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MAGAZINE L’ INTERFERENZA Giugno 2018 Motivazione

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MAGAZINEL’ INTERFERENZA

Giugno 2018

Motivazione

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L’ Interferenza magazine viene realizzata presso il Centro di Riabilitazione Psichiatrica

e Centro Diurno Bolzano-GriesVia Fago n 44/C Tel.0471/435935 Tutte le precedenti copie le

troverete sul sito:“interferenzeinradio.com”

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Se puoi sognarlo, puoi farlo

E’ il motore che ci spinge a fare cose inaspettate, impensabili e sorprendenti... Avrete ben capito che stiamo par-lando della motivazione. Senza tanti giri di parole vi lasciamo con 10 citazioni e con degli articoli che forse vi daranno una spinta giusta per dire “yes, I can!”.

Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora,abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite. - Mark Twain

Se fai quello che hai sempre fatto, otterrai ciò che hai sempre ottenuto. - Tony Robbins

Gli sciocchi aspettano il giorno fortunato, ma ogni giorno è fortunato per chi sa darsi da fare. - Buddha

Non si può mai attraversare l’oceano se non si ha il coraggio di perdere di vista la riva. - Cristoforo Colombo

C’è solo un modo per evitare le critiche: non fare nulla, non dire nulla, e non essere niente. - Aristotele

“Wenn du ein Schiff bauen willst, so trommle nicht Männer zusammen um Holz zu beschaffen, Werkzeuge vorzubereit-en, Aufgaben zu vergeben und die Arbeit einzuteilen, sondern lehre die Männer die Sehnsucht nach dem weiten endlosen Meer.” - Antoine de Saint Exupery

„Es ist nicht wichtig, wie groß der erste Schritt ist, sondern in welche Richtung er geht.“ – unbekannt

„Wenn du nichts veränderst, wird sich auch nichts verändern!“ – Sparky Anderson

„Ich kann Versagen akzeptieren, keiner ist perfekt. Aber was ich nicht akzeptieren kann ist, es nicht zu versuchen.“ – Mi-chael Jordan

„Wenn Du willst, dass Dir eine leichte Aufgabe richtig schwer erscheint, schieb sie einfach auf.“ – Olin Miller

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Das Wort Motivation kommt vom lateinischen Wort „motus“ (Bewegung). Es handelt sich um Beweggründe, die das Handeln des Menschen bestimmen. Wir sprechen von Motivation wenn menschliches Verhalten zielstrebig ist: Etwa in dem Sinn, dass der Mensch ein bestimmtes Ziel erreichen will oder eine Aufgabe erfüllen muss. Es ist wichtig, dass man die Ziele richtig formuliert, das Ziel darf hoch gesteckt sein. Man sagt dann, dass ein innerer Antrieb, die Motivation ihn zu diesem oder jenen Verhalten bewegt. Man kann die eigene Motivation bewusst steigern, dass man sich nach erfol-greichem Absolvieren einer Sache belohnt. Man könnte sich zum Beispiel hin und wieder eine Tasse Kaffee mit Freunden gönnen oder ins Kino gehen. Für manche Dinge braucht es mehr Motivation als für andere. Wenn man berufstätig ist, Kinder zu versorgen hat und nebenbei noch Freizeit hat, bleibt die Ordnung im Haushalt auf der Strecke. Motivation zum Aufräumen fehlt dann, wenn man wenig Zeit dafür hat. Motivation wurde als genetischer, dann als angeborener Instinkt erklärt. Saug- oder Greifeffekte eines Neugeborenen sind ein Beispiel dafür. Beispiele sind Hunger, Durst und Fortpflanzung. Motiviertes Verhalten existiert auch dann, wenn physiologische Bedürfnisse bereits befriedigt sind.Motivation gilt als eine Art Triebkraft oder Energie für zielgerichtetes Verhalten. Diese Treibkraft kann man mit einer Energiequelle vergleichen. Für mich bedeutet Motivation, dass ich motiviert bin alles gut zu machen: In der Freizeit, mit meinen Freunden oder mit meinen Eltern. Ich möchte, dass die anderen mit mir zufrieden sind und ich ein gutes Bild vor anderen mache.Als ich noch in Innsbruck die Fachhochschule für Tourismus besuchte, war ich motiviert, die Inhalte die uns beigebracht wurden zu merken und sie auch im Alltag umzusetzen. Ich war motiviert mir die Sachen zu merken, um das Studium gut abzuschließen. Die Motivation ist im Laufe der Ausbildung gestiegen, da auch der Leistungsdruck angewachsen ist.Die Motivation ist bei mir nicht immer gleich, sie hängt auch von der Laune ab: wenn ich guter Laune bin bin ich motivi-erter als wenn ich schlechter Laune bin.

Motivation

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Una mattina di qualche giorno fa mi sono sveg-liata, stiracchiata e quando ho tentato di alzarmi dal letto ho avvertito una forte fitta alla schiena. Risultato: per due giorni sono andata in giro con il busto in avanti e la schiena bloccata, camminando come una vecchietta.Dal momento in cui ho sentito quella fitta ho subito capito di che cosa si trattasse, in quanto mi era accaduta la stessa cosa diverse volte in passato: era da troppo tempo che non facevo “sport” (da me inteso come yoga) e quindi i muscoli della mia schiena si sono irrigiditi e sono rimasta bloccata. Allora mi sono posta delle domande: perché non ho prati-cato yoga così a lungo sapendo che sarei rimasta bloccata con la schiena? Ho capito che avevo delle resistenze, che qualcosa mi bloccava dal praticare yoga. Mi trovavo in una condizione di demotivazione.

