzava il lorocinema”. L’attore aggiunge: “Ho fatto 40film nella mia carriera e ciò mi ha aiutatonell’affrontare una trama intelligente ecomplessa. Personalmente mi ritengo moltofortunato a recitare in questo tipo di cinema,che mi ha sempre entusiasmato comespettatore; il mio desiderio è quello di fare dipiù, perché ho il timore di ogni attore dirimanere fossilizzato in un tipo di ruolo”.Parliamo del successo?Sono contento che sia arrivato adesso, che ilgrande pubblico e di conseguenza iproduttori si siano accorti di quello che faccio

in un momento della mia vita in cui so, oalmeno credo di sapere, come affrontare lapopolarità; anche se credo di aver dato ilmeglio di me già oltre 15 anni fa, in filmcome Barbara, L’ultimo capodanno eL’odore della notte.Non crede che questo successo siaarrivato adesso anche per la maturitàraggiunta dalla sua recitazione?Forse, ma per me è più difficile dirlo. Sonosempre stato maturo e oggi il mio volto haraggiunto il grado di maturità che ho sempreavuto dentro. Ho sofferto molto nella miavita e ho anche fatto vari mestieri, sentendosempre dentro un istinto che mi guidavaverso il lavoro dell’attore. Ho vissuto inperiferia e, anche se vengo da una famigliamolto sana, le cose non sono mai statesemplici nella mia vita. Sono sempre statoguidato dall’energia, dalla passione edall’emozione della recitazione ed è statotutto questo a tenermi su anche nei momentidrammatici. In questo senso preparo molto iruoli ma cerco di non farmi accompagnare daloro a casa, dai miei figli. Preferisco ispirarmia quello che faceva Mastroianni, che a fineriprese tornava ad essere quello di sempre,pronto ad andare a mangiare un piatto dipasta con la troupe.Una caratteristica della sua recitazione èla capacità di esprimere un grande sensodi coinvolgimento, una profondaumanità anche attraverso uno sguardo…Questo perché mi sento davvero coinvolto daquello che faccio. Mentre recito affioranomolte cose che mi appartengono: sensazioni,ricordi. Se il cinema è cinema davvero, tichiede qualcosa di personale ma in cambio,

nonostante tutta la sua complessità, tirestituisce una grande emozione. Un attoredeve poter scavare nel proprio vissuto sia perfar ridere che per commuovere.Personalmente sono convinto che se non hainulla dentro, l’attore non lo puoi fare.Il suo rapporto con i registi?Mi piace lavorare con Sergio Castellitto, CarloVerdone e Marco Risi perché non hannobisogno di dirti un milione di cose. Tiguardano e già sanno la profondità di quelloche puoi dare loro. Ti danno indicazioni,certo, ma non insistono sui dettagli, perchépresumono tu conosca il tuo mestiere. Dettoquesto, lavorare con me è molto facile,perché sono sempre molto disponibile contutti e mi diverto molto sul set.Quali film le piacerebbe interpretare,oggi?Amo il cinema francese e adorerei recitare inun film come Il gusto degli altri o 36 Quaides Orfèvres. Mi piacciono i noir e leatmosfere fumose dei commissariati, ilcinema che ho interpretato fino adesso èdiviso equamente tra azione e commedie.Daniel Auteil, per esempio, è un interpretefantastico di cui apprezzo la grande fissità,ed è protagonista di un cinema in grado diportare via l’anima del pubblico. Quei noircon Alain Delon mi hanno commosso quandoero ragazzo, così come mi divertivano i filmdi Gassman e Sordi. Provo un’attrazione perquelle storie e non so cosa darei perinterpretare una bella sparatoria nel porto diMarsiglia… Chissà, forse è perché avevo unazia a Nizza!

• MARCO SPAGNOLI

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Qualcosa di personaleFinalmente approdato alla popolarità, l’attore romano, nel pieno della maturità espressiva, dà vita con Sergio Castellitto a una commedia corale,“Una famiglia perfetta”, diretta da Paolo Genovese

Marco Giall inii n t e r v i s t a

V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

FILMOGRAFIA - L'anno prossimo vado a letto alle dieci (1995), L'odore della notte(1998), L'ultimo capodanno (1998), Barbara (1998), Almost blue (2000), Emma sonoio (2002), Il fuggiasco (2003), Non ti muovere (2004), Amatemi (2005), L'amico difamiglia (2006), Meno male che ci sei (2009), Io, loro e Lara (2009), La bellezza delsomaro (2010), Tutti al mare (2011), ACAB (2012), Posti in piedi in paradiso (2012),Una famiglia perfetta (2012), Tutti contro tutti (2012), Buongiorno papà (2012)

UNA FAMIGLIA PERFETTA

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s c h e d e c r i t i c h e

insieme a brani inediti di FrancescoCerasi. Man mano che gli eventievolvono, però, la storia diventameno ripetitiva e più coinvolgente,riuscendo anche ad emozionare.Parallelamente, la prova attorialedella coppia Ponsot-Scamarcio si fapiù convincente proprio quando glieventi prendono una piega menointimista e più sociologica. Con lascoperta che il clandestino credutomorto, in realtà, era finito in coma,la storia lascia spazio a momenti ditensione emotiva. Tanto che lacoppia scoppia, l’uno si mettecontro l’altro; il loro amour fou allaBetty Blue, con tanto di casa infiamme, sembra avere fine. Madagli scontri emerge una nuovacomplicità… Insieme fuggono daPaolo, interpretato dal semprebravo Paolo Sassanelli, per porrefine alla loro angoscia, fino aBruxelles. Il film, che ha vinto lasezione Prospettive Italia delrecente Festival di Roma, nasce daalcune interviste ai ragazzi cheproprio in quei giorni del G8 sisono innamorati. Storie vere, cheispirano la fiction, in un’opera fattada giovani per i giovani.

MARCELLA PERUGGINI

COSIMO E NICOLESceneggiatura: Giuliano Miniati, Daniela Gambaro,Francesco Amato …Fotografia: Federico Annicchia-rico …Montaggio: Luigi Mearelli …Musiche: Fran-cesco Cerasi …Interpreti: Riccardo Scamarcio, Cla-ra Ponsot, Paolo Sassanelli, Souleymane Sow,Giorgia Salari …Produzione: Cattleya, Fastfilm, RaiCinema …Distribuzione: Bolero Film …Italia 2012…colore 101’

di Francesco Amato

••• DUE INDIVIDUI, un’unica sorte:l’amore ad ogni costo. Tuttocomincia a Genova, nel 2001,durante gli scontri del G8. Nicole(Clara Ponsot), ragazza francese,viene ferita alla testa durante lacarica della polizia suimanifestanti. A soccorrerla èCosimo (Riccardo Scamarcio), che sitrovava lì di passaggio. Cominciacosì la storia d’amore tra i duegiovani, guidata da una passioneirrefrenabile e incontrollata. AGenova ritrovano se stessi. Così,dopo tanto girare, ritornano nellacittà che li ha fatti conoscere, e lìcominciano a lavorare per Paolo,un amico che organizza concerti.Tutto sembra meraviglioso, fino aquando un drammatico incidentesegna la vita dei ragazzi: Alioune,un giovane clandestino di coloreche lavora con Cosimo, cade daun’impalcatura…

Nell’opera seconda di FrancescoAmato, che ha esordito nel 2006 conla commedia Ma che ci faccio qui!,le scene della cruentamanifestazione ricordano quelle diDiaz - Don't clean up this blooddi Daniele Vicari, ma svolgono solouna funzione di contesto. Cosimo eNicole trae spunto dall’evento cheha segnato la generazione giovaniledell’ultimo decennio per narraredell’incontro di due anime libere,che si innamorano legandosiindissolubilmente. Il loro viaggioattraverso l’Europa rappresenta la

ricerca di una rinnegata libertà ela musica è per loro un mondo daesplorare, oltre che un mezzo perguadagnarsi da vivere.Nelle prime battute, il film sembradoversi raccontareprevalentemente con scene dicorpi desiderosi di incontrarsi, chesi mescolano e si alternano conquelle dei concerti di musica rock– i brani cantati dal vivo degliAftherhours, Marlene Kuntz, BudSpencer Blues Explosion, Verdena,Lucariello e Sandro Joieuxcostituiscono la colonna sonora

Francesco Amato

••• Dopo l’esordio in commedia “giovanil-vacanziera” Ma checi faccio qui?, Francesco Amato passa all’impegno. Ovvero a uncinema d’intensità emotiva ed esistenziale. Cosimo e Nicole, tra leProspettive Italia al Festival di Roma 2012, è una storia d’amore chesostiene e incornicia due giovani vite dentro eventi vorticosi chesuperano la comprensione dei protagonisti stessi, interpretati da ungeneroso Riccardo Scamarcio e dalla quasi debuttante francese ClaraPonsot. “Alla base dell’idea”, dice il 34enne regista piemontese,“volevo raccontare una coppia, anzi una separazione. Ne è uscito,forse, anche qualcos’altro. Di certo con l’emozione al primo posto”. Dove è nata l’idea per il film?È nata nell’autunno del 2007 dialogando con Giuliano Miniati, che haco-sceneggiato il film insieme a Daniela Gambaro. Di certo nonvolevamo raccontare una storia a sfondo socio-politico, benchécompaia il G8; piuttosto, miravamo alla vicenda di due ragazzi chediventano adulti attraverso l’esperienza dell’amore totalizzante. Maanche della separazione.Chi sono Cosimo e Nicole? Sono due giovanissimi – lei ha solo 17 anni all’inizio della storia –assolutamente istintivi. Non sono due intellettuali, ma vivono ognievento con una purezza emotiva. Per loro, infatti, non esistono barrierelinguistiche – pur essendo stranieri si capiscono alla perfezione – nénazionali, il loro amore sembra sconfinato. E persino in situazioniestreme, come i fatti del G8 o il presunto omicidio di un migranteclandestino, non elaborano riflessioni ma si limitano a sperimentare

sulla propria carne.In effetti c’è anche la presenza del tema dell’immigrazione africanain Italia.Certo, ma anche quello appartiene allo sfondo d’attualità naturale con cui iprotagonisti si confrontano. La presenza dell’Africa, inoltre, permette lorodi mescolarsi con una cultura che enfatizza i valori primordiali, nei qualiCosimo e Nicole spontaneamente si riconoscono.Una “primordialità” che appartiene anche all’adesione alla musicadi Cosimo. Come hai lavorato sulla colonna musicale?La musica era uno degli aspetti del film più delicati in quanto significativi. Èvero, Cosimo e Nicole sono in qualche modo “uniti e divisi” dalla musica,che consente a lui di trovare un lavoro come attrezzista di palchi prima, efonico poi. Ho voluto coinvolgere e mostrare alcune band italiane popolaricome gli Afterhours, i Verdena, i Marlene Kuntz perché la presenza anchevisiva della musica live è ciò che mi permetteva di costruire il parallelismocon il sentimento d’amore dei due protagonisti: la musica dal vivo e l’amoretra giovani hanno a mio parere la medesima forza dirompente di emozioni. Ci sono modelli cinematografici o culturali a cui fai riferimento inquesto film o nel tuo cinema in generale?Il mio immaginario di cineasta ma anche di spettatore si è formatoprevalentemente su un universo di cinema americano e francese. Tuttaviasento che ormai questi “modelli” sono mescolati e abbondantementeassorbiti nel mio sguardo, tanto che ho deciso di staccarmene per evitaresterili copie formali o di contenuti.

ANNA MARIA PASETTI

Senza frontiereDue giovani di diversa nazionalità, “Cosimo e Nicole”,attraversano eventi socio-politici in una storia d’amore e musica.Riccardo Scamarcio e Clara Ponsot ne sono protagonisti

i n t e r v i s t a

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••• UNO DEI FILM indipendentipiù interessanti degli ultimi tempi,scritto (buon sangue non mente)dalla nipote del grande regista EliaKazan, che del film è ancheprotagonista principale. Ungiovane scrittore in crisi(interpretato in maniera misurata

da un ottimo Paul Dano), che haassaporato il successo nemmenoventenne un decennio prima,incomincia a fare sogni ricorrentiriguardo ad una ragazza. Il suopsicanalista gli suggerisce discrivere di questa donna, cheincontra ogni notte nei suoisogni. Una mattina il blocco, cheda anni gli impedisce di scrivere eche lo ha recluso come un canesulle colline di Los Angeles in unavilla tanto solitaria quantoimpersonale, sembra sparito. Cosìil ragazzo butta giù di getto unromanzo che racconta la vita e gli

amori di Ruby Sparks, eroinaeponima della sua storiatotalmente inventata. Così comenon gli capitava da anni, l’autore silancia a capofitto nella scrittura diquesta ragazza sexy dei suoi sogni,emancipata e disinibita ma ancheintelligente e seducente. Mentrevive recluso alla macchina dascrivere, progressivamente trovaindumenti femminili in casa.Concentrato sul lavoro non dàmolto peso alla questione,pensando che sia il cane Scott arubacchiare gli oggetti del vicinatoe a portarli a casa. Un giorno,proprio quando sta andandodall’agente per mostrargli ilmanoscritto su Ruby, la incontraviva e vegeta in cucina. Pensandodi impazzire, compone il primonumero che trova per incontrarequalcuno. Eppure anche la suainterlocutrice la vede… RubySparks, la ragazza dei suoi sogninella definizione più ampiapossibile, esiste davvero. Maattenzione a quello che sidesidera! La vita, per quantomiracolosa, è infatti sempre,drammaticamente esorprendentemente, complessa.Diretto dai registi del prezioso

Little Miss Sunshine, RubySparks è il sogno di ogni uomoraccontato da una giovane donnacolta e ironica. Lo scrittore, cheinfatti potrà perfino controllare leparole e le abitudini della suaragazza, scoprirà che – per dirlacon le parole immortali di Sting –“se ami qualcuno devi lasciarlolibero”. Intelligente e divertente,Ruby Sparks è una commediaromantica riuscita dall’inizio allafine. Una favola postmoderna incui le evidenti reminescenze distorie come Pinocchio, Coppelia edei libri di Haruki Murakami sisublimano in una fiaba pop sexy ebrillante. Una storia intrigante einsolita, in cui un uomo diventatoonnipotente sarà messo inginocchio dai suoi sentimenti peruna ragazza diversa da tutte lealtre, eppure molto più reale econcreta di quello che lui, il suocreatore, potrebbe mai arrivare adimmaginare. Presentato al festivaldi Locarno, va visto perché ingrado di spaziare dalla commediaal dramma horror fino ad unelegante finale aperto,semplicemente perfetto.

MARCO SPAGNOLI

RUBY SPARKS

Sceneggiatura: Zoe Kazan …Fotografia: MatthewLibatique …Montaggio: Pamela Martin …Musiche:Nick Urata …Interpreti: Paul Dano, Zoe Kazan, ChrisMessina, Annette Bening, Antonio Banderas, ElliottGould ...Produzione: Bona Fide Productions, FoxSearchlight Pictures …Distribuzione: 20th CenturyFox …Usa 2012 …colore 104’

di Jonathan Dayton, Valerie Faris

Jonathan Dayton e Valerie Farisi n t e r v i s t a

••• Cosa accadrebbe se la nostra immaginazionediventasse realtà? Letteratura, pittura, scultura e cinema, in cima atutti, perseguono da sempre tale magica ipotesi. Che talvolta sirealizza, così, senza troppi preavvisi. Ne sanno qualcosa Harvey(1950) e il suo fedele coniglio, o i personaggi de La rosa purpureadel Cairo (1985) fino alla deliziosa Ruby Sparks, opera secondadella coppia Valerie Faris e Jonathan Dayton, il duo che partorì ilprodigioso Little Miss Sunshine. Universi paralleli che vivononello sguardo di chi osserva e si materializzano per lo spettatore atestimoniare che talvolta il “daimon” creativo ne combina davverouna più del diavolo, specie quando è travolto dal delirio dionnipotenza sulle proprie creature. Presentato in Piazza Grande aLocarno 2012, il film interpretato dalla coppia (in finzione e verità)Paul Dano e Zoe Kazan (qui anche sceneggiatrice) è passato anchedal 30° Torino Film Festival.Dal folgorante esordio Little Miss Sunshine sono trascorsi 6anni. Siete caduti in crisi creativa o avevate paura di nonriuscire ad eguagliare il successo?Entrambe le cose, forse più la seconda, perché in realtà la creativitàbussa sempre alla porta, bisogna capire se si è pronti ad accoglierla.Non era facile rispondere alle aspettative di Hollywood dopo LittleMiss Sunshine. Siamo stati fortunati quando abbiamo ricevuto lasceneggiatura di Zoe Kazan. Sembrava perfettamente aderente alnostro modo di pensare e di fare cinema. Ed è arrivata al momentogiusto…

Come avete lavorato voi, da coppia artistica e nella vita, conun’altra coppia?Una situazione piuttosto rara, in effetti! Siamo stati alla grande, e nontanto perché avevamo a che fare con una coppia simile alla nostra,quanto perché il soggetto veniva da Zoe, che l’aveva condiviso findall’inizio con Paul, anzi l’aveva scritto quasi appositamente per lui.Quindi ci siamo trovati a partecipare a qualcosa di intimamentefamigliare.È curioso che Calvin, il personaggio interpretato da Dano, scrivacon la macchina da scrivere e non con il computer. Come maiquesta scelta?Zoe ha immaginato questa macchina da scrivere come regalo a Calvinda parte di suo padre, dunque l’ha caricata di una specie di poteremagico. Un oggetto dotato di profonda valenza simbolica chetestimonia anche la sua appartenenza a un mondo segreto, fuori daltempo.Nel film c’è il tema della manipolazione delle proprie creature,una tentazione tipica dell’artista. Anche voi come registi aveterischiato?Il rischio c’è sempre, perché si vuole fornire il massimo grado di vita alproprio film che diventa, come dire, una creatura. Ciò che ci salva è chespesso non sappiamo precisamente cosa vogliamo da un progetto,specie all’inizio. Ciò permette alla storia di “sperimentare” una sorta diautonomia da noi creatori.

ANNA MARIA PASETTI

Io ti ho creata...Un personaggio letterario prende vita e forma materializzando i desideri dello scrittore: è “Ruby Sparks”, attesa opera seconda della coppia artefice di “Little Miss Sunshine”

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tenerezza) insito in The road(2009). E, rispetto a Theproposition, fa strano osservarecome Lawless esca dalla medesimapenna di sceneggiatura: l’amico e“leggendario” Nick Cave,ovviamente autore anche dellemusiche. Ad eccezione di qualchebuon momento cinematografico, edella naturale bellezza espressa dalduo Chastain-Hardy, il resto apparecome un eterno déjà vu di scarsafreschezza e convinzione. Quasicome Hillcoat avesse smarrito la“demoniaca” vivacità del passato.L’unico aspetto di interesse èl’origine del testo, che appuntorispecchia una dinastia realmentevissuta, e non solo emblematica. Ciòpermette di creare un legamefilologico tra certe idiosincrasieamericane del passato e quelleodierne, senza prestarsiall’affabulazione: la verità spessosupera la fantasia. Non si capisce,comunque, come questo film abbiapotuto affascinare i selezionatoridel Festival di Cannes, tanto dainserirlo tra i titoli del concorsoprincipale. Una decisione che nonsembra giustificata neppure dal caststellare.

