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    Bonaiuto Lorini(1540 - 1611)

    Le fortificazioniLe fortificazioniLe fortificazioniLe fortificazioni(((( ))))1609160916091609

    Dialogo tra un Conte e l'Autore(Il "Conte" probabilmente Nestore Martinengo di Barco)

    Palmanova, Abraham Saur: Theatrum Urbium. Warhafftige Contrafeytung/ und Summarische Beschreibung/fast aller vornemen und namhafftigen Sttten/ Schlssern und Klster ..., Frankfurt : Richter, 1610

    excerptum da Luigi Arminio Carrer, in

    Arte Militare da vari autori,Venezia, Co' Tipi del Gondoliere, 1840

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    LORINI, Bonaiuto (Firenze ca 1537/1547 - Venezia ca 1611)Ingegnere granducale, fu al servizio spagnolo nelle Fiandre (568-72) esegu i lavori alla cittadella di Anversa diretti da Paciotto e poi

    da Bartolomeo Campi. Tornato in Italia, lavor in Toscana e nelle fortezze veneziane, in Terraferma, Istria (Cittanova), Corf eDalmazia (Arbe e Zara). Nel 1587-88 realizz inoltre il collegamento tra l'Adige e il fossato di Legnago e nel 1592 collabor cinGiulio Savorgnan e Mario Martinengo alla progettazione della nuova fortezza di Palmanova, dove lavor sino al 1594. Nelmaggio 1597, per incarico del granduca, ispezion la nuova fortezza di Livorno. F. Malacrida e B. Lorini, Due pareri sulle

    fortificazioni di Udine e Palma nel secolo XVI, a cura di S. Beretta-Manin - G.L. Manin, Udine 1868. DBILXVI [G. Doti].

    Delle Fortificationi di Bonaiuto Lorini, libri cinque. Ne' quali si mostra con le pi facili regole la Scienza con la Pratica, di fortificarele citt, & altri luoghi sopra diversi siti; con tutti gli avvertimenti che per tale intelligenza possano occorrere. Nuovamente dati inluce [ristampate con aggiunta. [dedicato ai principi italiani]. In Vinegia, appresso Gio. Antonio Rampanzetto, 1596, in-folio,tavv. [BNCF - Palatino 11. 3 .7. 37] 1597. [. Secondo Ayala, p. 104, la prima edizione, rarissima, del 1592]. Trad. tedesca,Francoforte, Theodor de Brys, 1607.

    Le fortificazioni nuovamente ristampate, corrette & ampliate con tutto quello che mancava per la loro compita perfettione conl'aggiunta del sesto libro [dedicato al granduca Cosimo I]. In Venetia, presso Francesco Rampazetto, 1609, in-folio, ritr., ill., indue versioni, una dedicata "alli Serenissimi Principi d'Italia", l'altra "alla Illustrissima Signoria di Venezia". [Catalogo Floncel I,p. 119, N. 1413. BNCF - Magl. 1. 4. 157]. Trad. tedesca a Oppenheim 1616 e 1620.

    Lorini, Buonaiuto (Bonaiuto)

    Dizionario Biografico degli Italiani - G. DotiLORINI, Buonaiuto (Bonaiuto). - Non si conosce con esattezza l'anno di nascita di questo ingegnere militare nato aFirenze, da nobile e illustre famiglia, tra il 1537 e il 1538 (Writing on architecture() o, come sembra pi plausibile, pocodopo il 1540 (Promis).La notizia di una sua consulenza sulle difese dell'isola d'Elba, offerta a Cosimo I nel 1547 (Lombardi), che farebberetrodatare la data di nascita di parecchi anni, non ha trovato riscontri ed stata giudicata dalla maggioranza degli studiosidel tutto infondata. Opinabile sembra poi essere l'et del L. inserita a mo' di epigrafe nella cornice che circonda il ritrattodell'autore nelle due edizioni del suo trattato sulle fortificazioni ("Buonaiuto Lorini nobile fiorentino aetatis suae anno L"nell'edizione del 1597 e "anno LX" in quella del 1609): la prima indicazione farebbe individuare l'anno di nascita nel

    1547; la seconda, nel 1549. I due dati, oltre a non coincidere del tutto, sembrerebbero essere smentiti dalle notizie fornitedallo stesso L.: nella prima edizione (nella dedica e nel proemio) ribadisce che la materia trattata frutto di trent'anni diattivit di cui gli ultimi sedici al servizio di Venezia; nella seconda sostiene invece che sono quaranta gli anni diesperienze consumate direttamente sul campo, di cui trenta trascorsi al servizio della Serenissima. Nel proemio del 1609precisa poi di essere stato introdotto alla professione a ventidue anni, il che farebbe desumere ancora due date di nascitadiverse, il 1545 o il 1547. Il problema dunque lontano dall'essere risolto, anche perch l'et citata dal L. quale iniziodella propria attivit (ventidue anni) potrebbe indicare pi plausibilmente il momento di inizio della formazione e nonquello di avvio della professione vera e propria, con la possibilit che, prevedendo un tirocinio di almeno due o tre anni, siarrivi a collocare la data di nascita al 1542 o al massimo al 1544 (cfr. Promis, p. 638 n. 1).Il L. inizi la sua attivit di "inzegnero" all'et di ventidue anni, entrando a far parte della cerchia di tecnici al soldo diCosimo I de' Medici, cui spett il merito di averlo introdotto nella bottega di Bernardo Buontalenti (Galluzzi).La frequentazione del maestro, tra i maggiori architetti militari al servizio del granduca, e lo studio attento dei suoi lavori

