In ondenck var Profesarin

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zaiting aufprocht is 1984 van Mauro Unfer virn cirkul kultural va Tischlbong N. 57 MERZ 2008 Druckarai Cortolezzis Palucc Zoma oarbatn vir a noja crift van tischlbongarisch I n 16 fevraar honzi zoma pacheman, in Gamaan sool va Tischlbong: da Vrau Geyer va Bian, dar profesoor Lisch va Bain, dar Assessor Ortis, da France- sca Cattarin, dar Fabrizio, da Ilia, da Barbara, dar Thomas, dar Beppino, da Laura, da Cinzia, da Velia, rein bi tischlbongarisch schraim. Ola dein as zoma sent gabeisn, hont ckreit ibara bartlan as da Vrau Geyer aus hott zuacht zan varck- learn mit beiln puachschtam schraim a schprooch as obla lai is boarn ckreit. Da bartlan sent boarn au- sar gazouchn van piachar unt van zaintiga as bearnt gadruckt, unt vir anian bo- art is boarn varckleart mon a taicis boart is. Vir da bartlan as var vriau- lischa odar balischa sch- proch chemant, is nouch zan ainviarn boffara pua- chschtama prauchn: taica abia min ondarn bartlan odar balischa unt vriauli- scha? Af den is boarn ckreit as varlaicht peisar bar prauchn da puachschtama Riflessioni sulla grafia Timavese suggeriti dalla Prof.sa Geyer V eartn, in novembar, saimar lai varplim men dar mon var vrau Bellati, dar insghiniir De Cia, hott telefoniart asar bilt geim in Cirkul va Tischlbong unt dar Famiglia Feltrina va Feltre 2.500 eu- ros is joar an premi auf za prigan in nomat va sain baib as is ctoarm in 14 dicembar van 2006. Noch in biil van insghiniir Alberto De Cia, in 15 dicem- bar dar Beppino van Mes- sio unt ii saim, virn Cirkul L ’ing. Alberto De Cia in- tende onorare con il presente Premio/Bor- sa di studio la memoria della contessa dott.ssa Caterina Bellati, sua consorte, manca- ta il 14 dicembre 2006 ad Alassio, conferendo tale pre- mio, a titolo distinto e in for- ma separata, a due comunità legate, in modi pur differenti alla Persona della medesima. Caterina Bellati, figlia del con- te Manfredo, appartiene ad una delle più cospicue ed im- portanti famiglie nobili feltri- ne, i Bellati, ha effettuato il suo primo lavoro di glottologa, alla scuola del prof. Tagliavini di Padova, a Timau, piccolo cen- tro a pochi km da Udine, con una tesi di laurea “Sul dialetto tedesco dell’isola alloglotta di Kulturaal, af Feltre gongan virn sunti van earschtn joar van premio as soi hont geim an jungan pua as hojar da Universitaat hott pfertigat mit “110 e lode”. Hiaz saim miar a darhintar an regolament zan schraim: bia unt bo aingeim da oar- batn, vir bona asa hont za sain ckrichtat, bearda in da komischion hott za sain,…bosmar schuan si- char iis, is dar toog as dar premio hott za sain geim af Tischlbong, in 25 novembar, nochn biil van insghiniir De Cia. Do zuachn is ibarcriim bos unt amboi as dear premio is boarn ainpfiart. Velia van Ganz In ondenck var Profesarin Premi: Borsa di Studio Contessa Caterina Bellati De Cia Timau”. Feltre e Timau sono dunque i destinatari di tale ri- conoscimento alla memoria, voluto da un marito devoto, legato anch’egli a Feltre da particolari legami, in quanto fi- glio del gen. Amedeo De Cia, già comandante del “Battaglio- ne Feltre”, dal 1926 al 1928. Tali premi il Donatore ha vo- luto destinarli entrambi ad as- sociazioni culturali delle due comunità. Queste, pur in modo diversifi- cato e proprio delle tradizioni e sensibilità di ciascuna, ga- rantiranno, attraverso un loro specifico regolamento, la vo- lontà del donatore. Il regola- mento della “Famiglia Feltri- no”, attento ad onorare una gentildonna appartenente al- l’antico patriziato della Città, curerà in modo particolare gli aspetti legati alla cultura, alla storia e alla sensibilità sociale di feltrino, mentre Timau ono- rerà in modo più specifico la prima studiosa del suo dialet- to, con la quale ha sempre mantenuto proficui rapporti umani e culturali e la cui me- moria è tuttora conservata e onorata.” Prof. Caterina Bellati var schprooch va bo dein bartar chemant. Da Vrau Geyer hott auf ga- noman da gonza oarbat zan ibarseachnsa unt hot varhasn asa bidar ols beart schickn darvoar asa bidar chimpt, chont sain da leisn taga van lui, asouviil asmar da zait hott bidar on zan schaunsa. Unsarn donck dar Vrau Geyer vir da noatbendiga oarbat asa mocht unt virn groasn hilf asa obla gipt dar tischlbongara schprooch. Velia van Ganz N é il tedesco standard né l’italiano riprodu cono fedelmente il valore fonetico dell’alfabeto e ancora più difficile lo è per gli idiomi locali. Questi possono essere rappresentati fedel- mente solo attraverso la tra- scrizione fonetica. Ciò è im- possibile perché il testo risul- terebbe illeggibile. Per tale motivo si cerca di rendere la varietà dialettale con l’alfabe- to normale e definire con ciò alcune regole fonetiche. I punti critici della resa delle varietà timavese sono - L’uso dell’alfabeto tedesco dunque la riproduzione dei se- gni come in tedesco - Uso dell’italiano e della pro- nuncia come in italiano La scrittura nelle pubblicazio- ni timavesi è un compromes- so. La grafia delle pubblicazioni si basa su entrambi gli alfabeti per determinati valori foneti- ci. L’applicazione delle regole proprie e individuali non avvie- ne nelle pubblicazioni in modo coerente si scrive perlopiù “ad orecchio” Le differenze maggiori nella scrittura si hanno nelle parole che iniziano per ck/ch. Questi rimandano ad un k tedesco come per es. ted. Kinder, Kopf, Kirche vengono pro- nunciati in timavese in modo diverso, ma l’uso del segno ck rimanda alla corretta deriva- zione etimologica. Nei mate- riali didattici parole, che con- fluirebbero in un preciso mo- dulo ortografico, vengono rese di volta in volta in modo diver- so per es. chitl, ckitl. L’allun- gamento della vocale nella lin- gua tedesca è segnalato in vari modi. Nelle pubblicazioni di Laura la doppia vocale indica una vo- cale lunga, la doppia conso- nante ovvero due combina- zione di due consonanti voca- le breve nelle parole monosil- labiche. Nelle altre pubblica- zioni questa regola non è man- tenuta fedelmente e coeren- temente. Perché no all’allun- gamento con “h”. - Anche in tedesco non è una regola ben precisa - Deforma le parole di chiara origine tedesca - L’applicazione della regola non è mantenuta coerente- mente all’interno della Gram- matica timavese Conclusioni, alcuni consigli: - usare segni che si trovano facilmente sulla tastiera del computer - coerenza. Scelto un segno mantenerlo - uso della doppia vocale per le vocali lunghe. Uso coeren- te e non arbitrario - uso di tsch al posto di c. Uso o meno della sgh, non è così importante (anche se poi du- rante la riunione è stata accet- tata la differenza tra sch e sgh) - non serve scrivere gh per g come in gian. L’unica cosa su cui ragionare è se scrivere come si parla oppure mante- nere il modello tedesco. Io non sono contraria a nessuna del- le due, ma per favore usare un solo modello coerentemen- te in una stessa pubblicazione

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zaiting aufprocht is 1984 van Mauro Unfer virncirkul kultural va TischlbongN. 57 MERZ 2008 Druckarai Cortolezzis Palucc

Zoma oarbatn vir a noja crift van tischlbongarisch

In 16 fevraar honzi zomapacheman, in Gamaansool va Tischlbong: da

Vrau Geyer va Bian, darprofesoor Lisch va Bain, darAssessor Ortis, da France-sca Cattarin, dar Fabrizio,da Ilia, da Barbara, darThomas, dar Beppino, daLaura, da Cinzia, da Velia,rein bi tischlbongarischschraim.Ola dein as zoma sentgabeisn, hont ckreit ibarabartlan as da Vrau Geyeraus hott zuacht zan varck-learn mit beiln puachschtamschraim a schprooch asobla lai is boarn ckreit.Da bartlan sent boarn au-sar gazouchn van piacharunt van zaintiga as bearntgadruckt, unt vir anian bo-art is boarn varckleart mona taicis boart is.Vir da bartlan as var vriau-lischa odar balischa sch-proch chemant, is nouchzan ainviarn boffara pua-chschtama prauchn: taicaabia min ondarn bartlanodar balischa unt vriauli-scha? Af den is boarn ckreitas varlaicht peisar barprauchn da puachschtama

Riflessioni sulla grafia Timavese suggeritidalla Prof.sa Geyer

Veartn, in novembar,saimar lai varplimmen dar mon var

vrau Bellati, dar insghiniirDe Cia, hott telefoniartasar bilt geim in Cirkul vaTischlbong unt dar FamigliaFeltrina va Feltre 2.500 eu-ros is joar an premi auf zaprigan in nomat va sain baibas is ctoarm in 14 dicembarvan 2006.Noch in biil van insghiniirAlberto De Cia, in 15 dicem-bar dar Beppino van Mes-sio unt ii saim, virn Cirkul

L’ing. Alberto De Cia in-tende onorare con il presente Premio/Bor-

sa di studio la memoria dellacontessa dott.ssa CaterinaBellati, sua consorte, manca-ta il 14 dicembre 2006 adAlassio, conferendo tale pre-mio, a titolo distinto e in for-ma separata, a due comunitàlegate, in modi pur differentialla Persona della medesima.Caterina Bellati, figlia del con-te Manfredo, appartiene aduna delle più cospicue ed im-portanti famiglie nobili feltri-ne, i Bellati, ha effettuato il suoprimo lavoro di glottologa, allascuola del prof. Tagliavini diPadova, a Timau, piccolo cen-tro a pochi km da Udine, conuna tesi di laurea “Sul dialettotedesco dell’isola alloglotta di

Kulturaal, af Feltre gonganvirn sunti van earschtn joarvan premio as soi hont geiman jungan pua as hojar daUniversitaat hott pfertigatmit “110 e lode”.Hiaz saim miar a darhintaran regolament zan schraim:bia unt bo aingeim da oar-batn, vir bona asa hont zasain ckrichtat, bearda in dakomischion hott zasain,…bosmar schuan si-char iis, is dar toog as darpremio hott za sain geim afTischlbong, in 25 novembar,nochn biil van insghiniir DeCia.Do zuachn is ibarcriim bosunt amboi as dear premio isboarn ainpfiart.

Velia van Ganz

In ondenck var ProfesarinPremi: Borsa di Studio Contessa Caterina Bellati De Cia

Timau”. Feltre e Timau sonodunque i destinatari di tale ri-conoscimento alla memoria,voluto da un marito devoto,legato anch’egli a Feltre daparticolari legami, in quanto fi-glio del gen. Amedeo De Cia,già comandante del “Battaglio-ne Feltre”, dal 1926 al 1928.Tali premi il Donatore ha vo-luto destinarli entrambi ad as-sociazioni culturali delle duecomunità.Queste, pur in modo diversifi-cato e proprio delle tradizionie sensibilità di ciascuna, ga-rantiranno, attraverso un lorospecifico regolamento, la vo-lontà del donatore. Il regola-mento della “Famiglia Feltri-no”, attento ad onorare unagentildonna appartenente al-l’antico patriziato della Città,

curerà in modo particolare gliaspetti legati alla cultura, allastoria e alla sensibilità socialedi feltrino, mentre Timau ono-rerà in modo più specifico laprima studiosa del suo dialet-to, con la quale ha sempremantenuto proficui rapportiumani e culturali e la cui me-moria è tuttora conservata eonorata.”

Prof. Caterina Bellati

var schprooch va bo deinbartar chemant.Da Vrau Geyer hott auf ga-noman da gonza oarbat zanibarseachnsa unt hotvarhasn asa bidar ols beartschickn darvoar asa bidarchimpt, chont sain da leisntaga van lui, asouviil asmarda zait hott bidar on zanschaunsa.Unsarn donck dar VrauGeyer vir da noatbendigaoarbat asa mocht unt virngroasn hilf asa obla gipt dartischlbongara schprooch.

Velia van Ganz

Né il tedesco standardné l’italiano riproducono fedelmente il

valore fonetico dell’alfabeto eancora più difficile lo è per gliidiomi locali. Questi possonoessere rappresentati fedel-mente solo attraverso la tra-scrizione fonetica. Ciò è im-possibile perché il testo risul-terebbe illeggibile. Per talemotivo si cerca di rendere lavarietà dialettale con l’alfabe-to normale e definire con ciòalcune regole fonetiche. I punticritici della resa delle varietàtimavese sono- L’uso dell’alfabeto tedescodunque la riproduzione dei se-gni come in tedesco- Uso dell’italiano e della pro-nuncia come in italianoLa scrittura nelle pubblicazio-ni timavesi è un compromes-so.La grafia delle pubblicazioni sibasa su entrambi gli alfabetiper determinati valori foneti-ci. L’applicazione delle regoleproprie e individuali non avvie-ne nelle pubblicazioni in modo

coerente si scrive perlopiù “adorecchio”Le differenze maggiori nellascrittura si hanno nelle paroleche iniziano per ck/ch. Questirimandano ad un k tedescocome per es. ted. Kinder,Kopf, Kirche vengono pro-nunciati in timavese in mododiverso, ma l’uso del segno ckrimanda alla corretta deriva-zione etimologica. Nei mate-riali didattici parole, che con-fluirebbero in un preciso mo-dulo ortografico, vengono resedi volta in volta in modo diver-so per es. chitl, ckitl. L’allun-gamento della vocale nella lin-gua tedesca è segnalato in varimodi.Nelle pubblicazioni di Laura ladoppia vocale indica una vo-cale lunga, la doppia conso-nante ovvero due combina-zione di due consonanti voca-le breve nelle parole monosil-labiche. Nelle altre pubblica-zioni questa regola non è man-tenuta fedelmente e coeren-temente. Perché no all’allun-gamento con “h”.

- Anche in tedesco non è unaregola ben precisa- Deforma le parole di chiaraorigine tedesca- L’applicazione della regolanon è mantenuta coerente-mente all’interno della Gram-matica timaveseConclusioni, alcuni consigli:- usare segni che si trovanofacilmente sulla tastiera delcomputer- coerenza. Scelto un segnomantenerlo- uso della doppia vocale perle vocali lunghe. Uso coeren-te e non arbitrario- uso di tsch al posto di c. Usoo meno della sgh, non è cosìimportante (anche se poi du-rante la riunione è stata accet-tata la differenza tra sch e sgh)- non serve scrivere gh per gcome in gian. L’unica cosa sucui ragionare è se scriverecome si parla oppure mante-nere il modello tedesco. Io nonsono contraria a nessuna del-le due, ma per favore usareun solo modello coerentemen-te in una stessa pubblicazione

asou geats . . .2 Merz 2008

Lettere al GiornaleNuove nascite

Questo bimbo è Luca Mentil,pronipote di Irma Matiz, nipo-te di Amata Primus van Poi ePierino Mentil, nato a Basileail 24 settembre 2007.

Il 10 dicembre 2007 è natoCristian Palladino, figlio di Alexe Manuela Matiz van Hosa.

Il 14 dicembre 2007 è nato Riccardo Dalla Torre, figlio diLuca e Arianna Matiz van Beec.

L'8 gennaio scorso è nato Nicolò Plozner, figlio di Loris vanSghnaidar e Sara Mentil van Reit.

Il 28 gennaio in Australia, è nato Francesco, figlio di Adamare Chiara Di Giorgio.

Il 7 febbraio a Losanna è nato Gaetan Genet, figlio di Seba-stien e Lydia Matiz van Beec.Ai bimbi, genitori e parenti tutti esprimiamo i nostri sinceriauguri.

Cara Laura,

innanzi tutto, a te e tutti coloroche lavorano per il giornale"Asou Geats", i miei compli-menti per quello che riuscite afare.La più bella sorpresa per meè stata, quando ho aperto l'ul-timo numero di "Asou Geats"e ho rivisto mio padre.Una fotografia che mi ha por-tato indietro nei miei ricordi dicirca 60 anni. Quella sua fotoè sparita nella Cuscalina e nonl'ho più rivista. Ora voi l'aveteritrovata. Mi sembrava di ri-vedere mio padre vivo anchese sono passati 31 anni dallasua morte. L'Alpino è Nicolò

I tre Re di quest'anno, i coscritti della classe 1989.Da sx: Martina Muser, Mirco Mentil, Matteo De Leoni

Nuovi arredi alla scuola dell'Infanziadi Timau e Cleulis

Il nostro morbido cuscinone!

I genitori dei bambini e leinsegnanti della scuola dell’Infanzia di Timau e Cleu-

lis assieme ad altre volonta-rie, per completare e miglio-rare l’arredo e i giochi dellascuola, hanno preparato deidolci casalinghi, venduti poi,in occasione del mercatino diPaluzza (giugno 2007).Abbiamo potuto così acquista-re un Cuscinone morbido dovei bambini possono immergersinella lettura, sdraiarsi, tuffar-si, sentirsi accolti e chiacchie-rare… provare a camminarea gattoni e scoprire che lì so-pra è più facile rotolare checamminare… Gratificati daquesta piacevole e redditiziaesperienza, abbiamo volutoripeterla.Ci siamo così orga-nizzati e abbiamo venduto idolci casalinghi, in occasionedel mercatino natalizio diPaluzza.Ora, stiamo predispo-nendo il nuovo ordine. Coglia-mo l’occasione per ringrazia-re nuovamente i volontari del-la Protezione Civile, nelle per-sone di Puntel Paolino e Pun-tel Sereno che ci hanno predi-sposto e sistemato le pareti di-visorie nel salone.

Le insegnantiMariaemma e Edda Le pareti colorate

L'Alpino Timavese e complimentidalla Svizzera

50º di Matrimonio

Auguri a Fiorenza Silverio eGiovanni Unfer

90 Candeline

Plozner, nato nel 1897 a Timaunella Cuscalina.La foto è stata scattata nel1916 sul fronte Altoatesino...Cordiali saluti a tutti di asougeats

Giacomo Plozner

Re Magi

Nel febbraio scorso, Rita, Fri-da Muser van Kruf ha festeg-giato il 90° anno d'età.

Auguroni Frida!

Proverbio Cinese"Lo Stato è come un secchio, il popolo come l'ac-qua: la natura di quest'ultima è di prendere la formadel secchio"

Come ogni anno in Carnia eCanal del Ferro, il 25 novem-bre, si è tenuta la tradizionalevendita dei ciclaminia scopo benefico.In totale è stata raccolta lasomma di E. 30.467,36 a fa-vore dell’Associazione genito-ri malati emopatici Neoplasti-ci del Friuli Venezia Giulia.Un ringraziamento particola-re va a tutti quei volontari cheogni anno e con qualsiasi tem-po, si rendono disponibili, spe-cialmente nei piccoli paesi del-l’Alto Bût, dove si recano casaper casa a portare i ciclaminidella solidarietà.Nonostante lo

spopolamento della montagnasia visibile, giorno dopo gior-no, le nostre genti che tena-cemente resistono in alta quo-ta, pur nel totale abbandono daparte delle autorità centrali,non fanno mancare la loro so-lidarietà, così tenacemente tra-mandata nelle nostre genti especialmente da parte dei no-stri anziani.Un grazie sentito alle Suore edal personale della Casa di ri-poso di Paluzza sempre dispo-nibili a collaborare.Grazie di cuore ancora per lavostra testimonianza silenzio-sa ma tangibile.

"Festa dei ciclamini"un appuntamento annuale

a scopo benefico

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Un maestro indimenticabile

Il 26 marzo del 2001 mori-va don Attilio. E’ “l’incipit”del libretto pubblicato qual-

che tempo fa e ci piace ripren-derlo adesso.Ci sembra già di vedere qual-cuno storcere il naso, nel ti-more che stiamo per lanciar-ci in un’altra, insopportabile(per alcuni) celebrazione deldefunto Parroco e ci affret-tiamo a tranquillizzare i lettoriallarmati: rubando una cele-berrima battuta all’Antonio diShakespeare, e parafrasan-dola, confessiamo che “sia-mo venuti a seppellire donAttilio, non a lodarlo”.Intendiamo dire che non ab-biamo alcuna intenzione di tes-sere gli elogi di un Sacerdoteche ha spesso diviso, nei giu-dizi spiccioli, l’opinione di mol-ta gente, raccogliendo con-sensi e critiche in misura al-terna, e tuttavia mai obiettivaed imparziale.Noi desideriamo soltanto riba-dire che volevamo bene a donAttilio e che il suo ricordo, lun-gi dall’affievolirsi, resta nellanostra memoria e nel nostrocuore sempre vivo.Il ricordo può essere parago-nato ad una serie di impronte

impresse sulla sabbia a piedinudi che un attimo dopo leonde del mare accarezzano ecancellano.Si dice poi che il tempo guari-sce ogni ferita e che sbiadi-sce le memorie di fatti e sen-sazioni vissute nel lontano pas-sato. Succede, però, che av-venga il contrario ed allora iricordi popolano il nostro quo-tidiano con forza insopprimi-bile, risalendo ogni tanto adassorbirci nella visione di unfilm che conosciamo ormai amemoria ma che ci piace sem-pre rivivere.A noi succede esattamentecosì, quando ripensiamo a donAttilio.È vissuto nella nostra Comu-nità per quasi ventitrè anni, unafetta consistente di vita tra-scorsa in mezzo a noi, tra lanostra gente e i nostri monti.Nel corso di quei ventitrè anniha insegnato, ha rimprovera-to, ha confortato, ha anchesbagliato perché era un uomo,non un groviglio di fili e dischede registrate.Era spesso dolce e tollerante,talvolta brusco ed insofferen-te, sempre sincero, onesto edisinteressato.Timau e i timavesi gli eranoentrati nel cuore, sapeva tro-vare giustificazioni ad ognierrore, ad ogni peccato, masapeva anche capire se uncomportamento era sbagliatoper debolezza umana o permalafede cosciente e preme-ditata.In tal caso non perdonava ele sue parole lasciavano il se-gno, quando non addiritturauno strascico di risentimento

e di ribellione che, nelle per-sone meschine, lievitava ed in-gigantiva fino alla calunnia edalla maldicenza.Chi invece aveva voglia diconoscerlo veramente, scopri-va in lui un Curato buono, di-sponibile, umile, un pastored’anime talmente ben dispo-sto verso il suo gregge da ac-cantonare per esso lira dopolira le offerte ricevute, al pun-to da lasciargli in eredità uncospicuo gruzzolo di milioni.

Nella nostra memoria convi-vono tanti don Attilio:il don Attilio chiuso nella suasilenziosa sofferenza mentre,a testa bassa e leggermentecurvo, percorre le vie del pa-ese;il don Attilio immerso in pre-ghiera nella penombra dellachiesa;il don Attilio sorridente inmezzo ad un gruppo di amici;

il don Attilio che timidamen-te varca la soglia di una delletantissime case in cui genero-si parrocchiani solevano invi-tarlo a pranzo e a cena;il don Attilio che la sera, altermine di una giornata vissu-ta tra la gente, chiude la portadella canonica e si ritira nelsuo piccolo mondo fatto disolitudine e di indispensabili in-combenze domestiche…Che cosa pensava in quei mo-menti don Attilio?Estraendo dal suo cuore edalla sua mente tutte le mise-rie, i problemi, i drammi chela gente vi aveva riversatodurante il giorno e deponen-doli ai piedi della Croce inun’accorata preghiera di aiu-to per quell’umanità sofferen-te, egli sicuramente era gratoa Dio per avergli concesso ilprivilegio di parlare alla gentein Suo nome, ma siamo sicuriche talvolta avrebbe voluto

trovarsi accanto qualcuno checonsolasse lui nei momenti deidubbi e delle debolezze cheanche un Prete conosce, moltopiù spesso di quanto si creda.C’è mai stato quel qualcuno?Noi pensiamo di sì perché an-cora oggi c’è chi parla di luicon sincera nostalgia, chi loricorda nelle sue preghiere equando sale al cimitero nonmanca mai di soffermarsi bre-vemente davanti alla sua tom-ba per un muto e commossosaluto.Il suo cammino in mezzo a noiha tracciato un profondo sol-co che il tempo non riuscirà acolmare con le ceneri del-l’oblio.Il bene da lui profuso e gli in-segnamenti impartiti vivran-no si spera per sempre nellecoscienze di chi ascolta lavoce dei Vangeli.Ci piacerebbe tanto convin-cerci che Timau non dimenti-cherà mai don Attilio, ma cirendiamo conto che non tuttipensano, come noi, che la vitati fa incontrare persone comelui quando vuole farti un re-galo.

Gli Amici didon Attilio

Auguri Buona Pasqua!Riflessione di don Attilio, pubblicata sul Bollettino Parrocchiale di Pasqua 1990

Ogni bella festa è mo- tivo per scambiarciun voto, un augurio,

uno scambio di sentimenti digioia e di bene, quali la cir-costanza li richiede.La Pasqua, per i cristiani, èla giornata per antonoma-sia, è l’occasione per eccel-lenza. È il giorno della vita,il giorno del passaggio dal-la morte del peccato alla ri-

Don Attilio con i coscritti della classe 1929

Corpus Domini 1995

surrezione in quella graziache ci fa figli di Dio, il gior-no in cui la famiglia umanasi sente chiamata a ricono-scersi, non solo in una uni-tà morale di solidarietà, masoprattutto in un rapportodi consanguineità divinache ci fa fratelli.Quel Gesù che muore e ri-sorge per tutti ci accomunanella sua stessa sorte, nellasua stessa vita. La sua Pa-squa è la nostra Pasqua.Per questo è venuto nel mon-do. Chiamati ad accettare ecredere in questa verità, sia-mo invitati a viverla, a gioi-re, a farne partecipi tuttiquelli che ci stanno accan-to, tutti quelli che incontria-mo, tutti quelli che amiamo,tutti quelli che vorremmoanche non amare… sì, an-che quelli che vorremmo non

amare. Non sarebbe unavera Pasqua se non sapes-simo anche perdonare. È im-possibile gioire veramentecon l’odio nel cuore. Quel-la stretta di mano che vo-gliamo scambiare, unita allaBuona Pasqua, voglia dire:ti voglio essere amico, ti vo-glio essere fratello, vogliodimenticare quanto di menobuono può essere in te perpoter convivere nella pacee nell’aiuto reciproco. Que-sti auguri possano arrivarea coloro che sono lontani,ed ai quali non possiamostringere con calore lamano, perché si sentanomeno soli, provino la sod-disfazione e l’intima gioiadi sentirsi ricordati, si ac-corgano di non essereesclusi dalla Comunità del-l’unica famiglia. A coloro

che la malattia immobilizzasu un letto di dolore possaarrivare il sostegno dellasperanza di una non lonta-na guarigione, la certezzadi un sollecito ritorno allavita normale nella riacqui-stata salute. A tutti coloroche hanno una pena in fon-

do al cuore la Pasqua portiserenità, porti soluzione diogni problema e di ogni dif-ficoltà, faccia ritornare il se-reno, quel sereno che soloDio può dare…A tutti la Pasqua riempia ilcuore di quei beni e di quellapace che vuole significare.