ANNA MARIA PASETTI

LAWLESS

Sceneggiatura: Nick Cave dal romanzo di Matt Bon-durant …Fotografia: Benoit Delhomme …Montag-gio: Dylan Tichenor …Musiche: Nick Cave, WarrenEllis …Interpreti: Shia LaBeouf, Tom Hardy, JasonClarke, Guy Pearce, Jessica Chastain, Mia Wasikow-ska, Gary Oldman …Produzione: Red Wagon Prod.,Annapurna Pictures, Benaroya Pictures, Blum Han-son Allen Films ...Distribuzione: Koch Media …USA2012 …colore 115’

di John Hillcoat

John Hillcoat

••• In principio fu il libro di Matt Bondurant. Poi venne lasceneggiatura di – udite, udite! – Nick Cave: “Mi è piaciuta l’atmosferadel libro”, afferma lo scrittore-cantautore, “quella storia di amore edeccessiva violenza: la combinazione di questi due elementi mi haaffascinato. La violenza al cinema spesso è noiosa ma – John Hillcoatinsegna – la si può trattare in modo fresco ed eccitante”. Presentato inconcorso all’ultimo festival di Cannes, Lawless segna la quartacollaborazione tra il regista australiano e il connazionale Nick Cave,dopo Ghosts… of the civil dead (1988), La proposta (2005) el’adattamento dal Premio Pulitzer di Cormac McCarthy The road(2009). Tratto da La contea più fradicia del mondo, scritto da Mattprendendo spunto dalla vita dei nonni, Lawless segue i tre fratelliBondurant della contea di Franklin, Virginia, che durante l’epoca delproibizionismo assursero a uno status quasi leggendario: il maggioreHoward (Jason Clarke), reduce della Prima Guerra Mondiale; Forrest il“braccio” (Tom Hardy), tosto e carismatico; il minore Jack (ShiaLaBeouf), cervello fino e voglia di bella vita. Distillanoclandestinamente ma la nemesi è in agguato: lo sbirro corrotto CharlieRake (Guy Pearce).Hillcoat, il nome Sergio Leone le dice qualcosa? In Lawless nonmancano echi di C’era una volta in America.Amo Leone ed è vero, mi sono ispirato a C’era una volta inAmerica. Ma non solo, penso anche a Bonnie and Clyde,soprattutto dal punto di vista storico e dell’azione cinematografica.

Volevo cercare di capire come gira il mondo in quella parte degli StatiUniti.Essere australiano, ovvero avere uno sguardo distaccato, l’haaiutata?Ho sempre voluto realizzare film che toccassero il mondo intero. E devoammettere che gli Stati Uniti esercitano un grosso fascino su di me. Nonche sia tutto rose e fiori, intendiamoci: fare negli Usa un film dal budgetmedio come Lawless è dura, davvero dura. C’è chi rema contro questifilm, e la tv ha iniziato a ignorarli.Nick Cave ha posto l’accento sulla violenza fisica ma bisognaammettere che Guy Pearce fa paura solo a guardarlo.Quando hanno fatto il “parrucco” a Guy Pearce ho mandato subito unasua foto a Nick Cave, che l’ha mostrata ai suoi figli: ebbene, non hannomangiato per due giorni per la paura! Proprio l’effetto che cercavamo…Tagli di capelli a parte, la violenza c’è, e tanta.E come potrebbe essere altrimenti? La violenza fa parte del mondo. Daparte mia, cerco di prenderla seriamente e ritrarla con grandeverosimiglianza, mostrandone alla lettera l’impatto fisico e la caoticità.Insomma, non do spazio a riproduzioni fantasiose e fantastiche e, ripeto,Bonnie and Clyde mi ha insegnato molto al riguardo.Per fortuna i fratelli Bondurant sono immortali…Penso che chi vive in modo estremo inizi a credere di essere immortale:trovo sia profondamente americana l’idea dell’invincibilità e del trionfoindividuale, contro tutti e contro tutto.

FEDERICO PONTIGGIA

Un mondo violento“Lawless”, nuova collaborazione con Nick Cave alla sceneggiatura dopo“The road”, narra la storia vera della famiglia dell’autore del libro, MattBondurant. Guy Pearce è il cattivissimo poliziotto

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••• TRE FRATELLI, una storia vera eun’epoca cinematograficamenteirresistibile, quella delproibizionismo. Che l’australo-canadese John Hillcoat (Theproposition, The road) vira algenere maggiormente nelleproprie corde: il western. Ilrisultato è Lawless, letteralmente“senza legge”, ovvero lacondizione in cui si trovarono icittadini americani tra il 1919 e il1933 costretti a confrontarsi condelle normative disumane. Lalegge era sbagliata, quindi meglionon applicarla o farsene unapropria, magari costruita suprincipi più sani e morali. Unassunto, questo, dietro al quale simuove la quotidianità dellafamiglia Bondurant, residente inVirginia e ormai ridotta alla triplicefratellanza del reduce di guerra

Howard (Clarke), lo scontrosoForrest (Hardy) e il creativo Jack(LaBeouf). Tre caratteri diversiconcentrati nella gestione semi-legale di una locanda, che conl’arrivo dello sceriffo corrotto GuyPearce non potrà più esserepacificamente esercitata. Le feriteda sparo (ma non solo) non siconteranno, come le frizionifraterne per le scelte diversamenteorientate di ciascuno. Ma alla finesarà scontro e i buoni trionferanno.Salve alcune digressioni amorose, dicui sono artefici Jessica Chastain eMia Wasikowska, il film basatosull’autobiografia di MattBondurant (nipote di Jack), dal

titolo The wettest county in theworld, segue un percorso diclassica linearità dentro il genere,inserendo nell’asse oppositivabuoni-cattivi solo alcunemoderne disfunzionalità interneai caratteri. Disfunzionalità che algiorno d’oggi non appaiononeppure tanto moderne. Il puntoè che per rimanere nella mezza-via di un linguaggio ibridamentetiepido, Hillcoat tradisce quellaradicalità che probabilmente èuno dei suoi punti forti dacineasta. Impossibile dimenticarela violenza estrema di Theproposition (2005), come pure ilsenso profondo di morte (e

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giovane segugio di provincia chenell'ansia di fare uno scoop tira inqualche modo le fila di tutto ilracconto, mettendo insieme i pezzidel puzzle sempre un passo avantirispetto all'Fbi. Ne fa le spesel'avvocato Jim Grant (Redford), dapoco rimasto vedovo con una figliadi 11 anni, che si trova braccato intutti gli States per un omicidiocommesso 30 anni prima nel climainfuocato della protesta. Ma è comese il giovane protagonista nonpotesse comprendere a fondo leragioni di quell’idealismo deviato,finito in violenza e tragedia. È comese le due generazioni fosserodistanti non trent’anni ma trentaanni luce. Il film è anche unariflessione sul tempo e su come essoincida sull'identità e la coerenzaideologica. Con varie sfumature.Mentre il personaggio di Redford ècondizionato nelle sue sceltedall'amore per la figlia piccola, l'excompagna Julie Christie, che hacontinuato a vivere in clandestinità,non sembra affatto pentita. Un“come eravamo” dove l’aspettoaction (necessariamente sacrificato,data l’età quasi geriatrica deiprotagonisti) è davvero la cosameno importante.

CRISTIANA PATERNÒ

LA REGOLA DEL SILENZIOTitolo originale: The company you keep …Sceneg-giatura: Lem Dobbs dal romanzo di Neil Gordon…Fotografia: Adriano Goldman …Montaggio: MarkDay …Musiche: Cliff Martinez …Interpreti: RobertRedford, Shia Labeouf, Julie Christie, Susan Saran-don, Nick Nolte, Sam Elliott, Chris Cooper, StanleyTucci, Brendan Gleeson, Richard Jenkins …Produ-zione: Voltage Pictures, Wildwood Enterprises…Distribuzione: 01 …Usa 2012 …colore 125’

di Robert Redford

••• COME CLINT Eastwood, è unattore passato dietro la macchinada presa (con esiti forse menotravolgenti ma pur sempre con unOscar vinto, per Gente comune). Ecome Clint, ama la politica, anchese sta sulla sponda opposta. In più, idue attori-registi americani sonoaccomunati dal vivere unasplendida vecchiaia, che li vedeancora in piena e fertile attività.Stiamo parlando di Robert Redford,che torna con La regola delsilenzio, con la sua bella faccia cheè ormai una carta geografica dirughe e un cast che, a parte ShiaLaBeouf, è un omaggionostalgico alla gloriosa NuovaHollywood (Nick Nolte e JulieChristie, accanto a Susan Sarandon,Richard Jenkins e Stanley Tucci). Ilfilm è un thriller politico girato allavecchia maniera, con qualche luogocomune e belle immagini d'archivio

(ne avremmo volute di più), cherievoca un episodio dei tempi dellacontestazione, quello dei WeatherUnderground, gruppo radicale chenei primi anni ’70, gli anni dellaprotesta contro la guerra del Vietname degli hippie, scivolò in clandestinitàcompiendo varie azioni terroristiche:bombe in alcuni edifici e una rapina amano armata che finì nel sangue conla morte di una guardia giurata.Ma perché parlarne ora? Redford,che si è ispirato a un romanzo di NeilGordon, sostiene di aver aspettato lagiusta distanza temporale che haportato quei fatti a entrare nellastoria americana. Noi abbiamo invecel’impressione che cercasse un plot

capace di rinverdire toni eatmosfere di quel capolavoro dicinema politico americano che èTutti gli uomini del presidente,il famoso film di Alan J. Pakula sulWatergate fortemente volutoproprio da lui, che lì aveva il ruolodi un giovane cronista delWashington Post, decisivonell'impeachment del presidenteNixon insieme al collega DustinHoffman. E tuttavia è come se inqualche modo i due film – e le dueepoche – dialogassero a distanza.Raccontandoci anche com’ècambiato il giornalismo. Infatti inLa regola del silenzio c'è uncronista d'assalto (LaBeouf), un

Robert Redfordi n t e r v i s t a

La verità ad ogni costoLa militanza radical di quasi mezzo secolo fa tra voglia di normalitàe istinto di sopravvivenza: “La regola del silenzio” è un thrillerpolitico con un cast di prim’ordine

••• Con il “rivale” Clint Eastwood è diventato il portabandieradel cine-impegno made in USA. Due ex bellissimi, eterni sex symbol masoprattutto diversamente schierati in politica. Tanto da punzecchiarsidietro all’interpretazione di una sedia vuota: lasciata vacante da Obamasecondo Clint il repubblicano, dall’opposizione secondo il democraticoRobert Redford. “Chiedetelo alla sedia, vi dirà la verità”, scherza il76enne liberal e ultrà del neo ri-eletto presidente, di nuovo regista eprotagonista sul grande schermo. La storia scelta per la sua più recentefatica cinematografica è di quelle estreme, politicamente impegnate eimpegnative, adattata dall’omonimo romanzo di Neil Gordon. La regoladel silenzio, presentato all’ultima Mostra veneziana fuori concorso, è ineffetti tra i suoi film più espliciti nel sostegno a quella sinistra che gliStates hanno storicamente osteggiato, se non perseguitato. Ne fuesempio il gruppo dissidente dei Weather Underground, che tra i ’60 e i’70 contrastò (anche con mezzi bombaroli) le politiche belliche delgoverno dell’epoca. Di quanto resta di loro, tra ideali perseguiti e sogniinfranti, si racconta nel film. Una storia diversa ma che rimanda a quelmagnifico Come eravamo (1973), che come altre memorabili pellicolecontribuì a creare il mito di Robert Redford. Lei è da sempre coinvolto in politica, ma questo film sembraveicolare un vero e proprio “statement”. Crede che il cinemapossa veramente spostare le idee anche laddove sono benradicate? Non credo affatto al cinema di propaganda! Se lo sostenessi non potreiconsiderarmi un vero artista e neppure un liberal autentico. Il mio unico

compito è raccontare delle buone storie. Con la speranza che dietro aciascuna di esse possa emergere un’opinione. Credo che oggi l’Americasia pronta per vedere un film che riguarda i Weather Underground. Nel suo film il giornalismo, inteso come identità e ruolo nellasocietà, occupa una posizione centrale. Come è cambiato daquarant’anni ad oggi? Allora si cercava la verità ad ogni costo. Oggi la stampa tende a cercaresolo la propria gloria, una fama che non sembra mai soddisfatta. Equesto è molto grave. Ma lei ritiene si possa veramente trovare la verità? E il cinemache funzione può avere in questo senso?Dovremmo aprire un dibattito di filosofia morale per rispondere aquesta domanda. Posso solo dire che la verità oggi è più difficile daintercettare, posto che sia possibile trovarla. In politica, ad esempio,come possiamo più fidarci di un sistema che per le convention spendel’equivalente del Superbowl? Quanto alla ricerca della verità attraversol’arte cinematografica, forse si dovrebbe farlo attraverso i documentari.Ma devono essere ottimi film documentari, perché lo spessore artisticodeve essere degno del miglior Cinema. Come americano quale principio considera inviolabile, aprescindere dal partito di appartenenza?Non si può essere americani se si arriva a negare il principio base dellanostra democrazia, ovvero la libertà di parola. Il nostro PrimoEmendamento, inviolabile e sacro per tutti.

ANNA MARIA PASETTI

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••• LA CRISI economica esoprattutto l’esclusione dimigliaia di giovani dal mondo dellavoro, l’emarginazione sociale el’impossibilità di costruirsi unfuturo, la condanna a uninevitabile destino didelinquenza per moltissimi, inassenza di valide alternative. Nonsono temi qualsiasi, sono lequestioni decisive per la vita dimilioni di persone, nell’Occidentegià ricco e privilegiato, che oggivede vacillare le sue certezze esul domani non può scommetterepiù di tanto. Con La parte degliangeli, coprodotto dai fratelliDardenne, il grande Ken Loachquesti temi li prende di petto etuttavia li affronta con quellospirito di commedia proletariache caratterizzava anche ilrecente Il mio amico Eric e che

si inserisce benissimo nel solco delcinema britannico capace ditrattare aspetti drammatici dellarealtà con sano umorismo e conun linguaggio accessibile algrande pubblico.La “parte degli angeli” è quellapiccola percentuale di whisky cheevapora durante il complessoprocesso, paragonabile allacreazione di un’opera d’arte, cheporta alla nascita del preziosodistillato. Attorno a questa dolcemetafora alcolica, il 75enneregista inglese è affiancato dallosceneggiatore di sempre Paul

Laverty nel costruire la storia diun giovane delinquente diGlasgow, Robbie. Quando loincontriamo per la prima volta, èstato appena condannato allavoro socialmente utile dalmagistrato. Ha commesso ungravissimo atto di violenza –ancor più grave perchétotalmente insensato – ma ora èdeterminato a rimettersi in riga,perché sta per nascere il suoprimo figlio ed è innamoratissimodella sua ragazza Leonie. Ilcontesto però non lo aiuta: lafamiglia di Leonie lo odia al

punto da impedirgli, con lemaniere forti, di vedere ilpiccolino e tutto congiura perriportarlo dentro la logica dellegang. Finché un bel giorno nonincontra, insieme ad altri trecoetanei emarginati, unassistente sociale appassionato diwhisky. L’uomo introduce igiovani (tra loro c’è anche unaragazza) nel mondo magico deldistillato, un mondo doveRobbie, con l’aiuto degli altri,potrà mettere a frutto il suotalento anche con un inganno afin di bene. Diciamo unaredistribuzione delle ricchezze…Ma al di là della parabolasottostante, perfettamenteleggibile in filigrana come storiadi redenzione, La parte degliangeli, che ha ottenuto il Premiodella giuria a Cannes, è un filmgodibile dall’inizio alla fine emolto ben recitato da tutti,soprattutto da Paul Brannigan,un ragazzetto dai penetrantiocchi blu che ha una storia simileal suo personaggio, Robbie,essendo uscito da una comunitàdi Glasgow dove è stato scovatoda Laverty.

CRISTIANA PATERNÒ

LA PARTE DEGLI ANGELI

Titolo originale: The angels’ share …Sceneggiatura:Paul Laverty …Fotografia: Robbie Ryan …Montag-gio: Jonathan Morris …Musiche: George Fenton…Interpreti: Paul Brannigan, John Henshaw, GaryMaitland, Jasmin Riggins …Produzione: SixteenFilms, Why Not Productions, Les Films du Fleuve,Urania Pictures, France 2 Cinéma …Distribuzione:Bim …Gran Bretagna/Francia/Belgio/Italia 2012…colore 101’

di Ken Loach

••• “SIAMO PARTITI dal cancro esiamo arrivati alla commedia: unargomento angoscioso trattato inmodo leggero”. Susanne Bierspiega così Love is all you need.Una commedia internazionalediretta da una regista nordica ma

girata in Italia con un protagonistairlandese-americano. Poteva essereun gran pasticcio, un autenticocine-pudding indigesto. Non lo è equesto è già un punto a suofavore. Diciamo dunque che lacineasta danese, famosasoprattutto per il dramma socialeIn un mondo migliore, arrivatosino all’Oscar, si è voluta stavoltaprendere una vacanza tra i limonirigogliosi e i tramonti mozzafiatodi Sorrento, anche grazie aicoproduttori italiani.Passato alla Mostra di Veneziafuori concorso, il film è leggero eromantico e, anche se molto

(troppo) prevedibile e con qualchecaduta di tono, si vede con piaceregrazie ai due protagonisti PierceBrosnan e Trine Dyrholm: lospettatore è fin da subito indottoa fare il tifo per loro, calandosicompletamente in una storia dovel’emozione è diretta, schietta esenza mediazioni intellettuali. L’ex007 è Philip, un vedovo votato albusiness (ha un import export difrutta e verdura) da quando haperso l’amatissima moglie:Brosnan dà al personaggiol’autenticità che deriva dalla suastessa esperienza di vita. Ma èmolto brava anche l’attrice danesenel ruolo di Ida, una donna dimezza età che ha, nell’ordine,appena terminato lachemioterapia per un cancro alseno e beccato il marito, tutt’altroche gentleman, in flagranteadulterio sul divano di casa conun’impiegata molto più giovane dilui. È distrutta, manco a dirlo, male nozze imminenti della figliaproprio con il figlio di Philip lacostringono a partire lo stesso perla costiera amalfitana. Anzi, i dueconsuoceri si conoscono nelparcheggio dell’aeroporto, dovelei riesce quasi a distruggere lamacchina di lui facendoretromarcia. Poi la sua simpatia, la

sua naturalezza nel vivere anchegli aspetti più odiosi della malattia,come la mutilazione al seno o laperdita dei capelli, la sua vitalitàferita ma non vinta e – perché no?– la sua matura bellezzacominciano a fare breccia nei modicortesi ma induriti del vedovo,corteggiato invano da molti annida un’insopportabile cognatavirago (Paprika Steen). Il tuttodurante i festeggiamenti pre-matrimonio, con tanto di partyserale e colpi di scena sullepreferenze sessuali dell’amicoitaliano dei due promessi sposi (ilCiro Petrone di Gomorra, in unruolo insolito e convincente).Sospeso tra il vecchio Che cosa èsuccesso tra mio padre e tuamadre? di Billy Wilder e il bestseller Mamma mia! con MerylSteep e lo stesso Brosnan,discostandosi totalmente invecedalle recenti commedie slapstick sufeste di nozze e affini, Love is allyou need non brilla certo peroriginalità eppure piacerà, e nonpoco, a un pubblico che possaidentificarsi nei due protagonistiper una di quelle che gli americanichiamano second chance stories.