    lasciarono ampie tracce negli schemi urbani del L.: dalla forma del circuito bastionato, alla disposizione dei cavalierilungo le cortine murarie; dal tracciamento della rete viaria interna, alla disposizione delle piazze di servizio alla gola deibastioni e dei cavalieri del fronte di terra; dalla frequenza variabile del numero di assi stradali, spostandosi dal centrodella citt fortezza verso il perimetro, al rapporto tra strade radiali, porte urbane e bastioni.Tra il 1568 e il 1572 fu nell'esercito cattolico stanziato da Filippo II nelle Fiandre per reprimere il movimentoindipendentista protestante. Fu in quella circostanza che ebbe modo di arricchire le proprie conoscenze in materia diarchitettura della fortificazione, con l'osservazione diretta e lo studio di diversi progetti in corso di realizzazione per lo pisu disegni di architetti italiani. il caso, per esempio, della costruzione della discussa cittadella di Anversa, cominciatanell'ottobre del 1567 seguendo scrupolosamente le prescrizioni di Francesco Paciotto, sostituito nel 1569 da BartolomeoCampi, nuovo direttore dei lavori nonch soprintendente alle fortezze nei Paesi Bassi (Fara, 1993).Negli anni immediatamente successivi al ritorno in Italia, il L. oper a Firenze e soprattutto nei territori della Repubblicaveneta, dove era stata avviata dalla met del Cinquecento una massiccia opera di adeguamento e trasformazione delle piazzeforti, per lo pi sotto la direzione di ingegneri esterni, molti dei quali provenienti dal Granducato di Toscana(Promis). Le prime notizie certe riguardanti la presenza del L. a Venezia sono databili al 1579, anno in cui entr incontatto con i maggiori responsabili della Repubblica in materia di fortificazioni, tra cui il soprintendente alle fortezzeGiulio Savorgnan e Sforza Pallavicino, capitano generale delle milizie in Terraferma sin dal 1559. Il 7 febbr. 1581 il L.

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    present una "supplica" al Senato chiedendo di essere assunto come ingegnere della Repubblica e il 21 ottobresuccessivo, grazie all'appoggio di Savorgnan e Pallavicino, fu emanato il decreto di assunzione (Hale; Marchesi; Manno).Nel 1582 ottenne i primi incarichi come direttore dei lavori negli interventi di adeguamento e ristrutturazione di alcunefortezze dislocate tra la Terraferma e le isole della costa dalmata, che costituiva il fronte veneziano pi esposto alleavanzate dei Turchi. Prove documentarie attestano la sua presenza a Cittanova d'Istria, l'odierna Novigrad (in questacircostanza stese una relazione: Manno) e nel cantiere di Possederia (Biral - Morachiello). Nel triennio 1583-86 il L.soggiorn a Corf, inviatovi dalla Repubblica di Venezia per affiancare il soprintendente Savorgnan, responsabile delle

    piazzeforti nei possedimenti veneti del Mediterraneo, come Cipro, Creta e, appunto, Corf che dal 1386 costituiva uno deipi importanti baluardi a difesa del "Mare veneziano".Nel biennio 1587-89, forte delle sua esperienza e delle sue competenze in materia di ingegneria idraulica, il L. si rec aLegnago per realizzare il collegamento tra l'Adige e il fossato della piazzaforte, la cui ristrutturazione era stata avviata nel1525, secondo le concezioni urbanistiche dell'allora capitano generale della Repubblica di Venezia, Francesco Maria IDella Rovere.Tra il 1587 e il 1588 (Manno) o nel biennio 1588-89 (Biral - Morachiello) il L. fu nuovamente impiegato in Dalmazia, persovrintendere ai lavori di adeguamento delle fortificazioni di Arbe (l'odierna Rab) e, pi in particolare, delle difese diZara dove, oltre a occuparsi del restauro di alcune caserme della fortezza, cur la sistemazione dei fondali e lafortificazione del porto, "che cinse di muri fondati in casse di sua invenzione" (Promis, p. 640). Intervenne, con ogniprobabilit, anche nella cittadella, realizzando una serie di opere in terra, pi economiche e sicure rispetto a quelle inmuratura, scavate in massima parte nella viva roccia.La prima opera che lo impegn in forma continuativa fu la realizzazione, nel 1590 e sotto la supervisione di SforzaPallavicino, del nuovo circuito delle mura di Bergamo, di cui il L. potrebbe avere curato non solo l'esecuzione ma glistessi sviluppi progettuali (Salvioni).A partire dal 1591 fu coinvolto nella realizzazione del circuito difensivo della fortezza di Brescia la cui ristrutturazione,avviata negli anni Venti del secolo, aveva finalmente trovato un orientamento definitivo nel progetto redatto da GiulioSavorgnan tra il 1587 e il 1588.Costretto a lasciare il cantiere subito dopo l'avvio dei lavori, per effettuare una serie di sopralluoghi nei domini "da Mar"della Repubblica veneta, Savorgnan decise di affidare la direzione dei lavori al nipote, Mario, e al L. (Maggiorotti).L'opera eseguita fu essenzialmente un basso muro di controscarpa difeso da un fossato che correva lungo due dei cinquefronti della cortina muraria. La scarsa altezza della difesa permetteva alle artiglierie, posizionate sulla sommit del monte,di controllare l'intero declivio che in questa fase fu spianato ricorrendo all'asportazione di tutte le rocce sporgenti e al

