i L C DEL ingotto · 2019. 5. 28. · Leonid Desyatnikov Lamento del cucù Tolontnaya Dobrinka...

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Auditorium Giovanni Agnelli lunedì 18 febbraio 2013 ore 20.30 Kremerata Baltica Gidon Kremer direttore e violino Andrei Pushkarev vibrafono Giedre Dirvanauskaite violoncello i C ONCERTI DEL L ingotto 2012-2013

Transcript of i L C DEL ingotto · 2019. 5. 28. · Leonid Desyatnikov Lamento del cucù Tolontnaya Dobrinka...

  • Auditorium Giovanni Agnelli

    lunedì 18 febbraio 2013ore 20.30

    Kremerata Baltica

    Gidon Kremerdirettore e violino

    Andrei Pushkarev vibrafonoGiedre Dirvanauskaite violoncello

    i CONCERTIDELLingotto

    2012-2013

  • Ufficivia Nizza 262 int. 73 – 10126 Torinotel. 011 6677415e-mail: [email protected]

    Biglietteria via Nizza 280 int. 41 tel. 011 6313721

  • Antonio VivaldiConcerto in sol minore RV 315 “L’estate”

    (Versione per vibrafono e archi di Andrei Pushkarev)

    Allegro non moltoAdagio e piano – Presto e forte

    Presto

    Philip GlassConcerto n. 2 per violino, archi e

    sintetizzatore “The American Four Seasons”Prologue

    Movement ISong Nr. 1

    Movement IISong Nr. 2

    Movement IIISong Nr. 3

    Movement IV

    * * *

    Vytautas BarkauskasAvanti per archi

    GIDON SUN SOUNDS(Medley di brani legati all’estate,

    dedicati a Gidon Kremer e alla Kremerata Baltica)

    Leonid DesyatnikovLamento del cucù

    Tolontnaya

    Dobrinka TabakovaDawn da Sun tryptich

    per violino, violoncello e archi

    Pëtr Il’ic Čajkovskij / Alexander RaskatovSelezione da The Seasons Digest

    Luglio. Canto dei falciatoriAgosto. La messe

    Settembre. La caccia

    Georgs PelecisFlowering jasmin per violino, vibrafono e archi

    Astor Piazzolla / Leonid DesyatnikovVerano Porteño da Le Quattro Stagioni a Buenos Aires

  • PROSSIMI CONCERTI

    lunedì 25 febbraio 2012 ore 20.30Sala CinquecentoMiriam Rigamonti pianoforteMusiche di Schumann, Brahms, Chopin e Skrjabin

    lunedì 4 marzo 2012 ore 20.30Auditorium “Giovanni Agnelli”Budapest Festival OrchestraIván Fischer direttoreFrançois Leleux oboeMusiche di Pasculli, Mozart e Liszt

    RINGRAZIAMENTI

    In quasi vent’anni di storia la rassegna dei Con-certi del Lingotto ha portato sul podio dell’Audi-torium Giovanni Agnelli le massime orchestre pre-senti sul panorama internazionale insieme a moltidei più importanti direttori e solisti. L’Associazio-ne Lingotto Musica vuole ringraziare il propriopubblico per la costante e appassionata parteci-pazione ai molteplici programmi offerti, nonchétutti gli enti, pubblici e privati, che nel corso deglianni ne hanno sostenuto l’attività, rendendo pos-sibile anche quest’anno una nuova serie di appun-tamenti con la grande musica.

    Gianluigi Gabettipresidente

    Francesca Gentile Cameranadirettore artistico

  • L’Estate di Gidon Kremer

    È comune assimilare l’offerta musicale del con-certo classico a quella del pubblico museo, congli analoghi problemi di presentazione del mate-riale: criteri cronologici, di nazione, di scuola,di scelta monografica o antologica. A modificarequello che nel concerto tradizionale è diventatoabitudine, molti si sono ingegnati, con fortunaparticolare Gidon Kremer, uno dei più grandiviolinisti del nostro tempo, formatosi sui clas-sici e poi aperto ai moderni più diversi fra loro,da Luigi Nono ad Astor Piazzolla, da WernerHenze a John Adams, Alfred Schnittke e SofiaGubaidulina; nel concerto pubblico Kremer hasentito l’impulso di modificare i contenuti, spo-stare gli oggetti del museo per ottenere nuovirisalti tramite trascrizioni e parafrasi; più ditutto, confondere senza pregiudizi i livelli tra-dizionali (che in una bella canzone possa essercipiù verità poetica che in una grossa sinfonia nonè ancora accettato da tutti). Su questa via deiprogrammi “aperti” Kremer ha trovato consensie seguaci in vari artisti, ad esempio in MarthaArgerich o Viktoria Mullova; non si vuol far cre-dere che Piazzolla sia grande come Brahms, sem-plicemente s’intende proporre un “fare musica”come forma di vita, dove i momenti leggeri equelli profondi sono entrambi necessari e quasisi attirano a insaputa degli schemi culturali; piùche contaminare “alto” e “basso”, colto e popo-lare, avanguardia e tradizione, si tratta piutto-sto di accostare elementi in apparenza lontaniper amplificare orizzonti e scoprire nuovi rap-porti.