CRISTIANA PATERNÒ

LOVE IS ALL YOU NEED

Titolo originale: Skaldede frisor …Sceneggiatura:Anders Thomas Jensen, Susanne Bier …Fotografia:Morten Soborg …Montaggio: Pernille Bech Christen-sen, Morten Egholm …Musiche: Johan Söderqvist…Interpreti: Pierce Brosnan, Trine Dyrholm, Seba-stian Jessen, Paprika Steen, Molly Blixt Egelind, CiroPetrone …Produzione: Zentropa, Lumière & Co., SlotMachine …Distribuzione: Teodora Spazio Cinema…Danimarca/Italia/Svezia 2012 …colore 112’

di Susanne Bier

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incrociano il loro sguardo e il cuorerisponde a questo richiamo. L’unicasoluzione per vivere questo amoreè la fuga. Scappare da una realtàstretta, chiusa, ovattata. Lei inpreda ai deliri di una famiglia deltutto normale: un padre che agiscesotto una stanca apatia (ungrandissimo Bill Murray), unamadre che parla al megafono perimpartire gli ordini. Lui orfano,amante della natura, previdente,organizzato, uno scout atipico chenon ama tanto le gerarchie. Laloro fuga spezzerà l’apparenteequilibrio che abita quell’isolamettendo in gioco altri personaggia loro volta portatori di caos: ilpoliziotto solitario che aiuterà i

genitori nella ricerca (ungrandissimo Bruce Willis); il caposcout ansioso di forgiare deisuperuomini da un gruppo dipestiferi adolescenti (EdwardNorton); la cattivissima assistentesociale, una Crudelia d’altri tempi(Tilda Swinton).Ecco disegnati i due confini. Ildentro e il fuori che la macchina dapresa fin dall’inizio tratteggia comela scomposizione di una grandesinfonia a più mani e più strumenti.Nei rispettivi recinti, quest’azioneha un diverso valore etico e morale.Per Sam e Suzy si tratta di unascoperta, un viaggio esplorativodelle loro anime. Un volare sui cielidell’avventura più sfrenata perché

accompagnata prima di tuttodall’esplorazione dell’altro,dall’avvicinamento assoluto a unsentimento chiamato amore. Samè super organizzato, metodico, hatutto a portata di mano. Suzy èpiù essenziale, lavora conl’immaginazione, con la musicaprodotta da quel giradischi cheruba da casa. Per i genitori diquest’ultima la fuga significa unriportare dentro, un riappropriarsidell’oggetto rubato. Per ilpoliziotto e il capo scoutl’inseguimento dei fuggitivi èessenzialmente un grido, un motod’orgoglio che li spinge arealizzare ciò che hanno sempresognato ma tenuto nascosto nellepieghe del loro animo irrequieto.La resa dei conti avverrà sotto unatempesta perfetta in grado dimettere alla prova tutti questitemi sull’evasione.Una regia brillante che sovrastatutto e tutti, una scrittura a metàtra la favola e il disincanto, attoriin piena forma fanno di questofilm, che ha aperto Cannes 2012,un perfetto manuale discomposizione e ricomposizionedi un filo rosso chiamato amore.

DAVIDE ZANZA

MOONRISE KINGDOM - UNA FUGA D’AMORE

••• PRONTI, partenza, via! A voltebasta poco per innescare un motodi ribellione. Una calda scintilla chescoppia in mezzo, attorno, fuori daun’isola del New England quandoil malinconico orologio del temposegna il 1965. Un’estate dai colorisgargianti in quei luoghi abitati danativi e forestieri, adulti e bambini,sognatori e illusionisti. Tutti prontia reagire a quel moto con azioniche si spingono dall’interno versol’esterno e viceversa. È questa latavolozza ricca di sfumature allaquale attinge la mano disincantatadi Wes Anderson, che conMoonrise kingdom – Una fugad’amore dirige forse il migliorfilm della sua carriera. Ancora unavolta al centro di questa sinfoniaabitano figure poste ai margini diuna società che non è in grado diaccoglierli. Suzy e Sam sono dueadolescenti che un giorno

Sceneggiatura: Wes Anderson, Roman Coppola...Fotografia: Robert D. Yeoman ...Montaggio:Andrew Weisblum ...Musiche: Alexandre Desplat...Interpreti: Bruce Willis, Edward Norton, Bill Mur-ray, Frances McDormand, Tilda Swinton, Jared Gil-man, Kara Hayward, Jason Schwartzman ...Produ-zione: Scott Rudin Productions, Indian Paintbrush,American Empirical Pictures, Moonrise ...Distribu-zione: Lucky Red ...Usa 2012 ...colore 94’

di Wes Anderson

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••• TRATTO dall'omonimo, celebreromanzo di Yann Martel premiatonel 2002 con il Booker Prize, Vitadi Pi è diretto dal pluripremiatoregista Ang Lee, che sperimentaper la prima volta il 3D. Accolto daifavori della critica americana,l’adattamento ha avuto una lungae difficile gestazione: quasi diecianni di controversie el’avvicendamento di diversi registie sceneggiatori per trovare infinela coppia Ang Lee e David Magee,che ha riscritto la sceneggiaturanel 2010. Primo ciak nel gennaio2011, dopo il lunghissimo castingper scegliere il giovaneprotagonista: l’ha spuntatal'esordiente Suraj Sharma, un’altrascommessa di Ang Lee, che fattaeccezione per Gérard Depardieunon ha voluto volti noti nel cast –Yann Martel avrebbe dovutoessere interpretato da TobeyMaguire, poi rimosso. La storia

inizia e finisce a Montreal conMartel, che s’imbatte nella vicendaincredibile di Piscine Molitor Patel(interpretato da tre attori aseconda dell’età): conosciuto datutti come Pi, cresce sereno emulti-religioso a Pondicherry,India, negli anni ’70; il padre (AdilHussain) possiede uno zoo e ilragazzo passa le giornate tra tigri,zebre e ippopotami. Dopo avertentato di fare amicizia con unatigre del Bengala di nome RichardParker, il padre lo ammonisce: Latigre non è tua amica! Gli animalinon pensano come noi e chi

trascura questo fatto viene ucciso!Quando Pi ha 17 anni, sull’ondadei cambiamenti politico-socialidel Paese, il padre e la madre(Tabu) decidono di emigrare inCanada alla ricerca di una vitamigliore. Pi deve lasciare il suoprimo amore, per imbarcarsi congenitori e alcuni animali dello zoosu una nave giapponese, doveincontrano uno chef sgarbato(Gérard Depardieu). Ma durantela notte accade l’impensabile: lanave affonda, Pi miracolosamentesopravvive e si trova su unascialuppa in pieno oceano Pacifico

con una zebra, una iena e unorangutan. Non rimarrà nessuno diquesti, ma qualcuno mancaall’appello: Richard Parker. È con lui che Pi dovrà fare i conti,ed è materia di vita o morte…3D delicato e fascinoso, splendideinquadrature marine con il gioco dispecchi tra oceano e cieloriproposto più volte, Ang Lee vincela sfida: la sua Life of Pi gareggia atesta alta con il libro di Martel percapacità di interessare eintrattenere il pubblico e,soprattutto, per presa empatica.Suraj Sharma fa il suo, con unaprova impegnativa e totalizzante.Richard Parker non è da meno: unaconvivenza forzata – di cui ben sievidenziano le difficoltà e i latioscuri, senza buonismo d’accatto esenza addomesticare insulsamentele bestie – che ha molto da diredell’uomo e, ovvio, dell’animale. E che tiene col fiato sospeso: inthe middle of nowhere, nel belmezzo dell’oceano, spunta lapossibilità di un’isola umana,troppo umana. E la realtà di un grande film. AgliOscar Vita di Pi dirà la sua, delresto per Ang Lee non sarebbe unanovità.

FEDERICO PONTIGGIA

Titolo originale: Life of Pi …Sceneggiatura: DavidMagee dal romanzo di Yann Martel …Fotografia:Claudio Miranda …Montaggio: Tim Squyres …Musi-che: Mychael Danna …Interpreti: Suraj Sharma,Irrfan Khan, Gérard Depardieu, Rafe Spall, Tabu,Andrea Di Stefano …Produzione: Rhythm and Hues,Fox 2000 Pictures …Distribuzione: 20th Century Fox…Usa 2012 …colore 127’

di Ang Lee

VITA DI PI

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e intrattiene un’amicizia,proibitissima, con un suocoetaneo. Certo, l’esempio dellasua giovane madre, che si vedemessa da parte dal marito deciso aprendere una seconda moglie,non è certo esaltante, né quellodella scuola che frequenta dove lasegregazione delle femmine è dicasa, propugnata da una presideforse inconsapevole, forsepiuttosto complice. Mal’esuberante Wadjda è decisa afare da sé e, visto che suo padrenon ci pensa neppure a comprarlela bici, decide di partecipare a unagara di “interpretazione” deiversetti del Corano per procurarsiil denaro necessario all’acquisto.

La bicicletta verde è il primo filmmai diretto da una donna inArabia Saudita, paese che del restoquasi non ha una cinematografia.L’autrice, Haifaa Al-Mansour, èun’esordiente assoluta, cresciuta inuna piccola città e allevata da unafamiglia tradizionale con 11 trafratelli e sorelle ma che lei stessadefinisce “moderna”; laureata inletteratura all'Universitàamericana del Cairo con un masterdi cinema all'Università di Sydney,ha realizzato tre cortometraggi e ildocumentario Women withoutshadows nel 2005, trovando poicapitali tedeschi per la sua operaprima sostenuta anche dalSundance Institute. Considera la

sua opera un passo per laridefinizione del ruolo delladonna saudita ma il suo progettofa parte anche di una battagliaculturale che riguarda entrambi isessi, se si pensa che in ArabiaSaudita le sale cinematografichesono tuttora proibite. Al di làdegli intenti programmatici, chenon devono certo esseresottovalutati, il film, proposto aVenezia nella sezione Orizzonti, èun oggetto godibile in sé, conuno stile semplice, quasielementare, e una strutturalineare abbastanza tipici delcinema nascente di paesiemergenti: il modello restasempre quello iraniano, ancheper la scelta di una protagonistabambina come ad esempio nelcaso dell’opera prima di JafarPanahi Il palloncino bianco,Caméra d’or a Cannes ’95, e ilcinema italiano subito ci ricollegaal grande alveo neorealista. Ladodicenne Waad Mohammeddona a Wadjda la sua caricavitale e umana irresistibile.Mutatis mutandis, ci ha ricordatoin qualche modo Malala, la15enne ferita in Pakistan daitalebani perché voleva andare ascuola.

CRISTIANA PATERNÒ

LA BICICLETTA VERDE

Titolo originale: Wadjda …Sceneggiatura: HaifaaAl-Mansour …Fotografia: Lutz Reitemeier …Mon-taggio: Andreas Wodraschke …Musiche: MaxRichter …Interpreti: Reem Abdullah, WaadMohammed, Abdullrahman Al Gohani, Sultan AlAssaf …Produzione: Highlook CommunicationsGroup, Razor Film Produktion, Rotana Studios…Distribuzione: Academy Two …Germania/Ara-bia Saudita 2012 …colore 98’

di Haifaa Al-Mansour

••• ANCORA una bicicletta, comenel capolavoro del neorealismofirmato da Vittorio De Sica ediventato nei decenni il manifestodi tutte le cinematografie checercano un inizio o un nuovoinizio, è al centro de La biciclettaverde, piccola storia di unaragazzina di 10 anni che sogna dipedalare libera per le strade in unpaese dove questo non è (ancora)possibile. Wadjda è il suo nome esta crescendo a Riad, in ArabiaSaudita, paese islamico ricco doveperò le femmine sono escluse damolti diritti, tra cui quello diandare in bici o guidareun’automobile, per non parlaredel voto o della possibilità diparlare in pubblico con un uomo.Ma la nostra eroina è unaragazzina indipendente e dotatadi senso critico, che non riesce auniformarsi ai dettami dellatradizione, ascolta musica proibita

••• PREPARATEVI a fare un tuffonella gastronomia francese docregionale: fois gras, cavolo farcito,crema di tartufo e torta SaintHonoré. Ai fornelli c’è HortenseLaborie, chef rinomato convocatoall’Eliseo per occuparsi della cucinaprivata del presidente dellaRepubblica francese. Lontana dallasua campagna nel sud dellaFrancia, Hortense è disorientatadall’architettura imponente delPalazzo, dai formalismi delprotocollo e dall’ostilità degli chefdella “cucina centrale” (la cucinache serve gli invitati dellapresidenza). Come se non bastasse,Hortense è l’unica donna tra glichef! Dopo lo smarrimentoiniziale, tuttavia, Hortense sfoderala sua personalità, che non lascianessun membro dello staffindifferente...La cuoca del Presidente èliberamente ispirato alla vita diDanielle Mazet Delpeuch, chef al

servizio di François Mitterrand tra il1988 e il 1990. Nel ruolo principale,Catherine Frot, nota per i numerosipersonaggi nel cinema francese eper gli adattamenti di romanzi diAgatha Christie firmati da PascalThomas, dà vita a un personaggiosfaccettato a cui la commedia devegran parte del suo successo. Perinterpretare il presidente dellaRepubblica, il film fa debuttare sulgrande schermo lo scrittore Jeand’Ormesson, che incarna conpassione un capo di Stato schivo,un po’ misterioso, malinconico. Tra

il presidente e la cuoca nasceun’intesa immediata, basata sullacomune passione per le ricettedella tradizione, capaci di riportarein vita ricordi d’infanzia, un po’come la madeleine di Proust. Larelazione tra i due personaggi nonva al di là delle conversazioni sutemi gastronomici e il film nel suoinsieme non fa nessun accenno allapolitica. L’assenza di ambizioni inquesto senso non nuoce, alcontrario conferisce al filmleggerezza e ne fa una commediagradevole.

La storia non si limita al lavoro diHortense al servizio del presidentema segue l’eroina anche neldifficile periodo successivo, in cui siimbarca in un’avventuracompletamente nuova, che laporta a lavorare in Antartide nellecucine di una missione scientifica.Il montaggio alternato tra i dueperiodi della vita dellaprotagonista dà risalto al coraggiodelle sue scelte e a una passioneche si esprime con lo stessaintensità per gli invitati vip e peranonimi cittadini in missione dilavoro. Il film delizierà inparticolar modo gli appassionati dicucina per le scene dipreparazione dei pasti, per lescenografie, i costumi ma ancheper l’attenzione prestata allinguaggio, capace di esaltareogni ricetta con la scelta delleparole giuste per descrivere lepietanze. Non a caso, il film faesplicito riferimento al libro diEdouard Nignon Elogio dellacucina francese, un libro di ricetteche la protagonista legge ad altavoce con lo stesso piacere con cuisi leggerebbe una raccolta dipoesie...

SILVIA ANGRISANI

LA CUOCA DEL PRESIDENTETitolo originale: Les saveurs du Palais …Sceneggia-tura: Etienne Comar, Christian Vincent …Fotografia:Laurent Dailland …Montaggio: Monica Coleman…Interpreti: Catherine Frot, Jean d’Ormesson, Hip-polyte Girardot …Produzione: Armada Films, Vendô-me Production …Distribuzione: Lucky Red …Francia2012 …colore 95’

di Christian Vincent

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e senza scrupoli; vendetta,frustrazione, onore, speranze malriposte e ambizioni pericolose esoprattutto conflitto di classe,tema caro a Dickens eambiguamente strisciante anchenell'Inghilterra di oggi. Ma c'èanche la storia d'amore, tra lelinee narrative più forti del filmdiretto da Mike Newell, che persua stessa ammissione è statoaffascinato dai molteplici registridella scrittura e dalla complessitàdei caratteri. Newell, registapoliedrico per la scelta dei film,dei toni e dei generi (da Quattromatrimoni e un funerale aPrince of Persia: le sabbie deltempo, passando per DonnieBrasco e Harry Potter il calicedi fuoco), sceglie un cast di altoprofilo e opta anche lui per lanota gotica, pur rimanendofedele alla rappresentazionestorica e a un certo realismopulito ed essenziale, aggirandosipur sempre tra le nebbie delTamigi e gli squarci di una Londradi fine Ottocento fin troppoimpeccabilmente ricostruita instudio. Personaggi ambigui ecomplessi sono tra i punti fortidel film. Il giovane Pip,interpretato da Jeremy Irvine

(War horse), non si fa scrupoli diabbandonare il suo unico veroamico per inseguire il denaro eun'ambizione effimera, pur nonessendo tagliato per fare ilgentiluomo. Estella (HollidayGrainger) è una ragazzinasolitaria resa gelida neisentimenti da una madreadottiva (Miss Havisham,interpretata da Helena BonhamCarter) ossessionata dal passaredel tempo e dagli uomini, da cuiè stata tradita e ferita persempre. È il più gotico tra ipersonaggi, che inevitabilmenterimanda a un personaggioburtoniano, perennementecoperta da un velo, chiusa nellestanze buie del suo palazzo indecadenza, intrappolata insmorfie di dolore, orrore edisgusto. E infine l'oscuroMagwitch è il bravo e quasiirriconoscibile Ralph Fiennes, chetra l'altro ha di recente direttoThe invisible woman, in cuiinterpreta proprio CharlesDickens in quella che è la storia,poco nota, della relazione traDickens e la giovane attrice NellyTernan.

CHIARA BARBO

GRANDI SPERANZE

••• SONO STATI numerosi gliadattamenti cinematografici etelevisivi del grande romanzo diCharles Dickens, ma ElizabethKarlsen e Stephen Wooley,pluripremiati produttori inglesi,

hanno voluto riprendere Grandisperanze per farne un film che, seda un parte è fedele al romanzodel 1861, dall'altra ne evidenzial'aspetto noir, sottolineandone latrama mistery inun’ambientazione decisamentegotica. Questa è probabilmentela nota principale del film scrittoda David Nicholls, non nuovo aifilm in costume, che ha visto inGrandi speranze la possibilità discrivere un film di generemantenendone la complessitàtematica: abuso dei bambini daparte di adulti ambiziosi, ossessivi

Titolo originale: Great expectations …Sceneggiatura:David Nicholls dall'omonimo romanzo di CharlesDickens …Fotografia: John Mathieson …Montaggio:Tariq Anwar …Musiche: Richard Hartley …Interpreti:Jeremy Irvine, Ralph Fiennes, Helena Bonham Car-ter, Holliday Grainger, Robbie Coltrane …Produzio-ne: Number 9 Films, BBC Films, Lipsync Productions,Unison Films …Distribuzione: Videa …Gran Breta-gna/Usa 2012 …colore 125’

di Mike Newell

Gilles, alter ego del regista,adolescente e capellone, discettacon gli amici dei metodi con cuipreparare la rivoluzione e insiemecercano di mettere in pratica leloro idee con azioni dimostrative.Durante una di queste, un agentedi sicurezza rimane gravementeferito e l’impatto con le realiconseguenze della violenza licostringe a ripensare le loroposizioni. In particolare Gilles, chefra tutti è il meno ortodosso, quelloche più si interroga sui miti politicicontemporanei, come larivoluzione cinese, imbocca piùdecisamente un percorso personaledi crescita per capire chi è e cosasente veramente. Durante il

viaggio che il gruppo compie inItalia, un po’ per far perdere leproprie tracce, molto perripercorrere le orme di illustriviaggiatori del passato e mescolarlecon suggestioni e incontri delpresente rivoluzionario, ognunodefinisce meglio la propria identitàe prende la propria strada, senzal’ombrello protettivo ma soffocantedell’ideologia.A far da guida a questa crescitacollettiva un insieme di letture,film, arte e musica, divorato conuna tale avidità di conoscenza dasuscitare (questa sì) un gran sensodi nostalgia. Quella giovanilecuriosità onnivora, che assorbiva lacultura borghese “di papà” e la

rielaborava in nuove formule conuna creatività oggi impensabile, èuno degli aspetti che Assayas riescea rendere al meglio, anche grazieal materiale originale, fra cuivolantini e giornali, che lui stessoha conservato e che costituiscel’efficacissimo corredo visivo dellamessa in scena, mentre la musica –quella realmente ascoltata daAssayas adolescente – ne è ilcomplemento acustico.Il lascito culturale emerge comel’eredità più importante di quellagenerazione che, pur lasciandodietro di sé molte vittimedell’eroina, ha avuto il coraggio dimettersi in gioco, ha rischiato einfine è entrata nelle professioniintellettuali portando dentro di séun po’ di quella rivoluzione chenon è mai arrivata. Assayas laracconta con uno sguardo tenero epenetrante, lontano dalla nostalgiadel reduce ma pieno dipartecipazione. Oggi che ci viene amancare proprio il senso del futuroche quei giovani – fatti rivivereanche nella fisiognomica dabravissimi giovani attori – avevanocosì forte, l’entusiasmo e lamalinconia di questo “dopomaggio” ci commuovono.

