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PRESS REVIEW LA SCIENZA A REGOLA D’ARTE LAIB AND BENCIVELLI IN CONVERSATION DATA 6.12.2017

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PRESS REVIEW

LA SCIENZA A REGOLA D’ARTE

LAIB AND BENCIVELLI IN CONVERSATION

DATA

6.12.2017

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appuntamenti Mercoledì 6 dicembre torna alLAC La Scienza a regola d'Arte. Sa-ranno l'artista Wolfgang Laib e ladottoressa e giornalista scientificaSilvia Bencivelli, i protagonisti diquesto secondo appuntamento delciclo di conversazioni sul tema delrapporto tra arte e scienza, ideato erealizzato da MASI e IBSA Founda-tion for scientific research. Ore18:15, LAC Lugano, HallEvento gratuito, aperto al pubblico.La conversazione si terrà in italianoe inglese, sarà disponibile una tradu-zione simultanea. Al termine seguiràun aperitivo.

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La scienza a regola d'arteAl Lac Silvia Bencivelli e Wolfgang LaibHanno entrambi studiato medicina an-che se poi si sono messi a fare qualcosad'altro: Wolfgang Laib l'artista, SilviaBencivelli la giornalista scientifica. Dueospiti perfetti, per discutere del rappor-to tra scienza e arte, quelli invitati dalMuseo d'arte della Svizzera italiana edalla Fondazione Ibsa per il secondoappuntamento con il ciclo `La scienza aregola d'arte' che si svolgerà nella Halldel Lac mercoledì prossimo, 6 dicem-bre, alle 18.15.Wolfgang Laib - le cui opere sono at-

tualmente esposte al livello -2 del Lac -ha sviluppato un particolare linguaggioartistico che, attraverso la spiritualitàorientale e l'utilizzo di materiali natu-rali come cera e latte, cerca di andare aldi là del corpo materiale studiato dallamedicina. Anche Silvia Bencivelli, sep-pur in altra maniera, è andata oltre laprofessione medica: come giornalista,conduttrice televisiva e radiofonica ol-tre che autrice di numerosi saggi (eadesso un romanzo), ha sempre cerca-to il dialogo tra scienza e società.

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I

mer 06.12.17

18:15 - 20:00

LAC - La Hall , Lugano

Conferenze

mer 06.12.17

18:15 - 20:00

LAC - La Hall , Lugano

Wolfgang Laib e Silvia Bencivelli in conversazioneLa Scienza a regola d'Arte

Il dialogo fra l'artista contemporaneo Wolfgang Laib e la dottoressa e giornalista scientifica Silvia Bencivelli è ilsecondo appuntamento di La Scienza a regola d’Arte , un ciclo di conversazioni fra esponenti del mondo scientificoe artistico ideato e realizzato dal Museo d’arte della Svizzera italiana e IBSA Foundation for scientific research .

Attraverso questa iniziativa il Museo e IBSA Foundation estendono il proprio ambito di interesse e diapprofondimento anche a temi apparentemente distanti dai loro mandati istituzionali, assecondando una realtà in

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cui la relazione fra arte, scienza, tecnologia e ricerca è ormai così stretta da risultare spesso inscindibile.

La conversazione sarà moderata da Marco Franciolli , direttore del MASI e curatore dell’esposizione dedicataall’artista tedesco

Al termine seguirà un aperitivo.

Maggiori informazioni

Informazioni extra

La conversazione si terra in italiano e in inglese, sarà disponibile una traduzione simultanea.

Relatori:

Wolfgang Laib

Nasce a Metzingen nel 1950. L’ambiente familiare colto e aperto gli permette sin da bambino di avvicinarsi all’arte.A partire dagli anni sessanta la famiglia compie numerosi viaggi in Europa in Asia: Laib visita musei, monumenti, sitiarcheologici e di pellegrinaggio e soprattutto entra in contatto con culture e stili di vita all’antitesi con quellioccidentali. Nel 1968, malgrado l’interesse che nutre per l’ambito artistico, intraprende gli studi in medicina. Altermine degli studi in medicina, scelse la carriera di artista.

Silvia Bencivelli

Laureata in medicina e chirurgia all' Università di Pisa nel 2002, nel 2004 ha ottenuto il Master in comunicazionedella scienza alla SISSA di Trieste. Oggi vive a Roma e fa la giornalista scientifica freelance, e collabora da più didieci anni con la Rai, radio e tv.