    riempimento delle parti cave, cos da consentire ai difensori la maggiore visibilit possibile del territorio circostante(Promis). Nel 1591 i provveditori alle Fortezze richiesero sia al L. sia all'architetto Francesco Malacrida, uno dei maggioriesperti di tecniche militari dell'epoca, una relazione tecnica dettagliata ai fini di una prosecuzione dei lavori. Tra le dueproposte fu scelta quella del L. che garantiva, pur con qualche miglioria, di procedere in perfetta coerenza e continuitcon gli assunti progettuali di Savorgnan.Pur rispettando un impianto progettuale non suo, il L. riusc a porre in essere le sue teorie, garantendo quei miglioramentilegati all'evoluzione formale delle fronti difensive e alla valutazione aggiornata delle dimensioni e delle caratteristichecostruttive delle cortine che contraddistinsero l'opera di adeguamento e ristrutturazione dei circuiti difensivi intrapresa,nella seconda met del Cinquecento, in molti centri dello spazio euromediterraneo. Nel complesso dell'opera loriniana, ledifese di Brescia sono, come stato pi volte sottolineato, l'unico intervento del tutto rispondente alle teorie enunciate neltrattato sulle fortificazioni. Per tale ragione, il ruolo del L. in questa circostanza sarebbe stato di gran lunga pi importantedi quello generalmente riconosciuto a un semplice esecutore o a un direttore dei lavori (Manno).

    Nel 1592, in collaborazione con Giulio Savorgnan e Antonio Martinengo, il L. collabor alla progettazione della cittmilitare di Palmanova (nel territorio di Udine), eretta dalla Repubblica di Venezia, a partire dal 1593, contro Turchi eImperiali. Impiantata su un sito attentamente selezionato dai provveditori alle Fortezze su indicazione degli stessiarchitetti, Palma concluder, insieme con la citt olandese di Coevorden (1597), "la parabola cinquecentesca delle cittmilitari di nuova fondazione" (Fara, 1993, p. 76).La citt fortezza, dichiarata nel 1960 monumento nazionale, a pianta stellare, circondata da un circuito bastionato dinove lati, con una grande piazza centrale esagona, dai cui lati hanno inizio strade radiali che conducono a tre porte urbanee a tre bastioni, e un profondo fossato al quale fu aggiunta, nel Seicento, una seconda cerchia esterna. Nel progettooriginario le porte erano collocate in prossimit dei bastioni, ma successivamente, per ragioni prettamente militari, sidecise di spostarle al centro delle cortine. Diverse soluzioni progettuali - tra cui, per citare le pi importanti, i cavalieriposizionati presso gli angoli o la predisposizione, in otto dei nove bastioni, di due piazze per l'artiglieria - sono tipichedella fortificazione del L. che in questa impresa, quindi, dovette svolgere un ruolo importante, come testimoniato, per

    altro verso, da numerose "scritture" autografe, datate tra il 1592 e il 1594, aventi per oggetto la costruzione della fortezza.Indirizzati alle magistrature della Repubblica, questi scritti sono oggi custoditi presso l'Archivio di Stato, la Bibliotecanazionale Marciana e la Biblioteca del Civico Museo Correr di Venezia (Olivato; Ghironi - Manno).Nel 1594, forse in dissenso con le scelte e gli orientamenti ufficiali per Palma, il L. raggiungeva Venezia abbandonandosenza alcun permesso il cantiere e provocando, con ci, la reazione risentita del provveditore Marcantonio Barbaro che,

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    con apposita istanza inoltrata alla Signoria, ne avrebbe ottenuto l'allontanamento. Il L., tuttavia, con diverse lettere inviateda Venezia, continu a rilasciare pareri e a fornire la sua consulenza in merito al cantiere dove, nel 1595, fece ritorno pereffettuare un sopralluogo. Nel maggio del 1597 torn a Firenze dove ottenne dal granduca l'incarico di compiere una visita ispettiva presso lafortezza nuova di Livorno e descriverne lo stato in un'accurata relazione. Nel novembre successivo era nuovamente aVenezia, forse per essere presente all'uscita, per i tipi di Giovanni Antonio Rampazzetto, della prima edizione del suotrattato in cinque libri sulle fortificazioni (Delle fortificazioni( libri cinque(, Venetia 1597).

