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2 Campo de’ fiori

LL’occhi’occhioosullasullacittàcittà di di Giordano BrunoGiordano Bruno

Turni Benzinai Civita Castellana Domeniche di Luglio

02: Tamoil Via Falisca - Esso via Flaminia09: Agip via Terni - Tamoil via Flaminia e IP Variante Nepesina16: Erg via Nepesina - Energas via Terni - Api via Flaminia Borgh.23: Total via Terni - Shell via Flaminia30: Agip via Belvedere Faleri Veteres - Esso via Flaminia

Dal 10 al 17 Luglio Farmacia Filizzola – Via di Corte 3/5/ tel. 0761.513087Dal 17 al 24 Luglio Farmacia Comunale 1 – Via S. Felicissima 13/ tel. 0761.514680Dal 24 al 31 Luglio Farmacia FilizzolaDal 31 Luglio al 6 Agosto Farmacia Comunale 1Dal 7 al 13 Agosto Farmacia Comunale 2 – Via V. Ferretti 95/ tel. 0761.513002Dal 14 al 20 Agosto Farmacia Comunale 1Dal 21 al 27 Agosto Farmacia Comunale 2Dal 28 Agosto al 4 Setembre Farmacia FilizzolaFarmacia Sassacci chiusa per ferie dal 16 Agosto al 04 Settembre

Farmacie Civita Castellana aperte nel periodo di ferie

Avete mai notato che su ViaGiovanni XXIII di Civita C., nascostoda un contenitore dell’immondizia, esenza alcuna segnaletica, c’è unparcheggio H? Ha il simbolo perterra sbiadito, manca dello spazioobbligatorio di manovra ed è nasco-sto totalmente alla vista. Questoparcheggio anomalo, sarebbe giàdifficoltoso per le persone normali,figuriamoci per quelle “diversamen-te abili”...

Questo contenitore dell’immon-dizia si trova in Largo delBersagliere di Civita Castellana.Per il suo posizionamento cen-trale, sembra voglia elevarsi alruolo di monumento. Se fossepiù accostato alla siepe chemargina la piazza, si eviterebbedi essere travolti dalle auto chepassano quando si getta l’im-mondizia.

I giardini di Via S.Gratiliano di CivitaCastellana potreb-bero essere piùcurati e rappresen-tativi. Dopo il tagliodegli alberi, oggi sipresentano così.Fino a quando?

Erbacceincolte

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Campo de’ fiori 3

Sandro Anselmi

La gioia di vivereSe con la notte arriva la fatica, se gli sbagli ti scoraggiano e t’avvilisce la delusione, se sei incompreso, deriso, tradito e se tutto è vuoto ed ha l’ariadi niente, serra i denti, stringi i pugni e continua, continua a combattere.

Impara a godere dell’amore delle cose sane, accetta le dolcipromesse della speranza. La gioia sognata è tanto vicina, è già dentro di te e non ti lascerà mai.

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Carmen Di Pietrouna simpatica opinionista

di Cristina Evangelisti

Le feste patronali di Faleria, in provincia diViterbo, vedono protagonista di una splen-dida serata quasi estiva, la bellissima esimpaticissima Carmen Di Pietro che haraggiunto la sua massima notorietà con ilreality “L’isola dei famosi”.Carmen accoglie con molta disponibilità lanostra intrusione ed accetta di farsi scatta-re qualche foto e rivolgere alcune doman-de.Ci confida che si rifugia sempre più spes-so, per sfuggire al caos della capitale, aFabrica di Roma, nel viterbese, paese d’o-rigine del suo fidanzato, e che qui amavivere i momenti più intimi insieme allasua famiglia e rilassarsi alla vista del verdedelle nostre zone.“A quando questo matrimonio?” le chie-diamo. “Adesso c’è in progetto di fare primaun altro figlio e poi metteremo aposto le cose”.“Sei approdata sull’isola dei famosi, comeè stata questa esperienza?”“Traumatica. Stamattina ero ospitedella trasmissione “In famiglia” conCristiano Malgioglio, mio grandissi-mo amico, e siccome in questomomento è corteggiato per andaresull’isola gli ho detto: “Cristiano vaccima fatti dare un milione di euro, seno non andare”. Perché è veramentetraumatico. Gli ho detto di fare laprova in questi giorni di mangiaredue cucchiai di riso e metà cocco e dimettersi alla prova. Se ce la fa vuoldire che è per l’isola”.“Da quello che abbiamo capito sei amantedella buona cucina e ti piace mangiare.Qual è il segreto di mangiare ed avere un

fisico come iltuo?”“Sarà chemi muovo eil cervello èsempre inattivo. Poifaccio Bodyb u i l d i n g .Infatti inquesti gior-ni ce l’hocon mestessa, per-ché è unaset t imanache nonriesco ad

andare in palestra per impegni dilavoro. Adesso mi prenderò unavacanza.”“Sei rimasta in contatto con qualcuno deglialtri concorrenti dell’isola?”“No. Non avevo solidarietà. Io dicevo“ho fame”, loro pensavano che fossiun extra terrestre, perché nessuno silamentava.”“Dell’edizione di quest’anno che ne pensi?L’hai seguita?”“Si l’ho seguita sempre”.“Come ti è sembrato il cast ? Ti saresti trovata meglio con i concorrentidi quest’anno?”“Si, anche perché c’era Albano che sidava da fare per andare a trovare ilcibo, invece con quelli della mia edi-zione no. Schillaci dormiva dalla mattina allasera, Kabir Bedi non ne parliamo pro-prio.”“Con Antonella Elia?”“Forse è l’unica che mi è rimasta sim-patica, nonostante fosse un po’ cosìaggressiva, ma forse era la più com-prensiva.”“A quali trasmissioni stai partecipando?”“Sono molto presente in RAI, maavrei piacere di andare anche inMEDIASET.In MEDIASET ho fatto soltantoDISTRACTION con Mammuccari.“Che ne pensi di questa trasmissione diMammuccari?”“Che il Corriere della Sera ne ha par-

lato per venti giorni malissimo, ma latrasmissione è andata benissimo. Se dovessi fare un programma, e igiornalisti ne dovessero parlaremale, ne sarei felicissima perché vor-rebbe dire che l’audience andrebbealle stelle.”“Che spettacolo ti piacerebbe fare sedovessi decidere tu. Hai mai pensato all’i-dea di un format?”“Una trasmissione dove potrei invita-re i miei amici, i colleghi e chiacchie-rare. Fare un salotto”.“Sei carinissima, spigliata, simpatica… seisempre stata così anche da bambina?”“Si sempre. Anche perché sono datempo abituata alle brutte chiacchie-re che da un orecchio mi entrano edall’altro mi escono e mi comportocon disinvoltura.”

Carmen Di Pietro con alcuni bambini durante lo spettacolo a Faleria

Carmen Di Pietro e Antonella Elia sull’isola Carmen Di Pietro e Cristina Evangelisti

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Campo de’ fiori6

Clauditestimone

Il 25 Maggio, nella parrocchia SanGiuseppe Operaio, di Civita Castellana, sisono riuniti centinaia di bambini che devo-no ricevere il Sacramento della Cresima,appartenenti a tutta la Diocesi di CivitaCastellana, insieme ai loro genitori, a S.E.il Vescovo Mons. Divo Zadi, ai parroci e aicatechisti.Per l’occasione è stata chiamata a parteci-pare all’evento, quale testimone di unaritrovata e profonda fede cristiana, la notaattrice Claudia Koll.Claudia Koll ha raccontato come è stataeducata alla fede già dalla sua nascita.La sua mamma, che dopo averle dato lavita ha rischiato di morire, l’affidò allanonna cieca la quale la raccomandò allaMadonna di Pompei (La Madonna delRosario). Infatti il suo secondo nome è

Maria Rosaria. Claudia è cresciuta respi-rando la devozione della nonna.Crescendo, però, Claudia si è allontanatadalla fede, ha iniziato a sognare un mondofatto di illusioni, falsità e pericoli. Gli sbaglinella sua vita sono stati gravi e difficili dagestire, ed hanno segnato profondamen-te il suo animo. Il mondo dello spettacolo,il successo, l’hanno portata a diventareuna donna egoista, la vita non l’appagavaed il desiderio di avere sempre di più e dinon perdere mai, in nessuna occasione,l’aveva prevalsa. Si rendeva conto chechiunque l’avvicinava lo faceva per poterprendere da lei qualcosa, le amicizie eranofalse e mirate a sfruttarla. Gli uomini siavvicinavano a lei per la sua bellezza e inloro non riusciva a trovare l’amore di cuiavrebbe avuto bisogno.

Cadde nella disperazione più buia, si reseconto di ciò che era diventata, fino a cheun giorno, entrando in una chiesa, si feceungere dal Sacerdote e si sentì, in seguitoa quel gesto, fiaccarsi le ginocchia ed ilcuore riempirsi d’amore.La sua vita cambiò, iniziò a devolvere ilricavato del suo lavoro ad organizzazioniumanitarie tramite i “Salesiani”, ad occu-parsi di associazioni, apolitiche e apartiti-che, che si propongono di promuovereopere di aiuto verso le persone dei paesipiù poveri, in particolar modo verso lepopolazioni africane.La testimonianza portata da Claudia Koll aibambini della Diocesi di Civita Castellana èstata veramente toccante. L’attrice ha cer-cato di entrare nel cuore di ogni bambinoraccontando la sua vita in modo aperto e

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Campo de’ fiori 7

ia Kolle di fede

sincero. Inoltre ha rivolto parole moltodure nei confronti della televisione ed haraccomandato ai ragazzi di non illudersi, dinon credere a ciò che la televisione vuolfar loro credere. Gli attori, i cantanti, i calciatori, le vallette,le letterine, le veline, che i ragazzi, ormaisempre più accanitamente, prendono permodello, non fanno che mostrare unmondo falso, pieno di superficialità, tra-sgressione autorizzata, facendo perdere, achi ne prende esempio, la propria perso-nalità, i veri sentimenti, i veri valori ed ilgiusto equilibrio con la vita.Inoltre Claudia Koll ha raccomandato ai

ragazzi di chiedere sempre aiuto a Dio, inogni loro momento, perché quando si cadein basso, come ha fatto lei, o si cade nelbaratro o si riemerge soltanto con il suoaiuto.In un mondo in cui, ormai, tutto gira intor-no ai reality, ai talk show, alle telenovele,ai nudi e alla violenza, è di grande impat-to emotivo sentirsi dire, da chi quel mondol’ha vissuto appieno, “Ragazzi, non fatevifregare”.

Cristina Evangelisti

foto M.Topini

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Cari amicila storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.

Conservate gli inserti e... buona letturadai vostri Cecilia e Federico

soggetto e testo Sandro Anselmi

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Ciao, AntonioCaro angelo del Paradiso, nostro compagno ed amico di viaggio nel percorso di convivenza sociale e scolastica. La tua voglia divivere, pur con grande sofferenza fisica, ha scosso i nostri sentimenti. Hai testimoniato quotidianamente come la “felicità” èfatta di piccole cose: carezze, sorrisi, attenzione verso l’altro…Percepivi la vita della classe con attenzione e, spesso, intervenivi con i tuoi codici gestuali. Ad ognuno di noi hai lasciato un gran-de insegnamento: “DONARE E’ L’ARTE DELLA FELICITA’!”. Te ne sei andato in punta di piedi, per lasciare intatta la tua pre-senza in classe: ancora una volta sei stato il nostro “grande Antonio”.Oggi siamo tristi, perché il distacco terreno da te ci fa soffrire, ma siamo consapevoli che tu ci stai guardando dal cielo e cistai sorridendo. Ciao, nostro Angelo speciale! I compagni e gli insegnanti di Antonio.IIIA scuola elementare XXV Aprile, Civita Castellana.

Antonio con i suoi compagni di scuola e gli inse-gnanti Luciana Laccertosa, Loretta Manoni,

Alessandro Pescitelli, Augusta Carla Fornaiolo eRita Paolelli

Caro Antonio, ci manchi tanto e ti voglio tantobene. Mi manca tanto quando tu ci buttavi gli

astucci, quando dicevi che noi eravamo di coccioe quando sentivi la canzone muovevi i piedini e

battevi le mani perché volevi ballare. Ciao da Almir, ti voglio bene.

Caro Antonio, ci manchi cosìtanto! Ci mancano i tuoi “ei”.

Quando ascoltiamo la musica cimancano i tuoi piedini che bat-

tono. Ci mancano gli astucciche ci butti per terra.

Ora sei un angelo e sei felice.Noi ti vogliamo per sempre

bene e non ti dimenticheremomai. Ciao Andrea

Caro Antonio, so che sei in cielo.Io e i miei compagni ti pensiamo sempre.

In cielo sei senza carrozzina e puoi camminare estare con il tuo papà.

Mi manca il tuo sorriso, le tue pernacchie equando ballavi a ritmo di musica.

Ti penso sempre, la tua cara amica Giulia

Caro Antonio, ti voglio tantobene nel mio cuore. Mi dispiaceche sei morto e adesso non titroverò a scuola. E ogni tanto,

Antonio, guardaci tutti dalcielo. Ci mancano i tuoi sorrisi.Ora sei bello come un angelo!

Ciao da Bilal, tanti baci.

Caro Antonio, ci manchi tanto e ci manca il tuo:ai, va va, tie. La classe IIIA è triste, soprat-

tutto quelli che ti aiutavano a mangiare, parlare,colorare, camminare con la carrozzina.

Ciao da AthmanCaro Antonio, quando hosaputo che eri morto, inclasse IIIA noi tutti cisiamo intristiti e poi cisiamo messi a piangere.

Mi ricorderò sempre quandofacevi hei hei, quando bat-

tevi i piedini e le manine perballare; quando ci facevi glischerzi con l’acqua che non

volevi bere, quando tiabbiamo insegnato a man-giare, colorare e giocarecon noi. Ti voglio tanto

bene, ti ho voluto un mondodi bene e te ne vorrò sem-

pre dovunque sarai! Antonio I.

Caro Antonio, cimanchi tanto equando ci hannodetto che non c’eripiù credevo che erauno scherzo. Nondimenticherò i tuoipiedini che batte-vano quando suona-va il campanello o lamusica e facevi la –la – la.Ti voglio beneJulian.

Ti voglio bene Antonio.Antonio ci manchi tantissimo. Ti ricordiquando facevi cadere la roba, quando mitiravi il codino, quando giocavi e quandochiamavi la maestra Luciana “ei”? Non

mi dimenticherò mai di te. Ma forse seipiù felice lassù in cielo perché puoi cam-

minare, parlare, volare e soprattuttostare con il tuo papà che ti aspettava.

Ciao Fabio

Caro Antonio, quando mihanno detto che eri morto misono messa a piangere, non mifinivano le lacrime. Ci manca-no i tuoi “ei” e i tuoi gesti. Tiricordi i disegni che facevamo

insieme per la tua mamma?Anche se non ci sei più seisempre nel mio cuore e nei

cuori di tutti noi. Mi ricordoquando ballavi e sentivi la

musica facevi la, la , la. Ciaoti voglio un mondo di bene,

Edona.