Immagine: MASILugano - Facebook

Promotori

Fondazione IBSA for scientific research

Via del Piano, 20

6915 Pambio - Noranco

www.fondazioneibsa.org

MASI-Museo d'Arte della Svizzera Italiana

via Canova 10

6900 Lugano

Tel. +41 (0)58 866 42 30

[email protected]

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Così l'arte e la musica accendono il cervelloNuove tecniche permettono di vedere e decifrare i processi creativi e i loro effettiIncontro oggi pomeriggio al LAC di Lugano con Wolfgang Laib e Silvia Bencivelli

PAGINA DI PAOLO ROSSI CASTELLI

Cosa succede nel cervello quandoguardiamo un'opera d'arte, o ascoltia-mo una musica? E cosa spinge un arti-sta a esprimere la sua visione del mon-do? Se ne parlerà oggi alle 18.15 nellaHall del LAC con l'artista tedesco Wolf-gang Laib e con la divulgatrice scientifi-ca Silvia Bencivelli. Modererà l'incon-tro Marco Franciolli, direttore del Mu-seo d'arte della Svizzera italiana. È,questo, il secondo appuntamento dellaserie La Scienza a regola d'Arte, orga-nizzata dalla Fondazione IB SA di Luga-no e dal MASI, che nelle settimanescorse aveva già visto riuniti l'artistaTony Cragg e il matematico PiergiorgioOdifreddi. L'ingresso è libero.

RICERCA

Subito si attiva

la corteccia

sopra gli occhiIII Che qualcosa di potente accada nel nostrocervello, se guardiamo un'opera d'arte, l'ave-vano già sperimentato i viaggiatori dell'Otto-

(Ideazione: Stefano Santarelli. Disegni Fabio Redaelli)

cento, come lo scrittore francese Stendhal,quando arrivavano a Firenze o a Roma, e -davanti a capolavori assoluti come i quadridi Botticelli o le statue di Michelangelo - ve-nivano colpiti da giramenti di testa, tachicar-dia, vertigini (è la sindrome che proprio daStendhal ha preso il nome). «Adesso i ricer-catori sono andati ben oltre, naturalmente -spiega Luca Ticini, docente di neuroscienzecognitive all'Università di Manchester (GranBretagna) -e hanno individuato diverse areecerebrali che sono coinvolte nell'apprezza-mento estetico e dunque entrano in funzio-ne anche di fronte a un'opera d'arte. Unadelle più importanti è la corteccia orbito-frontale mediale, che si trova più o meno so-pra gli occhi. Non per niente, le persone conun danno a questa zona del cervello non rie-scono più a percepire la bellezza».Questa «fotografia» in diretta di quello cheavviene nella nostra mente è diventata possi-bile, da qualche tempo, grazie alla risonanzamagnetica funzionale e ad altre apparecchia-ture sofisticate. Così è nata la Neuroestetica,cioè la neurobiologia dell'esperienza estetica,che sta cominciando a fornire i primi risultati,e anche qualche sorpresa.Si è scoperto, innanzitutto, che guardare unquadro o un affresco non è solo un atto este-tico (un atto simile, per esempio, a quello cheil nostro cervello compie quando siamo di

(Ideazione: Stefano Santarelli. Disegni Fabio Redaelli)

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fronte a un bel viso, o a un angolo di maresuggestivo). La percezione estetica di un'ope-ra d'arte, e la relativa attivazione di una o piùaree cerebrali, variano moltissimo da unapersona all'altra, e da un cervello all'altro (co-sì hanno «misurato» i ricercatori), perchévengono influenzate dal substrato culturaledi ogni singola persona, cioè da quello cheognuno di noi sa di quell'opera d'arte. E an-che il piacere estetico (il piacere vero, comequello che proviamo mangiando un cibobuono) viene potenziato da questo. «Un re-cente studio di Semir Zeki (il neurobiologobritannico che per primo ha coniato nel 1999il termine Neuro estetica, ndr) - dice Ticini -ha rivelato che basta aggiungere anche soloun'informazione, per esempio il fatto che undeterminato quadro è ospitato in una famosagalleria d'arte, per far aumentare la p ercezio -