    Anticipato, l'anno precedente, da una tiratura di sole quindici copie a stampa (Jordan; Writing on architecture(), inviate,con apposite dediche, a governanti e membri delle maggiori famiglie educati allo spirito dell'umanesimo, tra cuiFerdinando I de' Medici (Poggiali), Alfonso II d'Este (Riccardi) e Vincenzo Gonzaga (Cockle), il trattato ebbe unanotevole diffusione, tanto che nel 1607 fu tradotto in lingua tedesca e stampato a Francoforte da Theodor de Brys. Nel1609 Rampazzetto stamp la seconda edizione, pi ampia della precedente per l'aggiunta di un sesto libro dedicato algranduca Cosimo II (Le fortificazioni( nuovamente ristampate corrette e ampliate di tutto quello che mancava per la lorocompita perfettionecon l'aggiunta del sesto libro, Venetia 1609). L'importanza di questo nuovo volume da riferire nontanto alle note teoriche preliminari sui sistemi difensivi quanto all'illustrazione, da parte del L., dei principi metodologicialla base delle operazioni di rilievo dei luoghi condotte con criteri scientifici. Conservata in due versioni, una dedicata"alli Serenissimi Principi d'Italia" e l'altra "alla Illustrissima Signoria di Venezia", questa edizione fu tradotta in linguatedesca e stampata a Oppenheim, una prima volta, nel 1616 e, una seconda, nel 1620.Per l'attivit teorica del L. si rimanda a F. Malacrida - B. Lorini, Due pareri sulle fortificazioni di Udine e Palma nel

    secolo XVI, a cura di S. Beretta-Manin - G.L. Manin, Udine 1868.Il 6 nov. 1599 il L. era di nuovo a Palmanova, questa volta in veste di ingegnere addetto al cantiere (Ghironi - Manno);ma l'attivit al servizio dei Veneziani non gli imped di tenere ben saldi i suoi legami con il Granducato di Toscana cometestimonia l'incarico, ottenuto nel 1603, della realizzazione del "modello per l'arsenale e ponte a mare di Pisa" (Promis, p.647).Divenuto primo ingegnere della Serenissima, negli ultimi anni della sua vita effettu diversi sopralluoghi in qualit disupervisore nell'opera di adeguamento delle fortificazioni veneziane, tra cui quelle di Crema e "Orci Nuovi" (Orzinuovi),citate nel suo trattato (libro VI, c. 291), o quelle del Polesine, che ispezion nel 1606 (Promis).Le ultime notizie relative alla sua attivit risalgono al 1611, allorquando fu interpellato da Cosimo II perch esaminasseun progetto per un nuovo molo a Livorno, redatto dall'ingegnere Claudio Cogorano. Nel corso della sua vita professionale il L. ampli la sua attivit di ingegnere militare occupandosi di sistemazioni

    idrauliche, come testimoniano sia le due consulenze in merito al riassetto dell'area di Rialto, del 1587, e alla costruzionedel canale di collegamento tra l'Adige e la fortezza di Legnago, del 1588, sia la nomina a membro della commissionetecnica incaricata di vagliare le condizioni di fattibilit di una possibile deviazione del corso del Po (Manno).Fu anche un abile inventore sia di macchine per scavare canali e buche, per realizzare i terrapieni delle fortezze o perfrantumare le pietre, sia di casseformi speciali con cui fondare le murature, come quelle impiegate nel cantiere del portodi Zara descritte nel trattato a cc. 188 e 191.Il L. il perfetto esponente di quegli "inzenieri" militari ai quali, nella seconda met del Cinquecento, fu affidata laresponsabilit di tradurre, sul piano concreto delle scelte operative, gli schemi delineati, con finalit tutte strategiche, dasovrintendenti e provveditori. A differenza di questi ultimi, preoccupati essenzialmente della rilevanza politico-militaredella macchina territoriale, gli ingegneri come il L. furono essenzialmente dei tecnici, con chiare e distinte competenzeprofessionali. Nello scorcio del XVI secolo la sua opera non solo rifletteva la separazione sempre pi netta tra architetturamilitare e architettura civile, ma testimoniava lo iato, foriero di conflitti e momenti critici, tra attivit direzionale e di

    coordinamento, propria degli alti funzionari, e attivit operativa degli ingegneri.Il L. mor probabilmente a Venezia nel 1611.

    Fonti e Bibl.: I.R. Galluzzi,Istoria del Granducato di Toscana sotto il governo della casa Medici, III, Firenze 1781, p.291; L. Lombardi, Memorie antiche e moderne dell'Isola d'Elba, Firenze 1791, p. 106; L. Marini, Biblioteca istorico-critica di fortificazione permanente( (1810), Bologna 1971, pp. 40 s.; G. Poggiali, Serie de' testi di lingua stampati, che sicitano nel vocabolario degli Accademici della Crusca(, Livorno 1813, pp. 271 s.; A. Salvioni, Origine delle antiche enuove fortificazioni di Bergamo, Bergamo 1829, pp. 13, 17; L. Carrer, Arte militare(, Venezia 1840, pp. 117-163; M.Gualandi, Memorie originali italiane riguardanti le belle arti, III, Bologna 1842, pp. 114-117; P. Riccardi, Bibliotecamatematica italiana dalla origine della stampa ai primi anni del secolo XIX, I, Modena 1870, pp. 52-54; C. Promis,

    Biografie d'ingegneri militari italiani dal sec. XIV alla met del XVIII, Torino 1874, pp. 638-652; M.J.D. Cockle, Abibliography of military books up to 1642( (1900), London 1978, pp. 204 s.; E. Rocchi,Le fonti storiche dell'architetturamilitare, Roma 1908, pp. 309 s.; L.A. Maggiorotti, L'opera del genio italiano all'estero.Gli architetti militari, II, Roma1936, p. 190; III, ibid. 1939, p. 433; H. De La Croix, Military architecture and the radial city plan in sixteenth century