    Frutto e strumento di queste nuove tendenzeè la “Kremerata Baltica”, motto che sintetizzain due parole “Camerata”, “Kremer” e i PaesiBaltici di Estonia, Lettonia e Lituania: fondatanel 1997 nella cittadina austriaca di Locken-haus, riunisce 27 giovani musicisti provenientidalle tre nazioni suddette sotto la guida di Kre-

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  • mer direttore artistico; in tre lustri di vita, hafondato un nuovo tipo di repertorio di opere inu-suali, di trascrizioni di opere note, di pagine digiovani o sconosciuti compositori di quelle musi-calissime regioni del Nord europeo.

    L’argomento del programma di questa sera con-sidera come la musica ha attraversato con i suoimezzi le Stagioni dell’anno, con un riguardo par-ticolare per l’“Estate” e per le immortali “Sta-gioni” di Vivaldi come filo sottinteso. Si parteinfatti dal capostipite moderno di questo filone,con l’Estate dei Concerti delle Stagioni dall’op.8 di Antonio Vivaldi in una versione per vibra-fono e orchestra d’archi elaborata da AndreiPushkarev, uno dei più celebri vibrafonistiviventi; nato nel 1981 a Votkinsk, piccola cittànella regione degli Urali (dove il 25 aprile 1840era nato Čajkovskij), mentre studiava da auto-didatta si guadagnava da vivere suonando neinight-club, facendosi presto conoscere a Moscaspecialmente nel campo della musica elettro-nica; il vibrafono, con l’aureola del suo suonosfumato, e il respiro canoro del violino otten-gono una combinazione timbrica di nuova epungente attrattiva.

    Philip Glass, oggi settantaseienne, è compo-sitore prolifico in ogni genere strumentale evocale e vive la musica in una visuale globale;formatosi fra Baltimora e l’Università di Chi-cago, ha studiato alla Julliard School di NewYork, quindi ad Aspen con Darius Milhaud, poia Parigi con Nadia Boulanger, immergendosiinoltre per alcuni mesi nel mondo della musicaindiana con il virtuoso di sitar Ravi Shankar;rientrato a New York ha fondato il “Philip GlassEnsemble”, sette esecutori che fondono stru-menti tradizionali e live electronics; spesso col-legato con la corrente del “minimalismo”, nonne ama l’etichetta preferendo “musica con strut-ture ripetitive”, formata cioè di brevi frammentimelodici ripetuti che sembrano formare un

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  • impercettibile reticolo sonoro. Il Concerto n. 2“The American Four Seasons”, per violino, archie sintetizzatore elettronico, è stato composto nel-l’estate 2009 con l’idea di costituire un pendantalle “Stagioni” vivaldiane; ma senza citazioniprecise o vincoli descrittivi, lavorando su sug-gestioni più generali che mettono a riscontro ilfraseggio violinistico, con le sue allusioni clas-sicheggianti, con la persistente evidenza ritmica;invece della tradizionale cadenza, il solismosvettante s’incanala in una serie di pezzi per vio-lino solo con funzione preludiante o come songsintercalati ai movimenti principali; il Concertoè stato eseguito la prima volta a Toronto il 9dicembre 2009, solista il violinista RobertMcDuffie cui l’opera è dedicata.

    Avanti per archi è una raffinata pagina diVytautas Barkauskas, nato in Lituania nel1931 e per molti anni insegnante di composi-zione all’Accademia Lituana di Musica; laureatoin matematica, è stato influenzato dall’avan-guardia Anni 1960 di Penderecki, Lutosl/awskie Ligeti; ma senza particolari costrizioni, con-fessando di sentire la musica come fatto espres-sivo, naturale ed emozionale: come testimoniaquesto Avanti, con il suo tessuto omogeneo, lavo-rato tuttavia all’interno con fine sensibilità dichiaroscuri.