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Tutto ebbe inizio a seguito delle incom-prensioni sorte nel corso di una telefonatavia cellulare sostenuta con un caro amico diMilano, Emanuele, animatore di un interes-sante sito internet dedicato alla musica rock(che consiglio di visitare: www.longliverockn-roll.it ); la telefonata era disturbata da inter-ferenze, in una tarda serata dello scorsoDicembre ……Dec 1, 2005 11:44:04 PM “Emanuele:Ohi Carlo……(interferenza) …...ti volevo……(interferenza) un giro…(interferenza) sul(interferenza) cd di “legaleggera”……(interferenza) da Napoli ……(interferen-za) … preferisco il ………(interferenza) lan-ciarli ….(interferenza) tirano……(interferen-za) a Napoli ……(interferenza)Carlo : Manu …sei fuso ? Cd in lega leggera….e da Napoli? Vabbè, ultime frontiere del“taroccamento”…….parlami di cose serie sul“fronte musica” dalle tue parti (tutto tace )…..mi senti ?……bip bip bip bipL’utente da Lei chiamato è al momento irrag-giungibile………….”. Dec 1, 2005 11:47:58PM Morfeo era alle porte…., le sue bracciaavevano già fatto “streching” per trovarsipronte ad avvolgermi e cullarmi teneramen-te ma…. qualcosa, in un angolino ancora“biricchinamente” cosciente del cervello, siera messo a fare “jogging di pensiero” adun’ora poco ortodossa ……a poco a pocotutte le circonvoluzioni cerebrali furonodisturbate dalla loro condizione di pre-sonno ….tutta colpa di un “neurone Pierino”che a quell’ora….. ancor “ portava i scarp deltennis ” per correr dietro ad un pensiero : icd in lega leggera …da Napoli ! ? ! In breve, l’attività elettrica del mio cervello riprese apieno regime e lo “jogging” si trasformò inuna “maratona di New York neuronale”! Chipoteva salvarmi dalla devastante inquietu-dine assalitami ad un passo ….dal giornodopo ? DEC 1 ,2005 11.59.59 P.M.INTERNET! Unica soluzione nel diame-tro…….del Mondo!!! DEC 2 ,200500.01.05 A.M. CONNESSO ! DEC 2 ,200500.01.52 A.M. Con occhi semi fessurati dalsonno, supero tutte le trappole del “campominato” di passwords e identificazioni infor-matiche ed elaboro uno straccio di idea perla ricerca virtuale ………cd + audio + dati +lega leggera + Napoli. DEC 2 ,200500.02.28 A.M. Dannazione,il Mondo è inlega leggera! Perfino gli umani …possono

diventare di lega leggera peralcune applicazioni protesiche e dovela mettiamo …… “l’anima in lega leg-gera” …… di alcuni componentielettronici……..leghe – legami –legerezze – raggi - ruote……..ma dicd in lega leggera non vi era traccia!DEC 2 ,2005 00.58.46 A.M.Praticamente accasciato sulla tastie-ra, tra colpi di sonno e colpi di fron-te, prossimo ad affogare nel sonno,riqualifico le possibili chiavi di ricer-ca: cd + lega leggera + Napoli …….sdoom (botta di sonno…e frontale

con il piano della scrivania) ….risveglio….traumatico. DEC 2 ,2005 00.58.58A.M. Maronna do’ Carmine !!!DEC 2 ,2005 00.59.03 A.M. Un latinismodissipa I miei dubbi …….. “non plus ultra”……la mia “fine …..ricerca” era terminata…le mie “colonne d’Ercole” virtuali sistagliano sul video e si qualificano come“www.nonplusultranet.com”…. ….lì era lachiave del mistero ! DEC 2 ,2005 01.00.46A.M. Nella nebbia del sonno appare“ISABELLA ….non basta” (????) e ….strop-icciata di occhi e stupore (del tipo : sogno oson desto), scendo di poco con il cursore,un’immagine (la conosco ? ) di una muccaazzurra e nera posta di ¾ che mi porgeil posteriore e mi guarda con gli occhi larghie ….muso lungo, stagliandosi su di uno sfon-do fuxia, al pascolo in un campo di un giallocarico … ….NEL CUORE DELLA NOTTE! Miera noto il bovino “lilla” ma la mucca “artpop style” mi sfuggiva ….. “ACIDE CONT-AMINAZIONI”……..ma quell’immagine,aldilà della colorazione, quel bovino…. quellaposa …..mi erano dannatamente noti …… unpo’ come un’immagine di famiglia vista e riv-ista negli anni … ma dove? …..… la cosaimportante della ricerca antagonista delsonno ….. ‘LEGA LEGGERA’ …cd…. era lì !DEC 2 ,2005 01.01.01 A.M. Gruppo rock,“eruttato in superficie” nel 2000 dal fluentemagma musicale di Napoli, passionalmentecondotti da ALDO CAMPANA, voce ed auto-re & CIRO MATTEI, “prof .di filosofia” (digiorno) - chitarrista ed autore (ma la giac-chetta e il capello ordinato non bastano acelargli il fremito rockettaro), al suo cd d’e-sordio per l’etichetta Partenopea “Non PlusUltra”, produttore artistico il noto Max Carola….bla… bla… bla..zzzz (poco dopo si apriva ilsipario sulla mia fase REM….ma questa èun’altra storia.)……QUALCHE MESE DOPO …..“livello di allerta attuale al Vesuvio : LIVELLOBASE; nessuna variazione significativa deiparametri sotto controllo; probabilità di eru-zione: MOLTO BASSA; tempo di attesa eru-zione: indefinito. [da intendersi :”non chie-dersi ‘SE’ ma ‘QUANDO’ ? ”] ….. sul pezzet-to di carta stropicciato ho appuntato :“(GESU) ALDO incontro / mattino /Vesuvio/lato meridionale /fumarole …[attento scot-tano ….avvertenza appuntata ] …il posto èquesto, suggestivo, profumato dalla rigoglio-

sa vegetazione e dalle esalazioni sulfu-ree……. dell’ “anima della terra” ! Io mifermo QUI !(Una voce …prima di un’immagine…tragli impeti di Eolo ….forti sul “tetto diNapoli” !) “Ma ‘l VENTO ne portava le paro-le….”(Carlo) (Gesu)… ALDO …..quasi mi spa-venti !(Aldo) Via, via , facimmo ambresso … Mi sòfatto comm ‘a nu piezz’e jaccio, cca fore pe’t’aspettà ….. e poi odo un languore sinistrodopo tutta sta’ scarpinata …che vuoi fare“vizio ‘e natura fin ‘e a mort’ dura ….”*(Carlo) Scusa ma non son pratico di …vul-cani …..OK ! Dunque : I Pink Floyd…scendono a Pompei (ndr.:nel suggestivoscenario notturno dell’Anfiteatro Romanorealizzano un memorabile documentario/esi-bizione ) nel 1971 …..Andy Warhol sbar-ca a Napoli e lascia …… “d(e)isegni” tra iquali “VESUVIUS” * : è il 1985 ( *utilizza-to per la grafica dell’articolo ) ………2005, i“Lega Leggera” recuperano questi illustriospiti e li “corrompono ” utilizzandone leidee grafiche per la copertina del loro cd diesordio “ACIDE CONTAMINAZIONI” …..quale ispirazione dietro le “citazioni” dellacopertina (ndr.: la mucca Pink Floydiana di“Atom heart mother” reinterpretata “allaAndy Warhol” ....in pop art style) ?1(Aldo) c’è tutto l’amore per gli anni 70, perquella aggregazione spontanea che permiseal mondo di evolversi, salvo poi degenerarenel vuoto degli anni 80. Ovviamente, e loscriviamo anche nelle canzoni, la nostra nonè nostalgia o revival. La scelta proprio della“mucca reinterpretata alla Warhol” rappre-senta, quindi, l’ironia e la consapevolezza delnostro approccio al decennio del “pantalonea zampa” . Una mucca, per natura, è simbo-lo di cibo, di simpatia ma anche di sacralità.….poi diciamo la verità …si può anche fare ameno della sacralità ma….. prova a sederti atavola con noi e vedi cosa succede quandoarriva un piatto pieno di carne…altro chemucca!!!!???*(Carlo) La vostra storia è segnata dapause – ripensamenti - rimaneggiamenti diformazione: cosa era deviante rispetto alleidee tue e di Ciro, pilastri indiscutibili deiLega Leggera ?2(Aldo) questa e la nota dolente! In qualchecaso siamo stati sfortunati, Paolo Di Sarcinaè scomparso prematuramente, MirkoLocatelli è stato un grosso incidente di per-corso. Altro discorso è Giovanni Volpe (il bat-terista co-fondatore che ha suonato neldisco). Questi non ha creduto fino in fondo alprogetto Lega Leggera che poi in fin dei contimaggiormente lo ha gratificato. Ricordo sem-pre con orgoglio i dopo concerti passati conlui che raccoglieva la parte più consistentedegli applausi e dei complimenti, l’amiciziache ci legava, ma tutto ciò non basta! In unprogetto come il nostro oltre ad essere fon-damentale come lo era Giò, devi continua-mente motivarti, devi sacrificarti per poi

di Carlo Cattani

LegaLegge r a

METALLI PARLANTI

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giungere al traguardo. Ecco in questo deviessere sacro!!! (la mucca che torna? No!Secondo me è la fame vista l’ora!).Si sono inc….to con lui, perché siamo cre-sciuti insieme ed insieme dovevamo condivi-dere e realizzare il sogno! So che continua adessere la prima donna anche con il gruppocon cui suona, sta girando parecchio e staaccumulando moltissime esperienze ma sopure che (per sua stessa ammissione) la con-dizione ideale erano i Lega Leggera. Invece,mi risulta semplice parlare di Ennio. Ricordoancora quando gli proposi di suonare con meprima ancora che i “Lega” esistessero e lafaticaccia per chiudere il disco, per farlodiventare a tutti gli effetti un membro e nonun elemento. Oggi non staremmo qui a par-lare se non ci fosse stato anche lui.L’ingresso di Vincenzo alla seconda chitarra,invece, è stata la normale evoluzione di ungruppo come il nostro; Vincenzo ha gli ele-menti giusti: tecnica, amore per il nostro stileed è sempre stato un amico quindi…Ciruzzo(il nuovo batterista), venendo da un gruppodi amici rivali, i Plan, ha faticato un poco perentrare nei meccanismi ma soprattutto dalvivo il suo lavoro di “macchinetta drumming”funziona!*(Carlo)-Nella fase compositiva, dove iniziaAldo e dove finisce CIRO o viceversa? La sin-tonia, gli entusiasmi, la “razionalità artistica”tra “Aldo e il Professore” ?3 (Aldo) dopo vari tentativi andati a vuotoci siamo accorti che una canzone funzionaquando nasce da una vera ispirazione, cioèquando è una sola mano che scrive! Quindile canzoni le scrivo io, anche e perché doven-do cantare, devo essere convinto fino infondo delle parole narrate. Ciro subentradopo, nella fase di limatura e di arrangia-mento, è lui che da forma alle nostre canzo-ni, infatti quando ciò non è avvenuto e c’èstato lo zampino di qualche altro membro(ah se la mucca avesse “fatto cacca” addos-so a chi so io!!!!!????) la song ne è uscitamalconcia. Sul personale posso dirti che l’al-talena di emozioni sulla quale si dondola ilrapporto tra me e Ciro è un andirivieni digioie, contrasti, sfottò che spesso ci allonta-no anche dalla razionalità artistica ed in que-sto Max Carola, come produttore, sta cercan-do di lavorare per fare emergere chiaramen-te le potenzialità dei “LEGA”: citandomi“senza troppe mediazioni, evitando mastur-bazioni …” (ndr: frammento di testo da“Normalizzati” , 2^ traccia ).Però la dedizione completa al gruppo comeragione di vita, la condivisione delle temati-

che citate nelle domande precedenti e l’a-more per la musica rendono questo gruppounito visibilmente all’esterno e danno linfaall’interno.*(Carlo) La fase compositiva successiva a“ACIDE..” quale corso segue ? Il Cd è il tra-guardo di un percorso talvolta (come nel vscaso) di anni ....poi qual’ è ……la nuovalinfa?4(Aldo) Giorgio Gaber diceva: “a me sem-bra di aver detto sempre la stessa cosa”. Ilnuovo lavoro, che uscirà l’anno prossimo,sarà una continuazione dei concetti del pre-cedente ma in forme diverse a partire soprat-tutto dai testi. Mi spiego: “ACIDE CONSI-DERAZIONI” è un “concept” sul quotidianoe si parla al plurale. Un esempio? La miagenerazione, gli attivamente passivi, i quoti-dianamente rotti di palle ecc. Oggi, invece,stiamo elaborando canzoni che parlano alsingolare, di un lui, di me, di te, di una leiecc, in alcuni casi facendo anche nomi…insomma si parlerà dei personaggi che ani-mano il quotidiano nelle sue diverse perso-nalità, in altre parole un altro “concept” (vedila mucca? Non ci vedo più dalla fame! Maquando si va a mangiare?)*(Carlo) La produzione del cd, a mio avviso,coglie le vostre caratteristiche di “band dacombattimento”, per l’impatto strumentale“hard rock mood” (ma con attimi di sfronta-tezza di una punk band di fine ‘70 ....) e lavalorizzazione delle liriche sostenute da unabella ricerca di linee melodiche e sfumaturedi voce, oltre a passaggi / soluzioni, qua e là,funkeggianti e ska...ppanti ...5 (Aldo) mi fa piacere che anche tu le noti!Ecco! Questi solo gli elementi di forza deldisco e dei Lega Leggera più in generale. Tiriporto queste parole scrittemi in una mailinviatami il 12 dicembre 2005 da FrancoBerardi in arte “Bifo”. Egli sostiene “Ti hoincontrato una sola volta, ho sentito il vostroCD e mi pare già di conoscerti piuttosto bene……debbo dirti che nei tuoi gesti e nel tuostile c’è una passionalità rabbiosa che condi-vido”.*(Carlo) CIRO AMA ....TONY IOMMI !(ndr:sembra quasi uno slogan da writermetropolitano …neo melodico! Trattasi delmitico chitarrista dei Black Sabbath ) Quei riffgranitici e assoli ... con poche…. giuste....note, sempre acchiappanti …6 (Aldo) in realtà sono io che amo i BlackSabbath ! Ciro è più punk- new wave comeformazione, ma la sua grande dote è lamaturità e l’evoluzione con cui è cresciutofino ad arrivare ad essere un chitarristamoderno! Questo gli fa onore!*(Carlo) Accennami all’ispirazione dei diver-si brani7(Aldo) la ricerca di un nemico d’abbattere….con la musica! Le contraddizioni di unapolitica buonista e piatta! La fighetteria!L’intellettualismo spicciolo! Il lavoro precario!La “staticità -nostalgia” di alcuni partiti pro-gressisti sulla carta e chiusi al nuovo di fatto!La retorica strumentale!…che pesantezza!!!Ma l’ironia della mucca che “fa la cacca”dove gli pare, fregandosene dei passantirende tutto più leggero! Questi i LegaLeggera dal vivo! Questi i Lega Leggera instudio!*(Carlo) Quali bilanci a distanza di circa unanno dall’uscita di “ACIDE CONSIDERA-ZIONI” ?

8 (Aldo) sicuramente positivi! Tieni presen-te che abbiamo avuto disponibilità di unbudget limitatissimo e la Nonplusultra ci hamesso sotto contratto successivamente,quando il disco era chiuso. Il lavoro sbandatra i pregi della spontaneità e i difetti dell’ori-ginaria autoproduzione delle registrazioni …..Max Carola (ndr.:noto produttore/chitarri-sta Partenopeo ) ha dovuto faticare nonpoco per rattoppare le nostre fughe…ma ilfatto che chi ha recensito l’album e chi l’hacomprato o “pezzottato”, come si dice aNapoli, l’abbia apprezzato questo è indiscu-tibile! Siamo presenti su tantissimi siti evedere Lega Leggera dopo Led zeppelin su“Testimania.com” mi ha fatto venire o “fridn’cuol” ( tradotto in Italiano “mi ha dato i bri-vidi”) . La forza è nelle canzoni, nei testi inalcune scelte di arrangiamento ma soprattut-to nell’attualità dei contenuti che ci è statariconosciuta dagli addetti ai lavori e soprat-tutto dalla gente. È questo il risultato piùimportante per un artista, al resto ci sta pen-sando l’etichetta che, con enormi sacrifici,alla giornata insomma, lavora per portare ilmarchio Lega Leggera avanti. Ti evito inu-tili auto celebrazioni elencandoti siti, giornali,sui quali siamo recensiti e citati o manifesta-zioni alle quali abbiamo partecipato.*(Carlo) Quali gli ascolti della tua formazio-ne musicale adolescenziale e quelli attuali9 (Aldo) fatti una risata! Lo sai che ho 1482cd tutti originali? (e ne ho ascoltato almeno ildoppio ) sono una anomalia in un mondo di“pezzottari” ma l’emozione di un cd originaleè bellissima, sono un ricercatore, un collezio-nista, quindi, ascolto Battiato ma anche “LaLocanda delle Fate”, i “System of a Down” ei Beatles. In sintesi: la mia formazione èquella rock! Da quando avevo 15 anni hosempre arricchito i miei ascolti di gruppinuovi non tralasciando i “classici” e non mivergogno a dire che fino ad un anno e mezzofa disprezzavo i Rolling Stones…………. edora ho tutta la discografia!. L’ultimo cd acqui-stato è “DEDICATO A” realizzato dal grup-po “Le Stelle di Mario Schifano” disco del1967 (ndr: Mauro Schifano, l’artista, pittore1934-1998).*(Carlo) Di cosa ti occupi oltre alla musica10 (Aldo) lavoro nel settore della formazio-ne professionale come consulente, coordina-tore ecc.*(Carlo) Considerazioni libere sono gradite11 (Aldo) come direbbe la sig.ra SofiaLoren: “ACCATTATAVIL…….o disc !!!!”(Carlo) (Gesu)..Aldo, prevedendo l’andaz-zo…… ho portato quattro bistecchine e unagraticola …. vai, va’ …se la “sacralità” delposto e ………..a te l’onore della fumarola piùadatta qui intorno…… IERI …..la “mucca” hafatto la cacca nel posto sbagliato!PRE Finale : ma sarà poi andata davverocosì ? MMUUUUUU !!! GRAN FINALE…col botto : una “LEGA” d’altri tempi….musicali, con forte propensione alle note“hard” (rock) ma tendenti alla duttilità con-trollata …..per affrontare argomenti terribil-mente pesanti ed attuali, con diversi episodidi alta “poesia metropolitana”! WARNING :Gran ROCK ITALICO …..no “PIZZAROCK”!!! Gran cuore Aldo & Ciro… “lungafusione” ai LEGA LEGGERA !www.legaleggera.comwww.nonplusultranet.com per acquista-re on line

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CIVITONICI ILLUSTRIL’astronomo Padre Paolo Rosa della Compagnia di Gesù

Civita Castellana 23 Giugno 1825 - Roma 11 Luglio 1874

Sin dalla sua fondazione ad opera delPontefice Gregorio XIII, il Collegio Romanoera stato un luogo di grandi studi non sol-tanto in ambito letterario e filosofico, maanche nel campo della matematica, dellafisica e dell’Astronomia.Un grande centro di ricerca applicata,secondo la moderna terminologia, direttodall’Ordine della Compagnia di Gesu’.Nei primi secoli di vita le analisi scientifichedegli astronomi dell’ordine erano condottein modo empirico ed artigianale: i corpi e ivari fenomeni della volta celeste venivanoscrutati dalle finestre e dalle logge delpalazzo meglio che si poteva.Nel 1744, la mancata visione della grandeCometa era stata così incerta e sfavorevo-le, che il Vicario dell’ordine decise di erige-re sul tetto della Chiesa di Sant’Ignazio,attigua al Collegio, un osservatorio munitodi una torre girevole di osservazione.Il progetto benché approvato dal PapaBenedetto XIV, non fu però realizzato acausa di problemi economici e politici.Dopo la soppressione della Compagnia diGesù nel 1773 sancita dal Papa ClementeXIV, la direzione del Collegio Romanovenne affidata al Clero Secolare.Il 14 Luglio 1774, Clemente XIV ordina lafondazione dell’Osservatorio Pontificio delCollegio Romano e decreta la costruzionedella torre “Calandrelli” per le osservazionicelesti.L’11 Febbraio 1804, il Pontefice Pio VII coningenti risorse economiche migliorò gliambienti e l’attrezzatura scientifica del col-legio fino a farlo diventare uno dei piùimportanti centri di ricerca astronomica inEuropa.Nel 1805 con la dominazione napoleonicapassò sotto il controllo delle autorità fran-cesi.Nel 1824, dopo anni di sofferenza, ilCollegio Romano e l’annessa Chiesa diSant’Ignazio, furono restituiti alla ristabili-ta Compagnia di Gesù.Leone XII con lettera apostolica dette unostatuto al collegio e promulgò un ordina-mento scientifico circa lo studio dellescienze, in particolare astronomiche, nelleUniversità dello Stato della Chiesa.Vennero, inoltre, stabilite delle norme benprecise per i direttori degli osservatori:visionare continuamente il cielo e pubbli-care i resoconti scientifici in appositi bol-lettini.Dopo l’improvvisa morte del PadreCalandrelli nel 1827 venne nominatonuovo direttore del Collegio RomanoPadre Etienne DUMOUCHEL, (1824-1838), che si era formato presso il