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7 Associazioni timavesi in campoIl giorno 26 gennaio 2008,nella sede delle scuole ele- mentari di Timau-Cleulis,

si è tenuta l’assemblea con-giunta delle locali Associazio-ni “Polisportiva” e “ProLoco” che hanno presentatole relazioni incentrate sulle at-tività svolte l’anno scorso e suiprogrammi in calendario perl’anno in corso.Di fronte ad una platea nume-rosa ed interessata, costituitada autorità, soci e simpatiz-zanti, la Presidentessa dellariunione, signora Velia Plozner,ha esordito porgendo il ben-venuto agli intervenuti ed haaperto i lavori concedendo laparola al Presidente della ProLoco, Loredano Primus, giun-to al termine del mandato.Il prof. Primus ha voluto in-nanzitutto ringraziare i compo-nenti del Consiglio direttivoche mai hanno fatto mancareall’Associazione le loro pre-clari doti di capacità, impegnoe serietà.L’attenzione si è poi spostatasulle numerose manifestazio-ni organizzate dalla Pro Loco,tra le quali spiccano per im-portanza la tradizionale rasse-gna regionale dei prodotti ca-prini (2-3 giugno), giunta alla15° edizione, e la festività del44° ferragosto timavese.Gli avvenimenti, entrambi cu-riosamente avversati da cat-tive condizioni meteorologiche

Scambio di doni tra Presidenti

ma ciò nonostante confortatida una buona affluenza dipubblico, si sono svolti com’èormai consolidata abitudine inlocalità “Laghetti”.Letto il consuntivo dell’eser-cizio finanziario 2007 e il pre-ventivo dell’esercizio 2008, ilPresidente uscente della ProLoco ha nuovamente indiriz-zato parole di elogio e di gra-titudine a coloro che con lui,nel corso degli anni, hannoprofuso preziose energie nel-la gestione dell’Associazionee si è congedato dall’assem-blea, non riuscendo a nascon-dere del tutto un velo di com-prensibile commozione.È toccato quindi al Presiden-te della Polisportiva Timau-Cleulis, Flavio Mentil, che hatracciato il particolareggiatobilancio 2007 dei risultati, spes-so lusinghieri, ottenuti dagliatleti affiliati all’Associazione

nei settori dello sci, del calcioe dell’atletica.Flavio (che, detto per inciso,quest’anno celebra le…. noz-ze d’argento con la Polispor-tiva), ha espresso vivo ralle-gramento per alcuni prestigiositraguardi sportivi raggiuntinell’arco dell’anno passato,non mancando tuttavia di ri-marcare quanto difficile siaogni anno di più far fronte ainotevoli costi legati alla gestio-ne di impianti, al reperimentodi materiali e all’organizzazio-ne dei trasporti: tutti oneri fi-nora sopportati grazie al ge-neroso soccorso degli sponsore delle Amministrazioni pub-bliche. Il calcio. Nel 2007 èstato chiamato alla guida del-

la 1ª squadra Claudio Bellinail quale ha ricambiato comemeglio non si sarebbe potutola fiducia accordatagli, vistoche è riuscito a far disputarealla sua compagine un digni-toso e tranquillo campionato diprima fascia, portandola aclassificarsi al sesto posto fi-nale grazie al riuscito amalga-ma tra i nuovi acquisti (Gabrie-le Englaro, Baldovino Cando-ni, Manuel Moro e MarcoPiazza) e lo “zoccolo duro”della squadra (Nereo Bellina,Massimo Mentil, MicheleMoro, Michele Plazzotta, Cor-rado Cossetti, Giacomo eLuca Matiz).Al valido trainer, inoltre, vaascritto l’importante merito diaver innestato nella primasquadra ragazzi molto pro-mettenti (Cristian e NicolaBellina, Christian Englaro,Eros Di Ronco, Andrea Sas-

su e Andrea Del Bon) ai qualitoccherà in un prossimo futu-ro l’impegnativo compito diraccogliere il testimone dailoro più anziani colleghi cheper ragioni anagrafiche saran-no costretti a chiudere conl’attività agonistica.Del buon momento che sta at-traversando lo sci, invece, hatestimoniato il Vicepresidentedell’Associazione, NicolinoPuntel.Nella sua esaustiva relazione,egli ha elogiato i suoi insosti-tuibili collaboratori che con iloro sforzi congiunti hannopermesso a circa 45 bambinidi allenarsi e disputare gare unpo’ per ogni dove, spesso ac-compagnati sulle piste da vo-lenterosi genitori disponibilioltre ogni lode.Una particolare menzione èstata giustamente riservataagli atleti che hanno disputatocon la maglia azzurra i Cam-pionati mondiali studenteschi(Alex Bellina, Gabriele Primuse Paolo Puntel) e a quelli pre-stati alle varie Nazionali gio-vanili impegnate nella disputadei Campionati italiani: Anto-nio Puntel, Thomas Primus,Gabriele Primus, Alex Bellina,Paolo Puntel, Silvia Puntel,Elisa Plozner, Stefano Lazza-ra e Rudy Primus.Anche nel settore della corsain montagna, la Polisportiva hacollezionato lusinghiere affer-mazioni individuali e di squa-dra.Nel Memorial “Christian Ci-menti”, ad esempio, MarcoPrimus ha conquistato un pre-stigioso terzo posto, al qualeha fatto eco un complessivobuon comportamento di squa-dra grazie alle convincenti pre-stazioni di Fabrizio Cortolez-zis, Roberto Mentil, ErwinPuntel, Lorenzo Puntel (ac-compagnato dal figlio Fabri-zio), Alex Primus e dell’inos-sidabile Ezio Puntel.Altre eccellenti prove sonostate fornite nel Grand PrixCSI di Udine (terza piazza incampo maschile, quarta inquello femminile), nel trofeo“Gianni Mirai” (brillante se-condo posto a soli 2 punti daiprimi), nel 4° Memorial “Rug-

giero Gerin” in cui MarcoNardini ha portato a casa unesaltante secondo posto.E se Marco Primus ha vintocinque gare, non è stato cer-tamente da meno Erwin Pun-tel che ha imposto la sua su-premazia in quasi tutte lecorse disputate.Ulteriore lustro alla Polispor-tiva è venuto dalle staffetteestive e dalla corsa campestre(al termine della stagioneMarco Primus si è classifica-to al 3° posto assoluto di ca-tegoria, cogliendo poi un otti-mo tredicesimo piazzamentonella finale nazionale di Sir-mione).Chiudiamo con il Triathlondelle Valli 2007, autentica“terra di conquista” per i ra-gazzi dell’Associazione.Non occorrono parole a diredella loro bravura, è sufficien-te far parlare i risultati: Gior-gio De Cecco, Marco Primuse Franco Puntel terzi classifi-cati nel Supertriathlon delMonte Zoncolan;la squadra femminile di corsaa piedi e mountain-bike (Fe-derica Bulliano, Alessandra eDaniela Primus, Maria PaolaTurcutto e Simona Tonin Cor-te) ha ottenuto il secondo po-sto a Forni Avoltri ed il terzo aGemona;la squadra maschile ha vintootto delle nove prove in calen-dario, raggiungendo uno stre-pitoso risultato a Cave del Pre-dil dove Osvaldo Primus (ski-roll), Marco Primus (corsa) eMarco Nardini (bici da stra-da), tutti appartenenti alla Po-lisportiva, hanno letteralmen-te sbaragliato il campo.È doveroso, comunque, rin-graziare calorosamente gli at-leti di altre società che hannofornito un prezioso apporto nelraggiungimento di questi tra-guardi: Franco Puntel e Ro-berto Vuerich per lo skiroll,Giorgio De Cecco, GiulianoRizzi, Ivan Lozza, Luca DellaPietra, Diego De Cecco eMarco del Missier per il cicli-smo.Al termine del suo lungo re-soconto, Flavio ha rinnovato lasua promessa di profondere leenergie necessarie alla riuscitadegli impegni che la Polispor-tiva TimauCleulis si prefiggeper quest’anno e con un ge-sto di squisita sensibilità hadonato un gagliardetto del-l’Associazione al Presidenteuscente della Pro Loco.Si sono quindi alternati di fron-te ai convenuti alcuni insignirappresentanti di Enti ed Am-ministrazioni regionali, i quali,nel corso di apprezzati inter-venti, hanno espresso il lorosaluto ed il loro plauso all’in-dirizzo delle due Associazioni,dei loro dirigenti, dei soci e deicollaboratori tutti.

In questa fase della seratahanno preso la parola EnzoMarsilio, assessore regionalealla montagna, Ennio De Cil-lia, responsabile corsa in mon-tagna, Emidio Zanier, presi-dente Comitato carnico FIGC,Sergio Matiz, consigliere re-gionale FISI, Andre Di Cen-ta, presidente Ass. “AldoMoro” di Paluzza, Tiziano DiRonco, rappresentante del-l’Amministrazione comunaledi Paluzza e Marcello Cacia-gli, assessore del Comune diPaluzza.Si è poi passati a premiare gliatleti particolarmente distinti-si durante l’anno scorso:Sara Puntel e Nicole Puntelper il settore calcio, cat. pul-cini;Ambra Puntel, settore sci;Michele Bellina, settore cor-sa in montagna.Un riconoscimento di meritoè stato anche conferito al di-rigente del settore calcio Er-nesto Del Negro.Era frattanto maturato il mo-mento di concedersi una me-ritata sosta e perciò la mag-gior parte dei partecipanti nonsi è fatta pregare per ristorar-si con una gustosa pastasciut-ta accompagnata da vino, bi-bite e “crostoli”.Alla ripresa della cerimonia,l’attenzione generale si è con-centrata sulle operazioni divoto dal quale sarebbe uscitoil nuovo Consiglio direttivodella Pro Loco (la Polisporti-va rinnoverà i suoi quadri l’an-no prossimo).Al termine dello spoglio delleschede, sono risultati elettiFernando Colajacomo, EddieBianchet, Lorena Muser, Pa-olo Matiz, Barbara Matiz, LinoPuntel, Walter Maieron,Adriano Puntel e Mosé Pun-tel.I primi cinque nominativi do-vrebbero rappresentare Ti-mau, mentre gli altri quattrosarebbero i portavoce di Cleu-lis in seno al Consiglio.Usiamo il condizionale perchéall’indomani della consultazio-ne elettorale già circolava lavoce secondo cui tre su quat-tro degli eletti di Cleulis era-no intenzionati a ricusare ilmandato, mentre anche perqualche rappresentante di Ti-mau si profilavano problemilegati ad impegni di lavoro.Al momento di inviare in ti-pografia questo giornale perla stampa, non si era ancoraaddivenuti al alcun accordodefinitivo e pertanto la que-stione “Pro Loco” rimaneaperta a qualsiasi soluzione,di cui daremo comunque no-tizia nella maniera più celerepossibile.La serata si è chiusa con latradizionale pesca di benefi-cenza, come sempre impec-cabilmente organizzata daappartenenti ad entrambe leAssociazioni.

asou geats . . .Merz 2008 5

Il Circolo Culturale "G. Unfer" informa...

Il 30 gennaio u.s. si è svol-ta la prima riunione del rin-novato Consiglio del Circo-

lo Culturale “G.Unfer” di Ti-mau (alla cui presidenza è sta-to eletto Ottaviano Matiz, af-fiancato da Lisa Mentil, vice-presidente, e Thomas Silverio,segretario), nel corso dellaquale si è discusso invia esplorativa di ini-ziative da portare acompimento durantel’anno, rinviando alprossimo incontro ladefinizione del calen-dario programmaticoe soprattutto dei ruolida assegnare ai com-ponenti della rosa sta-tutaria, alcuni dei qualisono convenzional-mente indicati conl’attribuzione di “col-laboratori esterni” mache sono parificati atutti gli effetti ai con-siglieri.Mauro Unfer è stato confer-mato nella funzione di respon-sabile dei “Tischlbongara Pia-chlan” (quaderni di cultura ti-mavese), con l’impegno di ag-giornare regolarmente il sitoInternet www.taicinvriaul.org(il sito curato dal Circolo cheriporta le notizie di maggiorrilievo riguardanti Timau) e dicurare il settore ricerche sto-riche cui ricorrere in caso diconsultazioni per eventualipubblicazioni. Velia Plozner èla responsabile della compo-sizione del calendario “DarSchain”, è la rappresentantedel Circolo in seno al “Comi-tato Unitario delle Isole lingui-stiche storiche germaniche inItalia”, ma soprattutto ha il

Nella foto da sx: FabiolaMatiz, Thomas Silverio,Dario Matiz, Mattia Muser,Ottaviano Matiz e RoccoTedino, mancano MarvinMatiz e Lisa Mentil

La parola al Presidente

Il PresidenteOttaviano Matiz

Il 25 febbraio c.a. si è riu-nito il Consiglio direttivodella Sezione di Timau dei

Donatori del sangue. Nel cor-so del dibattito sono stati af-frontati diversi argomenti di si-curo interesse, dei quali dare-mo qui di seguito esaurienteresoconto.Nel 2007 le donazioni di san-gue intero hanno raggiuntoquota 54, mentre quelle di pla-sma sono state 16: un totaledi 70 gesti di solidarietà che isoci hanno voluto compiere afavore di tanti loro sfortunatisimili bisognosi di linfa vitale.Nel corso dell’anno passato,inoltre, è stato dato un grato,affettuoso benvenuto a Mas-similiano Primus, FedericaPrimus, Luca Menestrelli,Dario Matiz, Isabella Matiz eMarcello Duzzi, sei nuovi ge-nerosi giunti ad ingrossare lefila dei donatori del paese.Quest’anno la Sezione di Ti-mau intende programmare treappuntamenti in cui sarà pos-

Assemblea A.C.D.S. Sezione di Timau

Il PresidenteThomas Silverio

sibile sottoporsi a prelievi daparte dei donatori volontariaffiliati.Il primo è previsto per il 5 apri-le, in occasione della giornatadi festa della Sezione stessa,e si terrà presso il Centro tra-sfusionale di Tolmezzo; il se-

condo cadrà il 23 aprile, in con-comitanza con l’arrivo a Pa-luzza dell’emoteca di Goriziae il terzo è fissato per il 20 set-tembre, a Timau, dove arrive-rà nuovamente l’emoteca daGorizia.Altro tema dibattuto, e comun-que rimandato alla prossimariunione che si terrà il 4 mar-zo c.a. per la definizione deiparticolari, riguarda la parte-cipazione, in collaborazionecon la Sezione generale, ad unmeeting sul dono del sangueed argomenti affini, che do-vrebbe tenersi il 26 o il 27 apri-le.La manifestazione, patrocina-ta dalla Regione F.V.G., si ar-ticolerebbe su dibattiti legatialle problematiche delle dona-zioni e su momenti ricreativi,nei quali andrebbero in scenaesibizioni di artisti provenienti

dal mondo della musica e delteatro.Si è inoltre ventilata la propo-sta di invitare, in occasione delprossimo congresso dell’Asso-ciazione Carnica Donatori diSangue, anche rappresentan-ze di Austria e Slovenia cheporterebbero il contributo del-le loro preziose esperienze inmateria e conferirebbero al-l’adunanza un certo crisma diinternazionalità, ma l’idea ètuttora allo stato embrionale edovrà superare numerosi sco-gli prima di diventare realizza-bile.Un appuntamento certo, inve-ce, rimanda alla festa della Se-zione che si terrà sabato 5aprile.Per l’occasione, i soci sonoinvitati a raggiungere in matti-nata il Centro trasfusionale diTolmezzo per le donazioni di

sangue o plasma ed a parteci-pare in serata, con inizio alleore 19.30, alla cena sociale or-ganizzata presso il ristorante“Da Otto”.La serata si preannuncia di-vertente ed interessante, in li-nea con quelle che l’hannopreceduta nel corso degli ulti-mi anni, ed a tanto contribui-ranno certamente le musicheche Aristide trarrà dalla suafisarmonica e la invitante lot-teria che chiuderà la festa.Come ogni anno, infine, lascuola elementare Timau-Cleulis proporrà il concorsoscolastico indetto dalla Sezio-ne. I titoli proposti si oriente-rebbero verso il commentodella tragica emergenza dellemorti bianche sul lavoro oppu-re della ricorrenza del 60° an-niversario della Costituzioneitaliana.Anche in questo caso, tutta-via, nulla è ancora definito esaranno le insegnanti a sce-gliere l’argomento da trattare.

delicato compito di occuparsidelle pubbliche relazioni conEnti, Associazioni, Ammini-strazioni nonché comuni citta-dini, nell’interesse delle varienecessità del Circolo. LauraPlozner continuerà ad occu-parsi, con la consueta perizia,della raccolta di notizie da pub-

blicare sul periodico “Asougeats”, del quale è direttriceda oltre tre lustri, e collabore-rà, con Mauro, alla ricerca difatti ed informazioni di carat-tere storico. Peppino Matiz,inamovibile amministratore,proseguirà nei non indifferen-ti sforzi di far quadrare i bi-lanci del Circolo, contando ericontando il gruzzoletto accu-mulato, nella speranza chemai il suo sensibile cuore dieconomo venga trafitto daglistrali del passivo. Fabiola Ma-tiz fa parte della triade dei re-visori dei conti, con MattiaMuser e Marvin Matiz. Tho-mas Silverio e Mattia Musercollaboreranno con il Comita-to 482, che si occupa della tu-

tela delle lingue minoritarie,fornendo il loro appoggio alleiniziative intraprese per la sal-vaguardia del friulano, oltreche ovviamente del timavese.A Dario e Marvin Matiz, en-trambi consiglieri, è affidatal’organizzazione di manifesta-zioni sportive, segnatamente

del previsto torneodi calcio a 5 che sieffettuerà nei localidella palestra dellascuola elementaredi Timau-Cleulis.Rocco Tedino, infi-ne, ha l’incarico diaddetto stampadell’Associazionee di coordinatoredelle conferenzeperiodiche che ilConsiglio riterràopportuno organiz-zare. Prima di chiu-dere, è doverosorivolgere un ami-chevole saluto a

Rudi Matiz e Massimo Men-til, per anni ai vertici del Cir-colo, con il quale sono statiloro malgrado costretti ad in-terrompere la collaborazioneattiva per l’accumularsi di im-prescindibili impegni personali.Ci auguriamo tutti, comunque,che, ove se ne presentasse lanecessità, non esitino a porreancora una volta al serviziodell’Associazione la loro com-petenza ed il conforto dellaloro preziosa esperienza.

Lo scorso 20 gennaio, nelcorso dell’AssembleaAnnuale del Circolo

Culturale “Giorgetto Unfer”sono stato eletto componentedel Consiglio Direttivo e, nelcorso del successivo incontro,nominato Presidente.È una carica che ho accettatocon orgoglio ma anche con unpo’ di trepidazione. Numero-se e diversificate nella tipolo-gia e nei contenuti le iniziativealle quali intendo dare conti-nuità e che, ormai, costituisco-no appuntamenti fissi con la comunità: periodico Asou gea-ts…, calendario, Sito, pubblicazioni di studi e ricerche,…progettiquesti che incidono in modo rilevante sul bilancio dell’associa-zione in quanto i finanziamenti assegnati non coprono l’interaspesa. L’individuazione del Circolo Culturale da parte dell’in-gegnere De Cia quale destinatario della gestione del Premioalla memoria della consorte Contessa Caterina Bellati, o anco-ra, la volontà del nostro compaesano Oreste Unfer di donare,al Circolo Culturale, la sua ricca collezione di apparecchi perla fotografia, lo sviluppo e la stampa, nonché la necessità diindividuare una sede adeguata per le esigenze di conservazio-ne del ricco archivio,…sono alcuni degli impegni che, unita-mente ai membri del Consiglio, ai collaboratori e a quanti mivorranno aiutare, cercherò di perseguire. La possibilità di po-ter accedere quanto prima alla Sala Cinema permetterà di ri-prendere con l’organizzazione di spettacoli teatrali e di serateculturali per le quali noi del nuovo consiglio abbiamo già qual-che idea. Certamente non mancherà, se richiesta, la collabo-razione ad iniziative proposte da altri sodalizi e il sostegnoall’operato di chi si sta adoperando per rafforzare le norme ditutela delle minoranze culturali e linguistiche. Un sentito rin-graziamento ai miei predecessori per il lavoro da loro svolto,per aver dato avvio a tali e tante iniziative alle quali ho parteci-pato sempre da esterno e che ora affronterò in prima personacon l’auspicio che non mi venga mai meno l’entusiasmo di questigiorni. An schian donck oln in seen as voar main Presiden-ts sent gabeisn van Cirkul Kulturaal vir da groasa oarbatasa hont gamocht, zan hom virchn gatroon an haufa soch-na boi obla va aus hon zua cholfn unt asi hiaz ii selbarbear virchn troon unt houfmar asmar dar guata biil untdar gaist va deing taga niamar bianigar chimpt.

Dar President Il PresidenteOttaviano Matiz

asou geats . . .6 Merz 2008

Paola Grandi e la poesia quale sintesi armoniosa del pensiero

F: “Vivere la poesia è impor-tante per lei in una città comeTorino dopo aver maturatoesperienze professionali nelcampo dell’ingegneria elettro-nica?”P: “Scrivo dalla prima infan-zia, e questa inclinazione nonmi ha impedito di coltivare stu-di scientifici e di dedicarmi al-l’elettronica, anzi mi sono co-stantemente proposta di usarel’immaginazione in campo pro-fessionale e la razionalità nellasfera letteraria.Contrariamente a quanto mol-ti pensano, la tecnica necessi-ta di fantasia: un progetto è vi-sto cogli occhi della mente pri-ma di venire elaborato sullacarta, così come un modelloscientifico atto a spiegare unfenomeno naturale non può es-sere sviluppato se prima nonsi sono fatte ipotesi, frutto dispeculazione fantastica, sullarealtà.D’altro canto si usa il termineinvenzione a proposito di unacomposizione musicale e laparola tecnica a proposito del-la scrittura e della pittura. Laprosa e la poesia sono un pro-dotto della ragione, in quantosi esprimono attraverso la pa-rola, il periodo, la concatena-zione logica delle vicende nar-rate.L’elettronica può essere tantocreativa quanto un’opera let-teraria, perché possiede, cometutta la tecnologia, un suo in-terno e rigoroso linguaggio,meno intelligibile di quello di unacomposizione fatta di concettiusuali o di immagini o di suoni,e pertanto meno atto alla di-vulgazione.A riprova delle mie afferma-zioni, Torino, la città “tecnolo-gica” per eccellenza, è moltoricca di istituzioni e di manife-stazioni culturali, è stata la pri-ma sede della Rai e ne ospitaun centro di produzione. Nonpuò perciò stupire se affermoche l’attività professionale miha aiutato a migliorare la qua-lità dei lavori letterari e che vi-ceversa la scrittura mi è servi-ta come strumento per affina-re l’indagine scientifica”F: “Eleonora Roncaglia haparlato, a proposito della suascrittura poetica, di “intrecciointrospettivo e speculare tra ilpronunciamento della parola eil soggetto evocato”. Si rifà a

Leggendo il curriculum di Paola Grandi si ha immediatamente la sensazione di trovarci a tu per tu con unapersonalità forte e al tempo stesso votata a raccogliere dalla vita, nonostante un pessimismo abbastanza palpa- bile che fuoriesce dalle sue opere, non poche sfumature dai toni alti, dalla bellezza colloquiale, dall’evidente

giostra emozionale…Tale sensazione si dilata e prende consistenza non appena ci si incunea del suo io poetico, nellasua sapiente orchestrazione musicale che parte dal cuore e che si sostanzia con la parola, con il gioco modulato eritmico della parola non fine a se stessa, ma proiettata fin dentro la realtà quotidiana quasi a suggerne l’essenza, i latianche meno gratificanti, le ragioni di un passaggio epocale non proprio acquietante, anzi… Paola Grandi risiede aTorino; laureata in Economia e Commercio e in Ingegneria Elettronica, ha prestato la sua opera come progettista diautomatismi e ricercatrice presso compagnie di rilevanza internazionale pubblicando, al riguardo, diversi contributicome “calcolo dei coefficienti di riflessione e di trasmissione di una superficie tramite sviluppo dell’onda piana inci-dente in fasci Gaussiani”. Ha anche studiato pianoforte e contemporaneamente si è dedicata alla poesia, alla narra-tiva, alla saggistica ottenendo significativi riconoscimenti in numerosi concorsi letterari, tra cui “Mario Pannunzio”,“La Rocca-Città di San Miniato”, “Val di Vara” e “Il Golfo”. Presente in diverse antologie, ha pubblicato le raccoltedi poesia “Vicolo delle ginestre” (con prefazione di Neuro Bonifazi) e “Metropoli ed oltre”, quindi il dramma “Cronacadi un contagio” e nella Collana di letteratura Check-In, diretta da Liana De Luca, il volume “Lettere al padre nonrecapitate/Kafka e Leopardi”. Inutile dire che siamo rimasti affascinati dal nitore e dalla profondità del suo pensiero,dall’armoniosa concatenazione dei suoi versi e dalla graffiante, a volte, sua partecipazione ai drammi non soltantodell’oggi con una lettura attenta e meticolosa dei fatti e della storia. Per cui, dopo aver seguito i “giochi sonori” delsuo io “che agili sprizzano note”, immagini ed orizzonti aperti, ci è parso logico contattarla e sottoporla ad un giro,seppure circoscritto, di domande.