L'INTERVISTA III MARCO FRANCIOLLI*

ne estetica e influenzare in modo significati-vo l'attività cerebrale collegata».Ma non è finita: gli studiosi, scrive la rivistaFrontiers in Human Neuroscience, hannoanche scoperto che possono accendersi ad-dirittura i motoneuroni (le cellule nervoseche gestiscono gli impulsi per i muscoli), seil quadro ha in sè un'idea di movimento, digestualità, come le tele tagliate da LucioFontana.D'altronde anche Eric Kandel, premio No-bel per la medicina, ha rivelato - nel suo li-bro Arte e Neuro scienze, appena pubblicatoda Raffaello Cortina Editore - quanto sonocomplessi e potenti i meccanismi cerebraliquando guardiamo le opere astratte (comele tele di Fontana): opere che costringono ilcervello a lavorare molto, per ricostruire unarealtà che non c'è...

«Ma la scienza condiziona il modo di dipingere e immaginare»Arte e Scienza:

non esistono pa-mole e concettipiù distanti. O,almeno, cosìsembra...«Sembra, appun-to, ma non è as-solutamente co-sì. Questi dueambiti si sono

contaminati per secoli, e continuanoa farlo. Non per niente, un genio asso-luto come Leonardo da Vinci era con-temporaneamente un artista meravi-glioso e un esperto di materie scienti-fiche (ingegnere e inventore, comesappiamo). La separazione fra Arte eScienza (un vero danno per il pensie-ro e la cultura, ma, alla fine, per la vitadi tutti...) è avvenuta solo a partire daldiciottesimo secolo, con l'Illumini-smo».Un esempio della contaminazione«concreta» fra questi due mondi?«Un primo esempio che mi viene inmente riguarda gli studi sull'ottica, apartire già dal Settecento. Lo sviluppodella camera obscura e l'interessesempre maggiore per i fenomeni dellavisione hanno condotto negli annitrenta dell'Ottocento alla scoperta del-la fotografia. Cavvento di questo nuo-vo mezzo per ritrarre la realtà ha rivo-luzionato anche il modo di intenderela pittura, ha trasformato il modo di"inquadrare" il mondo e ha rivelatoaspetti della realtà che hanno poi scar-

dinato alcune convenzioni iconografi-che. Per esempio, nella raffigurazionedel movimento dei cavalli (attraverso iceleberrimi studi sulla locomozioneanimale di Eadweard Muybridge), op-pure con la cosiddetta microfotogra-fia, che ha rivelato un universo di fii-me fino ad allora ignote, che hannoofferto nuovi spunti di ispirazione anumerosi artisti. Penso ad esempio aOdilon Redon, per citare un nome,che si è concentrato sulla ((Naturadell'Invisibile», come abbiamo illu-strato in una mostra dedicata a lui,qualche anno fa, al Museo cantonale.Anche l'evoluzione scientifica (o,meglio, tecnologica) dei colori hacondizionato i pittori...«Certamente. Pensiamo a quello cheè avvenuto dalla fine degli anni qua-ranta del secolo scorso in poi, quandole industrie sono riuscite a produrrenuovi colori sintetici, capaci di offrireinedite possibilità espressive. Neglianni sessanta, poi, l'arrivo di gelatineche potevano essere stese diretta-mente sulla tela, rendendola fotosen-sibile, ha consentito di sovrapporreimmagini fotografiche ai disegni. Etutto questo ha aperto le porte all'e-stro di Andy Warhol e di molti altri.Oppure si può citare David Simpson,l'artista americano che utilizza per lesue opere una pittura acrilica conproprietà interferenziali. Compostada titanio biossido con particelle dimica in sospensione, la pittura hadelle qualità di rifrazione particolari

L'ACARO DEL CAVALLO Fotografiadi Ernest Ravet (da « Odilon Redon.La Natura dell'Invisibile», Skira Edi-tore). Immagini di questo tipo, rea-lizzate verso la metà dell'Ottocentocon la tecnica della microfotografia,hanno aperto nuove fonti di ispira-zione a numerosi pittori.