Politecnico di Parigi e scopritore nel 1835della famosa Cometa di Halley, propriodalla torre del collegio.Nel 1839, dopo la morte di Dumouchel,subentra Padre Francesco De Vico,(1839-1848), e comincia così un epocanella quale l’osservatorio astronomico delCollegio Romano acquisterà fama mondia-le.Le osservazioni e le ricerche astronomichedi Padre De Vico suscitarono grande inte-resse in tutti i circoli scientifici europei.Gli anni 1844-’47, furono ricchi di scopertesensazionali: ben otto comete venneroanalizzate e studiate al Collegio Romano ead una di esse venne dato il nome di PadreDe Vico.Scoperte sensazionali per i tempi tanto davenire riconosciute e premiate dal Re diDanimarca.Con i moti rivoluzionari del 1848, ilCollegio Romano cessa, seppur brevemen-te, di esistere e i suoi componenti inviati inaltri paesi europei a continuare i loro studitra cui Padre De Vico, nominato direttoredel Collegio Astronomico di Georgetownnegli Stati Uniti e morto improvvisamentea Londra il 15 Novembre dello stessoanno.Dopo la caduta della Repubblica Romananel 1849, i Gesuiti rientrano in Roma eriaprono il Collegio Romano.Nuovo Direttore venne nominato PadreAngelo Secchi, (1850-1878), che alloraaveva 32 anni e che si mise al lavoro confervore e rinnovata energia.Ma i suoi piani scientifici, e con essi ilcentro, sarebbero immediatamentefalliti se non fosse intervenuta lafigura di Padre Paolo Rosa di CivitaCastellana, collaboratore di PadreSecchi, e la sua eredità paterna.Padre Paolo ROSA, insigne astronomo escienziato, nasce a Civita Castellana il 23Giugno 1825 nell’omonimo palazzo difamiglia ubicato nell’attuale Via Rosa, arte-ria urbana che collega Piazza di SanGregorio con Piazza del Duomo.Nel 1841 entra giovanissimo nell’Ordinedei Gesuiti presso il Seminario Romanodella Compagnia.La famiglia di Padre Paolo Rosa, nei primianni dell’800, è una delle più importanti diCivita Castellana: il Nonno Paolo, tra il1789 e il 1794, è un importante e ascolta-to Consigliere economico della SacraCongregazione del Buon Governo e ilpadre, Francesco Maria, fu Sindaco diCivita Castellana durante la dominazionenapoleonica.Una famiglia, essenzialmente, di proprie-

tari terrieri con vaste proprietà collocatenelle attuali località di Fabbrece eQuartaccio.In seminario Paolo Rosa si distingueimmediatamente per il suo intuito mate-matico e scientifico, tanto che i verticidella compagnia decidono di inviarlo nel1848 presso il Collegio Astronomicodell’Ordine a Georgetown negli Stati Unitiper perfezionare i suoi studi in particolarenel settore dell’astronomia, come assisten-te di Padre Curley, allora direttore delcentro.Nel 1850 rientra a Roma nel CollegioRomano come assistente di fiducia diPadre Angelo Secchi.Nel 1852, muore il padre Francesco Mariae Padre Rosa, figlio unico, vende tutte leproprietà di famiglia a Civita Castellana,tra cui il palazzo avito e dona i proventialla Compagnia di Gesù per dotarel’Osservatorio Astronomico del CollegioRomano di nuovi e più importanti stru-menti scientifici, tra cui un telescopio digrande portata di notevole valore e di cuine esistevano allora in Europa soltanto treesemplari.Durante la permanenza al CollegioRomano, Padre Paolo Rosa studiò stelle,pianeti e nebulose e le sue scoperte pub-blicate nei più importanti bollettini scienti-fici dell’epoca.Aveva un particolare interesse per il sole,che studiò in tutti i suoi dettagli, elaboran-do dettagliate mappe solari tuttora conser-vate negli archivi della Compagnia diGesù.Notevoli i suoi studi sulla variazione deldiametro solare.La vita di Padre Paolo Rosa subì un bruscocambiamento nel 1870 quando Romavenne proclamata Capitale d’Italia.Nel 1873, infatti, il Collegio Romano e conesso l’Osservatorio Astronomico, furonoespropriati e dichiarati proprietà dellostato italiano, mentre il personale scientifi-co rimase alle dirette dipendenze dellaSanta Sede.Nel 1879 l’Osservatorio fu inglobato nelReale Ufficio Centrale di Meteorologia diRoma.Nonostante il repentino cambiamento,Padre Rosa continuò i suoi studi astrono-mici, la sua fama accrebbe ulteriormentetanto che nel 1874 fu designato insiemecon Padre Angelo Secchi tra i componentidella più importante spedizione scientificaitaliana diretta in India per visionare iltransito del pianeta Venere.Pochi giorni prima di partire, 11Luglio 1874, Padre Paolo Rosa muore

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improvvisamente.La sua perdita fu un grave lutto per lacomunità scientifica del tempo e sembròcompromettere la spedizione in India.Da una lettera del tempo: “…dalle tuelettere passate ho inteso che saràmolto difficile che il Padre Secchi tisi unisca alla spedizione per andarea osservare Venere, sicchè in quelcaso rimarrete in tre e potrete forselasciare a casa uno strumen-to…………. . Ora poi che è morto ilPadre Paolo Rosa sarà forse ancorapiù difficile che si determini il viag-gio delle Indie….”.Dopo la morte del padre e la vendita deibeni di famiglia, il rapporto di PadrePaolo Rosa con l’amata Civita Castellananon cessò mai e a più riprese vi ritornòalloggiando nel palazzo vescovile.Il suo imponente archivio è tuttora con-servato negli archivi dell’Ordine, come isuoi strumenti scientifici perfettamenteconservati.

Prof. Arch. Enea Cisbani

Chi si è riconosciutoIn questa foto pubblicata suln. 27 di Campo de’ fiori, sono

stati riconosciuti:da sx Clotilde Millesimi,

Daniela Talia, Annunziata Fabi,Salvatore La Ferla, la piccolaErnesta Ranfi, Luigia Conti,Marianna Riganelli, Rolando

Ranfi, il piccolo Giuseppe Ranfie Emilio Ranfi

In questa foto pub-blicata sul n. 26 di

Campo de’ fiorisono stati ricono-sciuti: 1-AlfredoMarini, 2-Antonio

Quirini, 3-MaurizioMinuzzi, 4-Prof.Toto Brunelli, 5-Luigi Martifagna,

6-Roldano ucchelli,7-? 8-Vasco

Alessandrucci, 9-Antonio Cimarra, 10-Giorgio Caon, 11-Sergio Venturi, 12-Fabrizio Profili, 13-Claudio Buttarelli, 14-Daniele Paludi, 15-Danilo Manoni, 16-

Sante Baglioni, 17-Domenico Scavone, 18-Angelo Proietti, 19-Claudio Meli(Bessi), 20-Pietro Galadini, 21-Cesare Martoni, 22-Giuseppe Fantini,

23-Marco Gatti

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Civita Castellana 21 Maggio 2006 - manifestazione “La Piazza del Sorriso” - raccolta fondi a favore del pronto soccorso dell’ospedale Andosilla

Civita Castellana - Scuola elementare Don Bosco - Festa di fine anno

Civita Castellana Quartiere Catamello - 3 e 4 Giugno 2006 Festa dei Catamellesi

Sant’Oreste2 Giugno 2006

festa delle contrade

e sfilata in costume

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Sabato 10 GiugnoSpettacolo in Belvedere Falerii Veteres di Civita Castellana per il ventennale dell’Accademia di Musica Muzio Clementi

in collaborazione con la scuola di danza HONEY DANCE

foto Tatiana Amadei

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01100 Viterbo - P.zza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest - Tel. 0761.390013 e-mail: [email protected] Vallerano (VT) - Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551 e-mail: [email protected] Civita Castellana (VT) - Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951 e-mail: [email protected] Roma -Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011 - Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988 e-mail: [email protected] Porto D’Ascoli (AP) - Centro Commerciale Portogrande - Via Pasubio, 144 - Tel./Fax 0735.753665e-mail: [email protected] Bari - Centro Commerciale Carrefour - Viale L. Pasteur, 6 - Tel./Fax 080.5382652 e-mail: [email protected]

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Amarcorddi Cristina Evangelisti

Ricordo ancora quando, da bambina,scendevo le scale di casa mia e udivo unrumore metallico e un gran vociare, pro-veniente da un locale con l’ingresso postosul pianerottolo di quelle scalette esterne,in Via della Tribuna. Proprio davanti all’edi-cola di Sant’Antonio, tanto venerato dagliabitanti di quella via.Una vecchia porta di legno conducevaall’interno del locale dove, Bruno e Sandro(detto ‘a Locca) Corazza, esercitavano illoro lavoro di materassai.Quella loro era la quarta generazione adesercitare questo mestiere. Iniziò infatti laloro bisnonna Geltrude che, fra un mate-rasso e l’altro, ci dice scherzosamenteSandro, partorì 19 figli. La figlia diGeltrude, Artemisia Vaselli (sorella diAlessandro – detto zi’ Pretore – per 60anni sacrestano del Duomo), continuò ilmestiere della madre e lei stessa lo tra-smise a suo figlio, Cesare Corazza, padredi Sandro e Bruno.Ci racconta Sandro che, il padre Cesare,cominciò il mestiere da piccolissimoandando dietro alla madre. Allora si lavorain casa e tutto era fatto rigorosamente inmaniera artigianale. Si prendevano i mate-rassi, si scucivano, si tirava fuori tutta lalana e si lavava, accuratamente, sia lalana, che la fodera. Una volta asciugata, la lana veniva carda-ta (pettinata/districata). Per la cardaturac’era un particolare attrezzo da lavoro cheera composto da una panca, sulla quale cisi sedeva a cavalcioni, e all’estremità diquesta vi era un grosso quadro in legnodal quale sporgevano numerosi chiodini diferro ricurvi. Il materassaio, poi, con inmano un secondo strumento, sempre inlegno con chiodini di ferro ricurvi nel sensoopposto a quelli sulla panca, procedeva adeporre un ciuffo di lana e, sfregando lostrumento che aveva in mano, controquello deposto sulla panca, provocando unrumore metallico, allentava la lana chedoveva poi servire per riempire il materas-so.La fodera del materasso veniva, poi, dinuovo riempita con la lana pulita e rimes-sa a nuovo e, le abili mani di Cesare, ricu-civano il materasso, servendosi di lunghis-simi aghi.

Cesare avviò a questo mestiere ancheBruno e Sandro e, nel 1961, aprirono unabotteguccia in Via della Tribuna, dove ini-ziarono a rifornire i clienti anche di stoffeda tappezzeria. La bottega di “Cesare o’materazzaro” diventò il punto di ritrovo ditantissimi ragazzini di Civita Castellanache, per non essere lasciati allo sbandoper le vie del paese, soprattutto nei mesiestivi in cui le scuole erano chiuse, veniva-no indirizzati al mestiere di cardatori e,anche i più irrequieti, trovarono in quel-l’ambiente sano e familiare, un ottimomotivo per mettere la testa a posto e gua-dagnarsi qualche soldo.Sandro se li ricorda tutti quei ragazzini, daipiù anziani come Massimo Ricci (oggi cor-niciaio), a Gianni Corazza (il fratello piùpiccolo di Bruno e Sandro), all’IngegnerePiero Basili, che con i soldi ricavati si man-teneva durante l’università, a SettimioCampanella, in tempi più recenti, DanieleBrasili (detto o’ Bello de zio), Andrea Vallini(Patata) e mio fratello Gabriele che trovò ilmodo di stare un po’ tranquillo per almenodue ore durante il giorno.Sandro e Bruno tennero la loro bottegafino agli anni ’80 e furono gli unici artigia-ni materassai rimasti nella zona; Servirononon solo Civita Castellana, ma ancheCivitavecchia, Roma, Tarquinia e tantissimialtri paesi e ancora oggi, quando scendo lescale di casa mia, con nostalgia mi sembraancora di sentire il cardo lavorare sotto lemani di quei ragazzini, controllati dall’oc-chio vigile e amorevole di Sandro e Bruno.

‘a bottega de’ Cesare

‘o materazzaro

Cesare Corazza

Un vecchio cardo

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Roma che se n’è andata: luoghiAntiche osterie e trattorie “fuori porta”

Abbiamo già visto come l’andar fuori Portacostituisse per i romani quasi un rito, un’a-bitudine idonea a creare quell’atmosferaschiettamente familiare che, inserita inuna cornice rustica, riusciva a determinarele migliori condizioni per concludere almeglio l’attività quotidiana fino al punto diassumere caratteristiche uniche.Così Osterie e Trattorie costituivano unvero e proprio centro di attrazione ancheperchè, in epoca umbertina, posto che ilvino era il principale elemento di richiamo,questi locali non disdegnavano di accoglie-re altre inaspettate manifesta-zioni, tanto è vero che ilRugantino, foglio in dialettoromanesco fondato da GiggiZanazzo, fin dal suo primo appa-rire, correva l’anno 1887, acco-stava promiscuamente i Teatrialle Osterie e Trattorie.Su questo foglio si poteva legge-re:“…all’Osteria del Lungoteverear Vicolo Moroni, c’è una arip-presentazione giornajera e not-turna co’ sòni de pianforte e devino a otto e dieci la fojetta e còla cucina pè rifocillasse lo stom-mico, che è nummero uno…”;oppure:“…chi va da le parti diSan Pietro faccia na visitaall’Osteria de Viècce a trovà, inBorgo San’Angelo, dove troveràla vera cucina casereccia e ervino de Frascati bianco a sei sol-dini il mezzo litro e rosso diMonterotondo che fa risuscitareli morti…”; e, ancora:“…TotoBeltramme, alla Via Privata dellaStazione, dà continuo spettacolodi prestidigitazione nella suaOsteria, accompagnato con lapotenza del vino di Monteporzioe de le zuppe alla marinara…”Per formarsi un’idea esatta diquelle che erano le Osterie cam-pestri in attività a cavallo dei duesecoli è giocoforza rifarsi ad alcuni testidell’epoca arricchiti da innumerevoli fotoed incisioni divenute eccezionali documen-ti di costume; quello che ai nostri giorni siintende per Roma è un tessuto urbanisticoben diverso da quello di qualche secolo faperaltro, quelle che erano le località fuoriPorta sono oggi siti completamente urba-nizzati costituenti, per la maggior parte, lec.d. zone residenziali della città.Leggendo le descrizioni dell’agro romanorisalenti alla fine dell’ottocento siamo com-battuti tra il rimpianto per quelle particola-ri atmosfere bucoliche e romantiche cheera possibile percepire e respirare e, dicontro la oggettiva constatazione di una

realtà costituita da luoghi ancora infestatidalla malaria che poco avevano di roman-tico. Detto ciò, ricordiamo soltanto alcune diquelle che erano le tipiche Osterie eTrattorie, meta preferita dell’andar fuoriPorta per i romani: “l’Osteria del Curato sulla Tuscolana”,autentico sterminatore di abbacchi, finiti amigliaia nel forno accompagnati da enormiquantità di patate; luogo da dove, nellegiornate più limpide, era possibile ammira-re la grande distesa dell’Agro romano e i

primi contrafforti dei Colli Albani;“l’Osteria di Nino alla Camilluccia”, la cuioriginaria funzione era quella di costituireun punto di ristoro per i carrettieri chetransitavano nei pressi di Monte Mario eper i cacciatori che qui trovavano un’oasidi naturalità;“l’Osteria dei due Ponti sulla Flaminia”,(zona Tor di Quinto), dove il proprietario, ilSor Angelino, esprimeva un amore incon-trastato per i suoi clienti abituali e per l’al-lora biondo Tevere che nei pressi di quellocale scorreva lento e maestoso e dove sipreparavano tenerissimi carciofi “colti allapresenza” come ammoniva un vecchio eannerito cartello;

“l’Osteria Pallotta a Ponte Molle”, successi-vamente ribattezzata Melafumo con riferi-mento al seguente racconto popolare:“Succedeva che Papa Pio IX, durante unadelle sue uscite dal Vaticano, transitassenei pressi di quell’Osteria dove il proprie-tario, acclamato Re della bottiglia, se nestava comodamente sdraiato sotto i plata-ni. Uno dei chierici, avendo notato che lapresenza del Pontefice non turbava più ditanto il buon oste che continuava a fuma-re, gli disse: non vedi il Papa? Che fai?Questi molto sinteticamente rispose: Io?

