Hans Urs Von Balthasar Opera e Figura

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HANS URS VON BALTHASAR Figura e Opera m dz' KARL LEHMANN e WALTER KASPER PIMME

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Balthasar teologia de la Trinidad

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HANS URSVON BALTHASAR

Figura e Opera

m dz'KARL LEHMANN e WALTER KASPER

PIMME

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trad. it. in Mysteriurn Salutis, vol. VI, pp. 171-414, Queri-niana, Brescia 1971. Ristampato in volume autonomo: Jo-hannes Verlag, Einsiedeln 1990, trad. it. Teologia dei tregiorni, Queriniana, Brescia 1990.

In Gottes Einsatz leben, Johannes Verlag, Einsiedeln 1971;trad. it. L 'irnpegno del cristiano nel mondo, Jaca Book, Mi-lano 1978.

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Der antiromiscbe Afiekt, Herder, Freiburg 1974; trad. it. Ilcomplesso antironrano, Queriniana, Brescia 1975.

Katlsolisclø, Johannes Verlag, Einsiedeln 1975; trad. it. Cat-tolico, Jaca Book, Milano 1976.

Henri de Lubac. Sein organisc/ae Lebenswerk, Johannes Ver-lag, Einsiedeln 1976; trad. it. Il padre de Luàac. La tradi-Zione fonte di rinnovamento, Jaca Book, Milano 1978.

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Clmisten sind einfaeltig, Johannes Verlag, Einsiedeln 1983;trad. it. La sernplicità del cristiano, Jaca Book, Milano1987.

Was duefƒen wir laofƒeníi, Johannes Verlag, Einsiedeln 1986;trad. it. Sperare per tutti, Jaca Book, Milano 1989.

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INDICAZIONI BIBLIOGRAPICHE

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INDICE

Preƒrzzione (diE11ero Babiní) . . . . . . . . 5Preƒazione dei Curatori (di Karl Lehmann e WalterKasper)............. ..11

Un ultimo resoconto (Hans Urs von Balthasar) . . 17

Primo sguardo su Hans Urs von Balthasar (Peter Hen-rici).............

I. Il talento. . .1. La provenienza . .2. Gli studi . . .3. La fede . . .

II. Il gesuita . . . . .1. L 'epoca degli stndi. . . .2. Il cappellano degli studenti . '.

III. Con Adrienne . . . .1. L'uscita dall'Ordine . . . .2. Gli ultirni anni con Adrienne _

IV. L'opera. . . . . . .1. Le fondazioni .2. Gli scritti. . .

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INDICE 463

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essere reale. Qui sta, aperta e nascosta, la chiave di tuttaquanta l'opera cli Balthasar, e perciò anche clella sua filo-sofia. Solamente se riesce il comprendere l'essere comeamore - e precisamente al contempo come povertà del-l'Eros e come altruistico donarsi senza riserve --, solo al-lora si mettono in ordine le prospettive di questo pensie-ro a malapena dominabile con lo sguardo, e clivengono unanetta e impressionante figura (Gestalt). Poiché l'essere èamore, per questo il centro della Trilogía sta non nel-l'Estetica, ma nella Teodrainnzatica.

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JOHN o*DoNNELL

TUTTO UESSERE É AMOREUno schizzo della teología

di Hans Urs von Balthasar*

L'EN1GMA DELL'UoMo

Si è talvolta asserito che la teología di Balthasar, cen-trata com'è sulla Cristologia e fermamente radicata nellaCat/volica, sia incapace di una qualsiasi forma di dialogo.Si potrebbe inoltre pensare che il rifiuto del metodo tra-scendentale di Rahner, con la sua eredità kantiana dellasvolta verso il soggetto, implichi che la teología di Baltha-sar non sia antropologica riguardo alle sue prospettive eai suoi interessi. Tuttavia una piü attenta riflessione rive-la come entrambi i giudizi siano troppo superficiali e in-capaci di cogliere alcune sfumature.

Se, per Rahner, il punto d”avvio della riflessione filo-sofica e teologica e liautocoscienza del soggetto e la mes-sa in questione del suo mondo, per Balthasar l'esperienzaumana originaria è quella del Tu, l'attimo in cui il bambi-no, perla prima volta, diviene consapevole del sorriso dellamadre, assurgendo così a Spirito. In quello stesso istante

JOHN O'DONNELL SJ, americano di nascita, entrò nel 1962 nella Compagnia diGesü e venne ordinato prete nel 1974. Dopo gli studi a Oxford ha insegnato Dog-matìca all'Universítà di Londra; dal 1984 è professore dí Dogmatica alla PontificiaUniversità Gregoriana a Roma. -

le Traduzione dall'inglese a cura dí Piergiuseppe Corneo e Mitco Scaccabarozzi.

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il fanciullo diviene un Io. Con l'esperienza dell”Io sonodate, a un tempo, Pesperienza del mondo e del Tu. La pa-rola prima è dunque amore. E in questa aurorale esperienzad'amore è consegnata al bambino la traccia di un possibi-le amore infinito. Nonostante le delusioni che seguirannoe la scoperta che l'amore materno è finito, l”intuiziOne ori-ginaria permane. In questa intuizione si radica la ricercareligiosa dell'uOmO. Secondo Balthasar lo spirito dell'uo-mo, risvegliato nell'incontro originario con il Tu, è inevi-tabilmente religioso e orientato verso Dio, poiché lo spi-rito è come tale un'apertura allilnfinito. Ma se l'uOmO èdunque apertura a Dio, come potrà realizzare l”unione conl°Infinito, che sempre si ritrae di fronte ad ogni sforzo uma-no teso a coglierlo?