    Italy, in The Art Bulletin, XLII (1960), 4, pp. 268, 281 n. 73, 282 n. 79, 284 n. 92, 285 e n. 99, 290 n. 119; Id., Theliterature on fortification in Renaissance Italy, Chicago 1960, p. 43; F. Bonati Savorgnan, Palmanova e il suo ideatore:Giulio Savorgnan, in Memorie storiche forogiuliesi, XLVI (1965), pp. 182, 190; H. De La Croix, Palmanova: a study in

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    sixteenth century urbanism, in Saggi e memorie di storia dell'arte, 1966, n. 5, pp. 27-33, 35-41, 177; J.R. Hale, The firstfifty years of a Venetian magistracy: the Provveditori alle Fortezze, inRenaissance. Studies in honor of Hans Baron, acura di A. Molho - J.A. Tedeschi, Firenze 1971, p. 524; H. De La Croix, Military considerations in city planning:

    fortifications, New York 1972, pp. 51 s., 118 n. 60; L. Olivato, Contributo alla genesi progettuale di Palmanova: il ruolodi Giulio Savorgnan, in Memorie storiche forogiuliesi, LVI (1976), pp. 97-104, 108-110; P. Marchesi, Fortezzeveneziane, 1508-1797, Milano 1984, pp. 213 s.; A. Manno, B. L. e la scienza delle fortificazioni, inArchitettura. Storia edocumenti, 1985, n. 2, pp. 39 s.; A. Biral - P. Morachiello, Immagini dell'ingegnere tra Quattro e Settecento, Milano

    1985, pp. 40-45, 153-156; P. Morachiello, Da L. a de Ville: per una scienza e per uno statuto dell'ingegnere, in L'architettura militare veneta del Cinquecento, Milano 1988, pp. 45-47; A. Fara, Il sistema e la citt: architetturafortificata nell'Europa moderna dai trattati alle realizzazioni 1464-1794, Genova 1989, pp. 111 s., 161 s., 174 s.; Id.,Lacitt da guerra, Torino 1993, pp. 74, 76-78, 86; S. Ghironi - A. Manno,Palmanova. Storia, progetti e cartografia urbana(1593-1866) (catal.), Padova 1993, pp. 17 s., 20 s., 25-29, 35-39, 52-56; nn. 43, 47, 75, 94, 97-100, 105, 112; schede 1, 5,13, 35, 40; P. La Penna,La fortezza e la citt: B. L., Giulio Savorgnan e Marcantonio Martinengo a Palma (1592-1600) ,Firenze 1997, pp. 5 s.; Writing on architecture, civil and military c. 1460 to 1640, a cura di J. Bury - P. Breman, 't Goy-Houten 2000, p. 62; M. Canino,La libreria ducale di Casteldurante da Federico Commandino a Bonaiuto L.: geometria,matematica e scienza della misurazione nel Rinascimento italiano, in I Della Rovere nell'Italia delle corti. Atti delconvegno(, Urbania( 1999, a cura di B. Cleri et al., III, Urbino 2002, pp. 144, 161-172; M. D'Ayala, Diz. militare

    francese-italiano, Torino 1853, pp. 104 s.; K. Jordan,Bibliographie zur Geschichte des Festungsbaues von den Anfngenbis 1914, Marburg 2003, pp. 157 s.;Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", C. Argegni, Condottieri(, II, pp. 107 s.G. Doti

    Esempi di ridotte e fortini quadrilateri a bastioni, mezzi bastioni e a tenaglia: Lorini B., Le fortificationi di Bonaiuto Lorini,

    nobile fiorentino, Venezia 1609.

    da Roberto Sconfienza,FORTIFICAZIONI CAMPALI NEL XVIII SECOLO. CONTESTI CULTURALI

    E CONFRONTI PER I TRINCERAMENTI DELLASSIETTA in Armi Antiche. Bollettino

    dellAccademia di San Marciano - Torino, 1996 (1999), pp. 93-123http://www.archeofortificazioni.org/FigTRINC.htm

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    Martinengo, Nestore

    Dizionario Biografico degli Italiani - G. BenzoniMARTINENGO, Nestore. Nacque con tutta probabilit a Brescia intorno al 1547-48, ultimogenito di Alessandro di Gianmaria, delramo dei conti Martinengo di Barco, e di Laura di Graziolo Gavardo, la cui dote era consistita nello stabile di Villanova.