BARBARA CORSI

QUALCOSA NELL’ARIA – APRÈS MAITitolo originale: Après mai …Sceneggiatura: OlivierAssayas …Fotografia: Éric Gautier …Montaggio: LucBarnier …Interpreti: Clément Métayer, Lola Créton,Felix Armand, Crole Combes …Produzione: MK2,France 3 Cinéma, Vortez Sutra …Distribuzione: Offi-cine Ubu …Francia 2012 …colore 122’

di Olivier Assayas

••• APRÈS MAI: dopo il maggio. Iltitolo del film di Olivier Assayas dàun’immediata collocazionetemporale alle vicende dei giovaniprotagonisti, e contiene in sé unaprospettiva che permette lariflessione. In quell’avverbio ditempo è racchiusa la dimensione diun fenomeno che ha già raggiuntoil suo apice e ha imboccato lastrada discendente, anche se inquesta fase ribolle ancora divitalità e disordinata energia.Siamo nei primi anni Settanta, aParigi, e l’inizio del film ci gettasubito nel clima infuocatodell’epoca. La polizia carica glistudenti che manifestano in stradaper protestare contro il ferimentodi un loro compagno, il corteo sidisperde, i ragazzi si rifugianonelle scale di un palazzo dovenessuno li caccia. L’atmosferarivoluzionaria è diffusa, condivisa,si parla continuamente di unevento che tutti aspettano e che siè certi arriverà.

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••• PRESENTATO a Toronto e alLondon Film Festival, Un weekendreale rievoca un episodio storicodecisivo nelle relazionidiplomatiche e politiche tra StatiUniti e Gran Bretagna. Al tempostesso, offre un ritratto intimo ericco di sfaccettature di uno deipresidenti più importanti dellastoria americana, Franklin DelanoRoosevelt (lo interpreta unmeraviglioso Bill Murray). Si trattadell'uomo che sconfisse la GrandeDepressione del 1929 varando lapolitica del New Deal e che guidòcon fermezza gli Usa durante la IIGuerra Mondiale, affrontando idifficili rapporti di alleanza conStalin e Churchill nonostante fosseobbligato a muoversi su una sediaa rotelle a causa dei postumi di unagrave poliomielite infantile.La vicenda si svolge interamentenella località di Hyde Park,

affacciata sul fiume Hudson, nelnord dello stato di New York,presso l'elegante e pittorescaresidenza di campagna dove ilpresidente viveva, assistitodall’anziana e invadente madre, eda dove guidava la politicanazionale. Michell, già autore deldivertente Notting Hill, haarticolato la narrazione su unbinario di diverse“relazioni speciali” personali epolitiche, costruendo un sapienteincastro di temi e suggestioni. Daun lato vi è la relazione con lalontana cugina Margaret Suckley

(Laura Linney), coinvolta dapprimacome amica e assistenteparticolare e poi, discretamente,come amante. Emergono anchealtre “relazioni particolari” tral'esuberante e bonario Roosevelte un paio di collaboratrici, dalmomento che la legittima consorteEleanor (Olivia Williams), al di làdella facciata ufficiale, viveva difatto una vita indipendente.Dall’altro, vi è il racconto dellavisita alla residenza dei giovanireali britannici, Giorgio VI (SamuelWest) ed Elisabetta (OliviaColman), nella primavera del 1939.

Un incontro fondamentale per ibritannici, al fine di ottenerel'alleanza degli Stati Uniti,all'epoca ancora incerti circa ilcoinvolgimento diretto perfronteggiare la minaccia nazista.Per realizzare Un weekend reale,Michell ha consultato largamentei diari e le lettere di Mrs. Suckley.La sceneggiatura sviluppa un fineequilibrio, modulando toni dacommedia brillante e incisiveanalisi dei personaggi e delconfronto politico e di costume trai leader e le protagonistefemminili. Ne emerge unadescrizione finementeumoristica di tutta la gamma diimpressioni e reazioni dei realibritannici, inizialmente sorpresidalle abitudini e dai modi pocorituali dei Roosevelt. Senzadimenticare i sottili sottintesi tra ileader di un’ex potenza imperialeridimensionata e una sua excolonia divenuta grande potenzamondiale: i due uomini sviluppanouna simpatia, un'intesa da cuinascerà una saldissima alleanzapolitica. Il film è ad untempo classico e sorprendente,gradevole ma largamente lontanodagli stereotipi.

GIOVANNI OTTONE

UN WEEKEND REALE

Titolo originale: Hyde Park on Hudson …Sceneggia-tura: Richard Nelson …Fotografia: Lol Crawley…Montaggio: Nicolas Gaster …Musiche: JeremySams …Interpreti: Bill Murray, Laura Linney, OliviaWilson, Olivia Colman, Samuel West, Elizabeth Wil-son …Produzione: Daybreak Pictures, Film Four, FreeRange Films …Distribuzione: Bim …Gran Bretagna2012…colore 95‘

di Roger Michell

ha debuttato (apprezzata) nel2009 con Cosmonauta, del tuttoambientato negli anni del nostroboom, in questo film, presentatotra le Prospettive Italia del Festivaldi Roma, cerca d’inquadraresentimenti e sogni, legami efughe, per indulgere a riflessioniquasi oniriche, e intime, suintricate anche se piccole dolorosevicende accadute nellospazio/tempo dal 1969 al 1982.L’impronta è di narrazionescorrevole, nella quale l’elementomagico (una telefonata mette incontatto la protagonista con sestessa 30 anni prima, entrambenella stessa casa al mare ora invendita) non vuole de-umanizzarela storia, anzi. La scopertadell’alba, fino al letteralmentecatartico finale, partedall’uccisione nell’81 di unprestigioso docente giuslavoristaper mano di due BR in pienoaffollato cortile universitario, cuifa seguito dopo pochi giorni lasparizione del suo migliore amicoe collega, che è appunto il padredella protagonista, oggi anch’ellain quei quadri universitari(Margherita Buy), e di un’altrafiglia (Susanna Nicchiarelli, conaria pragmatico neopunk) agente

di una band, gruppo in tour i cuitoni sono stralunatamenteanche divertenti. Insomma, luttomisteri sangue e dichiaratagiocosità, sparsi fra accennimelò, rendono il film un po’troppo eterogeneostilisticamente, ma anchenaturalmente positivo(buonista? Semirevisionista?) nelrapportare diverse epocheitaliane. La Buy attraversa (eguida) la storia con caparbiaindagatrice sorpresa e nonstrafa; il suo compagno dai toniadolescenziali è resopulitamente da Sergio Rubini(corsi e ricorsi…), Lino Guancialeè il figlio del professoreassassinato, Renato Carpentieriun robusto ambiguo anzianodocente, il chitarrista dei GattoCiliegia è l’imbranato pronuboper la sua manager. E dalpassato riappare Lina Sastri,“incolpevole” ex brigatista orain libertà vigilata. La ricercatapoesia dei ricordi e lamessaggera fantascienzatelefonica possono cambiare ildestino, e quello di un purmotivato film? Lo scopriremosolo all’alba. La prossima, però.

MAURIZIO DI RIENZO

LA SCOPERTA DELL’ALBA

••• NELL’ANNO dei notevoli,discussi, premiati Diaz eRomanzo di una strage, ilnostro passato più caldo econtroverso è evidentementebersaglio da rivedere nel cinema

contemporaneo. Lo fa in un certomodo, più familiare intimista chepolitico civile, SusannaNicchiarelli con La scopertadell’alba, tratto con qualchemodifica dal romanzo di WalterVeltroni: protagonista del film èuna donna 42enne e l’anno alquale fare ritorno, con unimmaginifico salto nel tempodella storia (e della Storiaitaliana, trattasi di terrorismo) è il1981, invece del 1977 del libro.Sfumature, ma sostanziali peralcuni snodi del raccontocinematografico. La regista, che

Sceneggiatura: Susanna Nicchiarelli, Michele Pelle-grini dal romanzo di Walter Veltroni …Fotografia:Gherardo Gossi …Montaggio: Stefano Cravero…Musiche: Gatto Ciliegia vs. Il Grande Freddo…Interpreti: Margherita Buy, Susanna Nicchiarelli,Gabriele Spinelli, Lina Sastri, Renato Carpentieri,Sergio Rubini, Lino Guanciale …Produzione: Fan-dango con Rai Cinema …Distribuzione: Fandango…Italia 2012…colore 92’

di Susanna Nicchiarelli

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stranezze e miserie sono bendistribuite con tocchi di grottescoalmodovariano. Eppurel’approccio all’esistenza dellaprotagonista resta solare con leamicizie, l’osservazione dellacomunità, l’assistenza ai fratellini(e nipotini) indifesi, nella latitanzao peggio nell’ostilità del mondodegli adulti. Una trama “lieve eterribile”, per usare le paroledell’autore: sorprendente per chinon conosca il linguaggio diAtzeni ma anche per chi conosca eabbia apprezzato le precedentiregie di Mereu, i rigorosi Ballo atre passi e Sonetaula. Il lavorocon i ragazzi del territorio si èpalesato nel precedentedocumentario Tajabone, fruttodell’esperienza didattica in duescuole medie cagliaritane. Uninteresse e un’esplorazione chehanno dato buoni frutti, vista laresa di Bellas mariposas: asorprendere sono i temi affrontati,la tragedia costantementestemperata nell’ironia, nellasardonica rassegnazione,nell’ostentato ottimismo.Esemplare in tal senso la gita almare, meta “esotica” per leragazze che affrontano un lungoviaggio in autobus, si confrontano

con una realtà borghese a loroestranea e si trovano a tu per tucon un giovane corruttore, alquale pure sapranno resistere.Mereu adotta lo sguardo e illinguaggio di Cate, le sueingenuità e spavalderie diventanoquelle dell’opera stessa, che si faforte della propria irregolareprogressione narrativa. L’assenzadi prospettive, l’aria pesante che sirespira tra i giovani del rionefarebbero pensare al peggio,tuttavia il tocco dell’autore siavverte con il finale a sorpresaaffidato alla “maga” Aleni(Micaela Ramazzotti).Dopo Reality e L’intervallo,anche qui sono necessari isottotitoli per la comprensionedelle finezze linguistiche e dellebattute al vetriolo. Menzionedoverosa alle giovani interpretiSara Podda e Maya Mulas,ottimamente dirette. Dopol’anteprima in Sardegna, il filmaffronta l’uscita nazionale con lacomplicità del paladino del cinemaindipendente Gianluca Arcopintoe forte del premio “Schermi diQualità” conquistato a Venezia,con incentivi alle sale che loproietteranno.

MARIO MAZZETTI

BELLAS MARIPOSAS

••• FELICE traduzione di un testoletterario in dialetto, Bellasmariposas (belle farfalle) descriveuna giornata particolare di Cate,che racconta di sé, della suadisastrata famiglia e dell’amica delcuore Luna direttamente a noispettatori. Cate e Luna sono dueragazzine immerse nella realtàdegradata di un quartiereperiferico di Cagliari (ma

potrebbero essere lo Zen oScampia, tiene a precisare ilregista), filtrata attraverso illinguaggio diretto, disarmante,stralunato della giovaneprotagonista. Non è una vita facilequella di Cate: il padre è unnullafacente con pochi pensieri,per lo più di natura sessuale; unadelle sorelle maggiori batte ilmarciapiede e, nella primaadolescenza, ha già dato alla luceun figlio; i fratelli hanno comemodello e aspirazione le ganglocali. Nel vicinato, una ragazzagrassoccia si concede in unpullman abbandonato e l’amicoSergio, per il quale Cate nutreaffetto, è vittima dei bulli delquartiere. Sul fronte adulti,

Sceneggiatura: Salvatore Mereu dal racconto di Ser-gio Atzeni …Fotografia: Massimo Foletti …Montag-gio: Paola Freddi …Interpreti: Sara Podda, MayaMulas, Davide Todde, Luciano Curreli, Maria Loi,Rosalba Piras, Micaela Ramazzotti …Produzione:Viacolvento con Rai Cinema, Regione Sardegna…Distribuzione: Pablo …Italia 2012 …colore 100’

di Salvatore Mereu

risultato dello sviluppo pluriennaledi geniali bozzetti. Si tratta dimarionette realizzate dalla dittaMackinnon & Saunders, che ha giàcollaborato con Burton durante larealizzazione di precedenti film, tracui Mars attacks! (1996) e Lasposa cadavere (2005). Iprotagonisti, anche quelli minori,hanno una significativa profondità:le loro relazioni, dinamiche einterazioni non sono affatto banalie configurano sentimentiriconoscibili. La cura dei dettagli èimpressionante. La tecnica si sposacon la narrazione che mescolaepica, horror e melodramma.Burton ha scelto un approccionostalgico che ci riporta al suo filmcult Edward mani di forbice(1990): il tema del solitario creativoche lotta contro l’incomprensionedegli altri in una piccola comunità.Peraltro sono evidenti i riferimentia molti altri suoi film precedenti e,ovviamente, a Godzilla. Uncontributo determinante a questomagnifico e divertente lavoro èvenuto anche da altri abitualicollaboratori del regista: loscenografo Rick Heinrichs, l’artdirector Tim Browning e l’autoredelle musiche Danny Elfman.

GIOVANNI OTTONE

FRANKENWEENIE

Sceneggiatura: John August dalla sceneggiaturadi Leonard Ripps …Fotografia: Peter Sorg …Mon-taggio: Chris Lebenzon, Mark Solomon …Musi-che: Danny Elfman …Voci originali: Winona Ryder,Charlie Tahan, Martin Landau, Martin Short,Catherine O’Hara, Atticus Shaffer …Produzione:Walt Disney Pictures …Distribuzione: Walt Disney…Usa 2012 …bianco e nero 87’

di Tim Burton

••• PRESENTATO in anteprimaeuropea, come Opening Gala, alLondon Film Festival,Frankenweenie è un originalefilm di animazione che raccontal’affetto indistruttibile tra unbambino e il suo cane. Configuraun’intrigante, godibile, malinconicae a tratti struggente fiaba antica,grazie all’ambientazione a metà delsecolo scorso, con tracceautobiografiche (i luoghi ricordanoBurbank, la città natale di Burton).Lo spettatore viene coinvoltoemotivamente dalle vicendestraordinarie di un piccolo mondofantastico. Al centro della storia vi èVictor Frankenstein, un bambino di10 anni che vive con i genitori inuna casetta dei sobborghi dellacittadina denominata New Holland.È molto intelligente e, ispirato dallebrillanti lezioni del professore discienze, Mr. Rzykruski, si diletta coningegnosi esperimenti scientifici e

invenzioni. Il suo amicoinseparabile è il cagnolino bullterrier Sparky. Quando l’animaleviene investito e ucciso da un’auto,il ragazzino, disperato, loseppellisce. In seguito, però, nerecupera il corpo a pezzi. Lo suturae lo sottopone a uno shockelettrico, esponendolo allafolgorazione di un fulmine,durante una notte tempestosa.Sparky miracolosamente resuscita,ma Victor cerca di mantenere ilsegreto limitandone le uscite.Tuttavia, ben presto, la ricomparsadel cane viene scoperta, provocasconcerto e riprovazione nella

comunità e, soprattutto, l’invidiamalevola di alcuni compagni diclasse di Victor. Questi ultimiripetono l’esperimento delgiovane inventore, usando comecavie altri animali, con esitidisastrosi. La collaborazione tra ilbambino e il cane saràdeterminante per combattere lecreature mostruose comparse aminacciare New Holland.Il film trae origine dall’omonimocortometraggio live action cheBurton diresse nel 1984. Il registaha utilizzato la tecnica dello stopmotion e ha filmato in bianco enero e in 3D. I personaggi sono il

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E SE VIVESSIMO TUTTI INSIEME?

giovanile; Jeanne vivrà con gliamici di sempre i suoi ultimi giorni,ritrovando un po' di spensieratezzae Albert, la cui memoria comincia asvanire, troverà nei compagni diavventura un valido sostegnoquando la moglie non ci sarà più.Tutti insieme appassionatamente, asettantacinque anni suonati, sonopronti a vivere una ritrovatalibertà, raccontandosi al giovanestudente tedesco Dirk che,nell’osservare il gruppo di anzianinel loro vivere quotidiano, realizzauna originale ricerca per la sua tesisull'invecchiamento.E se vivessimo tutti insieme?,diretto da Stéphane Robelin (che

ha esordito nel 2004 con l’ineditoin Italia Real movie) è unacommedia corale dalle venatureamare, recitata da un castd'eccezione, con un duo di donnememorabile: le statunitensi JaneFonda e Geraldine Chaplin, cheaccompagnano sulla scena PierreRichard, Claude Rich e Guy Bedos,vecchie volpi del panoramacinematografico francese. Veteranidel grande schermo, da solirapiscono l’attenzione dellospettatore, con una performanceda premio.Per E se vivessimo tuttiinsieme?, Robelin si è ispirato aeventi autobiografici, cheevidentemente hanno segnato lasua vita e che solo ora sceglie dinarrare a guisa di diario difamiglia, in cui sono i personaggi acreare la storia. Sesso, amorinascosti e tradimenti non sono untabù e quando, per caso, in unvecchio baule vengono ritrovatelettere che potrebberocompromettere la buona eduratura amicizia, nulla sembracompromesso. La scoperta generasofferenza ma il sentimento cheunisce i cinque protagonisti è ingrado di vincere su tutto. Unsentimento reso ancor più forte ed

efficace dalla grande ricchezzadella terza età: una sana maturità.Il film di Robelin, incentrato su unacomune di moderni vecchietti,convince grazie anche a una buonasceneggiatura, caratterizzata dadialoghi che in più parti dellanarrazione si rivelanoscoppiettanti, per la vena ironicache li caratterizza. Il soggettooriginale e la qualità della scritturahanno convinto mostri sacri dellaSettima Arte a partecipare al film, equesto è un merito che gli vaascritto. Ciò che manca è un po’ diritmo: quanto apprendiamo delpassato ci viene raccontato con leparole, i diari, le lettere econfessioni più o meno esplicite –qualche flashback, ad esempio, nelraccontare i ricordi dei cinqueamici, avrebbe aiutato a rendere iltutto più fluido; una certamonotonia si riscontra anchenell’ambientazione che fa dacornice alla storia. Del resto,Robelin è solo al secondolungometraggio e ha ancoratempo per raggiungere la pienamaturità artistica. In ogni caso, se èvero che “la vera opera prima è laseconda”, la prova sembrasuperata e l’obiettivo raggiunto.