Qui Balthasar utilizza le risorse della sua fede cristianaper entrare in dialogo con i grandi percorsi di salvezza chelo spirito umano ha prodotto nel corso della sua storia.Vi è anzitutto il percorso delle religioni primitive. In que-ste religioni risaltano molteplici elementi. In primo luo-go, in esse vige il politeismo. Gli dei di tali religioni rap-presentano sempre alcuni aspetti dell'umano bisogno: ilbisogno di protezione dai pericoli della natura, il bisognodi difesa in battaglia, il bisogno d'amore. Gli dei sono sem-pre divinità al servizio dell'uomo. Balthasar Osserva in-fatti che gli dei sono fondamentalmente proiezioni di al-cuni aspetti dell”esperienza finita nella sfera del divino.Un altro aspetto inerente a queste religioni primitive è lamitologia. I miti sono importanti per due ragioni. Primadi tutto per il loro modo di concepire il tempo. I miti nar-rano di eventi che non accadono nella storia ma in un tem-po primevo. D”altro canto, il linguaggio del mito è sem-pre il linguaggio del tempo mondano, basato su di un im-maginario tratto dalla nostra realtà spazio-temporale.

ll percorso delle religioni primitive è destinato al falli-mento, poiché a un dato momento l'uomo comprenderà

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inevitabilmente che gli dei da lui adorati sono limitati, epertanto indegni di venerazione. ll destino degli dei è quel-lo dell”idolatria. lnoltre, poiché gli dei sono sempre proie-zioni finalizzate al soddisfacimento delle necessità uma-ne, le religioni primitive presentano una costitutiva ten-denza al' magico. 7

Per ciò che concerne il mito, l'autentico problema quiè quello della temporalità e del valore del mondo. Datoche gli eventi mitici hanno luogo in un tempo originario,la temporalità reale non è presa seriamente.

Al tempo stesso, l”incarnazione del mito nel linguaggiomondano ricorda che l'uomo, in quanto essere incarnato,non può mai lasciarsi alle spalle questo mondo, nella suaricerca di Dio. Se pure il mito non offre un adeguato re-sponso alla domanda religiosa dell'uomo, cio non di menoCristo non è venuto unicamente per distruggerlo, bensiper portarlo a compimento. Cristo frantuma la visione mi-tologica del tempo incarnandosi nella nostra storia, e tut-tavia Cristo integra il mito nella propria persona redimendoil mondo, che diviene in tal modo autentico strumento disalvezza.

Nella storia della cultura occidentale, il momento in cuisi comprese che era lo stesso cammino intrapreso dalle re-ligioni primitive a produrne la sconfitta, fu un momentoradioso, nel quale l”uomo sperimentò una nuova via a Dio:la via filosofica.

Con la nascita della filosofia greca l'uomO ruppe con imiti e ripose la propria speranza nella ragione. La nobiltàdi questa tradizione consisteva nel suo radicale sforzo voltoa purificare il desiderio religioso dell'uomo e trovare il veroDio, il Dio che si situa oltre ogni finitudine. Per Plotinoesso non poteva che essere l”Uno al di sopra di ogni duali-tà. Il Dio trascendente del filosofo è il Dio che può esserecolto unicamente attraverso la radicale negazione, in cuiil Sé, in un supremo atto di abbandono, si scioglie da ogni

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realtà finita per immergersi nell'infinito abisso dell'UnoIneffabile 1. -

Tale abbandono possiede un carattere di sublime no-biltà, ma, secondo Balthasar, esso non è sostenibile perdue ragioni, entrambe da ricollegarsi all”amore. In primoluogo il Sé deve abbandonare la sua originaria intuizione,dato che è nella primordiale esperienza del sorriso mater-no che esso è sorto. La filosofia sembra ora richiedere l'an-nullamento dellilo. 3

ln secondo luogo, Balthasar sostiene che, sebbene siapossibile abbandonarsi all”Uno lneffabile, non è possibileamare un Infinito privo di volto. Qui, ancora una volta,l'originaria intuizione dell'amore è negata. Sembrerebbedunque che la ricerca religiosa dell'uomo debba conclu-dersi in un°czporia. Né la via delle divinità né quella misti-ca del filosofo sono in grado di recuperare la intuizioneoriginaria dell'amore. Per la fede cristiana questo enigmapuò essere risolto solo in Cristo, poiché è solo in Cristoche la realtà di Dio è rivelata come mistero d'amore. Ma,per comprendere questo punto, dobbiamo scandagliare laprofondità dell'identità di Cristo e le sue fondamenta tri-nitarie. Accostiamoci dunque a questo mistero osservan-do piü da vicino come Balthasar propone di comprenderela persona di Cristo.

CRISTOLOGIA:«EGL1 ERA ni NATURA DIVINA» (Fil 2, 6)

Uno dei maggiori contributi di Balthasar alla Cristolo-gia resta il suo tentativo di utilizzare categorie esteticheal fine di illuminare il mistero di Cristo. Per Balthasar l”e-

1 Balthasar muove la stessa critica alle religioni orientali. Laddove nelle reli-gioni orientali tutto dipende dal trascendimento del mondo e dalfannullamentodi sé, la fede cristiana è centrata sul fatto che Dio si rivolge a1l”umanità medianteil proprio Verbo.

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sperienza estetica è costituita da due dimensioni essenziali:la forma, con la sua armonia, proporzione e misura, e l”e-stasi che si produce quando il soggetto percipiente vienecatturato dalla forma. Importante qui è sottolineare il fattoche l'unità della forma trascende le sue parti. La perce-zione della forma consiste nel cogliere la totalità, che ec-cede la mera somma degli elementi di cui è composta. Eun giudizio di fede quello che afferma l'essere Gesü natu-ra divina rivelata nella carne. Nello sviluppare questo pun-to, Balthasar mostra la sua predilezione per il quarto Van-gelo. Secondo Giovanni: «Dio nessuno l'ha mai visto: pro-prio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui loha rivelato›> (Gv 1, 18). Gesü è dunque manifestazione vi-sibile del Dio invisibile. ln questo contesto Balthasar amacitare la prefazione al Natale: «ln Lui vediamo il nostroDio reso visibile e cosi siamo rapiti dall”amore di Dio chenon possiamo vedere>>. Guardando alla vita di Gesü è pos-sibile scorgervi diversi aspetti: un predicatore ebreo iti-nerante ad esempio, un facitore di miracoli, un criminalecondannato. Ma la fede ci dice che non si è colto autenti-camente ciò che vi è da vedere fino a che non si vede inGesu il Dio-uomo, la manifestazione visibile del Dio in-visibile.

