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Magazine dell’ Il UMBERTO ALLEMANDI & C. ANNO 2, N. 12, SETTEMBRE 2008 PREZZO EURO 3 (INCLUSO NEL G I O RN A L E D E L LA R C H I T E T T U R A. NON VENDIBILE SEPARATAMENTE) ARCHITETTURA SPECIALE SARAGOZZA EXPO 2008 IL DIBATTITO DELL’ANNO: ARCHITETTI E REGIMI ALEJANDRO ARAVENA (ELEMENTAL): LA MIA IDEA DI SOCIAL HOUSING 012 magazine cover DEF 27-08-2008 11:23 Pagina 1

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Magazinedell’

Il U M B E R T O A L L E M A N D I & C.

A N N O 2, N. 12, S E T T E M B R E 2 0 0 8P R E Z Z O E U R O 3 (I N C L U S O N E L

G I O RN A L E D E L L’A R C H I T E T T U R A.N O N VENDIBILE SEPARATAMENTE) ARC HITET TURA

SPECIALE SARAGOZZA EXPO 2008IL DIBATTITO DELL’ANNO: ARCHITETTI E REGIMI

ALEJANDRO ARAVENA (ELEMENTAL): LA MIA IDEA DI SOCIAL HOUSING

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Personaggio di talento esoprattutto con caratteree stile, che anche quandodispone di molte risorselavora con il minimo.Uno che rinuncia a unacarriera accademica aHarvard per affrontare i

problemi dell’edilizia popolare in Cile, maaccetta anche sfide internazionali, comequella offertagli in Germania, che lo fa sen-tire vicino ai piani alti della professione. Cri-tico rispetto a molti dei colleghi, AlejandroAravena, architetto che si spende soltanto per«incarichi rilevanti», sa di essere diverso, e har a g i o n e .Si potrebbe parlare di una star dell’architet-tura. A soli quarant’anni, ha alle spalle unavertiginosa carriera costellata di premi e pub-blicazioni in tutto il mondo è autore di librie protagonista di due retrospettive. Ha firma-to prestigiosi edifici per l’Università Cattoli-ca di Santiago, come la Facoltà di Matema-tica, di Medicina e le torri Siamesi. Per cin-que anni visiting professor a Harvard, ma nonha tuttavia accettato l’incarico di docente or-dinario. Mantiene però un legame con gliStati Uniti, un progetto ad altissimo budgetper l’università di Austin, Texas. Nel 2000

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PAROLA DI

ALEJANDRO ARAVENA:ELEMENTAL

40 anni, direttore di Elemental (uno dei 55 studi selezionati da Aaron Betsky per la ricognizione sull’architettura sperimentaleal Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2008) in Cilesi occupa principalmente di progetti di edilizia popolare, tentando di raccogliere quelle che ritiene le sfide cruciali di un architetto:povertà, sviluppo, marginalità e segregazione. Ma tra i suoi ultimiincarichi figura anche la progettazione del nuovo gioiellino per la sede sociale Vitra a Weil am Rhein

Social Housing alla cilena. Sopra, la squadra di Elemental, da sinistra a destra, Juan Ignacio Cerda,Michael Hsu,Tomás Cortese, Alejandro Aravena, Fernando García-Huidobro, Gonzalo Arteaga, MartínBravo, Víctor Oddó, Ricardo Torrejón, Diego Torres, Gustavo Arp. Nella pagina a fianco, Lo Espejo, quartiere di edilizia popolare a Santiago. Il progetto consisteva nell’insediare 30 famigliesu un sito di 1.000 mq utilizzando un finanziamento del governo cileno pari a 10.000 dollari per famiglia. Il sito era collocato a pochi metri dalla baraccopoli illegale in cui vivevano prima le famiglie. Le unità abitative sono due su ogni lotto da 6 m con la possibilità di essere ampliateorizzontalmente nel cortile retrostante per l’unità al piano terra e orizzontalmente nel mezzomodulo vuoto per il duplex del piano superiore. Le immagini illustrano gli edifici prima e dopo le trasformazioni avviate dagli abitanti in autocostruzione

