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“Die Osterreicher bauten Linz, Verona, eine Festung in grossartigsten Style: Brixen, wohl die merkwürstigste und bestangelegteste Passbefestigung, welke wir kennen, und andere Plätze ... (Von Zastrow –Geschiche der beständigen Befestigung- Leipzig 1854) ”Gli austriaci edificarono Linz, Verona ed una fortezza in uno stile mirabile: Bressanone, la fortificazione di valico più rimarchevole e meglio sistemata che noi conosciamo, ed altre piazze... Forte asburgico Franzensfeste Di Laura e Paolo Mazzi

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“Die Osterreicher bauten Linz, Verona, eine Festung in grossartigsten Style: Brixen, wohl die merkwürstigste und bestangelegteste Passbefestigung, welke wir kennen, und andere Plätze ...(Von Zastrow –Geschiche der beständigen Befestigung- Leipzig 1854)

”Gli austriaci edificarono Linz, Verona ed una fortezza in uno stile mirabile: Bressanone, la fortificazione di valico più rimarchevole e meglio sistemata che noi conosciamo, ed altre piazze...

Forte asburgicoFranzensfeste

Di Laura e Paolo Mazzi

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Nelle guerre Napoleoniche la velocità di movimento delle truppe e l’uso massiccio delle artiglierie francesi più mobili grazie a nuovi affusti trainati da cavalli e con maggiore gittata, precisione di tiro e capacità distruttiva dei proiettili avevano decretato la fine delle fortezze isolate costrette alla resa con pesanti bombardamenti o sorpassate e strette d’assedio parte dell’esercito francese per impedire sortite dei difensori. Per rimediare a queste lacune difensive ed evitare il ripetersi delle situazioni creatasi in passato, quando il proprio esercito si era trovato impreparato e quasi impotente di fronte alle rapide ed imprevedibili offensive delle truppe francesi, i migliori ufficiali del Genio della Confederazione Tedesca, riuniti a Francoforte nel 1820, capeggiati dal generale prussiano Ernst Ludwig v. Aster e dal generale austriaco Franz v. Scholl danno vita ad nuovo metodo di fortificare denominato “Sistema poligonale misto della Scuola Neotedesca”, le cui basi consistono nel dotarsi, in quei punti strategici di cui quelle guerre avevano dimostrata l’ importanza, di grandi postazioni fortificate, capaci di un grosso corpo d'esercito, che il nemico non potesse lasciarsi impunemente dietro le spalle ed altrettanto difficilmente conquistare, in modo da dare così il tempo ai propri generali per organizzare le difese.

EVOLUZIONE FORTIFICAZIONIPalmanova(Friuli- Savorgnan 1593)Fortezza Bastionata franceseCittadele Belle Ile (Bretagna-Vauban-1690)Fortificazione Poligonale(Montalembert-1780)Forte. S.Sofia(Verona-von Scholl1835) Forte Lugagnano(Verona-Tunkler 1860)

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Le opere di difesa sono formate da una corona di forti staccati con una fortezza centrale come nucleo ed hanno funzione sia difensiva come sbarramento, ma anche un ruolo attivo di manovra perchè parte dei militari, truppe di difesa ravvicinata, possono uscire a combattere nell’ area protetta dall’ artiglieria tra la piazzaforte e le fortificazioni staccate cercando anche di impedire il posizionamento delle artiglierie nemiche. Nasce il concetto del campo trincerato.

I forti di struttura poligonale o circolare, distano tra loro 800/1000 metri, la distanza dei tiri utili delle artiglierie e sono adattati al terreno eliminando tutte le sovrastrutture tipo torri e cavalieri che possono essere facilmente colpiti e crollare sotto il tiro dei nuovi cannoni. Per limitare gli effetti dei bombardamenti viene aumentato lo spessore delle mura utilizzando anche materiali più resistenti, pietra anzichè mattoni, proteggendole dove possibile con terrapieni mentre i tetti degli edifici sono a prova di bomba con uno spesso strato di soffice terra dove affondano senza esplodere i colpi nemici.