Se vi fosse una chiave capace di schiudere il mistero dellaidentità di Cristo essa non potrebbe che essere, ad avvisodi Balthasar, Yobbedienza di Gesü nei confronti del Pa.-dre celeste. Molto spesso Balthasar cita i seguenti passidi Giovanni (4, 34) «Mio cibo è fare la volontà di coluiche mi ha mandato e compiere la sua opera>>; (6, 38) <<So-no disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la vo-lontà di colui che mi ha mandato» (8, 39); «Io faccio sem-pre le cose che gli sono gradite›>. In essi comprendiamoche il fulcro delliesistenza di Gesi`1 è la' sua obbedienza.Balthasar è talmente convinto di ciò da affermare che Gesüsi <<situa›> presso il Padre.

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Egli scrive: «ll “dove” del Figlio, che fissa il suo sta-tus, è quindi, che egli si trovi nel seno del Padre o sullevie del mondo, sempre chiaro: è la missione, il compito,la volontà del Padre. Qui lo si può trovare ad ogni tempo,giacché egli è la stessa quintessenza della missione pa-terna» 2.

Due punti richiedono qui una delucidazione. ln primoluogo, la comprensione della persona in Balthasar è pro-fondamente radicata nel concetto di missione. Sul pianoumano Balthasar distingue fra Geistsnèiekt e persona 3. IlGeistsubjekt possiede intelletto e volontà. Ma il Geistsnb-fent diviene persona nella sua unicità attraverso la missio-ne che riceve da Dio. Questa comprensione della naturaumana trova tuttavia le proprie origini nella persona divi-na di Ges1`1. Egli è persona por excellence poiché il suo in-tero essere coincide con la sua obbedienza al Padre. Lanatura fili_ale di Gesü e la sua obbedienza procedono uni-tamente. E il suo essere Figlio a determinare la totale di-sponibilità verso la volontà del Padre. Proprio in quantoGesü è Figlio, è radicalmente aperto alla missione delPadre.

L'ulteriore delucidazione riguarda il fatto che una talecomprensione della condizione filiale di Gesü e della suamissione, assume significato solo all'interno di un conte-sto trinitario. Nello stesso passo citato sopra, Balthasarosserva: «ll mistero del compito del Figlio nel mondo èun mistero trinitario›> 4. In altri termini, per Balthasar ciòche avviene qui sulla terra, durante il ministero terrenodi Gesü è il rivelarsi dell'eterna relazione di Gesü col Pa-dre. Gesü, nel suo eterno essere, rappresenta sempre unprocedere dal Padre ed un ritorno al Padre in un eterno

2 Clxristlic/Jer Stand, Einsiedeln 1977, p. 149.3* Cfr. Homo Creatas Est, Einsiedeln 1986, p. 101.4 Claristlicber Stand, p. 149.

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responso d”amore. Cosi, durante la sua vita terrena, il suoprocedere dal Padre non è memoria di un lontano eventopassato, che si dissolve mentre si sviluppa la sua storia uma-na; piuttosto tale procedere gli è perennemente presentequale eterna fonte di cui egli vive e da cui attinge le pro-prie energie. Si potrebbe inoltre menzionare, in modo chesia colta la completa dimensione trinitaria, che lo Spiritonon è per nulla assente da questa esperienza, poiché è pro-priamente lo Spirito che manifesta al Gesü terreno i det-tami della volontà del Padre. Corrisponde alla natura del-Pobbedienza filiale lasciarsi condurre dallo Spirito. Uni-camente attraverso il potere dello Spirito, Gesu può por-tarea compimento la propria missione; e talmente grandeè l”abbandono di Gesu alla volontà del Padre che egli É:persino pronto ad affrontare la sconfitta umana della pro-pria missione sulla croce e ad affidare il recupero di quel-la missione allo Spirito, dopo la resurrezione.

DALIJINCARNAZIONE AL MISTERO PASQUALE

Abbiamo visto precedentemente che, fondandosi sul-Paffermazione di Paolo, Balthasar sviluppa la sua visioneestetico-teologica per cui Gesü è la natura divina rivelatanella carne. Procedendo nel medesimo inno della letteraai Filippesi, Balthasar sottolinea in egual modo la cenosidi Gesü o l'autospoliazione del Logos fino all'estremo dellacroce. Come dice Paolo, egli non considero un tesoro ge-loso la sua uguaglianza con Dio ma spogliò se stesso fa-cendosi obbediente fino alla morte e alla morte sulla cro-ce (cfr. Fil 2, 6-8). Come Paolo, Balthasar unisce l'auto-spoliazione dell”Incarnazione a quella della croce. In real-tà egli procede oltre sostenendo che Gesü si incarna al fi-ne di morire per noi5. .L”idea soggiacente a questa affer-

5 Cfr. Mystenunz Pctsclanle, in Mysteríunz Salutis, a cura di J. FEINER e M.LOHRER, vol. III, 2, Einsiedeln 1969, pp. 133 ss.

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mazione è che nell'autoidentificarsi di Gesü con noi e conla nostra condizione umana, egli non solo assume la carne(verburn ƒactuni caro), ma assume invero la condizione dipeccatore (verbum fczctuni caro peccati). Un altro testo pao-lino al proposito, influenza fortemente il pensiero di Bal-thasar: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lotrattò da peccatore in nostro favore, perché noi potessi-mo diventare per mezzo di Lui giustizia di Dio» (2 Cor5, 21). La morte di Gesü non ebbe dunque carattere d'ac-cidente ma fu l”inevitabile conseguenza dello scontro fral'amore di Dio ed il colpevole rifiuto della umanità di ac-cettare quell”amore. J

Fra i teologi contemporanei, Balthasar è uno dei pochiad avere dedicato le proprie energie a sondare le profon-dità di cio che comportava per Gesü Pidentificazione diDio con l”umanità peccatrice. Balthasar persegue questariflessione nel suo noto trattato inerente la Teologia delSabato Santo. Per apprezzare questa teología dovremmo,in via preliminare, osservare il contrasto con la teologiadel Venerdì Santo. Sappiamo che, da un punto di vistaantropologico, la morte non è solo un destino che l'essereumano subisce, quanto piuttosto l”atto supremo della sualibertà, il momento in cui egli riassume ed esprime il pie-no significato della propria esistenza. Ciò diviene ancorapiü chiaro quando si comprende che la morte non è unica-mente una fine biologica ma l'orizzonte entro il quale lapersona vive ogni attimo e nel quale realizza la sua liber-tà. Secondo la famosa espressione di Heidegger: «Esserciè un essere per la morte». Anche nei Vangeli la morte diGesü è vista come l'atto supremo della sua libertà. Comedice Gesü, nessuno toglie a lui la vita ma è lui stesso adoffrirla (Gv 10, 18). Inoltre Gesü spiega questa morte co-me un atto di amore, «Nessuno ha un amore piü grandedi questo: dare la vita per i propri amici›› (Gv 15, 13).

