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NUMBERS Marius Schneider Roberto Fondi Eduardo Zarelli Paolo Gozza Laura Brignoli Piero Formica Paola Maresca ARCHITECTURE & DESIGN Paolo Soleri Achille M. Ippolito Kengo Kuma Ton Venhoeven Natural born objects DOSSIER ORGANIC ARCHITECTURE Charles L. Harker Kendrick Kellog Antii Lovag Roger Dean Hubbel & Hubbel Peter Vetsch Eugene Tsui 3 SKYGARDEN VERTICAL GREEN BIOPOOL BAMBOO STRAW EARTH GREEN BUILDING & DESIGN LE SAVOIR-VERT Alberto Manzo Giulia Caneva Giuseppe Barbera Jacqueline Van Der Kloet Anna Lambertini Marco Nieri Marcello Pecchioli Maria Luisa Boriani Stefano Mancuso

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NUMBERS Marius Schneider Roberto Fondi Eduardo ZarelliPaolo GozzaLaura BrignoliPiero FormicaPaola Maresca

ARCHITECTURE& DESIGNPaolo SoleriAchille M. IppolitoKengo Kuma Ton VenhoevenNatural born objects

DOSSIER ORGANIC ARCHITECTURECharles L. HarkerKendrick KellogAntii LovagRoger DeanHubbel & HubbelPeter VetschEugene Tsui

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LE SAVOIR-VERTAlberto ManzoGiulia CanevaGiuseppe BarberaJacqueline Van Der KloetAnna LambertiniMarco NieriMarcello Pecchioli Maria Luisa BorianiStefano Mancuso

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3 NUMBERS

4 Dellanaturadelsuono / Around the Nature of Sound

Marius Schneider

12 Armonisticae“principioantropico” / Harmonics and antiopi principle

Roberto Fondi

18 Ilnumerocomearmonia/ Number and harmony

Eduardo Barelli

22 Musicaearchitettura:due‘artisorelle’/ Music And Architecture: Twin Arts

Paolo Gozza

26 Leparoleeinumeri/ Words and numbers

Laura Brignoli

28 Stralcidiunanotadell’ambasciatorediArithmósaOeconomicus

Extracts of a report of the ambassador of Arithmós to Oeconomicus

Piero Formica

31 Geometriesimbolicheegiardini/ Symbolic geometry and gardens

Paola Maresca

37 ARCHITETTURA/ARCHITECTURE

38 PaoloSoleri:un’intervista/ Interview to Paolo Soleri

Valentina Lucherini, Alfonso Elia

42 Islands:contemporaryarchitectureonwater

Marck Fletcher

44 Laghiebiolaghi/ Lakes and biolakes

Alice Berto

46 Ilristorantesull’albero / Treehouse restaurant

Raffaela Borghi

48 Architettura,naturaepaesaggio/ Architecture, nature and landscape

Achille M. Ippolito

49 Lametropoliateatro / Metropolis at theatre

Tanino De Rosa

51 Laconcezionedi“Architetturaorganica”diKengoKuma

Kengo Kuma’s concept of “Organic architecture”