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Direttore del genio e delle fortificazioni è l’arciduca Giovanni il fratello più giovane dell’imperatore che nel 1819, dopo aver attentamente valutato l’assetto del sistema difensivo esistente, anche con ricognizioni condotte personalmente, presenta agli ufficiali del genio del convegno di Francoforte un quadro completo della sicurezza nei domini asburgici. La sua analisi delle piazzeforti non si limita alle fortificazioni esistenti eventualmente da rinnovare ma indica anche le località dove erigerne di nuove, ideando un grandioso piano per il controllo di tutte le strade dirette al centro dello stato, con in pianura linee difensive sui principali fiumi con piazzeforti e presidi su ponti e guadi, tagliate nelle valli e sbarramenti sui valichi alpini tra cui Resia e Brennero che Napoleone aveva valicato diverse volte attraversando la Svizzera ed il Voralberg per per arrivare a Vienna attraverso la val Pusteria, contrastato dagli Schützen a Spinga, a Sacco e sul ponte Ladriccio ed è proprio in queste zone all’incrocio fra l’asse strategico del Brennero e la Pusteria, che l’arciduca ripropone l’idea già fatta nel 1801 della costruzione di una grande piazzaforte per il controllo di questa importante via di approvvigionamento di materiali ed armamenti per l’esercito stanziato in Tirolo, Voralberg e nel nord Italia e collegamento con il cuore dell’impero.

La tabella classifica le fortezze secondo l’importanza (col. 1-2), quelle da ristrutturare (col.3), quelle da costruire erx novo (col.4) e quelle da radere al suolo (col.5). Indica inoltre la disponibilità di piani di rilevamento topografico necessari allo studio dei progetti di fortificazione (col.6-7) e se i progetti siano già elaborati o meno (col.8-9).

Le spade incrociate indicano i luoghi degli scontri fra l’esercito austriaco e gli Schützen contro le truppe franco-bavaresi nelle campagne napoleoniche .

Illustrazione degli scontri fra truppe franco-bavaresi e Schützen sul ponte Ladriccio nel 1809.

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Per diversi anni i progetti dell’arciduca rimangono accantonati sia per difficoltà economiche dopo le guerre napoleoniche sia per i difficili rapporti che egli ha con il fratello imperatore finchè nel 1831 trova Radetzky che sponsorizza il suo progetto presso la corte di Vienna e nel 1833 iniziano i lavori sia nel Quadrilatero che a Fortezza. Per il ridotto del Tirolo cisalpino Giovanni affida al generale Franz von Scholl l’incarico della stesura di un progetto di massima che contempla una piazza fortificata a Sciaves e le fortificazioni di Stifles Wald ( zona industriale di Sciaves), di Castel Rodengo, di Ponte Alto presso Aica, località 100 metri a sud di ponte Ladriccio, ed infine di Chiusa. Von Scholl è però scettico sulla sostenibilità finanziaria di un simile piano di fortificazioni e ritiene di dover attribuire la priorità alla fortezza della val d’Isarco cosiderata la più adatta a sostituire la la piazzaforte di Sciaves qualora difficoltà finanziarie ne avessero impedito la costruzione, ed anche per realizzare in tempi relativamente brevi uno sbarramento sulla via del Brennero probabile direttrice di possibili attacchi da nord dei francesi ed a seguire le altre opere di Rio Pusteria e Rodengo. Anche l’arciduca abbandona l’idea dell’apertura simultanea di più cantieri sia per ragioni di carattere economico sia per scarsità di risorse umane reperibili sul posto e così si apre il cantiere per la fortezza in località Ponte Alto. Incaricato dell’analisi del sito ed in seguito della direzione dei lavori è il tenente colonnello Karl Martony che esplora tutte le valli circostanti redigendo uno studio con numerose accurate mappe dei dintorni, esaminando anche le possibilità di transito di truppe sui sentieri di montagna delle valli laterali.