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Ma questa attiva sottomissione del Venerdi Santo de-ve essere bilanciata dalla radicale passività del Sabato San-to. Per Balthasar, il Sabato Santo rappresenta la totaleidentificazione di Gesü con l'uomo nella sua consapevo-lezza. ln quanto identificato con la condizione del pecca-tore, Gesü è morto, privo di aiuto, separato da Dio, inca-pace di redimere se stesso. Gesü si identifica cosi con ilDio abbandonato, che, come dice Paolo, fu fatto peccato.Cosi egli esperisce la radicale impotenza e Pabbandono delpeccatore. Come afferma Balthasar, Gesü diviene una ob-bedienza cadaverica.

Al fine di esprimere piü concretamente questi concet-ti, Balthasar si richiama all°immagine scritturale della di-scesa di Gesü agli inferi, menzionata nella prima letteradi Pietro (3, 19 e 4, 6). Ma anziché interpretare questi passinella forma di un viaggio trionfale di Gesü nel mondo in-fero, come comunemente avveniva nel Medio Evo, Bal-thasar preferisce vedere in questo viaggio un simbolo del-la totale identificazione di Cristo col peccatore, fino al pun-to di sperimentare l°abbandono divino. Egli chiarisce que-sta immagine rifacendosi alla categoria vetero-testamentariadello Sheol. Attraverso il richiamo ad innumerevoli passidel Vecchio Testamento, Balthasar mostra come lo Sheolsia, nel testo bíblico, un simbolo che rimanda allo statodel peccatore separato da Dio. Lo Sheol è il regno dellatenebra, luogo di polvere e silenzio. E un abisso e landadell'oblio. l morti sono separati dai vivi. Essi sono prividi linfa vitale, di vigore, e cessano di lodare Iddio. Tuttequeste immagini esprimono la solidarietà di Gesü con ilpeccatore nella fosca notte della croce.

Talmente grande è questa solidarietà con il Dio abban-donato, che Balthasar giunge a sostenere che Gesü ha espe-rito l'inferno nella croce. Egli sottolinea come l'infernOsia per l'appunto un concetto cristologico. Cosa significhil'essere separati da Dio deve essere compreso guardando

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il Geso crocefisso. La sua esperienza non puo essere in-terpretata in termini quantitativi. Si tratta dí un”esperíenzaqualítativa e atemporale. Qríentando lo sguardo sia allespalle della croce sia oltre essa, possiamo dire da un latoche l'ínferno come tale non era conosciuto nel Vecchio Te-stamento, poiché il primo patto non conobbe mai una si-tuazione di completo abbandono e dí totale disperazione.Nei momenti pio oscuri dell”Antíca Alleanza brillo sem-pre la luce della promessa d”avvento del Redentore. Guar-dando oltre la croce, la nostra è una visione di speranza.Cristo è morto perfíl peccatore e ha preso il suo posto al-l”inferno. Egli ha scontato la pena in luogo nostro. Cosiíl Cristiano vive una radicale speranza sia per se stesso cheper qualsiasi altro. La solidarietà con l'íntera razza uma-na, l”autentíca solídaríetà nella speranza, è possibile. Noipossiamo e dobbiamo sperare che tutti saranno salvatí. Bal-thasar non nega che l”amore dí Dio possa essere ancorarifiutato; cio nonostante, sostiene che possiamo sperareche nessuno lo abbia mai fatto. Egli domanda: possiamoforse non sperare che persino il pio incallito peccatore, inpunto di morte, sarà condotto dí fronte al Cristo crocifis-so, si da essere convertito dall'egoísmo all'amore?

Riguardo alla teología del Sabato Santo e del viaggiodí Geso agli inferi, Balthasar scopre ín questa esperienzadel Signore il responso divino all”enigma della libertà uma-na. La storia del rapporto fra Dio e mondo è un confron-to drammatico di due libertà, quella divina e quella uma-na. Possiede l'uomo la capacita di esprimere un No fínalea Dio? In caso negativo egli parrebbe non essere libero.ln caso affermativo ínvece, che sia la libertà umana ad ave-re il sopravvento su Dio, dístruggendo il progetto d'amo-re. Spetterà alla líbertà dí Dio la vittoría fínale sulla du-rezza del cuore dell'uomo? Se sí, allora la libertà umananon parrà essere consíderata seriamente. Balthasar trovarísposta a tale dilemma nella croce. Dio prende davvero

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sul serio l'umana libertà. Egli consente all'uomo dí pro-nunciare il suo No alla offerta d'amore in forma dí ceno-sí. Egli lascía l'uomo libero di scegliere Písolamento radi-cale e la solitudine. Ma, per mezzo della croce, Dío gíun-ge con l”amOre a dísturbare la solitudine del peccatore in-callito rípiegato su se stesso. Dio non viola la libertà delpeccatore, ma la co-presenza dí Dio con il peccatore nelsuo- abbandono disturba la sua narcisistíca solitudine. Ilpeccatore si ritrova di certo all'ínferno ma non è pio asso-lutarnente solo. La sua solitudine è divenuta co-solitudine.

L'AMoRE TR1NrrARto

Abbiamo íniziato questa ricognizíone sulla teología díBalthasar con una riflessione sullienígma dell°uomo e ab-bíamo índagato come Cristo sia la soluzíone dell'enígma.Dobbiamo ora perseguíre la dimensione trínítaria dell'e-vento Cristo, poiché è solo in seno alla Trinità che il mi-stero dell”uomo riceve píena luce.