Intervista di Fulvio Castellani

qualche poeta in particolarequesto “intreccio”? Ce ne puòparlare?”P: “Eleonora Roncaglia haavuto presente la mia lirica“Non ho più poesie”, che siapre appunto con la frase sug-gerita dal titolo, seguita da unadescrizione simbolico-oggetti-va, in terza persona singolare,delle acquietanti e inquietantimenzogne propinateci dai massmedia.Lo Io parlante che si è annun-ciato nel primo verso torna apresentarsi in forma corale nelpenultimo (“increduli e attonitinoi attendiamo”) per poi riba-dire il pronunciamento catego-rico iniziale. La realtà che rap-presento in modo apparente-mente distanziato è quindi unriflesso dei miei pensieri, an-che se formalmente riferiscodi nuovo a me la scrittura soloper riconfermare la presa di po-sizione dell’incipit. Non credo di avere presentealcun poeta per questo intrec-cio tra il soggetto che riflette, ilmondo che egli raffigura ma-novrato da una volontà astutae perversa, il noi plurale del-l’umanità che subisce; la poe-sia, a mio avviso, rinasce conogni autore, il quale deve tro-vare il modello del “fare” al-l’interno di sé, se vuole essereautentico”F: “Vale anche per la poesiaquanto è scritto nella Bibbia,ossia “restringiti nel discorso ein poche parole dì molto, e siisimile ad uno che sa, eppuretace?”P: “La poesia è sintesi armo-niosa di pensiero e deve dareagio alla fantasia del lettore dicolmare quel che di vago e diindefinito in essa si trova, deveriuscire ad evocare immagini,a suscitare sentimenti, più chedescriverli, tuttavia il poeta nonpuò comportarsi come uno chepur sapendo tace. Anche se chisignifica si esprime in modoconciso, la cosa significatadeve essere chiara, altrimentiviene enunciato il niente. La

poesia è parola, perciò il silen-zio, se può avere qualche va-lore in musica, come pausa neldiscorso, non ne ha alcuno nellascrittura.Se un poeta non dice, pur vo-lendo dare a intendere di sa-pere, si atteggia come chi an-nuncia una “mezza verità”,perché in entrambi i casi, dalnon dire o dal dire con sotter-fugi, possono insorgere illusio-ni o false credenze”F: “Lei si dedica anche allasaggistica, e in maniera assaiprofonda, avvalendosi di una“solerte indagine psicologica”e di una “lettura strutturale”degli autori e delle opere pre-se in considerazione. C’è unoscrittore che non ha ancoramesso a fuoco e che vorrebbevivisezionare a fondo?”P: “Non presumo di essere riu-scita a “vivisezionare” a fon-do gli scrittori di cui mi sonooccupata, perché mi sono sem-pre limitata ad esaminare al-cuni aspetti delle loro opere.Tale e tanto vasta è la produ-zione di ogni singolo autore, cheper poterlo conoscere appienonon basterebbe una vita. Neimiei progetti futuri di approfon-dimento, il posto principalespetta a Giacomo Leopardi,non nella sua veste di lirico dei“Canti”, ma in quella di filoso-fo dello “Zibaldone di pensie-ri”, delle “Operette Morali”, dei“Pensieri”.Si è molto parlato del suo pes-simismo, del suo considerare lanatura una matrigna, la ragio-ne una fonte di infelicità, chepriva gli uomini delle belle illu-sioni antiche, meno della suateoria del piacere come finali-tà dell’uomo o come causa diinsoddisfazione perenne, del-l’assuefazione come chiaveper il giudizio estetico e perl’apprendimento, la sua nega-zione di una realtà spirituale, laconcezione di una materia pen-sante, l’idealità del tempo edello spazio.Vorrei esaminare questi aspettidel suo sistema filosofico e

confrontarli con le tendenzespeculative della sua epoca,con quelle delle epoche ante-cedenti e cogli sviluppi succes-sivi. Sono conosciuti il suo ri-fiuto dell’innatismo delle ideee la sua propensione per Loc-ke, come pure la sua avversio-ne per l’idealismo tedesco,però con la negazione dellospazio e del tempo in quantocose Giacomo Leopardi renderagione alle forme a priori del-la sensibilità di ImmanuelKant; inoltre la teoria dell’as-suefazione ha trovato una in-diretta e importante confermanegli studi sulle reti neurali esui modelli di “training” perl’apprendimento delle macchi-ne che mimano il funzionamen-to del cervello, mentre la “ma-teria pensante” racchiusa nel-la scatola cranica è divenutooggetto di approfondite indagi-ni neurologhe, psichiatriche epsicologiche”F: “In quale dei personaggipresenti nel dramma “Crona-ca di un contagio” in qualchemodo si impersona?”P: “I due protagonisti di “Cro-naca di un contagio”, Eugenioe Luciano, sono archetipi checompaiono in quasi tutti i mieiscritti; non è indubitabile che adessi abbia affidato il compito ilraccontare, in un mondo che èaltro da me, le mie esperienze,però non posso dire di imme-desimarmi in uno dei due, eneppure in qualche altra figu-ra, donne incluse, del suddettodramma.Ho sempre privilegiato i per-sonaggi maschili nei romanzi,ad eccezione dell’ultimo, checontrariamente al solito ha perprotagoniste due donne, mache per la sua mole, quattro-cento pagine formato A4, e peril contenuto decisamente fuoridagli schemi, dubito possa tro-vare un editore. Il personaggioa cui sono maggiormente af-fezionata è Luciano, perché èdisincantato, polemico, tentato-re, gaudente, ma anche sogna-tore, costantemente alla ricer-

ca di un vero ideale che nonesiste, per cui finisce inevita-bilmente per essere il grandesconfitto del sentimento. Unasorta di Lucifero, insomma,che si scontra con Dio nonperché ambisca soppiantarlo,ma perché non lo giudica cosìperfetto come lo vorrebbe, elo contesta per soverchio amo-re di compiutezza”F: “C’è un motivo che la spin-ge ancora a sognare nonostan-te “la vita terrena un volto diamore/ti porge ed uno di mor-te?”P: “Con buona pace per il pes-simismo esistenziale di Giaco-mo Leopardi, e anche per ilmio, la risposta al suo quesitosi può trovare nella mia liricaintitolata “Il sentiero di Rilke”,dove dichiaro: “Gli dèe stan-chi del loro tedio perenne/ leradici dell’Eros affondaronnell’uomo,/ trastullo preziosodel lor steril presente:/sortemortale fu donata a ispirare/l’inquieta e gioiosa espansio-ne dei sensi/che conoscenza epiacere alimenta,/ameno spet-tacolo e vario per i nostri de-spoti,/cui il tempo eterno ricu-sato ha la vita”.Eros e Tanatos stanno l’unoin stretta relazione con l’altro,non ci fosse la morte non sen-tiremmo l’esigenza di amare,e neppure di progredire, il no-stro esistere; deprivati del bi-sogno e del desiderio, sareb-be un’inesauribile noia. Perquesto nella poesia citata hoscritto che la sorte mortale èun dono, e che un temo eter-no impedisce di vivere. Tut-tavia una simile concezionenon è facilmente recepita; unasignora, allorché, dopo aver let-to la lirica, ho cercato di spie-garla, ha commentato: “Nonmorissi, potrei sempre star-mene coi miei figli e i miei ni-poti”, incapace di comprende-re che vivesse in eterno nonavrebbe posteriorità alcuna”.

Intervista diFulvio Castellani

Paola Grandi

asou geats . . .Merz 2008 7

Nel dicembre delloscorso anno il “Mes-saggero Veneto”,

con felice intuizione, lanciavaun concorso, dal titolo “Friulia tavola”, invitando i lettori delquotidiano, come chiunquefosse venuto a conoscenzadell’iniziativa, a segnalare ilproprio ristorante preferitosulla base di un giudizio com-plessivo che abbracciasse abi-lità professionale, qualità diservizio e doti di simpatia.Le segnalazioni offrivano aipartecipanti al gioco anche lapossibilità di aggiudicarsi in-teressanti premi attraversoestrazioni a sorte svoltesipresso la sede del giornale concadenza settimanale.Il successo del concorso èandato oltre ogni più roseaprevisione e i voti del pubbli-co hanno permesso di stilareuna graduatoria finale che hainteressato addirittura un mi-gliaio di locali. Giovedì 24 gen-naio 2008 presso la Camera

"Aggiungi un posto a tavola..."

Da qualche mese é pos- sibile trovare in libre-ria un volume viva-

mente sconsigliato agli obesied in genere a tutti coloro chelottano quotidianamente, espesso senza speranza, con labilancia e i chili di troppo. Èun modo scherzoso, si capi-sce, per introdurre il discorsolegato ai contenuti del libro“Cara Carnia” scritto da Wal-ter Filiputti, le cui pregevolidoti di prosatore ricevono an-cor maggiore risalto dalle al-trettanto pregevoli doti di fo-tografa espresse da UldericaDa Pozzo.I due artisti, realizzando unperfetto sincretismo tra nar-razione scritta e visiva, hannoregalato al lettore un pellegri-naggio tra le prelibatezze ga-stronomiche offerte dalle set-te vallate di cui è ricca la Car-nia, facendolo idealmente ac-comodare ad una tavola im-bandita di ogni ben di Dio: ver-dure, salumi, formaggi, dolci,marmellate, sciroppi, miele….ed ancora vini, liquori, le mi-nestre, le farine da polenta, icrauti, le carni, i pesci, lacacciagione…ed infine i cjar-sòns, i mitici cjarsòns che or-mai navigano in un’orbita cu-linaria tutta loro, prestigioseicone della cucina carnica dicui ogni vallata, ogni paese ri-vendica una personalissima egelosa tradizione di prepara-zione a base di ingredienti chevariano, si può dire, da borga-ta a borgata, da massaia amassaia. Timau vanta ben trecitazioni di merito in questo“vademecum” della buona ta-vola. Si tratta di tre esercizicommerciali che svolgono at-tività nettamente diverse l’unadall’altra e fa veramente pia-cere scoprire che anche un

Le perle della gastronomia in Carnia

piccolo paese come Timau,avviato da tempo a dover af-frontare il triste fenomenodello spopolamento per leggenaturale senza un corrispon-dente incremento demografi-co, rientri a pieno titolo nel-l’Olimpo delle località capacidi meritarsi una buona af-fluenza di buongustai alla ri-cerca di cibi gustosi e genui-ni. Visitiamo brevemente gliambienti citati nell’accurataguida in argomento.Diego ed Antonietta Matiz ciaccolgono sorridenti nella cu-cina del loro ristorante “DaOtto”, il “sancta santorum” incui Antonietta elabora i suoisostanziosi eppure raffinatipiatti, coadiuvata da Stefanoche incarna anche nel fisicopossente l’iconografia del cuo-co tradizionale. Oggi non ègiornata di cjarsòns, ma l’am-pio locale profuma dell’incro-cio di cento odori che salgonodalle sfrigolanti padelle e dal-le pentole gorgoglianti di irre-sistibili manicaretti. Su tutti,delizia l’olfatto l’aroma diffu-so da un miscuglio di carne,salsiccia affumicata e cipolla

tritata messe a rosolare per-ché meglio si amalgamino colresto degli ingredienti che con-corrono alla creazione di quel-lo squisito piatto, geniale intui-zione di Antonietta, conosciu-to col nome di “pasticcio allacarnica”. Abbiamo citato lasalsiccia affumicata: trasferia-moci allora nella macelleria diFlavio Mentil, l’artista dei sa-lumi “profumati dal fumo enon cotti dal fumo”, come eglistesso puntigliosamente preci-sa, forte di un’esperienza inmateria quasi cinquantennale,iniziata sotto la guida di suopadre Silvio e da qualche tem-po capillarmente trasmessa asuo figlio Massimo che si av-via a rinverdire e addiritturasuperare i fasti dell’aziendapaterna.A Timau dici Flavio e la fan-tasia parte per la tangente sul-le ali di spuntini consumatipescando da un vasto taglieresul quale si pavoneggiano ap-petitosi trancetti di “olz bir-schtl” (salsicciata invecchia-ta ed affumicata), di “schul-tar” (spalla di maiale salata,pepata, insaporita per giorninel vino bianco e più tardi fat-ta bollire in acqua aromatiz-zata), di “ruka speck”, salu-me dolce e morbido ricavatodalla schiena di maiale. Ma ilgenio creativo di Flavio riful-ge nella preparazione della“varhachara” (che Filiputti,unico neo nella sua brillantedisquisizione, scrive, sbaglian-do, con la “doppia vi” inizia-le). L’originale impasto di lar-do e pancetta crudi è statoprogressivamente elaboratoed affinato da Flavio nel cor-so degli anni, fino a diventare

una crema composta da varisalumi, più vicina ad un deli-zioso paté che ad una salsa daimpiegare negli assaggi piùdisparati. Un’escursione nel-la macelleria, inoltre, regalaanche la preziosa opportunitàdi scambiare quattro chiac-chiere in serenità con Flavio,il quale al momento opportu-no sa anche mettere da parteil tono allegro e scanzonatoper lui usuale e gratificare l’in-terlocutore di pareri e consigliintrisi di quella semplice e pro-fonda saggezza che scaturiscedall’aver messo a frutto leesperienze della vita. E pa-zienza se, tornati a casa, ci siaccorge che, tra una parola el’altra, nel sacchetto della spe-sa le richieste quattro bistec-che sono diventate sei oppureche con le salsicce incartatesi può invitare a pranzo mez-zo borgo! Ma tant’è: i prodot-ti di Flavio e la sua compagniavalgono abbondantemente ildisappunto di certi piccoli di-sguidi.Che cos’è questo effluvioche, come una moderna stel-la cometa, guida verso un ne-gozio defilato nella viuzza la-terale della strada statale delpaese?È il profumo che parte dalpanificio Silverio, riempie len-tamente gli spazi tra le case,entra dalle finestre aperte edagisce sull’olfatto come unmessaggio subliminale di tipoparticolare: devo andare daLuigino a comperare qualco-sa, non importa cosa. E daLuigino, marito della cortesee garbata signora Luciana, c’èsolo l’imbarazzo della sceltaper chi voglia “addolcire” al-

cuni momenti della sua gior-nata! Già il pane da solo ba-sterebbe a comporre un ap-petitoso campionario di gustostraordinario: il pane con lazucca; il pane “cu las fricces(i ciccioli)” consumato durantel’inverno; il “pane di casa” ri-cavato da una miscela di se-gala, frumento bianco, farinaintegrale e farina di polenta alposto del sorgo; il pane di solasegala da mangiare a fettespalmate di varhachara; ilpane di farina di polenta ac-compagnato da speck a pez-zetti; la focaccia a tre punte,tipo cappello da prete, da gu-stare con lo schultar…. matrascurare i dolci sarebbe unautentico sacrilegio!Facciamo in tempo a citarnedue tipi, prima di annegare nel-l’acquolina che inonda la boc-ca: gli “esse”, biscotti tipici sa-gomati ad imitazione dell’omo-nima lettera dell’alfabeto, aro-matizzati al marsala e ottimida inzuppare nel vino, nel caf-felatte o nel tè e i “Krapfen”,autentico cibo degli dei, sianoessi farciti di crema o della piùtipica marmellata.La nostra piccola scorriban-da gastronomica tra le leccor-nie di Timau termina qui, limi-tata all’angusto ambito paesa-no, ma il grandioso viaggio in-trapreso tra monti, valli e ag-glomerati urbani della Carniada Walter Filiputti e UldericaDa Pozzo dura tanto, tanto piùa lungo, perché si dipana trale mille invenzioni di una cuci-na che ha saputo ritagliarsi ilsuo meritato spazio d’impor-tanza e di bontà nel panora-ma enogastronomico naziona-le, trovando nei Nostri i suoicantori ideali.

Rocco Tedino

di Commercio di Udine -sponsor della competizioneinsieme con la Federazionedelle Banche di Credito Coo-perativo- il concorso si è chiu-so con la proclamazione delvincitore (per la cronaca, “Làdi Moret” di Udine) e con lapremiazione degli altri ristoran-ti classificatisi a ridosso deltrionfatore della manifestazio-ne.Quella che interessa più davicino Timau, però, è la noti-zia che tra i ristoranti segna-lati dai lettori compare anche“Da Otto”, il cui piazzamentofinale ripetiamo: tra oltre mil-le concorrenti è di assolutoprestigio. Il locale gestito daDiego e Antonietta, infatti, siè aggiudicato la 48ª piazza as-soluta, primo fra tutti gli eser-cizi di ristorazione dell’AltaCarnia! Ce n’è d’avanzo pertributare un meritato applau-

so ai nostri due valorosi di-spensatori di delizie enogastro-nomiche (non dimenticando,ovviamente, tutti i loro prezio-si collaboratori) e noi del Cir-colo lo facciamo più che vo-lentieri, sicuri di interpretare leintenzioni di tutto il paese.Del resto, la fama del risto-rante ha da tempo valicato gliangusti confini locali: ne fan-no testimonianza le citazionistabilmente riportate nelle piùimportanti pubblicazioni delsettore.A titolo esemplificativo, ripor-tiamo il giudizio comparso sul-la prestigiosa guida “L’Italiadel Gambero Rosso Friuli Ve-nezia Giulia" di quest’anno:"Tradizionale trattoria di mon-tagna, nell’ultimo “avampo-sto” italiano prima del confi-ne austriaco. Il servizio è cor-tese come si addice ad un lo-cale autenticamente familiare,

la cucina è fortemente radi-cata nella tradizione, congrande attenzione alla sceltadei prodotti e delle materieprime, soprattutto erbe selva-tiche. Provate i tipici formag-gi delle varie malghe dellaCarnia e i salumi, anche di sel-vaggina, che si accompagna-no ai funghi sott’olio o al fa-moso radicchio di montagna.Tipici i cjarsons di Timau, i ra-violi di asparagi e mimosa, lecrespelle alla birra con semo-

lino e formaggio salato, il ca-pretto al forno, lo stinchettod’agnello al timo, il capriolo insalmì con polenta o l’imman-cabile frico.Dolci casalinghi e buoni comeil classico strudel di mele euvetta. Chiudete con grappearomatizzate alle erbe o allafrutta.Da bere vini regionali di qua-lità.” Chissà quanti, leggendol’elencazione di queste ghiot-tonerie, hanno buttato nel fuo-co le tabelle della dieta…

Rocco Tedino

asou geats . . .8 Merz 2008

Da oltn darzeilnt

Reintar van joarzaitn meikmar soon asa obla ergar senant, asasi gonz,odar polda, sent umagacheart. Dar sumar daicht herbast, dar herbast sumar unt dar bintar longast. Hojar homar ckoot, ibarhaupt in sghenaar, a beitar mitt

oldarlaiana zichtar: biani sghneab, viil reing, boarmdar bint as an haufa schana hottgamocht afta saitn va Forni Avoltri unt, da leistn drai toga van monat, schtozz dackeltarstn sainan senza da bermastn gabeisn. In da nocht van dritn avn viartn fevraarhozz chreink noor cniim, asouviil is tool zan varbaisn. Schian cniim hozz in viartn merzasou homar bidar darseachn da baisn vlecklan. Af deen honi gadenckt eipas ausar zansuachn unt schraim van bintar mendar nouch bintar is gabeisn. Da piltar astis sichthoni in da joarn zoma gachlaupt unt afta saita gatonan.

In herbast van 1998, mai vei-tar Franco van Ganz hottmardarzeilt: “Mens hott cniim,scholz in da schual gianan,saimar umin pan Pottar, homarda ronzn nidar gatonan, daschkiis ganoman noor aufn pisafta Bisn min schkarpezz untoar chraitat ibara Cupindias pisavn grias, noor bidar umin ga-troon da schkiis unt hammgongan.Dar Arnaldo, dar Daniele sentvan Michl oar min schkiis untaufn ibara ackar seem parMorn, da see mool sent laaiackar gabeisn.Da earschta gara honza inBinckl oum gamocht as daKulinoz sent cheman lafn keinda paluccara, soi sent gonganmin seen schkiis abia da rea-chn. Da see gara hozza darMiro var Faan gabunan, doosgadenckmi guat. Viil praaf minschkiis is dar Primo gabeisn,sai pruadar dar Libero, darMario var Tusn, ola dein. Dabeiga auf zan mochn van sgh-nea sent da pelga, da mandargongan schepfn, ols aufgleikafta sghlitn unt oachn pfiartavn grias.Dar Carlo van Letischn hottda namatar van ola dein laitaufcriim unt in da Gamaangatron asuns eipas hont geimdarviir. A mool dar Carlo si-cht in Dolfo van Fugo chemanmittar gobl unt sokkin: “Bia-den Dolfo, tuasta mittar goblsghnea schepfn?” unt ear:“Biadenpoo, asou da oarbattauart lengar”. Asou schaa,is viil schian gabeisn unt sgh-neab mear as ganua anian bin-tar”Chreit a pisl va schport, hiazlosmar asuns da lait eipasmearar soonk darviir van bin-tar. Da earschta maina mua-

tar da Alda van Ganz: “Haufnsghneabar mensin van dacharhont oocepft asta ibarn beigumin host aichn zeachn da laitin da chamar, nizz gabeisn onzan lein, laai min schkarpezzodar min cukulas, da pelgamin cukui unt glaich gamuastin da schual gianan niit abiahiaz asisa zua tuant pein anpislan sghneab.In novembar is a mool da gisavan Oldarhaillin cheem nooroncheipt zan sghnaim, zan Ba-inachtn is obla an haufa sgh-neab gabeisn, da see moolhottmar cheart dein suntigis,nitt hiaz, viil mool hozz goarzan Oastarn cniim.Da mandar, da pelga as daha-ma sent gabeisn hozza da Ga-maan cickt aufschepfn da bei-ga unt gazolt, is bool gabeisna sghlitangl asou schpizzi vo-roon asa mitt an bagalan hont

gazouchn noor da mandar hontin sghneab drauf afta sghlitnunt pfiart avn grias. In beigibara Heacha aufn aa honzacepft da pelga, da mencar unt,bo da laan sent oar honanzadruntar aichn da gallerias ga-mocht.Doo in doarf homar da laanpis hintara haisar ckoot ovaris nia nizz ceachn. Is 1951 sa-imar oachn gongan sghlofnpan veitar Tomalan unt indar-vria bidar aufar haam, is seejoar afta Schiit, da lana is oa-chn pis in pooch, is schiachagabeisn an haufa sghneab. Viruns chindar is a vraida gabei-sn balmar ibarool saim gon-gan raitn, bearda da sghlitlanhott ckoot unt da schkiis is minseen gongan sustar, homar ankarton untarn orsch gatonanunt oachn ibara klevn”Da Beppa van Cjapitani ga-denckzi: “Viil schiacha, a moolhaufn sghnea asmar niit vanhaisar is ausn cheem, cnochzin peit gon min schtearna untindarvria hottmar da tiirn niitgameik auf tuan ovar, da seenasmar hoom gamuast inschtool gian homar holt ga-muast botn in sghneab. Ii un-tarn Alp oachn za gianan honigamuast virchn botn, nizz cko-ot on zan lein, ibara schincknaufn is pluat auf chriim in sgh-neab zan botn.Auf zan mochn in beig is darsghliton va Paluc cheman minBainachtoo van 1928

reisar van Bram ovar da laithont da dachar oocepft varsoarga as ols nidar druckt noorda Gamaan hott da mandarcickt deen sghneab beck viarnmin sghlitn pis oachn pan po-och. Maina mama is ctoarm

ol van Lombart. In bintarscholat sghnaim as is earta-rach meik rostn unt da oltnhont obla zok: “Dar sghneabvan novembar tauart pis inmerz baldarsi onpfriart avneartarach unt zageat niit aamen schiana taga sent”, asouschaa, a mool in novembarhozz schuan cniim, hiaz nizzmear.L: “Bos hottisden ongleikpavuas?”B: “Bosmar hoom ckoot:schkarpezz min zoutn draufgapuntn niit zan sghlipfn, su-star sent da zoukl gabeisn minseen hosta gameik gian avnais abia nizz balsa da nagldruntar hont. Men da beigapfroarn sent gabeisn asmarpan prina is bosar is gonganneman hottmar oscha odar so-gameal cmisn, asouviil niit zansghlipfn, asou schaa”Unt da Franca var Lit hott dar-zeilt: “A mool in bintar? Viilckolt unt sghneab ganua, inotobar hozz schuan cniim noorisar pliim pis in apriil bal, mendein oltn lait sent ausar vora-tiir sizzn in da suna, is nouchdar sghneab gabeisn. Hiaz isobla schian in gonzn bintarovar sent mear chronchatn aa,dar sghneab teatat da chron-chatn unt da oltn lait hont oblazok: “Eh chindar, chindar, earchimp bool, da veigl hontin niitpfreisn”. Sent sghbara bintarngabeisn ovar hontuns niit so-arga gamocht aa men da laanpis hintara haisar sent oar,maina muama Olga basi asamin chia oachn is gongan pa-nuns in da schtala var soargaas eipas cicht bal a joar is dalana afta Schiit pis oachn inpooch, is niit gabeisn zan lo-chn”Nooch da Franca geimar isboart dar Ritn van Polak:“Miar memar da chia aftaBisn hoom ckoot, hottmar ola-baila cauk pis untara Baina-chtn zan plaim, viil mool hozzdarvoar cniim asmar viil ho-arta aufn saim cheman balsent niit schtivl odar schuachngabeisn da see mool noor viilhoarta bidar oar min viich.Dejoar hozz schuan in novem-bar cniim, is 1951 hott viil cni-im, viil laan oar gongan varbont, dort pan Pauarn homarda lana pis pan nusspaam cko-ot da see mool. Da beiga auf

A mool, afta Heacha In doarf

Da zoukl

in 24 sghenaar van 1940, miarchindar hoom van venstar no-och cauk mensa pan Riim uminsent gongan, host laai da tru-ga zeachn virchn gianan bal-sisa af d’ozzl hont gatroon,schau noor bi viil as hott cko-ot cniim. Va chindar ismargongan raitn ovar niit afta kle-vn, da lait hont niit gabelt, miarsaim umin seem bo hiaz ishaus var Gelindan iis, saimarda sghlitn gongan schtealnpan lait zan gian raitn, barta-mool an sghlita gaprouchnnoor hiba ganua.A joar, hiaz gadenckmi niamarbona as is gabeisn, seem panSchprun is da lana pis oar avnbeig, pa miar pis hintarn hausasa nidar hott chrisn in schto-

asou geats . . .Merz 2008 9

zan mochn is bool asou asghlitangl gabeisn, mensin niithont gapraucht honanzin avnplozz pan Bar glosn, noor dalait hont dein sghneabar minsghlita beck pfiart pis avngrias. In bintar mear abia inschtool gianan hosta niks ga-meik tuanan, in haus pliim dabaibar schkarpezz mochn virnsumar, da mandar holz aufcnitn odar schtila gamocht untasou”Is 1990, dareimst asmar a pislfila hoom gamocht, da Luzziavan Marion-Kon, hott zok:“Lisn, va jungat gadenckmi iscka Bainachtn gabeisn as niitsghnea is gabeisn, hiaz reinkganua sustar ola da bintarnmitt viil, viil sghneab. Doo indoarf sent da mandar gonganschepfn da beiga unt par Sogais obla dar beig asou pliimmen noor a funeraal is gabei-sn honzi aneitlan mandarzoma gatonan unt cepft pisaufn avn vraitouf.Miar baibar saim in haus pli-im schtrickn, schteipn, vlicknunt asou, anian sonsti da pei-na chriim bal sent groasa pei-na gabeisn vriar, ols hilzan,noor in schtool, in da lattariaunt mitt mist min schkarpezzbal schtivl sent ckana gabei-sn.Da mandar soiara oarbatngamocht, pan holz, a pisl uma-nondar aa gon trinckn, baldejoar hosta viil rauschiga ze-achn umanondar in da Baina-chtsuntigis, soi sent in da biar-zhaisar gon, honza a viartalibain gatrunckn, hont niit asou-vltar vartoon abia in haint asada seen likoors trincknt, asoitoiar, asta bast!”Anondars menc sok asou: “Viruns chindar is a vraida gabei-sn dar sghneab, a pisl saimargon raitn, a pisl polnsi noorumin pan Riim da zopfn ais oarpreichn unt veist chroupn dar-paai, odar sghneab eisn dagonzn taga, miar saim nia dar-

Merz '75: Da laan avn Peindlan unt par Aisnanpruka... ...Ibara schtreta van Fat oachn