MARCELLA PERUGGINI

Titolo originale: Et si on vivait tous ensamble? …Sce-neggiatura: Stéphane Robelin …Fotografia: Domini-que Colin …Montaggio: Patrick Wilfert …Interpreti:Jane Fonda, Daniel Brühl, Geraldine Chaplin, ClaudeRich, Pierre Richard …Produzione: Les Films de laButte, Rommel Film, Manny Films, Studio 37, HomeRun Pictures …Distribuzione: Parthenos…Francia/Germania 2011 …colore 96’

di Stéphane Robelin

••• ANNIE, Jean, Claude, Albert eJeanne, legati da unaquarantennale amicizia, decidonodi andare a vivere tutti insieme.L'unione fa la forza, si sa, ed èinfatti solo in questo modo cheClaude riuscirà a "difendersi" dalfiglio che vuole che smetta dicondurre una vita troppo

Rahima emergono pochi maincisivi tocchi: ex punk convertitasiall’Islam, vede i membri dellavecchia band annegare nell’eroinao farsi strada nel crimineorganizzato. Se la fede religiosa èper Rahima un affare intimo, lasua origine risale con ogniprobabilità ai tempi della guerra,rievocati efficacemente davideotape d’epoca: immagini deiprimi anni ’90 che mostranotraumi e bombardamenti e allostesso tempo le celebrazioniall’interno dell’orfanotrofio,quasi a suggerire che la memoriavolge sempre al passato allaricerca di momenti più felici.Cronache di un mondo depresso,storia dell’opposizione tenacedella protagonista alle ingiustiziee ai soprusi, forte di una caricaribelle mai sopita e della fede:siamo tutti con Rahima e nonpossiamo che essere grati allaBegic per la narrazione austera epotente, che restituiscel’atmosfera di un intero paese. ACannes ha portato a casa ilpremio di Un certain regard, alfestival Nuovo Cinema di Pesaroha letteralmente trionfato.

MARIO MAZZETTI

Titolo originale: Djeca …Sceneggiatura: AidaBegic …Fotografia: Erol Zubcevic …Montaggio:Miralem Zubcevic …Interpreti: Marija Pikic, IsmirGagula, Nikola Duricko, Stasa Dukic …Produzione:Film House Sarajevo, Rohfilm, Les Films del’Après-Midi, Kaplan Film …Distribuzione: KitchenFilm …Bosnia Erzegovina/Germania/Francia/Tur-chia 2012 …colore 90’

di Aida Begic

••• IL CINEMA della giovane AidaBegic è un valido ausilio pertentare di comprendere la portatapsicologica, oltre che materiale,della guerra che ha squassato l’exJugoslavia negli anni ’90.Nell’esordio Snow (2008), unvillaggio composto ormai da soledonne si dibatteva tra un futuroincerto e una memoria straziante,alla ricerca dei propri cari sepoltichissà dove. Djeca, ovvero “figli”,in uscita in Italia col titolo Buonanno, Sarajevo, mostra comel’esperienza della guerra sia unpunto di riferimentoimprescindibile e come siaillusorio l’anelito a voltare pagina.Protagonista del film è Rahima,giovane donna col velo che badaal fratello minore Nedim. I duesono cresciuti in un orfanotrofioed è Rahima a portare a casa unmagro stipendio come addettaalla cucina di un ristorante, tra le

BUON ANNO, SARAJEVO

vessazioni del direttore e lasolidarietà dei colleghi. Il ménagefamiliare è sotto il costantemonitoraggio dell’assillanteassistente sociale, finché acomplicare le cose interviene la litetra Nedim e il compagno di classefiglio di un rampante ministro, chepretende da Rahima i danni per ilcellulare distrutto.È un dopoguerra che sembra nonfinire mai quello di Buon anno,Sarajevo, ambientato in una cittàche stenta a risollevarsi, descrittacon tutta la cupezza dei paesaggiinvernali e notturni fino al ritornoa casa del finale tra i fuochid’artificio: un atto che sottolinea la

ritrovata armonia tra duedropout ma non stempera lacruda descrizione di un dislivellosociale che si acuisce, di un nuovoche avanza grazie a corruzione eangherie. Mesto, intenso,realistico, Buon anno, Sarajevosi avvale di piani sequenzavirtuosistici che descrivonol’affannoso peregrinare delladonna tra il proprio modestoquartiere e le ville decorate dafestoni natalizi dove risiede ilministro, lasciando affiorare imolteplici strati di una personalitàaffascinante e complessa. Mentreil fratello sembra attratto daattività losche, del passato di

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s c h e d e c r i t i c h e

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••• AL SUO DEBUTTO alla regia,Robert Lorenz dirige un film chesembra cucito addosso a ClintEastwood. Con in mente Milliondollar baby e al tempo stessol'icona che Eastwood, conl'avanzare degli anni, è diventato,Lorenz dimostra di conoscerebene gli spigoli e i lati umani diEastwood, oltre che la sua visionedel fare cinema, anche perché èstato il suo assistente alla regiadai tempi de I ponti di MadisonCounty e negli ultimi film il suocollaboratore alla produzione.Sebbene Di nuovo in gioco sia ilprimo film interpretato ma nondiretto da Eastwood dal lontano1993 (Nel centro del mirino),c'è molto di lui in questo film,prima di tutto nel personaggioscontroso e dolente di Gus Lobel,un vecchio talent scout delbaseball che lavora per gliAtlanta Braves e ha passato lavita sugli spalti della minor

league, spostandosi di città in cittàin lunghi viaggi solitari edormendo in motel di terz'ordine.Gus è della vecchia scuola e ama ilbaseball della vecchia scuola,quello giocato pulito, quello deltalento vero, quello in cui i soldinon sono la vera questione, e nonlo è nemmeno il computer concalcoli e previsioni. La dirigenzadella squadra gli dà un'ultimaoccasione, un ultimo giro peresaminare una nuova promessadel baseball prima di mandarlo inpensione: per loro Gus non è più

adeguato ai tempi. Quello che isuoi capi non sanno è che Gusormai non ci vede bene, ma nonvuole fermarsi. Anche perché luiuna buona battuta la riconoscedal suono, non gli serve vedere latraiettoria della palla. Verrà insuo aiuto la figlia Mickey (AmyAdams, che dà freschezza edenergia a un personaggioaltrimenti un po' piatto), da cui siè allontanato da anni ma che,chiamata da Pete (JohnGoodman), capo e vecchio amicodi Gus, lo accompagna per

aiutarlo in quell'ultimo giro nellaprovincia americana, nel mondodel baseball e in se stesso, contutte le riflessioni (amare) che neconseguono. Il confronto tra idue è difficile, pieno dell'ironiacaustica di Gus verso la figlia, maanche di insofferente maaccorata comprensione, eognuno alla fine confida all'altrole sue verità. Questo di Lorenz èun film pieno di nostalgia eEastwood sa bene quali tastipremere con la sua recitazionesecca, il tono della voce basso e imomenti di rabbiososmarrimento nello sguardo.Justin Timberlake, nel ruolo deltalent scout della squadra rivale,è il giusto antagonista di Gus:simpatico e affascinante, ènaturale l'interesse di Mickey perlui. Di nuovo in gioco è uno deitanti film sul baseball che ilcinema americano ha prodotto,meno “sportivo” e potente dialtri e più raffinato nellascrittura, ma è prima di tutto unfilm sul rapporto ritrovato tra unpadre e una figlia, e su un uomoche ormai è fuori dai giochieppure non rinuncia a giocare.

CHIARA BARBO

Titolo originale: Trouble with the curve …Sceneggia-tura: Randy Brown …Fotografia: Tom Stern …Mon-taggio: Joel Cox, Gary Roach …Musiche: Marco Bel-trami …Interpreti: Clint Eastwood, Amy Adams,John Goodman, Justin Timberlake …Produzione:Warner Bros, Malpaso Productions…Distribuzione:Warner Bros …Usa 2012 …colore 111’

di Robert Lorenz

DI NUOVO IN GIOCO

••• SE CERCATE un cinema dallostile innovatore e dal ritmoadrenalinico, Ci vediamo a casanon fa per voi. Se invece sietesensibili alla gentilezza del tocco ealle atmosfere corali del cinemaborghese di Luciano Emmer, il filmpuò attirare la vostra curiosità. Lacarriera di Maurizio Ponzi,affiancata da frequenti incursionitelevisive inclusa la serie Il bellodelle donne negli anni 2000,comprende alcuni dei più riuscitifilm di Francesco Nuti, qualcheoperazione cine-letteraria (Volevo ipantaloni) e il più recente A lucispente (2004), storia di un set chenell’autunno del ’43 dava rifugio esalvezza ad alcuni ebrei. Unpercorso dal quale non si discosta Civediamo a casa, sceneggiato conGiancarlo De Cataldo, StefanoTummolini e Piero Spila, ognuno deiquali prevedibilmente connotando

con la propria esperienza uno deitre episodi che intrecciandosi dannovita al film. Altra costante del suocinema è un’attrice poco presentesullo schermo come Giuliana De Sio,qui nel personaggio sapido edefficace della madre del giovaneEnzo (Nicolas Vaporidis),all’apparenza aperta tra spinelli eviaggi alternativi, in realtà pronta anegare al figlio spazi di libertàsminuendone il legame con ilfidanzato (Primo Reggiani) esoprattutto negandoglil’appartamento al piano di sopra,che preferisce affittare ad alcuniextracomunitari per un introito

sicuro e “al nero”.È proprio la casa il trait d’uniondelle tre storie, il sognoirrealizzabile della coppiainnamorata composta da AmbraAngiolini e Edoardo Leo (i miglioriin campo), lui appena scarcerato,lei impegnata in un centroculturale frequentato anche dalpensionato e cardiopatico Giulio(Fassari): quando l’anziano avràbisogno di cure, si faranno avanticome badanti affezionati con unocchio sull’appartamento. Lacoppia omosessuale composta dalpoliziotto Andrea e dal coristaEnzo si nutre di speranza tra

difficoltà pratiche (madre chioccia inprimis) e una cautela di fondo. Nelcaso di Stefano e Gaia (Catania eForges Davanzati), agiati rampollidella Roma bene, la casa è unoptional di lusso, ben arredato epoco funzionale, soprattuttospecchio dell’indecisionesentimentale che li unisce: il padre dilei finisce in carcere per corruzione,quello di lui gestisce un centrosportivo e recupererà dal sequestrogiudiziario il loft che la ragazzaaveva appena messo su. Insomma chinon ha casa la desideraardentemente, anche perchécostretto a fare l’amore in macchinao sulla spiaggia di Ostia; chi ce l’hafinisce a dormire con i genitori o nonsa decidersi a rinunciarvi per viverel’esperienza di coppia. Tra desideriproibiti e rancori, malintesi e noiaesistenziale, il finale riunirà ipersonaggi in chiesa per unmatrimonio che riserva una bellatrovata narrativa e risolverà nonpochi contrasti, prima di cedere ilposto al brano omonimo sanremesedi Dolcenera. Un cinema in punta dipenna garbato e dignitoso, in uninedito e puntuale contesto romano,con una lodevole messa a fuoco dicaratteri e psicologie.

MARIO MAZZETTI

Sceneggiatura: Giancarlo De Cataldo, Maurizio Pon-zi, Piero Spila, Stefano Tummolini …Fotografia:Maurizio Calvesi …Montaggio: Luca Montanari…Musiche: Andrea Felli …Interpreti: Ambra Angio-lini, Edoardo Leo, Nicolas Vaporidis, Primo Reggia-ni, Myriam Catania, Giulio Forges Davanzati, Giulia-na De Sio, Antonello Fassari …Produzione: DalexFilm con Rai Cinema …Distribuzione: Microcinema…Italia 2012 …colore 104’

di Maurizio Ponzi

CI VEDIAMO A CASA

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s c h e d e c r i t i c h e

Sceneggiatura: Daniel Pennac dagli albi di GabrielleVincent …Montaggio: Fabienne Alvarez-Giro …Musi-che: Vincent Courtois …Voci italiane: Claudio Bisio,Alba Rohrwacher …Produzione: Les Amateurs, Stu-dio Canal, Le Parti Production, Mélusine Production,France 3 Cinéma …Distribuzione: Sacher Film …Fran-cia/Belgio/Lussemburgo 2012 …colore 79’

di Benjamin Renner, Vincent Patar e Stéphane Aubier

Titolo originale: Le magasin des suicides …Sceneg-giatura: Patrice Leconte dal romanzo di Jean Teulé…Direzione artistica: Régis Vidal, Florian Thouret…Musiche: Etienne Perruchon …Animazione: Caro-line Piochon …Montaggio: Rodolphe Ploquin …Pro-duzione: Diabolo Films, La Petite Reine, Arp, Cara-mel Films, Entre Chien et Loup …Distribuzione:Videa …Francia/Canada/Belgio 2012 …colore 79’

di Patrice Leconte lascia cadere tra le auto intransito. Sin dall’incipit, non èpropriamente allegro nédisneyano La bottega deisuicidi, ultima fatica, la prima acartoni animati, dell’apprezzatoPatrice Leconte (M. Hire, Ilmarito della parrucchiera), chepure aveva annunciato il ritiro dalcinema. Il tono è grottesco e soprale righe e i fan di Tim Burton, percitarne uno, non faticheranno atrovarsi a proprio agio.Inquadrato il contesto, dopo ititoli facciamo la conoscenza dellabottega del titolo, gestita dallafamiglia Tuvache composta dapapà Mishima, da mamma

Lucrezia, dai figli Vincent eMarilyn. Il commercio consistenell’aiutare gli aspiranti suicidi, chesi tratti di una coppia (“offerta SanValentino”) o di un’anziana, atrovare lo strumento piùcongeniale, soddisfatti orimborsati. L’equilibrio deiTuvache, tuttavia, è messo a duraprova alla nascita del terzogenitoAlain: allegrone e ottimista pernatura, appare decisamente fuoriluogo in una famiglia che si nutredi un tetro e deprimente statod’animo. In negozio,naturalmente, la vita in rosa delpiccolo stride con l’umore dellaclientela, fino a suscitare un forterisentimento nel padre. Passano glianni e Alain cerca di interromperela spirale mortifera, esortandoinnanzitutto i compagni di scuolaad apprezzare la vita, poicontribuendo ad aumentarel’autostima nei fratelli e infine asabotare, a fin di bene, l’aziendafamiliare. Sotto sotto, infatti,anche i genitori venditori di “dolcemorte” (neanche tanto dolce…)provano qualche rimorso.Sembrerebbe capitare a fagiolo, inquesti tempi di depressioneeconomica, la favola nerissimatratta dal romanzo di Jean Teulé,

su una società con un tasso disuicidi che neanche la Svezia deilibri di Per Wahlöö. Se lapresenza in sala del pubblicoinfantile potrebbe essere arischio telefono azzurro, il film ètuttavia accompagnato daapprezzabili numeri musicali,soprattutto quando Leconte dàlibero sfogo alla fantasia (unbuon esempio è la sedutapsicanalitica del capofamiglia), elo scioglimento è piuttosto ilare,complice l’edificio di una salacinematografica, oasi di cultura edivertimento in un mondogrigissimo. Tuttavia, anche acausa di una sceneggiatura (dellostesso Leconte) non troppobriosa, si fa un po’ di fatica ariconoscere l’improntadell’autore de L’uomo deltreno.

MARIO MAZZETTI

LA BOTTEGA DEI SUICIDI

••• UNA CITTÀ soffocata dai gasdi scarico, dai grattacieli cheincombono. Non si sa più ridere,titolano i giornali. Un piccione chevola sopra le strade deve schivaregli individui che si gettano dallafinestra, dall’esterno di un edificioassiste a un’impiccagione: quandoarriva su un lampione, disperato si

••• FAVOLA gentile e rassicurantesui pericoli dell’intransigenza edel conformismo sociale, Ernest& Celestine strizza l’occhio allasemplicità tra comicità e poesia,ai racconti morali del cinema diJacques Tati con unacaratterizzazione umoristica deipersonaggi ed il silenziosoriscatto degli ultimi, come neiromanzi di Dickens. Ernest &Celestine, presentato allaQuinzaine des Réalisateurs diCannes, è una riflessione sullatolleranza, sul disagio delladistanza, sugli inganni generatidal rifiuto di ogni novità. Ernest èun orso solitario, amante dellamusica, che vive in una casa incima alla collina con le sueambizioni e le piccole manie;Celestine è una topolina curiosa,intelligente e determinata, chenon ha paura degli orsi. Le due

anime smarrite, senza passato népresente, cercheranno diinfrangere le regoledell’isolamento tra due mondi,segnati dalla diffidenza e dalladifficoltà d’intesa. Conun’illustrazione dai coloriacquarello che sottolinea ladelicatezza e la sensibilità di ognipersonaggio, gli autori, conpudore e leggerezza, narrano ledifficoltà dei marginali; conl’animazione tradizionaletratteggiano con intelligenza ed

efficacia i confini tra mondiparalleli e sovrapposti. I registi,già artefici dell’eccentricacommedia Panico al villaggio,bizzarra e irresistibilecombinazione estetica tra collagee cartone animato sulleavventure paradossali edemenziali di un gruppo dicowboy e soldatini, continuano asorprendere in un film pieno diraffinatezza estetica e letturemetaforiche. In una pellicolaminimalista, classica e

tradizionale ma dal cuore antico,sceneggiata dallo scrittore DanielPennac che ha conservato illirismo e la grazia dei fumetti, iregisti citano le colpe e lamanipolazione della paura comeil Fritz Lang di Furia. Ernest &Celestine è un film costruito sulvalore dell’amicizia e sullasemplicità della comunicazioneche, con una psicologia efficacema elementare, riproduceintolleranze e pregiudizi; conuna regia sofisticata ma diretta,focalizza la difesa delle radici edelle tradizioni. Gli autori sidivertono a sottolineare lo spiritodelle corporazioni,riecheggiando, nei dialoghi e neirapporti tra i protagonisti, igiochi infantili e puerili deL’estate di Kikuijro di TakeshiKitano, commedia surreale estralunata ricca di malinconia.Ernest & Celestine è una dolcee geniale variazione sullafilosofia degli opposti, sullacoesistenza di idee e principicomplementari, sul rispetto diogni identità, una fiaba sulleambizioni artistiche e sullacausalità degli incontri.