Abbiamo gía visto che l”intuízione prímordíale data nellainfanzía è l'amore destato dal sorríso della madre. Anchesul piano umano, dunque, la persona ricercherà il signifi-cato della propria esístenza nella comunità umana. Qggi-gíorno, i filosofí della prassi comunicativa ci hanno indi-cato la comunità umana quale contesto per la compren-sione del significato della persona; tuttavia Balthasar sidomanda se il dialogo fra un lo e un Tu offra la soluzíonefínale al mistero dell'uomo. Non esiste qui il perícolo dícadere in un duplíce monologoP Nella prospettíva dí Bal-thasar, il filosofo che maggíormente si è avvícinato all”au-tentica soluzíone è Ferdinand Ebner, con la sua enfasi ri-guardo alla Parola. Per Ebner la Parola pronunciata dal-l'Io verso il Tu è resa possibile dal tramite che consentealla comunicazione di avere luogo. Trovíamo qui un adom-bramento della soluzíone trínítaria fínale.

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Sulla base della Cristología possiamo vedere come l'i-dentità di Geso sia radicata in una eterna comunità Trí-nitaria. Il Padre è il Grnndlose Liebe, la fonte4dell”amorela cui ipostasí come Padre consiste precisamente nel do-narsi totalmente al Fíglio. Il Fíglío, a sua volta è la ríspo-sta radicale all'amore del Padre. Il Fíglío non trattíene nulladí quanto proviene dal Padre. Al contrario il loro recipro-co amore straripa nell'amore dello Spirito Santo. Lo Spi-rito Santo puo essere cosi definito come fecondità dell'a-more divino. Questa fecondità è infinita come la stessavita divina.

Poíché in Gesü possiamo dire che Dio è amore, e datoche in lui giungiamo a comprendere la Persona dí Dio, lafede cristiana ci consente dí proclamare che realtà ultimaè l”amore. Così il problema classíco della filosofía, il pro-blema dell'Essere, si trasforma nel mistero dell'amore. LaTrinità ci insegna che l”Essere è amore. Certo Dioè l'U-no che sí situa oltre il mondo, come la tradizíone místicanegativa ha insegnato. Ma qui si vede che l'tmo non è un'U-nità indifferenziata. La pluralità è originaria tanto quan-to'l'unità. ll mistero ultimo dell'Essere è il mistero dellacomunitå.

Uno dei príncípalí proponimenti di Balthasar è quellodi pensare l'Essere di Dio e quíndi le processioní trinita-ríe nei termini dell°amore. A questo ríguardo egli críticala tradizíone agostíniano-tomística su due livelli. In pri-mo luogo, questa tradizíone,_mentre non esclude totalmen-te il modello comunitario per Dio, preferisce come primaanalogía della vita divina la mente umana con i suoi attíd”íntellezione e volontà. In questo senso tale tradizíoneè colpevole dí una certa chiusura nell'lO. D'altro lato, latradizíone tomistica concepisce il procedere del Verbo neitermini di una processione intellettuale mentre la proces-sione dello Spirito è consíderata come una processioned°amore.

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Ma se la Trinità consíderata nella sua articolazione on-tologíca deve corrispondere alla Trinità nella sua compren-sione economica, e se il dono del proprio Fíglío al mondoad opera di Dio è un atto d'amore, non deve dunque l'e-terna generazione del Fíglío mediante il Padre essere unatto d'amoreP In ogni caso, se la prima processione è unaprocessione d”amore e se il Padre ha già donato ogni cosanel generare il Fíglío, come distinguere la prima proces-sione dalla seconda? Qui Balthasar si richiama alla teolo-gía di Bonaventura.

Secondo Bonaventura la generazione del Verbo ha luo-go per fnodurn exernplaritatis. Il Padre si offre in modo daímprimere la propria natura al Figlio così che il Fíglío èreso sua immagine perfetta nel mondo. Pur avendo datotutto al Fíglío, rimane nondimeno al Padre una possíbilí-tà di donarsi: unítamente cioè al Fíglio. Questa nuova fí-gura d”amore è lo Spirito Santo, figura dell'amore estati-co e traboccante, per rnodum lioeralitatis come lo descriveBonaventura.

Poiché lo Spirito Santo è lo sbocco ex-statico del Padree del Fíglío, lo Spirito Santo puo anche essere descrittocome luogo del mondo. Il mondo si situa nello spazio apertotra il Padre e il Fíglío 6. Per usare le parole di Adriennevon Speyr: «La relazione delle Persone divine fra dí loroè cosi ampia, che in essa c'è spazio per tutto il mondo» 7.

Considerando il mondo in un'ottica trínítaria Baltha-sar riesce a rísolvere diversi classící enígmi. ln primo luo-go, Dio non abbísogna del mondo, poiché possiede la pro-pria alterità all”ínterno della Trinítà stessa. Cosi la crea-zione del mondo non è in alcun modo necessaria al pro-prio essere. Secondariamente, questa visione trínítaria fon-da il valore durevole del mondo. Se la mística filosofica

6 Cfr. Tbeodramaiik IV, Einsiedeln 1983, pp. 53 ss.7 Citato da MOLTMAN in Kirclve in der Kraft des Geistes, München 1975, p. 77.

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è tentata di lasciarsi alle spalle il mondo nel suo líbrarsíverso l”Uno, e se l°ateo deve alfine ríconoscere che ognirealtà finita è condannata all”estínzione, il cristiano è in-vece capace, mediante Cristo, di vedere il mondo cometeofanía, come ambito della gloria divina. Poiché Gesü haassunto il mondo incarnandosi, il mondo è percio un va-lore peremie. La creazione redenta durerã per sempre nellavita trínítaria.

Prima dí concludere questa riflessione sulla Trinità qualefondamento dell”ermeneutica teologica di Balthasar, vor-remmo mostrare come la Trinítà costítuisce il concetto de-cisívo anche per comprendere l'evento della croce.