Me la fumo!”“le Grotte del Piccione”, localepreferito dalle coppiette;“lo Scarpone a San Pancrazio”,autentico titano della “fava corpecorino”;“la Ranocchiara fuori PortaCavalleggeri”;“la Capoccetta” con belvedere sulTevere senza muraglioni;“il Pozzo di San Patrizio”, ubicatosotto l’ombrello dei pini appenafuori Porta Pia con tanto di fer-mata di tram elettrico; una enor-me elegante Trattoria campestredella quale il cronista dell’epocacosì annotava: “…caro lettore,qualora tu dovessi credere chesoltanto alla fonte dell’AcquaSanta vi sia quel fanatismo del-l’accorrere di migliaia di persone,ricrediti! Vi è un’altra fonte, o permeglio dire un Pozzo appenafuori Porta Pia, il c.d. Pozzo diSan Patrizio che è sempre affolla-to fino alle prime ore dell’alba.Sappi, caro lettore, che da questoPozzo non viene fuori dell’acqua,macchè, viene fuori soltantogenuino vino di Frascati e, perandarci, non è necessario spen-dere tre o quattro lire per la car-rozza, c’è li apposta una fermatadel tram elettrico che, da San

Silvestro vi ci conduce con pochi soldi e,concludendo, caro lettore, oso dire chenon sarà di certo l’Acqua Santa, ma ilPozzo di San Patrizio che darà vita e salu-te ai romani…”L’Osteria romana, un felice approdo alquale le tradizioni e la realtà contempora-nea assegnano un sicuro ruolo di protago-nista nell’esistenza stessa della città;quanti spaghetti e quanti rigatoni sonostati consumati in questi mitici locali!Altro cronista, accennando ad una spa-ghettata proletaria consumata nell’Osteriadi Filomarino sulla Salaria sosteneva cheverso le Trattorie suburbane muovono tutticoloro che hanno bisogno di scaricarsi la

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Campo de’ fiori 19

i, figure, personaggi

testa, il cuore e di respirare una rigene-rante boccata di ossigeno, per cui, ci va ilpensatore che ha bisogno di ricreare unnuovo fecondo germoglio di idee; l’uomotriste che, costretto a subire superbie dalsuo ufficio, tenta di resuscitare e ripescarele ebbrezze della sua anima plebea; le gio-vani coppie fuggiasche e palpitanti conl’impeto di chi vuol fare meraviglie.Ma quando si parla dell’andar fòri Portacorre l’obbligo di ricordare come il Grandeapprodo fosse rappresentato dai c.d. Pratidel popolo romano, lasciati in godimentoalla cittadinanza da tempo immemorabilecome si rileva dagli Statuti di Roma, pratiche insistevano intorno al Monte Testacciocircondati da orti e vigneti, giù fino alfiume e su fino all’Aventino.Intorno all’anno 1870, una volta convertitiquei Prati in un quartiere di abitazionipopolari ed eretto qui un grande Mattatoiocon annesso Campo Boario, complessosuccessivamente sostituito con il Centrodelle carni, mancava ora una moderna edaccogliente Osteria che potesse soddisfa-re, nella maniera più completa, il difficileavventore e le tradizionali esigenze delcommensale romano. Il vino scendeva dai Castelli, ma le bistec-che erano li a portata di mano e con lebistecche le code da cucinare in umido col“sellero alla vaccinara”, una delle più altevette della cucina romana e, ancora, ladelicatissima “pajata” per condire e orna-re, a mo di trofeo, smisurate insalatiere dirigatoni, quegli stessi rigatoni che ancorasventolano la loro insegna all’entrata diChecchino, quì stabilitosi fin dall’anno

1887. Un gusto e un’abitudine quelli diandar fuori Porta che, a quanto pare, nonè venuto meno neppure in epoca recenteed Ennio Flaiano, ancora nell’anno 1957,nelle sue “Confessioni romane”, sostenevache sua unica consolazione era andare aspasso, io ci vado dalle parti dei prati:“…aria pura, orizzonti, un altro tempo, miporto un libro, mi siedo sopra un sasso,guardo il Monte Soratte, la campagna, arri-vo fino ad un’Osteria con belvedere, man-gio, scherzo con le ragazze, mi si disten-dono i nervi…”; e Mario Soldati, scrittore egrande intenditore di vino e buona cucina,che era solito dire:“…se bevi una buonabottiglia di vino con un amico che di vins’intenda, serba per lui l’ultimo bicchie-re…”, in una delle sue Notes pubblicate dalsettimanale l’Espresso dal titolo “Trattoriaromana fuori porta”, con una insopprimibi-le vena malinconica scriveva:“…ore tredici,vecchia Trattoria una volta isolata nellacampagna, tra orti e prati e, vicino, uncasale antico con un torre, la Torretta.Oggi, enormi palazzi da tutte le parti. Lavecchia Torretta, di tufo scuro, è rimasta liin mezzo, come una spina nella carne. Atavola, sotto il pergolato, sole di fronte ame. Maiale e vitella arrosto, cicoria inpadella, sedano e finocchio in pinzimonio,Chianti vecchio di sette anni. Arietta, ven-ticello, ombre mobili e frastagliate dellefoglie sulla tovaglia candida, scintillano bic-chieri e posate. Felicità? No, sono solo!Perché il miglior pasto del mondo è quasicattivo se sono solo? Perché il peggiorpasto del mondo è quasi buono se sono incompagnia? Buona compagnia ben s’inten-

de, alla mia età si cerca di evitare, almenoai pasti, le cattive compagnie.Accendo un toscano, felicità, momentomagico ma, come sempre, una felicitàstruggente, quasi dolorosa…”.Altro quadro del tutto vivo, anche se ainostri giorni appena credibile, è rappre-sentato dal fatto che ai Castelli non si bevenelle trattorie dove si mangia, ma nei c.d.Tinelli che possono cambiare giorno dopogiorno, oggi presso un vignaiolo, domanipresso un altro. Questi, allorquando spilla-no il vino da una nuova botte, mettonofuori del Tinello una “frasca” verde o una“bandiera rossa”, ma indipendentementeda questi segnali esteriori, puoi giurare cheil miglior vino si trova dove vedrai la genteaffollarsi, anche se si tratta di una orribiletaverna. D’inverno si beve sulla strada, alsole, d’estate nelle grotte, tutte le cantinee le grotte sono assolutamente pittore-sche, in una specie di penombra gli avven-tori siedono sopra grosse tavole grezzecon le estremità appoggiate sui i barili edutilizzate come panche.Con l’aiuto delle incisioni lasciateci daBartolomeo Pinelli e qualche rara foto d’e-poca, oltre che con un pò di fantasia, èbello poter immaginare quelli che poteva-no essere i tramonti, quei tralci di glicini egelsomini, quelle frasche che arricchivanole Osterie e Trattorie fuori Porta e che rap-presentavano la meta frequente di tormedi gente che con i mezzi dell’epoca scia-mavano verso questi locali alla riscopertadi quella serenità e tranquillità, a direttocontatto della natura, che istintivamentesentivano che si stava perdendo.

di Riccardo Consoli

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STORIA Il paese diFaleria è situato sulconfine sud-est dellaprovincia di Viterbo.Con una popolazionedi 1940 abitanti circa,si erge a 200 m sullivello del mare, su diun colle tufaceo diforma triangolareeroso ai lati dallaconfluenza dei tor-

renti Treja e Mola.I primissimi insediamenti urbani risalgonoall’età del bronzo, ma furono i Falisci, cheabitarono tutta la zona, a stabilirvisisedentariamente, tra il X e l’XI secolo a.C.,fino all’arrivo dei Romani nel III secoloa.C., che con la costruzione della ViaFlaminia rimodellarono il territorio.Nonostante il nome e la collocazione, non

è da confondere con FaleriiVeteres né con Falerii Novi.La sua denominazione origi-naria era, infatti, CastrumStabiae o Stablae, così men-zionata per la prima volta inuna donazione del 998, afavore del Monastero deiSS. Andrea e Gregorio alCelio. Stabia o Stabbia stavaad indicare molto probabil-mente una antica stazioneper il cambio dei cavalli.

Altri studiosi lo associa-no alla stabilità delle

fondamenta tufa-cee. A partire dal Xsecolo il tessutourbano si ampliae n o r m e m e n t e

verso sud e diversefamiglie si alternano al governo

del piccolo centro urbano. Nel 1363 gliAnguillara prendono effettivamente pos-sesso di Faleria costruendo il castello e leannesse mura di fortificazione e assicuran-dole le sembianze e la sicurezza di unborgo ben fortificato. Il feudo di Stabia,insieme a tutti gli altri possedimenti degliAnguillara, viene acquistato dal principeBorghese nel 1660. Il paese mano mano siespande, anche al di fuori delle mura,costruite nel XVI secolo e demolite poi nelXX secolo, quando viene edificato il palaz-zo comunale e dopo che ha assunto ilnome definitivo di Faleria (1873).L’economia è quasi esclusivamente basatasull’agricoltura: vigneti, oliveti e noccioleti.

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Le gui

di Ermelinda Benedetti

FaleriaIl settore turistico invece non è riuscito adavviarsi, nonostante il patrimonio artisti-co-culturale di non poca importanza.

I T I N E R A R I OT U R I S T I C OFaleri offremolte attrattivesia dal punto divista archeolo-gico ed artisticosia dal punto divista naturalistico.Importante ed impo-nente è il Castellodegli Anguillara,costruito a testimo-nianza della loro poten-za sul feudo. Di grandeprestigio è la chiesa diSan GiulianoConfessore, patrono dellacittadina, che ha una pianta atre navate, delle quali quella centrale ter-minante in una abside con coro in legno.Subì numerosi rimaneggiamenti nel corsodei secoli. Il pavimento originario era,infatti, comatesco, nel XV secolo vennerocreate alcune cap-pelle, il campanileromanico risaleal 1504. La suas t r u t t u r aarchitettonicadi basevenne quasic o m p l e t a -mente stra-volta nelXVI secoloe ne l XVIIs e c o l ovennerorealizza-te altrecappelleinterne ev o l t en e l l en a v a t elateral i .Ad estd e lcastel lo,al qualeè colle-gata tra-mite unponte, e difronte alla

chiesa di San Giuliano, sipuò ammirare la chiesa diSant’Agostino, del XIV secolo, a navataunica. L’antica chiesa di San Giovannidecollato, meglio conosciuta come chiesadella Misericordia, è attualmente usata

con la funzione di sala consiliare. Lachiesa della Madonna

Pietrafitta invecevenne costruita neXVI secolo su di unacollina, al di fuori

della cinta mura-ria. Poco lontanodal centro abitatoè possibile visitarei resti di CastelPaterno, dovemorì l’imperatoreOttone III del1002. Non moltodistante da essosi trovano i ruderidi CastellFogliano, di pro-prietà della fami-glia Strozzi epoi degliAnguil lara,alla cuif a m i g l i aa p p a r -t e n n eanche laresiden-za estiva ilCasale dellaCarlotta, fatto

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ide di Campo de ’ fiori

costruirenel 1500 dalla contessaMaddalena Strozzi, moglie di FlaminioAnguillara, conservato ancora in buonostato.

TRADIZIONI E FESTE Festa di SanGiuliano Festeggiamenti in onore delSanto patrono del paese, che ha luogo duevoltel’anno: il secondo fine settimana del

mese di gennaio e il terzo fine settimanadel mese di maggio.

Carnevale faleriano Sfilata in masche-ra accompagnata da carri allegorici,per le vie del paese.

Infiorata del CorpusDomini Un tappeto di fioricolorati che riempiono

fantasiose figure geo-metriche si stende per

le principali del viedel paese, chesaranno attraversa-te da una solenneprocessione inoccasione dellafestività religio-sa nel mese digiugno.

Festa dellaFrustica Prevede

il raduno di gruppifolk nazionali ed

internazionali laprima domenica del

mese di luglio.Estate faleriana Spettacoli

musicali e teatrali animanotutti i sabati sera del meseestivo di luglio.Concerto di Natale Concerto dellabanda musicale locale “ SeveriniBrasiliano”, il primo sabato del mese didicembre.

PresepeV i v e n t e

Rappresentazioniviventi del presepe

nel borgo medievale del paese.

foto M.Topini

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Mons. Domenico Anselmi:87 anni di vita e 60 anni di sacerdozio

Monsignor DomenicoAnselmi, parrocoemerito del piccolocomune di Corchiano,festeggia il suo 60°anno di Consacra-zione sacerdotale il 29di giugno. Dopo 57lunghi anni di attivoministero pastorale,da tre anni a questaparte, don Memmo,

così molti lo chiamano confidenzialmente,si gode il meritato riposo, continuando avivere a Corchiano, dove è stimato e benvoluto, insieme al parroco che lo ha suc-ceduto, don Claudio Monarca. Tutti inmodo scherzoso ed affettuoso dicono chesembra essersi ringiovanito, forse perché èormai libero da quelle responsabilità che lohanno accompagnato per tutti questi annie, nonostante la sua veneranda età, nonha perso lo spirito e la voglia di fare neilimiti delle sue possibilità.In una breve intervista concessami per larealizzazione di un numero unico intera-mente a lui dedicato in occasione di que-sta ricorrenza, mi racconta come maturòin lui il desiderio di farsi servitore di Dio.Un giorno vedendo un gruppo di giovaniseminaristi, contraddistinti dal caratteristi-co abito nero con la fascia rossa legata invita, chiese al padre chi mai fossero e,saputolo, espresse il desiderio, fino adallora latente ma già esistente, nato dallasua frequentazione in chiesa, di intrapren-dere anche lui quella strada. Aveva appe-na terminato la scuola elementare e i suoigenitori decidono di assecondare la suavolontà, accompagnandolo di fronte all’al-lora Vescovo Santino Margaria. La suafamiglia però non può permettersi di paga-re la retta mensile del seminario, cosìDomenico deve rinunciare al suo progettoe inizia a lavorare i campi con il padre,fino a che, inaspettatamente, è il Vescovoa recarsi da lui per comunicargli l’ingressoufficiale al seminario di Viterbo, per ilquale i genitori si impegnano a pagare innatura. Era il 22 novembre 1933. Terminagli studi a La Quercia e il 29 giugno 1946viene consacrato sacerdote. Proprio inquel periodo il paese di Corchiano fa pres-sione sul Vescovo per la nomina di unsacerdote che affiancasse l’anziano donAntonio. Così, con l’ordine del Vescovostesso, gli abitanti di Corchiano si recanodal giovane don Domenico pregandolo diandare presso la loro parrocchia, di cui énominato inizialmente vice parroco poi,alla morte del suo predecessore, vicario,ma non ancora parroco perché deve prima

di Ermelinda Benedetti

superare un concorso. Tale concorsoviene, invece, vinto da don Igino Conti, magli abitanti di Corchiano protestano affin-ché rimanga don Domenico. Il vescovonon può che nominarlo parroco diCorchiano, il 9 novembre 1947.Don Domenico si è impegnato veramentetanto per il piccolo centro: campi scuolaper i più giovani e pellegrinaggi per gliadulti non mancavano mai. Una delle cosemeglio riuscita è la costruzione dell’asiloparrocchiale, a tutt’oggi largamente sfrut-tato, per la quale fece ben due viaggi in

America con l’intento di chiedere aiuti eco-nomici ai paesani emigrati, che avevanofatto fortuna. Numerose sarebbero le iniziative, portatea termine, da ricordare e, chi lo ama e lostima, le conosce e lo ammira proprio perqueste. Magari le scelte che si è trovato a fare nonsono state sempre condivise da tutti, macredo che abbia agito a vantaggio dellacomunità, che ha guidato per tutti questianni e che lo ringrazia ancora infinitamen-te per il suo lungo e fruttuoso operato.