DOMENICO BARONE

ERNEST & CELESTINE

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la solitudine di uomini lontani dacasa, disposti a lavorare ma anchead arrotondare come possono peravere un futuro migliore, e lo faattraverso l'incontro tra duepersonaggi molto lontani tra loro:Benito, un emigrante sicilianoscanzonato e senza troppi scrupoli(Francesco Scianna, che qui segue ilcopione al meglio ma su cui sipoteva forse costruire unpersonaggio più sfaccettato) e unbambino trentino in cerca del padreemigrato anni prima in Germania(Tiziano Tallarico, alla primaesperienza come attore, bravo edecisamente diverso dai bambinitutti uguali che siamo abituati avedere nel nostro cinema). Quellache inizialmente sembra un'unioneforzata (Benito ha il compito diaccompagnare il bambino,affidatogli dal parroco, inGermania) diventa poi la scopertadi un inaspettato senso di

paternità. Tutt'intorno, unaGermania squallida e ostile,ricostruita fra Trento e la Romania(il co-produttore del film è BobbyPaunescu, già regista di Francescae co-produttore di Oltre lecolline), in cui si muovono mafiosicupi e violenti, senza il glamour deigoodfellas, primo fra tutti il boss,interpretato da Michele Placidoche è anche coautore dellasceneggiatura, oltre ad essere statoproduttore de L'uomo giusto, ilprimo film girato da Trupia nel2007. Come nel film precedente,anche qui il regista utilizza unincontro improbabile tra duepersonaggi distanti fra loro perraccontare uno spaccato sociale,un incontro/scontro fra culture(pur con qualche cliché) esolitudini, accompagnato dallebelle musiche originali di MarcoBiscarini.

CHIARA BARBO

ITAKER

••• OPERAI stipati in modestebaracche nella Germania deglianni Sessanta, magliari,contrabbandieri di fortuna, questisono gli “itaker”, gli “italianacci”

raccontati da Toni Trupia nel suosecondo film. Povera gente, a cuiera vietato entrare in molti bar eristoranti tedeschi, impacciati aparlare in una lingua ostica emalati di nostalgia. Un momentodella storia degli italiani nonmolto visto al cinema: bisognaandare indietro a Pane ecioccolata, con unindimenticabile Nino Manfredi, oal più recente Azzurro, con unmalinconico Paolo Villaggio, perritrovare la vita, difficile e spessopiena di contraddizioni, degliitaliani immigrati in un paese chenon aveva il fascino dell'Americadegli italoamericani né lafamiliarità dell'Argentina né ipanorami mozzafiatodell'Australia. La fotografia lividae vagamente retrò di ArnaldoCatinari, unita alle ambientazioniscelte dal regista, sottolinea laruvidezza di un film che racconta

MEDICI CON L’AFRICA

Sceneggiatura: Carlo Mazzacurati, Claudio Piersanti…Fotografia: Luca Bigazzi …Montaggio: Paolo Cotti-gnola …Produzione: Argonauti …Distribuzione: Par-thenos …Italia 2012 …colore 89’

di Carlo Mazzacurati

L’UOMO CHE AMAVA IL CINEMASceneggiatura: Marco Mancassola, Marco Segato …Fotografia: Pier Paolo Giarolo …Montag-gio: Sara Zavarise …Produzione: Jole Film …Distribuzione: Jole Film …Italia 2012 …colore 68’

di Marco Segato

Sceneggiatura: Leonardo Marini, Toni Trupia, MichelePlacido …Fotografia: Arnaldo Catinari …Montaggio:Consuelo Catucci …Musiche: Marco Biscarini …Inter-preti: Francesco Scianna, Monica Barladeanu, TizianoTallarico, Michele Placido …Produzione: GoldenartProductions, Mandragora Movies …Distribuzione:Cinecittà Luce …Italia/Romania 2012 …colore 85’

di Toni Trupia

••• SESSANTOTTO minutiper raccontare, attraversoil ricordo di chi lo haconosciuto, PieroTortolina, cinéphiled’eccezione scomparsonel 2007, ancora oggipunto di riferimento perun’intera generazione diamanti della Settima Arte.Così si potrebbesintetizzare L’uomo che

amava il cinema, il bel documentario diretto dal 38enneMarco Segato e presentato alle ultime Giornate degli Autori diVenezia. Collezionista di film, instancabile animatore dirassegne, fondatore di cineclub come il Cinemauno di Padova:questo e molto altro è stato Piero Tortolina, classe 1927, nomeforse sconosciuto alle grandi platee ma ben impresso nellamemoria di qualsiasi operatore cinematografico. E sono intanti, nel corso del documentario, a ricordare quanta passionee dedizione Tortolina metteva nel suo lavoro: da TattiSanguineti a Piero Colussi (presidente del Cinemazero diPordenone), da Enrico Ghezzi a Carlo Mazzacurati, che svelaanche un simpatico aneddoto quando, sul set del suo primofilm da regista, Notte italiana, chiese a Tortolina diparteciparvi attraverso un cameo per poi tagliare, in fase dimontaggio, l’unica battuta da lui recitata. Ma L’uomo cheamava il cinema ci riporta anche al clima intellettualmentefervido dell’Italia degli Anni Sessanta e Settanta. Periodo nelquale, nonostante l’offerta fosse per i cineclub limitata rispettoa quella di altri paesi (in primis la Francia, dove imperversavanole scuole di pensiero di riviste come Cahiers du Cinéma ePositif), prendeva forma e consapevolezza una nuovagenerazione di cinefili. Uomini che amavano profondamente ilcinema, come Piero Tortolina.

GABRIELE SPILA

••• A PADOVA ormai è sera. Nelbuio, stagliata in uno splendidochiaroscuro, appare la sagoma diun uomo che corre solitario per levie della città. È un sacerdote, sichiama Dante Carraro. CarloMazzacurati scegliequest’immagine, misteriosa esuggestiva, come apertura del suoMedici con l’Africa,coinvolgente documentariopresentato all’ultima Mostra diVenezia. Don Carraro è il direttoredel Cuamm, la più grandeorganizzazione italiana per lapromozione e la tutela dellasalute delle popolazioni africane,che fin dal 1950 realizza progettiper rendere disponibile l’accessoai servizi sanitari alle popolazionipiù disagiate. Ed è proprio DonCarraro (affermato cardiologo,oltre che sacerdote), insieme ad

un’altra figura storica dell’associazione,Don Luigi Mazzucato, a raccontare imotivi e i sentimenti che hanno portatotanti volontari a intraprendere unascelta di vita tanto coraggiosa quantomeritevole. A metà tra reportage ediario personale, Medici con l’Africa,arricchito dalla suggestiva fotografia diLuca Bigazzi, raccoglie le testimonianzedi chi opera in questo ambito consguardo distaccato e rispettoso. Ildocumentario dà voce a medici epazienti, adulti e bambini, in una lungagalleria di personaggi, ognuno con allespalle una storia spesso fatta di dolorema anche di speranza. Come Paulo, chedalle fredde stanze di un riformatorioha prima coltivato e poi messo in praticala sua passione per la medicina, oAmelia, oggi studentessa dopo esserestata abbandonata, a cinque anni, dallamadre. Carlo Mazzacurati dimostraancora una volta la sua particolaresensibilità autoriale e, con pudore egarbo, ci racconta un mondo tenuto inpiedi dall’altruismo e dal coraggio. Unmondo, purtroppo, spesso relegato aimargini.

GABRIELE SPILA

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••• L’edizione 2012 degli Incontri delcinema d’essai si è ulteriormente radicata nella città deiGonzaga: alle decine di anteprime per il pubblicomantovano (incluse molte opere provenienti daVenezia), alla presentazione di registi, produttori eattori si sono aggiunte le proiezioni per (e su) le scuoledei pregevoli Monsieur Lazhar e Il rosso e il blu,assecondando un’esigenza che si era avvertita nellepassate edizioni e che il presidente delle sale d’essai,Mario Lorini, ha perseguito con tenacia, con l’ausilio diAgiscuola. Una rete di collaborazioni, professionalità,stima che vede coprotagonisti il Comune di Mantova eil suo sindaco entusiasta, Nicola Sodano, la Fondazionebanca agricola mantovana e il suo artefice GrazianoMangoni, la regione Lombardia e il sottosegretario peril cinema Massimo Zanello, la Direzione generalecinema del ministero beni e attività culturali (assentegiustificato Nicola Borrelli) e, quest’anno, la presenzaattenta e partecipe di Alberto Versace del ministero perlo sviluppo economico.Mentre alla multisala Ariston si dibatteva di produzioniindipendenti (con i progetti supportati dall’associazione

Mantova a l b u m I n c o n t r i F i c e

Incontri fortunatiPresenze record e alto gradimento per gli incontri e le proiezioni riservatealla città dei Gonzaga: la Fice sempre più radicata sul territorio conl’appuntamento del cinema d’essai, anche nell’anno del sisma

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Gianni Amelio

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dei giovani produttori) e di documentari e multiprogrammazione alla presenza diesperti, docenti e addetti ai lavori, hanno incontrato il pubblico, tra gli altri,Daniele Vicari, Alessandro Gassman esordiente alla regia, Francesca Cima dellaIndigo Film reduce dal set di Paolo Sorrentino, il travolgente Paolo Virzì e i suoimagnifici attori Luca Marinelli e Thony, e ancora l’ultra indipendente DavideManuli che ha regalato l’anteprima del suo Kaspar Hauser. Il dibattito sì,parafrasando Fantozzi e grazie alle sapienti doti di moderatore/stimolatore delgiornalista Maurizio Di Rienzo, agli incontri pubblici presso la Camera diCommercio e naturalmente alla serata di premiazione in quel gioiello del Bibiena.Un legame con Mantova che nell’anno del terremoto si è rinsaldato: se il Palazzodella Ragione è, come altri monumenti, chiuso in attesa di restauro, si è ammiratoper la festa conclusiva il Cortile degli Arcieri di Palazzo Ducale e soprattutto si sonoraccolti fondi (con l’aiuto di Vania Traxler della Archibald e del “padrone di casa”,l’esercente Paolo Protti) per il restauro della Camera degli Sposi del Castello di SanGiorgio.E poi i premi: un parterre de roi con un Gianni Amelio disteso e gran comunicatore(ha spinto Pierfrancesco Favino a imitarlo, con esiti felicissimi), con Olivier Assayas econ Favino, Mastandrea (in video, colpa dell’influenza…), l’esordiente di pregio DiCostanzo (L’intervallo) e poi Vicari, Gherardo Gossi, Thony, l’esercente sicilianoSino Caracappa, la produttrice Agnese Fontana. Un’annata da incorniciare, con imigliori auspici di uscire da un momento difficile.

• MARIO MAZZETTI

2012 a l b u m I n c o n t r i F i c e

Le foto di questo servizio sono di Pietro Coccia

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Mario Lorini, la produttrice Francesca Cima e Andrea Occhipinti

Leonardo Di Costanzo e il presidente Agis Paolo Protti Gli esercenti Domenico Dinoia e Sino Caracappa

Pierfrancesco Favino e l'attrice francese Alice Taglioni La produttrice Agnese Fontana e Laura Delli Colli Alessandro Gassman e Gherardo Gossi

Valerio Mastandrea in video e Maurizio Di Rienzo Thony e Paolo Virzì Olivier Assayas

Foto di gruppo con premiati

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Mondo d’essai a cura di MARTA PROIETTIr u b r i c h e

••• Puntare su un’offerta più ampia edifferenziata, incentrata sul cinema di qualitàe con un’attenzione alla produzione italiana.Dopo dieci anni di attività, sono questi ora gliobiettivi di Moviemax, la casa di distribuzioneche da giugno ha un nuovo direttoregenerale: Marina Marzotto. “Moviemax hainiziato a cambiare pelle”, spiega Marzotto,“ancora prima che io arrivassi alla suadirezione con il preciso compito di puntaresulla qualità, ampliando le corde dell’aziendache, storicamente, ha fatto cinema moltocommerciale”. Questo per due regioni: “laprima è che abbiamo l’ambizione di arrivarea distribuire diciotto film all’anno e quindiabbiamo la necessità di dare al pubblico unascelta più ampia, alternando la gammadell’offerta; la seconda è che il prodotto diqualità, sia che si tratti di un’offerta piùcommerciale sia d’autore, dura nel tempo, hamaggiori possibilità di funzionare su tutti icanali di sfruttamento e, soprattutto, creauna library solida”.Dall’anno scorso Moviemax si sta dedicandoanche alla produzione. “Abbiamo iniziatocon un prodotto commerciale che era nellecorde dell’azienda, come Box office 3D diEzio Greggio e proseguito con l’opera primadi Ivan Silvestrini, Come non detto. Oraabbiamo Ci vediamo domani di AndreaZaccariello con protagonista Enrico Brignano(in uscita a fine gennaio), coprodotta al 50%

con la Smile Production; per quanto riguardaRazzabastarda, di e con Alessandro Gassman(uscita: marzo 2013), siamo entrati nellaproduzione al 20% in un momento successivoe siamo i distributori anche a livellointernazionale”.Marina Marzotto, già amministratore delegatodi Propaganda Italia, agenzia specializzata inproduct placement ed entertainmentmarketing, ha le idee chiare su come il cinemadi qualità andrebbe promosso in modo piùefficace. “Il marketing non è fatto soltanto discelte relative ai mezzi sui quali promuovere ilprodotto, ma è fatto anche del piazzamentodel prodotto. Penso che oggi, al contrario diquanto ritiene chi programma le televisioni espesso anche chi programma i cinema, i film diqualità abbiano un pubblico più ampio diquello che gli viene accreditato. Ad esempio,nei multiplex francesi c’è sempre lo spazio peril cinema di qualità, in Italia meno ed è unerrore perché il pubblico ci sarebbe. Inoltre,tendendo a piazzare i film per i giovanissiminei multiplex fuori città perdiamo quei giovaniclienti che non hanno la possibilità di spostarsicon i mezzi propri e che quindi andrebbero piùfacilmente nel cinema vicino casa. Sarebbequindi auspicabile che l’intera industriacinematografica facesse un ragionamento siasu questo aspetto sia sulla promozione. Sipotrebbero studiare dei contenitori, destinatiai vari mezzi, da utilizzare per promuovere ilcinema in maniera costante e a prezzi chesiano avvicinabili anche dai piccoli distributori.Come industria rappresentiamo un grandeinvestitore pubblicitario e, quindi, perché nontrattare a livello corporativo un prezzo pertutti i mezzi promozionali?”. Una riflessioneda parte dell’industria che, secondo Marzotto,andrebbe fatta anche sul calendario delleuscite. “In alcuni periodi si distribuisce unnumero troppo elevato di film che non hannoil tempo di beneficiare del passaparola,meccanismo invece molto importante per ilcinema. In questo modo stiamo, spesso evolentieri, massacrando dei grandi film. Ci

vorrebbe invece maggiore coordinamentosia tra le distribuzioni, sia tra distribuzionied esercenti”. In particolare, per quantoriguarda la carenza di prodotto nel periodoestivo, Marzotto ritiene che con un’offertavariegata su tutto l’arco dell’anno ilpubblico andrebbe al cinema sempre e che,in particolare per i mesi di luglio e agosto,meriterebbe una riflessione la questionedelle arene: “in altri paesi stanno crescendo,noi invece le trattiamo con meno riguardo”.Molti i film nel listino Moviemax deiprossimi mesi. “A dicembre distribuiamoTroppo amici di Nakache e Toledano, cheaveva preceduto il successo del loro Quasiamici ma che in Italia non era ancora uscito.Nel 2013 puntiamo molto sulla varietàdell’offerta. Abbiamo, tra gli altri, sofisticatifilm d’autore come Shadow dancer diJames Marsh, un thriller molto intenso conClive Owen e Andrea Riseborough, eAnime nella nebbia di Sergej Loznista (24gennaio), premio Fipresci al Festival diCannes. Ma ci sono anche titoli divertenticome Movie 43 (28 febbraio), che ha uncast stellare da Richard Gere a Kate Winslet,da Uma Thrman a Hugh Jackman ed è unacommedia molto irriverente, nata dallementi dei fratelli Farrelly, autori di Tuttipazzi per Mary. C’è ovviamente ancheun’offerta horror, genere su cui Moviemaxha sempre puntato, con Non aprite quellaporta 3D (14 marzo), così come c’è unabella offerta per bambini con i film dianimazione Zambezia (7 febbraio), cheracconta la storia del piccolo falco Kai chedifenderà la città di Zambezia dall’attaccodi una lucertola gigante e dei marabù, edEcho planet (maggio 2013), cartooneducativo che parla del riscaldamentoglobale e di come salvare la Terra. E poiabbiamo alcuni film cosiddetti transgender,ossia che mischiano più generi, come lacommedia/horror Juan dei morti diAlejandro Brugués (giugno 2013), che havinto premi in molti festival.

Marina Marzotto

LA QUALITÀ PAGAIl nuovo direttore generale della Moviemax illustra la rinnovata strategia della distribuzione,una selezione eterogenea ma ancorata a proposte più sofisticate

TROPPO AMICI

RAZZABASTARDA

ANIME NELLA NEBBIA

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ABRUZZOGiulianova: Moderno

BASILICATAMatera: Kennedy

CAMPANIANapoli: America Hall, Filangieri, La Perla,

Vittoria

EMILIA ROMAGNABologna: Odeon, Nosadella, Rialto Studio,

RomaCa’ de Fabbri: Nuovo MandrioliCarpi: Arena San RoccoCavriago: NovecentoCesena: EliseoFaenza: SartiFerrara: Apollo, Sala BoldiniForlì: SaffiImola: Don FiorentiniMedolla: FacchiniModena: Filmstudio 7BParma: Astra, D’AzeglioPiacenza: Nuovo JollyPuianello: EdenRavenna: Cinema City, Astoria, JollyReggio Emilia: Jolly, Olimpia, RosebudRimini: TiberioSalsomaggiore Terme: OdeonSoliera: ItaliaScandiano : M.M. BoiardoTraversetolo: Grand’Italia

FRIULI VENEZIA GIULIAGorizia: VittoriaGrado: CristalloPordenone: CinemazeroUdine: Visionario

LAZIORoma: Alcazar, Intrastevere, Mignon,

Nuovo Olimpia, Nuovo Sacher,Quattro Fontane, Tibur

Gaeta: AristonLatina: OxerSabaudia: AugustusTrevignano Romano: Palma

LIGURIAGenova: Ariston, Don Bosco, San SiroAlbenga: AmbraBordighera: OlimpiaChiavari: MignonLa Spezia: Filmstudio P. GermiLerici: AstoriaLevanto: SportPietra ligure: ComunaleRossiglione: Sala MunicipaleSanremo: Centrale Tabarin

LOMBARDIAMilano: Anteo, Apollo, Ariosto, Ducale,

Mexico, ArcobalenoBergamo: Alba, CapitolBrescia: EdenBrugherio: S. GiuseppeCapriolo: GeminiCarugate: Don BoscoCastiglione delle Stiviere: SupercinemaCesano Maderno: ExcelsiorCologno Monzese: Cineteatro di via VoltaCosta Volpino: IrideCremona: Filo, Arena Giardino,

Spazio Cinema PoLonato: KingMantova: Cinecity Sala BiosMezzago: BloomMonza: TeodolindaMorbegno: IrisOpera: EduardoPavia: Corallo, RitzSaronno: Silvio PellicoS. Donato Milanese: TroisiS. Giuliano Milanese: AristonSeregno: RomaSesto S. Giovanni: RondinellaSermide: CapitolTemù: AlpiTreviglio: AristonVarese: Filmstudio 90

MARCHEAncona: CinemazzurroCupra Marittima: MargheritaFermo: Sala degli Artisti, Super8Matelica: FamigliaFilottrano: TorquisSenigallia: GabbianoSant’Angelo in Vado: ApolloUrbania: LuxUrbino: Nuova Luce

PIEMONTETorino: Empire, MassimoAcqui Terme: CristalloAlba: Cine4Asti: Nuovo Splendor, LumiereBarge: ComunaleBra: VittoriaCandelo: VerdiCuorgné: MargheritaDogliani: MultilangheNovara: Araldo, Sacro CuoreTortona: Stardust