La motivazione viene descritta generalmente come una spinta interna che ci porta a fare determinate scelte e che guida il nostro comportamento. Talvolta però può accadere che questa spinta interna venga a mancare e ci sentiamo demotivati. Cosa si può fare in questi casi? Aspettare che la motivazione cada miracolosamente dal cielo? La risposta è ovviamente negativa. La motivazione infatti può essere stimolata in diversi modi, per far sì che quella spinta in-terna ritorni. Occorre passare da un ruolo passivo (Oggi non sono motivata a fare yoga…magari domani, dai…) ad un ruolo attivo (Adesso voglio ritrovare la motivazione e fare yoga!). Ma prima di passare in rassegna le diverse strategie che sti-molano la motivazione, è utile capire la relazione esistente tra motivazione e cambiamento. Questi due costrutti sono strettamente collegati: è proprio grazie alla motivazione che agiamo in direzione del cambiamento. A tal proposito, due psicologi, J.O. Pochaska e C. DiClemente, hanno ideato un modello del cambiamento che può aiutarci a capire come funziona il cambiamento e ad uscire dallo spiacevole stato di demotivazione. Il modello prevede 6 fasi:

Fase 1: Non ci penso nemmeno (fase di precontemplazio- ne). E’ la fase in cui non vogliamo cambiare per via di blocchi o resistenze interne, e generalmente tendiamo a raccontarci un sacco di bugie, rafforzando così le nostre re-sistenze (vabbè dai….sono giovane…avrò mica bisogno di praticare yoga regolarmente alla mia età?!). Cosa possiamo fare se ci troviamo in questa fase per stimolare la motivazi-one? Prendere consapevolezza e costruirci un obiettivo chiaro (raccontati pure quello che vuoi Giulia, ma fare un po’ di yoga ti farebbe solo bene!).

Fase 2: Ci sto pensando… (fase di contemplazione). E’ la fase in cui siamo consapevoli che il cambiamento ci farebbe un gran bene ma non siamo del tutto convinti. Ne vale ve-

ramente la pena? In questa fase è utile stilare una lista con i pro e i contro. Nel mio caso, per quanto riguarda i pro potrei affermare che praticare yoga fa bene alla salute, mi eviterebbe ulteriori blocchi muscolari, fa bene all’umore, mi sento più serena e soddisfatta di me stessa, ora che ar-riva la bella stagione potrei pure farlo all’aperto e stare a contatto con la natura. Tra i contro si può citare il fatto che praticare yoga richiede tempo e fatica…e poi c’è il divano li che mi guarda e mi chiama.

Fase 3: Mi sto preparando (fase dei preparativi). Si tratta della fase di pianificazione, in cui prendiamo consapevolez-za dell’impegno al quale andiamo incontro e stabiliamo un piano d’azione. Ok. Ci sono. Allora, farò yoga due volte alla settimana (il lunedì e il venerdì) dalle 17 alle 18. Cascasse il mondo! In questa fase è importante non esagerare con le aspettative ma porsi degli obiettivi realistici in base alle proprie capacità e forza di volontà: non penserò infatti di diventare istruttrice di yoga ed esercitarmi 7 giorni su 7 per 2 ore al giorno, perché so che per me personalmente non sarebbe un obiettivo raggiungibile.

Fase 4: Ok, lo faccio! (fase dell’azione). E’ lunedì e sono le 17: preparo il materassino, mi vesto comoda e inizio a fare i miei esercizi. Senza pensare che magari il divano è più allettante. Li faccio e basta. E’ la fase in cui tiriamo fuori la nostra forza di volontà, mettiamo da parte i pensieri e ci concentriamo sull’azione. In questa fase è importante cel-ebrare i piccoli successi. (Ce l’ho fatta! Ora mi posso anche concedere il divano!)

Fase 5: Ce la sto facendo! (fase di mantenimento) Sono già 3 mesi che pratico yoga regolarmente secondo il mio piano. E la mia schiena sta proprio meglio! Continua così.In questa fase si entra nell’abitudine, ma meglio non sen-tirsi troppo al sicuro perché le tentazioni (nel mio caso il famigerato divano) sono sempre all’agguato. Può essere utile tenere un diario con i cambiamenti positivi e le diffi-coltà. Se questa fase si mantiene si può dire di avercela fatta e di essere usciti dalla ruota del cambiamento.

Fase 6: Non ce l’ho fatta. Lunedì non sono riuscita a fare yoga perché c’era la festa di compleanno della mia migliore amica…non potevo mica mancare no? Venerdì invece ero impegnata… Settimana scorsa ero così stanca… Insomma, stiamo parlando di una ricaduta. In questa fase è impor-tante essere consapevoli che è normale avere una ricaduta e questa non è da intendere come un fallimento bensì come un’opportunità per ripartire con ancora più motivazione e volontà. In questa caso si possono saltare le prime due fasi e partire direttamente dalla terza (fase dell’azione): basta divano, vado a prendere il materassino!

LA MOTIVAZIONE NON CADE DAL CIELO

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La storia della mia resistenza a praticare yoga è solamente un esempio che si può generalizzare a diversi ambiti: smettere di fumare, di mangiare dolci, fare le pulizie ma anche ad aspetti relazionali e della propria personalità come smettere di essere giudicanti o vincere la resistenza ad aprirsi con le persone ecc. In questa casi, che possono apparire più sfumati e difficili da definire, è molto importante stabilire un obiettivo specifico e capire qual’è il comportamento che si vuole cambiare.