    Seguono a questo punto una serie di pagine sem-pre sul tema generale dell’Estate, ma tutte com-poste o trascritte espressamente per i concertidella Kremerata Baltica. Apre Leonid Desyat-nikov, uno dei più antichi collaboratori di Kre-mer come compositore e arrangiatore, nato nel1955 a Kharkiv in Ucraina, diplomato al Con-servatorio di Leningrado e autore di una quan-tità di lavori teatrali e strumentali. Lo cono-sciamo in due brani dal pannello L’Estate delle“Stagioni russe” composte intorno al 2000: ilLamento del cucù e Tolotnaya, che è un cantoper propiziare la fertilità della terra, due qua-

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  • dretti distinti da un senso della misura che rivelal’intensa esperienza di Desyatnikov compositoredi colonne sonore.

    Dawn da Sun tryptic, per violino, violoncelloe archi, è un singolare quartetto di DobrinkaTabakova, nata nel 1980 a Plovdiz in Bulga-ria, vincitrice di un Concorso a Vienna quandoaveva solo 14 anni e poi laureata in molte com-petizioni internazionali (un suo “canto di lode”fu eseguito nella cattedrale di San Paolo percelebrare il “Golden Jubilee” di Elisabetta IId’Inghilterra); Dawn, composto nel 2010, uni-sce a uno squisito istinto decorativo il dono diuna musicalità naturale e fluente.

    Ma ecco una scelta dalle Stagioni di Čajkov-skij, in origine dodici pezzi caratteristici per pia-noforte, uno per ogni mese dell’anno, scritti nel1875-76, un biennio cruciale nella sua carriera,subito prima della Quarta Sinfonia e dell’Euge-nio Onegin. Čajkovskij non era pianista profes-sionista e i suoi lavori per pianoforte sono irtidi difficoltà e acrobazie; ma non qui, dove le“Scene” di Schumann, dei fanciulli o del bosco,agiscono come modello affettuoso e incorag-giante assieme alla tenerezza del tono popolare.L’originale per pianoforte è passato al prismadella distribuzione strumentale di AlexanderMikailovic Raskatov, nato a Mosca nel 1953dove ha studiato al Conservatorio prima di tra-sferirsi in Germania e in Francia dopo la cadutadell’Unione Sovietica. Dei “mesi” di Čajkovskijascolteremo quelli appunto dedicati all’Estate:la Canzone dei falciatori (Luglio) incominciasolenne come l’inno di un coro, seguito da un’i-dea secondaria più rapida; poi la prima ideariprende il comando, ma in diminuendo, sem-pre più piano, come se il gruppo si allontanassefino a scomparire; veloce e sussurrato come unoscherzo di Mendelssohn è il principio di La messe(Agosto), seguito da un tema più cantabile eriposante, mentre La caccia (Settembre) è unvivace bozzetto percorso da squilli e fanfare di

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  • corni, con al centro un intermezzo dal tocco piùdelicato.

    Anche Georgs Pelecis, nato a Riga nel 1947e diplomato con Aram Khachaturjan al Con-servatorio di Mosca, unisce alla predilezione peril linguaggio diatonico il gusto per la timbricapiù raffinata, dove ancora una volta il connu-bio fra violino e vibrafono riesce agli esiti piùpoetici; va anche ricordato che Pelecis unisceall’esperienza musicale anche una formazione dimusicologo, con tesi su Johannes Ockeghem ePalestrina e intense frequentazioni con la musicadel Medioevo, del Rinascimento e dell’Etàbarocca. Ma non stilizza l’antico; il suo lin-guaggio unisce istinto e dottrina e non trascuraesplorazioni folcloriche e contatti moderni, finoad Arvo Pärt e Steve Reich. Flowering Jasmin(“Gelsomino in fiore”) per violino, vibrafono earchi, si svolge fra suoni isolati o vaganti, eufo-nici segmenti melodici che ogni tanto si viva-cizzano in frammenti che arieggiano il Medioevocon astuta semplicità.

    Il musicista argentino Astor Piazzolla, scom-parso a Buenos Aires nel 1992, è stata una per-sonalità fra le più spiccate e originali nellamusica della seconda metà del Novecento, dal-l’inizio degli Anni ’60 conosciuto in tutto ilmondo; il suo nome è legato sopra tutto al“nuovo tango” da lui creato, novità avversatadai puristi della celebre danza, e basata su unarricchimento dei moduli tradizionali attraversocontatti con il jazz, l’impiego di strumenti nonortodossi, echi di Bach e Bartók, assorbimentodelle audacie armoniche dell’avanguardia occi-dentale: un’ampiezza documentata da collabo-razioni con musicisti come Gerry Mulligan eMtislav Rostropovic, cantanti come le nostreAldini, Milva e Mina. Verano Porteño (“Estatedi Buenos Aires”) da “Le Quattro Stagioni aBuenos Aires” è costruito su un ritmo costantedi tango, sul quale s’innestano slanci melodicie ricordi vivaldiani che galleggiano in un flusso

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    continuo; brevi e capricciosi motivi, ripetuti eingranditi, dominano il campo, ma quasi dicolpo il quadro cambia per fare spazio a unasorta di andante dal canto struggente, quasi voceparlante; poi il movimento vorticoso della primaparte riprende con forza esaltante sfociando inun finale di trèpida eccitazione.