che modificano la riflessione dellaluce e dunque rendono diversi i colo-ri, a seconda dell'angolo di visuale dalquale si osserva la superficie. In que-sto caso, ricerca chimica e artisticasono inscindibili».Ma, più in generale, la diversa ideadel mondo che le scoperte scientifi-che portano spesso con sé ha avutoun ruolo nell'ispirazione degli arti-sti?«Sì, con grande forza. Questo è palese

nelle rivoluzioni linguistiche dell'arteche hanno segnato l'inizio del '900.Le scoperte scientifiche e tecnologi-che hanno entusiasmato i pittori e ipoeti, e il Manifesto del Futurismo,pubblicato nel 1909, è un inno aicambiamenti radicali prodotti dalprogresso tecnologico e scientificonelle arti».Cosa si può fare per migliorare il dia-logo fra gli scienziati e gli artisti, riav-vicinandosi al modello-Leonardo?«Nel tempo si sono succeduti periodidurante i quali la dimensione umani-stica prevaleva su quella scientifica eviceversa. Indubbiamente nella no-stra realtà attuale a godere d i maggiorprestigio e attenzioni sono le discipli-ne scientifiche, mentre quelle umani-stiche sono poco considerate. Perso-nalmente ritengo che mai come oggi,con le sfide che caratterizzano la real-tà contemporanea, sia auspicabile ildialogo e lo scambio fra arte e scien-za. Non basta la scienza per allungar-ci la vita e darci il benessere... 1n real-tà la cultura scientifica e quella uma-nistica, artistica, sono inscindibili,anche se purtroppo nella formazionescolastica sono tuttora tenute separa-te. E mentre vedo in molti artisti l'in-teresse e il desideri() di accostarsi allericerche scientifiche, non mi sembra,purtroppo, che ci sia altrettanta cu-riosità e attenzione da parte degliscienziati verso l'arte».

.direttore del MASI

Museo d'arte della italiana

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Wolfgang LaibSilvia Bencivelli

$

QUESTA SERA

Laib e Bencivelli al LACIII Torna questa sera alle 18.15 nella Hall del LAC di Lugano «La Scienza a

regola d'Arte» un ciclo di conversazioni, ideato e realizzato da MASI e IBSA

Foundation. L'artista tedesco Wolfgang Laib - ospite al MASI di un'impor-

tante mostra monografica - e Silvia Bencivelli, divulgatrice scientifica si

confronteranno su tematiche legate alla loro formazione e professione. La

conversazione sarà moderata dal direttore del MASI Marco Franciolli.

Wolfgang LaibSilvia Bencivelli

o

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Dibattito al Lac tra la giornalista scientificaSilvia Bencivelli e l'artista Wolfgang Laib

Dialogo sui massimi sistemi

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Illustrazione artistica di un dato scientifico, il buco nero più distante KEYSTONEIllustrazione artistica di un dato scientifico, il buco nero più distante KEYSTONE

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di Ivo Silvestro

Da una parte la scienza,dall'altra l'arte, un po' comesopra un ring. Ne sono uscitealcune riflessioni interessanti,ma forse da incontri di questotipo ci si potrebbe aspettarealtro... Per riavvicinare dueuniversi storicamente distanti.La premessa era intrigante: mettere adiscutere di arte e scienza due personeaccomunate da un particolare biografi-co importante e a suo modo determi-nante: aver studiato medicina senzamai essere diventati medici ma, appun-to, qualcosa d'altro: Wolfgang Laib unartista, Silvia Bencivelli una giornalistascientifica.Tuttavia, se l'idea era sperare che la for-mazione medica potesse fare da terrenocomune per questo secondo incontrodella serie la scienza a regola d'arte' -organizzata dal Masi, il Museo d'artedella Svizzera italiana, e dalla IbsaFoundation for scientific research lecose non sono andate così. Perché se siaLaib sia Bencivelli hanno avvertito deilimiti in quello che stavano studiando(medicina, appunto), hanno risposto inmaniera molto diversa Da una parte, ilrifiuto dell'artista per una disciplinache si occupa unicamente del corpo ma-teriale; dall'altra la passione della co-municatrice per raccontare la scienza eportarla nella società.E forse è stato meglio così, perché ne ènato un vero dibattito in cui si sono con-frontati, senza sconti ma senza mai ec-cedere nei toni, due diversi punti di vi-sta: l'arte come reazione all'incapacitàdella scienza di cogliere l'essenziale e lascienza come cultura in grado di emo-zionare. Una situazione ben diversa dalprecedente incontro della serie, con loscultore Tony Cragg e il matematicoPiergiorgio Odifreddi, molto più diplo-matico.Il limite di simili contrasti è che inevita-bilmente il pubblico si cala nella forma

mentis della competizione sportiva, ti-fando per una delle due squadre e te-nendo il conto dei punti segnati oradall'una ora dall'altraE restando in questa forma mentis - oTrame; come dicono quelli che si occu-pano di comunicazione -, va detto chela partita migliore l'ha disputata SilviaBencivelli, anche perché giocava fuoricasa: non tanto perché si trovava nellahall di un museo d'arte che tra l'altroospita un'esposizione dell'avversario,ma perché l'arbitro (leggasi: il modera-tore) era il direttore di quel museo, Mar-co Franciolli, che per quanto correttoera comunque "di parte':