Tutta la documentazione e la relazione del Col. Martony sono ancora conservate negli archivi del genio di Vienna. La mappa a lato ha in posizione centrale la fortezza e lo sbarramento di Rio Pusteria. Le tre mappe sottostanti raffigurano i dintorni della val d’Isarco da Trens a Chiusa

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Per evidenziare la configurazione della valle, il cap. Marty redige un piano quotato a curve di livello, distanziate di 6 piedi di fortezza (1,95 metri) da consultare in fase di progettazione per adattare le opere al terreno limitando i lavori di sbancamento Il sito, è rappresentato con una accurata cura nel tratteggio con la stessa tonalità per le medesime inclinazioni e perpendicolare alle curve di livello per le linee di maggiore pendenza, con una realizzazione grafica di immediata leggibilità per stimare senza strumenti, a colpo d’occhio, le pendenze dei declivi.Sulle mappe ci sono le legende con le funzioni dei vari fabbricati.

I compiti assegnati a questa piazzaforte , sono di sbarrare strada della val d’Isarco, la più importante strada di collegamento fra Germania e Italia praticabile per truppe con artiglieria e carri e della difesa dell’imbocco della val Pusteria l’ importante via di approvvigionamento di materiali ed armamenti per l’esercito stanziato in Tirolo, Voralberg e nel nord Italia e collegamento con il cuore dell’impero.

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Progressi esecuzione lavori 1834/35( le parti in rosso indicano i lavori completati)

Le varie fasi di progettazione e dei lavori seguivano una prassiben definita.Nei mesi invernali gli ufficiali ingegneri della direzione, in questo caso, di Verona disegnavano i rilievi cartografici ed i piani generali delle piazzaforti per costituire un documento d’archivio da aggiornare progressivamente col procedere degli interventi fortificatori, preparando i progetti delle opere e completando i computi metrici estimativi ed i preventivi di spesa. Il direttore dei lavori, ricevuta l’approvazione dei lavori, inviava una relazione al comando di piazza indicando la data d’inizio dei lavori, il tempo del loro svolgimento e le richieste di assistenza riguardo a uomini della guarnigione, a mano d’opera da reclutare , materiali, attrezzature e quadrupedi per i trasporti, mentre il suo capo contabile curava l’approvvigionamento dei materiali, di mano d’opera e la definizione dei contratti con le imprese, controllando assieme agli ufficiali la congruità dei prezzi dei materiali e valutando i costi degli operai e le richieste generali delle imprese. A primavera tutto era predisposto per l’apertura dei cantieri, che rimanevano attivi fino al primo autunno.

Alcune delle mappe venivano riutilizzate ed aggiornate negli anni seguenti. In quella inferiore sono state inserite le nuovelinee ferroviarie con gli edifici della stazione militare e nel piazzale antistante l’ingresso principale del forte, i fabbricati di un corpo di guardia e della Direzione del Genio del Tirolo Meridionale, opere risalenti agli anni 60 dell’800.

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Attrezzi ed alloggi operai

Nei 5 anni in cui si lavorò alla costruzione del forte furono impiegate fino a 4.500 maestranze. Era massiccio l’impiego turnificato di mano d’opera militare fornita da genieri e militari di stanza a Bressanone. Circa 1700 operai specialzzati, scalpellinie cavatori di granito esperti in esplosivi provenivano da Genova, Brescia e da altri centri minerari del nord Italia. La zona dove doveva essere costruita la fortezza risultava particolarmente spopolata per cui si dovette ricorrere alla costruzione di interi villaggi di baracche nei pressi di Aica (località Klammer), di Novacella, di Pradisotto e di Falzes da rifornire di acqua tramite canalizzazioni e grondaie in legno e con lavanderie, pensioni, negozi, bagni pubblici e cucine comuni per ospitarvi gli oltre 3.000 tra militari ed operai.

Per limitare al minimo indispensabile i costosi e laboriosi lavori di sbancamento il forte segue la pendenza del terreno con superfici piane sui diversi livelli dove sono gli accessi agli edifici, raccordati da stradine e scale. Per questi lavori di scavo ci si avvaleva dell'uso delle mine, ma naturalmente poi servivano un grande numero di“sterratori” e manovali con carriole o carretti per trasportare la terra e le rocce. Il sollevamento dei blocchi di granito si realizzava con gru dotate di grandi ruote a pioli e con capre con paranchi ed argani, attrezzati con forcipi e olivelle o tramite l’applicazione di corde in scanalature realizzate nella parte superiore.Nel cantiere si utilizzavano attrezzi simili a quelli odierni: badili, picconi, barelle, carriole, leve, binde, macchine impastatrici per la malta, battipali e pompe per l’acqua, il tutto naturalmente a forza di braccia.