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l’Ordine degli Architetti del Cile lo ha de-signato miglior architetto sotto i 35 anni, e nel2004 l’«Architectural Record» lo ha inseritofra i dieci architetti più promettenti del mon-do. La prestigiosa rivista nordamericana nonsi è sbagliata. Due mesi fa Aravena ha rice-vuto un incarico che lo ha molto coinvolto:costruire «qualcosa» in Germania per Vitra,uno dei più importanti produttori di mobilie arredi, che accoglie opere di architetti famo-si come Frank Gehry, Álvaro Siza, Zaha Hadid,Tadao Ando, Nicholas Grimshaw [ora in can-tiere gli edifici di Herzog & de Meuron e Sa-

naa, che apriranno a inizio 2009; n.d.r.].Cinque fra gli studi che hanno costruito perVitra hanno vinto il Pritzker, e i lavori era-no stati loro commissionati prima di ottene-re il premio, il che dimostra il naso di R o l f

F e l h b a u m - il direttore della società - nel rico-noscere qualità e talento. «Ma io guardo tutto ciòdi striscio, fa uno strano effetto, per fortuna non hoil tempo per pensarci troppo, altrimenti si finisce pera m m a l a r s i», dichiara Aravena, un bell’uomo

Elemental: il suo «Do Tank» è un progetto che in Cile ha cambiato il modo di affrontare il problema dell’abitazione e altre questioni urbanistiche, «guardandola città come un’occasione di equità»

stiloso che parla con serietà, come se stesse te-nendo una delle sue lezioni o conferenze.Ma al direttore di E l e m e n t a l non piacerebbel’etichetta di star. Il suo «Do Tank», così lochiama, è un progetto che in Cile ha cam-biato il modo di affrontare il problema dellasoluzione abitativa e altre questioni urbani-stiche, «guardando la città come un’occasione die q u i t à». Perciò è meglio non catalogarlo. Spa-ra sui colleghi con ironia: «Di solito sono autoreferenziali, girano il mondoproclamando il proprio interesse per lo spazio, i ma-teriali, i nuovi linguaggi, ma a chi importano le loroossessioni personali mentre il pianeta pone proble-mi giganteschi? Non ce n’è uno fra i “big name” chesi occupi di case popolari, non raccolgono le sfide cru-ciali, quelle che vengono dalla povertà, dallo svilup-po, dalla marginalità e la segregazione. Ma alla fi-ne scontano il prezzo dell’irrilevanza: se non rea-lizzano un progetto non succede niente, nessuno sene accorge, ma se non vuoi che la società si accorgache sei irrilevante fai qualcosa che ha un impatto, usila strategia dello shock. Cosa propone la grande ar-

chitettura? Progetti che provocano un impatto, daGehry a H a d i d. Sai perché chiamo te?» - mi hadetto Felhbaum - «Perché voglio un’opera diret-ta, semplice, economica, veloce, se chiedo A voglioche mi rispondano A» .Un modo estremo di affrontare il mestiere:da un lato fare progetti gioielli e dall’altrooccuparsi di problemi sociali…«Credo di non aver mai realizzato progetti-gioiel-lo. Per quanto grosso fosse il finanziamento ho cer-cato sempre di lavorare con il minimo. Se si può de-cidere in che modo spendere la propria vita bisognafare cose che abbiano una certa rilevanza sociale, equando si lavora nel settore privato si raggiunge unambito molto limitato. L’ energia investita nella co-struzione di una villa è più o meno la stessa di quel-la che ti richiede un progetto di edilizia popolare oun edificio istituzionale, quindi preferisco spenderlain qualcosa che valga la pena». Aravena tende a evitare gli ambienti in cuigli interlocutori sono soltanto i suoi pari, sisente più a suo agio quando può mettersi inrelazione con un altro tipo di persone, «u s a n-do un linguaggio che abbia un senso per i non archi-t e t t i». Per esempio, è felice discutendo di unprogetto con gli abitanti di un quartiere. «L efamiglie sono molto pragmatiche quando devono de-cidere ciò che si può fare» - dice riferendosi al mo-do in cui il suo Elemental affronta la questio-ne abitativa. «Invece di costruire una piccola casadi 30 metri quadri - la classica soluzione che offre ilprogetto statale - se ne fa una che potenzialmente

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vena è senz’altro il miglior architetto della suagenerazione, e per Felipe Assadi «È il meglio cheha prodotto l’Università Cattolica di Santiago ne-gli ultimi decenni; mi sembra straordinario il fattoche sia riuscito a creare qualcosa come Elemental inun mondo pieno di eccellenti architetti, dove però nes-suno si preoccupa di edilizia popolare». Questoprogetto è apprezzato anche da Germán del