Almeno due punti richiedono qui qualche considerazio-ne. ln primo luogo, come si è osservatojla visione baltha-sariana del rapporto Dio-mondo è drammatica. Il rappor-to fra Dio e la sua creazione si pone nei termini di un dram-ma, nel quale si consuma l'íncontro dí due líbertà. Si ègià visto come questo dramma culmini laddove Gesü muorecrocefísso abbandonato da Dio. Il secondo punto seguedirettamente dal primo. Poiché Gesü muore col grído del-l'abbandono sulle labbra, dobbiamo chiederci se non si fi-nisca di fatto con l”assumere la visione di Dio che Luterodefiniva Deus suo contrario. La croce implica una scissío-ne in Dio? Nell”evento della croce Dio è posto ai margi-ni? Si trasforma forse egli nel proprio opposto cosi chel'amore si muta in odio e la santità in peccato?

La rísposta di Balthasar è inequívocabile. Il dramma chesi svolge fra Dio e il mondo e culmina nella croce, puoessere compreso nella sua pienezza, senza cadere nella con-cezione del Deus suo-contrario, solo radicando il drammastorico della salvezza nell'intimo dramma trinitario. Se-condo Balthasar, l'intima vita trinitaria non è alcun chedi statico. E un drammatico incontro d”amore che gíà com-prende in sé la possibílità di un incontro dell'amore conun mondo di tenebra.

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In uno dei suoi passi pio toccantí Balthasar scrive: «Ilfatto che Dio (come Padre) possa dar vía la sua divinitàin modo tale che Dio (come Fíglío) la riceva non sempli-cemente in prestito, ma la possegga in maníera “conso-stanziale” rappresenta una “separazíone” di Dio da sé stes-so cosi ampia e profonda, che ogni possibile separazíone(resa possibile da essal), fosse anche la piü oscura e la pioamara, puo avvenire solo all'interno dí essa». 8

Il dramma della Croce puo dunque venir compreso so-lo entro l”eterno dramma dell'amore che non ammette con-traddizione. Il dramma che si rívela sul Calvario è píena-mente coerente con questo eterno dramma d”amore. Dionon diviene il proprio opposto. Egli rimane amore, anchese si tratta ora di un amore elargito sino alla fine ad unaumanítà peccatrice che lo rifíuta. L'amore di Dio rimanecoerente con se stesso. E restando coerente con se stesso,dí fronte a un cosi forte rifiuto, l”amore puo solo soffrire.Ma proprio perché l'amore rimane tale, la croce è l'esem-pio supremo della gloria dí Dio, anche se si tratta di unagloria nascosta, celata díetro la sofferenza e la disgrega-zione della Bellezza divina. La gloria del Signore è nasco-sta; ma agli occhí della fede la gloria rísplende quale glo-ria dell”eterno amore trinitario.

IL MISTERO BELLA CHIESA:CORPO E sPosA

Se la croce è rivelazione dell'amore trinitario di Dio,amore fino all'ultimo, essa è anche fondamento per la com-prensione del mistero della chiesa. Secondo il quarto Van-gelo, nel momento della morte, sangue e acqua erupperodal costato dí Cristo. ln quel medesimo istante, egli affi-

8 Theodromntik lll, Einsiedeln 1980, p. 302.

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do sua madre al discepolo prediletto. Seguendo la tradi-zíone patristíca, Balthasar trova in queste immagini am-pie risorse per la comprensione del mistero della chiesa.

La chiesa è nata dal costato del Cristo morente sulla cro-ce. ll sangue e l'acqua sono símboli dei sacramentí del bat-tesímo e dell”eucarestia. María è vista come madre dellachiesa e archetípo della sua fecondítà. Maria assomma insé íl ruolo della sposa e della madre. Essa è, a un tempo,la rísposta d'amore sponsale (nuzíale) a Cristo e il grembodal quale Gesü è nato nel cuore dei credentí. L'epísodiodi Giovanni deve essere posto in relazione all”immagínepaolína contenuta nella lettera agli Efesini, ove Paolo ve-de nel matrimonio un”immagíne della relazione sponsalefra Cristo e la sua chiesa (cfr. Ef 5, 32d).

Se ci domandiamo chi sia la chiesa, interrogatívo cheimplica il ritenere la chiesa soggetto e non mera cosa, puola figura sponsale aiutarcí a fornire una rísposta adegua-ta? 9 Da un lato, una relazione sponsale presuppone duepersone. Cristo e la sua chiesa non costituiscono pertantoun'unione ípostatica, in cui verrebbe a perdersi la loro di-stinzione. D'altro lato, fine del rapporto matrímoniale èche i due divengano una sola carne, e tale rapporto do-vrebbe esprimere la complementarietà della sessualità deiconiugi.

Nel caso della chiesa cio significa che è Cristo ad assu-mere l'iniziativa. Egli genera il seme della vita eterna, chedeve essere piantato nel seno della chiesa. La chiesa, inquanto sposa, è compiutamente femminile nel suo essere.Essa è chíamata a rispondere sí, a ricevere il seme, a cre-scerlo nel suo grembo. ll suo ruolo è la recettività, ma nonsi tratta di una recettività passiva. Piuttosto, questa re-cettività richiede l°attiva disponibílità a lasciare che la Pa-

9 Cfr. il saggio di BALTHASAR: Wei ist die KirclaeP, in Sponso Veroi, Einsiedeln1961, pp. 148-202.

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rola di Dio portí frutto nella sua vita. L'immagínario ses-suale è talmente importante per Balthasar, che egli giun-ge sino a sostenere che la chiesa debba respingere tuttoquanto ínerisca alla mascolinítà (tenacia, fattivítà, deter-minazione), nella sua relazione a Dio e a Cristo. Essa ca-de altrímenti in una sorta di omosessualità religiosa, cheperverte, snaturandola, la relazione Dio-uomo. Si trattadi un sottíle errore in cui incorrono tanto le forme di mi-sticismo non cristiano, che perseguono l”unione con Diomediante delle tecníche, quanto le religioni primitive, nelloro sforzo dí manípolare il divino rícorrendo alla magia.

Balthasar ritiene che vi sia nella chiesa anche un prin-cipio maschile, ma che esso possegga validità nella misurain cui si pone al servizio del carattere femminile della chie-sa. Il principio maschile è personificato da Pietro e si espri-me nell' autorità, nelle ex opere operato dei sacramentí, nelmagistero e nel canone della scrittura. Dal punto di vistadella fínalità della chiesa cio che importa sottolineare èche il principio maschile è sempre subordinato al princi-pio femminino e sussiste affinché la chiesa possa portatea compimento la propria identità femminile; detto altri-menti: il suo nuziale responso d°amore al proprio Signore.