Tutti abbiamo qualcosa di noi stessi che vogliamo migliorare. Si tratta di capire a che punto ci troviamo all’interno della ruota del cambiamento e mettere in atto le strategie adatte per passare alla fase successiva. Cercando di scacciare i pesie- ri negativi, bisogna solo partire.

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All’età di 3 anni ho messo i pattini per la prima volta… e da lì non li ho più tolti! A 5 anni ho iniziato a praticare lo short track, disciplina individuale di pattinaggio velocità su pista corta, ma presto ho capito che non era lo sport che fa per me. Così all’età di 6 anni sono passata all’hockey su ghiaccio, militando per la squadra giovanile maschile della mia città, Bolzano, per poi passare definitivamente in serie A femminile all’età di 15 anni.Quando mi chiedevano cosa avrei fatto da grande, rispondevo sempre l’atleta professionista. Mi immaginavo di poter guadagnarmi da vivere facendo quello che più de-sideravo fare, passando ore ed ore sul ghiaccio ed in pales-tra, divertendomi con compagni e compagne di squadra. Come dice Billy Joel nella canzone intitolata “Vienna” bi-sogna continuare a sognare, senza pensare che tutti i sogni si avverino, infatti ancora oggi nel XXI secolo l’hockey per le donne non è una professione. Nonostante ciò, ca. 25 anni dopo aver pattinato per la prima volta, eccomi ancora qua ad allenarmi e giocare ad hockey su ghiaccio in massima serie, a livello nazionale ed internazionale.Quello che da bambina era per me inizialmente un gioco collegato ad un sogno con il tempo si è trasformato in una pura passione, che non ha mai smesso di crescere. Per tutta la durata del mio percorso scolastico, dalle scuole elemen-tari fino all’università, e tutt’oggi lavorando a tempo pieno, l’hockey ha sempre richiesto molto del mio tempo libero: 3 doppi allenamenti a settimana ed i weekend sempre im-pegnati per 7 mesi l’anno, di cui gran parte passati in viag- gio con aerei e pullman (anche 13 ore!!), notti trascorse in alberghi di tutto il mondo (Nuova Zelanda, Cina, Corea del Nord, Russia, Finlandia …), per non dimenticare an-che gli allenamenti ed i ritiri estivi. Oltre a richiedere molto tempo l’hockey ha comportato sacrifici anche in termini organizzativi, economici e fisici: le ferie vanno investite e programmate in base al calendario delle partite, il costo dell´attrezzatura non è quello di un pallone e qualche in-fortunio (raro) si fa sentire per un periodo prolungato.Vi chiederete: chi glie lo fa fare?! La domanda è lecita, ci sono stati momenti in cui io stessa me lo sono chiesta e la risposta è semplice e sempre la stessa: perché MI PIACE!! La mia motivazione principale è dunque il divertimento che nasce dal praticare l´hockey su ghiaccio in sé: allenarsi, sudare, fallire per poi finalmente farcela ed essere miglio-re dell´allenamento precedente ti da quella soddisfazione personale che porta a spingerti oltre ció che credevi i tuoi limiti.La mia motivazione a praticare questo sport viene ulterior- mente alimentata dall’opportunità di socializzazione, ov-vero quel sentirsi parte di qualcosa di più grande, la condi-visione di nuove esperienze, ma anche di gioie e dolori con persone che stimo, rispetto e con le quali mi trovo in sinto-

nia rispetto ad idee e valori che vanno spesso anche oltre lo sport. Oltre a motivarmi, l’appartenenza al gruppo squadra rappresenta per me quell’appiglio, quella rete pronta a risol-levarmi e riportarmi sulla mia strada nei momenti in cui la motivazione viene un po’ a mancare. A questo proposito devo ringraziare anche i miei genitori che non mi hanno mai spinta o obbligata ma sempre supportata, e questo li rende tuttora i miei più grandi sostenitori.Per quanto tempo mi vedrete ancora giocare?! …finché giocare ad hockey mi riuscirá a strappare un sorriso!

Valentina Bettarini

Perché MI PIACE!!