    Giorgio Pestelli

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    Kremerata Baltica

    Nel 1997, al Festival di Musica da Camera diLockenhaus si è assistito a una piccola rivolu-zione quando il violinista Gidon Kremer ha pre-sentato, oltre a molti celebri musicisti, una nuo-va orchestra: la Kremerata Baltica, composta da27 giovani talenti provenienti da Lettonia,Lituania ed Estonia, ha conquistato quel pub-blico raffinato, donando nuova linfa al Festivalgrazie alla sua esuberanza, energia e gioia disuonare.

    La Kremerata Baltica, progetto fondato su unavisione a lungo termine, è stato il regalo cheGidon Kremer ha voluto farsi in occasione delsuo cinquantesimo compleanno: un modo pertrasmettere la sua esperienza ai giovani colleghiprovenienti dall’area baltica, senza accettarecompromessi sui livelli qualitativi.

    Il gruppo di studenti, che ha beneficiato anchedella guida del direttore lituano Saulius Son-deckis, si è subito dimostrato un ensemble pro-fessionale di livello mondiale. Tra i celebri soli-sti con cui la Kremerata Baltica ha suonatocitiamo la soprano Jessye Norman, i pianistiMikhail Pletnev, Evgeny Kissin e Oleg Maisen-berg, i violinisti Thomas Zehetmair e VadimRepin e i violoncellisti Boris Pergamenshikov eYo-Yo Ma; ci sono state inoltre collaborazionicon direttori d’orchestra del calibro di Sir SimonRattle, Esa-Pekka Salonen, Christoph Eschen-bach, Kent Nagano, Heinz Holliger e VladimirAshkenazy.

    Elemento essenziale del carattere artistico del-l’ensemble è il suo approccio creativo alla pro-grammazione, che spesso va al di là delle ten-denze dominanti per dare spazio a numeroseprime esecuzioni di opere composte da autoricome Kancheli, Vasks, Desyatnikov e Raskatov.Nonostante Gidon Kremer rimanga saldamenteuna guida per l’orchestra, la Kremerata Balticasta sviluppando anche un’anima indipendente.

  • I figli della piccola rivoluzione messa in atto daGidon Kremer sono ormai diventati grandi, mahanno mantenuto un entusiasmo e una energiaadolescenziali.

    Per la fornitura del vibrafono si ringraziano:

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  • Gidon Kremer

    Fra tutti i più grandi violinisti del mondo GidonKremer ha probabilmente avuto la carrierameno convenzionale. Nato a Riga, in Lettonia,ha iniziato i suoi studi all’età di quattro annicon il padre e il nonno, entrambi musicisti.All’età di sette anni è entrato alla Scuola diMusica di Riga. A sedici anni ha ricevuto il PrimoPremio della Repubblica Lituana e due annidopo ha iniziato a studiare con David Oistrakhal Conservatorio di Mosca. Ha continuato a vin-cere premi prestigiosi incluso quello del Con-corso “Queen Elisabeth” e il primo premio ai Con-corsi Internazionali “Paganini” e “Čajkovskij”.

    Nel 1981 ha fondato il Festival di Locken-haus, che si svolge ogni estate in Austria. Nel1997 ha fondato l’orchestra da camera Kreme-rata Baltica con lo scopo di promuovere giovanimusicisti di talento provenienti dalla penisolabaltica. Da allora Gidon Kremer ha effettuatograndi tournée con l’Orchestra esibendosi inmolte delle più rinomate sale concertistiche eapparendo come ospite nell’ambito dei festivalpiù prestigiosi.

    Il repertorio di Gidon Kremer è eccezional-mente ampio; abbraccia le opere per violino clas-siche e romantiche così come la musica dei com-positori contemporanei. Si è impegnato nellavalorizzazione delle opere russe contemporaneee dei compositori dell’Est europeo eseguendonumerose nuove composizioni, molte delle qualidedicate a lui stesso. Ha collaborato con svariaticompositori tra cui Alfred Schnittke, Arvo Pärt,Giya Kancheli, Sofia Gubaidulina, Valentin Sil-vestrov, Luigi Nono, Aribert Reimann, PeterisVasks, John Adams e Astor Piazzolla.

    Protagonista di una poderosa discografia, èanche autore di tre libri pubblicati in Germaniache narrano la sua carriera artistica. Suona unviolino Nicola Amati del 1641.

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