Da ais zopfn

chroncht, bartamool da hua-sta ovar ma is guat pliim. Darsghneab muast sain baldar olada leichar padeckt van earta-rach as vaneatn hott zan ro-stn, noor in luft rainin, ola datusl teatn, ear tuat vir ols guatsichta niit, sent dein bintarn?”Obla darviir van beitar muasieipas ondarscht aa schraim.Mens hott cniim schuan inherbast iis a hinnschtoasndarbintar gabeisn baldarsi voraushott gamocht seachn noorbaar a ckolz joarzait cheman.Is 1950 hozz viil cniim in toova Haillin Tin, in andlaftn no-vembar unt is baitar gonganpis in longast darnooch. Daeltarn soonk aa as mens ton-dart voar Haillin Sep, in 18merz, heipt oon dar zbaita bin-tar unt, afta saita asmar hearttondarn, virn gonzn joar is bei-tar raist ain va seem.Geamar baitar unt hiaz reimarvan bintar van 1951 as in dagadanckna van lait is varpliimbaldar sghbara ganua is gabei-sn, da see mool is is Tomalivan Sappadin ctoarm unt dooshottuns saina sghnuur da Eve-lina darzeilt: “Ear iis min chiain Oubarraut oum gabeisn unthott oncheipt zan sghnaim,cnochz hottar chrichtat daplenta avn tischlan noor isarumin gon in gramlan bosarneem vir indarvria da chia zanbasarn.Dareimst asar seem is gabei-sn, par saita van gramlan isasou schtickla, dar haufa sgh-nea is oar clipft unt hottin ai-chn gapockt asarsi niamar hottdarbert.Dar Natalino unt dar Giorgiosent avndoo gongan da mila-ch neem, is eisn aufn troon, inseen too indarvria dar Natali-no hott zeachn da plentaseem, da chia nouch zan vua-tarn as hont gliant noor isaroar gongan boarnan noor sen-zin gon suachn seem in groombalsa hont gabist asar niit baithott gameik sainan”.Van seen bintar dar Giordanovan Pindul hozzi obla gaden-ckt: “Ii hoon da choust minchoarb aufn gatroon afta He-acha in Financozz unt in Ka-rabiniirs vir aneitlan joarn, oblazavuas unt in bintar min schki-is. Is 1951 gadenckmi guat bisiis gabeisn, in doarf homarsezz metros sghneab ckoot unt

afta Heacha naina asa pandooch ausndiin sent gongan, issoarga gabeisn zan hoom ovarii hoon glaich gamuast gian”Chreit van seen umvargeisn-dar bintar hiaz nemar hear ei-pas ondarscht bal, schult dackeltn odar da laan, gonz dejo-ar sent aneitlan umglickarpassiart, ola cichtlan asmar vaolta criftar hoom ausar pache-man.24 fevraar van 1726: A Gia-como Primus va Tischlbong asva Palucc hammbearz is gon-gan, pein da groasa ckeltn isaribars beig pfroarn unt ctoarm23 merz van 1729: A jungarvar Mauta schtearp afta He-acha pein da groasa ckeltnunt beart pagroom, drai togadarnooch, avn vraitouf va SanDaneel7 sghenaar 1774: Ibara He-acha oar beart toat pacheman,pein da ckeltn, a Pietro di An-tonio Cargnelutti va Penck29 setembar van 1781:Schult a schiacha ckolta reing,in Promoos pachemanza toata Maria var Soga, baib vanLeonardo Silverio10 lui 1796: Avn pearg ou-bar Tischlbong honza pache-man an moon unt a baib asuntara lana sent cheem untseem senza boarn pagroom4 sghenaar 1827: A piablva Tischlbong schtearp ibarsbeig darschtickt van bint untsghneab, ear hott ckoot laaiviarzachn joar5 fevraar 1827: Afta Hea-cha beart pacheman a toat asseem beart pagroom ona zanbeisn bearda iis27 dicembar 1829: ZuachnTischlbong schtearp a moonva Davai darschtickt min sgh-neab21 novembar 1916: Ana-draisk saldotn schtearmp un-tara lana in CjaulaOarcriim dein cichtlan chim-pmar in chopf dar bintar van1977 as aa toul hott ckoot cni-im unt in 15 sghenaar sent olaibarsluft gabeisn zan gianansuachn in mareschall van ka-rabinirs Luigino Scrignaro, asa pisl hott gakikazt unt is vei-tar van Dario, dar meschtrivan koro.Dear moon is olabaila avndoovar Heacha zavuas, in seentoo, pein cleachtn beitar olahont gamant ear baar varsgh-

niim ibars beig, zan darleist,suach hear, suach umin, darmoon isi gabeisn auf ckoltndrina in Kanadà bosin noorhont pacheman asar plenta untfriko hott geisn. Ols is guat ausgongan.Da seen bintarn is niit gabei-sn zan lochn bal da laan hontmear mool zua cpert in beigibarn Pearck aichn unt ibaraHeachaufn.Vir churiousickait, darviir, pinigongan ausar suachn aneitlancichtlan asuns meink mochngadenckn, vir an bailalan, afondara bintarn.Par Aisnanpruka, drina avnPeindlan isa pis oachn in poo-ch asouviil in merz van 1975abia in fevraar van 1977 unt1978;in Mauarach is dos glaichaceachn in apriil van 1975, infevraar van 1977 unt van1978;in Palgroom in apriil van 1975ovar, bimar da eltarn hont dar-zeilt, seem isa ola joar oar abiadrina untarn Earschn pruna.Oubara Baraka Regina in apri-il van 1975 is oar a lana as inbeig zua hott cpert mitt sainsimm metros sghneab, inmerz van 1974 dos glaicha,noor in fevraar van 1977/78unt in bintar van 1980.L: “Men da lana ibaraschtreta van Fat oar is gon-gan?”.Da Este van Sock unt daNikola van Ganz hont zok: “Amool hozz viil cniim, hiaz ho-mar guldana bintarn, noor isda lana doo oar unt oachn pisavn Schprun.Is niit gabeisn zan lochn men-sa da nocht is oar noor homargamuast vlian va doo, umin olamiar pan Sock sustar a pislbeig gamocht avndoo zan gia-nan unt doo pliim in da haisar.Ceachn is nia nizz laai is seejoar hozza in schtool van Lom-bart doo hintn nidar chrisn. Inbintar scholat sghnaim is ear-tarach gabackt zan ckoltn,schaug laai bosta vriar is che-man, in novembar schuan cni-im unt hott gatauart pis inmerz, mens noor in merz hottcniim isar nochanondar za-gongan, niit longa gatauart, unthiaz?”Bisuns schuan hont darzeilt, indoarf isis niit asou lusti gabei-sn bal da laan sent oar pis hin-

tara haisar. Guat gadenckmivan bintar van 1975 mensi dalana van groom van Letischnhear hott gadraat untaufcholtn af vinf metros hin-tara haisar.Da oubrickaitn hont in lait vanOubarlont zok zan vlian varsoarga as eipas hiat gamea-chat ceachn, asou, ii unt mai-na hauslait saim gongan sghlo-fn par Delen van Corkar, be-arda hott gameik is pa jampgongan sustar senza dahamapliim.Peisar zan varschtianan dasghbarn van seen bintar, daValeria van Vlaischtoni hott-mar glichn a schtickl zaitingvan sonsti 5 apriil 1975 bo agiornalist hott ckoot criim: “AfTischlbong, dearfl mitt tau-sntzbahundart ainbonaraibarleipmar hoartigaschtuntn.Sghnaipt van too va HaillinSep auf unt da laan geantinaan oar var bont, ola sentin da soarga… Draisk fame-as van Oubarlont hont ga-muast vlian va soiarn hai-sar pein da laan unt giananplaim pa chamarotn odarvrainta, aniga sent afSchunvelt oachn.Dar Gaistligar, don PietroZuiani, is aa pfloum var ka-nonika bal da sghbarn vansghneab hott aichn ga-druckt in dooch.Da nocht niamp sghloft, olatuant bochtn as niit eipashiat zan passiarn unt hiatnvan doarf zan vlian… Pa-toga da lait schepfnt untmitt aan oara lisnanza isrumplach van laan”.In churz bos afta zaiting isboarn ibartroon darviir vanseen sghneab as in longast ispfoln unt hott denacht aan so-arga gamocht.Goot sai donck isuns nia nizzpassiart unt in haint schtudia-ri: “Men asou pferlich baar ga-beisn, unsara earschtn ainbo-nara hiatnsa gapaut soiarahaisar in da laan unt in daschtana?”.In asouviil joarn as is doarfiis, ckana lana, ckaa schtaanhott gazickt a haus, bilt soonas da eltarn niit tuum sent ga-beisn, asa bool hont gabistbosa tuant ona viil schualn.Chimpmar viir asmar naar inhaint soarga muasn hoom mittola da modernischn oarbatnasa hont gamocht hintara hai-sar aufn, niamp tuatuns varsi-charn asmar riablichar in peitmeing gianan mens toul hiatzan sghnaim odar men a schiasghlak schtana hiat oar zanrumpl van Ckouvl.Darvoar homar da schtanoltnpuachn ckoot, da natuur, asunshont pahiatat, noor da moder-nischn oarbatn hont ols beckcpazzt.Ols varderpt unt houfmar aseipas nuzzt!

Laura van Ganz

asou geats . . .10 Merz 2008

Ecopiazzola in località Schiit

Coriandoli in allegria: grande successo per il Carnevale Timavese

Anche quest’anno Ti-mau ha festeggiato il suo particolare car-

nevale ed anche quest’anno lecose sono andate bene, a di-spetto dei timori e delle per-plessità della vigilia. Le incer-tezze in cui si dibattevano gliorganizzatori, in verità, riguar-davano più la tenuta del tem-po che la convinzione di riu-scire a “confezionare” un pro-dotto apprezzabile. La confer-ma della fondatezza di certepaure è puntualmente arriva-ta perché non si può certo so-stenere che la Dea della me-teorologia abbia sorriso a tut-te quelle persone che tra sa-bato 2 e domenica 3 febbraiohanno partecipato alla festasvoltasi sotto il tendone e perle vie del paese. Solo il giorno5, martedì grasso, il cielo si èschiarito al punto da spingersia mostrare squarci di azzurro,ma forse il miglioramento del-la situazione è stato determi-nato dalla sfilata delle masche-rine poiché il sorriso innocen-te e gioioso di un bimbo, si sa,dissipa anche i malumori piùaccaniti. Abbiamo accennatoagli organizzatori ed allora por-tiamoli direttamente in primopiano, facendo il contrario di

Arrivano i terrificanti Krampus...

Vosching af Tischlbong

In 2-3-5 fevraar af Tischlbong is bidar a schia vosching bo-arn gamocht. Glaich a bia veartn is dar tendon boarn aufcteilt avn ploz zuachn pan kampo. Dar sunti hot onc-

keip in sonsti cnochz um ochta unt senant ganua maschkarasgabeisn as hont gatonzt mittar musika van “Carnia Day”, deisbeartmar nit glaam ovar is a ceckl van Etztraich aa gabeisn. Insunti nochmitoog honant da maschkaras da raida van doarfgamocht. Da earschtn as abeck sent gongan senant da “Kram-pus” va Mauthen gabeisn. Noor unsadar maschkar min klouknunt zandarleist da “Jutalan”.Darnooch honzi ola zoma untarntendon pacheman bosa hont ga-tonzt mittar musika van Luiginovar Soga, van Ervin va Chlalachunt soiara ckamarotn.Darnooch hont da alpins vir olada paschta gachoucht unt darsunti is lustig pfertigat. In erti no-chmitoog leistar toog vosching isdar sunti vir da ckindarn gabei-sn. Soi aa hont gamocht da raidavan doarf unt darnooch senza un-tarn tendon gongan unt min ani-mators va “Carnia Musei” hon-za cpilt, gatonzt un kraschtalangeisn. Zandarleist is boarn darvoschin varprent.As dear vosching guat is ausgongan muasmar padonckn olada lait as hont ckolfn in tendon aufschteiln unt oarziachn, olada seen as hont untarn tendon gachoucht unt ausgeim zan eisnunt za trinckn, da seen as afta kasa senant gabeisn un ola dalait van doarf as da pincn un da kraschtalan hont gamocht.Miar muasn a padonckn da Gamaan, da Secab unt ola da seenas hont uns gamocht schpoarn aneitlana palankas.Miar muasnsi nit vargeisn zan padonchn da Krampus va Mau-then unt unsara maschkaras, houfmar anondarjoar ola bidaruntarn tendon zan pachemansi bidar an schian voschin zanvarprenan.

Thomas van Krot

ciò che usualmente si verificain una pellicola cinematogra-fica: per una volta lasciamoche i titoli di coda scorranoall’inizio del film, con l’elen-cazione di tecnici e mae-stranze che hanno collabora-to al buon esito della manife-stazione. Il carnevale di Ti-mau è stato reso possibile da-gli sforzi congiunti di alcuneAssociazioni locali, con in te-sta la Pro Loco, aiutate eco-nomicamente dall’Ammini-strazione comunale di Paluz-za, dalla Società elettrica e daaltri sponsor. Scendendo neidettagli, è doveroso menziona-re quelle persone che hannoattivamente prestato la loroopera, così concorrendo allalusinghiera riuscita dell’even-to. Le citeremo tra un momen-to dividendole per settore dioperazioni, ma è necessarioprecisare che spesso i loro in-terventi si sono realizzati al-

l’insegna dell’intercambiabili-tà, per cui tutti hanno fatto unpo’ di tutto. Un’ultima anno-tazione: chiediamo sincera-mente scusa a coloro che lanostra memoria o l’incomple-tezza dell’ informazione han-no relegato nell’angolo delladimenticanza. Il tendone ri-scaldato, ad esempio, è statomontato a tempo di record daFernando, Paolo, Pierantonio,Rosolino, Thomas, Edo, Lau-ro, Velio ed Eugenio, con lapartecipazione straordinaria diRené che si è anche occupa-to dell’installazione dell’im-pianto elettrico. Si è trattatodi una autentica sfacchinata ,ma l’abnegazione di quei lo-

devoli volontari è stata certa-mente gratificata dalla consa-pevolezza di aver offerto unpiacevole intrattenimento aivisitatori che nella serata disabato 2 febbraio hanno avu-to modo di godersi un grade-vole tepore mentre si rilassa-vano in compagnia del duovocale-strumentale “CarniaDay” oppure si dedicavanoalla degustazione di saporitipiatti preparati in cucina da unagguerrito manipolo di valentigastronome: Eddie, Ivana,Ketty, Velia, Doriana e Tullia.Mentre Nadia e Marilena sioccupavano di prendere leordinazioni ed incassare i re-lativi importi, Lorena, Anna eDimitri si può dire fungevanoda “jolly”, ora servendo ai ta-voli, ora sparecchiandoli, op-pure rifornendo il frigo e ilbanco di cibi e di bibite esau-riti; non di rado, inoltre, sosti-tuivano le loro colleghe in

di sporcare a tradimento i voltidi chi capita loro a tiro. Indos-sano una camicia di lavoro ge-neralmente a quadri, ruvidipantaloni di velluto al ginoc-chio, grossi calzettoni di lanae calzano pesanti zoccoli op-pure grezzi scarponi completidi ramponi per la neve. Sullaschiena recano uno o più cam-panacci da mucca che rintoc-cano sordamente sbattendo,per effetto dell’andatura “astrappi”, contro le gobbe fintealle quali sono legati con funida fieno. Appesi alla cintura oalla camicia hanno salsicce,pezzi di pancetta o di altri sa-lumi che di tanto in tanto mor-dicchiano durante il cammino.I “Krampus”, infine, sonomaschere provenienti princi-palmente dalla vicina Carinziae sono di origini antichissime.Qualcuno ipotizza che essesimboleggino il passaggio dal-la stagione invernale a quellaprimaverile, celebrando l’eter-no rinnovarsi del ciclo vitaledella natura, perché legge nelloro aspetto terrificante la de-terminazione di scacciare l’in-verno. E terrificanti i “Kram-pus” lo sono davvero! Vannoin giro coperti interamente dairsute pellicce di bestie selva-tiche ed inalberano sul viso

grandi mascheroni di legnoabilmente intagliati che risul-tano addirittura affascinantinella loro orrida bruttezza.Terminata la sfilata, la follainfreddolita di protagonisti espettatori ha trovato confor-tante rifugio nel calduccio deltendone, riuscendo a soddisfa-re anche lo stomaco graziesoprattutto alla gustosa pasta-sciutta preparata, come tradi-zione, da Olivieri e dai suoigenerosi alpini.Martedì 5 ha visto la celebra-zione del carnevale dei bam-bini, una festa ineguagliabileper spontaneità, genuinità etenero candore.Le piccole mascherine, com-plice un pomeriggio finalmen-te decente sotto l’aspetto me-teorologico, hanno regalato aTimau un sano momento dicontagiosa allegria, culminatosul tardi con l’accensione delcaratteristico fantoccio di car-nevale che si è lentamente dis-solto in una miriade di scoppie faville, salutati con unagaiezza che spesso celava unvelo di malinconia al pensieroche a braccetto di quelle fa-ville verso il cielo volavanoanche gli ultimi divertimentidel carnevale.

Rocco Tedino

mansioni estemporanee. Unacitazione particolare meritanoquattro volenterose signorinel-le, Giulia, Michela, Nicole eSilvia, le quali hanno aiutato lepiù “grandi” in tutti i modi, di-mostrando che l’organizzazio-ne delle edizioni future delcarnevale potrà sicuramentecontare sulle loro capacità edil loro impegno.Un ringraziamento sentito,inoltre, va a quelle gentili si-gnore che hanno fornito il loroapprezzato contributo alla fe-sta regalando torte, crostate,strudel, crostoli e ghiottoneriesimilari, così come un vibran-te “grazie” deve essere rivol-to a tutti coloro che sono en-trati sotto il tendone ed hannospeso dei soldi in consumazio-ni: perché gli elogi fanno pia-cere, non c’è dubbio, ma…“senza soldi non si cantanomesse”, per citare un vecchioadagio! Domenica 3, sotto uncielo plumbeo che per fortu-na non si è aperto alla piog-gia, per le strade di Timau han-no sciamato le maschere tra-dizionali “Da Jutalan”, “Ma-schkar min kloukn” e i “Kram-pus”, seguite alla rinfusa daadulti e bambini travestiti concostumi carnevaleschi di fan-tasia. Le “Jutalan” sono leg-giadre maschere esclusive diTimau (a proposito, anche que-sta volta le mani d’oro di Ma-riangela, Eddie e Diana han-no confezionato i vestiti conmaestria). Il loro abbigliamen-to comprende un cappello convelo che cela completamenteil volto, una camicia e una gon-na entrambe bianche, calzebianche e ai piedi i tipici “scar-pets”. Esse, inoltre, si avvol-gono intorno alla vita una fa-scia dalla quale pendono mol-ti nastri colorati. Le “Jutalan”non parlano durante la sfilata,piroettano con grazia e legge-rezza al suono ininterrotto diuna fisarmonica che le ac-compagna e coinvolgono neiloro balletti tutte le personeche assistono alla parata dailati della via.“Dar Maschkar”(i campanacci) sono invecefigure paurose e selvagge. Sitingono di nero con la fuliggi-ne il viso e le mani, tentando

asou geats . . .Merz 2008 11

Licouf da 16e Rassegne "Il lunari fat in Cjargne"Organisadôr il Circul Culturâl "La Dalbide" di Çurçuvint

Ta biele suage parecjade da ‘Dalbide’ il salonda ‘Cjase da int’ al si

presente tant che une ostariedi aitis timps: suntune lungjetele di sac son par ben si-stemâts i Lunaris e di meis inmeis figuras di feminas, dioms, di fruts, di imprescj, dilûcs, di rôsas, di jerbas, di alcdi dut ai cjalin la int che planplanin a rive dongje.

Il salon da "Cjase da int" a Çurçuvint (Foto: A.Silverio)

Tun cjanton doi vecjos taulinsdi ostarie, al pâr cuâsi che iltimp al si sêti fermât: une par-tide di briscule apene inviade,la brèe par segnâ i ponts, cua-tri taças, il mieç litro… ai man-cje dome i cuatri giudôrs e alpâr cuâsi che ai si sêti tirâtsinbande par lassâ place a int.Sôre il vecjo bancjon la dami-gjanute, la rie das butilgjas cunsorevie doi deits di stagjon, ilgjave stropui, une vecje ara-dio, la lum, il ferâl, une rie di… e pouc plui in là il picjadôr.A rindi inmò plui biel chestcuâdri a son las puemas daDalbide che cu la lôr mundu-re a la vecje as samein salta-das fûr par un moment daspagjinas di chei lunaris metûtsin mostre.Intant la int a emple la sale ea cjale curiôse dut chest sce-nari…A tocje a Luciano Valdes, daredazion de ‘Il giornêl’ di Dim-ponç, viergi uficialmenti la ras-segne e lu fâs spalancant ilbalcon di scuarçs ch’al è parben insedât sôre dal bancjonda vecje ostarie: une lungje

batude di man a met in lûs ilplasei da sorprêse… di fat tabalconete apene vierte a sipresente plen di lûs il disegnda rassegne compagnât daisimbui dal promotôr, ‘Il Gjor-nêl’ di Dimponç, e da l’orga-nisadôr, il Circul Culturâl ‘LaDalbide’ di Çurçuvint.Son propit chestas dôs asso-ciasions che, in viergidure, cunpoucjas ma sintudas peraulasas dan il benvignût a di ducj;ma las sorprêsas no son fini-das e cussì prime di lâ a co-nossi i lunaris Çurçuvint al fâssintî alc di particolâr cun tantdi radîs documentadas inmòprime dal 1700: l’OnorandeCompagnie dai Cantôrs daPleif di San Martin.Son lôr che cun pasjon aifasjin rosonâ las lôrs vous tasale intonant l’antighe laudedal ‘Gesù, Gesù ognun chia-mi Gesù!’ tant che auguri di‘Bon finiment e bon prinsipi’;une lungje batude di mans alpant l’agrât dai presints.L’intervent di Francesco Brol-lo (diretôr responsabil de ‘Ilgjornêl’) al met in lûs i valôrsch’ai salte fûr a dimplen dachescj lavôrs e da presince daioperadôrs culturâi tas nostasrealtâts; testemoneanças im-puartants vudas indiment pouco trop da ducj i rapresentants.Une lungje rie partint dai fru-ts da scuele di Cleulas/Tamaue rivant fintramai al lunari diSauras (il plui lontan) passanta lengi in lunc e in larc divierspaîs da Cjargne e dal Friûltant che dal balcon da vecje

T al timp mi stoi simpridi plui rindint contch’a no covente lâ a

cirî il straordenari cuisàdulà cuant che l’ordenari,se cjalât pardabon al à dentidi sè tant di straordenari.’Cussì al scrîf te ientrade An-gelo Scarsini ch’al à curât illibri ‘Scolte… La vere storieda mari dai cjargnei’ di CiroDi Gleria.Al suceit simpri plui dispès ch’inin a cirî lusôrs ator cuant chein ogni noste encje piçule re-altât i podìn vei ferâi che aispandìn une lûs che nus scla-rìs il troi. E chest al è il câs diCiro Di Gleria nassût talCjanâl d’Incjaroi, scoton, mu-radôr, emigrant, ma encje su-nadôr, poete, compositôr… in-some un artist: al è lui l’autôrdi chê biele poesie musicadeintitulade ‘La mâri dai cjar-gnei’; pouc o trop ducj i Cjar-gnei almancul une volte àncjantuçât chestis notis cuntuntest ch’al fâs vegni indiment imoments dificii da guere.Un om sempliç, ordenari, tantpasjonât de sô cjere da rivâadore di tramudâ in poesie isiei sintiments e lis sôs emo-zions; tant leât a musiche davistî di notis fats, personagjos,int e paîs. Angelo Scarsini alà savût entrâ ta mivole di Cirometint in lûs i siei aspiets, lesô personalitât, il so jessi Cjar-gnel. Lis dusinte pagjinis dicheste publicazion es cjapindenti pouc o trop ducj i cjam-ps che al à sforcjât te sô vitea partî da cuant ch’al è lât afâ il scoton a une scuare di bo-scadôrs di Diêri, passant peesperience de nâe, cence dis-menteâ il moment dal lavôrintal forest e vie vie fintramaia rivâ a vuei che Ciro al fâs ilnôno. Ma il libri al pant encjeune nudride cerce de fadie po-etiche dulà che l’autôr al sacjalâ cui vôi dal cûr il mont diîr, i amôrs de gioventût, le sôCjargne, lis malìis dal mont, ilscori de vite… une poesiesclete, gjenuine, sincere ch’apant sensibilitât: ‘La mê viteal sarès chel fîl d’arint ch’altravierse la mê val lassantlunc la trate la sô bru-macje…’ Encje le musiche àun puest tal cûr di Ciro di fat,dongje dal sunâ il sò ‘Bassotuba’ (compagn di dute la sôvite) nol mancje di componimusiche o viestî di notis i te-scj des sôs cjançons. In contdi chest il maestri GiovanniCanciani al scrîf cussì ‘Esa-minando la sua corposaraccolta delle sue musichevocali e strumentali non sipuò non notare la perfezio-ne formale e la vena poeti-ca che le informa sia nelleparole che nella strutturatematica.’ Dongje da nome-

"Scolte… La vere storieda mari dai cjargnei"

ostarie si davin la volte las in-magjinas par ben ingrandidasdai lunaris presints a rassegne.Nissun bat cèe encje pal fatche enfre vie Romeo al ten suil morâl cun cualchi induvina-de, sclete e sauride storiutecjargnele: si respire propit laclime dai amîs ta l’ostarie.Cussì il timp al passe e sul finîson invidadas a sierâ il sac lasautoritâts o ben i rapresentan-ts dai comuns; al comence ilsindic di Çurçuvint Dario DeAlti che nol mancje di pandila sodisfasion par cheste bie-le insiative e dant encje unecerce di ce che la sô amini-strasion a sta fasint par valo-risâ chest patrimoni.Daûr di lui cun peraulas divive partecipasion encje Ga-briele Iannone, pal Comun diTumieç, Giusy Ortis par cheldi Paluce, Stefano De Collepal comun di Darte e MonicaTallone ta sô vieste di VicePresident pa Cjargne da So-cietât Filologjiche Furlane.Une dade plene incolme ditantas bielas roubas, svuala-de vie come un incjant, pasjo-nant enfre las varietâts di len-gas, di temas, di fotografias danoste cjere e da noste culturee finide cun tun tai in compa-gnie come ch’a si fâs tra amîscuant ch’a si cjatisi di cualchibande.Il balcon da vecje ostarie me-tude impîs da ‘Dalbide’ al sisiere, ma al si vierç chel diogni paîs dulà che ognun al posgjoldi das ricjeças e das bie-leças di ogni singule comuni-tât.Al è cussì che i Lunaris fats inCjargne son daventâts i prota-goniscj e i testemonis di un mûtdi fâ culture, un moment diunion significatîf e impuartanttra i operadôrs culturâi, un bal-con viert su pas piçulas comu-nitâts.

Celestino Vezzi

nade ‘La mari dai cjargnei’,e cjate puest tal libri une lun-gje liste di âtis composizions(dome musiche o con musichee peraulis) che as fasjin partdal repertori SIAE jessint il DiGleria un iscrit. I titui ai fasjinriferiment a temis popolârs:‘Ator dal fogolâr, Cjampa-ne, Cjargnele nemorade, Iboscadôrs, Il gei, Il most’ evie indavant. Dilunc fûr le len-ghe doprade a ripuarte le bie-le variant tipiche dal Cjanâld’Incjaroi cuntun gei plen in-colm di peraulis e di detulispouc dopradis; par cui ch’alstente a capî, tal mieç dal libriun piçul vocabolari pes perau-lis in dismentie al vierç il bal-con suntune savoride viodude.Un libri ch’al si lei tun flât eche di rie in rie, di pagjine inpagjine, di note in note al pantle straordinarietât dal ordina-ri: le fantasie, l’ingegn, lenetîsje, le scletece, l’alegrie, ilgust dal biel… le gjenuinesemplicitât dal Cjargnel CiroDi Gleria ch’al dediche chestlibri ‘A dutes las maris daicjargnei, sperant ch’a novegnin dismenteadas.’

Celestino Vezzi

asou geats . . .asou geats . . .asou geats . . .asou geats . . .asou geats . . .