Mikio Kuranishi

54 WonderwalladAmsterdam/ Wonderwall at Amsterdam

57 Naturalbornobjects

61 LESAVOIR-VERT

62 Ilpianodelsettoreflorovivaistico2010/2012 Floriculture: 2010/2012 action plan

Alberto Manzo

65 Ilmessaggiodell’AraPacisdiAgusto/ The message of Augustus’ Ara Pacis

Giulia Caneva

68 Alberielibri/ Trees and books

Giuseppe Barbera

70 Ilsentierodell’architetturaportanellaforesta

Architecture’s path leads in to the forest

Maurizio Corrado

74 RadicalNature

76 Parchiurbaniecontempopranei/ Modern city park

Anna Lambertini

78 IlparcostoricobioenergeticodiVillaSeghettiPanichi

The historical bioenergetic garden of Seghetti Panichi

Marco Nieri

80 Neo-Natureoggi:versounaterzaarchitettura

Neonature today: towards a third architecture

Marcello Pecchioli

83 Ilgelsoel’uomo:unastoriaantica

The Man and the mulberry tree: a centuries-old story

Maria Luisa Boriani

84 Strategiediesplorazioneecomportamentodisciamenelleradici Exploration strategies and swarm behaviour of roots

Stefano Mancuso

87 JacquelineVanDerKloet,un’intervista/ Interview to Jacqueline Van Der Kloet

Raffaela Borghi

89 DOSSIERORGANICARCHITECTURE

90 Versoun’epocaorganica / Towards an organic age

Maurizio Corrado

92 CharlesL.Harker

96 KendrickKellog

96 AntiiLovag

98 RogerDean

99 Hubbel&Hubbel

100 PeterVetsch

103 EugeneTsui

105 STRUMENTIPERILPROGETTO

115 ENJOYTHEPLANET

115 ArcipelagodiAlor/ Alor arcipelago

Paola Ottaviano

118 DarwinCentre

Marck Fletcher

120 Alberidaimuri / Trees growing from walls

Mikio Kuranishi

121 DRAWING Paolo Soleri

125 LIBRI 125 Archistaringegneridelnarcisismo?

Eduardo Zarelli

dRAWING BY: ANdRE LE GRANd, FROM ChARLES LE BRUN, pARIS, 1806

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NUMBERS

hEINRICh khUNRATh, AMphIThEATRUM SApIENTIAE AETERNAE, 1620IN ThE NExT pAGES: IMAGES FROM ENGLISh BOTANY, EdITEd BY JOhN T. BOSWELL SYME, pUBBLISh BY ROBERT hARdWICkE, 192 pICCAdILLY, LONdON, 1864

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ARCHITETTURAARCHITECTURE

BAMBOOdOME

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Valentina LucheriniAlfonso Elia

With the contribution from Sue Anaya, Director of the Arcosanti archive, who

kindly permitted to use the pictures.

www.arcosanti.com

pAOLO SOLERI: UN’INTERVISTAINTERVIEW TO PAOLO SOLERI

Valentina Lucherini, nostra inviata ad Arcosanti, ha curato questa intervista a

Paolo Soleri e ai suoi più stretti collaboratori. Soleri è una delle voci più alte

dell’architettura mondiale.

School of Thought 10 giugno 2009, ore 3.30 pm, Arcosanti, Arizona, USA.

VL: Cosa l’ha spinta verso il tipo di architettura che pratica, così singolare in questo panorama culturale?PS: “Quando mi capita di attraversare posti come Phoenix continuo a chiedermi che

tipo di disciplina o autodisciplina ha fatto sì che questo tipo di spazio si ripeta e si

espanda susseguendosi e ripetendosi ancora e per sempre …

La città cresce creando blocchi che si ripetono all’infinito: 1 miglio quadro circa di

case delimitato da strade che possono arrivare a 6 corsie, chiamate streets, roads,

avenues or boulevards a maglia ortogonale, tagliato da altre minori e da piccole vie

secondarie di servizio, le alley.

VL: Quindi è la mera osservazione che sta alla base di certi tipi di scelte…PS: Quando ero bambino vivevo a Torino, la città era il mio regno, il mio campo di

gioco, il mio territorio da esplorare. Giocavo per strada, potevo facilmente percorrere

la città in bicicletta, intorno ad essa c’erano le campagne circondate dalle montagne

ed era facile immergersi nella natura... Al contrario Phoenix è pericolosa per i

bambini che sono costretti a giocare in casa davanti al PC o alla televisione. In una

città così ti puoi muovere solo con l’automobile perché tutto è distante, anche solo

andare a prendere il pane o il latte diventa un problema …

VL: Cosa non le piace di queste città moderne? PS: Per strada non c’è nulla di accogliente e ospitale, se non uno spazio ostile

creato a misura di macchina che si ripete sempre uguale a se stesso, non si può

passeggiare in sicurezza perché non sempre ci sono i marciapiedi, si va a fare la

spesa in automobile e gli spazi dove la gente si incontra non sono le piazze e le

strade ma i malls (centri commerciali).

VL: E questo secondo lei determina cambiamenti sociologici?PS: Certo. Sta cambiando i modi di socializzare e di incontrarsi, portando a

un’alienazione sociale e a un eremitaggio forzato che inevitabilmente creerà difficoltà

nel gestire rapporti umani che dovrebbero invece essere naturali per gli individui.

VL: E a suo parere da dove tutto deriva questo?PS: tutto questo ha ragioni prettamente legate al profitto economico (HOMO

RAPACIS).” La riposta di Soleri è lapidaria nella sua designazione di una nuova

specie ominide che non appare precisamente come un progresso. E invita a riflettere

sul fatto che tutto ciò sta accadendo anche in Italia, dove i grandi magazzini stanno

eliminando le piccole attività a conduzione familiare. Per Soleri la città è la massima

espressione della civiltà umana e dovrebbe rispecchiare la bellezza, l’armonia e

l’equilibrio presenti nella natura. A patto che queste condizioni siano rispettate,

l’umanità può permettersi di segnare il territorio con i suoi manufatti, innalzando

gigantesche strutture che sono il contrario di una anonima espansione urbana. Si

comprenderebbe allora che alla base di determinate scelte non c’è la casualità ma

una volontà, un disegno preciso che le spiega e le giustifica.