PUGLIABari: Nuovo Splendor, Quattro PalmeBisceglie: NuovoCarovigno: CinebluCastellana Grotte: So.Cra.TeConversano: Casa delle ArtiGravina in Puglia: SidionManfredonia: S.MicheleOria: Vittorio GassmanOrta Nova: CicolellaPutignano: Sala Margherita, Saletta FelliniSan Pietro Vermotico: MassimoSan Severo: CicolellaTaranto: Bellarmino

SARDEGNACagliari: Alkestis, Greenwich,

Spazio Odissea

SICILIAPalermo: AuroraCasuzze: Giardino d’estateMisterbianco: TrinacriaRagusa: LumièreSciacca: CampidoglioSiracusa: Aurora

TOSCANAFirenze: Il PorticoAbbadia San Salvatore: AmiataBarga: RomaBucine: Filarmonica Ambra Castiglioncello: CastiglioncelloCecina: TirrenoChianciano Terme: GardenFigline Valdarno: Nuovo CinemaFollonica: AstraLivorno: Grande, Kino dessé,

Quattro MoriLucca: CentraleManciano: ModernoMassa e Cozzile: OlimpiaMontecatini: ImperialeMontelupo Fiorentino: MignonPietrasanta: ComunalePisa: Arsenale, OdeonPiombino: MetropolitanPistoia: RomaPoggibonsi: Garibaldi, Italia,

PoliteamaPrato: TerminaleQuarrata: NazionaleSesto Fiorentino: MultiGrottaSiena: Nuovo PendolaTavarnelle Val di Pesa: Olimpia

TRENTINO ALTO ADIGETrento: AstraBolzano: FilmclubBressanone: Stella

UMBRIACastiglione del Lago: Cesare CaporaliCittà di Castello: EdenFoligno: Politeama Clarici

VENETOVenezia: Astra, GiorgioneAsiago: LuxBassano del Grappa: Metropolis,

MartinovichBelluno: Italia, La Petite LumièreCastelfranco Veneto: HesperiaCavarzere: VerdiCerea: MignonConegliano Veneto: MelièsMontagnana: BelliniMontebelluna: ItaliaOderzo: CristalloPadova: MultiAstra, Multisala MPX, Porto

AstraPiove di Sacco: Marconi Robegano: OratorioRosà: MontegrappaRovigo: Cinergia Schio: Don BoscoSolagna: Val BrentaTreviso: CorsoValdagno: SuperVerona: Fiume, Nuovo S. Michele,

PindemonteVicenza: Odeon, Patronato Leone XIII, Roma,

AraceliVittorio Veneto: Verdi

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50 V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

Detour a cura di UMBERTO FERRARIr u b r i c h e

Museo del Cine a Buenos Aires èstata identificata una copia chepresentava ben 25 minuti in più. Lascoperta innescò un lavoro diequipe in collaborazione con glistudiosi tedeschi e la ricostruzionedella versione attuale. Per celebrarel’evento è stata poi organizzata unamostra dalla Cineteca di Berlino cheora è giunta anche in Italia, allaMole Antonelliana, dove saràvisitabile fino al 6 gennaio.L’esposizione presenta fotografie discena e lavorazione, estratti disceneggiatura e partitura sonora, esoprattutto numerosi schizzipreparatori: progetti architettonici,bozzetti dei costumi, disegnipreliminari per gli effetti speciali.Nell’impossibilità di esibire tutti imateriali sono state operate dellescelte (mancano ad esempio leinteressantissime foto che mostranocome furono realizzate le varie fasidi trasformazione dell’attriceBrigitte Helm, custodite allaCinémathèque Française);l’allestimento torinese trovacompensazione in una futuristicaproiezione olografica del robot enell’ambientazione alla Mole, unasede affascinante, arricchitaulteriormente da un allestimentoscenografico a tema.

I RENOIRCineteca Italiana,Milano••• Dal 15 al 30dicembre lo SpazioOberdan ricorderàJean Renoir, uno deimassimi maestri delcinema francese. Lospunto parte dalfilm Renoir di GillesBourdos, che saràinserito nelprogramma e cheracconta le vicendelegate all’ultimoperiodo di vita delcelebre padre pittore Pierre-Auguste, quando la sua giovanemodella Andrée MadeleineHeuschling, detta Dédée, conobbe ilfiglio regista, diventandone poi lamoglie, nonché protagonista deiprimi lungometraggi. Già dalsoggetto dell’opera si può capirel’aria che si respirava a casa Renoir:una famiglia di artisti, con il padreche fu uno dei nomi simbolodell’Impressionismo e il terzo figlioche collaborò saltuariamente conJean, ma fu soprattutto unceramista. I Renoir diedero peròmolto anche all’artecinematografica: il primogenitoPierre era attore ed ebbe un figlio,Claude, che divenne operatore edirettore della fotografia di fiduciadello zio.

L’omaggio a Jean Renoir saràfondamentale per esplorare laparte meno nota della suafilmografia, quella muta degliesordi, con titoli quali La ragazzadell’acqua (1924), Nanà (1926,dal romanzo di Émile Zola) e Lapiccola fiammiferaia (1928,dalla fiaba di Hans ChristianAndersen). Opere interpretatedalla moglie con il nome d’arte diCatherine Hessling, che sidistinguono dalla produzionesuccessiva per l’influenza delleavanguardie storiche,riconoscibile in alcune sequenzeoniriche di forte impatto visivo eperizia tecnica, mai disgiuntetuttavia dalla componentenarrativa dell’intreccio alla quale,anzi, conferiscono maggiorpathos. Se la messa in scena deitre primi lungometraggi rimanenel complesso ancorata alrealismo, caratteristica peculiaredel regista, fa eccezione invece ilcortometraggio Sur un air deCharleston (1928), che supera dipoco i venti minuti di durata e fudefinito da Renoir uno spezzonedi film deliberatamented’avanguardia e mai completato

del tutto; unastoriafantastica checoinvolge unoscienziato neroproveniente daun altropianeta e unaballerinabianca checomunicanoattraverso ladanza. Acompletare ilprogrammasarannoproiettate lecopie di due

capolavori del periodosonoro, da non perdere:Partie de campagne(1936) e La grandeillusione (1937). Il primosarà una sorpresa per gliammiratori di Renoirpadre, che ritroveranno inuna storia lieve e di brevedurata (40’) i tocchiimpressionistici e leatmosfere en plein air delpittore. Il secondo, pietramiliare della storia delcinema, recentementerestaurato, affianca Erich vonStroheim nella sua miglioreperformance recitativa a JeanGabin, Pierre Fresnay, MarcelDalio, Julien Carette, Jean Dasté,

Gaston Modot, un gruppo diattori ricorrenti nei film diRenoir e capaci di dar vita amemorabili caratterizzazioni.

ENNIO FLAIANOCineteca Nazionale,Roma

••• In occasione delquarantennale dellascomparsa, il cinema Trevipropone una selezione difilm dalla sessantina cuiEnnio Flaiano lavorò comesoggettista e sceneggiatore.Intellettuale e scrittorequanto mai eclettico –giornalista, critico,drammaturgo, autoresatirico e di geniali aforismi –il cui impegno nella cultura atutto campo è oggirappresentato dal prestigiosopremio che porta il suonome, Flaiano ha lasciatoun’impronta originale anchenel cinema a partiredall’immediato secondodopoguerra. Fra i titoli inrassegna: Roma città liberadi Marcello Pagliero, Fuga inFrancia di Mario Soldati, epoi con Totò Guardie eladri e Dov’è la libertà? Ilsodalizio più fruttuoso fuquello con Fellini, di cuivengono proiettati Ilbidone, Le notti di Cabiria,La dolce vita e Giuliettadegli spiriti. Più curiose lesceneggiature per Calabuigdello spagnolo Berlanga e ilpoliziesco Colpo rovente.La retrospettiva avrà inizio il18 dicembre e terminerà il 23con Tempo di uccidere, cheGiuliano Montaldo ha trattonel 1989 dall’omonimoromanzo di Flaiano.

MOSTRA METROPOLISMuseo del Cinema, Torino••• Il cinema, ormai si sa, èun’arte mutevole, la pellicola unsupporto instabile e i film stessinel corso delle varie fasi di pre-produzione, riprese ed edizionepassano attraverso innumerevolivariazioni, ma persino una voltain sala o durante i passaggitelevisivi le versioni possonodifferire a causa di manipolazionidei produttori, tagli di censura,versioni rimontate daidistributori. Se si pensa poi inprospettiva storica, non sono rari icasi in cui una pellicola sia statasnaturata dalla versione estera,un regista abbia rimesso manoalla pellicola a distanza di anni o,se si risale fino al muto, copiedella stessa opera presentinovarianti anche notevoli,considerando anche il fatto chenon erano rari i casi in cui levecchie pellicole infiammabilipotevano andare distrutte. Dettoquesto, quindi, non deve stupirepiù di tanto che un’arterelativamente recente, con pocopiù di un secolo di vita, presentigià una storia importante fatta diritrovamenti e restauri. Uno deicasi più rappresentativi èsenz’altro quello di Metropolis,realizzato da Fritz Lang e uscitonella Germania del 1927 comeapice della cinematografia mutatedesca, già leader europea alivello estetico fin dall’inizio deldecennio grazieall’Espressionismo e ora, grazie aquesta metafora fantascientifica,anche rivale del colossohollywoodiano a livello di sforzotecnico e produttivo. Forsetroppo: infatti la pellicolaoriginale, lunga 4189 metri,cominciò quasi subito a essereaccorciata, tanto che la versionedi poco superiore alle due ore,quella più completa disponibilefino a qualche anno fa, eracomunque largamenteincompleta. Nel 2008, però, congrande sorpresa, negli archivi del

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Polvere di steller u b r i c h ea cura di GIOVANNI MARIA ROSSI

••• La storia del cinema attraverso ilcinema la si può raccontare in mille modidiversi, ognuno con il suo azzardo, con la suadignità. È di uscita recente la lunga “Odissea”in 15 episodi di The story of film montata eraccontata dal critico irlandese Mark Cousins,un documentario serio, aggiornato, con moltipregi e altrettante omissioni, che fa dacontrappunto meno personale alle ormaiepocali e polemiche Histoire(s) du cinémadi Jean-Luc Godard (1898-1998). Ma c'èanche un modo assolutamente creativo,autoreferenziale, con cui l'ormai infinitastriscia di pellicola o altri supporti che correininterrotta dal 1895 al XXI secolo vienesezionata, scomposta, rimpastata senza alcunriguardo filologico. Ci ha provato con unsuggestivo effetto ipnotico, e con successo, ilvideoartista svizzero-americano ChristianMarclay quando, nel 2010, ha presentato alWhite Cube di Londra e poi alla Biennale diVenezia e in giro per il mondo una suainstallazione, The clock, formata da miriadidi clip da film e tv con immagini di orologi escene, dove la scansione del tempo realesegna il ritmo della narrazione per la duratadi 24 ore. Cerca di fare meglio e di più il registaungherese György Pálfi – noto sulla scenainternazionale se non altro per il grottescoTaxidermia (2006) – che non potendorealizzare il suo ultimo progetto per la crisiche ha investito anche gli studios diBudapest, si è in qualche modo sfogatorinchiudendosi per tre anni in una sala dimontaggio con pochi ma validi collaboratoriper visionare oltre 450 film di culto dellastoria del cinema, da Metropolis ad Avatar,ritagliarne brevissime sequenze secondo una

sceneggiatura precisa e “riciclarle” in unastoria di vita, di amore e di morteassolutamente in-edita, nel senso letterale dimontata così per la prima volta. Il risultato èFinal cut – Ladies & gentlemen,presentato al Festival di Cannes di quest'annoe ora in arrivo anche ai festival di Torino e diFirenze.Una provocazione contro l'esoso mercato deidiritti e delle citazioni? Un gioco raffinatoper cinefili che già si affannano a riconoscereal volo gli attori, i titoli dei film, le sceneesemplari, i generi? Forse anche questo, mac'è ben altro in questo sorprendentecaleidoscopio di cliché cinematografici chericalcano impudicamente i cliché della vitaquotidiana: uno, nessuno, centomila sono gliuomini e le donne che si svegliano ognimattina, si alzano stiracchiandosi, si lavano infretta, escono per le strade della città, vannoal lavoro o a passeggio, s'incontrano, sicorteggiano, s'innamorano, corrono inmacchina, bevono, vanno a ballare, sibaciano, s'ingelosiscono, si schiaffeggiano,vanno a letto, si sposano, fanno figli, ladonna a casa, l'uomo al lavoro, quando c'è, isospetti, le offese, le attese, le telefonate, lelacrime, l'abbandono, la disperazione, laguerra, gli incubi, la morte al fronte, ancoralacrime, ancora squilli di telefono, il ritorno, illungo sigillo del lieto fine sulle labbra, ilsogno, l'apocalisse...Un montaggio maniacalmente esatto riesce amiscelare senza soluzione di continuitàCharlot e Rita Hayworth, Marlon Brando eGreta Garbo, Humphrey Bogart e BrigitteBardot, Charles Bronson e Giulietta Masina,Malcolm McDowell e Jeanne Moreau, WoodyAllen e Janet Leigh, Brad Pitt e Marilyn

Monroe e cento altri attori di ogni razza,figure umane, mostri e cartoon, in una rondevorticosa che non perde mai il filo delracconto, sostenuto con brio anchedall'impasto sonoro (lingue occidentali eorientali con sottotitoli) e musicale (lecolonne originali mixate magistralmente conla supervisione di Barna Balázs). Può restare il dubbio di uno scherzo genialee futile fatto da un divoratore di immaginioppure viene da pensare che questadestrutturazione irrispettosa che Final cutopera sulla carne del cinema, sul suo modoromanzesco di narrare e mitizzare da oltrecent'anni la stessa storia d'amore, GyörgyPálfi la intenda applicare alle nostre vite,rovesciando per 84 minuti lo specchio delloschermo in cui miliardi di spettatori hannosublimato consciamente o inconsciamente iloro desideri più riposti. Nei frammentiinfinitesimali di una stessa scena reiterata informe sottilmente diverse, nella folgorazionetalvolta appena percettibile dei volti e deicorpi dei divi più amati sottratti al lorocontesto filmico e quindi alla loro stessa aura,sembra riflettersi l'opaca banalità del vivere.Questo taglio d'autore definitivo, chemanipola con perfidia il flusso della finzionecinematografica per estrarne segmentidocumentari necessari al “suo” racconto,spazza via di colpo la seduzione e il valorecatartico dei codici narrativi convenzionali(operazione critica radicale) e al tempo stessoinsinua il dubbio, nello spettatore che sta algioco, che quanto scorre sullo schermo nonsia più il sogno lungo un giorno o un'ora emezza cercato nel buio, ma la sua miserevolevita messa a nudo alla luce artificiale delproiettore.

IL CINEMA SIAMO NOITra i tanti modi di narrare la storia della Settima Arte, “Final cut – Ladies & gentlemen”di György Pálfi è il più radicale, una destrutturazione che si fa specchio del quotidiano

Buone feste efelice anno nuovo ai nostri lettori

Prossime uscite24 gennaio21 marzo

V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

FINAL CUT – LADIES & GENTLEMEN THE STORY OF FILM THE CLOCK

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52 V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

DA ROMA CON FERVORERicca panoramica di documentari al Festivaldi Roma 2012. Il concorso italiano è statovinto da “Pezzi”, sulla periferia romana

••• Al Festival (o Festa?O Cinema Internazionale?)insediato a Roma nel 2006,quantità, qualità,eterogeneità (e pubblico) nonsono mai mancati da parte delCinema del reale, espressofino al 2011 soprattutto dallasezione Extra. Quest’annoalcuni docu erano nello spazio

di dichiarati esperimenti e ibridi narrativi, la sezione CineMAXXI,due soli docu stranieri da segnalare: l’attualissimo Sono entratonel mio giardino dell’israeliano Avi Mograbi, viaggio-confronto

anche filosofico fra due amici di bandiera diversa nella bersagliataterra di Palestina, una volta coabitata e indivisa anche religiosamentema oggi…; e Gegenwart del tedesco Thomas Heise sull’economicapratica di cremazione veloce dei defunti. Molta Italia, invece, anchefuori dalla sezione dedicatale, Prospettive Italia (PIT). Ebrei a Roma diGianfranco Pannone è più di un’inchiesta dall’interno di questabimillenaria comunità dell’Urbe: illustra, fra passato e presente, ritmi,legami, riti, la fruttuosa neoenogastronomia ebraica e sfumature divita quasi inedite. Il gioco degli specchi del veterano antonionianoCarlo di Carlo è un notevole e stimolante ritratto della società italiana1943-‘83 attraverso il suo rapporto col cinema, a volte preconizzatorealtre volte specchio della realtà. E in ambito PIT, per l’appunto, varieprospettive. Pezzi di Luca Ferrari (che ha vinto tale sezione) è focusrispettoso/inesorabile su vite smarritesi fra droga, alcol, biliardo,famiglie spezzate di un quartiere romano (il Laurentino 38) simbolodella Periferia, con una non dimenticabile scena di disperataaggressività colta al volo in un appartamento. Dell’arte della guerradi Silvia Luzi e Luca Bellino bene racconta la lotta operaia (ricordate iquattro imperterriti sulla gru per 8 giorni nella Milano dell’agosto2009, per impedire la chiusura degli stabilimenti Innse?) attraversostrategie dell’anima e mediatiche, potere e guerriglia. Interdizioneperpetua di Gaetano Di Vaio, uno dei motori della poliedrica realtàproduttiva nata nella famigerata zona Scampia, Figli del Bronx, mostrain modo non sensazionalistico ma “di petto” chi, in mancanza delloStato, si reinventa lavori anche a scopo sociale. Della stessa “casa” è

a cura di MAURIZIO DI RIENZODocuclubr u b r i c h e

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Cult dvd r u b r i c h e

alto standard qualitativo e ad una sezioneextra molto ricca. La traccia video è semprepulita, con colori vivi e privi di artefattigrafici. Ottimo anche l’audio, presentato in5.1 (dolby e dts) sia nella versione originaleche in quella doppiata in italiano. Il compartoextra si apre con il documentario StevenSpielberg e il making of di Duel (35’), in cui ilregista racconta come riuscì ad ottenere laregia del film e la scelta degli attori, tra iquali impose Dennis Weaver, da lui amato daitempi de L’Infernale Quinlan. Nel corso dellaconversazione, oltre a spiegare l’influenzache ebbe su di lui il cinema di AlfredHitchcock, Spielberg ricorda anche numerosianeddoti. Gli speciali proseguono con altridue contributi video: Steven Spielberg e ilpiccolo schermo (9’), nel quale il registaricorda i primi lavori diretti per la televisioneamericana; e Richard Matheson e lasceneggiatura di Duel (9’), in cui losceneggiatore svela come l’idea di scrivereDuel nacque a causa di un’esperienzarealmente vissuta. Gli extra si chiudono con iltrailer ed una lunga galleriafotografica.