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CCoommee eerraavvaammoo

Musical che passioneEravamo un gruppo meravi-glioso, dico eravamo, per-ché, malgrado la differenzadi età, mi trovavo inseritotra quei giovani di “bellesperanze”, amanti dellamusica e della recitazione,che stavano allestendo ilmusical “Che Natale ilNatale di Don Pedro!”L’anno era il 1981 ed io

avevo il compito di fare da regista-coordina-tore, più coordinatore che regista, perchéavevano fatto tutto loro.I testi, le musiche, le scenografie, gli impian-ti luce, insomma la loro passione superavagli ostacoli insormontabili dei pochi mezzi adisposizione, e grazie all’appoggio di un par-roco coraggioso, stava nascendo un vero eproprio musical.L’anima del gruppo era Piero Poleggi autoredei testi e delle musiche, nonché interpretedi Don Pedro, un vero e proprio “animale dapalcoscenico” al quale rimaneva tutto facile,direi quasi naturale, tanto era portato per ilcanto e la recitazione. Che dire poi dellasplendida scenografia di Tonino Conti, realiz-zata con una limpidezza e precisione tipicadei migliori scenografi cinematografici.In quegli anni non c’erano i supporti tecnicidi oggi, per esempio le poche basi musicalipreregistrate venivano effettuate su nastri-pizza che ricordavano i primordiali registra-

tori Geloso e il risultato non sempre era otti-male. Ottimali erano però le esecuzioni dalvivo quando i nostri ragazzi si esibivano inscena, magari passandosi l’unico microfonoa filo lungo, Ah se avessero avuto,comeoggi, i microfoni a cuffia personalizzati, gliimpianti di mixaggio. i CD per incidere lebasi musicali e tutte le migliorie della tecno-logia moderna.Non dimentichiamo poi che si operava inprovincia a Civita Castellana, dove ci senti-vamo veri e propri pionieri di una forma dispettacolo sicuramente innovativa, che cer-cava di evolvere la classica e tenera “recitinascolastica” tanto cara a genitori e parenti,ma terribilmente trita e ritrita. Tralascio volu-tamente i mille particolari e le varie peripe-zie che affrontammo per realizzare quelsogno, dalle prove fatte in una stanzetta diVia Don Minzioni insonorizzata dai contenito-ri delle uova (fatti ancor oggi di quel cartoneparticolare), alle accese discussioni per rag-giungere la perfezione nell’interpretazionedel copione che Piero aveva steso. Poi il gior-no del debutto, la settimana di Natale 1981,in un Cinema Teatro Florida affollato in tuttii suoi 300 posti. Non dovrei dirlo io, parteinteressata, ma fu subito successo. Poi addi-rittura la mini tournèe a Fabrica di Romadove i nostri amici ci invitarono ad esibircinella sala Parrocchiale, proprio lì dove il lorogruppo stava rappresentando sotto la regiadi Silvano Tabacchini, addirittura “Gli spettri”

di Ibsen. Che emozione irripetibile, tutti cispronavano a continuare, ed in effetti la“After Christ Band & C.” continuò ancora perun anno proponendo un altro recital “Unbimbo è nato” sempre su testi di PieroPoleggi. Poi come da copione, si fa per dire,il gruppo si sciolse, ma non per litigi oincomprensioni, ognuno per la sua strada,qualcuno addirittura coronò col matrimonioquella stupenda esperienza, ma l’amicizia, lastima reciproca anche dopo venticinqueanni, rimarrà sempre.Non voglio assolutamente sminuire l’impe-

gno delle attuali compagnie che affrontano ildifficile mondo del musical, riprendendo apiene mani i soggetti collaudati dal successoottenuto in tutto il mondo, vedi i vari“Grease”, “Jesus Christ Superstar”,”NotreDame de Paris” o gli italianissimi“Rugantino”, “Aggiungi un posto a tavola”,“Forza venite gente”, ma “i mieiragazzi”,(lasciatemeli chiamare così) chevedete nella foto, non copiavano, ci mette-vano del suo e così facendo trovavano moltepiù difficoltà dei loro attuali alter ego. Devoringraziarli, dopo tanti anni, uno per uno,perché mi hanno dato tanto, mi hanno fattosognare, ed io ho sognato insieme a loro,non siamo certo andati a Brodway, ma cre-detemi la gioia provata al piccolo CinemaFlorida in quel Natale 1981 resterà per sem-pre in questo cuore che va arrugginendosi.CHE NATALE, IL NATALE DI DON PEDRO.

di AlessandroSoli

In piedi da sx: Dino Ridolfi, Tonino Conti, Ermanno Mancini, Alessandro Soli, Don Famiano Grilli, S.E. Marcello Rosina, Piero Poleggi,Mauro Zenoni, Elisabetta Ercolini, M.Teresa Macino, Graziella Fantera, Severino Antinori, Agostino Iacurti.

In basso da sx: Mario Bernardini, Nadia Bove, Doriana Angelozzi, Simonetta Di Niccola, Fabiana Poleggi, Roberto Sebastiani

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Debora Attanasio: giornalismo, che passione

Con grande soddisfazione, qualche tempofa, abbiamo avuto il piacere di ricevere latelefonata di una giornalista di professio-ne, Debora Attanasio, che aveva lettoCampo de’ fiori.Ha trovato la nostra rivista molto interes-sante e, dopo un breve incontro, abbiamocapito quanto la cosa ci potesse fareonore, anche perché, la giornalista in que-stione, oltre a scrivere per importanti rivi-

ste come Panorama, ha anche pubblicatodiversi libri.Incuriositi dalla sua professione ci siamofatti raccontare la “storia” di una grandepassione: il giornalismo, e come sia riusci-ta ad aprire la porta di un campo così dif-ficile e ambito.Debora entra, a soli 22 anni, nell’ufficiostampa di Moana Pozzi, dove ci dice diaver fatto molta esperienza nel campogiornalistico e dove, non tutti sanno, siorganizzavano manifestazioni e campagneanche al di fuori di quella che era l’attivitàprofessionale di Moana Pozzi.Ad esempio l’attuale legge che ha inaspri-to le pene per chi maltratta gli animali, lalegge Aguzzo – Pegoraro Scannio, ha tro-vato appoggio proprio nell’ufficio stampadi Moana Pozzi che ha manifestato, insie-me ad altre colleghe, sotto il parlamento.Ha iniziato a girare per le redazioni diRoma e si è presentata al giornalista PaoloMosca, che prima di darle fiducia ha fattotrascorrere ben tre anni dal loro primoincontro. Nel frattempo ha lavorato comeweb writer e finalmente dopo qualcheanno ha iniziato a scrivere per il giornaleVIP. Una cosa che le piace molto fare èquella di collaborare con i giornali per ado-lescenti, dove ha una rubrica di posta alla

quale si rivolgono centinaia di ragazzineche chiedono consigli di moda, sesso eamore. Ma Roma in questo campo nonoffre grandi cose, così Debora inizia il suoviaggio verso le redazioni Milanesi e, inbreve tempo, scrive il suo primo articoloper Panorama. Qui inizia ad intervistarepersonaggi famosi come Renzo Arbore,Rocco Siffredi, il direttore artistico dell’or-chestra sinfonica di Roma, Tre Valerio

Vicari e tanti altri.Nel frattempopubblica il libro“Come vivere conun uomo e riusciread essere felici” ,umoristico e bril-lante, ed è statachiamata ospite indiverse trasmis-sioni. Le chiediamo sevuole dare unconsiglio ai giova-ni che voglionointraprendere lacarriera giornali-stica e ci dice:“Intanto bisognasaper scrivere.Non basta saperfare i temi a scuo-

la. Bisogna leggeretanti giornali e di tutti i tipi, eparlare almeno una lingua stra-niera per poter leggere anchemolti giornali stranieri, inoltrebisogna avere molta cultura,leggere almeno una settantinadi libri l’anno. Io sono abbona-ta a quattro riviste e in redazio-ne leggiamo tutte le riviste diattualità, società, spettacolo ecultura.”Nei suoi sogni futuri, le chiedia-mo se c’è quello di entrare a farparte della redazione di untelegiornale, ma ci risponde:“No perché io ho molta difficol-tà con la disciplina delle lineeeditoriali e il telegiornale , a dif-ferenza del giornalismo scritto,è un po’ più confezionato, sisceglie quali notizie dare e, sic-come è visto da un maggiornumero di persone, a voltevengono mandati in onda mes-saggi che non sono strettamen-te collegati alle notizie. Mi ècapitato, molte volte, di vedereche c’erano delle notizie inte-ressanti da dare, e sul telegior-nale non sono state date, per-

Debora Attanasio con Vladimir Luxuria e Fabio Canino

Debora Attanasio con Eva Henger

ché il direttore non reputava che fosseroin linea con la sua mentalità”.L’entusiasmo di Debora per il suo lavoro èveramente incoraggiante per il nostro gior-nale e ci auguriamo, che in futuro, anchelei possa apportare un suo prezioso contri-buto alle pagine di questa rivista.

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di M.Cristina Caponi

Romance & Cigarettes, Usa, 2005. Regia:John Turturro; interpreti: JamesGandolfini, Susan Sarandon, KateWinslet, Steve Buscemi, ChristopherWalken; sceneggiatura: John Turturro;fotografia: Tom Stern; produzione: JohnTurturro, John Penotti e associati perUnited Artists, GreeneStreet, Icon;distribuzione: Nexo; durata: 1h e 55’.Per quanto la donna crede di fare nonconta niente…A simile amara constatazio-ne giunge Kitty Kane (Susan Sarandon)strabuzzando gli occhi di fronte ad unbiglietto d’amore scritto dal marito NickMurder (James Gandolfini) alla sua nuovafiamma. Scoperta la tresca del consortefedigrafo, alla moglie tradita non rimanealtra opportunità che alzare un muro invi-sibile intorno all’uomo; il passo successivosarà la dichiarazione di guerra, a spalleg-giarla ci penseranno le sue tre figlie. Ilconiuge si troverà a decidere se restaura-re il suo ruolo di capofamiglia o cedere allalussuria, alla carnalità che le può offire unarossa burrosa, in grado di galvanizzare unuomo sbandierando un linguaggio da por-nostar. Romance and Cigarettes è un pro-getto che l’attore italoamericano John

Turturro coltiva da un decennio; l’idea ènata per caso mentre era impegnato sulset di Barton Fink di Joel ed Ethan Coen,in cui interpretava un celeberrimo dram-maturgo. Sin dalle prime immagini la pelli-cola si rivela un vulcanico spettacolo, unmusical technicolor in cui i personaggiriescono ad espriemere i propri stati d’ani-mo affidandosi al testo di alcune canzoni.In questa gioiosa commedia è la musica afarla da padrone e, non potrebbe esserealtrimenti quando nel soundtrack del filmcompaiono autori come Elvis Presley,Bruce Springsteen, Tom Jones, JamesBrown, Janis Joplin, Cindy Lauper e moltialtri. Stando alle affermazioni del regista ilfilm è “un musical proletario. Quando lagente non ha i soldi, si rifugia nella musi-ca. Aggiungo il sesso: il mio film è frutto diun discreto numero di fantasie proibite.”Chiunque cinefilo dotato di buona memo-ria potrebbe osservare che simile trovataera già stata alla base di Parole, parole,parole del filmaker francese Alain Resnais;ma in Romance and Cigarettes Turturro viaggiunge delle coreografie plateali, chenel finale decisamente più intimista scom-paiono. Con questa opera lirica da classe

operaia, Susan Sarandon ritorna al musi-cal, genere in cui si era cimentata all’iniziodella sua carriera, ai tempi di The RockyHorror Picture Show e con il passare deglianni non ha indubbiamente smarrito la suagrinta. D’altronde non è solo per lei cheapplaudono gli spettatori in sala, ma ancheper gli altri formidabili interpreti; fra tuttiuna sorprendente Kate Winslet. Salpatadefinitivamente dal relitto del Titanic,approda sugli schermi in giunoniche sem-bianze e duetta/amoreggia facetamentecon un James Gandolfini, noto al gran pub-blico perlopiù per la serie televisiva “ISoprano”. Fatta eccezione per gli sbalordi-tivi Christopher Walken e Steve Buscemi, ipersonaggi secondari sono i meno riusciti,inutili macchiette che ingolfano il motorenarrativo. Lo stesso dicasi per le parados-sali situazioni in cui li si vede coinvolti. Unasperticata lode va indirizzata ai traduttoriitaliani che sono riusciti a perfezione neltraslare lo slang con cui si esprimono i pro-tagonisti, conservando la spontaneità dellinguaggio popolare. In certi momentisembra musica. Giunti a conclusione evolendo tirare le somme si può concluderecon un esortativo: Canta che ti passa!!!

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La chiesa della Madonna delle Piaggeun patrimonio da recuperare

di Cristina Evangelisti

La domenica dopo Pasqua, per i civitonici, è la festa dellaMadonna delle Piagge.Immersa nel verde della forra del Treja, che costeggiaCivita Castellana, c’è una chiesa, del 1500, a Lei dedicata e,ogni anno, è tradizione che questa venga aperta per lacelebrazione della Messa. In tempi più antichi, ma fino a non molti anni fa, dopo laMessa, intere famiglie trascorrevano la giornata nei campiche costeggiano il fiume. Le mamme portavano il pranzo ela cena (pagnotte di pane con il salame, prosciutto, frittatecon i carciofi) e gli uomini provvedevano al vino. Era ungiorno di festa ed il punto di riferimento era sempre Lei, laChiesa della Madonna delle Piagge.Oggi, questo bellissimo luogo sacro, al quale sono affezio-nati tutti i civitonici, in virtù anche dei miracoli che sembrasi siano verificati per intercessione della Madonna dellePiagge, ha bisogno di un’ importante opera di restauro.Ma grazie all’impegno degli uomini e delle donne apparte-nenti alla Confraternita dei Santissimi Giovanni e Marciano,e al parroco della Cattedrale Santa Maria Maggiore, DonGiuseppe Bellamaria, i fondi stanno per arrivare. LaRegione Lazio, infatti, ha destinato la somma di €135.000,00 per il recupero del tetto e dell’intera struttura diquesta bellissima chiesa. I rappresentanti della Confraternita si augurano che, anchei civitonici, vogliano contribuire al recupero di questo Sacrosito, anche con piccole offerte, affinché si possa, una voltaterminato il restauro, provvedere ad acquistare tutto ciòche occorre per rendere operativa la chiesa (banchi, para-menti, lampadari, finestre etc.)Considerata la numerosa partecipazione dei fedeli, allecelebrazioni liturgiche, nel giorno della Madonna dellePiagge, si evince la profonda devozione a questa chiesa, edil profondo attaccamento alle tradizioni da parte dei civito-nici.Siamo sicuri, pertanto, che altrettanto numerosa sarà lapartecipazione per il suo recupero.

foto Mauro Topini

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Campo de’ fiori28

Sabato 13 e Domenica 14 Maggio, si è svol-to al Palaghiaccio di Ariccia (RM) ilCampionato Italiano FIAM (FederazioneItaliana Arti Marziali). La palestra OkinawaSporting Club ha partecipato con un nutritogruppo di atleti, che hanno superato tutte lefasi provinciali e regionali, guadagnandosil’opportunità di partecipare alla fase finalenazionale. Numerosi atleti provenienti datutta la penisola, hanno affollato il palazzottodel palaghiaccio. Grande soddisfazione per

gli atleti dell’Okinawa, infatti tutti sono salitisul podio, affermandosi tra i migliori atletid’Italia per la propria categoria. In Particolarehanno conquistato la medaglia d’oro, procla-mandosi campioni d’Italia di Kumite (combat-

timento): Luca Divalentino e NelsonRossetti. Medaglia d’argento per RobertaMercuri , Federico Spettich, NelsonRossetti e Armando Strada nel Kata, eNicola Vastarella nel Kumite. Medaglia dibronzo per Gianmaria Imperio e AndreaSestili nel Kata e Federico Spettich eFabio Mercuri nel Kumite. Una degna con-clusione della stagione agonistica!

Campionati Italiani FIAM

Roberta Mercuri II classificata

Fabio Mercuri III classificato

Luca Divalentino I classificato

Nelson Rossetti (in piedi secondo da sx)Campione d’Italia

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La redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri

Per la gioia di mamma Simona,papà Adriano e la sorellina Viola

il 27 Maggio è nata

Flavia Lorenzin

Tanti auguri dai nonni e dagli zii.

Tantissimiauguridi Buon

Compleannoa

AnnaFrancolache compie

gli anniil 22 Lugliodal maritoArnaldo,il figlio

Alessandro,dai parenti e

gli amici.

Tantissimi auguri a Maila Rinchiusi

di Castel San’Elia che il 10 Giugno haricevuto il Battesimo.

Con tanto amore da mamma, papà, gli zii e i nonni.

Tanti auguridi Buon

Compleanno a MicheleMoscioni

che ha compiuto 24

anni il 19Giugno, da

mamma, papà eRoberto

19 Maggio 2006Civita Castellana

cena della classe 1966auguri per i loro quanrant’anni

Tantissimi auguri a GiancarloBonamin di Corchiano che hacompiuto 19 anni il 23 Giugno.

Da mamma, papà, la sorellaSonia, il fratello Michele e Aldo

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La redazione di Campo de’ La redazione di Campo de’ Tantissimi auguri a LorenzoCapalti che l’ 11 Giugno ha

compiuto 2 anni, da nonna Lucia,nonno Eraldo e zio Stefano

Tantissimiauguri di

BuonCompleanno

aFedericoRoscioli che compie7 anni il 30Giugno dallamamma, ilpapà e inonni.

Un augurio alla picco-la Chiara Pantani

nata il 2 Marzo eBuon Compleanno alla

cuginetta Martina Agnesiche il 10 Maggio hacompiuto 2 anni, dainonni, bisnonni, zii e

genitori.

Tantissimi auguri a Adriana Domizi

che ha compiuto gli anni il 7Giugno, dai figli Maurizio,

Elisabetta e Emanuela, dal maritoDesiderio e dagli amici.

Tantissimi auguri ad Alessandro

Ricci che compie gli anni il4 Luglio, da parte dimamma, papà, nonnaElena, nonna Annita,

zia Nunziatina,Alessandra e

Stefania.

Tantissimi auguri a GabrieleEvangelisti che compie 32 anni

il 29 Giugno, dalla mammaAntonietta e la sorella Cristina

con tanto amore.

Tantissimi auguri di BuonCompleanno a Massimiliano

che ha compiuto gli anni il 9Giugno, dalla sua fidanzataCristina con tanto amore.

Tantissimi auguri aMirko Giorgetti che compie 20 anni il

28 Giugno, dallamamma Rosanna, il

papà Sergio e il fratello Roberto.

Tanti auguri di buoncompleanno a

Gianluca Federiciche il 24 Giugno

ha compiuto 36 anni.Auguri da tutti i suoi

parenti, dalla mammma,dal fratello, dalla

cognata e dalla nipotinaMiriana.

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fiori si associa agli augurifiori si associa agli auguri

Tantissimi auguria

AndreaFabbrucci e RosellaProsperi

di Corchiano,che il 17 Giugnosi sono uniti in

matrimonio. Infiniti auguri

da tutti gliamici.

Auguri ai 40enni della classe 1966In alto da sx: Patrizia Moscioni, Alessandra Creta, Lucia

Dentico, Stefania Procacci, Paola Lucentini, Maria CristinaCozzi, Tiziana Parmigiani, Donatella Paolelli, Monica Sacchetti,Anna Rita Del Priore. In basso da sx: i gemelli Mauro e MarcoFilippi e fra loro due Fabrizio D’Aquanno e Carlo Rita, Claudio

Marangoni, Luigi Sora, Alessandro Federici e Carlo Ricci.L’insegnante è Maria Laura Creta, alla quale vanno i più cari

saluti della classe, e al suo fianco c’è la nipote Maresa.Purtroppo questa foto ha anche un sapore un po’ amaro perchéMauro Filippi ci ha lasciato pochi mesi fa. A lui un pensiero spe-

ciale dai suoi vecchi compagni di scuola. CIAO MAURO!