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39ed essa si oppone alla dispersione urbana (urban sprawl). Essa avrebbe un’estensione

pari al 2% di una città con la stessa popolazione. Non più auto, ma biciclette e

passeggiate, non più sprechi e questo grazie anche all’uso di energie alternative come

quella solare, eolica… La filosofia e lo stile di vita dei suoi abitanti sarà basato sui

concetti di frugalità e semplicità al fine di rispettare l’ambiente e lo spirito dell’uomo,

finalmente in armonia con la natura. (Exaedron dal libro “Arcology - The city in the

image of man”). L’Arcologia è puntiforme, seppur gigantesca e molte Arcologie possono

essere collegate insieme. Il collegamento fra di esse è la Lean Linear City. Uno dei

suoi più stretti collaboratori, Tomiaki Tamura, afferma che l’Arcologia è un nodo di

diverse Linear City. Attualmente essa sembra essere il modello urbano preferito

da Paolo sia nella visione estetica che sociologica e filosofica. La Lean Linear City

è una città composta da moduli lunghi circa 200 metri che si sviluppa intorno ad

un lungo parco urbano affiancato da infrastrutture e servizi, attraversata dalla

luce solare, al suo interno ospita giardini, piste ciclabili e pedonali, linee ferroviarie

ad alta velocità, a breve e lunga percorrenza, abitazioni, spazi collettivi, serre e,

a seconda della dislocazione e del clima essa sarà alimentata da pannelli solari,

dal riscaldamento passivo delle serre e da generatori eolici. Serre e giardini inoltre

producono cibo per gli abitanti oltre che energia, svago e lavoro. Non è previsto

l’uso del mezzo di trasporto privato, inquinante e antiquato e le persone e i bambini

possono finalmente tornare a vivere la città grazie agli spazi a essi dedicati.

Lissa Mc Cullough: “Chi assiste alle conferenze pubbliche di Paolo Soleri si

meraviglia del fatto che lui non accenni mai direttamente all’architettura e anzi molto

spesso continui a parlare per ore senza nemmeno menzionarla. Queste persone

si chiedono che architetto sia questo che evoca concetti di autoconsapevolezza,

di storia dell’evoluzione umana, di cosmo e così via. In effetti questi concetti sono

imprescindibili per un architetto che deve porsi domande sulla natura delle forme,

da dove esse vengono, come si creano, se sono reali e come si evolvono. L’architetto

deve essere consapevole dell’intero mondo nel quale ogni altro elemento è connesso,

per questo i suoi interrogativi fondamentali hanno una natura filosofica prima che

tecnica e chi va a trovarlo ad Arcosanti ha l’impressione di incontrare un filosofo più

che un architetto.” Da tutto ciò derivano i suoi progetti, tra questi il laboratorio urbano

di Arcosanti, basato sull’idea di Arcologia. (arcologia e arcosanti sono due “parole

macedonia”, coniate cioè attraverso un procedimento di fusione di termini preesistenti:

così arcologia nasce da architettura + ecologia; Arcosanti unisce arcologia + cosa +

anti, cioè anti-cosa, secondo la filosofia anticonsumistica di Soleri secondo la quale

la vera ricchezza consiste nell’aver bisogno di meno). La parola Arcologia esprime il

desiderio dell’architetto di poter costruire città ed edifici che rispettino l’ambiente e

che allo stesso tempo siano funzionali alle esigenze dell’uomo. È una forma urbana

compatta e tridimensionale, basata sul concetto di miniaturizzazione ed efficienza che

consente di utilizzare ogni singolo spazio. In un’Arcologia, nessuno spazio è sprecato

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Project by:

VenhoevenCS - Ton Venhoeven (project architect), Richèl

Lubbers (project manager),

Danny Esselman, Manfred Wansink, Jos Willem van

Oorschot, Erik de Vries, Thomas Flotmann, Peterine Arts

picture by: L.Kramer

WonderWallad aMSTerdaMWonderWall aT aMSTerdaM

da anni paesi come l’olanda hanno a che fare con il multiculturalismo e le amministrazioni

cittadine sono sensibili all’integrazione delle diverse comunità all’interno dei quartieri.

l’amministrazione di de Baarsjes ad amsterdam, quartiere che ospita persone da 129

paesi diversi, ha scelto il progetto di un edificio composito, capace di attrarre gruppi di target

diverso, in modo che tutta la comunità possa usufruirne: esso comprende piscine, una

vasca terapeutica, palestre, una sauna, un centro ricreativo, un caffè, un asilo e un fast food.