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La motivazione è qualcosa che fa parte di tutti noi. Essa è la spinta psicologica che porta un individuo a portare a termine un determinato obbiettivo. Soprattutto quando un obbiettivo è di fondamentale importanza, la motivazione è ancora più elevata. La motivazione inoltre, sia che un individuo vuole o sia che non vuole fare qual-cosa, è sempre al centro di tutto. Infatti ci si pone spesso la domanda: “Cosa ti motiva a fare questa cosa?”, come anche nel caso opposto: “cosa ti motiva a non fare questa cosa?”. Per ciò si intende dire per quale motivo un individuo sceg-lie di fare o non fare una cosa. Faccio qualche mio esempio generale. Nel 2016, mi è stato chiesto di andare nel centro giovanile di volontariato Villa delle rose, per provare a fare volontariato. Io sono andato a chiedere informazioni sul posto e su ciò che si fa. In quel periodo non ho accettato. Qui sorge la domanda sulla motivazione. Perché? Cosa mi ha motivato a non accettare? La mia motivazione è stato il fatto di voler passare tempo solamente a casa, da solo, a fare tutte le mie cose private da solo, senza essere disturba-to. L’anno scorso però ci sono riandato di nuovo, ma sola-mente perché sono stato forzato. Avevo deciso di abban-donare la palestra a cui mi ero iscritto. Mio padre e la sua compagna, preoccupati del fatto che in questo modo sarei rimasto sempre a casa, a rovinare i miei progressi stando di nuovo sempre davanti al computer a isolarmi, mi hanno obbligato ad andare a riprendere la palestra. Tuttavia, a me non piaceva per nulla la palestra, e cosi chiesi a mio padre e alla sua compagna di ritentare con villa delle rose, visto il mio rifiuto dell’anno precedente. Cosi andai, e decisi mal-volentieri di andare li il pomeriggio a fare volontariato. Ma dopo pochi giorni, le cose sono cambiate notevolmente. Mi è piaciuto talmente tanto frequentare questo bellissimo posto, che non voglio più perdere un giorno senza andarci. La motivazione che mi ha spinto ad andare è stata quella di non volere stare a casa a farmi rimproverare, almeno inizialmente, ma adesso la motivazione di rimanere e di andare sempre a villa delle rose è diversa. Ovvero, adesso la motivazione è stare con i miei amici e con i bambini che mi apprezzano per ciò che sono e che vogliono stare sem-pre con me. Facendo altri esempi, a me piace tantissimo ascoltare musica con le cuffie e mi ci metto anche spesso. Cosa mi motiva a farlo? C’è una motivazione dietro a qual-siasi azione. La motivazione per cui mi metto spesso con le cuffie ad ascoltare musica è per sentirmi sempre sereno e felice, perché cantare la musica che mi piace mi fa stare davvero bene. Esattamente per le cose che ci piace fare, anche quelle che odiamo fare, hanno una motivazione dietro. A me non piaceva per nulla studiare per esempio. Ma perché? Che motivazione mi spingeva a non studiare? La motivazione era il tempo lungo tolto alle mie passioni.

Studiare per me rappresentava avere sempre meno tempo per stare davanti al computer a fare ciò che mi piaceva. Sentiamo fra l’altro spesso dire alle persone (come faccia-mo anche noi naturalmente), dire: “Sono motivato a fare questa cosa”. Senza la motivazione, noi non avremmo nei pensieri il raggiungimento di obbiettivi e scopi. Del nostro carattere e della nostra psiche, è la motivazione soltanto che ci consente di fare le cose con impegno, volontà e am-bizione, che sia per un obbiettivo, ma anche per il semplice fatto di essere considerati positivamente dagli altri, o per evitare brutte figure. La motivazione spinge noi a fare tante cose per tanti motivi, ma senza di essa, tutte queste cose, e le rispettive conseguenze, non ci sarebbero nemmeno.

FABIO VERDI

LA MOTIVAZIONE

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La motivazione è la spinta che induce a compiere determinate azioni, ci sostiene quando decidiamo di raggiungere un obiettivo e ci aiuta a realizzare i nostri sogni. Per fare qualsiasi cosa l’essere umano ha bisogno di un perchè altrimenti l’azione perde completamente di significato. In genere trovare un motivo per intraprendere un attività è semplice e la soddisfazione per aver realizzato qualcosa aumenta autostima e motivazione che ci spingono nuovamente verso altri progetti. Personalmente mi capita che le attività che svolgo con piacere sono più facili da compiere è più difficile invece mantenere la giusta motivazione quando un’attività è faticosa o il percorso per arrivare all’obiettivo è lungo e magari con degli ostacoli. A volte di fronte a dei fallimenti si può perdere la motivazione e ci si può ritrovare senza più voglia di agire. E’ importante allora riflettere su cosa ci ha fatto abbandonare il percorso, sugli errori fatti, correggerli e provare di nuovo a credere nei propri mezzi. Bisognerebbe imparare a non vergognarsi di sbagliare, avere a che fare con dei fallimenti, piccoli o grandi che siano è un esperienza che può capitare a tutti nella vita e cosi anche di scoraggiarsi. Lo dimostrano i numerosi corsi di motivazione e crescita personale, di solito molto costosi, che si possono trovare dovunque . In questi corsi i “motivatori” rivelano segreti e tecniche per raggiungere con successo i propri obiettivi, ne usufruiscono anche manager importanti e sportivi professionisti. Non dico che bisogna arrivare a questo ma che non perdere la propria mo-tivazione è importante. A volte basta immaginare come ci si sentirà una volta raggiunto il nostro obiettivo per trovare la voglia di proseguire.