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Nei Rapports-Plane / piani di presentazione il complesso fortificato è contraddistinto in Hoenwerk o Werk A / Opera alta o opera A e Talwerk o Werk B/ Opera a valle o opera B che si articola in 3 parti rispettivamente denominate Vorwerk C / opera avanzata C. Hauptwerk D/ opera principale D, Blockhaus E / casermetta difensiva E.

Dalla disposizione delle opere risulta evidente che la funzione primaria del forte era di bloccare truppe nemiche provenienti dal Brennero. Infatti l’ opera avanzata C, di prima linea, costituita da due caserme e dagli edifici per le batterie di cannoni è prospicente il lago mentre la strada di accesso al forte alto, la caserma esterna e la strada della val Pusteria col nuovo ponte sono a sud della fortezza in posizione ritenuta sicura

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Opera principale D

Realizzata seguendo gli insegnamenti del marchese de Montalembert “la guerra di fortezza è principalmente un duello di artiglieria e la vittoria arride al contendente con le artiglierie meglio piazzate e più efficienti”, consiste in numerose postazioni di cannoni e mortai e feritoie per fucilieri sia in casamatta che riparate dietro solide mura.

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Opera avanzata CLa struttura difensiva è formata da 4 edifici raccordati da alte mura: due caserme, una con postazioni di fucilieri e l’altra nella parte bassa del forte con feritoie per fucili e cannoniere e due fabbricati a più piani con postazioni in casamatta per 10 e 14 cannoni con relativa santabarbara, un insieme di costruzioni possenti alte circa 20 metri, unite tatticamente fra loro.

Gli schizzi dei progetti di von Scholl venivano riportati su grandi tavole, accuratamente disegnate, con iconografie, piante, sezioni, prospetti, disegnate a china o ad acquarello secondo una codificata gamma di colori. Questi “Rapports-Plane” (piani di presentazione) erano compilati in duplice copia , una per l’archivio della direzione che sarebbe poi servita di base per la stesura dei disegni esecutivi, l’altra spedita a Vienna all’archivio del genio Genie –Haupte- Amt) dove veniva definitivamente conservata.

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Nel forte tutti gli edifici sono a prova di bomba. La piazza d’armi e le ridotte: circolo ufficiali, ufficio cassa, magazzini, polveriera e chiesa sono riparate dai colpi nemici dalle poderose strutture delle opere avanzata e principale unite fra loro con collegamenti e camminamenti defilati e con traverse e nicchie per mantenere i difensori al riparo dai colpi nemici, Gli accessi al forte sono un passo carraio ed un passaggio pedonale sui lati opposti della struttura consistenti entrambi in due successivi portoni sfalsati fra loro, muniti di scanalature dove infilare delle travi per impedirne lo sfondamento, posti nei settori più riparati così da essere nascosti ai tiri diretti dell’artiglieria avversaria con i piazzali antistanti sotto tiro di fucili e cannoni da feritoie e cannoniere. Lo sperone di roccia dell’opera principale fungeva da muro di scarpa, ai suoi piedi era stato ricavato un fossato a secco delimitato da muro di controscarpa in parte munito di feritoie al quale si accedeva con un corridoio sotterraneo

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I militari erano alloggiati nelle due caserme dell’opera avanzata C. La caserma in piazza d'armi era sede del comando della fortezza e contiene al piano terra tutti i classici servizi per la truppa: fureria, armeria, ufficio amministrazione ed infermeria, al piano superiore gli uffici comando e gli alloggi degli ufficiali.Anche questo edificio partecipava alla difesa, poichè nei fianchi di tutte le finestre anche dei piani superiori c’erano delle scanalature dove infilare dei travetti lasciando solo un piccolo spazio in alto utilizzato come feritoia, incrementando così il numero delle postazioni dei fucilieri.