Trimestrale delCircolo Culturale «G. Unfer»

Iscrizione al Tribunale diTolmezzo n. 5 / 85

del 7.6.1985

Direttore responsabileAlberto Terasso

DirettoreLaura Plozner

Organizzazione tecnicaElio Di VoraRedazione

Piazza S. Pio X n. 133020 Timau - Tischlbong (Ud)

e-mail: [email protected]@libero.it

OfferteC.C.P. n. 18828335

hanno collaborato a questonumero:

Laura,Velia Plozner, Pier ArrigoCarnier, Fulvio Castellani, Celestino

Vezzi, Rocco Tedino, ThomasSilverio, Peppino e Fabiola Matiz,Marco Plozner, Ottaviano Matiz,

Asou geats... è realizzato anchecon i finanziamenti regionali

(L. R. 4/99)

TipografiaC. Cortolezzis - Paluzza

asou geats . . .12 Merz 2008

Innanzitutto, come premessami pare che, nell’articolo, visia un lapsus, nel senso che ilLackner ritenga non di esse-re stato salvato dalla violenzadi una controbanda tedesca,come è stato detto nell’artico-lo. Essendo giovane austria-co, in territorio austriaco, al-lora tedesco, non aveva infat-ti motivo di temere in tal sen-so. Egli temeva invece, per lapropria incolumità, da partedei partigiani italiani i quali, in-vece, lo rispettarono.(L’argomento delle contro-bande tedesche sulla base discarne note apparse sullastampa, rivela una palese ca-renza di cognizioni in materia,per cui ritengo opportuna unabreve chiarificazione. Le con-trobande tedesche, agirono perrappresaglia nella zona malghedi confine italiane e non quin-di su quelle austriache. Lestesse furono un mezzo tat-tico nella lotta antiguerrigliatedesca per indagare sulle ten-denze delle zone infestate dal-le bande con facoltà di ese-cuzioni immediate di elementiarrestati, ove fossero riscon-trate le condizioni previstedall’ ordinanza tedesca del23.8.1941, superata da quelladel l7.12.41, le cui istruzioni ri-conoscevano poteri immedia-ti all’ufficiale che “nell’eser-cizio dell’attività di repres-sione e quindi nell’anti-guerriglia, rivestiva la fun-zione di “Polizeigericht” odera delegato quale “Z.b.V”.( Zur besonderen Vervendung= per speciale impiego).Il richiamato dispositivo ordi-natorio, che servì a conferirelegittimità alle rappresaglie edalla diffusione di proclami am-monitori, autorizzava l’esecu-zione immediata, scavalcandoe vanificando ogni diritto di

Mi riferisco a notizie apparse sulla stampa regio-nale di recente riferite alla rappresaglia sulle malghe di confine, del luglio 1944, e in parti-

colare ad un articolo del Messaggero Veneto del 20.1.2008,concernente un certo Heinrich Lackner, austriaco, chechiede di conoscere il nome di chi, nel 1944, lo avrebbesalvato dalla violenza tedesca sulle montagne austria-che, a nord di Paularo.Mi permetto di intervenire sull’argomento per formularealcune puntualizzazioni, avendo rilevato che, il contenu-to dell’articolo, riferisce circostanze contradditorie (im-putabili naturalmente alla fonte per cui la redazione delquotidiano ne è completamente indenne) non riconduci-bili alle realtà fattuali storiche a me note, accertate edocumentate per cui questo mio intervento assume unafunzione informativa e di rettifica su basi documentali .Vengo quindi al punto.

difesa presso la Corte specia-le, laddove fosse stata riscon-trata prova sufficiente trattarsidi elementi nemici dello Sta-to tedesco. Il fatto della falsauniforme,in violazione dellenorme internazionali, era giu-stificato quale mezzo utile alloscopo, trattandosi di lotta con-tro forze irregolari (partigiani)e, come tali, illegali. Trattasidi giustificazione che non ap-pare del tutto cristallina, mavero è però che anche gli al-leati anglo-americani, che conla loro propaganda istigaronoa pugnalare i tedeschi allespalle, fecero uso di reparticon false uniformi).Si asserisce poi, nell’articolo,che il capo partigiano Bellina(ovviamente con un seguito),seguendo le tracce di un grup-po di falsi partigiani segnalatonella zona Pradulina, giunse amalga Lanza dove trovò duemorti, nonno e nipote (si trat-tava, invece di padre e figlio,Cescutti Giovanni e Giusep-pe). Raggiunto il confine au-striaco, sopra la malga, egliavrebbe visto strani fermentinella malga austriaca per cuidecise di circondarla, compre-sa l’attigua casermetta delladogana e dare l’assalto. Fu-rono fatti tutti prigionieri e por-tati sul confine. Qui il coman-dante Bellina, con l’aiuto di uninterprete, disse: “Laggiù cisono due morti. Questo èquello che fanno gli ufficialitedeschi. Noi dovremo farelo stesso con voi. Non vi fa-remo niente. Ritornerete daivostri e direte come vi ab-biamo trattati”. Per smantel-lare tale incongruente versio-ne, come nel prosieguo saràdimostrato, basta cominciarea chiedersi quale pretesaavesse il Bellina che gli ac-cennati prigionieri vedessero

i due morti dal confine, dal mo-mento che la malga dista cir-ca due chilometri, oltre al fat-to che, da quel punto (valicodi Val Dolce) detta malganemmeno la si può vedere.1) Il sig. Lackner, secondoquanto ho potuto leggere nel-la cronaca del Kleine Zeitungaustriaco, dell’ottobre 2007,riferita all’Oberkärnten, hadichiarato che in data 20 lu-glio 1944, trovandosi nella ve-ste di villeggiante a malgaRattendorf nella Gailtal, fu te-stimone di un attacco partigia-no a delle SS. colà stazionate,precisando che, il giorno pri-ma, si era verificato un furtodi cavalli in una malga ad ope-ra di partigiani italiani (che ame risulta essere Maldat-schen) in cui vennero uccisiun pastore ed un ragazzo.Nell’attacco i partigiani ucci-sero un SS. doganale (poliziadoganale, non SS.) ed incen-diarono la sede doganale.“Dal comandante italiano esuoi subalterni noi civilifummo fortunatamente ri-sparmiati . Eravamo circa20 persone …” Il Lacknernon dice però, stando a quel-l’articolo, che furono tutti fat-ti prigionieri e portati sul con-fine e poi rilasciati, né chiamain causa i morti di Lanza. Al-l’inizio degli anni settanta, vifu nella valle del Gail un radu-no ristretto di elementi d’eliteex appartenenti alla Wehrma-cht (divisione Brandenburg)e unità di Waffen SS. “Nord”,“Karstjäger” etc. , che ope-rarono nell’ “AdriatischesKüstenland” e quindi in Car-nia, a cui fui invitato comereferente e ciò mi consentì diaffrontare chiarimenti su va-rie azioni e cicostanze e re-cepire preziose confidenzeriservate. Va subito rilevato

Cronaca dell'attacco partigiano a Malga Rattendorf, del 20 luglio 1944, ad opera deldistaccamento Gramsci del Battaglione Carnia e del successivo attacco a Malga Stranig

da parte del Battaglione Val Bût a rettifica di errate e confuse notizie diffuse dalla stampa

a cura di Pier Arrigo Carnier

che oltre alle due vittime diLanza, dichiarate dal Bellinaa un cronista, per cui si trattadi notizia di seconda mano,altri quattro pastori uccisi gia-cevano a malga Cordin adovest sopra Lanza, poco pri-ma del confine, assassinatinella medesima azione vendi-cativa: D’Orlando AndreaPrimo, Mongiat Attilio, D’Or-lando Agostino e StefanuttiAlbino, gli ultimi due ragazzidodicenni, rinvenuti ciascunocon due colpi d’arma in fron-te. Ma, a quanto pare, questiquattro morti il Bellina, fornen-do la versione riportata, stra-namente li tiene fuori dalla suamemoria.-

2) A suo tempo il Bellina Car-lo ritenne, quale ex coman-dante della brigata Garibaldival But, di dar vita a un docu-mento da lui sottoscritto sullevicende della fascia di confi-ne col Reich, inteso a sottoli-neare l’importanza strategicadella valle del Gail attraversola quale significava “saldareil movimento di resistenzadella Carnia con il IX° Cor-pus dell’Armata popolareiugoslava”. Trattasi di unmemoriale che fa parte delmio archivio, redatto nei primianni del dopoguerra assiemea De Caneva Tranquillo, que-st’ultimo nella veste di coman-dante della Garibaldi-Carnia.Il documento è tangibile pro-va del fedele orientamentodell’organizzazione comunistapartigiana della Carnia versoil movimento di Josip BrozTito, allora fedele discepolodi Stalin di cui si auspicaval’ingresso sul territorio equindi in ossequio al poterestalinista che, all’epoca, co-stituiva un'effettiva realtà.Nel memoriale emerge, con

particolare rilievo, l’interessepartigiano a distruggere la po-sizione del punto fortificato dicontrollo doganale di Stranig(Straniger), mentre riguardoRattendorf si registra la solaazione del 20.7.44, non diret-ta dal Bellina, il quale era im-pegnato nella zona Stranig inun’iniziativa collegata alla Mis-sione segreta britannica delcapitano Patt, a cui il batta-glione “Freies Deutschland”dipendente dal Btg. Val But,offerse appoggio logistico. Sitrattava, secondo il Bellina,del difficile tentativo di accat-tivare la sensibilità dei monta-nari austriaci delle Almhütten(malghe) alla causa partigia-na ed a tal fine egli cercò digiovarsi dell’assassinio deipastori a malga Lanza .Recita infatti il memoriale: “AStranig si riesce ad organiz-zare un meeting che si con-clude portando i civili a ca-sera Lanza a vedere i pasto-ri trucidati dalla ferociadella controbanda, e dimo-strare loro quali sono vera-mente i “banditi”, nel ten-tativo di stabilire, con quel-le popolazioni, nuovi rap-porti. I civili vengono poiriaccompagnati alle loroabitazioni”. Onde renderepossibile il meeting furono ar-restati, disarmati e fatti prigio-nieri alcuni militi, che poi ven-nero rilasciati. I civili austria-ci portati da Stranig a mal-ga Lanza, (e non quindi daRattendorf) a constatarel’esistenza delle due vittimeassassinate, e chissa perchènon anche delle quattro vit-time di Cordin più vicine aStranig e quindi a portatadi mano verrebbe a collo-carsi il 20 luglio, primache le salme, nel pomerig-gio, fossero rimosse e tra-

asou geats . . .Merz 2008 13

Si è tenuta domenica 20gennaio, alla presenza dinumerosi soci e aggre-

gati, l’annuale assemblea or-dinaria del Gruppo Alpini Mon-te Freikofel di Timau, assem-blea che ha visto anche il rin-novo delle cariche direttive peril triennio 2008/2010.Anno ricco di impegni e sod-disfazioni il 2007 come ha de-lineato nella sua relazionemorale il Capogruppo uscen-te Matiz Olivieri, che ha vistogli Alpini del sodalizio di Timausempre presenti attraverso ilvolontariato nell’organizzazio-ne delle varie manifestazioniche il territorio del nostro pa-ese ha ospitato nell’anno ap-pena terminato.Complessivamente nel corsodel 2007 il Gruppo ha prestato1622 ore di volontariato, conun incremento di oltre il 100%rispetto al 2006, a riprova que-sto dell’intenso, importante eproficuo lavoro svolto. Comericordato da Matiz il Gruppoha avuto un ruolo centrale nel-l’organizzazione del Carnevaledi Timau e nell’organizzazio-ne, unitamente al Gruppo Al-pini di Paluzza, dell’annualepellegrinaggio alle Cappelle diPal Piccolo e Pal Grande.Ulteriore e importante impe-gno è stato quello della manu-tenzione ordinaria di tuttal’area di Pal Grande, in parti-colare lo sfalcio dell’interocomplesso malghivo e la ma-nutenzione straordinaria dellacappella Pal Grande, con lasostituzione della porta di in-gresso, costruita e portata in

Assemblea annuale del Gruppo Alpini di Timau

loco a spalle da parte di alcunisoci del Gruppo. Soci e amicidegli Alpini sono stati ancheimpegnati nelle varie attività eopere legate al Museo al-l’aperto di Monte Freikofel,alla manutenzione e aperturadel Tempio Ossario e all’aiutoalla Parrocchia.Al termine della relazione mo-rale il Capogruppo, ha espres-so un pensiero di riconoscen-za e ringraziamento al Consi-glio uscente a tutti i soci eamici degli Alpini del sodali-zio, per il grande e determinan-te aiuto ricevuto nel coso de-gli anni, sperando di aver benmeritato la loro fiducia.È stata poi la volta del segre-tario, Plozner Marco che hadato conto all’assemblea del-la relazione finanziaria, chevede l’esercizio, malgrado leesigue entrate, chiudersi insostanziale pareggio.Nel cor-so del dibattito seguito al-l’esposizione delle relazioni,

tante sono state le idee e levolontà espresse nel continua-re anche per il 2008 l’inteso eimportante lavoro che gli Al-pini svolgono ogni giorno peril bene della nostra comunità.Al termine degli interventi ledue relazioni sono state appro-vate dall’assemblea all’unani-mità.Si è dato poi corso all’elezio-ne per il rinnovo delle carichesociali, che ha visto la ricon-ferma alla guida del Gruppo diMatiz Olivieri affiancato daldirettivo composto dai Consi-glieri Del Stabile Ottone, Ca-tellan Adriano, Matiz Amelio,Mentil Massimo, Matiz Ermi-nio, Matiz Rosolino, Matiz Fa-bio, questi ultimi due new en-try, riconfermato quale segre-tario Plozner Marco.La proclamazione degli elettie il tradizionale rinfresco han-no concluso i lavori assemble-ari.

Marco Plozner

sportate a valle per le in-combenze funerarie. Dettevittime erano state scoperteverso le ore 10 del giornoprecedente, 19 luglio, percui sarebbe stato impossibi-le mobilitare degli austriacia Stranig, considerati i tem-pi organizzativi necessari,per un sopralluogo a Lan-za nel medesimo giorno.Tale constatazione era per-tanto matematicamente at-tuabile solamente il 20. Re-sta comunque assolutamen-te assodato che l’azione suRattendorf (malga e caser-metta doganale), fu invecedecisa ed attuata dal distac-camento Gramsci del bat-taglione Carnia, il 20/7,dopo una infruttuosa ricer-ca di una controbanda se-gnalata a casera Stua Ra-maz il giorno precedente,come risulta confermato daldiario della Garibaldi apagine nr. 25 e 27, e nonquindi a Pradulina, e cheincendiò la casermetta. Sul-le circostanze vissute dapastori e civili presenti amalga Rattendorf, per effet-to di tale attacco partigia-no, mi fornì dettagliate no-tizie Franz Patterer, proprie-tario e gestore della malgamedesima, con relazione del18.12.1988 . Il Bellina nonè quindi il comandante par-tigiano che cerca il Lack-ner. Ma chi era allora ilcapo partigiano che con-dusse l’azione su Ratten-dorf ?? I nomi fra i quali vaidentificato detto capo sonocinque, due dei quali, inquello stesso giorno, si tro-vavano impegnati nell’azio-ne di ricupero delle vittimedi Lanza per cui non pote-vano avere il dono dell’ubi-quità e vanno quindi esclu-si. L’assoluta certezza im-pone pertanto una verificanon ancora conclusa, do-vendosi stabilire, fra i capidel distaccamento Gramscisuccedutisi, tutti deceduti,come la quasi totalità deigregari, chi effettivamentericopriva l’incarico. La sto-ria è il risultato di riscontrifondati e non di deduzio-ni per sentito dire, ed è in-fatti per tale semplicismopaesano che molti fatti, ri-portati in certa cronaca conpressapochismo, appaionostravolti. Stranig e Ratten-dorf, zone a me familiari perl’esplorazione ed affezionededicata alle montagne di con-fine, erano i due punti di con-trollo doganale rafforzati, nel1944, da nuclei armati. Si trattadi due località che si raggiun-gono salendo da Paularo e laval di Lanza, rispettivamenteattraverso i valichi di Meledesa nord-est (m.1613) e di ValDolce ad ovest (m.1781), di-stanti tra loro circa chilometri5 in linea d’area. Il concetto

dei nuovi rapporti con la po-polazione del Gail consistevanell’arrischiato tentativo di su-scitare sentimenti antinazistitra i montanari della valle delGAIL, seppure esacerbati dal-le rapine di mandrie di cavallie bovini nelle loro malghe, ediffondere la convinzione sul-le motivate funzioni della re-sistenza e su una possibileespansione della stessa in ter-ritorio austriaco. Tale obbiet-tivo era in stretta connessio-ne con l’iniziativa segreta del-la Missione britannica SOE,guidata dal capitano PatrikMartin Smith (Patt) che, inse-diatosi nell’alta Carnia, cura-va l’infiltrazione di agenti interritorio austriaco ed era riu-scito a creare dei punti d’ap-poggio presso antinazisti nellevalli del Gail, Lesach e Puste-ria.Tali punti d’appoggio, che sa-rebbero stati dotati di depositid’armi, avevano la funzione dicellule insurrezionali, ed ovvia-mente dovevano trovareespansione. Ma Hitler gode-va ancora di un forte ascen-dente negli austriaci e l’ope-razione, ostacolata da situazio-ni avverse, finì per arenarsi.

3) Il 26 luglio, seguendo l’or-dine dei fatti, il distaccamentoGramsci del Btg. Carnia, cheaveva imposto una sua auto-nomia su quella fascia di con-fine, si può dire staccato dauna strategia centrale, stantela presenza di tre elementi pro-pulsivi dell’alta val d’Incaro-io, tentò di distruggere il pre-sidio tedesco di Stranig, ma irinforzi giunti dalla valle delGail impedirono il completa-mento dell’azione. L’azionecausò la morte di tre pastorinonché di JANK JAKOB,Volksturmmann, che decedet-te il 27 luglio e il ferimento diKarl Neuwirt. Di tale azionevi è pure annotazione nel dia-rio della Garibaldi, a pag.29.In seguito vi furono altri dueattacchi a Stranig, nell’ottobre1944 e nel marzo 1945,ed al-tre rapine di mandrie di bestia-me nelle malghe austriachecon conseguenti vittime diguardie confinarie e di pastori,come risulta da fonti austria-che. In realtà, in base a provedocumentali, le azioni partigia-ne nella valle del Gail avevanoprovocato molta diffidenza nel-la popolazione e riacceso sen-timenti di ostilità verso l’Italia,rimuovendo ricordi della guer-ra 1915-1917. Questa miachiarificazione ha comportatoinevitabilmente una visioneallargata rispetto a notizie fram-mentarie comparse sulla stam-pa, relative al menzionato ter-ritorio di confine oggetto dalunghi anni di mie attenzioni, inparte già rese pubbliche, ondedefinire le due posizioni Stra-nig e Rattendorf, dando loro unradicamento storico.

Sabato 2 febbraio 2008 il Circolo Culturale “Enfretors”di Paluzza, ha festeggiato i suoi primi 30 anni di attività con la presentazione del libro “30° di fondazione

1977 – 2007” a cura del signor Cattelan Adriano.Leggendolo, possiamo ripercorrere alcune importanti tappeche hanno caratterizzato la storia di questa istituzione. Vo-gliamo ricordare:attività teatrali e musicali di alto livello,mostre di pittu-ra, mostre fotografiche, attività varie come la ristruttu-razione della “Maine das Milies”, rassegne di cori, ve-glioni di Capodanno, Carnevale dei bambini, confe-renze su temi vari, presentazioni di libri, gite all’Arenadi Verona,…Alla serata erano presenti il consiglio attuale e il presidente,nonché gli amministratori degli anni passati, soci e simpatiz-zanti.Ha portato il suo saluto e anche graditi ricordi personalil’assessore alla cultura del Comune di Paluzza, signora Giusi Ortis; piacevole e commovente èstato il ricordo di alcuni presenti, di persone che ci hanno già lasciati, di momenti e aneddotivissuti grazie all’appartenenza al Circolo Culturale. Ci auguriamo che questa intensa e variaattività prosegua nel tempo e che le giovani generazioni collaborino a tenere vivo questo CircoloCulturale, che si caratterizza anche come momento di aggregazione.Noi stesse dobbiamo a questa associazione, la nascita della nostra amicizia e i preziosi ricordi di15 anni trascorsi all’interno dell’istituzione.

Già PresidentiEdda e Paola

Circolo Culturale "Enfretors":trent'anni di attività racchiusi in un libro

asou geats . . .14 Merz 2008

Da foto as doo zuachn iis, hottmarsa da Pao-la van Dante van

Koka glichn drauf zan tuanavn “Asou Geats” zanschaung mensasi chenant daseeng as drauf senant zomamitt-iar.Da foto is boarn gamocht isochtavufzka mensa in suntivan pama honant gamochtmittar schual. A mool hottmarniamar da zait darboartatdeing toog polt asmar nitt inaschual saim gongan unt nou-ch mear balmar da paschtavan saldotn hott geisn as ola-baila giatar is gabeisn var se-eng dahama. Bi hoon zeachnda foto ismar a venstarli aufgongan in chopf af bosi hiatckoot zan schraim. Viil bear-nz nitt schtudiarn abia ii, ovarii denck as ondara bearnt den-ckn unt ainschtimi sain mittmiar af bosi bear schraim doodruntar. A mool dar sunti vanpama is guat gongan bal va-neatn is gabeisn noja pamblanzan sezzn, maista bo da sgh-laks senant gabeisn udar inariim, zan varchreiftarn is ear-tarach as sustn schana hiatgameachat mochn asouviil inlait abia in doarf selbar.Ovar in haintigis toog chimp-mar viir is niamar vaneatn nojapama in da earda zan tuananpolt asmar in bolt afta haus tiirhoom. Da nusschtaun honantsoiara burzn varpratart in olada laitn unt ina brain umadumvan doarf unt da groasn pama,puachn, eischn, learchn, pir-ckn, vaichtn unt erl, honanzivartouplt in soiarn bolt asmarpolda, polda nitt durch chimp.Hiaz, nooch maina manung

Dar sunti van pama

La foto riportata ap-partiene a PaolaMentil ed è stata pub-

blicata per vedere se colo-ro che vi appaiono si rico-noscono. Essa è stata scat-tata nel 1958 durante laFesta degli alberi organiz-zata dalla scuola. Una vol-ta non si aspettava l’orache arrivasse questo gior-no perché non si andava ascuola ed ancor più perchési mangiava la pastasciuttadei militari che era semprepiù buona di quella di casa.Come ho visto la foto mi siè aperta una finestrella nel-la mente su cosa dovevoscrivere. Tanti non condivi-deranno il mio pensiero, al-tri invece mi daranno sicu-ramente ragione. Una vol-ta la festa degli alberi an-dava bene perché era ne-cessario piantare nuovi al-berelli nei punti in cuic’erano frane o ghiaioni,per rinforzare il terreno chealtrimenti avrebbe potutofare danni sia alla gente cheal paese. Al giorno d’oggimi sembra non ci sia più la

La Festa degli alberi

Mario Mentil van Eimar, Elio Matiz van Messio,Valerio Unfer van Cjapitani, Paola Mentil van Koka,

Wanda Silverio van Macca, Adriana Primusvar Morn, Giacomina Plozner van Tenente

natirlich, unt viil bearnt lochnaf bosi bear gian schraim,ovar mocht niks, ola meimarnitt ina glaicha moniar schtu-diarn, unt dencks asou: “Am-boi, schulz a pambl geim inchindar zan ibarsezzn, geima-rin nitt ina henta a hackl udara sagali unt learnan da chin-dar bimar a paam nidar hockntuat udar bimar a schtaudaaus schpazzt. Viil junga in hain-tigis toog bast nitt a mool bo-

sta bilt soong aus hockn udarausar hockn udar in untarnbolt puzzn, hiaz as earschtchana gasa aa mear senant asa mool honant gapuzzt unt ho-nant in untarn bolt saubar ga-choltn unt honant min soiarntolpn da samatar van nojanpamblan aichn gadruckt ineartarach as asou honant pei-sar gameik bozzn? Mochmarseachn in chindar bimar aschtauda aus schpazzt, bimar

da chrasn abeck trok unt bi-mar a faschina zoma pintntuat, avan toog meikin guatschtianan. Zamar in chindarbimar tuat ausar zan hockn in-aan bolt bomar laai in raifnpaam hockt udar in diirn, asouas da ondarn pama peisarmeink raifn unt ondara nouchbozzn. Mochmarin varschtia-nan as memar bilt a braidaudar a laita bidar manan, mua-smar aushockn ols bosta is avngrunt unt men meidlich iis daburzn aa ausar ziachn, oarbatdeiga as in haintigis toog minmaschindar as senant nitt asouhoarta iis bal a mool a taltamittar gonzn burza ausar zanziachn hottmar gamuast angonzn toog darhintar plaimmitt chrompa unt schauvl. Dabisn senant ola schian saubargabeisn bal da lait honant laimin holz ckazzt ina haisar unthonant anian toog eipasckockt. Learmar da chindarbosta bilt soong ooschtrafn,sghnakn, schpazzn, mochma-rin seachn bimar a schablmocht bimarsa pintn tuat, untbimar oochrotn tuat da lutar-schtaun udar da venks zanpintn da schablan selbar.Deing, nooch maina manung,senant da cichna asmar muastlearnan in chindar darvoar aszaschpota iis unt asuns da pe-ara ina haisar chemant ham-msuachn.Hiaz meikis loochn aa, mochtniks, ovar ii dencks asou.Memar jamp bilt ompartn, hottlai zan schraim dar zaiting asin sumar beart ausar cheman.An schian donck”.

Beppino van Messio

necessità di mettere a dimo-ra nuovi alberelli dal mo-mento che abbiamo il boscosulla porta di casa. I noc-cioli hanno allargato le lororadici in tutti i prati in pen-dio, nei prati attorno al pa-ese ed agli alberi più gran-di, faggi, frassini, larici,betulle, abeti ed ontani sonoraddoppiati nei loro habitatche quasi, quasi non si pas-sa attraverso. Ora, natural-mente, secondo il mio pun-to di vista e tanti riderannosu cosa scriverò, ma nonimporta, non tutti possiamopensarla alla stessa manie-ra, secondo me perché in-vece di dare ai bambini unalbero da ripiantare non glidiamo nelle mani una accet-ta o una sega ed insegna-mo loro come si taglia unalbero o come si fa fuori uncespuglio. Al giorno d’og-gi, tanti giovani non sannoneanche cosa vuol dire ta-gliare tutto a raso oppuretagliare solo il dovuto, o

pulire il sottobosco, ora chemancano anche le capreche una volta, pascolando,mantenevano pulito il sotto-bosco e con i loro zoccolischiacciavano dentro al ter-reno i semi degli alberi checosì crescevano più rigo-gliosamente. Facciamo ve-dere ai bambini come si ta-glia un cespuglio, come sitrattano le ramaglie e comesi lega un fascio di legna,un giorno potrà essergli uti-le.Mostriamo ai bambini comesi fa a purgare un bosco,dove di deve tagliare solociò che è maturo oppure ciòche si è seccato, così che glialtri alberi possano cresce-re meglio ed altri rinvigorir-si. Facciamoli capire che sesi vuole un prato oppureuno in pendio da poter fal-ciare bisogna fare piazzapulita di tutto quello che sitrova e se fosse possibileestirpare anche le radici conle ceppaie, al giorno d’og-

gi con i macchinari che cisono non dovrebbe esseredifficoltoso, perché una vol-ta per estrarre una ceppaiacon le radici si doveva la-vorare una giornata interacon pala e piccone.I prati erano sempre ben pu-liti perché la gente riscalda-va le proprie case con lalegna e tagliavano un po’ algiorno. Insegnamo ai bam-bini cosa vuol dire levar lefoglie, tagliare i rami sotti-li, pulire i rami, facciamoglivedere come si fa una balladi fogliame, come si lega ecome si ritorce l’ontanonero oppure il vimine perlegare le balle stesse. Que-ste, secondo me, sono lecose che bisognerebbe inse-gnare ai bambini prima chesia troppo tardi e che gli orsici vengano a trovare nellecase. Ora potete anche ri-dere, non importa, io la pen-so così.Se qualcuno vuol rispon-dermi deve solo scrivere algiornale che uscirà in esta-te. Un grazie sincero.

Peppino Matiz

L’Istituto CulturaleMòcheno ha pubblicato di recente una rac-

colta delle ricette della Valledel Ferina.Il suo Presidente, BrunoGroff, nella premessa ci tienea sottolineare come, “in unmondo globalizzato comequello attuale, i piatti de-scritti nelle pagine internemeritino di essere salvati,per il loro contenuto di cul-tura materiale espressionedelle risorse alimentari a di-sposizione della popolazio-ne.”Ogni ricetta riportata è accu-ratamente descritta e raccon-tata anche dalle meravigliosefotografie.

Velia Plozner

Bos Koch ber

WillkommenFriaul

Vir vinf bouchn, af TeleFriuli hottmar gameikhearn rein af taic, sau-

ran unt tischlbongarisch. Sent10 minutn asa zba raas daboucha hont gazakt, bo daBarbara va Tarvisio hott danojarickaitn zok van dearfarbomar taic reit.Aniada boucha is anodars do-arf gabeisn as saina sochnahott darzeilt in saina schproo-ch.In 10 novembar da Barbara,dar Gianni Fachin (mittar te-lekamera), da Kornelia Lau-rin (regischt) sent af Tischl-bong cheman oneman da Ilia,in Peppino, in Dino, da Fran-cesca unt da Velia as ibar Ti-schlbong hont chreit unt bo-sta beart gamocht vir da sch-prooch.In seen toog sent gabeisn adrai lait var eztraichischa te-levisghion ORF as a hont oganoman ols bosmar hott zok.An schian donck dar Iride, inVelio, dar Enrichetta asunshont glosn aichn gianan insoiara chuchl unt as darpaisent gabeisn da gonza zait.Houfmar asmar hojar a bidarmeik seachn WILLKOM-MEN VRIAUL.