Raffaella

La spinta

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Nel corso della vita ho attraversato diversi periodi, a volte esaltanti a volte meno, in cui ho esercitato diverse at-tività, ho seguito vari studi, ho riflettuto e mi sono posto diverse domande.Quando ero in età più giovanile ero preso dall’amore per la natura, credo che la motivazione in fondo sia questa, e studiavo gli animali e le piante per conoscerli meglio, l’ambiente in cui vivono, il loro rapporto con l’uomo e la loro esistenza.Studiavo anche geologia e astronomia, ero preso dall’interesse per il mondo che ci circonda e per l’universo che sta oltre e di cui si conoscono solo alcuni aspetti.Facevo camminate in montagna per vedere se c’ erano fos-sili di altre epoche, vedevo gli insetti, collezionavo farfalle.Raccoglievo minerali e li classificavo, segnavo la data della loro provenienza, e li dividevo secondo i colori e le carat-teristiche del materiale di cui erano composti.Con alcuni amici, poi, cercavo di sapere i nomi delle piante, conoscendone le caratteristiche, l’ambiente in cui vivono, l’età e il loro modo di situarsi in un contesto.Facevo ricerche sugli animali e li classificavo secondo la famiglia, il genere e la tipologia generale.Volevo avere un’infarinatura su alcune forme che esistono, saperne le caratteristiche, dividendoli in classi e famiglie.Dopo le medie ho però scelto il ramo letterario, perché non mi sentivo sicuro nella matematica e nella fisica.Ho studiato poesia, saggistica, storia letteraria, filosofia, leggendo diversi componimenti di diverse epoche.Ho frequentato il liceo classico.Al ginnasio ho studiato l’Eneide e i Promessi sposi, opere valide e interessanti.Al liceo ho letto la Divina commedia, poi alcune opere latine e greche ecc...Ogni tanto componevo delle poesie su vari argomenti, prendendo lo spunto dagli scrittori più vicini a noi, più prossimi alla mia sensibilità (Ungaretti,Montale ecc..).Mi piaceva Omero e già in televisione vedevo film che trat-tavano di questi temi.Ma la ragione principale dei miei studi era forse il bisogno di conoscere e capire realtà diverse dalla mia.Il bisogno di conoscere il proprio ambiente, ma anche altri, di non racchiudermi in visioni facili, ma superficiali.Sentivo la necessità di riflettere su di mè e sugli altri, di conoscere meglio me stesso, entrando nel mio animo e di scrutarlo.Nel Petrarca vedevo questo modello di scrittore che indaga sul proprio animo e si conosce, per ampliare a se stesso e agli altri l’ orizzonte dell’indagine filosofica e della ricerca esistenziale, per porre nuovi temi letterari, altre cifre cono- scitive, migliorare lo stile e precorrendo nuove tematiche e contenuti (l’umanesimo ecc...).Amavo anche il disegno animato, ammiravo opere di scul-

tura e monumenti architettonici, edifici di altre epoche, magari in fase di estinzione e caduta.Studiavo storia, geografia, fisica e cartine geografiche per conoscere meglio i luoghi dove andavo e dove vivevo.Ho frequentato, poi, l’Università approfondendo la compo-nente letteraria e filosofica che avevo già aquisito al Liceo.Oltre agli scrittori che già conoscevo ne leggevo altri.Poi aquistavo diversi libri di classici italiani e alcuni latini da mettere nella biblioteca che avevo realizzato nella mia stanza.Per quanto riguarda la lettura dei testi di diversi autori già prima avevo una buona collezione di scrittori, ma all’Università ho approfondito lo studio dei saggi critici sui vari autori, per interpretarli meglio. Nel campo degli studi classici conoscevo soprattutto Omero, della letteratura italiana Dante e Petrarca, gli autori del Rinascimento, dell’Ottocento e del Novecento.Oltre agli interessi letterari coltivavo anche lo studio della storia, della storia dell’arte e del tedesco.Nel tempo libero, dopo lo studio andavo al cinema, a teatro e partecipavo a serate su vari temi (musica, letteratura, so-ciologia, temi attuali ecc..).Nel tempo libero, inoltre, componevo versi su svariati ar-gomenti.In questo caso la motivazione era soprattutto artistica e cre-ativa.Attraverso queste attività capivo più me stesso, i miei prob-lemi, migliorando il mio rapporto con gli altri.Oltre ad impegnarmi in migliori relazioni sociali, coltivavo la necessità del lavoro, svolgendo varie attività durante la stagione estiva e alla fine degli studi universitari.Anche a casa mi impegno nelle varie attività che devo svol-gere e guardo la televisione.Mi interessa anche lo sport e passo alcune ore il mattino andando a correre e facendo ginnastica.

Larcher Andrea

Nel mezzo del cammin di nostra vita..

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Voglio brillare come una stella persentirmi più motivata, voglio averti

vicino per sentirmi più al sicuro.Vorrei sentirmi motivata per poterti

coccolare,come non ho mai fatto.

Adoro il tuo sorriso,perché amo vederti stare bene.

Ti accarezzo,per poterti sollevare dal pericolo.Ricordo il tempo vissuto insieme

a te, chemi motivava ad andare avanti.

Ascolto il tuo cuore, e ti chiedo di non lasciarmi mai.

Anche tu ti senti motivato aprendermi in braccio…e poi

sussurarmi nell’orecchio:“ti voglio bene figlia mia”.

Il vero motivo per cui non stiamomale insieme,

è perché tu mi hai voluto e cercato.Hai presente come un cane in

canile???Uguale…Tu mi hai presa e salvata

da quel postaccio.Questa poesia la dedico a te papà,

perché non sono mai riuscita ad esprimeretutto il bene che ti voglio…

Il motivo reale per cui non riesco haesprimere il mio benessere nei tuoiconfronti, non lo so nemmeno io

sinceramente…E sbaglio. Quindi…Ti voglio bene tati. Sei il mio eroe,

insieme alla mamma.

Desi B.