Ambito e condizione di possibilità per la relazione spon-sale con la chiesa è l'amore trinitario di Dio per il mondo.Come abbiamo visto, la realtà originaria è l°amore e taleamore non è altro dall'amore trinitario delle persone divi-ne. La Trinità aspira ad entrare in comunione con l”uma-nità stessa. Questa unione si realizza nella chiesa. Ma, comesottolinea Balthasar, la chiesa rappresenta in tal senso l'u-manità medesima. A

La chiesa a cui Dio venne predestinato è nu1l'altro chel°umanítà nella sua ínterezza. Se la Trínità è il fondamen-to della chiesa, la comunità una e trina ci consente anchedi spiegare la natura dell”unione sponsale fra Cristo e lachiesa. Questa unítà è costituita dallo Spirito Santo che

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funge da elemento unificatore tra Padre e Fíglío nell'inti-ma vita trínítaria. Lo Spirito Santo è la loro unione fattapersona. Come terza persona della Trínità, essa consentealle altre due persone sia di rimanere distinte, sia di ríu-nirsi in un indíssolubile legame diamore. ln tal senso Bal-thasar puo parlare dello Spirito Santo come coincidentiaoppositornni 10. Lo Spirito Santo ricopre il medesimo ruo-lo nella chiesa. In quanto soggetto ultimo della chiesa (il«chí>> della chiesa) lo Spirito rispetta la dístinzione dei cre-denti mentre li unisce in Cristo.

Questa unione è talmente intensa che l°ímmagine spon-sale non è suffícíente ad illuminare il mistero della chiesa.Fra le immagini che gettano luce sul mistero ví è quellagíovannea della vite e dei tralci. I tralci sono innestatí al-la vite, essi esistono nella vite e solo cosi possono condi-viderne la sorte dando frutto. Vi è poi Pimmagine crucia-le del corpo dí Cristo. E così unita la chiesa al proprio Si-gnore da formare con esso, quale capo, un unico corpo.Se Pimmagine della sposa evidenzia la dístinzione dellepersone, Yimmagine del corpo sottolinea quell'unità su-periore alla pio intensa unità concepíbile da creature fini-te, ovvero all'unione sessuale dei coniugi. Qui i credentisi trasformano effettívamente nelle membra del corpo diCristo. E Agostíno ad utilizzare tale immagine nella suapienezza. L'unione fra Cristo e il fedele è talmente gran-de che capo e membra formano un corpo, il totns Claristus.

Balthasar medita l'idea patristica del corpus tnƒomie diCristo; detto altrímenti: il corpo fisico del Signore, il cor-po místico della chiesa e il corpo sacramentale dellieuca-restia. Se il fine del patto dí Dio col mondo è il connu-lriurn, allora questa unione ha luogo quando, mediante ilbattesimo, il credente risulta inserito nel corpo di Cristo.In quel mentre Cristo imprime la propria natura al cristia-

1° Ibid., p. 202.

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no. Da quel momento la vita del cristiano consiste nel suoquotidiano lasciarsi plasmare dalla figura archetipa dí Cri-sto. Il culmine di questo conformarsí a Cristo è la cele-brazione dell”eucarestia, Pimmagíne mariana della sposae quella Paolina del corpo qui si fondono. Nell'offerta dellaeucarestia la chiesa non compie nulla di propria iniziati-va 11. Essa non possiede alcunché dí proprio da offrire aDio. Tutto cio che puo si limita al dire: «sia pure». Puounicamente dire di si a quanto Cristo compíe, alla sua mor-te per lei. La sua azione consiste nella ricettività attivadí Maria. Inoltre, siccome la chiesa nella sua natura fem-minile É: anche corpo dí Cristo, in esso puo offríre Cristoal Padre, poiché è il Cristo vivente, il totns Cbristus, capoe membra, colui che si offre in sacrificio. L'eucarestia èla perfetta personíficazione dello adnrirczoile connnerciznnfra Dio e l'uomo. La chiesa mostra la propria vacuítà alPadre, ed essa viene colmata da Cristo, pane di vita. llpane che essa mangía è il pane che essa stessa diviene, ilcorpo di Cristo reso visibile al mondo. Come afferma Ago-stíno. «Hoc est sacriƒicinm c/øristianornnz: multi ununi cor-pus in Cl9ri3t0›> 12.

LA VITA CRISTIANA:ESSHRE PLASMATI IN CRISTO

Per comprendere il fine della teología di Balthasar, nondobbiamo dimentícare che egli si formo alla scuola degliEsercizi Spirituali di S. Ignazio. Questi Esercizi culmina-no con la meditazione volta ad ottenere l”amore di Dio,nella quale l°orante è invitato a contemplare la costante

11 Per la comprensione di Balthasar dell'eucaristia come sacrificio cfr. Die Mes-se, ein Opƒer der Kirclae?, in Spirittts Creator, Einsiedeln 1967, pp. 166-217.

12 De Civitate dei X, come citato da BALTHASAR, Tlseologile III: Der Geist derWabrheit, Einsiedeln 1987, p. 270.

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presenza di Dio nella sua creazione, ed è chiamato ad of-frire per intero il proprio essere al Signore, così che d'orain avanti egli possa trovare Dio in tutte le cose.

Abbiamo gía considerato come la teología di Balthasarsia focalizzata sull'idea di connuoiurn di Dio con il mon-do. Al termine del primo volume di <<Gloria›>, Balthasarsottolinea che il mito comprende la relazione Dio-mondonei termini di una teofania. Anche la Cristianita vede que-sta relazione come una teofania; si tratta pero dí una teo-fania radicata in Cristo e nella sua Incarnazione. ln Crí-sto il mondo irradia la gloria di Dio.

Escatologicamente il mondo è stato assímilato a Cristocosi che anch'esso è divenuto teatro della gloria divina.Questo processo ha luogo quando la persona umana si la-scía plasmare attraverso la natura di Cristo. Tale recetti-vita dell'azione modellatrice di Cristo è cio che Balthasarintende per fede. Egli scrive: «La partecípazione alla mis-sione e alla forma di esistenza di Cristo diventa possibile,superando la permanente differenza fra Lui e noi, la doveun credente è pronto a ricevere e a vívere, nel Si della fe-de, la sua esistenza come missione» 13. Esaminiamo oraquesta partecípazione dell'esístenza alla natura di Cristosu tre livelli: il significato della fede, il senso dell'obbe-dienza e la natura della missione.