Buon Compleannoa Elisa eSimone Abballe

che compiranno glianni il 28 Giugno e il

1° Luglio.Un grosso abbraccioe tantissimi auguri

da mamma, papà e lamascotte Tequila.

Buon Compleanno aSiria Carrisi

che il 2 Giugno hacompiuto 2 anni,

dalla sorellina Sofia,mamma Gloria, papà

Luca, i cuginetti, i nonni,

gli zii e la bisnonna.

Cento di questi giorni allamamma più in gamba del mondoche il 7 Giugno ha festeggiato il

suo compleanno.Tantissimi auguri dai figli

Giuseppe, Gianluca, Annalisa ela nipotina Miriana.

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Civita Castellana 24 Marzo 1944

Nel Marzo del 1944, la situazione sociale epolitica di Civita Castellana è alquantoincerta e precaria: scarse se non addirittu-ra inesistenti le attività economiche, fame,povertà, i continui bombardamenti e iTedeschi presenti con un forte e agguerri-to presidio.In quei giorni terribili, un piccolo e mode-sto avvenimento, passato allora in sordina,ma di grande portata storica ed artistica,rompe la grigia monotonia di quei giorni.Nel 1943 dopo lo sbarco degli alleati inSicilia, la firma dell’armistizio e l’invasioneTedesca dell’Italia, grazie agli accordi tra ilVaticano nella persona del Papa Pio XII, el’Ambasciata Tedesca presso la SantaSede, tutte le opere d’Arte presenti nelLazio furono ricoverate presso i MuseiVaticani, al fine di preservarle dagli incen-di e dalle distruzioni belliche.Incaricati di questa grande operazione disalvataggio furono i Proff.ri Giulio CarloARGAN e Emilio LAVAGNINO, che conpochi mezzi, rischiando a volte la vita,riuscirono a salvare dalla sicura rovina eperdita numerosi capolavori dell’arte dis-seminati nelle Chiese e nei numerosiConventi e Vescovati del Lazio.Tra le opere, salvate da sicura rovina,quattro importanti dipinti di CivitaCastellana: il San Bernardo di Sano diPietro, la Natività di AntoniazzoRomano, il Salvatore e la Madonninadella Chiesa Cattedrale.Ecco il resoconto di quanto avvenne:………. “Il 24 Marzo 1944 Lavagninova con Giulio Battelli a CivitaCastellana….è un primo viaggio pre-paratorio. Civita Castellana è deser-ta, ma il Vescovo c’è e molto gentileed intelligente, promette di far trova-re pronti da portare in Vaticano, frauna decina di giorni, il Salvatore e laMadonnina della Cattedrale, il Sanodi Pietro e l’Adorazione, forse delPastura, della Chiesa di SanPietro…….”.Il rapporto così continua: ……..” il 15Aprile 1944 il viaggio a CivitaCastellana siamo riusciti a farlo esuperata con il rientro in sede delVescovo una questione burocratica-ecclesiatica….., abbiamo potuto cari-care su un camioncino organizzatoda Cerreto, il Salvatore e laMadonnina della Cattedrale, il SanBernardino di Sano di Pietro el’Adorazione del Pastura, (sarà poidel Pastura?), della Chiesa di San

Pietro……”.Dalla lettura dei documenti archiviali deltempo leggiamo: ….” L’immagine delSalvatore è un dipinto su tavola dim.1,46 x 0,89, che rimonta al princi-pio del sec. XIII ed era venerata nel-l’altare omonimo almeno sino al1738. Il Salvatore in tunica rossa emantello turchino, ricadente dallaspalla sinistra, siede in atto di bene-dire con la mano destra, mentre conla sinistra regge il mondo. Il dipinto èstato fatto restaurare a a cura delMinistero nell’anno 1918, special-mente nella parte superiore e inferio-re, dove erano due fori per fissare latavola alla macchina quando si porta-va in processione nel giorno 15 ago-sto, festa dell’Assunzione di Maria.La Madonnina con il Bambino, è undipinto su tavola di m.0,39 x 0,28risalente al sec. XIV. La Vergine è raf-figurata più che a metà busto, investe rossa e manto scuro che le rico-pre il capo e con ambedue le manisorregge il Bambino che le sta ingrembo……”.“…………. Il San Bernardino da Sienaè una tempera su tavola di m.1,62 x0,56 e risale al sec. XV. Il santo è raf-figurato a figura intera su di un pae-saggio….”.“………… La Natività di Cristo presen-

ta la Sacra Famiglia posta su unfondo dorato ed è attribuita al pitto-re Viterbese Antoniazzo Romano….”.Tutte le opere citate, dopo un viaggioalquanto pericoloso arrivarono a Romapresso Palazzo Venezia e successivamentenel Vaticano, dove rimasero fino alla finedella Guerra.Protagonisti di questa grande operazionedi salvataggio che interessò tutti i Comunidella Tuscia furono: il Professore GiulioCarlo ARGAN, (1909-1992), Storico eCritico dell’Arte, Ordinario di Storiadell’Arte Moderna all’Università di Roma,Sindaco di Roma negli anni’70, Senatoredella Repubblica e autore della monumen-tale Storia dell’Arte Italiana, pietra miliarenella storiografia artistica Italiana.Il Professore Emilio LAVAGNINO,(1898-1963), Storico dell’Architettura,Soprintendente ai Beni Ambientali edArchitettonici del Lazio dal 1945 al 1952,protagonista delle operazioni di restauro ditutti i monumenti di Viterbo distruttidurante la Seconda Guerra Mondiale.Quattro grandi opere Civitoniche, salvatedalla rovina: il Salvatore e la Madonninacon Bambino della Cattedrale, il SanBernardo e la Natività di AntoniazzoRomano della Chiesa di San Francesco, giàdi San Pietro.

Il Duomo di Civita Castellana

del Prof. Arch. Enea Cisbani

Campo de’ fiori

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Sguardi nei quali siriflettono ombre oscu-re, voci soffocate dalrantolio di orrendi fan-tasmi, cuori trafitti dapungenti pugnali… Cosìsi presenta al mondochi vive di stenti e disolitudine, intrappolatonel menefreghismo del-l’era moderna.Le vittime di queste

situazioni, spesso, chiedono solamenteamore, ma…la frenesia dei nostri tempiglielo nega.Con la consapevolezza di riuscire a donaredi nuovo brillantezza agli occhi spenti dallasofferenza fisica e psichica, il 3 giugno2006 si è svolta la quinta edizione della“Serata di gala e beneficenza”, organizza-ta dalla Sez. Femminile della C.R.I. diRonciglione e Sutri.Rispettando un protocollo da tempo col-laudato, tutto si è svolto nel migliore deimodi.Sotto l’attenta regia dell’Ispettrice OlympiaD’Onofrio Bucassi, i commensali, allietatidalle note dell’orchestra di MassimoChiossi, hanno potuto gustare raffinatimanicaretti presso il Ristorante Fiorò. A questa serata svoltasi all’insegna del

Campo de’ fiori 35

diErminioQuadraroli

Una cena a base di solidarietà

divertimento e della solidarietà, non pote-vano mancare le più alte autorità della CRIlocale, tra le quali spiccano i nomi di EnricoLotti, Carla Marcoaldi, Luisella Di Marco,Antonietta Ginnasi e Luciana Balestra.Si sono fatti avvolgere dalla splendida cor-nice del Lago di Vico, in cui il RistoranteFiorò è immerso, anche il Sindaco diRonciglione, L’On Laura Allegretti, il diret-tore della BCC Giuseppe Ginnasi e moltis-

simi altri componenti della CRI dei paesilimitrofi.Una cena in cui gustosi piatti si sonomescolati a tanta solidarietà, ha trovato ilsuo epilogo in una cospicua raccolta difondi da destinare interamente all’aiuto deipiù deboli.

01.05.2006 Mario Masserotti BenvenutiMariazVittoria Cecchini06.05.2006 Manuela Oddi/Moreno Francioli13.05.2006 Federica Angeletti/Danele Gallinella14.05.2006 Mioara Ionelia Ionascu/Viorel Lera20.05.2006 Alessio Percossi/De PlacidiMariacristina20.05.2006 Tamara Piacentini/Marco Amicucci21.05.2006 Claudia Orlando/Liciarelli Mario27.05.2006 Alessandro Longo/LorenaSconocchia02.06.2006 Alessandra Armagno/Luca Fegatello04.06.2006 Serena Fattori/Vincenzo Migliorelli10.06.2006 Massimiliano Coracci/FrancescaLiberali10.06.2006 Antonella Manili/Maurizio Papa

02.05.2006 Mario Urbani06.05.2006 Annita Vitalini06.05.2006 Annarosa Casadidio06.05.2006 Massimo Barduani Proietti10.05.2006 Mafalda Lazzarini10.05.2006 Maurizio Gavazzi12.05.2006 Roberto Del Duca12.05.2006 Luigi Lemme18.05.2006 Giulia Trignani 20.05.2006 Antonio Valentini20.05.2006 Bruno Del Signore20.05.2006 Enzo Caprioli22.05.2006 Agata Maria Rosa Fanara24.05.2006 Rosa Borromei04.06.2006 Affidio Roberti04.06.2006 Casildo Mugnaini09.06.2006 Matilde Moretti12.06.2006 Quirino Quirini

04.05.2006 Giorgio Tebaldi05.05.2006 Andrea Piscopo

09.05.2006 Diego Popoli11.05.2006 Asia Sabatini

17.05.2006 Edoardo Chiani23.05.2006 Flavio Andorno

25.05.2006 Gabriela Dumitru27.05.2006 Flavia Lorenzin04.06.2006 Alessia Bernardi05.06.2006 Soufian Akrach

07.06.2006 MauroAntonio Alessio

NATI MATRIMONIMORTI

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Campo de’ fiori36

Non che ne fosse entu-siasta, ma il sabatopomeriggio era dedicatoalla spesa settimana-le, per cui doveva sotto-porsi, suo malgrado, aquel tedioso rito.Rassegnarsi all’idea cheavrebbero dovuto spen-dere tutti quei soldi.Fosse stato per lui,

avrebbe fatto volentieri a meno anche delcarrello stracolmo di vivande incellofanate,ma nel contempo si rendeva perfettamen-te conto che tutto ciò era di fatto inevita-bile: di lì a poco lapratica del consu-mismo di massal’avrebbe fatalmen-te fagocitato. Non sopportava glisguardi famelicicon cui gran partedegli avventori simuovevano tra gliscaffali, inebriatidalla visione dicotanta abbondan-za sembravanobambini al primogiorno di scuola.Acch iappavano,posavano, ripren-devano di tutto,anche prodottistrani ed impensa-bili, maneggiandolin e r v o s a m e n t e ,consumati dal dub-bio che potevi leggergli in faccia: << Locompro ? Non lo compro ? Però… costapoco>>, anche se la domanda da porsiveramente doveva essere: <<Mi serve ?Costa poco, ma se non mi serve, che cavo-lo lo compro a fare ?>>. Era quasi fatta, un po’ di coda per pagaree poi via, di nuovo libero. “Ha la carta ?”chiese stancamente la commessa. Feceappena in tempo ad inserirla che un alto-parlante risuonò: “Il sig. G, gentilmente, indirezione, grazie”.G si guardò intorno smarrito e imbarazza-to e chiese alla cassiera: “Ma come fannoa conoscermi, scusi ?”Pensò allora di avere combinato qualcosadi grave. Ripassò i lunghi minuti trascorsinell’iper; ricordò che, effettivamente,aveva sbirciato a sbafo alcuni quotidianima solo i titoli, non l’intero articolo; poi,approfittando delle cuffie disponibili nelsettore dischi, quelle che servono per pro-muovere le novità, aveva ascoltato per

intero l’ultimo cd di De Gregori che –ovvia-mente- non aveva comprato: poteva sem-pre dire che non gli era piaciuto. Per dirlatutta, aveva pure letto il sesto capitolo de“Il Codice Da Vinci” mentre aspettava suamoglie: leggeva un capitolo per sabato,tanto per ammazzare il tempo.Il direttore commerciale, invece, dopoessersi presentato come nuovo responsa-bile di quella struttura di vendita, disse chevoleva conoscere meglio alcuni clienti, percapire i comportamenti di spesa equindi, organizzando meglio l’offerta e gliafflussi della clientela, offrire un generalemiglioramento del servizio.

Li aveva chiamati perché secondo luiacquistavano in una modo particolare evoleva applicargli degli sconti: “Vedo dalloschedario che voi non consumate frut-ta e verdura. Forse non siete soddisfattidella qualità del nostro prodotto ? Oppuredelle dimensioni delle confezioni ? Magaripesano troppo, o sono ingombranti”“Guardi, molto più semplicemente, li com-priamo da un contadino che abita vicinocasa” rispose la signora Carla un po’ stupi-ta dalla particolarità di quei ragionamenti.“E i prodotti di bellezza ? Vedo che non neacquistate. Per esempio lei, sig. G, qualeprofumo preferisce ?”“Maaa…” G era sorpreso dalla malcelataaggressività con cui il direttore interloqui-va e dal tipo di domande che faceva. Allafine, imbarazzato, ribattè con la primacosa che gli venne in mente, anche perchéera il periodo della fienagione: “Il profumodello sfalcio dell’erba. Sì, sì, quello dell’er-ba tagliata !”

“Cheee….? Ma cosa c’entra, scusi. Volevodire quale marca ….che ne so….:Versace, Balestra, Calvin Klein”G avrebbe voluto mandarlo a quel paese,ma che gli vuoi dire a uno che preferisceVersace all’odore del fieno?!Il direttore, visto che non riusciva a cava-re un ragno dal buco con i due clienti,piazzò l’ultima frecciata promozionale: “Viconsiglierei di non venire sempre e solo disabato pomeriggio, come fanno la mag-gior parte delle famiglie di questa città,ingolfando il negozio. La mattina, ognimattina, abbiamo una miriade di prodottiin offerta speciale. Se mi date la card, vi

inserisco un 5% disconto per l’acqui-sto di verdura eprofumi oltre a unulteriore 5% peracquisti effettuatidalle 9 alle 12 ditutti i giorni”“Ma come fa asapere tutte que-ste cose, scusi, chefa ci controlla conla videocameraquando entriamo?” chiese G, ancheper capire se pote-vano essersi accor-ti delle sue invete-rate abitudini discroccone.“Ma nò, prendiamoi dati dalla tesse-ra, quella dellaraccolta punti.

Quando voi pagate registriamo quelloche comprate, in che quantità e a che ora;sulla base di queste informazioni cerchia-mo di orientare le vostre abitudini dispesa: voi ci guadagnate, noi ci guada-gnamo. Semplici principi di marketing”“Non conosco questo marketing, mapenso che ci guadagnate più voi che noi.Come diceva mio nonno quando giocava-mo a scopa: il banco vince sempre”“Lei è un furbetto” cercò di sdrammatizza-re il direttore, senza riuscirci.“Mai quanto voi !” ribattè G, stizzito.<<Una specie di Grande Fratello>>rimuginava mentre tornava a casa con ilbagagliaio stracolmo di ogni ben di Dio.Decise di non utilizzare più quel tesserinomagnetico traditore dei comportamenti dispesa. G lo spezzò mandando idealmenteal diavolo il direttore, gli sconti e la raccol-ta punti: <<Viva il profumo dell’erba!Viva la libertà !>>

FIDELIZZAZIONE

di Gianni Bracci

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Campo de’ fiori 39

Via Donatello - Loc. Fontana MatucciaCivita Castellana (VT) - T. 0761.514016

E’ arrivata la stagione estiva. Tantoabbiamo fatto in questi mesi per il nostrobenessere fisico, o almeno tanto abbiamoimparato e messo (forse) nei nostri pro-grammi futuri. Ma… senza le giacche, gli uomini, e conabiti leggeri, le donne, in costume entram-bi, in vacanza e nei week-end, tutti sidispiacciono un poco per quella sgradita“rotondità” piazzata lì, in bella evidenza,proprio al centro del corpo. Dopo mesi di palestra tutti, i muscoli sonodiventati più tonici, ma, salvo che nonsiete stati baciati dalla fortuna “genetica”,la pancetta resta. Perché? Basta considerare la caratteristicaunica di questi muscoli rispetto a tutti glialtri, e cioè quanto sta sopra e sotto ilpiano muscolare. I muscoli addominali, esattamente cometutti gli altri, possono essere rinforzati conl’allenamento ma, al di sopra delle fascemuscolari, il tessuto adiposo che le ricopreè un tessuto estremamente soggetto avariazioni in conseguenza dell’età e deicambiamenti ormonali (basti pensare allemodificazioni post menopausa quando, l’a-dipe tende ad assumere una localizzazionemaschile sullo stomaco e sulla parte altadell’addome; o ai “rotolini” e “maniglie del-l’amore” che già a 35/40 anni modificanola giovane struttura a triangolo del bustomaschile).

Al di sotto del piano muscolare la situazio-ne è ancora più complessa poiché i visce-ri, bacino e colonna vertebrale, entrano ingioco per determinare il nostro aspetto.Tessuto adiposo, muscolare, apparatodigerente e scheletrico: la “pancetta” haun’origine multifattoriale.