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Opera alta/Opera AE’ composta da fabbricati per 2 batterie di cannoni casamattate ed alcune caserme disposte verso l’orlo settentrionale protette da mura alla Carnot. La sua costruzione si rese necessaria per presidiare il versante del monte ed impedire ad eventuali nemici dioccupare lo spiazzo che domina dall’alto le opere di fondo valle

1- Planimetria, 2 - Edifici (depositi, caserme e postazioni di artiglieria) 3 - Casamatte su più piani con al centro un pozzo verticale che fungeva da ghiacciaia, 4 - Caserma lato nord con postazione per mortai protetta da terrapieno ed all’esterno muro alla Carnot

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Posizionata 80 metri più in alto sul fianco del monte consiste in quattro terrazze a murature indipendenti, disposte a gradinata. Grazie alla sua posizione elevata consentiva con i suoi numerosi cannoni e mortai un micidiale fuoco di fiancheggiamento contro eventuali attaccanti e nel caso di caduta del forte basso, al quale è collegato con una scala sotterranea di 451 scalini, un riparo per i difensori.

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Questa scala, forse la struttura più avvincente del forte è conseguenza di una variante del progetto originario che prevedeva il collegamento tra forte basso e alto tramite un corridoio orizzontale che partendo dalla nicchia nella parete laterale all’inizio del corridoio di controscarpa ed una torre verticale incassata nella roccia con una scala a chiocciola raggiungeva un fortino posizionato a metà pendio e da qui con un'ulteriore scala di 219 scalini portava al cortile del forte alto. Probabilmente il progetto era stato abbandonato avendo trovato terreno friabile ed infiltrazioni d'acqua che ne complicavano la realizzazione. Si è ripiegato quindi su questa scala prolungando con uno scavo il corridoio di controscarpa e costruendo la scala a cielo aperto .

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Per la fortezza era indispensabile, in caso di assedio, avere delle consistenti riserve di acqua, prelevata da 3 sorgenti nel fianco del monte ed in caso di ulteriore necessità, tramite tubazioni ed un invaso dal torrente che scorre a lato della palestra di roccia. Era raccolta in una grande cisterna di circa 1000 m.cubi del forte alto che alimentava con condotte in cunicoli sotterranei di pietra e mattoni, le cisterne e le diverse fontane delle opere a valle

Alla progettazione e realizzazione del forte avevano collaborato diversi ingegneri i cui nomi sono riportati sui piani di presentazione. Oltre al nome di Franz von Scholl che compare nelle varie istruzioni in calce alle annotazioni, si riconoscono le firme del suo più fidato collaboratore, il capitano Michael von Maly e dei capitani Carl Schauroth e Karl Körber della direzione generale di Verona, del colonnello Karl von Martony e dei capitani Franz Magdich Magdenau e Lazzaro Mamola, ufficiali ingegneri responsabili dei lavori del cantiere.

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Importanti elementi nell‘ architettura di von Scholl sono i corpi staccati, strutture difensive di supporto alla piazzaforte pricipale e ad esso collegate. Un piccolo forte lato Aica ( casermetta difensiva E ) serviva per il fuoco di fiancheggiamento sul lato destro, per presidiare la strada ed il ponte sull' Isarco e difendere il forte principale da eventuali assalitori che tentassero qualche sortita arrampicandosi sulle rocce

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La morte dell’imperatore nel 1835 e lo stabilizzarsi della situazione politica europea segnano un punto di arresto per l’intero progetto di fortificazioni sull’altopiano di Sciaves. L’arciduca criticando questa decisione e ritenendolo un duro colpo all’efficenza della fortezza cerca di ottenere nuovi fondi da suo nipote Ferdinando il nuovo imperatore, presentando la Kriegskarte di un campo trincerato progettato da von Scholl sull’altipiano di Sciaves, a sostituzione delle grandi opere difensive, formato da una serie di 12 piccoli forti poligonali di costi limitati che, col fuoco concentrico dei loro cannoni, avrebbero difeso sia gli accessi alla Pusteria sia lo stesso forte di Fortezza. Ma l’imperatore Ferdinando con decreto del 10 aprile del 1838 ne esclude la realizzazione a breve termine posando di fatto una pietra tombale sul progetto della piazzaforte di Bressanone. Durante la seconda guerra d’indipendenza nel timore di un attacco da sud dei piemontesi, considerando l’aumentata potenza e gittata delle artiglierie si pensa alla costruzione di un’unica grande piazzaforte aSciaves in posizione elevata per dominare tutto l’altipiano.Anche questa soluzione è però abbandonata per cambio di strategia difensiva e la solita scarsità di risorse economiche.