all’interno, ciascuno può trovare attività che stimolano i suoi interessi e lo invitano scoprirne

di nuove. l’edificio è all’interno di un parco e la gente che vive nel quartiere ha chiesto che

fosse il più verde possibile. È stato così completamente ricoperto di vegetazione. Con le

sue facciate e i tetti verdi, lo Sportplaza Mercator delimita i confini del rembrandtpark. da

lontano, sembra quasi una fortezza ricoperta di vegetazione che protegge l’ingresso della

città del 19° secolo. attraverso le vetrate della facciata si intravede luccicare un moderno

complesso Spa, con piscine, palestre, un ristorante e spazi ricreativi. l’entrata sembra la hall

delle partenze di un aeroporto, da cui i visitatori possono raggiungere le loro destinazioni.

l’edificio è stato progettato come una città - una società in miniatura - dentro uno spazio

sotterraneo, ma è pieno di punti di vista e squarci che offrono prospettive sulle varie attività

dell’edificio stesso. la luce del sole penetra attraverso le aperture del soffitto. le finestre in

basso incorniciano la vista sulla strada e sulla terrazza. Il giardino verticale è stato progettato

in origine da Patrick Blanc. I suoi giardini verticali decorano il Musée du Quai Branly di

Parigi. Per il Sportplaza Mercator, la Compagnia olandese ‘Copijn’ (Utrecht) ha sviluppato e

ampliato il concetto. Questo sistema si chiama “Wonderwall”. la parete è composta di più

strati. C’è una prima struttura in acciaio con le sue fondamenta, fissata al soffitto. Il secondo

strato è una parete separatoria. Il terzo strato, fissato alla struttura in acciaio, è “la parete che

cresce” fatta di metallo, plastica e tessuto felpato con delle dentellature e piccole bacinelle.

ogni pianta cresce nella sua bacinella e riceve acqua da un sistema di innaffiamento a

sensori integrato alla parete. Ciascuna parete ha un clima specifico adatto alle oltre 50

specie di piante e arbusti che sono state messe a dimora sul tetto e sulla facciate.

Premiato come Miglior Edificio Sostenibile di Amsterdam nel 2008

Premiato con il gold A.A.P. 2008

Premiato con il Mies v.d. Rohe award 2007

Premiato con il Dutch building award 2006

de Baarsjes in amsterdam is a multicultural neighbourhood that is home to people from 129

different countries. The city district wanted to boost community life in the neighbourhood. The

authorities therefore chose a building which combines swimming pools, a therapy pool, fitness,

aerobics, a sauna and steam bath, a party centre, café and childcare alongside a fast food

restaurant. each individual element attracts different target groups, so the entire population will

be able to use it in the end. Inside, everyone can see other activities, intriguing their interest

and inspiring them to use other facilities as well. Because the building was constructed in a

park, people living nearby it requested that it would be as green as possible; we completely

covered it in vegetation. With its green façades and roof, Sportplaza Mercator marks the start

and end of the rembrandtpark. From a distance, it seems like an overgrown fortress flanking and

protecting the entryway to the 19th-century city. Glimpsed through the glass façade, a modern

spa-style complex glistens, complete with swimming pools, fitness space, and restaurant and

party facilities. The entrance seems like a departure hall from which the various visitors can reach

their destination. The building was designed as a city – a society in miniature – inside a cave. The

building is full of lines of sight and keyholes that offer perspectives on the various visitors, activities

and cultures in the building. Sunlight penetrates deep into the building’s interior through all sorts

of openings in the roof. low windows frame the view of the street and the sun terrace. The vertical

garden is originally developed by Patrick Blanc. His vertical gardens have been applied in the

Musée du Quai Branly in Paris. For Sportplaza Mercator, the dutch company ‘Copijn’ (Utrecht)

has further developed the concept. This product is called “the Wonderwall”. The wall consist of

different layers. First there is a steel construction with its own foundation, attached to the roof

construction of the building. The second layers is a physical separation wall between inside and

outside. The third layer, which is attached on the steel construction is the ‘growing wall’, made

of metal, plastic and a felt fleece with notches and small buckets. every plant grows in its own

bucket. Integrated in the growing wall is a rain and feeding system with hoses and sensors. over

50 different kinds of plants, bushes and trees have been planted in the roofs and facades. every

wall has its own climate and demands therefore different kinds of plants.

nominated for Most Sustainable Public building of Amsterdam 2008nominated for gold A.A.P. 2008nominated for Mies v.d. Rohe award 2007 nominated for Dutch building award 2006

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Name Oxygen of GreenProject Devon Mingling Wang 2009

L’Oxygen of Green è un innovativo purificatore d’aria che combina un sofisticato design industriale alla tranquillità della natura, al fine di garantire aria fresca all’interno della casa. Questo concept porta piante aeree al centro della casa, in modo da produrre una buona dose di ossigeno specialmente dopo la sera. Questo tipo di piante cresce senza il terreno poiché l’acqua, la CO2 e gli altri nutrienti vengono assorbiti tramite le foglie. The Oxygen of Green is an innovative air purifier that has combined stunning industrial design with the calm of nature to ensure fresh air inside your house. This concept implements air plants at the center-section of the house that produces a good amount of oxygen, particularly after dark. These air plants grow without soil, because water, CO2 and other nutrients are absorbed through the leaves.