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La motivazione molto spesso ci spinge a superare certi nostri limiti. Sia fisicamente ma soprattutto dal punto di vista mentale. A volte ci sentiamo persi e fatichiamo a trovare passione in cose che non ci interessano particolarmente e cosi non mettendoci in gioco magari ci perdiamo bei momenti o eventuali entusiasmi. Per alcune persone la motivazione sta nel denaro o nel raggiungimento di specifici obiettivi professionali ecc.Ricordo quella volta che non volevo salire sulla passeggiata del Guncina perchè credevo di non riuscire avendo dei problemi ad un ginocchio e alla respirazione, ma poi pensando che mi perdevo un panorama particolarmente bello mi sono fatta forza e sono salita di un bel po. Ho capito che i pensieri positivi possono aiutare ad aumentare la nostra forza interiore e migliorare la nostra volontà. Ci sono delle volte in cui i pensieri negativi ci pongono dei limiti che ci sembrano insormontabili. In realtà tante volte le cose a farle sono più semplici di quello che immaginiamo e rimuginare non ci aiuta. Chissà quante cose avrei fatto se fossi stata un pò più motivata e positiva ma a volte non si ha l’energia giusta per affrontare i propri limiti e ci si lascia prendere dalla stanchezza e dal pessimismo.Bisogna infatti stabilire una strategia per ogni tentativo di miglioramento in un ambito della nostra esistenza che riveste per noi una certa importanza.Si tratta di un’esigenza, quella di spingere più in là i propri limiti, fino ad ottenere il risultato desiderato. Quanti praticanti conservano la loro motivazione dopo qualche mese? Quanti ottengono veri risultati? Per lottare contro la “mancanza di motivazione” viene proposto il “training mentale”.

Abbiamo quindi due sforzi importanti da mantenere:- l’allenamento fisico (tradurre in gesti concreti i propri pensieri positivi);- l’allenamento mentale (nonostante ci siano incertezze mantenere la mente sempre concentrata sull’obiettivo da raggi-ungere).

Gestire così tanti parametri senza certezze scoraggia spesso le volontà migliori.Se si superano queste barriere iniziali poi ci si accorge che tutto scorre più facilmente. A volte confrontarsi con le altre persone ci può essere di grande aiuto ad attivarci e seguire il gruppo magari andando contro la nostra riluttanza iniziale. Solo un grosso sforzo contro la nostra pigrizia ci può far fare nuove esperienze di vita. In conclusione osate!Vi lascio con questa bella frase: Ogni giorno prendi coraggio e inizia qualcosa che vorresti fare. Focalizzati attentamente su di essa, senza farti distrarre da nulla. Eseguila subito, senza rimandarla a domani. Agisci!!!

Claudia

Un percorso esistenziale e la motivazione

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ALLENAMENTO MENTALE E STRATEGIE DI MEMORIA

E’ nota a tutti l’importanza di avere uno stile di vita sano per avere un fisico atletico e in forma. Fare dell’esercizio fisico con costanza sviluppa, mantiene la muscolatura e porta benefici a tutto l’organismo, e di questo ne è convinta la maggior parte della popolazione. Infatti le palestre van-tano molti iscritti.Non tutti sanno però che anche il cervello pur non essendo un muscolo si comporta come tale, nel senso che può es-sere allenato e migliorare le sue prestazioni addirittura si può anche rallentarne l’invecchiamento. E’ importante avere una vita attiva e con degli interessi, cercare di apprendere sempre qualcosa di nuovo, ma ci si può anche allenare con delle applicazioni di “brain train-ing” che ultimamente si trovano in rete . Sembrano sem-plici giochi, sono anche divertenti ma nel frattempo impeg-nano la mente. Tra le varie aree da accrescere mi è sempre sembrata importante quella della memoria. Avere una bu-ona memoria aiuta nello studio, nel lavoro e nelle relazioni sociali e per ricordare bene a volte basta ripetere, ma ci si può avvalere anche di alcune strategie efficaci. La tecnica dei loci per esempio è una tecnica che risale al filosofo/oratore Cicerone: consiste nell’abbinare parole o concetti

da ricordare a luoghi ben conosciuti ( ad es. angoli della casa o i posti che ci sono sulla strada da casa al lavoro). Ripassando poi i luoghi nella mente i concetti li ricorder-emo automaticamente. Un altro filosofo che si occupò di memoria fu Giordano Bruno nel Cinquecento che capì che la mente ricorda meglio visualizzando le immagini ed es-pose nel libro “ De memoria “ le sue teorie. Dobbiamo in-vece a Stanislaus Minsk von Wessennheim nel 1648 la tec-nica della conversione fonetica per ricordare perfettamente date, informazioni geografiche, dosaggi farmacologici, numeri di telefono, formule matematiche. Questa tecnica consiste nel convertire i numeri in consonanti seguendo la fonetica, aggiungendo le vocali diventeranno poi parole o oggetti che una volta visualizzati ricorderemo facilmente. La tecnica fu riveduta e migliorata nel tempo ed è usata ancora oggi per ricordare anche lunghe serie numeriche. Le prestazioni mnemoniche sono oggi oggetto di spettacoli e gare da parte di grandi mnemonisti, ma in questo articolo volevo solo sottolineare che quando siamo sommersi da tante informazioni e facciamo un po’ di fatica a ricordarle ci possono venire in aiuto piccoli trucchetti.

Raffaella

Rubrica: A briglie sciolte

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Es wurde ein Grundeinkommen im Dorf Otjieve-ro, das in Namibia, im Südwesten Afrikas liegt, einge-führt und die westfälische Landeskirche unterstützt dieses Vorhaben. Der Präsident Hage Geingob ist seit einem halben Jahr im Amt und er hat zur Bekämpfung der Armut eingeführt, ein Grundeinkommen für die Einwohner zu schaffen.Jeder Einwohner des Dorfes Otjevero erhält im Monat ca. 8 Euro. Die lutherische Kirche hat zusammen mit dem Bischof Zephania dieses Projekt eingeführt.