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FRANZ VON SCHOLL

Entra nell'esercito come cadetto del corpo degli ingegneri, dal 1794 al 1796 frequenta l’Accademia di Vienna, partecipa a tutte le guerre napoleoniche acquisendo una grande esperienza sui sistemi fortificati. Nella sua carriera progetta le difese di Ulm, Rastatt, Mainz, gli sbarramenti di Nauders e di Fortezza, ed il restauro delle difese del Quadrilatero in particolare di Verona dove muore di crepacuore il 3/9/1838 in seguito alla morte della moglie avvenuta il giorno precedente. Sono sepolti nel cimitero monumentale della città.

RASTATT ULMNAUDERSMAINZVERONA

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Von Scholl crede che ”non possa esistere un sistema universale di fortificazione come, tanto meno, un ordine di battaglia applicabile in tutte le circostanze” quindi le sue opere difensive, in particolare gli sbarramenti montani, sono molto diverse l'una dall'altra per grandezza e funzione per essere adattate al terreno ma presentano la stessa caratteristica architettonica con una struttura lineare e numerose postazioni di artiglieria anche in strutture a più piani per sfruttare gli spazi limitati.

Fortezza

Bus de vela

Nauders

Chiusa veneta

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Egli rinuncia a tracciati complessi per sviluppare invece la potenza di fuoco dei cannoni in 130 postazioni di cui 98 in casamatta anche in fabbricati a più piani e le altre all’aperto al riparo dietro spesse mura. Gli obici ed i mortai erano posizionati in 3 piazzole protette da terrapieno, con ad una estremità degli scalini per potersi affacciare e controllare la traiettoria delle granate.

(Tratto da “Il Tirolo- saggio di geografia militare” del gen. Perrucchetti -1874)

Nel punto in cui la strada del Brenner, uscendo dalla stretta di Mittewald, sbocca nella conca di Bressanone, e per conseguenza sull'ora detta linea di spostamento, furono costrutti nel 1838 i forti di Franzensveste, i quali, al pari di quello di Nauders per la linea del Reschen, rappresentano qui per quella del Brenner il punto in cui si trovano accumulate le maggiori difficoltà artificiali e naturali. Tutto lo sbarramento consiste in due forti permanenti completamente indipendenti l'uno dall'altro, posti a cavallo della strada del Brenner e solo collegati fra loro per via sotterranea. L'uno di essi è situato a circa 100 metri più in alto della strada, l’altro è pressoché di livello con questa. Il superiore dei due forti occupa una specie di terrazzo sporgente dal fiancodella montagna nel versante destro della valle d'Isarco, e lo disputa così all'attaccante cui sarebbe riuscito vantaggioso se indifeso, comecché accessibile e dominante da vicino l'altro forte. Il forte consta di due parti di cui una, allo stesso livello delle strade circonda il masso e fa da cinta all'altra parte che, a guisa di ridotto, ne occupa la sommità ed ha sulla prima un comando dì 12 a15 metri.

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I due forti constano di batterie casamattate di solida costituzione, ma a murature tutte scoperte. Dalla parte che guarda a nord, verso il Brenner, le costruzioni hanno fronte normale alle strade che, rinserrate in una vera stretta, sono soggette sovratutto all’infilata del forte inferiore, il quale può batterle con almeno 60 pezzi in cannoniera e col fuoco di numerose feritoie da fucileria. Sull'altro fronte le batterie del forte inferiore, dovendo disseminare i loro fuochi sopra vasto spazio nella conca di Bressanone ebbero tutte tracciato circolaree mentre possono essere controbattute dalle due rive dell'Isarco, da un fronte di attacco assai esteso, non possono, come contro nord, far convergere un fuoco preponderante su di alcun punto.” Per riparare in qualche modo alle svantaggiose condizioni difensive verso sud-ovest fu costrutta nel 1859 una. piccola batteria in terra in posizione avanzata, a sud di Aicha su di una breve sporgenza alle falde dell’ altipiano di Spings.