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Name SaturniaProject Philippe Nigro

Il designer francese Philippe Nigro ha presentato Saturnia collection, un’installazione che include una lunga panca formata da sedute in pietra e un’isola centrale d’erba. L’intera collezione si basa sull’interesse di Nigro per le forme che si intersecano. Saturnia collection è stata ideata per la compagnia italiana Piba Marmi. French designer Philippe Nigro designed the stone fixture saturnia collection for the italian company Piba Marmi. He presented a selection of the fixtures including the long stone bench with a central island of grass. The whole saturnia collection is based on Nigro’s interest in intersecting forms.

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Name Phyto-Purification Bathroom

Project Alban Le Henry, Olivier Pigasse,

Vincent Vandenbrouck,Jun Yasumoto

Utilizzando un principio naturale di filtraggio dell’acqua, chiamato fitodepurazione, il bagno diventa un mini-ecosistema che ricicla e rigenera le acque reflue. L’acqua che proviene della doccia e dal lavabo è filtrata tramite un sistema organico prima di essere riutilizzata. La fitodepurazione è un processo naturale di riciclo dell’acqua comunemente usato nei

sistemi di depurazione ecologica.

Using a natural filtering principle called phyto-purification, the bathroom becomes a mini-eco-system by recycling and regenerating the wastewater. The water from the shower and the washbasin is filtered through an organic system before being re-used. Phyto-purification is a natural water-recycling process which is commonly used in

ecological purification systems.

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dOSSIER ORGANIC ARChITECTURE

pROJECT BY hERMAN FINSTERLIN

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«Fin dall’infanzia ho sempre nutrito un forte interesse per la scienza e per l’arte. Quando in

quinta elementare sono stato scelto per prendere parte al “Programma per bambini dotati”

a Riverside, in California, ho deciso di frequentare arte e biologia. Questo interesse combi-

nato ha preparato il terreno per quella che, poi, sarebbe stata la mia scelta: studiare archi-

tettura e, più precisamente, lavorare con ciò che rappresentava il mio vero interesse, ovvero

le forme organiche. Il mio primo compito è stato quello di formare il TAO Design Group, Inc.,

un’organizzazione privata No Profit con lo scopo di esplorare il potenziale di nuovi materiali

nel campo dell’architettura. Questo periodo di ricerca e costruzione mi ha fornito una serie

di esperienze fondamentali che mi hanno influenzato nel corso della vita. Il mio secondo

incarico è stato quello di creare TAO/ONO, Inc., un’organizzazione di progettazione e costru-

zione con la finalità di realizzare ciò che veniva progettato. Quest’ operazione, nata da tre

collaboratori e tre dipendenti, crebbe al punto tale da coinvolgere sessanta persone in otto

anni. Fino al 1984 si è occupata dei progetti principali nello stato del Texas. Nella seconda

parte della mia carriera, mi sono dedicato all’insegnamento.» Charles L. Harker

“From childhood, I was always interested in both art and science. In the fifth

grade I was chosen to take part in the “Program for Gifted Children” in Riverside,

California. I chose to take a courses in Art and Biology. This combined interest

paved the way for a later decision to study architecture. And ultimately, I suppose,

to working with the organic forms that were my deepest early interest. My first

endeavor was to form TAO Design Group, Inc., a private non-profit organization

for the purpose of exploring the potentials of new materials in architecture. This

period of research and building has provided a pivotal set of experiences that have

influenced me throughout my life. My second was to create TAO/ONO, Inc. a

design-build organization that could build what it designed. This operations grew

from three partners and three employees to 60 persons in eight years. It was

doing major projects in the state of Texas until 1984. In the second part of my

career I have devoted myself to teaching.“ Charles L. Harker

Charles L. HarkerUSA

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Dal 1950 al 1956, Peter Vetsch ha frequentato una scuola pubblica a Sax, in Svizzera. Ha

poi proseguito i suoi studi in una scuola agraria a Cernier, dove si è diplomato nel 1962,

ha effettuato un tirocinio in design strutturale a Winterhur e ha lavorato per uno studio di

architetti a St. Gallen. Successivamente, ha seguito dei corsi all’accademia di arte a Dussel-