Wie funktioniert das Projekt?Mit Hilfe von Spenden konnte das Projekt gestartet werden. Als keine Spenden mehr eingenommen wurden, musste das Projekt eingestellt werden, kann heute aber im reduzi-erten Umfang weitergeführt werden.Eine Abordnung der Kirchenleitung aus Bielefeld ist nach Otjievero gekommen und berichtet vom 24-jährigen Al-fred Nuseb, der sich einen kleinen Laden mit dem Grun-deinkommen aufbauen konnte. Man kann dort Grund-nahrungsmittel, Kosmetikartikel und Mobiltelefonkarten

einkaufen.Seine Artikel verkauft er an die Bewohner vom Dorf Otjievero und den umliegenden Farmen. Mit seinem tägli-chen Verdienst kann er seine Kinder ernähren und das Schulgeld bezahlen. Die Weltbank hingegen ist ein Gegner des Projekts weil sie denkt, dass ein Grundeinkommen die Leute faul und be-quem macht.

Laut dem Lehrer Stefan Eigowab können die Leute mehr kaufen und verkaufen weil mehr Geld im Umlauf ist. Der Anteil an unterernährten Kinder hat sich verringert, die Zahl der Arbeitenden hat sich erhöht und die Kriminalität ist zurückgegangen.Namibia gehört weltweit zu den Ländern mit dem größten Einkommensunterschied.

Ich finde es gut, dass Geld an solche Länder gespen-det wird, da sie arm sind und es nötig haben. Ich selbst habe einmal eine Reise nach Kenia in Afrika unternom-men und habe dort die Armut der Bevölkerung gesehen.

Grundeinkommen in Namibia

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L’ inquinamento ambientale è costituito dall’immissione di sostanze inquinanti nello ambiente na-turale, creando gravi squilibri nell’ecosistema, spesso danni irreversibili e conseguenze negative per la salute degli es-seri viventi, piante e animali, compreso l’uomo.Per inquinamento ambientale si intende la presenza di el-ementi inquinanti in tutto lo ambiente naturale, non solo nell’ atmosfera, ma anche nell’acqua e nel terreno.Questi elementi inquinanti possono essere di vario genere: gas, polveri,residui di combustione, liquidi, ma anche ra-diazioni elettromagnetiche, sostanze radioattive, rumori e vibrazioni.Il tema dell’inquinamento ambientale si tratta spesso per-ché rappresenta oltre a un fattore di degrado ambientale, anche un serio pericolo per la salute.Le cause naturali che possono inquinare l’ambiente sono le emissioni di zolfo e anidride carbonica causate dalle eruzi-oni vulcaniche; ad inquinare seriamente l’ambiente è però sempre la mano dell’uomo.Queste cause le ho elencate nell’articolo sull’inquinamento (processi industriali, traffico, impianti di incenerimento, centrali termoelettriche, raffinerie petrolifere, la lavora-zione del ferro e della plastica, l’ utilizzo di fertilizzanti chimici, la produzione e le scorie nucleari, oltre al traffico stradale e al riscaldamento).

Le cause dell’inquinamento ambientale dovute ad eventi naturali riguardano le sostanze chimiche emesse durante le eruzioni vulcaniche (zolfo,benzene e monossido di carbo-nio) o sviluppate dagli incendi di boschi e foreste.Gli incendi sono spesso causati dall’uomo,per favorire lo sviluppo dell’urbanistica e la costruzione di impianti indus-triali e infrastrutture.Più estese sono le cause dell’inquinamento ambientale de-rivate dalle attività umane (industria, produzione di ener-gia elettrica e riscaldamento), dall’agricoltura intensiva e dal traffico automobilistico.Le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera (monossido di carbonio, ossido e biossido di azoto, anidride solforosa, ozono e polveri, oltre a benzene e idrocarburi) derivano tutte dalla combustione del petrolio, dai processi indus-triali, dalle infrastrutture ed impianti di refrigerazione e riscaldamento.

A rendere più grave l’ azione degli elementi inquinanti è la deforestazione che inibisce la capacità dell’ambiente na-turale ad assorbire l’anidride carbonica, oltre a provocare forti squilibri all’ecosistema e alla catena alimentare.Non si deve sottovalutare nemmeno l’ inquinamento acu- stico: le fonti di rumore intense, dovute al traffico e alle attività industriali, influiscono notevolmente sulla salute e

sulla qualità della vita.L’ inquinamento ambientale in Italia costituisce un serio problema e provoca numerose vittime.(Contaminazione dell’acqua e dell’aria dovute ai processi industriali, al traffico e alle onde elettromagnetiche).

La quantità di rifiuti tossici e le esalazioni chimiche ha pro-vocato l’ insorgere di varie malattie dovute al contatto con gli agenti inquinanti, alle radiazioni ultraviolette e ai cam-biamenti climatici.Le sostanze più diffuse nell’atmosfera in Italia sono le pol-veri, il biossido di azoto e l’ozono, specie nelle aree setten-trionali, da Torino a Brescia, ma anche a Roma, dove il traf-fico è più intenso.L’ inquinamento in Italia, soprattutto per quanto riguarda la contaminazione dell’aria è causa di morti premature, di patologie cardiache e del diffondersi di alcune forme di tu-more.Fenomeni che nonostante continui miglioramenti, contin-uano a verificarsi.Una causa determinante è il continuo utilizzo di fonti en-ergetiche dannose, come gasolio,GPL e metano, ma anche pellet e olio combustibile: una situazione che rende sempre più necessario il passaggio a fonti di energia rinnovabile.