    Il padre, gi capitano in Fiandra e cultore del mondo classico, utilizzato per lonomastica della prole, fece testamento il 13 marzo1550 e mor prima del 6 agosto. Dal matrimonio con Laura erano nati, prima del M., Ortensia (sposa, nel 1561, di Ercole Salis Soglia,colonnello dellesercito imperiale a Rastadt); Ulisse (1545 - circa 1570), che fu esule per motivi di fede, abbracci il calvinismoinsieme con la madre e divenne pastore in Valtellina, esercitando soprattutto a Morbegno (A. Olivieri, Ulisse Martinengo, Brescia e lareligio Helvetica (1572-1574), in Riformatori bresciani del500. Indagini, a cura di R.A. Lorenzi, Brescia 2006, pp. 169-187);Aiace; Achille; Ascanio, nato nel 1541, da distinguere dallomonimo del ramo Cesaresco (1555-83), che ospit B. Arnigio, furappresentato da costui nella terza delle Veglie (Brescia 1577), fu abate di Leno nel 1567 e fondatore, nel 1573, a PadovadellAccademia degli Animosi. Invece, lAscanio fratello del M. indoss, nel 1557, labito dei canonici lateranensi in S. Afra diBrescia e si distinse come religioso colto, predicatore elogiato dal futuro vescovo di Chioggia Gabriele Fiamma, autore di Praeludiain Sacram Scripturam, rimasti inediti, di Glossae in Genesim (Padova 1597), accreditato agiografo locale con le Vitede ss. Faustino e Giovita, di s. Affra e daltri santi bresciani (Brescia 1602). Nel 1585 fu nominato visitatore della suaCongregazione e, nel 1591, fu eletto generale. Mor non, come si riporta, nel 1600, ma dopo il 1 giugno 1602.Quanto al M., opt per la milizia. Nel 1567-69 fu a Creta, al seguito di Girolamo Martinengo di Padernello, cooperando con lui a

    lavori di fortificazione. Rimpatriato, il 15 marzo 1570 salp, sempre al seguito del congiunto, alla volta di Cipro, dove sbarc il 2maggio con un contingente ridotto dalle vicissitudini del viaggio e dalla febbre, di cui anche Girolamo era stato vittima durante lanavigazione.Tra i difensori di Famagosta (tra i quali si distinse Ercole Martinengo da Barco, gi architetto militare proprio a Cipro e in particolarea Famagosta), sempre pi attanagliata, dopo la caduta di Nicosia, dallassedio ottomano, nellaprile 1571 il M. pass al comando dellasua compagnia. Diresse, altres, lo scavo duna galleria per intercettare quella fatta dal Turco per far saltare le mura. Ferito due volte,il 29 giugno e il 9 luglio, non desistette dal battersi. Il 5 agosto fu latore della lettera di Marcantonio Bragadin a Mustaf Lal, pascidi Damasco, dove dopo 11 mesi dassedio costati agli Ottomani 50.000 uomini i Veneziani chiedevano una resa con garanzie. Ilcomandante turco rispose con toni tranquillizzanti, sicch in serata Bragadin gli si consegn fiducioso, ma il vincitore reag con unbrusco voltafaccia per vendicare una cinquantina di prigionieri turchi che Bragadin, il giorno prima della resa, aveva fatto trucidare.La fine del patrizio veneziano fu atroce e con lui perirono pure Astorre Baglioni e Luigi Martinengo delle Palle; i circa 700 superstitidel sanguinoso assedio furono destinati a spietata schiavit e poi inviati a Costantinopoli il 22 settembre. Per cinque giorni il M. sinascose in una casa di famagostani; quindi, raccomandato da un greco suo amico, si consegn come schiavo personale riscattabile

    con 500 zecchini a un sangiacco del Bei. A Costantinopoli anche grazie ai denari fatti avere al sangiacco da un medico bresciano(forse un rinnegato col esercitante) il M. godette duna certa libert di movimento, grazie alla quale, in modo ingegnoso, potveleggiare fino a Tripoli di Siria. Qui con laiuto del console francese simbarc per Creta, dove lo accolse calorosamente ilcomandante delle milizie Latino Orsini, e il 3 dic. 1571 sbarc a Venezia, come racconta il nunzio G.A. Facchinetti (futuro InnocenzoIX), esponendo le traversie del M. pi chiaramente di quanto egli stesso avrebbe fatto.Dellassedio di Famagosta, il M. rese una lunghissima Relatione, che sia nel 1571 sia nel corso dellanno seguente fu stampata pivolte in pi luoghi (Brescia, Milano, Fano, poi Verona, Venezia) ed ebbe traduzioni in tedesco (Augusta 1572) e in francese (Parigi1572, opera questa di Franois de Belleforest), divenendo uno dei testi di pi intensa circolazione sulla guerra contro il Turco ancorain corso. Sempre del M. una breve Agionta rimasta manoscritta alla Relatione, ove rapidamente rifletteva sulle caratteristichedellesercito del Turco, connotato da obbedienza, parsimonia, capacit di sopportare disagi e privazioni e assenza del timore dellamorte, in quanto quella ottenuta in battaglia era ritenuta meritoria. A fronteggiare un tanto esercito cos motivato era necessaria, da parte della Cristianit, una milizia non mercenaria, strutturata senza i vincoli che limitassero i comandi e lazione del principeereditario, pronta a obbedire a un principe nuovo.