CHE SI PUO’ FARE? Se il problema non è proprio grave, lo pos-siamo accettare consolandoci con uno deitanti rotocalchi dove VIP, non proprio “inlinea”, si fanno fotografare su spiaggenazionali ed esotiche. Ma se volete dichiarare guerra alla pancet-ta, aggreditela contemporaneamente suquattro fronti:

MASSAGGIO: stimolante per la mobilitàintestinale, drenante nella prima fase e

rassodante poi. Due/tre volte a settimana per almeno 40giorni; migliorerà anche il tono della pellerendendola più tonica e levigata.

FITNESS: scegliete un trainer che non silimiti a indicarvi il numero di ripetizioni, mache controlli costantemente “COME” l’eser-cizio viene eseguito e che abbia capacità dicollaborare con gli altri operatori nell’ela-borare il programma di lavoro.

DIETA: è fondamentale affidarsi al medi-co specializzato o al nutrizionista che nonoperi solo una riduzione delle calorie intro-dotte, ma che sappia selezionare i cibi giu-sti, per evitare l’accumulo di grassi sia insuperficie che all’interno dell’addome e perevitare quel dilatarsi dell’intestino, dovutoai gas di una cattiva digestione, che, neltempo, diventa irreversibile.

POSTURA: anche qui affidatevi ad unocchio esperto, ad un fisioterapista o atrainer con preparazione specifica, chepossa valutare se la protusione addomina-le dipende dalla colonna vertebrale e delbacino. In questo caso qualche seduta di ginnasti-ca posturale vi insegnerà a gestire unnuovo equilibrio; successivamente, o neicasi più lievi, le tecniche PILATES ottengo-no rapidamente risultati eccezionali sianella tonificazione addominale che nelriequilibrio posturale.

Carla Bonafede Di DonatoCoordinatrice Programmi Fitness

Centro BLU LIFE

Quando benessere ed estetica coincidono

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Campo de’ fiori40

La storia di M

Il sodaliziocon il padre diLittle Tony,continua adare buonifrutti perché,grazie a lui,terranno sera-te in luoghip r e s t i g i o s iquali l’Excel-sior. La radice pae-sana, però,resta profon-da, tanto chela signora Ma-rietta, moglie

di Peppinello, dispenserà “pici” a volontà (tipicopiatto povero caprolatto) nelle serate di gala,contrapposti al caviale e champagne. Episodi scherzosi da farci capire lo spirito gioco-so che anima il gruppo, sono tantissimi. Adesempio al ritorno da una serata nella capitale,caricati gli strumenti sull’unica macchina disponi-bile, quella di Franco, Filippo resta fuori. Allora,per non rimanere a Roma, si infila nel portaba-gagli, facendo, così, un viaggio del tutto partico-lare. Di norma, invece, il furgone che viene usato èquello di Zega Antonio, che serve normalmenteper trasportare le carni e la frutta.Nel 1969, i Farnesi tengono a battesimo la salada ballo “I Cigni”. In quegli anni tutte la sale da ballo iniziano a tra-sformarsi in discoteche segnando, così, il declinodi molti gruppi musicali, e fra questi anche IFarnesi.Questo glorioso gruppo, comunque, continueràad esistere con diversi cantanti solisti qualiPietro Pulcinelli, detto Mec Meto, Piero Cristofori,Sandrino Ferri, Luigi Fratoni, detto Piccherinello eGianni Colombo.Un po’ di nostalgia oggi assale I Farnesi, che rim-piangono occasioni perdute e, ancor più, i beitempi della gioventù che ha regalato loro tantesoddisfazioni.Avrebbero meritato un più grande successo ma,la mentalità paesana, il prediligere i lavori tradi-zionali, hanno sicuramente condizionato unapossibile, fulgida, carriera.

di Sandro Anselmi

I FARNESI in riva al Lago di V

I FARNESI con Pietro Pulcinelli

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Max: I Farnesi

Vico

Toni Renis con Paolo Perelli al “Rifugio del Cimino” I FARNESI

carro allegorico accompagnato dalla musica dei FARNESI

Festa di piazza

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L’angolo ... cin cin di Letizia Chilelli

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Continuiamo in questo numero la “carrel-lata” degli abbinamenti cibo-vino.

CarniGeneralmente si tende ad abbinare carnibianche quali coniglio, pollame, vitello,tac-chino con vini bianchi; carni rosse comemanzo e selvaggina con vini rossi corposi.C’è da dire, però che si raggiungono risul-tati eccellenti abbinando cacciagione, ani-tra e agnello con rossi come Rosso diMontalcino, Chianti e Nebbiolo d’Alba.

FormaggiCi accingiamo, ora,ad affrontare un argo-mento non troppo semplice.In linea di massima qui si usa l’abbina-mento per tradizione, ovvero l’abbinamen-to tra formaggi e vini della stessa regione,ma facendo bene attenzione ad esaltare lecaratteristiche di entrambi.Ricordiamo però che formaggi come quar-tirolo, stracchino, mascarpone, ricotte,giuncate e burrate non amano il vino, liaccompagneremo, quindi, con un buonbicchiere d’acqua.La mozzarella e il fior di latte si sposanocon vini rossi giovani, a patto però chesiamo fruttati e frizzanti.Il Sauvignon accompagna in manierameravigliosa i caprini freschi, mentre i for-maggi stagionati si “sposano”con vinibianchi di medio corpo e spumanti, ma seci troviamo di fronte a formaggi con sta-gionatura più lunga ci orienteremo su rossi

giovani ma poco tannici.Il formaggio erborinato si esalta in modofavoloso con vini dolci passiti e Vin Santo.

DolciCome abbiamo più volte detto con i dolci siservono vini dolci, ma anche qui, tuttodipende dai gusti.Il Moscato si sposa benissimo con dolci

leggeri ed a base di frutta, l’apoteosi, però,si ottiene con il Brachetto in abbinamentoad una bella crostata di fragole.Con dolci con panna e crema ci indirizzere-mo su vini Passiti, come ad esempio ilReciotto.Per ciò che riguarda i dolci al cioccolato, citroviamo di fronte a molti luoghi comuni,primo tra tutti : il cioccolato si serve solocon il Barolo Chinato, oppure,il vino non va servito col cioccolato.Mito, quest’ultimo, da sfatare subito: servi-remo infatti i nostri dolci con vini rossi nondolci, come il Syrah e il Lagrein ma nontroppo giovani.Suggerimento: provate una tavoletta dicioccolato fondente con un buon bicchieredi Merlot!!!Se ci troviamo, però, di fronte a dolci rico-perti di cioccolato, ma con creme burrose,il matrimonio funziona benissimo conBarolo Chinato e il Reciotto dellaValpolicella.Non dimentichiamo, però, che se preparia-mo un ottimo dolce con liquori dobbiamoassolutamente rinunciare al servizio delvino.Come detto tante volte, questi sono solosuggerimenti che possono essere più omeno seguiti, ma se messi in pratica ci aiu-teranno sicuramente a rendere i nostripranzi più piacevoli e perché no, a convin-cere anche gli amici più scettici che l’abbi-namento cibo-vino è davvero possibile!!!

Gli abbinamenti II parte

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A seguito delle diffuse situazioni di estrema povertà nella quali vivono migliaia di persone nel sud-est asiatico, l’AssociazioneUmanitaria “SEMI DI PACE” onlus di Tarquinia (VT) si è attivata, in stretta collaborazione con le Suore Missionarie Passioniste, conun progetto denominato “PROGETTO SPERANZA, UN CUORE PER L’ASIA”, che, attraverso una raccolta fondi, avrà una triplice finali-tà:

1) Costruire in India, nel Tamil Nadu, il “VILLAGGIO DELLA SPERANZA”, dove circa 40 bambini poveri ed orfani saranno accolti eseguiti dalle suore missionarie passioniste; le suore possiedono già il terreno, adiacente la congregazione, i permessi ed i progetti dicostruzione già approvati dal governo locale, ma non la somma necessaria per realizzare l’opera (circa centomila euro). Abbiamoanche un testimonial del progetto, che è l’artista Antonella Ruggiero, con la quale stiamo concordando la data per un concerto dibeneficenza per la raccolta fondi.

2) In Thailandia contribuiremo alla construzione di un CENTRO POLIFUNZIONALE per bambini abbandonati o in condizione di gran-de disagio, seguiti dalle Suore Missionarie Salesiane, che li aiuteranno anche a superare, attraverso un sostegno psicologico, la ter-ribile esperienza vissuta a seguito dello tsunami.

3) Sostegno a distanza, con il quale si può assicurare vestiario, cibo e medicinali ai bambini della zona del Tamil, che hanno bisognodi tutto.

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Sempre più...

Forti e veloci

Foto del gruppo ciclistico “Forti e Veloci” 2006 - Presidente Mauro Ferramondo

1) Fernando Giagnoli - 2) Sergio Conti - 3) Danilo Brandi - 4) Giampiero Giampieri - 5) Mario Mancini - 6) Gianni Speranza -7) Andrea Calcagni - 8) Felice Calabrese - 9) Giuseppe Ricci - 10) Miro Millozzi - 11) Sandro Riganelli - 12) Angelo De Vittori -

13) Ferruccio Pistocco - 14) Franco Aballe - 15) Franco Soli - 16) Francesco Barboni - 17) Giuseppe Sacchetti - 18) Lamberto Bobboni - 19)Rossano De Silvestris - 20) Stefano Del Priore - 21) Giancarlo Meloni - 22) Francesco Bravini - 23) Stefano Gelanga -

24) Enzo Abati - 25) Pasquale Mancini - 26) Massimo Vaselli - 27) Carlo Oddi - 28) Mauro Ferramondo - 29) Flavio Micheli -30) Massimo Valeriani - 31) Mauro Aleandri - 32) Marco Fischione - 33) Massimo Sestili - 34) Gioventino Cardellini

35) Eleuterio Cavallari - 36) Giuliano Gigante - 37) Aldo Lemme - 38) Mauro Belloni - 39) Paolo Gomiero - 40) Fabrizio Bongarzone - 41) (mascotte) Riccardo Aleandri - 42) (mascotte) Gianmarco Sestili - 43) Masimmo Danella.

Non c’è dubbio, questa “passionaccia” così antica, ma così moderna, riesce a contagiare ragazzi, giovani, pensionati, insomma è, erimarrà sempre, uno sport di “massa”. La società FORTI E VELOCI di Civita Castellana è una delle più belle realtà sportive amatoriali della nostra regione, con i suoi 86 iscrit-ti.E’ bello vederli tutti in divisa “sciamare” nei giorni festivi sulle strade del nostro circondario, con l’intento di raggiungere traguardi inspe-rati: fare quei 90-100 km, a volte anche di più, che fanno tanto bene al corpo ed allo spirito.Non faranno il Giro d’Italia, tanto meno il Tour de France, ma partecipando a qualche gara amatoriale, riescono sempre a “lasciare ilsegno”, come ad esempio Giovanni Santini (non presente nella foto) che si è laureato Campione Italiano 2006 diabetici Cat. C, risulta-to questo che ha riempito d’orgoglio tutto i gruppo e il presidente Mauro Ferramondo.

Alessandro Soli

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Dopo un anno scolasticofatto di levatacce, disacrifici, di paure spessoesagerate per le interro-gazioni, finalmente arri-vavano gli ultimi giorni discuola.Allora le tensioni comin-ciavano ad alleggerirsi, i

rapporti con gli insegnanti diventavano piùamichevoli perché, a quel punto, i “giochi”erano fatti.C’era allora chi incominciava ad anticiparele vacanze estive, marinando la scuola, echi organizzava la famosa festa di fineanno.Era questa l’occasione per conosceremeglio i propri compagni di classe con iquali si era discusso, fino a quel momento,quasi esclusivamente di lezioni, o ci si erascambiati degli appunti.Quell’anno, la festa di fine anno si eraorganizzata a Caprarola, presso il casaledell’amico Girolamo Mariani e, dato che ilpadre aveva un forno, si mangiò pizza avolontà e di tutti i tipi. Raggiungemmo il casale a bordo delleauto dei nostri professori o con le moto, ediniziammo a scaricare i viveri che, ognuna

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Una “Fabrica” di ricordi...e iniziavano le vacanze

di Sandro Anselmi

delle nostre madri aveva preparato.Le ragazze si diedero subito da fare perapparecchiare i tavoli che erano stati posi-zionati fuori il casale, sotto una bellissimaquercia ombrosa e, noi maschietti, subitopronti ad aiutarle, speravamo in cuornostro che le ore di quella giornata potes-sero non finire mai, così da poterci daremodo di tentare un timido approccio conquella desiderata.Il pranzo ci vide riempire gli stomaci finoallo sfinimento, tanto che, ognuno di noi,dovette rimandare l’approccio con l’amata,dopo una lenta digestione.Nel pomeriggio iniziammo a sfoderare lenostre chitarre e a cantare le canzoni delmomento: “sapore di sale”, “il mondo” ,“legata ad un granello di sabbia” e qualcu-no provò timidamente ad invitare a balla-re le ragazze. Che emozione poter stringe-re colei alla quale avevi provato a fare gli“occhi dolci” tutto l’anno. Finalmente leposavi le mani sui fianchi e, nel lento don-dolare, potevi sentire il suo profumo.Quando incrociavi i suoi occhi, il cuore tiarrivava in gola e, pur volendole dire qual-cosa, non sapevi da che parte incomincia-re così, non trovando argomenti, preferivistare zitto per non fare la figura dello

scemo.Finita la canzone la lasciavi tornare dalleamiche che, tutte insieme, ridacchiavanodivertite da quella situazione. Tu guardavi ituoi amici e accennavi, con lo sguardo, cheiniziassero a suonare qualche altra canzo-ne. Allora piano piano ti riavvicinavi a lei;lei faceva finta di niente e continuava adiscorrere con le amiche, pur tenendod’occhio i tuoi movimenti e contando ipassi che la separavano da te. Le chiedevidi nuovo di ballare e lei, che ormai avevala sicurezza di averti al “cappio”, con ungesto di soddisfazione nei confronti delleamiche, ti concedeva un altro ballo.La giornata scorreva fra sguardi, giochi,balli, chiacchierate e dolci sensazioni fino ache, nostro malgrado, il sole non incomin-ciò a calare.Allora iniziavano i saluti, l’augurio per tuttiera di una felice estate, piena di nuoveesperienze e, perché no, di nuovi incontrie, dopo aver stretto la mano ai professoried iniziato a baciare tutte le compagne perpoter, infine, arrivare a lei, ci si riavviavaverso casa con il cuore leggero di felicitàper averla incontrata fuori dalle quattromura dell’aula scolastica, e per aver visto ilsuo viso illuminato dai raggi del sole.

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I quattro mercanti

di Maria Cristina Caponi

Regia: Vania Castelfranchi; interpreti:Andrea Caschetto, Claudia Landi, DorianaLandi, Valentina Greco, Isabella Faggiano,Elena Baroglio, Marco Martini, AlessandraSansanelli, Emanuela Bernardi, Andrea,Alessio, Sara.Nel breve lasso temporale che va dal 1596 al1597, periodo di transizione dal secolo XVIalla società secentesca, colui che è per defi-nizione il più acclamato drammaturgo dell’e-poca elisabettiana vergò pagine di mano-scritti con siffatti parole: “Non ha occhi unebreo? non ha un ebreo mani, organi, mem-bra, sensi, emozioni, passioni? Non si nutredello stesso cibo, non è ferito dalle stessearmi, non è soggetto alle stesse malattie,non è scaldato e gelato dalla stessa estate edallo stesso inverno come un cristiano? Se cipungete, non facciamo sangue? Se ci avvele-nate, non moriamo?”. William Shakespeareaveva composto nient’altro che Il mercantedi Venezia, una commedia in cinque atti, inversi e prosa. Da abile burattinaio, l’artistacatapultò i personaggi del suo dramma nellacelebre città lagunare e li fece interagire traloro, lasciandoli a briglia sciolta. Antonioricorre all’usuraio ebreo Shylock, per aiutarel’amico Bassanio a convolare a nozze con lagiovane Porzia. All’atto di prestare l’ingentesomma di denaro, l’avido speculatore siglaun macabro patto: in caso d’inadempienza,l’insolvente deve pagare il suo debito conuna libbra della sua carne. Un simile negoziato, un accordo d’inimmagi-nabile crudeltà come quello siglato fra lostrozzino Shylock e il cristiano Antonio, mem-bro di una fiorente borghesia cittadina, rivivesulla scena grazie alla trasposizione teatralecurata dal gruppo YgramulLeMilleMolte(associazione culturale nata a Roma nel1995). L’idea di riproporre questo noto testoteatrale è venuta al regista VaniaCastelfranchi. Egli, insieme ai suoi allievi delcorso di teatro regolarmente tenuto ogni set-timana al centro sociale Intifada di Roma, siè immerso in una sorprendente ri-scritturadrammaturgica. Il suo compito è stato quel-lo di smussare alcuni aspetti dell’opera sha-kesperiana, adattandola al pubblico contem-poraneo; la storia, seppur fedele allo schemaoriginario su cui si fonda il dramma, procedeserrata in un succoso compendio della dura-ta di circa 50 minuti. L’approccio di questiragazzi con lo scrittore inglese è stato quellodi “trasgredire” il testo, affiancandovi inmaniera disorganica tanti differenti linguaggiartistici. Tutto ciò lo s’intravede già sullacarta, grazie ad un copione che alterna flui-