Larcher Andrea

L’inquinamento ambientale

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Le emozioni sono il centro del nostro carat-tere. Fanno parte della nostra vita di tutti i giorni. Le emozioni sono davvero numerose. Diciamo che le più importanti e frequenti durante la nostra vita sono: Rabbia, felicità, tristezza, paura e disgusto. Diciamo che non c’è una giornata in cui almeno una di queste 5 emozi-oni sia assente all’interno del nostro corpo. Poi però ne abbiamo tantissime altre, che sono secondarie, come: Invidia, ansia, amore, depressione e vergogna. Alcune di queste però, spesso hanno un brutto impatto sulla nostra salute, soprattutto quella mentale, che fa parte della psiche. Ma come possiamo gestirle affinché non im-pattino in maniera negativa sulla nostra psiche? Saper ge-stire le emozioni è una delle competenze più importanti che si può acquisire nella vita. Non sapere intervenire sul proprio stato emotivo significa ottenere risultati dannosi o limitanti sulla nostra vita. Fortunatamente sul proprio stato emotivo si può intervenire con una serie di tecniche e su diversi piani. Tra i diversi livelli d’intervento vi sono quello “energetico”, cognitivo e somatico. Anche tra gli esperti del settore pochissimi sono quelli che sanno intervenire a di-versi livelli.Prima di tutto è pero importante sapere quali sono i classici errori in cui le persone s’imbattono quan-do si trovano a fronteggiare un’emozione negativa. Ecco qui brevemente elencati i 3 principali errori che si com-mettono quando si a che fare con un emozione negativa: Evitarla: In genere quando si prova un’emozione spi-acevole viene naturale evitare la situazione o la persona che la provoca. Questa strategia non solo tenderà a limi-tare la propria vita ma nel corso del tempo comporterà un aumento dell’emozione negativa. Opporre resistenza ad essa: Questa è un’altra strategia comune sbagliata, ov-vero quella di negare l’esperienza emotiva opponendogli resistenza. Quest’approccio è estremamente contropro-ducente in quanto la resistenza esercita una forza addirit-tura superiore a quella dell’emozione alla quale si resiste. Identificarsi con essa: Un altro sbaglio tipico è appunto identificarsi con l’emozione negativa che si sta speri-mentando, portando a livello d’identità l’emozione in oggetto. C’è una sottile ma sostanziale differenza nel dirsi “sono arrabbiato/impaurito” piuttosto che dirsi in questo momento “sto provando rabbia/paura” Ma vi sono anche dei modi per poterle gestire e affrontare, sep-pur siano pochi rispetto agli errori che si commettono: - Condividerle e non tenersele dentro. Quando si ha a che fare con un emozione negativa, è bene condividerle con gli altri, magari con una persona stretta, confidarle tutto e magari farsi aiutare. Può servire davvero molto per po-ter non solo affrontare l’emozione negativa, ma addirittura superarla.- Accettarle. Esattamente, accettare di provarle sarà meg-lio, perché fare finta di niente e dire che va tutto bene, quando in realtà cosi non è, ci fa stare sempre peggio, fino a quando non entriamo in solitudine, proprio per

il fatto che non vogliamo dire nulla a nessuno, e quindi peggiorare ulteriormente la situazione. Ovvio che di-pende dal tipo di emozione negativa. È naturale che magari sia più facile superare un emozione come la rab-bia, piuttosto che una come la tristezza. Per esempio: Essere arrabbiato con una persona che ti ha fatto un brutto tradimento, o essere triste per aver perso una persona a tè molto cara. È più facile da superare l’arrabbiatura per un tradimento, specie se sei una persona che perdona facil-mente, piuttosto che dimenticare la morte di una persona a tè cara, magari un familiare. L’emozione è infatti qualcosa che si prova e non qualcosa che si è. Il fare questa distinzi-one ci consente infatti di assumere una prospettiva più obbiettiva nei confronti dell’emozione attiva. Io penso che ogni emozione abbia una sua causa che la manifesta. Ad es-empio, la tristezza viene causata da tutto ciò che doloroso a livello emotivo, come ad esempio la perdita di una persona cara, o di un oggetto molto prezioso. La felicità invece da tutto ciò che mette allegria, come ad esempio aver raggiun-to e portato a termine un obbiettivo. La paura è provocata da tutto ciò che mette in pericolo la tua vita secondo il tuo punto di vista, quindi a seconda delle situazioni, o inizi a correre, oppure non esci più di casa. Tutte queste emozioni, a seconda di ciò che accade, hanno una conseguenza sul nostro futuro, a volte cambiandolo drasticamente rispetto a come ce lo aspettavamo. Dopo tanti anni di vissuti cosi, c’è un consiglio che vi posso dare riguardo le emozioni. Non giocate con esse e non prendetele alla leggera, che con questo comportamento c’è un alto rischio di compromet-tere in negativo la propria vita quotidiana.

Come vedete nell’immagine, i colori raffigurano le parti stimolate del corpo durante un emozioni. I colori caldi. Rosso. Arancione e giallo, rappresentano le parti più at-tivate, mentre invece i colori freddi, viola, blu e azzurro, rappresentano le parti disattivate. Amore e felicità vedete infatti come siano le più colorate dai colori caldi. Mentre invece depressione e tristezza sono quelle più colorate dai colori freddi. D’altronde, quando siamo felici o innamorati, tendiamo ad essere molto attivanti, nel muoverci, mentre invece quando siamo tristi, ma soprattutto depressi, diven-tiamo quasi inermi, limitando tantissimo attività fisica e cognitiva.

FABIO VERDI

SALUTE MENTALE: LE EMOZIONI E COME GESTIRLE

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