La scienza aggiunge ma non toglie

Ha giocato bene, Bencivelli, perché hamostrato una scienza che se da una par-te difende l'approccio riduzionista - «è ilmodo migliore che abbiamo per capirecome funzionano le cose» -e non esita acontrastare le pericolose credenze pseu-doscientifiche che ci circondano; dall'al-tra è anche una scienza che non si isoladalla società e soprattutto che non disde-gna quella dimensione estetica o spiri-tuale che invece Laib sembrava conside-rare appannaggio esclusivo dell'arte.Gli scienziati, ha spiegato Bencivelli,hanno infatti un forte senso estetico eattribuiscono grande valore alla bellez-za. Tanto che, quando qualche anno fasi era creduto di aver scoperto delle par-ticelle in grado di viaggiare più velocidella luce, il fisico Giorgio Parisi avevaliquidato l'ipotesi di questi neutrini su-perluminali con un deciso "no, sarebbetroppo inelegante" (e aveva ragione, vi-sto che poi si scoprì che c'era stato unerrore di misurazione).E poi c'è il bellissimo aneddoto del fisicostatunitense Richard Feynman, ricor-dato da Silvia Bencivelli e che vale lapena qui riprendere quasi integralmen-te. Un giorno un amico artista rinfacciòal Premio Nobel per la fisica di non esse-re in grado di vedere la bellezza di unfiore perché "voi scienziati lo scompo-

nete in tanti pezzi e diventa una cosasenza vita". E d'accordo, ribatté Feyn-man, uno scienziato potrebbe non avereun senso estetico raffinato come quellodi un artista, ma è comunque in gradodi apprezzare la bellezza di un fiore.Inoltre, aggiunse, "io vedo nel fiore mol-te cose che lui non riesce a vedere": labellezza della struttura cellulare del fio-re, dei suoi complessi meccanismi inter-ni. Poi, sapere che i colori dei fiori si sia-no evoluti per adescare gli insetti impol-linatori apre nuove prospettive ancora:significa che gli insetti vedono i colori,ma il senso estetico dell'uomo vale an-che per altre specie? Insomma, la cono-scenza scientifica dilata il senso di me-raviglia e di mistero: la scienza aggiun-ge, non toglie.E così, se si può concordare sul "falli-mento del materialismo" evocato a uncerto punto da Franciolli, pare ingene-roso addossarne la colpa alla scienza.

Tra completare e superare

Dal canto suo, Wolfgang Laib ha incar-nato un'arte che aspira ad andare oltrela scienza, il che non significa necessa-riamente contro la scienza. Il suo utiliz-zare materiali a loro modo primitivi enaturali - come cera, latte, riso e polline- così come il suo richiamarsi alla spiri-tualità orientale non vanno intesi comeun rifiuto della scienza e della tecnica«che hanno fatto grandi cose», ha rico-nosciuto senza problemi. Anche la suadecisione di non esercitare la professio-ne medica non va concepita come unacondanna della medicina occidentale -per quanto, in proposito, la sua rispostaa una domanda del pubblico sulla medi-cina naturale sia stata un po' ambiguaLa visione artistica di Laib, come detto,guarda oltre, con un atteggiamento an-che di apertura, integrando se il caso leinnovazioni tecniche e i suggerimentiche provengono dalla ricerca scientifi-ca. Resta da capire se è un andare oltreche completa, in una situazione di pari-tà, il sapere scientifico o se al contrario è

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un andare oltre che porrebbe l'arte al disopra della scienza Ma forse è stato me-glio lasciare aperta la questione.Si diceva che, nella metafora della com-petizione sportiva, a giocare meglio èstata la scienza. Ma alla fine l'incontro èfinito in parità. O forse hanno perso en-trambe, sia l'arte sia la scienza che sa-rebbe bello, nel prossimo incontro, ve-dere non sfidarsi, ma costruire qualcosainsieme.