    Il M. era assente da Brescia quando, il 13 ott. 1572, il fratello Achille vendette anche a suo nome dei beni, a Villanova, al conteLeopardo Martinengo; risulta, invece, essere in citt il 15 nov. 1578 e, ancora, il 6 maggio 1591 e il 16 apr. 1592, in concomitanza conla stipula di alcuni accordi patrimoniali. Comunque a parte qualche puntata intermittente il grosso del suo tempo limpieg, nonsenza discapito dei suoi interessi privati (quali la lite per un possesso dacqua, nella quale prevaric il conte Ettore Martinengo), alservizio della Serenissima. Per tre anni fu governatore a Sebenico, dove le condizioni della milizia e delle dotazioni darmi eranolamentevoli, come rifer al termine del mandato. Nel 1582 ebbe il governo di Legnago, a capo di 35 fanti. Dal 1592 fu a Corf,governatore della fortezza vecchia. Il 18 maggio 1594 sottoscrisse a Zara una emptio, trovandosi l di passaggio, forse trattenuto dalmaltempo e pure dallattesa di galere per Venezia. pertanto ragionevole lipotesi che neIl dialogo dove si descrive il ragionamento fatto da un conte con lautore (in B. Lorini, Delle fortificationi, Venetia 1597, pp. 52-104 e di nuovo, ibid. 1609, pp. 56-110 e parzialmente in Arte militare di varii autori, a cura di L. Carrer, ibid. 1840, pp. 117-163) Lorini rappresenti nel conte, suointerlocutore in quel di Zara per cinque giornate (stando alla prima edizione) o per sei (stando alla seconda), proprio il M., sia perchil conte ricorda la diretta esperienza dellassedio di Famagosta, lavervi visto patire e miserabilmente morire, lesservi stato fattoschiavo, sia per il riferimento a un antecedente colloquio avvenuto a Corf, nel quale i due serano, appunto, ripromessi di avere, con

    loccasione, un commodo e lungo ragionamento sopra il modo di fortificare.Il M. mor a Corf nel 1598. pertanto errata la persistente notizia che ne ritarda la fine al 1630: forse questa data vale per lomonimoconte Nestore Martinengo che al testamento del 23 giugno 1627 aggiunse, il 29 giugno 1629, un codicillo.La nobile romana Livia degli Amici figurava vedova del M. e tutrice dei figli gi in una locatio del 15 ott. 1599. Dallunione era natanumerosa prole: una sola femmina, Orizia, dotata dalla madre il 24 ott. 1601 per entrare nel convento bresciano di S. Giulia; e bendieci maschi: Bernardo, Leonardo, Sforza, Achille, dei quali resta solo il nome; Alessandro, volontario in Fiandra, morto nel 1601

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    allassedio di Ostenda; Gianbattista (1588-89 - 1630 circa) che, entrato a 14 anni nella Compagnia di Ges, mor prodigandosi per gliappestati a Bologna, autore duna Cynosaura devotis Deiparae dedicata al fratello Marcantonio; Cesare, governatore in varie cittvenete; Gianfrancesco (1595-1647) che spos la friulana Camilla Porcia e fu al seguito dambasciatori veneti a Costantinopoli,Vienna, Roma; Ottaviano che, nato nel 1594, dopo le armi divenne camaldolese, con il nome di Anselmo, nelleremo di Rua nelPadovano per poi fondare nel 1639 quello di S. Bernardo a Gussago.Quello che pi si distingue tra i figli del M. Marcantonio (1592-1673), il quale fu canonico nel duomo di Padova e dedic al capitoloun ponderoso Trattato pio e necessario alla vera divotione di Maria (Venezia 1629). Amico e benefattore dei teatini, fu vescovodi Torcello dal 1643 e fece stampare il Ritus admittendi vergines saeculares ad habitum et recipiendi novitias (ibid. 1654), gifissato con decreto sinodale del 1648; frutto del medesimo sinodo fu la stampa delle Constitutioni per la retta disciplina monacaleche, stabilite da un precedente vescovo, Antonio Grimani, sono da lui confermate con aggiunta dalcuni de suoi decreti a buonadirettione de monasteri (ibid. 1666). A lui si devono il calendario torcellano; lintransigenza severissima contro le zazzere e icapelli lunghi del clero; la sostituzione con la Dottrina cristiana di Roberto Bellarmino di quella gi vigente nella diocesi delpatriarca di Venezia Lorenzo Priuli; la proclamazione di s. Eliodoro vescovo a santo protettore della diocesi con la fissazione a festadi precetto del 3 luglio. Affezionato alle memorie della sua gens, Marcantonio Martinengo fece pubblicare nella versione latina diOttavio Ferrari che usc col titolo di Origo et stemma gentis Martinenghae (Padova 1671) una dissertazione di Francesco LeopardoMartinengo sullAntichissima origine della famiglia Martinengo.In precedenza aveva pubblicato i Ricordia suoi figliuoli (Padova 1650) del M., che ai figli aveva raccomandato la virt elapplicazione allo studio senza peraltro esortarli alla vita militare, nella quale lui sera impegnato.

    Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Collegio, Esposizioni principi, reg. 2, cc. 78, 80-89; Venezia, Biblioteca del Civico Museo

    Correr,P.D. C., 1234 (inventari di scritture da cui si ricavano operazioni e interessi del M. e suoi famigliari); 1188 (affittanze del M. edei suoi discendenti e alberi genealogici del suo ramo); 1255/1:Arbori dei Martinengo e privilegii; 1184:Repertorio docc. relativiai Martinengo; 2299/XV/4; Codd. Cicogna, 2854, cc. 127-128 (relazione del M. al rientro da Sebenico); 2525/XLIV: Agiontaallhistoria dellassedio di Famagosta scritta dallill.mo conte N. M.; 1615: [Francesco Leonardo Martinengo], Raccolta dimemorie della famiglia Martinenga, cc. 364, 419-420, 506, 547; R. Benedetti, Narratio de capta Famagusta, Lipsiae 1571;E.M. Manolesso,Historia nova, nella quale si contengono tutti i successi della guerra turchesca , Padova 1572, cc. 51r, 59r; G.P.Contarini,Historia delle cose successe dal principio della guerra fino al d della gran giornata vittoriosa contra Turchi , Venetia1572, cc. 24, 25v, 26v, 31r, 32r; F. Sansovino, Della origine et de fatti delle famiglie illustri dItalia, Vinegia 1582, c. 305v; A.Gatto, Narrazione del terribile assedio di Famagosta, a cura di P. Catizzani, Orvieto 1895, pp. 53, 108; Relazioni dei rettoriveneti in Terraferma, VIII, Provveditorato di Legnago, Milano 1977, ad ind.; Nunziature di Venezia, X, a cura di A. Stella, Roma1977, ad ind.; O. Rossi,Elogi historici di bresciani illustri, Brescia 1620, ad ind.; O. Ferrari, Origo et stemma gentis Martinenghae,Patavii 1671, p. 26; L. Cozzando, Della libraria bresciana, Brescia 1685, pp. 265 s.; [B. Zamboni], La libreria di LeopardoMartinengo patrizio veneziano conte di Barco, Brescia 1778, pp. 84, 117, 121-128; V. Peroni, Biblioteca bresciana, II, Brescia

    1823, pp. 246 s.; E.A. Cicogna,Delle inscrizioni veneziane, VI, Venezia 1853, ad ind.; F. Odorici, Storie bresciane, IX, Brescia 1860,p. 237; C. Promis, Biografie di ingegneri militari italiani, Torino 1874, ad ind.; G.M. Bonomi, Il castello di Cavernago e i contiMartinengo Colleoni, Bergamo 1884, p. 441; E. Picot, Les franais italianisants au XVIe sicle, Paris 1906-07, ad ind.; L. vonPastor, Storia dei papi, VIII, Roma 1924, p. 539 n. 1; P. Guerrini, I conti di Martinengo, Brescia 1930, ad ind.; L.A. Maggiorotti,Architetti e architetture militari, I, Roma 1933, ad ind.; G.A. Quarti, La guerra contro il Turco, Venezia 1935, pp. 97, 302, 507,520, 555 s., 558 s.; C. Pasero, La partecipazione bresciana alla guerra di Cipro, in Commentari dellAteneo di Brescia, Suppl.,1953, ad ind.; Turcica: die europischen Trkendrucke des XVI. Jahrhunderts, a cura di C. Gllner, II, 1551-1600, Bucureti-BadenBaden 1958, p. 238; Storia di Brescia, II, Brescia 1963; III, ibid. 1964, ad indices; G. Perbellini, Le fortificazioni di Cipro, inCastellum, 1973, n. 17, pp. 43 s.; F. Lechi, Le dimore bresciane, Brescia 1973-83, VIII, ad nomen; J. Beeching, La battaglia diLepanto, Milano 1982, ad ind.; P. Marchesi,Fortezze veneziane, Milano 1984, p. 74; P.M. Kitromelides - M.L. Evriviades, Cyprus,Oxford-Santa Barbara 1995, ad ind.; P. La Penna,La fortezza e la citt. B. Lorini, G. Savorgnan e Marcantonio Martinengo a Palma(1592-1600), Firenze 1997, ad indicem. G. Benzoni

    MARTINENGO (di Barco), Nestore (Brescia 1547/48 - )Figlio di Alessandro Giammaria, capitano in Fiandra, serv a Creta nel 1567-69 sotto l'ingegnere Girolamo Martinengo di Padernello e

    nel 1570-71 fu capitano di fanteria alla difesa di Famagosta, dove si distinsero pure l'ingegnere Ercole Martinengo da Barco eLuigi Martinengo delle Palle (poi scuoiato dai turchi insieme con Bragadin e Baglioni). Nestore diresse lo scavo di unacontromina: ferito due volte, fu latore dell'offerta di resa di Marcantonio Bragadin e riusc poi a fuggire e a raggiungere Creta. Fupoi governatore a Sebenico, di Legnago (1582) e della fortezza vecchia di Corf (1592). E' probabilmente Nestore il "conte"protagonista del dialogo sulle fortificazioni riferito da Lorini (v.) e avvenuto a Zara nel maggio 1594.DBI[G. Benzoni].

    L'assedio e presa di Famagosta, dove s'intende minutiosamente tutte le scaramucce, battaglie, mine et assalti dati ad essa fortezza, etquanto valore abbiano dimostrato que' signori capitani, soldati, popolo et infino le donne. Brescia, 1571. [Cad. Vat. Ottoboni2604. Altre ed. a Brescia, Milano, Fano e poi a Venezia e Verona, pure datate 1571 ma certo stampate nel 1572,contemporaneamente alle traduzioni tedesca (ad Augusta) e francese (di Franois de Belleforest, a Parigi). Ayala, p. 107]. Inappendice a Gigi Monello,Accadde a Famagosta, Scepsi & Mattana, 2007..

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