Velia van Ganz

asou geats . . .Merz 2008 15

Più che una sto-ria si può par-lare di simboli

popolari di una volta.Scattata davanti alTempio Ossario circaquarant’anni fa il gior-no di San Pietro e Pa-olo. Quattro perso-naggi caratteristici delTimau di una volta aparte don Paoloch’era friulano peròintegratosi molto bene nella nostra comunità e legando parec-chio con i giovani in special modo. Da sinistra a destra: PietroMentil van Bram, la saggezza contadina e la memoria storica.Pietro Plozner van Kreccar, l’imprenditorialità artigiana, checon la sua parlata in tono romanesco metteva in risalto il peri-odo di emigrante appunto a Roma. Paolo Ebner van Eimar, labonarietà in persona ch’io personalmente non ho mai visto ar-rabbiato. Don Paolo Verzegnassi, nostra guida spirituale, e comeho detto prima vicino ai problemi dei giovani e dei bambini efondatore del nostro prestigioso coro “Teresina Unfer”. Quat-tro persone che hanno lasciato un bel ricordo di loro in paese,insegnandoci che il lavoro paga sempre, che il tempo va vissu-to ora per ora, la preghiera rinfranca e rasserena gli animi eche una buona parola aiuta durante tutta la giornata seppurdura.

Peppino Matiz

Una foto, una storia, un ricordo

Chissà se qualcuno rammen-ta ancora questa bella gior-nata?Per chi non riconoscesse que-sti vispi bimbi di ieri, riportia-mo i loro nomi da destra a si-

Splendida giornata in compagnia

Rita Primus, Lidia Unfer, Gemma Fattor, Iolanda Semiferodurante una bella gita in Austria

Il primo quadrimestre è ap-pena concluso e per noi in- segnanti è tempo di bilan-

ci sull’operato dei bambini esull’efficacia didattica e socia-le delle iniziative e dei proget-ti che vengono condotti neivari ambiti.Si è appena concluso il corsodi nuoto che già i nostri alunnisono impegnati con lo sci nor-dico ed, entro breve, si cimen-teranno con le attività di av-viamento al mini – volley.Per accogliere l’anno nuovoè stato predisposto e impagi-nato al computer il “Lunari pal2008- / Dar schain virn 2008che racconta e illustra la no-stre attività relative al proget-to “L’ort a scuele/Is gartl inda schual”.Lo abbiamo presentato edesposto anche a Cercivento inoccasione della mostra “IlLunari fat in Cjargne”. Glialunni più grandi, classi quar-ta e quinta, sono stati suppor-tati, durante le ore di tedesco,dalla presenza del maestroChristian Lederer di Kötscha-ch che li ha guidati all’appren-dimento della lingua in mododivertente.Emozionante e da batticuorela verifica finale proposta, cor-retta e valutata proprio…come in Austria. Tutto questoper prepararli alla prova delnove: la partecipazione, il 29aprile 2008 presso il CampoSportivo di Kötschach –Mauthen alle “SicherheitsOlimpiade - Olimpiadi della

Ultime notizie dalla Scuola

Sicurezza”. Il 15 febbraiol’adesione alla campagna disensibilizzazione al risparmioenergetico “M’illumino dimeno” ha impegnato gli alun-ni in un percorso di individua-zione, riconoscimento dellefonti energetiche alternative ealla loro rappresentazione gra-fica.La visita alla malga Pramosio,fonte inesauribile di notizie espunti disciplinari, sta dandovita lentamente ad un appro-fondito studio di quell’ambien-te d’alta montagna, delle vi-cende storiche che lo carat-terizzano, delle storie che lo

raccontano, degli animali chelo popolano e delle piante chevi crescono.Non manca la collaborazio-ne con i giornali locali ai qua-li forniamo articoli su temati-che specifiche come pureraccontando di noi.Gli sforzi maggiori, in questosecondo periodo dell’annoscolastico, sono indirizzati allapartecipazione, per gli alunnipiù grandi, ai concorsi indettidalle varie Associazioni loca-li.I premi messi in palio costi-tuiscono di per sé un ulterio-re stimolo a fare bene e a mi-gliorarsi. Intenso e impegna-tivo sarà lo sforzo per dareconcretezza alla trama di unastoria ambientata in malgaPramosio e all’alfabetiere il-lustrato che intende utilizza-re le lingue locali che carat-terizzano le comunità conver-genti a scuola.Entro breve avrà inizio la con-sueta e proficua collaborazio-ne con la direttrice del grup-po folcloristico “Is guldanapearl” per la preparazione didanze, legate alla nostra tra-dizione, da presentare in oc-casione della festa FAI chesi terrà a Cercivento il 23maggio p.v. e all’incontro diUdine con altre realtà scola-stiche.Ulteriori notizie e curiosità sipossono leggere sul sitowww.sbilf.org

Le Insegnanti

Insieme al Tempio Ossario

Fanciulli di ieri

nistra: Andreina Matiz, CatiaMentil, Cristian Mentil, Mi-chele Mentil, AlessandroPiacquadio, Sandro Mentil,Manuel Mentil, Tania Colaia-como e Monica Matiz.

Il gruppo musicale "Musicando insieme"alla Casa di Riposo di Paluzza

Il gruppo musicale “Musicando Insieme”, costituitosi da qualche anno all’in-

terno della Corale Duomo diPaluzza, e del quale è benedirlo, fanno parte indistinta-mente sia i più giovani che ipiù anziani iscritti ai corsi diorientamento musicale, si èesibito domenica 18 febbraioalle ore 14,30 nella sala mes-sa a disposizione dalla Casa diRiposo di Paluzza.Lo spettacolo, e di spettacolopossiamo proprio parlare, vi-sto il gradimento di tutti i con-venuti, si è articolato in piùmomenti dedicati ai vari stru-menti musicali.Inizialmente hanno rotto ilghiaccio i più coraggiosi cioè ipiù piccoli fra i pianisti e pre-cisamente: Licia Bellina diCercivento, Marco Plazzottae Giacomo Pittino di Paluzza,sostenuti ed accompagnati dalmaestro Daniel Prochazka.

Successivamente sono inter-venuti i batteristi: Davide Val-le di Sutrio e Cristiano Pittinidi Paluzza.Ecco poi ancora per il piano-forte Chiara Puntel di Paluz-za e Samuel Primus di Timau.Per la fisarmonica ha fattovalere la sua classe la bravis-sima Nice Matiz di Timau.E poi via con i chitarristi PiliAndrea di Arta Terme, UnferValentina dei Casali di Sega diTimau , Puntel Maverik e Bel-lina Michele entrambi di Cleu-lis.Gli applausi entusiasti nonsono mancati a nessun “arti-sta” !!!Impegnative le esibizioni deicantanti solisti “decani” dellaCorale Duomo di Paluzza conGiancarlo Magnani, il quale hapresentato un canto del 600,classico ma ancora fresco(sembrava di qualche anno fae non di qualche secolo fa!!).

La solista Lucia Flora ci hapresentato un’Ave Maria de-licato e struggente che ha com-mosso più di qualcuno.Ecco infine i maestri GiulianoBanelli, Pietro Piazza, Vueri-ch Sergio e Stocco Franco,tutti assieme in una cascata dimotivi popolari friulani chehanno fatto tornare la voceanche a chi era senza!!Nel finale il ringraziamento delPresidente della Casa di Ri-poso Adriano Cattelan e lapromessa di un ritorno il pros-simo anno da parte della VicePresidente della Corale sig.raPaola Monai.

Il Presidente dellaCorale Duomo

di PaluzzaWalter Gozzer

asou geats . . .16 Merz 2008

Luche, che lu clamin an-cje il vanselist dai puars, al à volût dâur

‘es peraulis di Crist ancjemòplui concretece che no Ma-tieu.Duc’ i doi a ripuartin il discorsprogramatic de mont, cu lis“beatitudinis”, e ancje Lucheal fedele di furtunâz, ma talmedesin tinp al minace cencefilet e cence remission chêiche in chest mont e àn dut.E cun cheste division di siôrse puars al va indenant passantun par un i câs che si varà di-rit di gjoldi e che si po’ spietâ-si dome cjastics.Al è sinpri Luche ch’al à con-tade la parabule dal siôr man-gjon e dal puar Lasar che, fi-nide la sene di chest mont, siviodin ganbiade di cussì a cussìla lôr sorte par sinpri. Al è ilstes teme sot forme di une sto-rie, par ch’al resti plui a luncte crepe e te cussiense di chêich’a scoltin.No vuei jentrâ culì te divisionjenfri siôrs e puars né sui de-liz dai prins e su li svirtûz daiseconz. Nol è il puest e nol èil câs.Ancje parceche and’è int chela robe che à s’e à vuadagna-de a son di vitis e di riscjos,come ch’and’è che no àn nujee che no fasin un colp di nujee no si meritin né une bocjadené un pêl di remission.No vuei pensâ che Crist al setistât cussì senplicistic cometanc’ puliticanz di vuè che norivin a lâ plui in là dal populi-sin e de demagogje, dant re-son a di une classe e tuart a diun’âtre no par merit di une odemerit di cheâtre ma domepar vuadagnâsi vôz.Ce che m’intaresse di bati,culì, al è che il vangeli nus pre-sente cheâtre vite come l’in-contrâr di cheste. Ce ch’al vâllavie; ce ch’al è gjoldi cavieal è patî lavie e l’incontrâr. Alè inpuartant chest, par savêsimessedâ in chest mont e vê ilsintiment di sielgi chês robische lavie nus daran vite eter-

Dal Vangelo di Luca (6,17 20-26)

In quel tempo Gesù, disceso con i dodici, si fermò in un luogopianeggiante.C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitu-dine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litoraledi Tiro e di Sidone. Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesùdiceva: “Beati voi poveri, perché vostro è il Regno di Dio.Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voiche ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uominivi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulterannoe respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa delFiglio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, per-ché ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stessomodo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi,ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi cheora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tuttigli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti faceva-no i loro padri con i falsi profeti”.

Parola del Signore

Van Vanzeli van Luka (6,17 20-26)In da see zait dar Jesus, oar gongan min dischepui, isarsi aufckoltat in-aan eiming plozz. Senant viil lait gabeisn va sain di-schepui unt lait var gonzn Giudea, va Gerusalemme unt vanseab va Tiro unt va Sidone. Unt ear ckeip asar hott da aung afsaina dischepui, dar Jesus hott zok: “Glicki deis oarma, balenckar is dar Goot Raich. Glicki deis as hiazan hungari sait,bal deis beart sain pavridigat. Glicki deis as hiazan pleern tuat,bal deis beart loochn. Glicki deis menenck da lait bearnt acktnunt menenck bearnt varjong unt bearntenck oldarlai hasn untbearnt ootraim enckarn nomat abia varuckt, schult van Suunvan moon. Saiz vroa in seeng toog unt tuaz singan, bal sichtis,enckara zooling iis groas in himbl. Ina glaicha moniar honantgatonan soiara vatar min profetas.Ovar pasz-auf, deis raicha,bal deis hott schuan ckoot bostis hott ckoot zan hoom. Pasz-auf deis as hiazan loochn tuat, bal deis beart varzok sain untbeart pleern. Pasz-auf men ola da lait guat bearnt soong vanenck, bal is glaicha honant gatonan soiara vatar min volischnprofetas”.

Goot boart(Varcheart van Beppino van Messio)

Dal Vanseli seont Luche (6,17. 20-26)

In chê volte Gjesù, vignint jù cui dissepui, si fermà tun puestdut plan cun tune grande turbe di dissepui e tante int dal populdi dute la Giudee, di Gjerusalem e de riviere di Tîr e di Sidon.E lui, alcant i voi sui siei dissepui, al diseve: “Furtunâz vualtrispuars, parcè che il ream di Diu al è vuestri. Furtunâz vualtrische cumò o veis fan, parcè che o sareis saceâz. Furtunâz vual-tris che cumò o vaîs, parcè che o ridareis. O sareis furtunâzcuant che la int us odearà, e cuant che us pararan fûr, us sbe-learan, e a pararan jù dal lôr libri il vuestri non tant ch’o fossinintausse e dut parvie dal fî dal om. In chê volte gjoldeit e staitlegris parcè che la vuestre pae e sarà tant grande tal cîl. I lôrparis e àn tratât cussì ancje i profetis. Ma Dì guardi vualtris,siôrs, parcè che o veis vude la vuestre consolazion. Di’ guardivualtris, ch’o seis sglonfs cumò, parcè che o vareis fan. Di’guardi vualtris, ch’o ridesi cumò, parcè che o vareis ce lamen-tâsi e ce vaî. Di’ guardi, cuant che duc’ a disaran ben di vual-tris; cussì j àn fat ancje ai profetis fals i lôr paris”.

Peraule dal Signôr

Is Gaist platl • La pagjine dal Spirt • La pagina dello Spirito

Ricordando i nostri morti

Unfer Anna

Lo scorso dicembre è venutaa mancare Unfer Anna vanSchkarnutul, classe 1909.Da parecchi anni viveva aPontebba in casa della figliaBianca Matiz van Beec cheamorevolmente si è presa curadi lei. In paese tutti la ricorda-no come una persona cordia-le e disponibile al dialogo e, fin-chè ha potuto, ogni estate erasolita ritornare nella sua Ti-mau.Ai figli ed a tutti i suoi carigiungano le nostre sentitecondoglianze. Mandi Nuta!

Busetto Paolo

Nei giorni scorsi, da Venezia,ci è giunta la triste notizia del-la scomparsa del Sig. BusettoPaolo, classe 1947.A Timau era conosciuto datutti perchè da parecchi anni,assieme alla famiglia, ogniestate trascorrevano le ferienel nostro paese. Paolo erauna persona solare, a tutti ri-volgeva un saluto, una parola,un sorriso. Così lo vogliamoricordare e, in questo doloro-so momento ai suoi cari espri-miamo i nostri sentimenti dicordoglio.

7 mai 1978: Min chraizaf San Peatar

ne e felicitât cence amont. Alsares di maucs jessi sglonfspar circuante, sessant’agns epatî par in eterno. O par unlanp, magari gjoldût malamen-tri ancje chel, riscjâ di pierdila coriere de eternitât. Li spe-raulis dal Signôr a son tantscletis che no mi samee il câsdi sclarîlis. Cuanch’al dîs chei siôrs no puedin spietâsi âtreconsolazion parceche le àn zavude, al intint chêi che àn vi-vût in chest mont dome par in-grumâ bêz e robe, cence maimeti un freno ‘e lôr sen di gjol-di fieste e disdevore. Cussìchêi ch’a son sglonfs. Nol fe-dele di une cjoche di sbris o diune mangjade, ma di un ch’alà fat de panse il so paradîs e ilso dut.Conpagn pal rest, cence lâ pluiindenant o in sot, che duc’ sicapis.Se no ridin, no sin nancje onpse mancul che mai cristians,ch’a son par mistîr i onps desperance.Però and’è ancje int che à cja-pade la vite par un carnevâlseguitîf e cence limiz di lunarie di tacuin e di sbrocs.Chêi no puedin, in cussiense,spietâsi âtri che une cresimedi chês di une volte, ch’a du-ravin dut l’an.Une per aule o podìn strassâ-le in merit de ultime rie dalvangeli di vuè: Di’ guardi cian-che duc’ a disin ben di vuâtris!Al sameares, a prin intro, cheil cristian al seti un ch’al à difâsi benvolê di duc’ e di lâd’acordo cun duc’, sint amî di

duc’ e acetant l’amicissie dalmont intîr. Chest in teorie, seduc’ i onps a fossin conpagnse duc’ cjamâz di buine volon-tât e di virtût.Ma stant che tal mont and’ètante tristerie e inicuitât e divirtût. Ma stant che tal montand’è tante tristerie e inicui-tât e baronade, il cristian alscuen sielgi, riscjâ, decidisi parun o par chelâtri, cjapâ pusi-zion. S’al sielc la veretât, nolpodarà pratindi che i bausârsj batin li smans.S’al sielc l’onestât, al varàcuintri di sé la fote dai lasa-rons. S’al cîr di jessi di bonesenpli cul so mût di fevelâ, dipensâ, di conpuartâsi, ur fa-sarà di sigûr onbre a di chêiche s’insumiin di chelâtri montdome cianche e àn plenece distomi. Parâtri, se il cristian alè un ch’al cîr di lâj daûrj aCrist in dut, al varà ancje lui isiei nemîs, come che i fîs delûs e àn cuintri duc’ i fîs dalscûr e de tristerie.Al scuen jessi ancje lui, tal sopicul, une division, un scandul,un rinprovar, salvece e laut parun e ruvine e disturp parcheâtris.S’al ûl jessi sul stanp di Crist.Se invessit al à chê di jessi lau-dât e riverît e slissât di duc’,bogns e trisc’, alore nol à divêse par mâl se cualchidun lucjape par vacje.Cun dut il rispiet e la venera-zion e l’agrât pes vacjs veris.

“Vangeli par un popul”di Pre Antoni Beline

Un ricordo a...Giuseppina Plozner van Cup,deceduta a Milano all'età di 94anni

asou geats . . .Merz 2008 17

Il genuino calore della Natività a Timau

Per tutta la durata del re-cente periodo natalizio,chiunque si fosse trova-

to a transitare all’altezza del-l’ufficio postale di Timau eavesse volto lo sguardo allaprospiciente piazzola,nonavrebbe potuto evitare di sof-fermarsi ad ammirare il deli-zioso presepe allestito da Va-lerio e Mariangela Muser sulbreve terrapieno che si allun-ga oltre la sommità del murodi fondo del piccolo spiazzo.La sacra rappresentazione siripete puntualmente ormai dasvariati anni ed ogni volta i dueideatori scovano un “palco-scenico” diverso.A dicembre scorso hanno de-ciso di sfruttare l’occasionefornita da quello spazio cheoffre il grande vantaggio diaprirsi grosso modo al centrodel paese ed hanno realizzatouna composizione apparente-mente ordinaria, che però adun esame più attento trasmet-teva una sensazione di soaveserenità. Il fascino del minuscolo pre-sepe derivava dalla poeticasemplicità che vi aleggiava edalla peculiarità delle statuineche lo animavano.Queste ultime erano dellebambole che Mariangela ave-

va sapientemente rivestito displendidi costumi da lei stessarealizzati, ma che delle bam-bole non esprimevano fortuna-tamente la stolida fissità o ilvacuo sorriso che spesso lecaratterizza.La loro grazia espressiva, per-cettibile e quasi “viva”, ave-va la capacità di incantarel’osservatore, il quale trovavaulteriore motivo di piacere nel-l’ammirare l’abbigliamento egli accessori dai quali era pos-sibile dedurre il ruolo “interpre-tato” dai personaggi presenti,nove in tutto: Giuseppe, Ma-ria, il Bambinello Gesù, un pa-store col suo piccolo gregge,una popolana che trasportava

acqua in due recipienti appesialle estremità di un minuscoloarconcello in legno, un’altradonna gravata dal peso di unagerla e i tre Re magi.Non mancavano, naturalmen-te, il bue e l’asinello in carta-pesta (opera di Lorena Mu-ser) che, all’ombra di una gra-ziosissima greppia, celebrava-no con mansuetudine millena-ria l’arrivo del Salvatore.La “scenografia” era comple-tata da un arco in finta mura-tura, anch’essa di cartapesta,e da alcuni abetini che univa-no esteticità e praticità perchéavevano uno scopo decorati-vo ed intanto “riempivano” lascena.

Giusta attenzione meritavaanche la lanterna (il “ferral”friulano) che il pastore regge-va in una mano. Si tratta di unrilevante manufatto uscito dal-le abili mani di Vincenzo Men-til, il compianto marito di Ire-ne, e risale al tempo -1987 cir-ca- in cui Mariangela avevapreparato per la prima volta ilsuo presepe ai piedi dell’albe-ro che affianca la casa di Vin-cenzo.Era in verità un presepe ridot-to all’essenziale, nel qualecompariva soltanto la SacraFamiglia.Col tempo, incrementata ladisponibilità di bambole attra-verso la spontanea donazionedi persone colpite dall’iniziati-va, Mariangela ha arricchito ilsuo…corredo di statuine, riu-scendo ad allestire il suo gra-dito spettacolo prima nelle ve-trine dell’ex- albergo “Corra-dina”, quindi a Sutrio, all’inter-no della tradizionale mostra deipresepi, e da ultimo, quest’an-no, nella piazzola aperta a qual-che passo dalla sua abitazio-ne, sito che con tutta probabi-lità accoglierà le future edizionidi un presepe così tenero dafar ritenere che forse sareb-be piaciuto anche ad EduardoDe Filippo.

Accordo tra la Secab el’Ente tutela pesca perrivalorizzare l’area-

Progetto per la centralina diTimau.Rappresenta per molti versiuna svolta storica l’incontroavvenuto a Paluzza tra i verti-ci dell’Ente tutela pesca delFriuli Venezia Giulia e dellaSecab (Società elettrica coo-perativa Alto But) al fine didelineare il progetto di valoriz-zazione della centralina funzio-nante a Timau che sfrutta leacque della sorgente del Fon-tanon, al quale parteciperàanche il Comune, che mette-rà a disposizione l’edificio del-la vecchia segheria. In passa-to tra Etp ed enti derivatori,sulla gestione delle acque pub-bliche si sono registrate posi-zioni divergenti, ma la maggio-re attenzione di questi ultimisulle questioni ambientali pareaver reso più facile e costrut-tivo il dialogo.L’idea di fondo è quella di re-alizzare, proprio nella struttu-ra ben conservata della seghe-ria, un vero e proprio centrovisite nel quale raccontare aivisitatori l’eterno connubio tral’uomo e le acque. La nuovaopera si inserirebbe quindi nelcircuito già presente nella Val-

Un centro visite nella vecchia segheria del Fontanon

le del But, migliorando così laproposta complessiva dedica-ta alla conoscenza dell’am-biente e del territorio."Un progetto molto interessan-te sotto un duplice aspetto -ha sottolineato il presidentedell’Etp, Loris Saldan -, per-ché oltre ad allestire un cen-tro visite nel quale raccontaregli ambienti acquatici che in-teressano questa parte dellaCarnia e il loro utilizzo da par-te dell’uomo nel corso deltempo, potremmo anche rea-lizzare a poca distanza un paio

di vasche nelle quali ospitarei riproduttori selezionati dellespecie ittiche di pregio, sog-gette a specifici progetti disalvaguardia, quali la trota fa-rio e la marmorata, anche alfine di diminuire il rischio diperdite dovute ad eventi na-turali".Di fatto, l’incontro nella sededella Secab e la successivavisita alla centrale costruitanel 1913, è servito a delinea-re a grandi linee il progetto direcupero e valorizzazione peril quale saranno avviati ora gli

studi preliminari. "La Secab -ha spiegato il presidente del-la Cooperativa Luigi Corto-lezzis - è molto interessata allariqualificazione architettonicadella centrale e alla realizza-zione di un migliore collega-mento con i fabbricati.Ecco perché riteniamo chequesto progetto sinergico traEtp, Secab e Comune di Pa-luzza possa portare a ottimirisultati e siamo pronti a cofi-nanziarlo".

Tratto dawww.messaggeroveneto.it

In 7, 8 merz, af Bressanon,in da zimar var Universi taat, dar Komitaat van de-

arfar as in Balisch taic reint,hott aufprocht an Konvegnobo beart ckreit bi da schproo-chn bearnt in da schualn ainp-fiart.Virn Ischtituut va Paluc be-arnt gian da Velia, da Luisaunt da Maddalena voarschtei-ln bosta in da joar is boarn ga-mocht, da piachar as sent bo-arn gadruckt, da teatros, daliandlan,…Deing zba taga geimpt dameiglickait zoma zan rein bi-mar piachar unt schkedaszoma tuat unt guat baarasmarsi eipas tat mein otau-schn unt probiarn in ondaraschualn unt mit ondara ckin-dar.In vraiti nochmitoog bearntrein da profesoors SiegfriedBaur unt Johann Drumbl varUniversitaat, dar docktar Ma-rio Dutto van Minischteri, darDocktar Domenico MorelliPresident van Confemili; insonsti beart da zait sain vanschualn.An schian donck in Komi-taat asar deiga noatbendi-ga sochn hott ainpfiart.

Velia van Ganz

Konvegno afBressanon

Dar koro is nitt a mool do gabeisn va Bolo-gna (bodar is gabeisn

in dicembar) asar, in vinftnsghenaar um ochta cnochz, antoog cnochz hott zoma gatonzan bincn is noja joar.Berda darpai is gabeisn in dacklana ckircha, hotzi gameikpahelfn zancklan lisnan in olada schproch, as mitt vraidadar meschtri learnt van a joaravn ondarn.An schian donck oln in singa-ra, in Preisdent, in meschtriasuns obla gearn belnt mochnhearn bosa hont glearnt.Darbaila boartmar in nojandischko asa darintar sent zanrichtn.

Velia van Ganz

Koncert

asou geats . . .18 Merz 2008

Fortissime raffiche di vento diFoehn hanno flagellato ieri, findall’alba, la Carnia, provocan-do gravi danni (case scoper-chiate, black-out elettrici, stra-de interrotte e telefoni in tilt)e un ferito.Particolarmente colpita la ValDegano e la Val Pesarina:raffiche che hanno superato i100 km orari hanno scoper-chiato dozzine di case, abbat-tuto un vecchio stavolo, lesio-nato due chiese, spezzato mi-gliaia di alberi, interrotto stra-de statali e causato pure unferito, per fortuna lieve.I danni maggiori si sono veri-ficati nel comune di ForniAvoltri: particolarmente colpi-te le frazioni di Avoltri e diFrassenetto, lungo la via cheporta alle frazioni alte di Col-lina.L’allarme è scattato già dimattina presto, prima che ilsole (proprio grazie al ventocaldo si sono registrate tem-perature massime di 15 gra-di) riscaldasse il fondo valle.Forti folate di vento si abbat-tevano sulla vallata, prove-nienti da nord e da nord ovest.Intenso il traffico in quantoForni Avoltri si apprestava aospitare la seconda giornata digare di fondo regionale nellazona del centro biathlon di Pia-ni di Luzza.Già alle 6 di mattina alcuni ramie alberi abbattutisi sulle lineeaeree dell’Enel avevano la-sciato senza corrente elettri-ca gran parte del paese. Unblack out che con lo scorreredelle ore diverrà pressochétotale. Assente anche il servi-zio telefonico: unico contattocon l’esterno i cellulari.Le prime possenti rafficheavevano scardinato le assi deitetti di alcune case lungo la viaparallela al corso del torrente

Carnia flagellata dal vento, case scoperchiate,raffiche fino a 100 km l'ora

Domenica 27 gennaio scorso, un fortissimo vento si è abbattuto sulla zona dellaVal Degano e Val Pesarina provocando numerosi danni. Di seguito riportiamol'articolo tratto dal "Messaggero Veneto" che descrive quanto avvenuto.