J Anzitutto, va notato che la fede, per Balthasar, non èun atto intellettuale, quanto piuttosto una resa esistenzialedella intera persona. Attraverso questa resa la persona rí-mette a Cristo il suo intero essere. Sebbene la fede sia,in questo senso, l'atto pio personale che si possa immagi-nare e quíndi un'esperienza intensamente personale nellaquale si conosce il Signore, essa non è, in alcun senso, unatto autocentrato o introspettivo. La fede non si preoccu-pa di se stessa. Balthasar respínge dunque Pesperíenza lu-

” Spíritus Creator, p. 309.

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terana della fede come garanzia. La fede è piuttosto unatto di espropriazione, interamente centrato suH'A1tro, ov-vero Cristo. Paradigma di questa comprensione della fe-de è Paolo. Paolo, parlando della propria fede in Cristonella lettera ai Filippesi, dice che egli cerca di conoscereCristo e ia potenza della sua resurrezione ed afferma iasua volontà di diventargii conforme nella sofferenza e nellamorte. Sapendo che tale scopo è quaicosa che deve anco-ra essere raggiunto, egli scrive: <<Frate11i, io non ritengoancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico delpassato e proteso verso il futuro, corro verso la meta perarrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassü inCristo Gesü» (Fil 3, 12-14). Balthasar commenta: «Tuttoè posto nella sospensione di questo lasciarsi andare e diquesto esistere solamente volando verso la méta» 14. Ta-le è dunque la natura delïespropriazione della fede: esi-stenza che si libera. _

Ma se la fede è dunque etero-centrata, può anche esse-re descritta come obbedienza. Così come la natura di Cri-sto consisteva nella sua piena disponibiiità aila voiontà delPadre, così1'essere dei cristiano, plasmato da Cristo, con-siste nella sua radicale disponibilità a compiere il voleredel Padre. Qui, ancora una volta, vediamo che modellodella fede è sempre Maria, la recettività che consente aDio di fare di me ciò che vuole.

Questa riflessione ci conduce infine alla nozione di in-vio. Se la fede può, in generale, essere descritta come oh-hedienza, tale obbedienza si concretizza nei mandato checiascuno riceve da Dio. Si rammenti che per Balthasar unGeåstsuføje/et diviene persona neiia concreta, imperscr-uta-biie missione che riceve da Dio 15. L”uomo è stato creatodotato delle facoità de1i'inte11etto e della volontà, ma solo

14 Herrlicbkeit I, Einsiedeln 1961, p. 219.15 Cfr. sopra, nota 3.

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attraverso una prassi comunicativa egli diviene persona.Ii supremo partner diaiogico è Dio, dai quale la personariceve la missione che rende concreta ia sua libertà. Po-nendo in risalto 1'esciusivo progetto d°amore che Dio hanei confronti di ciascun individuo, Balthasar, ancora unavolta, approfondisce la tradizíone legata agli Esercizi diS. Ignazio, il cui nucleo essenziale è i”e1ezione.

Da sempre Dio conosce ogni uomo o donna, con unospeciale amore che si realizza in una esciusiva missione chenessun altro può compiere. In tal modo la santità propriadella persona giunge a compimento attraverso la rispostaalla missione e, a un tempo, la santità non E: mai graziadata al singoio, hensì dono elargito per Yedificazione del-la chiesa.

Così si comprende che, se la domanda religiosa sorgeper 1'uomo nel momento originario in cui 1'Io è destatodal sorríso della madre, che gli offre1”intuìzione di un amo-re assoiuto, la risposta a tale quesito sta nel volgersi di Dioa11”uomo mediante Cristo. In Cristo e nella sua croce noivediamo il modello deii'amore di Dio per ii mondo. Ri-spondendo a que]l'amore con fede, e in obbedienza allamissione progettata per nessun altro che mai sia stato 0sarà, la persona scopre il senso della propria libertà, unalibertà che nella risposta assume forma e consistenza, sida permettere alla persona di verificare neH'i.ntimo dellapropria esperienza la verità che 1”Essere è amore.

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GUIDO SOMMAVILLA

HANS URS VON BALTHASARNELLA MEMORIA

DI UN SUO TRADUTTORE

Ho tradotto quattro volumi su sette di Gloria, tutti ecinque i volumi di Teodmmmatica, due volumi su tre diTeoiogica (il terzo volume di Teologica è già qui che miaspetta). Ifampiezza di tutti questi volumi è in media sul-le cinquecento pagine. Sembra molto ma relativamente nonlo è, se osservo, in una bibliografia che arriva fino al 1980,che i libri scritti e puhblicati di von Balthasar sono già70 (gli articoli 358, i contributi ad opere di autori vari 79,le traduzioni grandi o piccole 79, le prefazioni o postfa-zioni 115, le recensioni 85). Vero è comunque che la tri-logia di Gloria (Teoestetica), Teodmmmatica e Teologia:è la sua opera massima, la sua Summa.

Ci'si domanda anche solo per quest”opera dove 1'auto-re abbia trovato il tempo e la forza di scriverla, e di pi1`1ancora di leggersi tutto ciò che gli è occorso di leggersiper scriverla. Si vedano gli autori citati e raccolti in fon-do nell”Indice dei nomi, ricavati in buona parte dalle moltenote, autori sia classici, sia di piü ancora moderni e con~

GUIDO SOMMAVILLA SJ, nato nel 1920 a Moena, dopo la sua entrata nella Com-pagnia di Gesü ha studiato Filosofia, Teologia e Letteratura italiana a Padova. Trale sue pubblìcazioni: Poesia e proƒezia, ed. Letture, Milano 1969; Peripezie delfepi-ca contemporanea, Jaca Book, Milano 1983; Ilpemíero non è un labšrinto, Jaca Book,Milano 1981.

NELLA MEMoR1A DI UN suo TRADUTTORE 357