S o l, il quale tuttavia è un duro critico delleopere di Aravena: «Ha talento, ma forse è più

obiettivi alti, il che spesso è mal visto», sostienel’ingegner Andrés Iacobelli, con il quale Ara-vena concepì l’idea di Elemental quando era-no entrambi a Harvard. Si dice d’accordol’architetto Sebastián Irarrázabal: «Ciò che lodistingue da altri colleghi di successo è il fatto che luicombina una sorta di realismo con un’ambizione suvasta scala, è un architetto impetuoso e magari si po-tessero realizzare i suoi grandi progetti, sarebbe fan-tastico per la città». Secondo Pablo Allard, Ara-

Progetto Renca vicino a Santiago, inaugurato il 31 maggio. Complesso per 170 famiglienell’ambito del progetto «Un Techo para Chile»,situato su un’area di 2 ettari che era un’exdiscarica abusiva. Il modulo abitativo è basato su un muro divisorio di 1,5 m che funge da barriera antincendio, isolamentoacustico e contiene bagno, cucina, scale e impianti, mentre nella campata libera tra un muro e l’altro le famiglie possonoautocostruire la loro abitazione. Nella pagina a fianco i modelli realizzati con la popolazione e i bambini

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può raggiungerne 70. Si comincia a costruire un ba-gno, la cucina, la scala e i muri maestri, cioè la par-te più impegnativa della casa, che una famiglia perconto suo difficilmente riuscirà a portare a termineper quante risorse e tempo possa investire. E in se-guito si prepara la struttura per la fase finale di au-tocostruzione, la quale acquisterà la forma dettatadall’ingegno e dal gusto dei proprietari. Io penso chel’edilizia popolare debba diventare un investimentopubblico e non solo una spesa pubblica» .Colleghi e amici parlano del suo carattere de-ciso e della sua tendenza a pensare in gran-de. «Aravena è un tipo intenso e fortemente emo-tivo. Un tipo trasparente, anche se dall’esterno puòsembrare uno che se la tira, arrogante e incapace dischiettezza nei rapporti quotidiani, invece è tutto ilcontrario. È anche ambizioso, si propone sempre

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interessato alle apparenze cha ai contenuti della buo-na architettura. Ha ragione a preoccuparsi della for-ma se vuole collaborare con la cultura dell’immagi-ne. Forse è per questo che i suoi lavori sono così bel-li fuori come vuoti dentro», dichiara il premionazionale di architettura 2006.Aravena sa di essere esposto alle critiche, per-sino da parte dei propri studenti: Alcuni for-se non mi amano molto perché sono stato troppo du-ro in alcune accese discussioni. Il fatto è che io sonoimplacabile soprattutto con me stesso. Qui discutia-mo i progetti molto a fondo e se non resistono allecritiche vengono bocciati subito. Non mi consideroparticolarmente bravo, ma è indispensabile pensarecon attenzione: tutto ciò che chiedo a uno studenteu n i v e r s i t a r i o».

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È restio a parlare della sua vita privata, anzi,è ben deciso a non farlo. Riusciamo a tirarfuori alcuni dati quasi da curriculum: mo-glie brasiliana, due figli, Américo di noveanni e Malú di un anno. Se i dati biograficipubblici si mescolano con aspetti più intimi,è in difficoltà: non sa rispondere a chi gli chie-de perché ha studiato architettura, per esem-pio. «È come se mi chiedessero come mai ho questacalligrafia, cosa vuoi che ti dica. Anche se non amocitare i poeti, come dice Fernando Pessoa, “ogni ini-

zio è involontario”. Credo sia abbastanza vero, nonci sono ragioni che spiegano alcune delle scelte cheuno fa. Io non ho problemi con le incertezze, se michiede che senso hanno e a che servono alcune coseimportanti della vita, posso risponderle che non neho idea, non sono in grado di verbalizzarle, tutta-via so che sono vere» .❑ Soledad Villagrán Varela

Entrevista a Alejandro Aravena, in EL ME R C U R I O, aprile 2008Traduzione di Jaime Riera Rehren

«Il Social Housingdeve essere un investimentopubblico e non solouna spesa pubblica.Con un sussidiostatale che consentedi costruire solometà casa, la domanda è: qualemetà facciamo? Noi abbiamo sceltodi costruire quellametà che la famigliada sola nonriuscirebbe mai a costruire, il restoverrà realizzato in autocostruzione.Da una casa di trenta metriquadri se ne fa unache potenzialmentepuò raggiungernesettanta»

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