dorf, in Germania, dove ha conseguito la laurea nel 1970. Dal 1978, ha lavorato per alcuni

studi di architetti a Dietikon, in Svizzera e, sempre alla fine degli anni settanta, Peter Vetsch

si è fatto un nome grazie alla sua architettura di case di terra. Fino a oggi ha costruito più di

settanta case in Svizzera e in altre nazioni del mondo. Le case di terra firmate Peter Vetsch

affondano le loro radici su una visione ecologicamente consapevole, rispettosa e innovativa

dell’architettura. Oltre a questa particolare tipologia di case, Peter Vetsch ha costruito anche

case tradizionali. Grazie alle tecnologiche costruzioni in calcestruzzo a spruzzo, è riuscito a

realizzare scheletri di edifici decisamente spaziosi, pur occupando un’area ridotta, conferen-

do loro la forma ideale per ottenere un elevato risparmio energetico. Queste costruzioni, che

rifuggono gli angoli retti e eliminano la monotonia delle costruzioni classiche grazie alla loro

diversità strutturale, ricordano le forme organiche di Gaudì e l’architettura in Stile Liberty.

«Il cambiamento individuale e sociale della comunità richiede che le soluzioni ineren-

ti all’ambiente edificato siano adattabili, flessibili e multifunzionali. Sfortunatamente, la

maggior parte delle attuali costruzioni è il risultato di filosofie tradizionali secondo cui la

fase di progettazione doveva dettar legge alla natura anziché collaborare con essa. L’ar-

chitettura sostenibile desidera, invece, trovarsi in un rapporto simbiotico con l’ambiente

naturale e integrarsi con esso. Le strutture ricoperte dalla terra si avvantaggiano del natu-

rale equilibrio climatico, il quale permette di avere temperature più fresche in estate e più

miti in inverno. Le costruzioni ad alto impatto ambientale possono ridurre l’inquinamento

visivo adottando questo tipo di architettura. Un ambiente di lavoro e di vita ottimale, an-

che nelle ubicazioni meno privilegiate, non è più un’utopia. Le forme curvilinee delle case

di terra rappresentano la sintesi ideale tra bellezza e funzionalità. La struttura emotiva

arcaica è un omaggio all’ambiente naturale. I progetti dovrebbero ruotare attorno agli

uomini e la casa divenire la loro terza pelle, in armonia con la natura.” Peter Vetsch

Peter Vetsch attended public school in Sax, Switzerland, from 1950 to 1956. He then

attended an agricultural school in Cernier until 1962, where he graduated. Afterwards

he was an apprentice in structural design in Winterthur and worked for an architecture

office in St. Gallen. In the following years, Vetsch attended the academy of arts in

Düsseldorf, Germany, where he graduated in 1970. After his diploma he worked for ar-

chitecture offices in Dietikon, (Switzerland) since 1978.Since the late 70’s, Peter Vetsch

has made a name for himself with his earth house architecture. To date he has built over

70 earth houses in Switzerland and other countries throughout the world. Earth houses

by Peter Vetsch are based on the interpretation of an environmentally conscious, eco-

logical and progressive architecture. Next to the earth houses, Peter Vetsch also builds

conventional houses. With his technology (sprayed concrete constructions) he manages

to create building shells which encompass maximum space volume with a minimum of

surface area, an ideal form for energy saving. These constructions eschew right angles

and their spatial diversity overcomes the the monotony of traditional normed designs.

They remind us of Antoni Gaudí’s organic forms as well as Jugendstil architecture.

“ Personal and social change in our global community requires flexible, multi- functio-

nally adapted solutions of our built environment. Unfortunately, most contemporary bu-

ildings are the result of conventional thinking in designs of past days. Architecture should

not dictate nature, it should cooperate with it. Sustainable architecture is preferrably

integrated into the natural environment and should be in a symbiotic relationship with it.

Earth-covered architecture benefits from the natural balance of temperatures. It’s cooler

in sommer and warmer in winter. High contamination facilities can be built with earth

covered architecture to reduce impact to nature. Good working/living environment even

in underprivileged locations can be created. The curvy forms of the earth-houses are an

ideal synthesis between form and function. The emotional archaic form is an hommage

to the natural environment. Planning should be centered around mankind, making the