damente prosa e versi, con immissioni nella sintassi di termini tratti da varie lingue: ad esem-pio lessemi spagnoli, portoghesi, inglesi, ecc. In questo rifacimento in salsa povera de Il mercante di Venezia (i mezzi pauperrimi rimanda-no al teatro di Grotowski), salta subito agli occhi la quadruplicazione dei due personaggi prin-cipali, geniale trovata registica per suddividere in un’ambigua maniera manichea sentimenti estati d’animo, contrastanti fra di loro, d’Antonio e Shylock. Ne deriva una rivalutazione di que-st’ultimo,la sua attitudine alla crudeltà è spiegata con i torti che egli ha subito e che gli hannoindurito il suo cuore; Shylock rimanda per alcuni lati della sua personalità ad altri personaggishakesperiani come Otello o Riccardo III. Alla fine è impossibile reputare questa mascheraassolutamente malvagia, perché è innegabile che l’uomo medio possa rispecchiarsi nelle suepiccole debolezze e nei suoi vizi. Il mondo che ci sembra così equilibrato, diviso in buoni e mal-vagi, colpevoli e innocenti rivela le sue crepe e si mostra nella sua fragilità.Un’altra innovazione si cela nella completa mancanza di un apparato scenografico alle spalledegli interpreti; comunque sia gli attori sul palco possono servirsi d’alcuni oggetti al fine di con-notare maggiormente i loro personaggi. Sicuramente, dal modo in cui è strutturato lo spazioscenico ne deriva un’a temporalità della trama, sapiente ingegno per spostare l’interesse dellospettatore in sala sugli attori e sulle parole che ad essi il bardo inglese presta. Inoltre, un espe-diente che lega questo gruppo di non professionisti all’avanguardia teatrale è il ricorrere allalogica della body art. infatti, il loro fine è quello di affiancare agli abiti di scena sapienti mac-chie di colore dipinte sulla nuda pelle, che in maniera ironicamente allegorica simulino pizzi enastri. L’artificio artistico di ricorrere alla pittura sul corpo fa fronte all’impiego della maschera(maschere neutre, africane, etc), vera e propria icona de L’Orlando Furioso, spettacolo che lacompagnia ha rappresentato con successo la scorsa estate a Roma, facendo tappa anche nellaTuscia.Un altro tassello su cui si basa questa pièce teatrale risiede nella fisicità degli interpreti, nel-l’abbandonare la statuarietà del loro fisico per aspirare alla leggerezza, e facendo ciò irrompo-no nella recita con acrobazie, capriole, verticali e sequenze di movimenti (accenni alla tecnicabiomeccanica di Mejerchold). Come sottofondo ai loro gesti viene accennata con spensiera-tezza una musica eseguita dal vivo, con strumenti a bocca o un violino presenti nello spaziodella rappresentazione. Il fine primario di questo spettacolo non è unicamente quello di deliziare lo spettatore, chesegue passivamente l’affastellarsi delle vicende, ma è in primo luogo quello di confrontarsi conil pubblico, di interagire con le persone per stimolarle a recepire attivamente le tematiche pro-poste. Sono previste prossime rappresentazioni de I quattro mercanti l’11 giugno negli spazi delCentro Sociale Intifada di Roma (zona Tiburtina), il 12 in uno dei cortili della città giardino delTiburtino vicino p.zza Bologna e il 21 giugno al teatro Ygramul. Dopo gli spettacoli nella capi-tale, lo spettacolo debutterà all’estero, nel prestigioso festival europeo di Dubrovnjck. Sietetutti invitati ad assistere.

Contatti per interagire con Ygramul:[email protected]@libero.it

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Album deC

ivita Castellana anno scolastico 1975/76. C

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aestro Mario Boschi

foto del Sig. Palmiro Lanzi

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubb

10 Gennaio 1971 civitoniche in gita sul M

onte Amiata

foto della Sig.ra Giuliana Valeri

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dei ricordi

blicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite

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Indovina L’ArtistaDi lato è riportato il

particolare di un famoso quadro chiamato

“Narciso”Sai dire chi l’ha dipinto?

I primi tre che indovinerannoe si recheranno presso la

redazione, riceveranno un sim-patico omaggio offerto dal

Centro Parati di Selli Vittorio

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Ciak si giraNel 1991, ancora unavolta, Hollywood decidedi tornare a girare unfilm qui nella Tusciaviterbese, e lo fa con unfilm epico, l’ultimo attodella più grande sagacolossal gangster moviedi ogni tempo: “IlPadrino” atto III. La saga, come ben

sapete, ebbe inizio nel 1972, quando ungiovane regista, Francis Ford Coppola,accettò la proposta di girare un film, scrit-to da un’altrettanto giovane scrittore,Mario Puzo, sulla caduta al potere dei clanmafiosi siciliani in America.La saga narra le vicende di Don VitoCorleone, interpretato da un’insuperabileMarlon Brando (ruolo che gli valse unOscar, mai ritirato, come miglior attore nel1972), degli affari criminosi di tutta la suafamiglia, e dei suoi futuri successori a“Don”, ovvero capo famiglia, dopo la suamorte. Dopo il grande successo di questofilm, nel 1974 uscì, nelle sale di tutto ilmondo, la seconda parte, incentrata, gra-zie ad una originale struttura di incastri,sia sull’adolescenza di Don Vito Corleone,interpretato da un giovanissimo Robert DeNiro (premio Oscar come migliore attorenon protagonista), della sua fuga dallaSicilia verso l’America, sia della presa alpotere del successore di Don Vito, ovverosuo figlio Michael Corleone, interpretatoda un’altrettanto giovanissimo Al Pacino. Il film si aggiudicò ben sei premi Oscar:miglior film, migliore attore non protagoni-sta, miglior regista, migliore sceneggiatu-ra, migliore scenografia ed infine un Oscarandò anche all’Italia grazie alle splendidemusiche scritte dal maestro Nino Rota, chesi aggiudicò il premio Oscar per la miglio-re colonna sonora. Finalmente nel 1991, dopo ben 17 anni didistanza dal secondo atto, esce nelle sale“Il Padrino” atto III ultima parte.Con questo film il regista Francis FordCoppola, volle mettere fine alle vicendedella famiglia Corleone, raccontando legesta del potente Michael Corleone, sem-pre interpretato da Al Pacino, e dellacaduta al potere della sua famiglia. Alcunesequenze del film, quelle ambientate nellesale vaticane, vennero invece girate all’in-terno e nei giardini del meraviglioso palaz-zo Farnese di Caprarola. La Tuscia, grazie a questo film, ebbe lapossibilità di essere presente ancora unavolta alla Notte degli Oscar del 1991, vistoche il film si aggiudicò ben 7 nomination,compresa quella come miglior film.

di Roberto Moscioni

Palazzo Farnese - Sala del Mappamondo

Al Pacino e Andy Garcia nel portico del Palazzo Farnese

La famosa scalinata ellittica di Palazzo Farnese

Il Padrino - atto III

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Centro di Diagnosi e TerapiaNeuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,PsicopedagogicaVia Tasso 6/A - Civita Castellana (VT)T. 0761.517522

Soffrire di disturbi alimentarie cercare aiuto

“Il cuore batte troppoforte… ma intantomangio ancora…Forse mi sto solo tap-pando la bocca pernon chiedere aiuto,per non scoppiare inun pianto intermina-bile che nessunopotrebbe interrompe-re. Un pianto repressoda anni, tutto il dolo-re e la rabbia chenon ho mai potutoesprimere”.

Il cibo non ha solo funzioni nutritive, ma èlegato anche a significati religiosi, sociali,edonistici. “Controllare il cibo” può diventa-re, così, un mezzo per “controllare il corpo,i desideri e quello che accade intorno a noi”. Possiamo ingaggiare una battaglia con ilcibo come se fosse un nemico da sconfig-gere e in questo caso evitarlo ci conferma lanostra capacità.Possiamo invece essere sconfitti da esso eingerirlo senza necessità, essendone invasie mantenendo come ultima linea di difesa,anch’essa dolorosa, il vomito.Questi disturbi prendono il nome tecnico diAnoressia, quando il cibo viene evitato, eBulimia, quando viene ingerito in manieracompulsiva.In tutta Italia sono oltre 2 milioni i ragazziche soffrono di Disturbi del ComportamentoAlimentare, quali Anoressia nervosa,Bulimia nervosa e Disturbo da alimentazio-ne incontrollata. L’Anoressia mentale si manifesta con il rifiu-to di mantenere il peso corporeo al di sopradel livello minimo normale per età e statu-ra, intensa paura di diventare grassi, anchequando si è sottopeso, alterazioni del modoin cui il soggetto vive il peso o la forma delproprio corpo e, nelle femmine, assenza dialmeno 3 cicli mestruali consecutivi.La Bulimia invece è di più difficile diagnosiperché non comporta generalmente altera-

zioni di peso. Significa letteralmente “fameda bue” e si manifesta con la tendenza ad“abbuffate”(consumazione rapida di ungran quantitativo di cibo in un modestoperiodo di tempo) per poi eliminare velo-cemente quanto ingerito attraverso il vomi-to autoindotto, o con l’abuso di lassativi. Entrambi i disturbi sono caratterizzati dalpensiero ossessivo del cibo, dalla pauramorbosa di “diventare grassi” uniti ad unapercezione deformante del proprio corpoed una bassa stima di sé.Differente è invece l’età d’inizio dei duedisturbi: mentre l’anoressia si presenta tipi-camente all’inizio dell’adolescenza, verso i12 anni, la bulimia raggiunge il picco mas-simo intorno ai 18-19 anni, momento chedovrebbe segnare il passaggio dall’adole-scenza all’età adulta.Al centro del disordine alimentare c’è dun-que il risultato dell’interazione di molteplicifattori: biologici, genetici, ambientali, psi-cologici, psichiatrici e sociali.I modelli che la società offre alle donnesono ragazze scheletriche, giovani corpicon ossa ben in vista, magrezze impensa-bili sono immagini di bellezze che nonhanno più forme e che eleggono lamagrezza estrema a modello di bellezza eil controllo della fame a stile di vita. Anoressia e Bulimia si manifestano comemalattie complesse e richiedono un tratta-mento integrato.La cura consiste in un programma di tera-pie psicologiche, interventi psicosociali,assistenza nutrizionale e soprattutto riabili-tazione psicofisiologica integrata.L’obiettivo è quello di portare il paziente,attraverso terapie mirate, a modificare icomportamenti, ad adottare soluzioni digestione dei propri stress emotivi e a rista-bilire un equilibrato comportamento ali-mentare. Risulta inoltre fondamentalerecuperare l’integrazione di sé ed aumen-tare l’autostima. Nonostante la complessità dei disordini ali-mentari, chi ne è affetto ha ottime proba-bilità di guarire completamente, special-mente se la malattia viene diagnosticata in

tempo.La prevenzione e l’informazione devonoaiutare i familiari a riconoscere questidisturbi sul nascere e ad accompagnare ifigli in un percorso di guarigione che non èsolo fisico ma soprattutto psicologico. Come possiamo aiutare una persona carache soffre di disordini alimentari?Innanzitutto non bisogna concentrare l’at-tenzione sul cibo, sul corpo e sul peso. E’ necessario cercare di dare spazio allaparola e all’ascolto riconoscendo il disagio,non colpevolizzando e non sentendosi incolpa. E’ importante non negare il problema delproprio caro ed aiutarlo a capire che devechiedere aiuto.E’ per aiutare chi soffre di questi disturbiche nel nostro Centro é possibile usufruiredi uno spazio consultoriale per familiari edamici, dove è possibile portare le propriedifficoltà e sofferenze, o semplicementeavere informazioni.

Inoltre, su questo tema il CERAL haorganizzato una conferenza pubblicapresso la Scuola Elementare GianniRodari di Civita Castellana dal titolo:“Rapporto con il cibo: bilancia emoti-va” venerdì 30 giugno ore 17.00Interverranno la Dott.ssa EleonoraTabarrini- Psicofisiologa, la Dott.ssa SaraFiorenza- Psicofisiologa e la Dott.ssaLuciana Ponti- Pediatra- Nutrizionista.http://[email protected]

A cura della Dott.ssaSara FiorenzaPsicologa, Esperta dei Disturbidell’Alimentazione

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Campo de’ fiori 53

Di sera vengono senza essere chiamate,al mattino scompaiono senza essere

rubate. Cosa sono?

I primi cinque che telefonando in redazione daranno la soluzione dell’indovinello,

riceveranno un simpatico omaggio offerto da L’AN-GOLO DEI DESIDERI

IL PERSONAGGIO MISTERIOSOVi invitiamo ad indovina-re il personaggio miste-

rioso riprodotto nella fotoaccanto. I primi cinque

che lo identificheranno ene daranno comunicazio-ne in redazione, receve-

ranno un simpaticoomaggio offerto dalla

profumeria Paolo e Concetta.

BANDIERE DAL MONDOSapresti dirci a quale nazione appartiene que-

sta bandiera? Il primo che indovinerà e nedarà comunicazione in redazione, riceverà un

simpatico omaggio offerto dalla gioielleriaPONTE VECCHIO

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Album deCampo de’ fiori54

Se vi riconoscete in queste foto, venite in redazione e riceverete un simpatico omaggio. Se desiderate vedere pubb

Seminario di Civita Castellana anno 1936. Nella foto sono stati individuati Gaetano Bambini, Innocenzo Rossini, Don Checchino Iannoni, Don Felice, Don Marciano, Piero Pierucci, il Vescovo Margaria, il Podestà Parroccini, e Don Marino (Rettore)

1937 - 3° elementare C

ivita Castellana - M

aestra Ceccarelli

foto del Sig. Salvatore La Ferla

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dei ricordiCampo de’ fiori 55

blicate le vostre foto, portatele presso la redazione di Campo de’ fiori, esse vi verranno immediatamente restituite

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Campo de’ fiori 57

La rubrica La rubrica dei perchèdei perchè

di Arnaldo Ricci

Perche i comandanti dei sommergibili, dopo un’azione bellica, danno l’ordine di “immersione rapida”?

Innanzitutto bisogna premettere che l’og-getto di questo articolo si riferisce ai som-mergibili da guerra in uso fino alla finedegli anni quaranta.Possiamo anche dire che si riferisce aisommergibili della 2° guerra mondiale.Questa premessa è necessaria perché apartire dagli anni cinquanta in poi, si è ini-ziato a costruire non più sommergibili masottomarini. Vediamo adesso che differen-za passa tra un sommergibile ed un sotto-marino.Il sommergibile è una imbarcazione che èstata costruita per navigare sulla superfi-cie del mare ed all’occorrenza immergersie navigare per brevi periodi anche inimmersione.Il sottomarino invece, è stato concepitoper navigare prevalentemente in immer-sione ed all’occorrenza può emergere enavigare in superficie.La tecnologia in uso durante la 2° guerramondiale non permetteva la costruzione disottomarini ma solo di sommergibili!Fatte queste dovute considerazioni, tornia-mo all’oggetto di questo perché, il quale siriferisce, ribadisco, esclusivamente ai som-mergibili costruiti fino a tutti gli anni qua-ranta.Il sommergibile è una imbarcazione daguerra progettata per l’offesa, di conse-guenza non è munita di difesa e non puòingaggiare battaglia con altre navi nemi-che; possiede solo un cannoncino per una

leggera difesa.Come tutti sappiamo, il sommergibile èinvece fornito di una potente arma di offe-sa che è il siluro, il quale lanciato a debitadistanza è un’arma distruttiva terribilecontro le navi nemiche.Qualsiasi comandante di sommergibile sache un siluro lanciato contro navi civili noncomporta nessun rischio ma farlo contronavi da guerra è rischiosissimo; in questocaso si deve eseguire l’azione di nascostosenza essere individuati prima del lancio!Specialmente quando vi sono nei paragginavi antisommergibili, appena lanciatouno o più siluri, il comandante da l’ordinedi immersione rapida per scappare il piùvelocemente possibile. Ma dove scappare?E’ ovvio che è più facile dileguarsi sott’ac-qua. Infatti il sommergibile cerca dinascondersi in immersione per non esserevisto!Ebbene il lettore deve sapere che qualsia-si sommergibile possiede due motori; unoè un potente motore diesel e serve pernavigare in superficie, l’altro è un motoreelettrico che serve per navigare in immer-sione ed è alimentato con normali batterieal piombo.E’ ovvio che sott’acqua il motore dieselnon può essere utilizzato per mancanzad’aria; infatti in immersione lo spazio per-corso è limitato dalla durata delle batterie.La conseguenza di tutto ciò è che la fugadeve avvenire con la massima velocità e

più ci si allontana dal luogo dell’azione bel-lica più è difficile essere individuati da uncacciasommergibili.Il comandante sa anche che dopo un certotempo , le batterie si scaricano, di conse-guenza il motore elettrico non è più utiliz-zabile; si è costretti per forza maggiore ariemergere con il pericolo di essere indivi-duati.Tutto questo fa si che è di estrema impor-tanza, per sfuggire, scappare con la mas-sima velocità per poter riemergere il piùlontano possibile e ricaricare in tuttacomodità le batterie tramite il motore die-sel e la dinamo. Per migliorare questa situazione, gli ame-ricani, introdussero durante gli ultimi mesidel 2° conflitto mondiale, un sistema chia-mato snorkel, il quale permetteva ai lorosommergibili di ricaricare la batterie senzaemergere, per mezzo di un tubo concen-trico ( tipo quello delle caldaie di casa cheprendono aria all’esterno per la combu-stione e permettono anche la fuoriuscitadei gas di scarico) che fuoriusciva dall’ac-qua, mentre il sommergibile rimanevaimmerso a quota periscopica rendendo l’o-perazione di ricarica meno pericolosa.Prima di chiudere questo articolo vorreiribadire che i sottomarini attuali non sonosottoposti alle limitazioni che un tempoavevano i sommergibili.

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Album deCampo de’ fiori58

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astellana anno scolastico 1970/71Scuola elem

entare Don Bosco. Foto del Sig. Saverio D

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aterna - nati nel 1945Foto della Sig.ra Vanda D

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dei ricordiCampo de’ fiori 59

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Campo de’ fiori60

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