Degano. Gli alberi si abbatte-vano sempre con maggior in-sistenza sulle vie, sulle strade,sino a interrompere anche lastatale 355 che porta da Tol-mezzo verso Sappada e il Ca-dore. L’ente gestore della via-bilità, “Strade Fvg”, provvede-va a interrompere la circola-zione dei veicoli, rimandandoindietro il popolo degli sciatoriche stavano recandosi a Pianidi Luzza per la competizionesportiva. Grossi abeti, che no-

Forni Avoltri: una delle località maggiormente colpita dal forte vento

toriamente non hanno radiciprofonde, si abbattevano con-tinuamente sulla strada, ancheda molto in alto. In località “Dapè di plans”, all’ingresso aForni Avoltri venendo da Tol-mezzo, un piccolo bosco diabeti, situati un una ripa sco-scesa del versante della mon-tagna, a qualche decina dimetri, si abbattevano uno dopol’altro sulla carreggiata.Ben presto sono dovute inter-venire le squadre di soccorso

Tramontana (da Nord):È un vento molto freddo chedi solito porta tempo asciutto,cielo sereno e visibilità buona.Proviene da regioni del nord/europa quindi più fredde dellenostre e non attraversano maririmanendo così con umiditàmolto bassa che favorisce ap-punto la visibilità.Grecale (da Nord Est):È un vento freddo e intenso simanifesta soprattutto nella sta-gione fredda.Spesso questo vento viene as-sociato ai venti di bora.Levante (da Est);È un vento che, come dice ilnome, spira da Est ed è tipi-camente estivo.Lungo le regioni tirreniche, simanifesta durante le prime oredel mattinoLa sua influenza è sentita sulTirreno e sull’Adriatico cen-tro-meridionale. A volte il le-vante può preannunciare l’ar-rivo del brutto tempo

I tipi di vento

per porre in sicurezza la zona.Mentre alcune squadre inter-venivano tagliando i tronchi,liberando guardrail contorti dalpeso delle piante e la sedestradale, altre provvedevano altaglio degli alberi pericolanti.Un’operazione che si è pro-tratta per diverse ore, anchein altre zone, in particolarmodo sulla strada comunaleche porta alle frazioni alte diCollina e Sigilletto. Ciò hacomportato l’interruzione del

traffico, che veniva aperto, asenso unico alternato, non ap-pena la strada era liberata da-gli alberi e dai massi che que-sti trasportavano a valle.Untraffico comunque ridotto, de-viato verso la 52 Carnica, inquanto la zona era in costantepericolo di ulteriori smotta-menti e abbattimento di albe-ri.Verso la zona di Collina alcuniabeti, abbattuti come fuscellidalla furia del vento, hannointerrotto le linee elettriche,abbattendo e contorcendopure i tralicci dell’alta tensio-ne.Nel fondovalle, un corto cir-cuito, dovuto ad un albero cheha tranciato i cavi di un tralic-cio, ha innescato, nei pressidella stalla sociale, un princi-pio d’incendio subito domatodai vigili del fuoco. L’unicoferito della giornata è il co-mandante della stazione fore-stale del paese, Renato Roma-nin, colpito da una lamiera vo-lante alla gamba sinistra. Dan-ni ingenti anche alle chiese diAvoltri e di Frassenetto, chehanno visto letteralmente vo-lare le antiche tegole a centi-naia di metri di distanza.Colpite pure la scuola mediae il ristorante Fogolar. Segna-lazioni di case danneggiate edi alberi sulla sede stradale(chiusa a tarda sera la Ss 355all’altezza di Rigolato) anchea Prato Carnico. Ieri in serataancora Foehn fortissimo purein Val Tagliamento, in partico-lare a Forni di Sopra, Forni diSotto, fino ad Ampezzo.

Gino Grillo

Scirocco (da Sud Est) :È un vento che proviene dalcontinente africano percio’ e’molto caldo e secco.Durante il suo percorso versol’Italia sul mare però, tendemolto facilmente ad acquista-re umidità ed è per questo cheda noi giunge caldo e umido.È un vento molto temuto nellastagione estiva perché rendele giornate molto calde e afo-se.Mezzogiorno-Ostro (da Sud):È un vento meridionale debo-lissimo che si manifesta moltopoco mari italiani.Libeccio (da Sud Ovest):Il libeccio è un vento umido, eviolento che proviene da SudOvest. È molto temuto per glieffetti che può provocare, in-fatti spesso genera forti ma-reggiate, condizioni di burra-sca e piogge molto intense.

Ponente (da Ovest):È un vento che, come dice ilnome, spira da Ovest ed è ti-picamente estivo.Lungo le regioni tirreniche, simanifesta durante le ore po-meridianeLa sua influenza è sentita sulTirreno e sull’Adriatico cen-tro-meridionale.Maestrale (da Nord Ovest)È uno dei venti più intensi cheinteressano l’Italia.Deriva dalla discesa di ariafredda di origine polare chescende verso le nostre regionientrando dal mediterraneoL’aria polare, lungo la sua di-scesa si scontra con aria piùcalda e umida proveniente dal-l’Oceano Atlantico, generan-do maltempo che dalle regioniFrancesi giunge da Nord/Ovest attraverso il Mar Me-diterraneo sulla Corsica e Sar-

degna coinvolgendo le regionitirreniche

Avete mai sentito parlaredei venti di caduta o venti

favonici ?

Il FOEHN e’ un vento caldoche si forma in primavera maanche in inverno sulle regionidel Nord/Ovest italiane (ValleD’aosta, Piemonte e Lombar-dia occidentale)Questo vento fa diventare ilcielo azzurrissimo, arriva dal-la catena Alpina da Nord/ovest cadendo giu’ dalle mon-tagne verso le pianure e quin-di riscaldandosi.Il Foehn si forma per l’arrivodi correnti fredde (fronte fred-do) che provengono dall’altraparte delle Alpi, quindi dai ver-santi esteri, in questo caso dallaFrancia o dalla SvizzeraQueste correnti fredde , scon-trandosi contro la barriera Al-pina (fenomeno chiamato

STAU) , risalgono lungo i pen-dii e le pareti raffreddandosi eformando nubi e pioggia, unavolta arrivati in cima scendo-no dalla parte opposta riscal-dandosi e diradando le nubi,formando il vento di FOEHNche soffia sui versanti italiani.Questo meccanismo STAU eFOEHN avviene anche in al-tre regioni italiane in generedove esiste una barriera fattadi montagne (ostacolo orogra-fico), pertanto l’Appenninoprovoca anch’esso i fenome-ni di Stau e Foehn.

asou geats . . .Merz 2008 19

Nessuno tocchi Caino!”Questa intimazione,mutuata dalla Bibbia,

ha da tempo coagulato attor-no al suo profondo significatomasse sempre più folte di per-sone categoricamente convin-te che la vita umana sia sacrae che nessuno ha il diritto ditoglierla ad un suo simile, nep-pure nei casi un cui si possaandare moralmente assolti dal-l’applicazione di una legge del-lo Stato che preveda la con-danna a morte in presenza direati particolarmente odiosi edefferati.Nulla da eccepire, per carità.Anche noi siamo assolutamen-te convinti, da cattolici, chemai su questa terra si debbagiungere a privare chicches-sia della vita, neanche facen-dosi scudo di una legge sovra-na. L’argomento, del resto, èil più delicato tra quelli sui qualila coscienza sociale e perso-nale è chiamata a pronunciar-si e non si può, né si deve, en-trare nel merito delle convin-zioni di alcuno. “Nessuno tocchi Caino” e vabene. Ma perché non si è an-cora avuta notizia di un comi-tato, di un gruppo, di un movi-mento, insomma di un po’ digente che ingiunga altrettantoperentoriamente “Nessunotocchi Abele”?Sembra di sentire il coro as-sordante di obiezioni facili escontate, tutte riconducibili adun argomento inoppugnabile:chi uccide viene perseguito atermini di legge e sconta la suacolpa con il carcere. Tuttochiaro e limpido come filod’acqua pura che sgorga dauna sorgente montana… senon fosse che anche l’acquapiù cristallina può intorbidarsicammin facendo!Gli ultimi anni hanno registra-to una recrudescenza allar-mante di reati contro la perso-na, per la maggior parte con-sumati purtroppo nei confron-ti di donne e bambini. Non cisoffermeremo a citare in det-taglio nomi e circostanze col-legati a questo triste fenome-no perché basta prestare oc-chio o orecchio in qualsiasimomento ai mezzi di informa-zione per essere investiti dacascate di notizie una piùdrammatica dell’altra. Vor-remmo piuttosto fare una pic-cola considerazione sulla di-sparità di trattamento che conil passare dei giorni viene ri-servata dalla televisione e dal-la carta stampata alla vittimaed al colpevole (il quale de-v’essere sempre presunto finoa condanna definitiva: codicepenale docet!).Le Agenzie di stampa battonola notizia di un omicidio, imme-

Povera vittima, povero carneficeChi è Caino e chi è Abele?

diatamente parte il tam-tammediatico e nel giro di qual-che ora la gente ne è infor-mata, dapprima con un bel po’di condizionali (parrebbe, sem-brerebbe ecc.) e poi con sem-pre maggiore quantità di det-tagli ed anticipazioni clamoro-se che in molti casi si sgonfia-no miseramente nello spazio diun collegamento. Nella pri-missima fase dei servizi,l’umana pietà converge inte-ramente sulla vittima ed ognicommentatore racconta il fat-to rispettando una tecnicaampiamente collaudata: scio-rinando, cioè, la fraseologicatipica di queste occasioni checonsiste in un campionario ditermini grondanti enfasi e re-torica in quantità industriali.Passa mezza giornata e l’at-tenzione iniziale si sposta “sul-l’ampio ventaglio di ipotesi”(locuzione immancabile nellefrettolose battute rilasciatedagli investigatori) formulatenel tentativo di trovare il mo-vente del gesto delittuoso.Di pari passo, vengono esple-tate le prime indagini e, nono-stante gli organi inquirenti cer-chino di navigare sottocosta ea luci spente, qualche spifferougualmente trapela e i “me-dia” vi si avventano sopra conla famelicità di un qualsiasiconte Ugolino, avanzando sup-posizioni a raffica.Un bel giorno, i sospetti si ap-puntano su qualcuno e da quelmomento il morto entra neiresoconti giornalistici soltantonei titoli del delitto di cui si staparlando, per lasciare il postoalla figura del presunto colpe-vole. Di costui, le fonti infor-mative fanno rapidamente unastar, il suo nome suona fami-liare quasi quanto quello di undivo dello spettacolo, le sueazioni precedenti il delitto ven-gono analizzate al microsco-pio, vivisezionate alla luce deiriscontri forniti da vicini dicasa, amici e conoscenti (tuttiin possesso di particolari suc-culenti pro o contro l’indaga-to), scomposte e ricompostesulla base di voci che si rin-

corrono come palloncini colo-rati in balia del vento.E intanto i titoloni imperver-sano, mentre gli organi inve-stigativi pagherebbero chissàche cosa per poter lavorare insanta pace, senza che le loroindagini siano ostacolate da mi-rabolanti “scoop” sparati dacronisti troppo fantasiosi.Dopo una settimana entranoin scena sociologi, psicologi edopinionisti specializzati nelramo. Il morto ormai è morto,lasciamolo riposare in pace.E’ il vivo che interessa, è al-l’autore presunto o acclaratodel misfatto che bisogna dedi-care analisi e diagnosi profon-de ed istruttive, scoccate qualifrecce balenanti a centrare ilcuore del problema: Tizio eranel pieno possesso delle suefacoltà mentali quando sgoz-zava un bambino guardandolonegli occhi, quando strangola-va una donna dopo averla se-questrata e stuprata per ore,quando freddava una coppiadi anziani dopo averli seviziatia lungo con inaudita ferociaper scoprire dove si trovava-no i preziosi da rubare?E quanto era stata triste e tri-bolata la sua infanzia, in qualediseducativo ambiente fami-liare era cresciuto, in qualedegrado socio-culturale erastato costretto a muovere isuoi primi passi di candido gi-glio trascinato a delinqueredall’indifferenza della societàcinica ed egoista?Ecco, a questo punto il cerchiosi può considerare chiuso: del-la vittima si perde quasi il ri-cordo, il presunto colpevolesale agli onori della cronaca edattorno a lui si scatena la quo-tidiana caccia al sensaziona-le, al particolare inedito, all’in-dizio inspiegabilmente trascu-rato da chi invece avrebbedovuto notarlo.Le sue dichiarazioni vengonoriportate, amplificate, valuta-te con maniacale attenzione,nella speranza che aprano unospiraglio su altri scenari daesaminare, vagliare, esplora-re perché contribuiscano a

squarciare il velo su ulterioriscenari da investigare, scan-dagliare, illuminare…. il tuttocondizionato dal famoso “do-vere dell’informazione giorna-listica” che si avvita su se stes-so come una perversa spira-le. Se poi il sospettato alla fineconfessa il suo delitto, allora èl’apoteosi.Fiumi di inchiostro portano allaluce ogni minima particolaritàdel carattere dell’imputato, imotivi che lo hanno spinto aduccidere, i suoi pensieri piùocculti. Egli ha l’opportunità diraccontare la sua versione deifatti - magari smentendolapoco tempo dopo con la moti-vazione che sono state le for-ze di polizia ad averlo costret-to, con l’inganno se non addi-rittura con la coercizione fisi-ca, ad ammettere responsabi-lità non sue - e se ci sa fareriesce anche a dare di sé unritratto che attiri comprensio-ne e simpatie perché “…po-verino, è vero che ha ammaz-zato quell’altro, ma diciamocila verità, l’hanno veramentetirato per i capelli! E poi guar-da, mi sbaglierò, ma a mesembra tanto un bravo ragaz-zo…” Il processo si svolgenaturalmente sotto l’occhiodelle telecamere che cattura-no ogni battito di ciglia, ogniminima espressione e quindibisogna stare attenti a comeci si comporta , c’è gente cheha pagato per assistervi e nonla si deve deludere. L’avvo-cato difensore gioca (giusta-mente) tutte le carte a sua di-sposizione, non ultima -in molticasi - la canonica lettera discuse ai familiari della vittima,seguita dall’altrettanto regola-mentare richiesta di perdono.Il processo va avanti, le udien-ze si susseguono e finalmentesi arriva alla sentenza che, te-nuto conto delle labirintiche di-sposizioni da rispettare impar-tite dal codice penale e daquello di procedura, irroga unacongrua pena al colpevole del

reato. Il quale colpevole, però,sa che mai e poi mai sconteràinteramente e nelle forme pre-viste la pena inflittagli, perchépotrà sempre contare su scontiderivanti da buona condotta,eventuali indulti, semilibertà,permessi premio o addirittura,da subito, sul pietoso ombrelloprotettivo fornito dalla semin-fermità mentale che lo ha di-chiarato incapace di intende-re e di volere al momento dicommettere il fatto. Prima edopo sì, durante no. Anche seimmediatamente dopo averucciso si era preoccupato confredda lucidità di creare sce-nari artificiosi, intesi a depista-re le indagini. Come talvolta èsuccesso. Non parliamo poidel clamore che investe unsoggetto colpevole di strage!Il poveretto corre persino il ri-schio di farsi fotografare men-tre si abbronza pacificamentestravaccato su una sdraio, con-tando mentalmente i soldi chegli entreranno in tasca dallapartecipazione ad uno spotpubblicitario…. “Nessuno tocchi Caino” siamotutti d’accordo. Eppure, a co-sto di provocare smorfie di di-sgusto tra i perdonatori in ser-vizio permanente effettivo otra gli “impegnati” che distri-buiscono come ridere patentidi qualunquismo a coloro cheosano trasgredire il comanda-mento del “politicamente cor-retto”, noi insistiamo nel rite-nere che chi uccide devescontare fino in fondo la suacolpa. È l'unico modo, il mi-gliore, per rendere veramentegiustizia a chi ha subito violen-za estrema.Altrimenti Caino continuerà aridersi della legge degli uomi-ni (quella divina è amministra-ta da Chi non ha bisogno disuggerimenti) ed Abele conti-nuerà a chiedersi per l’eterni-tà perché qualcuno non insor-ga una volta per tutte a grida-re forte e chiaro “Nessunotocchi Abele!”.

asou geats . . .20 Merz 2008

Che popò d'invenzione: quaranta secoli in bagno

Ha fermato epidemie mortali e reso possibile il sor-gere di metropoli da milioni di persone. In una parola, ha aperto le porte alla civiltà. Di chi stia-

mo parlando? Del gabinetto, oggetto di uso comune cheoggi diamo per scontato, ma che fino a qualche secolo fanon esisteva affatto. I servizi in rete per distribuire l’ac-qua e smaltire i liquami, infatti, sono tra le opere tecnichee sociali meno prestigiose ma più rivoluzionarie dei no-stri tempi.

Per secoli, gli uomini hannoassolto ai propri bisogni fisio-logici senza troppi fronzoli. E,per secoli, le strade delle cittàsono state ingombre di feci edi immondizie. Alla fine delSeicento, lo scrittore DanielDefoe raccontava che aEdimburgo, nelle prime ore delmattino, si aprivano le finestree si gettavano in strada gliescrementi. Un secolo dopo,un altro scrittore, SebastianMercier, spiegava che a Pari-gi le strade avevano un odoretalmente ripugnante che eraimpossibile uscire di casa. MaEdimburgo e Parigi non era-no casi isolati. Tutte le cittàeuropee, a quei tempi, aveva-no lo stesso problema. Non acaso è proprio nel ‘700, conla nascita dei grandi agglome-rati urbani (e le sempre piùfrequenti epidemie di tifo e dicolera), che cominciò a porsiil problema dell’allontana-mento e dello smaltimentodegli escrementi.I primissimi esempi di fogna-ture, tuttavia, risalgono al 3000a.C. appartengono alla civiltàdi Mohenjo Daro, che si svi-luppò nella valle dell’Indo, alconfine tra gli attuali India ePakistan. Gli abitanti di que-ste zone costruirono città mo-dernissime, con case in mat-toni a due piani. Tutte eranodotate di almeno un bagno edi acqua corrente. Una retefognaria collegava ogni casae faceva confluire gli scarichiin un canale comune.Anche Creta non fu da meno:nel palazzo di Cnosso (2000a.C.), sede del potere civile,militare e religioso della civil-tà minoica, esisteva un siste-ma di conduzione dell’acquae di drenaggio delle acque re-flue molto simile a quello deigiorni nostri. Per lavarsi si uti-lizzava acqua piovana, checadeva dal tetto ai patii. Quiveniva raccolta in cisterne epoi convogliata in una rete ditubi in terracotta (del diame-tro di 4-6 centimetri) che scor-reva sotto il pavimento. Que-st’acqua alimentava anche igabinetti. Proprio nel palazzodi Cnosso, infatti, è stato tro-vato il primo esempio di wa-ter: era in ceramica, conun’asse di legno e un gettod’acqua che lo ripuliva. L’ac-qua di scolo finiva in una ca-vità nel suolo, per poi essereconvogliata in canali (nontubi!) di scarico che conduce-vano al fiume. Nei secoli suc-cessivi nessuno riuscì più aeguagliare questa antica civil-tà. Persino gli Egizi, costrut-tori impareggiabili, espletava-no i propri bisogni all’ariaaperta. Scavavano con unapaletta appuntita una buca,che poi veniva ricoperta disabbia. Ovviamente questo

non era il caso dei faraoni.Cleopatra usava un vasod’oro, ricoperto di tessuto. Laleggenda vuole che, in assen-za della regina, venisse riem-pito di fiori velenosi perchénessuno lo usasse. Anchenell’antica Grecia, così famo-sa per i suoi bagni (aromati-ci, di cura, con olii…), non c’ètraccia di gabinetti. Tantoche un decreto proibì di uri-nare o defecare dietro le co-lonne dei templi. E lo proibìcon punizioni che arrivavanoanche all’evirazione. Il pano-rama cambiò completamen-te a Roma, che già nel VIsecolo a.C. disponeva di unavasta rete di fognature co-struite per drenare le zonepaludose. Lungo le vie citta-dine, condotti di dimensionimodeste raccoglievano leacque e le scaricavano in ungrande collettore fognario, laCloaca maxima, che finivanel Tevere. I Romani espor-tarono la loro raffinata tecni-ca idraulica in tutte le princi-pali città dell’impero. I cana-li di scolo e le fogne, tuttavia,servivano solo i luoghi pub-blici. Per le case più grandi ele ville esistevano delle latri-ne, mentre in città la gentecomune gettava i propri ri-fiuti per strada. Per Vespa-siano (imperatore dal 69 al 79d.C.) gli orinatoi furono unaffare d’oro: tassò i lavandaiche ottenevano l’ammoniaca– con cui trattavano i tessutidi lana – dall’urina raccoltagratuitamente in recipientiesposti davanti ai loro labo-ratori. Per questa sua fama,gli orinatoi a colonna diffusinelle nostre città fino a pochidecenni fa furono chiamati“vespasiani”. Inventati nel-l’Ottocento dal conte Ram-buteau, furono chiamati cosìper non dispiacere il grandeurbanista parigino, che eraassai poco lusingato dal fat-to che inizialmente portasse-ro il suo nome. Il Medioevo,invece, fu un secolo buio an-che per i gabinetti, additaticome luoghi di perdizionedagli uomini di Chiesa. SanBonifacio li definì “focolai delvizio” e San Benedetto “l’an-tro del diavolo”. Santa Cate-rina da Siena non passavavicino alle latrine né alle fon-ti d’acqua per paura di pec-care. Secondo lei, la donnache frequentava i bagni e i

gabinetti pubblici esponeval’anima al rischio di dannazio-ne. Così, per tutto il Medioevo,il modo più comune di espleta-re i propri bisogni fu all’ariaaperta. In città la gente li la-sciava per strada, in campagnali usava come concime. Ancheun uomo coltissimo come papaClemente VII (1478-1534) erasolito ripetere che “fare la cac-ca all’aria e alla luce, a tardaetà conduce”.L’impianto che più si avvicina-va a un gabinetto era una pe-dana “a trampolino”, un’asseforata costruita su un dislivellodi terreno. Nei castelli e neipalazzi signorili gli escrementivenivano scaricati attraversotubi di terracotta in un pozzonero che di tanto in tanto veni-va svuotato. Solo i conventipossedevano qualcosa che as-somigliava a una rete fogna-ria: in genere i gabinetti eranocostruiti nei pressi di un corsod’acqua che passava sotto ildormitorio, l’infermeria e lacucina. Solo nel tardo Medio-evo, alle soglie dell’età rinasci-mentale, si ebbe una minimaripresa della costruzione di fo-gnature. Fino all’800, comun-que, la forma di smaltimento piùcomune restò la raccolta tem-poranea nei pozzi neri in pros-simità delle case e il successi-vo trasporto nelle campagne. Ipozzi erano svuotati da addettiche, svolgendo un servizio dipubblica utilità, potevano incambio utilizzare il liquamecome concime. La loro attivitàera disciplinata da precisi re-golamenti: i pozzi, per esempio,non potevano essere svuotati

d’estate, né di giorno. Ma agiudicare dalla frequenza concui questi “spazzini” erano no-minati nei bandi, gli ordini era-no spesso disattesi. C’era an-che gente poverissima cheraccoglieva per strada e ac-cumulava letame ed escre-menti per poi rivenderli ai con-tadini. “In attesa del water”spiega Graziano Ballinari, stu-dioso della materia “il vaso danotte introdotto dagli antichiRomani ebbe un successoininterrotto, fino ai giorni no-stri. Il problema era il suosvuotamento, la mattina. Incampagna, il contenuto veni-va conservato come concime.In città, era lanciato dalla fi-nestra, preceduto da un gridodi avvertimento “con il tem-po” continua Ballinari “il vasoda notte divenne un oggettosempre più raffinato. Nell’800la Richard Ginori ne produssedi infinite forme e decorazio-ni. Il vaso da notte facevaparte del corredo di nozze.Ognuno aveva il suo: decora-to con i mughetti quello deiconiugi, con i crisantemi quel-lo dell’uomo anziano (“la mor-te del passero”), con un oc-chio (quello di Dio, che “tivede anche lì”) il vaso dellemonache”. Nel Rinascimen-to fece finalmente la sua ap-parizione il wc. Fu installatonell’abitazione della reginaElisabetta I nel 1596. Ideatodal suo figlioccio sir John Ha-rington, il wc era costituito dauna latrina, da una torre-ser-batoio dell’acqua, da un rubi-netto a mano e da una botolaa valvola, che faceva defluirele acque di scolo in un pozzonero. Harington commise peròl’ingenuità di parlarne in un li-bro, e la regina si irritò a talpunto da non volere più sape-re nulla né del figlioccio, né delwater. Intanto si continuavacon i metodi di sempre. Nel600 esplose la moda delle “co-mode”: poltrone o sedie conun buco (che veniva nascostoda un coperchio) sotto il qua-le si nascondeva un secchioche veniva poi svuotato dagliinservienti. Presso l’aristocra-zia le comode si trasformaro-no in poltrone sontuose, per-sino in troni. C’erano comodeper le serate di gala, per gliospiti, per i viaggi. Queste ul-time si chiamavano anche“scatole del tuono”: il vellutodi cui erano foderate servivaad attutire i rumori imbaraz-zanti. La svolta del water av-venne quasi due secoli dopo itentativi di sir Harington. Nel1775, infatti, l’orologiaio ingle-se Alexander Cumming mi-gliorò l’invenzione con un par-ticolare che ebbe un enormesuccesso: il sifone. Con un in-gegnoso e semplicissimo siste-ma (usato ancora oggi) riuscì

infatti a isolare le condutturefognarie dal water. Nel 1883fece la sua comparsa in Fran-cia la tazza del water cosìcome la conosciamo oggi. Erain lamiera con lunetta di legnoribaltabile. Fino ad allora, laquasi totalità dei gabinetti era“alla turca”. Infine, nel 1886,l’inglese Thomas Crapper in-ventò lo sciacquone: un ser-batoio di 10 litri di acqua so-pra la tazza. Si scaricava,come fino a tempi recenti, ti-rando una catena collegata aun sistema di leve. Fu peròcon il miglioramento del siste-ma fognario che il gabinettodivenne alla portata di molti.E a dare impulso a questa ri-voluzione fu il colera, piagatemutissima e sempre più fre-quente in città come Londrao Parigi. In Gran Bretagna,dove l’epidemia fece 32 milamorti nel 1831 e 62 mila nel1848, si sviluppò un movimen-to sanitario che condusse ariforme destinate a diffonder-si in tutto l’Occidente.Grazie all’uso di nuovi mate-riali (ghisa e ferro per le tuba-zioni) e ai progressi in campoidraulico (approvvigionamen-to idrico reso possibile da im-pianti di sollevamento mecca-nico, condotte, pompaggio avapore, bacini di raccolta e fil-trazione delle materie di rifiu-to), le acque scomparvero nelsottosuolo insieme agli escre-menti. Le fognature dellegrandi città diventarono dedalioscuri di cui erano sovrani imanutentori. L’idraulico diquei tempi doveva letteral-mente fiutare il guasto, indivi-duando a naso il punto da cuisalivano le esalazioni putride.Era un lavoro pericoloso e benretribuito: nei pozzi neri rista-gnavano gas infiammabili, e lapiù piccola scintilla poteva in-nescare un’esplosione. Le fo-gnature servirono anche agliscopi più impropri: a Londraoffrivano rifugio ai bambinirandagi, alle prostitute e ai bi-scazzieri. Tanto che una leg-ge di fine ‘800 cercò di proi-bire questa loro funzione: peri miasmi, infatti, nelle fogne cisi poteva morire. Gli oscuricunicoli diventarono ancheteatro di rocambolesche fughee della più classica delle rapi-ne: quella al caveau della ban-ca passando per le fognature.In questo modo Albert Spag-giari e i suoi “topi di fogna”misero a segno nel 1976 il col-po del secolo, svaligiando laSociété Générale di Nizza.Meno fortunata fu, nel 2004,la “banda del buco” che perun’improvviso innalzamentodel livello dell’acqua rimaseintrappolata nelle fogne diNapoli. Per tirarla fuori ci fubisogno dell’intervento deipompieri.