house his 3rd skin in context with nature.” Peter Vetsch

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www.erdhaus.ch

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Il Museo di Storia Naturale di Londra, a South Kensington, è uno dei monumenti architettonici più amati della capitale. Ultimato nel 1881 e disegnato da Alfred Waterhouse è uno splendido edificio in stile romanico tutto da scoprire, rinomato per le sue facciate in mattone e terracotta. Il nuovo Darwin Centre è stato progettato non solo per ospitare la vasta collezione di esemplari conservati nel museo ma anche per offrire ai ricercatori un luogo di lavoro e ai visitatori un’esperienza formativa. La nuova ala è stata costruita in due fasi, annettendo due nuovi edifici al museo originario. La prima fase era già stata realizzata per ospitare le collezioni “in alcool” del Dipartimento Zoologico, in cui gli organismi sono conservati in liquido. La seconda fase è stata commissionata per contenere e rappresentare la vasta collezione entomologica e botanica ospitata all’interno del Museo di Storia Naturale: le collezioni “a secco”. Gli architetti danesi C.F. Moller hanno vinto l’appalto per progettare questa seconda fase, e da loro è nata l’idea del “bozzolo”. Con i suoi otto piani il bozzolo gigante è racchiuso all’interno di un atrio di vetro, fungendo non solo da simbolo iconico per la collezione, ma anche da soluzione pratica per ospitare circa 20 milioni di specie di piante e insetti. La struttura è costituita da pareti spesse 30 cm con una forma geometrica definita, basata su equazioni matematiche. La rifinitura esterna è in calcestruzzo levigato color avorio intessuta di giunti a espansione. Il risultato: un bozzolo di seta rivestito da filamenti setosi. Uno degli aspetti più importanti del progetto è stata l’esigenza di consentire una facile pulitura e di scongiurare in modo efficace l’aggressione da parte di parassiti nocivi. La minaccia dell’infestazione deriva dagli “antreni dei musei”, o antreni, che si nutrono di insetti morti. Al fine di proteggere il museo da tale infestazione, è necessario anche controllare attentamente la temperatura, che non deve superare i 17 gradi °C all’interno del bozzolo e l’umidità che deve mantenersi costante al 45%. Il nuovo edificio tiene conto di diverse caratteristiche volte a creare un equilibrio ambientale. L’elevata capacità di isolamento termico del bozzolo riduce al minimo le variazioni di temperatura e umidità. Il grado di infiltrazione solare viene controllato grazie a vetrate di alta qualità contenenti una miscela vetrificabile sul rivestimento della facciata ovest, capace di ridurre l’incremento di calore e l’eccesso di luminosità. Inoltre, il sistema di ventilazione contribuisce al recupero di energia termica, utilizzando apposite ruote ad alta efficienza. Il nuovo centro ospiterà circa 200 scienziati insieme a ricercatori provenienti dal mondo intero. I visitatori del museo hanno la possibilità di osservare gli scienziati all’opera attraverso speciali schermi di vetro. Il lavoro da intraprendere non riguarda solo la classificazione delle specie attraverso il metodo del DNA barcoding ma anche lo studio delle stesse al fine di condurre ricerche di vitale importanza su malattie, cambiamento climatico e minacce alla biodiversità terrestre.

The Natural History Museum in South Kensington, London, is one of the capital’s best-loved architectural landmarks. Finished in 1881 and designed by Alfred Waterhouse it is a magnificent Romanesque palace to learning, notable for its brick and terracotta façades. The new Darwin Centre has been designed to house the museum’s vast collection of preserved specimens, as a workplace for the scientific staff, and as an educational visitor experience. It has been built in two phases with two new buildings next to the original Waterhouse museum. Phase 2 of the Darwin Centre was commissioned in order to contain and represent the vast entomological and botanical collection housed within the Natural History Museum – the ‘dry collections’. Phase 1 had already been carried out to house the Zoological department’s ‘spirit collections’ (organisms preserved in alcohol). Danish architects C.F. Moller won the commission to design Phase 2 and their solution was the ‘cocoon’. Rising to eight storeys the giant cocoon is encased within a glass atrium. It acts as both an iconic symbol for the collection as well as a practical solution to housing some 20 million plant and insect species. It is made of 30-cm thick walls with a defined geometric form based on mathematical equations. The surface finish is ivory-coloured polished plaster and woven into this surface are expansion joints: a silk cocoon covered with silk threads. One of the most important aspects of the design was that it had to be easy to clean and effective in preventing harmful pests from entering. The threat of infestation comes from “museum beetles”, or carpet beetles, which live off dead insects. In order to guard against such infestations the temperature and humidity also have to be carefully controlled : restricted to 17 Celsius within the cocoon and a constant humidity of 45%. The new building incorporates several features to create environmental stability. The high thermal mass of the insulated cocoon minimizes temperature and humidity swings. Solar gain is controlled through high-quality, solar-control glazing which incorporates an etched frit on the west facing façade to reduce heat gain and solar glare. And the ventilation system incorporates heat recovery, using thermal energy recovery wheels for high recovery efficiency. The new centre will be home to some 200 scientists, with visiting researchers from around the world. Visitors to the museum are able to watch these scientists in action through special glass screens. The work being undertaken is not only a matter of classifying species through DNA barcoding, but also of studying species in order to do vital research into diseases, climate change and threats to the Earth’s biodiversity.