SCARAMOUCHEdi George SidneyUsa 1952, colore 115’Audio: Italiano, Inglese, Francese ...Video: 1.33:1 4/3...Etichetta: A&R

••• Francia, 1789. Alla vigilia dellaRivoluzione, per vendicare lamorte di Philippe, un suo amicorepubblicano ucciso in duello dalmarchese De Maynes, il cinico ebrillante André Moreau si uniscea una compagnia di attori girovaghi dovelavora la sua fidanzata, Lénore. Per averequalche possibilità di successo contro De

DUEL di Steven Spielberg

Usa 1971, colore 92’ Audio: Italiano 5.1, Inglese 5.1 ...Sottotitoli:Italiano, Inglese, Croato ...Video: 1.33:1 16/9...Extra: Documentari, Making of, trailer,

galleria fotografica ...Etichetta: Universal

••• Era il 1971 quando il 25enne StevenSpielberg, fresco di alcune regie televisivecome Reporter alla ribalta e soprattuttoColombo (di cui firmò il primo episodio),diresse sempre per il piccolo schermo Duel.Ispirato ad un racconto di RichardMatheson (sceneggiatore storico di moltiepisodi della serie Ai confini della realtà) ecommissionato dalla ABC, il film divenne unvero e proprio cult, spalancando a Spielbergle porte per una fulminante carriera. Giratoin soli 13 giorni e con un budget limitato,Duel fu perciò distribuito anche nelle salecon l’aggiunta di alcune scene (che neaumentarono la durata da 75 a 92 minuti)ed è quindi considerato l’opera prima delregista. Un film on the road che anticipaalcuni dei temi ricorrenti della filmografiadi Spielberg come l’irruzione dell’ignoto el’uomo comune che diventainvolontariamente “eroe”, tanto semplicenella costruzione quanto affascinante per lacarica di suspence autogenerata e per il suoclima di minaccia incombente. Il commessoviaggiatore David Mann ed il misteriosoconducente di un’autocisterna diventanocosì i protagonisti di un duello all’ultimosangue, storia di ordinaria follia cherimanda metaforicamente ad un complessodi colpa atavico e non rimosso, esaltata daun ritmo serrato, da movimenti di macchinae momenti di sospensione estremi. Laversione dvd di Duel proposta dallaUniversal rende merito al film grazie ad un

Maynes, formidabile spadaccino, si esercita inlunghe lezioni di scherma e, per fugare ognisospetto, prende la maschera di Scaramouche(ispirata ad un personaggio della commediadell'arte). Su richiesta dei Repubblicani siunisce dapprima all'Assemblea Nazionale,decimata dai nobili guidati da De Maynes, epoi, finalmente, trova in teatro il suo nemicogiurato, che sfida in un duello all’arma bianca.Tratto dall’omonimo romanzo di RafaelSabatini (già portato sullo schermo nel 1923da Rex Ingram), Scaramouche di GeorgeSidney, girato nel 1951, è considerato ancoraoggi uno dei più spassosi film di cappa e spadagirati ad Hollywood. Un particolare cennomerita la travolgente scena finale del duello,che dura quasi quindici minuti e mostra i duecontendenti sfidarsi, in precario equilibrio,sulle balconate, i praticabili e le quinte delteatro. La Mgm, che aveva da poco prodottoSingin' in the rain, investì oltre tre milioni didollari per il film, puntando molto sul suotono scanzonato e parodistico. Dal canto suo,George Sidney avrebbe voluto che il film fosseun musical con protagonista Gene Kelly, che

aveva già diretto con successone I tre moschettieri. La sceltaricadde invece sul granitico efascinoso Stewart Granger, checomunque riuscì ad adattarsi inpieno nel ruolo del protagonista.Nonostante il master non siastato sottoposto a restauro, il dvddi Scaramouche presenta unvideo abbastanza pulito ed anchei colori risultano nitidi e pieni.L’audio, anch’esso d’epoca, èdiscreto e opzionabile in italiano,inglese e francese. Non sono

presenti, purtroppo, contenuti extra.

a cura di GABRIELE SPILA

PEZZI

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campi, chiese e palazzi, drammi e commedie”,dalla Venezia artificiale che fa ballare Gingere Fred al Mercante di Venezia, ai film ispiratia Henry James, dal rosso schocking di Roeg aiprimi film di Tinto Brass, da Susan Sontag finoai Dieci inverni. Le schede filmografiche deifilm citati chiudono il volume.

LA STORIA DEL CINEMAIN 1000 PAROLEdi Paolo Cherchi Usai, edizioni Il Castoro

••• Paolo Cherchi Usai,direttore del MotionPictures Department allaGeorge Eastman House e co-fondatore delle Giornate delCinema Muto di Pordenone,

si cimenta in una bella impresa, una sorta di“castorino” d'eccellenza, un librino cartonatoin cui racconta “vertiginosamenteall'indietro” tutta la storia del cinema, “dal3D fino al primo apparire di un fotogrammasullo schermo di fronte agli attonitispettatori”. E la racconta in esattamente 1000parole. Un piccolo e utile “divertimento”,affatto semplice nella scelta di film, momentie criteri e per nulla scontato, fatto di parole eimmagini (di film particolarmente significativinella storia del cinema) divisi per decenni,dal 2010 fino al 1891. “Cinemaraccontami una storia”, questopiccolo libro comincia così.

SBAGLIANDO L'ORDINEDELLE COSE di Alessandro Gassman, Arnoldo Mondadori Editore

••• Come altri suoi colleghi, ancheAlessandro Gassman ad un certo

punto ha sentito ilbisogno di fermaresulla carta le riflessioni cheinevitabilmente si fannoquando si comincia aguardarsi indietro, quando,come nel suo caso, sidiventa padre, e quando siè figli di un uomo e unattore straordinario, concui il rapporto è stato “diamore e conflitto, intimitàe assoluta estraneità”. Econ la cui eredità, e la cuiperdita, Alessandro hadovuto fare i conti. Ilrisultato è un libro intenso,divertente, interessante mapiù di ogni altra cosa è unlibro piuttosto struggente.Non tanto perché l'autorefa i conti con la morte delpadre e il suo rapporto conlui, anche se questo è untema fondamentale,portante, ma soprattuttoperché fa i conti con sestesso, con il ragazzo che èstato, con quel che era eche voleva diventare, congli errori fatti (e anche con

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STORIE DI CINEMA A VENEZIA di Irene Bignardi, Marsilio Editori

••• Venezia come protagonistadel cinema e co-protagonista dei

film che lì sono stati girati, suggestivo sfondodi storie curiose, avventure avvincenti,in un profondo rapporto che, dasempre, la città lagunare ha strettocon il cinema. Questo di IreneBignardi non è propriamente un librodi cinema, di storia del cinema o dicritica cinematografica, quantoinvece un “libro di storie, cheracconta delle storie, dentro odietro il film, e dei personaggi”. Racconta ventistorie che in qualche modo hanno a che farecon il cinema e con Venezia, venti storie tramigliaia (se si pensa che i film girati a Venezia oispirati a Venezia sono alcune centinaia), sceltedall'autrice perché sono “storie curiose, strane,bislacche, complicate, disastrose, avventurose,appassionanti”. E in effetti tra le pagine dellibro si avverte la curiosità stessa dell'autrice nelritrovarle e indagarle queste storie, il suodivertimento a raccontarle, a riscoprire personee personaggi, luoghi di una città che èinevitabilmente parte del tessuto del film. Lascelta, come si legge nella premessa, nonpoteva che essere personale, soggettiva, peralcuni forse arbitraria. E naturalmente moltisono i film esclusi da questa raccolta. Ma lestorie ascoltate dai protagonisti, o a cuil'autrice del libro ha assistito su un set, o che haritrovato grazie a incontri, ricerche, raccontanoin realtà un mondo, che è quello di una cittàappoggiata sul mare e immersa nel cinema, incui sono passati Visconti, James Bond, AlbertoSordi e tutta Hollywood. L'autrice accompagnail lettore attraverso un insolito, personale eaffascinante itinerario veneziano “tra calli e

Cinema di cartar u b r i c h ele soddisfazioni naturalmente) e con i traguardi.Racconta non una traiettoria lineare, pur con glialti e i bassi, come altri forse avrebbero fatto(sebbene la sua famiglia di provenienza pesassea determinare in qualche modo già il suodestino), quanto piuttosto un sincero percorsointeriore, e racconta come in molti casi abbiasbagliato l'ordine delle cose, le priorità, le causee gli effetti. In 32 brevi capitoli Gassmanracconta con ironia e delicatezza le cacciate dascuola perché non studiava, gli anni delpugilato, i set, il teatro, l'America, suo padre esuo figlio. Alla continua ricerca di se stesso, finoa una breve lettera scrittagli dal padre per il suoventitreesimo compleanno: saggia, profonda,commovente, a chiudere il libro di un figliodiventato padre.

TARKOVSKIANA 1Arti cinema e oggetti nel mondopoetico di Andrej Tarkovskija cura Fabrizio Borin, Libreria Editrice Cafoscarina

••• Scrive Andrej Tarkovskij: “un qualunqueoggetto inanimato – un tavolo, una sedia, unbicchiere – inquadrato separatamente da tuttoil resto non può essere rappresentatoseparatamente dal fluire del tempo, non può

essere rappresentato da un puntodi vista, per così dire,atemporale”. È da questapremessa che parte l'analisi diFabrizio Borin, che in questo libroraccoglie cinque saggi dialtrettanti autori sugli oggettinel cinema del grande registarusso e sul loro significato, nelfilm, nell'inquadratura, inrelazione all'arte, al tempo, aipersonaggi, al punto di vista, aisimboli a cui rimandano e alla

narrazione stessa. Nella premessa RobertoEllero spiega come e perché il progetto natodalla collaborazione tra l'Università Ca' Foscarie il Comune di Venezia sia poi diventato unlibro, che ne preannuncia un secondo oltre adun convegno internazionale, in quello che è uneterno ritorno di Tarkovskij, nei cineclub, nelleuniversità, nei convegni e nelle pagine dellastoria e della critica del cinema, un autore dasempre circondato da un'aura quasi sacrale, che“rimane al centro di un pellegrinaggiocinéphile che prosegue ininterrottamente neiluoghi (non molti ormai) dove il cinema èancora cultura, non soltanto un merointrattenimento”. “Tarkovskij esotico? Viaggioal di fuori dei fatti di coscienza quotidiani”,“Tarkovskij interprete di Bergman”, “Lospecchio, l'ombelico del sognonel cinema di Tarkovskij”,“Tarkovskij's heritage.Ispirazioni tarkovskiane sulcinema contemporaneo” e“Per un inventario critico dioggetti tarkovskiani” sono icapitoli che scandisconoquesto affascinante viaggio.La filmografia completa dischede critico-sinottiche euna vasta bibliografiacompletano il volume,

a cura di CHIARA BARBO

L’uomo con ilmegafono diMichelangeloSevergnini, suchi, maiarresosi alogichepolitiche di abbandono delle periferie, in piena campagnaelettorale del sindaco di Napoli va per le Vele di Scampia ene dice, ne urla… Altro Sud: commedia realissima è ilriuscito Pinuccio Lovero yes I can di Pippo Mezzapesa,recidivo a quattro anni dal primo suo docu con questo40enne custode altalenante del cimitero presso Bitonto,che si candida alle comunali, mini mito funereo dicelebrità effimera ma di simpatia geniale. Nel carcereDozza di Bologna è filmato con giusta partecipazioneMilleeunanotte di Marco Santarelli, attento a descriveresperanza e rassegnazione di detenuti che per ognirichiesta devono compilare una labirintica, burocratica“domandina”. E a proposito di legalità, ecco S.B. Io loconoscevo bene, a tratti sorprendente psico-reportagedi Giacomo Durzi e Giovanni Fasanella su segreti luciombre attrattiva di Berlusconi imprenditore politicomaschio, inquadrato da ex seguaci di nome delusi dalCavaliere, e non da oggi.

V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

PINUCCIO LOVERO YES I CAN

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a cura di MARIO MAZZETTIColonna sonorar u b r i c h e a cura di MARIO MAZZETTI

54 V I V I L C I N E M A n o v e m b r e d i c e m b r e 1 2

SikitikisLE BELLE COSE (INFECTA SUONI & AFFINI)

••• Artefice di un pop rock acustico con reminiscenze anni’80, la band cagliaritana al quarto album si rivela sin dallapulsante title track, incedere hip hop che si innesta su un

tessuto folk. La mia piccola rivoluzione è il pezzo trainante, ritornelloorecchiabile come nell’elettropop Tiramisù. Già orchestratori live di film mutie autori di colonne sonore, mostrano uno spiccato senso della forma canzone,cori e riff puntuali, testi tra poetica del quotidiano e microbilanci esistenziali.

Adriano Modica LA SEDIA (CARDIO A DINAMO)

••• Ascoltato distrattamente potrebbe far pensare al Battistipiù psichedelico, sonorità e arrangiamenti rimandano aiPorcupine Tree (Alieni). Il terzo album del 35enne reggino

omaggia Syd Barrett e propone 10 pagine di raffinato e apprezzabilecantautorato, tra le quali spicca Almeno il cielo è sempre uguale.

LU-PO STENDERE LA NOTTE (ZIMBALAM)

••• Il cagliaritano Gianluca Porcu scrive musica per teatro(Emma Dante), cinema e danza. Sono musiche da film “aprescindere”, avrebbe detto Totò: un ideale incontro tra

Michael Nyman, Penguin Café Orchestra e una salutare anima popolare perstrumenti tradizionali, con una base elettronica relegata sullo sfondo.

melodiche. Sul fronte memorabilia, il cd includeRagazzo solo, ragazza sola di Bowie, ovveroSpace oddity senza Major Tom ma con l’epicadei sentimenti mogoliana; il romanticismo deiMuse (Sing for absolution) e i Cure dell’esordiocon l’immortale Boys don’t cry.

ThonyTUTTI I SANTI GIORNI (GDM)

••• La 30enne siculo-polacca canta in inglesemelodie lievi e acustiche:

sembra uscita dall’irlandese Once, potrebbeessere accomunata a Cat Power o Joan As PoliceWoman. L’asfittico mercato italiano avevarelegato alla rete l’esordio With the green in mymouth, la lungimiranza di Virzì (e dei VirginianaMiller, la cui title track chiude disco e film) hafinito per lanciarla anche come attrice. Lacolonna sonora riprende pezzi del suo disco einediti, tenui ballate un po’ acerbe dalla vocalitàsicura (l’elettrica Sam richiama la prima PJHarvey), al fianco di efficaci strumentali due deiquali, affidati a Leonardo Milani, dalle sonoritàindiane.

Thomas Newman SKYFALL (SONY)

Artisti Vari BEST OF BOND… JAMES BOND (2 CD, CAPITOL)

••• È Adele la vera Bondgirl del 23° 007: la suaSkyfall si pone sulla sciadorata di Shirley Bassey,Paul McCartney, CarlySimon, Louis Armstrong,Tina Turner e poi Tom

Jones, Nancy Sinatra, Sheena Easton... Ma non

la troverete nel cd con le musiche di ThomasNewman, fido compare del regista SamMendes che ha rivitalizzato la saga. Un toccolieve, progressione ritmica, suoni elettronicial fianco degli arrangiamenti orchestrali eforte pathos per le scene d’azione le frecceal suo arco. Più accattivante la riedizioneaggiornata del doppio cd col meglio dellecolonne sonore bondiane, 50 brani per 50anni di 007, dal mitico tema di John Barry aimigliori score, dagli evergreen degli artisticitati a brani meno noti di Pretenders, Moby,KD Lang.

Danny Elfman FRANKENWEENIE(WALT DISNEY RECORDS)

Artisti Vari FRANKENWEENIEUNLEASHED (WALT DISNEY RECORDS)

••• Compositore tra ipiù apprezzati aHollywood, Elfman devela sua fama allafilmografia di TimBurton, che haimpreziosito sin

dall’esordio. Per il nuovo capitolo in stopmotion offre ingredienti ben noti ai cultoridel regista: soavi melodie e contrappunti,archi in crescendo a creare suspence, vocalitàsognanti. La classe è nei dettagli (la breveDad’s talk) e qua e là affiorano echidell’insuperato Edward mani di forbice.La compilation Unleashed assembla invececanzoncine pop (non tutte nel film) inperfetto stile Disney. Spiccano Karen O(Yeah Yeah Yeahs) in versione calypso e lalanciatissima Kimbra; Robert Smith (Cure) sidiletta con la cover di Witchcraft, né potevamancare Pet sematary dei Ramones riletta daiPlain White T’s.

Alexandre Desplat ARGO (WATER TOWER MUSIC)

Artisti Vari MOONRISE KINGDOM (ABKCO)

••• Avevamo lasciato Desplat aNapoli con Garrone e lo ritroviamoa Tehran con Affleck. Ilgettonatissimo compositorefrancese deve aver ripassato laseminale Passion di Peter Gabriel:percussioni, strumenti a corda evoci femminili ci immergono nelle

atmosfere mediorientali con una partitura che ilregista utilizza come sottofondo, anziché comeingrediente della suspence. Si vola più alto nelfilm di Anderson, dove Desplat è una delletessere di un meraviglioso mosaico di suoni: lasua Suite in 7 movimenti, melodie semplici epercussive con variazioni e reiterazioni dicrescente intensità, si inserisce tra cori di vocibianche, lieder, la vocalità bitonale di HankWilliams e le sue erratiche ballate country, ilsentimento beat di Françoise Hardy, la levità diSaint-Saens ma soprattutto Benjamin Britten,corale ed elegiaco, sotto la direzione di LeonardBernstein una vera e propria introduzione allaclassica.

Franco Piersanti IO E TE (SUGAR)

••• Noto per le duraturecollaborazioni con Amelio eMoretti, il compositore romano èal primo incontro col cinema di

Bertolucci. Io e te è un kammerspiel e la colonnasonora non può che essere kammermusik: triod’archi con l’aggiunta di percussioni e clarinetto.Musica a tratti d’ambiente, eterea (o meglioliquida, per usare la definizione dell’autore) manon claustrofobica, con brillanti aperture

Indipendenti docVan Morrison BORN TO SING: NO PLAN B (BLUE NOTE)

••• Feelgood record dal maestro di Belfast: 10 nuovecomposizioni jazz, blues, soul: più in forma che mai ilbluesman bianco 67enne, la voce calda di sempre,

osservatore discreto ma acuto di umane avidità, registra live in studio col suosestetto, compone, suona piano sax alto e chitarra. Gli 8’ di Goin’ down toMonte Carlo o Close enough to jazz varrebbero da soli l’acquisto (o il regalo).

Neil Young & Crazy HorsePSYCHEDELIC PILL (REPRISE)

••• Le sue svisate elettriche, gli assoli infiniti dei classicieseguiti on stage sono ben noti ai fan. Dopo le rivisitazionidi Americana e a 9 anni da Greendale, Young torna a

incidere inediti con i Crazy Horse, ed è festa. Otto brani di lunghezzavariabile tra i 3 e i 27 minuti in un doppio cd infuocato, pillole di psichedeliasenza tempo, rock libero e selvaggio.

Donald Fagen SUNKEN CONDOS (REPRISE)

••• Citazione d’obbligo per il quarto album solista (in 30 anni!)della metà degli Steely Dan, un disco avvolgente e ispirato checonquista sin dal primo ascolto. C’è tutto quanto vi aspettereste

da un disco di Fagen: soul, funk, blues, jazz, i fiati al punto giusto, groove chevorresti non finissero mai. The nightfly resta inarrivabile ma la qualità è elevata.

Vecchie glorie

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ARMADA FILMS & VENDÔME PRODUCTION PRESENTANO

UN FILM DI CHRISTIAN VINCENT

A GENNAIO AL CINEMAwww.lacuocadelpresidente.it

IN TEATRI SCELTI