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Nel locale della caserma vicina al lago ci sono scritte in boemo che riportano una frase pronunciata da Napoleone durante la battaglia di Aspern nel 1809. La traduzione è all’incirca: "parola di Napoleone” e “chi non ha mai visto combattere i soldati austriaci non sa che cosa sia la paura". L'altra scritta è "sempre avanti" ripetuta anche in lingua originale. Al di sotto in due semicerchi "il nostro reggimento è stato fondato nel 1683” e nel secondo " la vittoriosa battaglia di Custoza" con l'anno 1866 e narrano la storia del 73°regg. fanteria nel forte dal 1883 al 1891. La guarnigione era composta principalmente da tiratori scelti per il cui addestramento venne realizzato un poligono di tiro al lago di Varna.

Nel forte si sono avvicendati soldati provenienti da tutto l’impero: 1834/40 compagnie del 59° regg. ducato di Salisburgo di Salisburgo1840/58 9° regno di Galizia Przemysl

25° regno di Boemia Pilsek28° regno di Boemia Praga

1859 tutto il 40° regno di Galizia (1) Jaslo 1866 ritorna il 59° ducato di Salisburgo (2) Salisburgo 1872/1901 14° arciducato Alta Austria Linz1883/91 73° regno di Boemia Eger 1900/14 36° regno di Boemia Jungbunzlau

18° regno di Boemia KoniggratzKaiser-Jäger 2° Tirolo Bressanone

(1) (2) Seconda e terza guerra indipendenza

Tomba soldato boemo (cimitero di Aica)

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Il parco dell’artiglieria consisteva in 90 pezzi, ad avancarica e canna liscia così ripartiti: 28 cannoni da difesa da 6 libbre, 4 cannoni da campagna da da 6 libbre, 44 cannoni da difesa da 12 libbre, 3 cannoni da difesa da 18 libbre, 4 obici da 7 libbre, 7 mortai da 30 libbre.

Fino alla riforma di Francesco Giuseppe nel 1854, nell’esercito imperiale non esisteva la specialità dell’artiglieria da fortezza ,le guarnigioni erano distaccate dall’artiglieria da campagna. Negli anni successivi gli artiglieri nel forte appartenevano principalmente al 9° reggimento di artiglieria da fortezza, questo fino al 1908 quando fu creato un battaglione autonomo, con un consistente numero di militari perchè addetti ad ogni pezzo erano 7 od 8 serventi. I difensori sparavano da cannoniere o feritoie al riparo dai colpi nemici poichè essendo truppe d’elite si cercava di salvaguardarle anche in considerazione dei costi per il loro addestramento. La durata della loro ferma era di 8 anni mentre la fanteria di linea veniva generalmente congedata dopo 3.

Foglio del registro delle munizioni

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Dalla fine della prima guerra al 1943 nel forte erano di stanza compagnie di alpini del 5° reggimento e la 7^ batteria di artiglieria da montagna come risulta dai graffiti e scritte nella caponiera lato sud del forte. Avevano in dotazione l’obice Skoda da 75/13 someggiato di preda bellica, le stalle dei muli erano ricavate al piano terra della caserma e sotto delle tettoie nel parcheggio. Nel 1926 le batterie cambiano la numerazione la 7^diventa 19^, il III° gruppo assume la denominazione “Vicenza” ed entra nei ranghi della 2^ Divisione Alpina “Tridentina”. Alpini ed artiglieri nel 1940 sono inviati con tutta la Tridentina prima sul fronte greco e poi nel 1942 su quello russo partecipando a tutti i combattimenti. Nel marzo 1943 i pochi resti del gruppo rientrano in Italia, accantonati in fase di riorganizzazione nella zona di Fortezza dove, dopo l’armistizio dell’otto settembre 1943, ingaggiano alcuni scontri a fuoco con le truppe tedesche ma vengono fatti quasi tutti prigionieri e deportati in Germania.