Paola Erba(Tratto da: “Focus Storia”

nº 14)

asou geats . . .Merz 2008 21

Con questo articolo vorrei inviare un messaggio all’attento lettore

che si appresta a leggerlo, spe-rando di non annoiare nessu-no ma soprattutto sperando difar riflettere su piccoli ma im-portanti gesti quotidiani...Fino a qualche anno fà non sidava grande importanza allosmaltimento dei rifiuti, si cre-arono così situazioni ad altorischio di inquinamento am-bientale. Col passare deglianni le nuove normative im-posero un cambiamento radi-cale e comparvero i primi cas-sonetti dell’immondizia, neiquali però ci finiva di tutto:carta, plastica, vetro, avanzi escarti di cucina, medicinaliscaduti, batterie esauste, lat-tine e quant’altro. I primi im-pianti per lo stoccaggio e losmaltimento dei rifiuti quindiavevano il loro bel dafare adividere tutti questi materiali,per poi reciclarli oppure smal-tirli sottoforma di compost, conun conseguente dispendio dienergie e denari pubblici, sen-za contare il fatto che nonsempre rispettavano le normeanti-inquinamento, portandocosì la popolazione che risie-deva nelle vicinanze a oppor-si al loro utilizzo ed alla costru-zione di nuovi impianti di stoc-caggio e smaltimento anche sedi “nuova generazione”.Questo atteggiamento è deltutto comprensibile, nessuno dinoi vorrebbe vivere in un am-biente in cui l’aria che respi-riamo è malsana e l’acquache beviamo non è potabile;per questo motivo l’UnioneEuropea diede un forte giro divite alle leggi riguardanti i li-miti accettabili di emissioninocive e impose una maggio-re rigidità nei controlli perio-dici alle strutture già esistentiche, per non incorrere in pe-santi sanzioni, dovettero ade-guare i propri impianti alle piùrigide disposizioni. Purtroppola furbizia di alcuni soggettiprivi di scrupoli (in questo casosarebbe più giusto parlare didelinquenza), ha fatto sì chenon solo venissero aggirate lenuove disposizioni, ma che isoldi stanziati per l’adegua-mento degli impianti già esi-stenti finissero nelle taschesbagliate. Tutto questo ha por-tato le persone di buona fedea perdere tutta la fiducia inquella che avrebbe dovuto di-ventare la soluzione al proble-ma spazzatura. Vista così lastoria sembra proprio avereuna fine piuttosto triste per nondire drammatica, invece la finepotrebbe cambiare e molto di-pende anche da noi umili cit-tadini che paghiamo le tasse.Sicuramente molti di voi sa-ranno scoraggiati da tutto que-sto bombardamento mediati-

Per chi vuole liberarsi della moglie per una ventennedell’Est o per ereditare l’appartamento la legge ita-liana offre grandi possibilità.

Il giudice Bruno Tinti nel libro “Toghe Rotte” fornisce pre-ziosi ragguagli agli aspiranti uxoricidi.Per prima cosa bisogna disporre di una moglie e di un buonmotivo per sopprimerla, quindi la si può eliminare.Chi vuole potrà dar sfogo al suo sadismo in quanto nonconsiderato una seria aggravante.Dopo l’omicidio bisogna correre subito dai Carabinieri perautodenunciarsi, spiegare i dettagli del delitto e far rin-tracciare gli strumenti utilizzati per compierlo (punteruolo,pistola, martello, ecc.)Non sussistono più i pericoli di inquinamento delle prove edi fuga.L’arresto non è perciò necessario. In attesa del processosi potrà continuare la propria normale attività.Per l’uxoricidio è previsto l’ergastolo, ma il marito puòdimostrare di “aver agito in stato d’ira determinato daun fatto ingiusto altrui” (art.62 n.2), ad esempio le cor-na, essere disponibile a risarcire i parenti della ex moglie(art.62 n:6) e chiedere il rito abbreviato.

Il giudice, dotato di calcolatrice, comincia a detrarre:

- la pena, senza le aggravanti, non è più l’ergastolo, ma ilcarcere per 24 anni

- meno un terzo, art.62 n.2 (stato d’ira) = 16 anni

- meno un terzo, art.62 n.6 (risarcimento) = 11,33 anniperiodico

- meno un terzo, art.62 bis, attenuanti generiche (con-cesse a tutti) = 7,5 anni

- meno un terzo per il rito abbreviato = 5 anni

- se l’omicidio è avvenuto prima del maggio 2006 sonoscontati 3 anni per l’indulto ceppalonico = 2 anni con lasospensione condizionale della pena.

Nel caso la Giustizia sia particolarmente severa con unacondanna a tre anni, il marito verrebbe affidato ai servizisociali. L’uxoricidio conviene.Un libro, la sponsorizzazione di una linea intimo maschilee una serata da Vespa.Si può raggiungere la tranquillità economica. In Italia lemogli sono utili anche da morte.

Ps: L’iter giudiziario è valido anche per i mariti

La Giustizia di Barbablù

Meditate gente, meditate...

co degli ultimi mesi, ma vi as-sicuro che ognuno di noi nelproprio piccolo può fare dav-vero molto, basta un po’ dibuona volontà e di buon sen-so. Per cominciare sarebbebuona norma effettuare il piùpossibile una raccolta differen-ziata dei rifiuti, in modo da con-sentire un reciclaggio più effi-ciente e mirato dei vari mate-riali e contemporaneamenteprodurre un minor inquina-mento ed un minor dispendiodi energie. Personalmentesono stata molto contenta nelveder spuntare il nuovo rac-coglitore giallo per la plastica,seguito poi da una campanaverde per la raccolta del ve-tro e da quello grigio per la car-ta in località Schiit. Prima in-fatti per il vetro e la cartadovevamo andare fino al cam-po sportivo, mentre la plasticanon aveva ancora l’ appositoraccoglitore. In questo modole persone anziane erano for-temente penalizzate, mentreora possono usufruire ancheloro di un servizio pubblico dicui abbiamo tutti il diritto di pre-tendere in quanto contribuen-ti.Purtroppo però il mio entusia-smo è stato smorzato dalla cat-tiva educazione di alcune per-sone che, a distanza di pochimetri dalla nuova “ecopiazzo-la”, continuano a gettare ve-tro, plastica e carta nel comu-ne raccoglitore verde per i ri-fiuti indifferenziati, anzichènegli appositi nuovi raccogli-tori per la raccolta differenzia-ta. Perchè?Mi chiedo se fare 30 metri inpiù sia tanto pesante o se divi-dere le immondizie sia davve-ro troppo difficile o venga ri-tenuto una perdita di tempoinutile.Non posso credere che ci sia-no ancora persone così pocosensibili al problema della sal-vaguardia non solo dell’am-biente, ma anche e soprattut-to della salute. Sarà che la miaè una deformazione professio-nale in quanto tecnico delle in-dustrie chimiche e tecnico car-tario, ma non penso che ci vo-gliano studi mirati per capirel’importanza di piccoli e sem-

plici gesti quotidiani che peròrivestono un ruolo assai impor-tante. Non possiamo continua-re a pensare che la “cosa” nonci riguardi e delegare sempregli altri alla risoluzione di unproblema che sembra sempreche non ci tocchi da vicino, peril quale non ci sentiamo mini-mamente responsabili perchèsono sempre gli altri a sbaglia-re.A volte poi la nostra negligen-za ci si ritorce contro, comenel caso degli assorbenti igie-nici che ho visto depositarsi sulgreto del fiume a poca distan-za dal depuratore. Al momen-to ho pensato che il depurato-re avesse seriamente bisognodi un attento e scrupoloso con-trollo, nonchè di un’approfon-dita manutenzione e magari diuna revisione.In un secondo momento peròmi sono stupita del fatto checi siano ancora signore chegettano gli assorbenti nei wa-ter, nonostante questi produca-no spesso intasamenti oltreche a inquinare le acque re-flue a causa del loro difficile ecomplicato smaltimento daparte del depuratore. In fondonoi siamo dei privilegiati rispet-to a chi vive nelle grandi cittàperchè ad esempio possiamosmaltire gli scarti di originevegetale (frutta, verdura, er-bacce, fiori secchi, ecc.) sen-za l’ausilio di un Composter,ovvero di un raccoglitore in cuisi decompongono queste so-stanze e si forma il compost,cioè un fertilizzante naturalebiologico al 100%, basta fareun buco in un angolo del giar-dino o riempire le vecchie va-sche del letame ormai in disu-so con queste sostanze, lascia-re che la natura faccia il suocorso e vedrete che bei gera-nei!Reciclando poi i tappi di pla-stica delle bottiglie di acqua, bi-bite, detersivi, detergenti vari,saponi eccetera si può addirit-tura compiere un opera di beneper tutte quelle persone biso-gnose delle quali si occupal’U.N.I.T.A.L.S.I, mentre rac-cogliendo abiti e calzature or-mai logori si può dare unamano alla CARITAS.

Da qualche settimana è pos-sibile smaltire i toner e le car-tucce delle stampanti e dellefotocopiatrici presso le scuoledell’Istituto Comprensivo diPaluzza, dove le insegnantiprovvedono allo stoccaggio inun Ecobox che verrà succes-sivamente ritirato dalla dittache ne ha la gestione, la qualepoi premierà l’istituto in basealla quantità di materiale rac-colto.Vi assicuro che la raccolta dif-ferenziata non è affatto unaperdita di tempo, anche per-chè più materiale si recicla epiù si aumenta l’efficienzadegli impianti di smaltimento,con un conseguente calo diemissioni nocive, di energia edi costi dell’intero ciclo di la-vorazione.Vedrete che un domani i no-

stri figli ci ringrazieranno peravergli insegnato il corretto at-teggiamento nei confronti di unproblema così importante. Lasalvaguardia dell’ambientenon è soltanto un problema di“coscienza ecologica”, maanche un dovere morale oltreche civile.Ricordiamoci sempre che sa-ranno i nostri figli a subire leconseguenze dei nostri atteg-giamenti sbagliati e che nonpossiamo più considerare que-sto un problema da poco, chenon ci riguarda o che non pos-siamo fare nulla per risolver-lo. A volte basta davvero pocoper migliorarci, un po’ di buo-na volontà non guasta mai...GENTE!

Fabiola Matizvan Messio

asou geats . . .22 Merz 2008

5 dicembar: Cnochz is bidardar H. Nikolaus virpaai af Ti-schlbong unt hott oln in chin-dar eipas procht

Van herbast avn bintar, is ceachn...

Parole in libertà

20 sghenaar: Nochmitoo isboarn gamocht da Schembleavan Cirkul Kultural, lait sentniit viil gabeisn.Dareimst var Schemblea isboarn dar noja konsei gamo-cht: President dar Ottavianovan Beec, Vice President daLisa van Tituta unt Segretaridar Thomas van Krotvan 23 pis 29 sghenaar:Schiana boarma taga abia insumar27 sghenaar: A schtoarcharbint hott an haufa schana ga-mocht ibar Forni Avoltri umin,panuns is nizz cleachts passiartlaai as dear boarma bint hottgaplosn in gonzn too unt danocht28 sghenaar: In Auschtraliada Chiara Di Giorgio, toachtarvan Marco van Doro unt varStefanian van Sappadin, hottampuntn a piabl as hast Fran-cesco. Da Evelina is hiaz ur-nona boarn. Miar bincn olsguat oln2 unt 3 fevraar: Zbaa lusti-ga taga af Tischlbong virn Vo-sching4 fevraar: A mool hozzchreink noor da nocht, schianschtildar, isuns dar sghneabcheman pasuachn5 fevraar: Nochmitoo ola dachindar in maschkara unt keincnochz honza in Voschin var-prent7 fevraar: Nooch eibliga tagadar luft hott beck gaplosn daeibl asou homar bidar a boar-ma suna ckoot. Indarvria olazar meis van Oschntoo8 fevraar: Dar Elvio vanBeec is neni boarn, saina toa-chtar da Lidia hott ampuntn apiabl as hast Gaetano. Miarbincn ols guat olnvan 9 pis 16 fevraar: Lufti-ga taga mitt boarma suna15 fevraar: Indarvria ViaKrucis par Unchircha, lait sentniit viil gabeisnvan 16 pis in 18 fevraar: Virdrai toga homar doo ckoot daVrau Geyer, sai moon unt darsuun24 fevraar: Um draia biani-gar zbanzk minutn nochmitoodar elikottero is aufn in Ch-laan Paal neman an eztraichi-schn pua as is clipft unt hottan vuas oogaprouchn29 fevraar: Eibli unt ckolt ingonzn too, zar Via Krucis sentniit viil lait gabeisn. Zeichnminutn nooch holb'ans hott daearda citat1 merz: Ebli unt a pisl gatusltin gonzn too2 merz: A schia helar too mittboarma suna. Goar in sumaris niit asou!3 merz: Indarvria schia bei-tar unt suna noor is ols eibliboarn4 merz: Eibli in gonzn too, in-darvria hozz schian cniim,baar zait!

Che cosa è il Caos?" "È quel-l'ordine che fu distrutto con lacreazione del mondo".

- Il corpo è l'astuccio dell'ani-ma: lucidato l'astuccio, noncredere di aver ripulito anchelo strumento.

- "Quanto tempo può vivereuna persona deficiente?" "Nonso... Tu quanti anni hai?"

- "Cosa è la testa?" "È il piùpiccolo dei manicomi. Inten-diamoci,... per superficie qua-drata".

- Un consiglio agli scrittori:giunge il momento in cui biso-gna smettere di scrivere.Anche prima di cominciare.

- Se il cielo ascoltasse le pre-ghiere dei cani, pioverebberoossa.

- "A lei, per essere un asino,mancano solo le corna!""Guardi che gli asini non han-no le corna" "Allora non lemanca niente!".

- L'alba è una cosa meravi-gliosa. Peccato che il buonDio ce la mandi in un'ora im-possibile!

- "Quando comincia la mag-giore età?" "Quando smettia-mo di crescere in altezza ecominciamo a crescere in lar-ghezza" "E la vecchiaia?""Quando cominciamo a spen-dere più per le candeline cheper la torta"

- Scritta sulla facciata di unaChiesa: "Costruita con le pro-messe dei ricchi, e con i soldidei poveri".

A gennaio’08 a Ligosullo, si è tenuto un incon-tro con la comunità

per discutere insieme e percapire i danni provocati dal-l’assunzione di alcol.Era da tanto che non salivo inquel paese e per me è statauna riscoperta: davvero bello!!Belli gli stavoli ancora intatticome una volta e ben curati,bella la posizione baciata dalsole e, lasciatemelo dire,splendide le persone che han-no partecipato numerose al-l’incontro.Per me e Manuela, con laquale mi trovo spesso a tene-re questi incontri, è stata unapiacevole sorpresa: ci è sem-brato di essere in famiglia.Insieme ai presenti abbiamocercato di capire perché sibevono alcolici, quali conse-guenze comporta questo stiledi vita e che cos’è un Club.

Incontro di sensibilizzazione ai problemi alcolcorrelati

10 dicembar: Da Manuelavan Hosa hott ampuntn a pia-bl as Cristian hast. Miar bin-cn ols guat in chint unt sainlait14 dicembar: Da Ariannavan Beec hott ampuntn a pia-bl as hast Riccardo, dear fa-mea bincmar aa glick, zunt untvriid20 dicembar: In Mailontschtearp da Pina van Cup, sihott ckoot 94 joar23 dicembar: Af Pontaflschtearp da Nuta van Schkar-nutul as is gabeisn van 190924 dicembar: Da meis varmitanocht is boarn gamochtum zeichna; ona sghneab dai-cht goar Bainachtn niit27 dicembar: Uma zeichnacnochz voiar in da Romlaita,ola ibarsluft zan leischn31 dicembar: Dar laitar vankloukn unt da schiasaraianhont gagriast is olta joar untonganoman is noja2 sghenaar 2008: Cnochz,avn ochtn tornant, a kamionas van Eztraich hear is che-man is ibarbearz pliim in dagalleria. Dar prava schafeer,mitt lautar tuanan, isar zarea-cht cheman ausar zan giananvar galleria unt, min hilf vanlait asi min maschindar hontgamuast aufholtn, isar hinta-risch bidar aufn pis afta Hea-cha6 sghenaar: Bi dar prauchiis, da drai Ckiniga sent bidarvirpaai in unsarn haisar. Hojarhozz gatroufn in koschkriz van1989: dar Mirco van Roman,da Martina van Cjakaron untdar Matteo De Leoni, navoutvar Ritn van Boitar8 sghenaar: Da Sara vanReit hott ampuntn a piabl ashast Nikolò. Miar bincn olsguat soian aavan 12 pis in 20 sghenaar:Goar in herbast is niit asou,oltoga chreink abia dar himbloufa asmar hott gamant tat dagisa chemanvan 14 sghenaar pis in 18fevraar: Dar Giacomo vanBeec is raitn in America untva seem beartar goar in Giap-pon gianan, houfmar asin olsguat aus geat

Abbiamo chiarito che, l’AL-COL È UNA DROGA ca-pace di causare sofferenze in-descrivibili alle famiglie, mortisulle strade (stragi del sabatosera) e malattie spesso incu-rabili.Anche il BERE MODERA-TO, tanto difeso e sbandiera-to da chi assume alcolici è uncomportamento a rischio.Può essere l’inizio di un per-corso che non sappiamo doveci può portare.Anche assunto in piccole dosi,l’alcol non fa bene.Lo dimostrano studi scientifi-ci indipendenti (non pagaticioè da chi ha interessi eco-nomici, come i grandi produt-tori di alcolici).Non fare uso di bevande al-coliche è un buon esempio perchi ci sta vicino, soprattutto perle nuove generazioni che nehanno veramente bisogno.

A me e Manuela ci è parso diaver colto nel segno, perchéalla fine dell’incontro, dal pub-blico s’è detto che già dal pri-mo bicchiere la persona nonè più la stessa.Grazie di cuore, quindi ai par-tecipanti, a chi si è scusatoper non aver potuto esserepresente e in particolare aGiorgio che ha curato cosìbene l’organizzazione dell’in-contro.Un caro saluto

Edda e Manuela

P.S. Dal 7 al 12 luglio ’08ad Arta si terrà un incon-tro di sensibilizzazione aiproblemi alcolcorrelati

(metodo Hudolin):Per informazioni:cell. 3387042629

Timavesi in Svizzera

Allegro incontro tra paesani, da sx: Giorgio Matiz van Schkue-ta, Pietro Muser van Todeschk, Egiziano Mentil van Koka, IoleMatiz van Sock, Cesare Matiz van Schkueta e Fiorindo Matizvan Sock.

Che ricordi!

Questo bimbo, ormai adulto è Marcello Mentil, nato il 29 set-tembre 1952. La foto è stata scattata dal "Schprizzhaisl" nel-l'agosto del 1961.

AvvisoChi volesse far pubblicare articoli o foto, sul prossi-mo numero di "Asou Geats" è pregato di farli per-venire a Laura Plozner o Peppino Matiz, entro e nonoltre il 15 luglio 2008.

asou geats . . .Merz 2008 23

Sono Giacomo Matiz, matutti mi chiamano Jack.Sono nato a Gemona del

Friuli il 10/01/1986, ho da pococompiuto 22 anni e abito nelGranducato di Casali Sega acirca un km da Timau.All’ età di tre anni ho iniziatoa praticare lo sci, lo sci alpinocome da tradizione della fa-miglia Matiz, con mio padre emio zio Diego.All’età di sei anni risalgono lemie prime gare di sci alpino e,negli anni successivi ho con-seguito discreti risultati sia alivello regionale che a livelloNazionale.Dopo una decina di anni chemi dedicavo a questa specia-lità, mi è stato proposto di ci-mentarmi con questa nuovaspecialità, sempre dello sci al-pino, il “Freestyle”. Con il so-stegno dei miei genitori hocominciato a fare i primi alle-namenti con la squadra nazio-nale Italiana nell’ estate del2002, (avevo sedici anni, for-se un po’ tardi per dedicarsi aquesta specialità) e, nell’otto-bre dello stesso anno ho co-minciato a far parte dellasquadra Nazionale “Torino2006” “S” che stava a signifi-care “speranze”.Nella stagione invernale suc-cessiva 2002/03 ho comincia-to con le prime gare di CoppaEuropa (in Italia a San Marti-no di Castrozza, in Francia ein Slovenia), le prime gare diCoppa Italia, i miei primi Cam-pionati Italiani a Livigno e nonho mai smesso fino ad arriva-re a completare, come in que-sta ultima stagione, quasi l’in-tero tour della Coppa del Mon-do (ci sono ancora alcune gareda disputare: Svezia, Repub-blica Ceca e Bormio).Il “Freestyle” non è una disci-plina unica. Con il termine fre-estyle vengono indicate variespecialità: le Gobbe dette“Moguls”, i salti “Aereals”, loskicross, e infine l’half pipe,ognuna riconosciuta dallaF.I.S.(federazione internazio-nale dello sci).Nella specialità delle gobbe,quella che pratico io, la pistadi discesa è suddivisa in treparti: la prima è costituita dauna prima parte della pista digobbe, poste ad una distanzadi 3 - 4 m, compresa tra il can-celletto di partenza e il primosalto. Dopo il primo salto, che

Io e la Coppa del Mondo di FreestyleL'esperienza di Giacomo Matiz

Giacomo a Lake Placid,prima della gara

In Canada con la zia Claudia e i miei cugini

Sulla rivista sportiva americana "Flame" pubblicata una foto di Giacomo Matiz

prevede l’esecuzione di unafigura acrobatica, si riprendea sciare tra le gobbe fino adarrivare al secondo salto conl’esecuzione di un’ altra figu-ra, mentre la terza e ultimaparte è costituita dall’atterrag-gio dal salto e la sciata tra leultime gobbe prima di arriva-re al traguardo.Il metodo di valutazione di unadiscesa durante la gara è latecnica di sciata tra le gobbe,l’esecuzione della figura chesi effettua sui due salti e chenon deve essere mai ugualeed infine il tempo che si im-piega a scendere in una pistache mediamente è lunga tra i230 - 270 m, con una velocitàdi base di 9.6m/s.Chiaramente la cosa più diffi-cile è riuscire a fare degli otti-mi salti, per cui la preparazio-ne è notevole e prevede mol-to allenamento sia sugli sci chea secco sul tappeto elastico. Isalti che in questa stagionemetto in pratica sono il saltomortale all’ indietro e il saltomortale in avanti, il secondomolto più difficile perché du-rante l’evoluzione “non si vedeniente” e quindi bisogna an-dare molto a sensazioni.In questi anni le soddisfazionisono state parecchie.La prima è stata quella di averfatto parte prima della squa-dra nazionale “S” poi “B” eora, della squadra “A” e quindipartecipare alle gare di Cop-pa del Mondo, ai Campionatidel Mondo, e aver vinto, loscorso anno, i CampionatiAssoluti di specialità.Delusioni non né ho avute, hosolo il rammarico di non esse-re riuscito a qualificarmi perpoter partecipare alle Olimpi-adi di Torino a causa di un in-tervento all’orecchio destroche mi infastidiva da diversotempo e, l’anno scorso, aversaltato alcune tappe di Coppadel Mondo a causa della frat-tura di due dita del metacarpodella mano destra.Secondo me la pratica dellosport a questi livelli dà tanto,non dal punto di vista econo-mico come tanti possono cre-dere, ma per come fortifica ilcarattere.All’ interno della squadra ilclima tra compagni di squadrae tecnici è ottimo.Ognuno di noi si fida dell’al-tro e ha la massima fiducia nelcompagno.Io, poi, mi trovo molto bene contutti perché fa parte anche delmio carattere andare d’ accor-do con chi mi sta accanto.L’unica nota negativa è chenegli ultimi anni la squadra siè ridotta moltissimo, ora sia-mo 5 atleti mentre solo 2 annifa eravamo più di una decina.All’ interno della squadra, poi,vigono delle regole non scrit-te quando si sta assieme perlunghi periodi: aiutarsi a vicen-da, cucinare anche per gli al-

tri, pulire, rispettarsi, impara-re ed essere capaci ad arran-giarsi in ogni situazione e inogni parte del mondo, in po-che parole rispettare le rego-le che servono per una coabi-tazione serena.Un’esperienza che ho speri-mentato personalmente è sta-ta agli esami di maturità.I miei compagni in quei giornierano molto agitati, mentre io,abituato alle continue pressionidelle gare e quindi allenato anon cadere in balia delle emo-zioni, ho vissuto gli esami diquinta superiore come unanormale giornata di scuola.La stagione delle gare inizia adicembre (la prima gara è sta-ta in Francia) e allora capitadi dover andare anche in po-sti lontani. Quest’anno sonopartito il 14 gennaio e sono ri-tornato a casa il 18 febbraio.In tutto questo tempo ho fattoil “giro del mondo”.Ho disputato gare a:Lake Placid (Usa),Mont Gabriel (Canada),Salt Lake City (Usa),Cipress Mountain (Canada),Inawashiro (Giappone) e nonho finito, perché il 27 febbraiopartirò per la RepubblicaCeca, poi la Svezia per con-cludere a Bormio. Ogni com-petizione è una storia a sé.

Tante sono le variabili da con-siderare: il tracciato di gara lapendenza, la perfetta esecu-zione dei salti, la condizionedella neve, il proprio stato disalute,… e qualche volta si rie-sce ad ottenere anche eccel-lenti prestazioni come il mio19° posto di quest’anno cheper un’inezia non mi ha per-messo di disputare la finale.Ma per me non c’è tanta dif-ferenza, è come se andassi afare le gare ogni giorno sulloZoncolan, perché è vero chesi viaggia tanto ma oltre al-l’aeroporto e all’albergo in cuiveniamo ospitati, visitiamoben poco i posti dove ci tro-

viamo a parte qualche raraeccezione, come quest’annoche siamo riusciti a visitareVancuver, poiché gli orari de-gli allenamenti, come purequelli delle gare che sonosempre molto particolari, cihanno lasciato una “giornatabuca”.Comunque non mi lamento dicerto, anzi sono contentissimoper la meravigliosa esperien-za che sto vivendo e non avreimai creduto che a vent’anniavrei avuto tutto questo.

A tutti i lettori di Asou Gea-ts… e a tutti i miei sostenito-ri un saluto da Giacomo.

asou geats . . .24 Merz 2008

Cos'è e a cosa serve, o serviva?Purtroppo, nonostante moltiabbiano tentato di dare unarisposta, nessuno è riuscito acapire l'utilità di questo ogget-to.Esso ha mezzo secolo ed èstato inventato, per molte fa-miglie del paese, da Italo Pri-mus van Futar per pulire lagrattuggia.In timavese si chiama "Ra-schparli", come vedete nonera poi così difficile da indo-vinare.

Il Signor Sandro Brunetti diCavazzo Carnico ci ha fattopervenire la foto di questostrano oggetto che, come po-tete vedere, aprendolo è for-mato da cinque lame partico-lari. Non sapendo a cosa ser-

1) Sorridinella monotonia deldolore quotidiano

2) Taciquando t'accorgi che

qualcuno ha sbagliato

3) Elogiachi ha operato il bene

4) Partecipaal gioco dei fanciulli, i

prediletti di Dio

5) Stringi cordialmente la mano

a chi è nella tristezza

6) Parla con dolcezzaagli impazienti e agli

importuni

7) Guarda con affettochi cela un dolore

8) Saluta affabilmentegli umili

9) Riconosci umilmenteil tuo torto

10) Rammaricatisinceramentedel male fatto

Decalogo peressere amabili

ve, e cos'è di preciso, chiedia-mo il vostro aiuto.Un gentile omaggio verrà of-ferto a chi saprà darci deluci-dazioni in merito.Uno simile rinvenuto anche aTimau!

Nevicata del 4 marzo 2008

È uscito il terzo numerodel periodico dell’Associazione “da Jutalan”.

Le notizie riportate riassumo-no le attività dei gruppi “Is gul-dana pearl” e “da Jutalan” nel-l’anno appena concluso: la par-tecipazione a manifestazioni acarattere internazionale, Festi-val Mondiale del Folclore, leesibizioni in Italia e all’estero,

Pubblicato il terzo numero di Info:il periodico dell'Associazione

"Da Jutalan"

Natale soleggiato e Pasqua innevata?

le impressioni di chi è entratoa far parte di questa nuova fa-miglia, ma anche quelle di chi,per motivi personali, l’ha la-sciata.Alcune immagini documenta-no il corso di disegno rivoltoai bambini e tenuto da PrimusGiorgio durante l’estate e ilterzo Cd della collana multi-mediale “Darzeilmar a liandl- Vingarli”, iniziative alle qualiil Consiglio Direttivo intendedare continuità anche que-st’anno.Alcune pagine sono dedicateal ricordo, attraverso le dolciparole della moglie Ilia e quel-le dell’ex danzerino, Massimo,la persona di Gigi.Prematuramente scomparso,manca a tutti noi la sua risatasincera, la sua allegria, la suabattuta sempre pronta con tut-ti, la sua instancabile voglia discherzare.

Velia Plozner

Miar bincnenck Guata Oastarn

Vi auguriamo Buona Pasqua