Mark Fletcher

dARWIN CENTRE Project: C.F. MollerPhoto by: Torben Eskerod

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La Takenaka Corporation è una delle maggiori imprese edili giapponesi. Lo scorso inverno, il suo dipartimento di Ricerca e Sviluppo ha annunciato il nuovo sistema di parete vegetale “Vertica Forest”. Come suggerisce il nome, è un sistema all’avanguardia che permette di piantare alberi. Molte compagnie in Giappone hanno già sviluppato sistemi di pareti vegetali, ma fino ad ora, le uniche specie di piante che potevano crescere erano varietà erbacee, come viti e rampicanti. Questo perché è stato sempre molto difficile fissare alberi su una parete in modo sicuro e che permettesse alle piante di crescere sane. Con il suo sistema, invece, la Takenaka ha superato il problema, perché le radici possono estendersi liberamente lungo i pannelli di semina.Questi pannelli di semina sono costituiti da quattro strati – un pannello di superficie con bacinelle per la semina; un tabellone che isoli il calore; uno strato traspirante che trattiene l’acqua e la terra; e un tabellone di materiale riciclato. Ciascuno strato è indipendente dalle mura dell’edificio, per facilitare l’installazione e la rimozione.Gli esperimenti di laboratorio del 2006 hanno confermato che in un anno gli alberi crescono a tal punto da coprire la struttura a pannelli. In termini di sicurezza e resistenza alle condizioni climatiche, i test hanno dimostrato che i pannelli possono tranquillamente resistere a venti forti, che soffiano a 60m/s. Inoltre, il sistema si avvale di un innaffiatore automatico in cima a ciascun pannello e la potatura è necessaria ogni 6 mesi. Rispetto alle varietà erbacee, è richiesta una manutenzione inferiore.Gli alberi sono più efficienti nell’abbassare la temperatura all’interno degli edifici (per risparmiare energia), rispetto alle altre piante, e nell’alleviare il fenomeno del surriscaldamento nelle città. Per questo il nuovo sistema attrarrà grande attenzione nei mesi futuri.

Esempi di alberi e piante che possono crescere con il nuovo sistema: Conifere; alberi sempreverdi; arbusti

Takenaka Corporation is one of Japan’s leading construction companies, and in the fall of last year, its R&D laboratory announced its new “Vertical Forest” wall greening system. As its name suggests, it’s a groundbreaking system which allows for the planting of trees. Although various companies in Japan have been developing their own original wall greening systems, up until now the only kind of plants that could be grown in them were herbaceous varieties, such as vines, creepers etc. This was due to the fact that it had always been difficult to mount trees on a wall surface in a way that was safe, and which allowed the trees to grow healthily. However, with the system that Takenaka have developed this problem can now be overcome, as the tree roots are able to extend freely within the planting panels. These planting panels are made up of four layers – a surface panel with pots for planting; a heat insulation board; a non-woven fabric layer that’s breathable and retains both water and soil (this layer acts as a base that becomes one with the tree roots); and a board made from recycled material. They are designed in such a way as to stand independently of a building’s exterior wall, making them easy to install or remove. In other words, the system can be introduced to both new and existing structures, and one can envisage it being used in a wide variety of locations. In demonstration experiments that Takenaka have been carrying out since 2006, they confirmed that in about one year, trees grow to the point where the planting part of the panels is no longer visible. Furthermore, it was shown that even with a north-facing wall, trees would show sufficient growth as long as there was a certain amount of scattered light. In terms of safety and weather resistance, by making the surface panels from fiber-reinforced cement, tests carried out by Takenaka’s R&D laboratory showed that the panels were able to easily withstand strong winds of over 60m/s. Moreover, the system features automatic watering via a drip hose at the very top of the panels, and with pruning being required only every 6 months or so, less maintenance is needed compared to conventional herbaceous varieties. Due to the fact that trees are more effective than herbaceous plants at lowering the temperature inside buildings (for energy conservation), and alleviating the heat-island phenomenon found in cities, this system looks set to attract a great deal of attention in the months and years ahead.

Examples of trees and plants that can be planted with the new system:Conifers (Japanese black pine, hiba arborvitae etc.); evergreen broad-leaved trees (sasanqua, red robin (Photinia) etc.); deciduous broad-leaved trees (flowering dogwood, Japanese maple etc.); shrubs (hydrangeas, spiraea etc.)

Mikio Kuramishi

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