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Dopo l'8 settembre del 1943, il forte è utilizzato come deposito di armi e munizioni dall’esercito tedesco e, con l’accordo fra le autorità della Repubblica sociale e i rappresentanti del Reich vi vengono depositate anche le 127 tonnellate d'oro della banca d’Italia prelevate a Roma. Nei mesi successivi 23 tonn. sono mandate in Svizzera e se ne perdono le tracce. In 2 spedizioni vengo trasferite in Germania 70 tonn. di cui 6 sono prelevate dall’ambasciata italiana di Berlino. Alla fine della guerra i militari alleati trovano le 64 tonn. rimaste in una miniera di potassio di Merkers assieme a quello degli altri stati occupati dai nazisti. Il 17 maggio 1945 gli alleati riconsegnano alla Banca d'Italia, a Roma le 23 tonnellate d'oro che erano rimaste nel bunker ed in seguito circa 25 tonn. dell’ oro spedito in Germania. La leggenda dell’oro di Fortezza nasce dal fatto che sui libri contabili delle 2 spedizioni verso Berlino ne mancavano rispettivamente 920 e 42 kg.

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Dopo il 1945 con l’adesione al patto atlantico si ripristinano e potenziano con nuovi manufatti le opere fortificate rimaste del Vallo Alpino. Il compito di presidiare gli sbarramenti dell’ alta val d’Isarco è affidato alle truppe del 22° raggruppamento di frontiera che negli anni successivi assume la denominazione di raggruppamento alpini d’arresto alle dipendenze della Brigata Alpina Orobica di Vipiteno. La 364° compagnia “val Chiese” ha sede nella caserma del parcheggio.

Negli anni fra il 1939 ed il 1943, si progetta di inserire il forte nel complesso sistema di fortificazioni del vallo del Littorio ideato per difendere i confini italiani da una possibile invasione da parte della Germania, pur essendo le due dittature, quella fascista e quella nazista, strettissimi alleati. Per questo motivo il sistema difensivo è noto anche con il soprannome di "linea non mi fido". Nel forte sono modificate diverse feritoie con cursori e piastre per adattarle alle mitragliatrici e ricoperti i tetti delle caponiere con calcestruzzo, utilizzato anche per preparare i basamenti per nuovi cannoni controcarro. Il sistema di fortificazioni viene edificato a tempo di record, anche se mai del tutto completato,

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Mentre vengono potenziati i Bunker che lo circondano il forte perde la sua funzione difensiva assumendo grande importanza come deposito munizioni sia da guerra sia da addestramento per tutto il 4°corpo d’armata, oltre al munizionamento per carabinieri e polizia. Marescialli ed operai artificieri erano incaricati dello stivaggio, dell’innesco con le spolette, della successiva spedizione con camion militari alle caserme che ne facevano richiesta e della inertizzazione e svuotamento dei proiettili scaduti o difettosi. Il servizio di sorveglianza interno era affidato a guardie giurate, mentre militari quasi sempre alpini o artiglieri erano impiegati in turni settimanali nel servizio di guardia sulle altane

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Dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989, il conseguente allentamento delle tensioni con i paesi dell’est ed in seguito all’abolizione della leva obbligatoria sono diminuite le truppe stanziate in regione e chiuse numerose caserme. Con la minore necessità di armamenti e munizioni anche la fortezza ha perso piano piano la sua funzione di deposito fino alla sua dismissione. Il forte, in buono stato di consevazione e integro nelle sue strutture grazie alla ininterrotta presenza dei militari fra le sue mura ed a continue ed importanti opere di restauro e ristrutturazione da parte del battaglione logistico della Tridentina che ne curava la manutenzione, è passato nel 2001 al demanio civile, nel 2005 è stato dato in concessione prima al comune di Fortezza e poi alla provincia di Bolzano che nel 2014 ne ha acquisito la proprietà.

Nella scienza delle fortificazioni si celava un'utopia, la stessa percepita da Radetzky per il futuro:“...quanto più si perfezioneranno le scienze belliche, tanto più pericoloso sarà scatenare un conflitto, tanto più di rado scoppieranno le guerre e tanto più remota sarà la possibilità che si risolvano in uno sterminio selvaggio...”.Mentre gli imperatori asburgici che avevano creato quasi tutto il loro impero grazie a venere e non a marte, pensavano, con maggiore concretezza, che “le guerre fossero da evitare perché, in fondo, si potevano anche perdere”.. (dal libro la cinta magistrale di L.Bozzetto)